Ancora un testo di Benedetto sugli abusi sessuali, in risposta alle accuse riguardanti sue decisioni su sacerdoti abusatori negli anni in cui fu arcivescovo di Monaco, tra i decenni settanta e ottanta del secolo scorso. Egli respinge le specifiche accuse di copertura e di mendacio, ma accompagna questa difesa con una “confessione” di peccato “per gli abusi e gli errori” che si sono verificati durante il tempo del suo mandato nei luoghi dove si è trovato a esercitare le sue “grandi responsabilità”. “Grandissima colpa”, dice con il linguaggio liturgico del Confiteor, è quella degli abusatori, nella quale “noi stessi veniamo trascinati quando la trascuriamo o quando non l’affrontiamo con la necessaria decisione e responsabilità, come troppo spesso è accaduto e accade”. Un testo nobilissimo e utile, che nei commenti riporto per intero. Tanto più meritevole d’attenzione quanto più incolpevole, nello specifico, è sempre risultato il caro Benedetto, primo denunciatore e ripulitore della tanta “sporcizia” che è nella Chiesa.
Benedetto sugli abusi sessuali: vergogna, dolore, domanda di perdono
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Lettera del Papa emerito Benedetto XVI circa il rapporto sugli abusi nell’Arcidiocesi di Monaco e Frisinga. Città del Vaticano, 8 febbraio 2022
Care sorelle e cari fratelli! A seguito della presentazione del rapporto sugli abusi nell’arcidiocesi di Monaco e Frisinga il 20 gennaio 2022, mi preme rivolgere a tutti voi una parola personale. Infatti, anche se ho potuto essere arcivescovo di Monaco e Frisinga per poco meno di cinque anni, nell’intimo continua comunque a persistere la profonda appartenenza all’arcidiocesi di Monaco come mia patria.
Vorrei esprimere una parola innanzitutto di cordiale ringraziamento. In questi giorni di esame di coscienza e di riflessione ho potuto sperimentare così tanto incoraggiamento, così tanta amicizia e così tanti segni di fiducia quanto non avrei immaginato. Vorrei ringraziare in particolare il piccolo gruppo di amici che, con abnegazione, per me ha redatto la mia memoria di 82 pagine per lo studio legale di Monaco, che da solo non potrei scrivere. Alle risposte alle domande postemi dallo studio legale, si aggiungeva la lettura e l’analisi di quasi 8.000 pagine di atti in formato digitale. Questi collaboratori mi hanno poi anche aiutare a studiare e ad analizzare la perizia di quasi 2.000 pagine. Il risultato sarà pubblicato successivamente alla mia lettera.
Grato a Papa Francesco. Nel gigantesco lavoro di quei giorni – l’elaborazione della presa di posizione – è avvenuta una svista riguardo alla mia partecipazione alla riunione dell’Ordinariato del 15 gennaio 1980. Questo errore, che purtroppo si è, non è stato intenzionalmente voluto e spero sia scusabile. Ho già disposto che da parte dell’arcivescovo Gänswein lo si comunicasse nella dichiarazione alla stampa del 24 gennaio 2022. Esso nulla toglie alla cura e alla dedizione che per quegli amici sono state e sono un evidente imperativo assoluto. Mi ha colpito molto che la svista sia stata utilizzata per dubitare della mia veridicità, e addirittura per presentarmi come bugiardo. Tanto più mi hanno commosso le svariate espressioni di fiducia, le cordiali testimonianze e le commoventi lettere d’incoraggiamento che mi sono giunte da tante persone. Sono particolarmente grato per la fiducia, l’appoggio e la preghiera che Papa Francesco mi ha espresso personalmente. Infine vorrei ringraziare la piccola famiglia nel Monastero “Mater Ecclesiae” la cui comunione di vita in ore liete e difficili mi dà quella solidità interiore che mi sostiene.
Alle parole di ringraziamento è necessario segua ora anche una confessione. Mi colpisce sempre più fortemente che giorno dopo giorno la Chiesa ponga all’inizio della celebrazione della Santa Messa – nella quale il Signore ci dona la sua Parola e se stesso – la confessione della nostra colpa e la richiesta di perdono. Preghiamo il Dio vivente è di perdonare la nostra colpa, la nostra grande e grandissima colpa. È chiaro che la parola “grandissima” non si riferisce allo stesso modo a ogni giorno, a ogni singolo giorno. Ma ogni giorno mi domanda se anche oggi io non devo parlare di grandissima colpa. E mi dice in modo consolante che per quanto grande possa essere oggi la mia colpa, il Signore mi perdona, se con sincerità mi lascio scrutare da Lui e sono realmente disposto al cambiamento di me stesso.
Anche io mi sento interpellato. In tutti i miei, incontri soprattutto durante i tanti viaggi apostolici, con le vittime di abusi sessuali da parte di sacerdoti, ho guardato negli occhi le conseguenze di una grandissima colpa e ho imparato a capire che noi stessi veniamo trascinati in questa grandissima colpa quando la trascuriamo o quando non l’affrontiamo con la necessaria decisione e responsabilità, come troppo spesso è accaduto e accade. Come in quelli incontri, ancora una volta posso solo manifestare nei confronti di tutte le vittime di abusi sessuali la mia profonda vergogna, il mio grande dolore e la mia sincera domanda di perdono. Ho avuto grandi responsabilità nella Chiesa cattolica. Tanto più grande è il mio dolore per gli abusi e gli errori che si sono verificati durante il tempo del mio mandato nei rispettivi luoghi. Ogni singolo caso di abuso sessuale è terribile e irreparabile. Alle vittime degli abusi sessuali va la mia profonda compassione e mi rammarico per ogni singolo caso.
Sempre più comprendo il ribrezzo e la paura che sperimentò Cristo sul Monte degli Ulivi quando vide tutto quanto di terribile dovuto superare interiormente. Che in quel momento i discepoli dormissero rappresenta purtroppo la situazione che anche oggi si verifica di nuovo e per la quale anche io mi sento interpellato. E così posso solo pregare il Signore e supplicare tutti gli angeli ei santi e voi, care sorelle e fratelli, di pregare per me il Signore Dio nostro.
In vista dell’ora del giudizio. Ben presto mi troverò di fronte al giudice ultimo della mia vita. Anche se nel guardare indietro alla mia lunga vita posso avere tanto motivo di spavento e paura, sono comunque con l’animo lieto perché confido fermamente che il Signore non è solo il giudice giusto, ma al contempo l’amico e il fratello che ha già patito egli stesso le mie insufficienze e perciò, in quanto giudice, è al contempo mio avvocato (Paraclito). In vista dell’ora del giudizio mi diviene così chiara la grazia dell’essere cristiano. L’essere cristiano mi dona la conoscenza, di più, l’amicizia con il giudice della mia vita e mi consente di attraversare con fiducia la porta oscura della morte. In proposito mi ritorna di continuo in mente quello che Giovanni racconta all’inizio dell’Apocalisse: egli vede il figlio dell’uomo in tutta la sua grandezza e cade ai suoi piedi come piedi morto. Ma Egli, posando su di lui la destra, gli dice: “Non temere! Sono io…” (cfr.Ap 1,12-17).
Cari amici, con questi sentimenti vi benedico tutti.
Benedetto XVI
https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2022/02/08/0092/00182.html
Vai al dossier. Qui si può leggere il dossier delle risposte alle accuse che è stato pubblicato insieme alla lettera del Papa emerito:
https://drive.google.com/file/d/1Hfm7n7PXRk_J4kedpETVMjyGZcFsQ2SS/view
https://gpcentofanti.altervista.org/il-segreto-della-cartula-di-san-francesco/
Non trovo parole né saprei come esordire per commentare queste accuse al Papa (emerito) Benedetto XVI il quale, primus inter pares ivi compreso San Giovanni Paolo II, fu l’unico a sollevare il velo e lo fece pubblicamente, da Pontefice però, non da Cardinale, non da Prefetto : da PONTEFICE e in modo solenne, nel 2005 , IX Stazione , Via Crucis, dinnanzi a Gesù che cade per la terza volta e a Dio , e al mondo . Mi fa strano. Un Pontefice di quella levatura non avrebbe osato, se non altro per mantenere uno status quo ante bellum pacifico e solidale. Non vi pare?
Ora , francamente, pensare che il cicciuto fascicolo : uno zibaldone che parte dal dopoguerra percorre decenni di storia di cui Benedetto XVI non occupa che un brevissimo frammento arrivi , fatalità, puntuale come un orologio svizzero all’unisono con l’altro concernente il Celibato dei preti sia caduto li , per caso , è un vero insulto al l’intelligenza . Sappiamo tutti, mi sembra, come la Chiesa Tedesca col suo dinamismo interno assai friccicarello remi da sempre contro la Barca di Pietro, e dunque, queste accuse , non hanno forse l’amaro sapore tipico di una congiura , frutto di manipolazione ignobile: un pretesto, a fronte centinaia di abusi commessi durante quasi otto decenni ,che cade a fagiolo per screditare, affossare, distruggere una presenza scomoda , perché la forza di Benedetto XVI checché se ne dica è ancora intatta, influente: è la forza di un Papa tra i più grandi , picchiato ai fianchi fin dal suo esordio , un Papa scomodo per la Chiesa Tedesca – una quasi enclave – scismatica in tutto, al quale quel conservatore vestito di bianco pesa come una palla al piede..
Vedi Luigi… l’odore sulfureo è talmente forte da arrivare ad un olfatto poco avvezzo come il mio.
A Claudia Leo. Non entro nella questione che sollevi, ma segnalo un dettaglio forse errato. Mi riferisco a queste tue parole: “Benedetto XVI fu l’unico a sollevare il velo e lo fece pubblicamente, da Pontefice però, non da Cardinale, non da Prefetto: da PONTEFICE e in modo solenne, nel 2005, IX Stazione, Via Crucis”. Credo che tu sovrapponga il Papa al cardinale: la Via Crucis – dei cui testi era autore il cardinale Ratzinger – è del 25 marzo 2005. Papa lo diventerà il mese seguente: il 19 aprile.
Benedetto XVI sta soffrendo su di sé ,ha preso su di sé la vergogna, gli sputi e gli schiaffi, a imitazione del suo Maestro Gesu’ . E come lui risponde al servo del sommo sacerdote che lo schiaffeggia ” se ho parlato male dimostrami dove e’ il male,ma se ho parlato bene perche’ mi percuoti? ( Giovanni 18,23)
C’ e’ un mistero profondo in tutto questo,il mistero della sofferenza del servo giusto ed innocente ,un tempo si diceva la ” sofferenza vicaria”
Così si esprime nel libro Testimoniare la verita’ ,il suo segretario Mons. Ganswein
“Ci sono stati momenti caratterizzati da un insieme di incomprensione e aggressione, che si addensava sopra di lui ed era volta a indebolire, distruggere la persona di Benedetto XVI» «Qualche volta una vicenda o l’altra è stata dolorosa e l’ha fatto soffrire. Soprattutto quando ci si doveva chiedere: ma qual è la ragione per questa osservazione così feroce? È chiaro che ciò era umanamente doloroso. Però, sapeva anche con assoluta certezza che il criterio non è il plauso, ma l’intrinseca correttezza, il criterio è il Vangelo stesso». È quello che sta accadendo anche in questi giorni?
Questo è il testo integrale delle ” MEDITAZIONI E PREGHIERE DEL CARDINALE
JOSEPH RATZINGER ” scritte e lette in occasione della Via Crucis al Colosseo nel Venerdì Santo del 2005.
https://www.vatican.va/news_services/liturgy/2005/documents/ns_lit_doc_20050325_via-crucis_it.html
Ringrazio Luigi per la rettifica e chiedo venia …. una manciata di giorni lo separava ,non di più, è vero. Innegabile tuttavia , e Luigi può confermarlo immagino, che i rumors sulla successione al soglio Pontificio rispetto a Joseph Ratzinger c’erano tutti, eccome se c’erano , e anche Ratzinger lo sapeva: vuoi per l’anzianità vuoi per il ruolo che ricopriva – decano, Prefetto- che si trovasse tra i papabili unitamente al Cardinale Martini, Brunelli, lo stesso Bergoglio -che aveva dalla una discreta schiera dei sud Americani – più che certo era sicuro.
Pertanto , in prospettiva, un prelato di quella levatura si sarebbe ben guardato di menzionare la “Sporcizia” in quella Via Crucis memorabile e indimenticabile, scritta di suo pugno . Per ciò, il senso di quanto affermo, anche in merito alla “congiura Catilinae” , non cambia di una virgola.
Ah, dimenticavo: sottoscrivo , parola per parola, quanto scritto a chiare lettera da Maria Cristina Ventura, che saluto con grandissimo affetto.
Ancora a Claudia Leo. Nell’aggiustamento su Ratzinger papa o cardinale hai segnalato un papabile 2005 di nome Brunelli che non ritrovo tra i miei appunti. Sono pinzillacchere, lo so, ma a un vaticanista se gli sposti un conclave, o gli fai cardinale un valoroso collega, gli vengono i diverticoli, gli vengono…
Rif. ore 14.55 – Delicta graviora
Importanti interventi “in materia” sono avvenuti, per merito del cardinal Ratzinger, con l’estensione dei “delicta graviora” e la modifica della prassi relativa, nel 2001. A merito di Ratzinger anche le forti segnalazioni – frustrate – dei comportamenti di Maciel Maciado, prima del 2005 (divenute risolutive dopo il 2005).
Nel cumulo delle banalità sul 2005 – a fronte di tanto dramma, ieri e oggi – ci manca solo la mafia di San Gallo.
Caro padre Amigoni, anche la Mafia di San Gallo , per quanto ad alcuni pare benemerita , dovra’ alla fine render conto delle sue attivita’ al Giudice Supremo ,cioe’ a Dio .Sempre che voi prelati moderni crediate ancora nel giudizio di Dio.
Luigi Accattoli…
Nell’aggiustamento su Ratzinger papa o cardinale questo Brunelli , come il prezzemolo, me lo trovai dappertutto e in ogni luogo e Brunelli di qua, Brunelli di la, Brunelli di giù Brunelli di su fini per elevarlo al soglio cardinalizio seduta stante.
Ora, chi sia questo tal Brunelli lo ignoro.
Approfitto per aggiustare il cognome dell’amica Maria Cristina Venturi, e non Ventura.
Caro Luigi, Clodine sta invecchiando. Bacio
Come invariabilmente succede, Benedetto va molto oltre e sta molto più in alto di quanto facciano e vogliano fare i ratzingeriani , o le cosiddette sue ” vedove, cioè quelli che sono rimasti senza di lui al momento della sua rinuncia.
C’è un bel salto, direi un canyon, tra le parole, limpide e calibratissime della sua lettera magnifica, e molti commenti che ne sono seguiti, anche qui, che oscillano tra le teorie complottarde e la lettura misticheggiante della vittima sacrificale e dell’innocente immolato per la salvezza della Chiesa.
La bellezza delle parole di Benedetto sta nella consapevolezza, lucida come sempre e sincera fino alla brutalità, delle responsabilità, oggettive per la maggior parte,
collegate alle “grandi responsabilità nella Chiesa cattolica.” da lui ricoperte.
Manifestare in pienezza la propria vergogna, il proprio dolore e la propria desolazione per l’accaduto, averne coscienza in prossimità di una fine che si sente vicina, contemplare e vivere questa fine alla luce dolorosa della desolazione della notte del Getsemani è quello che gli permette di ricavarne la serenità d’animo di chi sa, nulla avendo taciuto e tutto avendo riconosciuto, di potersi affidare completamente al suo Slavatore: e lo fa senz’altro.
C’è una vittima, sì, che in questa lettera è sempre presente, incombente, fonte di sofferenza e di responsabilità che ci si sente addosso: è la massa senza volto delle vittime che hanno subito abusi. E’ lei la vera protagonista , l’ispiratrice e la causa delle parole di Benedetto.