Due facce della visita di Benedetto alla sinagoga voglio subito segnalare: la ripetizione della richiesta di perdono per la corresponsabilità dei cristiani nella Shoah e una specie di compromesso tra il papa e il rabbino su Pio XII. Come a dire: per noi ebrei il suo “silenzio” va sottoposto a giudizio, ne prendiamo atto ma per noi cattolici conta in primis l’azione di soccorso. Di questo compromesso dirò domani. Qui riporto il paragrafo del discorso del papa che ritengo più rilevante, quello del pentimento: La Chiesa non ha mancato di deplorare le mancanze di suoi figli e sue figlie, chiedendo perdono per tutto ciò che ha potuto favorire in qualche modo le piaghe dell’antisemitismo e dell’antigiudaismo (cfr Commissione per i Rapporti Religiosi con l’Ebraismo, “Noi Ricordiamo: una riflessione sulla Shoah”, 16 marzo 1998). Possano queste piaghe essere sanate per sempre! Torna alla mente l’accorata preghiera al Muro del Tempio in Gerusalemme del Papa Giovanni Paolo II, il 26 marzo 2000, che risuona vera e sincera nel profondo del nostro cuore: “Dio dei nostri padri, tu hai scelto Abramo e la sua discendenza perché il tuo Nome sia portato ai popoli: noi siamo profondamente addolorati per il comportamento di quanti, nel corso della storia, li hanno fatti soffrire, essi che sono tuoi figli, e domandandotene perdono, vogliamo impegnarci a vivere una fraternità autentica con il popolo dell’Alleanza”. E’ la seconda volta che Benedetto fa sua l’invocazione del predecessore, ripronunciandola. L’aveva già ripronunciata il 12 febbario 2009, davanti a una delegazione ebraica.
Benedetto: “Queste piaghe siano sanate per sempre”
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Ciao Luigi, ricordi quando raccontai la mia esperienza e le mie impressioni sulla visita di BXVI in Israele? Bene, ieri ho avuto la conferma: il Papa ha chiesto scusa abbastanza. Troppo. E, dall’altra parte, nessuna volontà di comprensione.
A parte quel “dare e togliere” dei vari esponenti della comunità ebraica (romana e italiana), riconoscendo che molti religiosi aiutarono gli ebrei negli anni del nazismo e al tempo stesso sostenendo la tesi del silenzio di Pio XII e, quindi, la corresponsabilità anche della Chiesa per quanto è accaduto agli ebrei, ad un certo momento all’interno della sinagoga hanno distribuito un comunicato così intitolato “Perplessità sulla sincerità di Benedetto XVI” in cui si elencano le “colpe” del Pontefice.
La conclusione: “Probabilmente Papa Benedetto XVI sarà intimamente legato alle sue radici ebraiche ma purtroppo, o per fortuna, nell’ebraismo a differenza del cattolicesimo le azioni contano più che i pensieri”.
Se questo era un incontro per rafforzare il dialogo, allora qualcosa non mi torna.
Gentile Mariaelena, il dialogo è questo: “dare e togliere”.
“dall’altra parte, nessuna volontà di comprensione” “il Papa ha chiesto scusa abbastanza. Troppo” mi sembrano giudizi eccessivi.
Giudizi che fanno male al dialogo tanto quanto le voci minoritarie da parte ebraica che hanno mal visto l’incontro di ieri.
Ci sono posizioni distanti. Su qualcosa ci si può addirittura avvicinare, su qualcos’altro ci si può solo rispettare senza avvicinamenti.
Mi permetto di dire che le radici ebraiche non sono le soltanto le “sue” (del papa), ma di tutti noi cristiani.
E poi chiedo: che vuol dire: “nell’ebraismo a differenza del cattolicesimo le azioni contano più che i pensieri”?
Passatemi questa osservazione melensa.
I sorrisi di Benedetto XVI e del rabbino Di Segni e tutto l’insieme del loro “linguaggio del corpo” di ieri mi sono sembrati sinceri e pesanti come macigni… più delle parole (scritte, corrette, soppesate e poi lette).
Caro Marcello, il virgolettato ovviamente non è mio. Pensavo si capisse.
Sono contento del Papa, ho visto in lui ogni premura e ogni verosimile attenzione verso gli ebrei.
La visita mi pare andata bene, è vero che il calore e il linguaggio dei corpi dicono anche qualcosa in più dell’ufficialità dei discorsi.
volevo precisare il mio punto di vista Marcello: se inviti qualcuno e lo fai sedere alla tua tavola per il pranzo, non credo poi che tu poi possa permettere che nella tua casa vengano distribuiti apertamente agli altri commensali lettere e bigliettini nei quali si parla male del tuo ospite. O sbaglio? Fosse anche solo per buona creanza.
p.s. resto convinta, chissà perché, che nella basilica di San Pietro tutto questo non sarebbe mai accaduto.
Mariaelena. Era il “comunicato”… non avevo visto bene.
Grazie
Nella basilica di san Pietro c’è gente che salta addosso al papa… certe cose non si possono prevedere ed è ovvio che quei volantini non rappresentano il pensiero degli ospiti.
tempo fa si parlava su questo blog che gli immigrati sono “persona”
Io credo che i rapporti di “perdono “, possano solo essere solo personali,solo fra persone ,non tra istituzioni . Così pure il dialogo.
Secondo me non ha senso che la Chiesa come istituzione chieda perdono agli “ebrei” come massa indistinta . Avrebbe senso se una persona concreta, un cattolico, chiedesse perdono a un ebreo , una persona, se nel passato gli ha fatto del male .
E l’incontro emozionate fra Giovanni paolo II e il Rabbino Toaff era stato un incontro tra due persone.. Quello di ieri invece direi che è stato l’incontro tra due istituzioni, freddo, cortese,nulla più…
Gli ebrei hanno le loro buone ragioni per non essere così disposti a passare interamente un colpo di spugna sul passato solo perchè il Papa visita la sinagoga o chiede scusa a nome della Chiesa.
Non li biasimo per questo, li capisco. Molti di loro ritengono che questi gesti plateali siano solo ad usum mass media. Non è così che funzionano le cose veramente, non è così che funziona il “perdono”. il perdono è silenzioso .
sapete quanti ebrei in cuor loro avranno già perdonato da decenni ?
Quello che non capisco è perchè noi cattolici vogliamo ostinarci in questo chieder scusa di tutti i misfatti che nella storia i nostri antenati hanno compiuto, dalle crociate , ai roghi, all’Inquisizione , ai silenzi sulle leggi razzali ecc. e stupirci se a ogni nostra richiesta di scuse , sulle crociate sui roghi degli eretici , su galileo ecc. non arrivi istantaneo il perdono, il “dialogo” , anche quando in molti casi , al dila’ delle scuse, continuiamo a comportarci esattamente come i nostri antenati..se non peggio.
basta con ‘sta storia del silenzio di Pio XII: io penso che più di quanto abbia fatto non fosse possibile. La storia (e anche gli archivi) lo diranno. Timidamente l’altro giorno se n’é accorta persino Repubblica!
E già.
Anche a me pare che oggi ci comportiamo peggio.
Reiterare il perdono senza un seguito coerente con l’intenzione vera di abbracciarci concretamente come veri fratelli appartenenti al genere umano e con il valore aggiunto del segno dell’Allenza, è come fare l’elemosina al semaforo o inviare l’SMS da 2 euro per la qualunque.
Sono segni esteriori che servono a solo ad autoassolversi: io l’ho detto, io l’ho fatto.
Cos’altro ancora?
Nei fatti si continua a cincischiare, sul ping pong del perdono per le infamie di deicidio e dintorni, e sulla santità di Pio XII ma lì restiamo.
Dibattito sterile, noioso e francamente di bassissimo livello.
Quali segni concreti della volontà di un cammino comune dovrebbe FARE la chiesa cattolica per onorare e dare seguito alle dichiarazioni apparentemente impegnative della gerarchia?
Due semplici atti per cominciare:
-sanzionare, senza se e senza ma, chi celebra messe riparatrici
-promuovere nelle parrocchie iniziative di apertura e d’interscambio tra i fedeli delle due religioni.
Cominciare sul serio a conoscerci e a frequentarci, affidando all’unico Dio la benedizione sui fratelli ritrovati.
L’incontro tra fratelli non può più essere tra le alte gerarchie o attraverso certami teologici comunque dogmatici.
Io parlo con una quantità di fedeli di altre religioni e in particolare con ebrei a cuore aperto, su qualsiasi argomento, senza aspettare che cada dall’alto il placet di gerarchie mummificate alle prese da decine di anni in interminabili schermaglie pseudo diplomatiche e teologiche.
Tanto per la cronaca, per non apparire uno che parla solo delle cose, circa vent’anni fa ottenni dall’allora illuminato parroco di invitare a tenere gli esercizi spirituali del tempo di quaresima un rabbino (l’allora giovane Carucci Viterbi ), il Pastore capo della chiesa luterana di Roma e il Pope della chiesa ortodossa di Roma.
Fu un successone, le persone non entravano nel pur capiente salone delle riunioni, tre immemorabili serate di tale profonda spiritualità da costituire materia di approfondimento di mesi nella nostra comunità.
Dopo questa iniziativa, non facile da preparare e realizzare seguirono scambi d’invito tra le nostre comunità.
Un vecchio adagio recita: chi vuole vada, chi non vuole mandi.
Mi spiace contraddirti Marcello ma io ero lì e ho visto con i miei occhi e ascoltato con le mie orecchie le indicazioni che venivano date: non erano degli “intrusi” sfuggiti alla sicurezza quelli che distribuivano il comunicato. Fidati.
Quanto alle responsabilità soggettive concordo con Discepolo: solo chi ha materialmente sbagliato può chiedere scusa e chi ha subito il danno, eventualmente, perdonare. Fuori dalla sinagoga ne erano convinti tantissimi ebrei che ho avuto modo di avvicinare. Un uomo, in particolare, mi ha detto: “Il Papa non può scusarsi per quello che ha fatto Pio XII anche perché mio padre non c’è più per poterlo perdonare. Al massimo potrebbe scusarsi con me per avermi tolto il diritto di crescere con un genitore ma, ad ogni modo, non è certo Benedetto XVI colui che può lavare i torti di altri”.
Insomma ciò che è stato è stato e niente sarà più come prima.
Discepolo e Mariaelena. Le vostre osservazioni sulla richiesta di perdono sono giuste. Infatti Giovanni Paolo il 12 e il 26 marzo 2000 e Benedetto il 12 febbraio 2009 e ieri hanno chiesto perdono a Dio, non agli ebrei: “Dio dei nostri padri, tu hai scelto Abramo e la sua discendenza perché il tuo Nome sia portato ai popoli: noi siamo profondamente addolorati per il comportamento di quanti, nel corso della storia, li hanno fatti soffrire, essi che sono tuoi figli, e domandandotene perdono, vogliamo impegnarci a vivere una fraternità autentica con il popolo dell’Alleanza”.
Così torna il discorso, iniziato e poi … interrotto nei commenti ad un altro post, su quell’idea della “impossibilità di riparare il mondo” che inquieta le coscienze di alcuni ebrei e lascerebbe presagire (cfr. http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1341757) magari una futura autocritica. Su tale sentiero, il papa ha portato tutto il peso delle colpe vere o semplicemente imputate, con la tranquilla consapevolezza di un altro livello di realtà, dove le piaghe non sono inferte, ma guarite, da Chi tutte le ha sofferte una volta per tutte …
E comunque le parole riferite da Mariaelena («Il papa non può scusarsi per quello che ha fatto Pio XII ecc.») sono inaccettabili e vergognose. Quello che ha fatto Pio XII? E che cosa ha fatto Pio XII, se non tutto quello che gli era possibile per salvare il maggior numero possibile di ebrei romani? Le bestialità restano tali anche quando a dirle sono i figli delle vittime dello sterminio.
Come ha già detto ottimamente don Maioba, basta con l’ipocrita lagna sui “silenzi” di Pio XII. Su questo tutti i cattolici dovrebbero concordare, anche perché, o la scelta di non denunciare pubblicamente la politica di sterminio degli ebrei è stata motivata (a torto o a ragione: questa è un’opinabile questione storica su cui è possibile, ma anche molto facile, discettare con il senno del poi) dalla convinzione che sarebbe stato peggio innanzitutto per gli ebrei, oppure si dovrebbe pensare che è dipesa da scarsa sensibilità per la loro sorte e/o da viltà. Dichiarando venerabile Pio XII, la chiesa ne ha attestato autorevolmente le virtà eroiche, dunque per noi la ragione del cosiddetto silenzio può essere solo la prima. Ma di un errore di valutazione politica (ammesso che fosse tale) non c’è da chiedere perdono.
Leonardo, concordo con te: papa Pio XII fu alla fine più coraggioso di famosi capi di stato alleati quali Churchill o Roosevelt e i suoi “silenzi” -la penso esattamente come te- erano dettati dalla convinzione che in questo modo si potesse evitare il peggio.
Scelsero questo tipo di “silenzio strategico” anche alcuni capi di comunità ebraiche; quelli di Budapest, ad esempio. E gli stessi ebrei di Roma non trattarono forse con i nazisti nella speranza di evitare il peggio?
Ti prego, però, Leonardo, di mantenere i toni bassi.
Noi cattolici dobbiamo tutto sommato difendere soltanto l’onore di un papa; gli ebrei debbono fare i conti con uno sterminio.
Se una richiesta di perdono può asciugare qualche lacrima non è mai inopportuna.
Marcello, non è che hai dei complessi? Che so, qualche parente che a suo tempo profittò delle leggi razziali o durante la guerra commise dei crimini, cose del genere. Sembra che tu ti senta in debito,e quasi ti debba scusare di essere cattolico.
Mi pare, però, che, proprio così, ci stiamo avvicinando al punto focale della “questione – Pio XII” (inutile girarci attorno: era lui, ieri pomeriggio, il vero “convitato di pietra”), ciò che nulla toglie all’esito positivo dell’incontro tenutosi – appunto, ieri – alla Sinagoga di Roma tra il nostro Papa ed i rappresentanti della Comunità Ebraica.
Ossia, noi affermiamo (dove per “noi” s’intendono i cattolici, le cui posizioni – che, per quel che vale il mio pensiero, condivido – sono qui espresse da Maioba, Leonardo e Marcello) che Pio XII tacque ritenendo che il proprio silenzio fosse il migliore strumento per salvare gli ebrei dalle persecuzioni nazifasciste (compì, appunto, e come rileva Leo, una valutazione politica, come tale opinabile), mentre, ad esempio, Riccardo Pacifici, lungi dall’imputare a Pio XII viltà, ignavia o, peggio, collusione con i nazisti, contesta, piuttosto, la bontà di tale valutazione, ritenendo che anche una sola parola di condanna delle persecuzioni avrebbe almeno confortato l’animo dei deportati.
Siamo, a mio avviso, nel campo, del tutto libero, delle interpretazioni della valutazione effettuata da Pio XII, e questa discussione, sino alla conoscenza di nuovi fatti, può tranquillamente risultare interminabile: è un gran problema (sulla strada di quel “fraterno dialogo” cui ci chiama la “Nostra aetate”) ? Dopotutto, non mi pare.
O la faccio troppo facile ?
Buona notte a tutti !
Roberto 55
Sì, Leonardo, qualche senso di colpa ce l’ho. Tu no?
“Complessi” è una parola che si intrufola un po’ troppo nella mia psiche e arrossisco.
Anch’io qualche senso di colpa ce l’ho: avrei voluto che negli anni ’30 molti cattolici (non solo e non tanto Pio XII) fossero stati capaci di leggere i “segni dei tempi”e di discernere più prontamente il carattere demoniaco del nazismo. Probabilmente Pio XII non poteva fare altro per evitare mali più gravi. Ma negli anni precedenti vescovi ed intellettuali cattolici avrebbero dovuto saper vedere la tragedia che si stava preparando: persone apprezzabili sotto altri aspetti, come padre Gemelli o Papini, non seppero vederlo e si lasciarono allettare dall’ideologia nazionalista.
Per questo è giusto chiedere perdono. E teniamo aperti gli occhi anche oggi!
nooo, Raffaele… oggi le magnifiche sorti e progressive del cattolicesimo italiano sono strettamente connesse alle persone che sono al Governo. Che dici mai!!
Perdonate, ma proprio non riesco a capire come ci si possa sentire in colpa per cose di cui non si è minimamente responsabili. In prima media, dei miei compagni un giorno presero in mezzo uno di noi che veniva dalla campagna: io non partecipai attivamente, ma neppure lo difesi; stetti zitto, come se approvassi. Ecco, di questo, dopo più di quarant’anni, mi vergogno ancora, e di tanti errori, superbie e viltà successive che ci sono state nella mia vita. Ma delle persecuzioni contro gli ebrei proprio no. Non ero al mondo.
C’è poi un’altra cosa che vorrei dire: perché in questo campo si tende a dimenticare quell’elementare principio del senso storico che vuole che non si giudichi il prima con il dopo? Intendiamoci: il dopo ci serve per capire il prima, ne svela spesso il senso recondito, ma lo svela a noi che veniamo dopo ancora, e non può mai diventare un capo di accusa per chi non poteva sapere. Insomma, si può certo sostenere che l’orrore dell’antisemitismo nazista non è nato dal nulla, e rintracciarne gli antecedenti, ma non si può, davvero non si può incolpare di Auschwitz chiunque sia stato ostile agli ebrei negli ultimi duemila anni. Voglio dire, tanto per fare un esempio, che se Perlasca era fascista (e lo era anche negli anni ’40) vuol dire che anche le leggi razziali non dovettero ripugnargli tanto da farlo diventare antifascista, però di fronte alla realtà della deportazione e dello sterminio degli ebrei ungheresi ha fatto quel che ha fatto. Per farne un altro, non si può appiattire l’antisemitismo (molto per modo di dire) di Karl Lüger, sindaco cristiano-sociale di Vienna agli inizi del ‘900, con quello di Adolf Hitler.
Dovrebbe essere ovvio e il discorso potrebbe finire qui, ma coi tempi che corrono sono costretto a fare la seguente dichiarazione anti-imbecilli. Questo non significa che le leggi razziali fossero una cosa buona, erano anzi una cosa pessima. Né che Lüger avesse ragione quando attaccava gli ebrei. Ma non tutto è Auschwitz e Auschwitz non copre tutto.
Ripeto: unicuique suum.
Lüger, per chi non lo sapesse, era quello che diceva: “Chi è ebreo lo decido io” (e basta una battuta ribalda e guascona come questa per capire che non faceva su serio).
Secondo me comunque gli ebrei, (dal loro punto di vista e io cerco sempre di mettermi dal punto di vista degli altri) sono stati grandi , orgogliosi e dignitosi quando alla fine della visita del papa hanno cantato in coro ( cosa che tutti i commentatori non hanno mancato di deprecare)il canto:
“Aspettiamo fermamente la venuta del Messia”
Come dire :il dialogo va bene, baci e abbracci vabene, ma noi crediamo che il Messia deve ancora venite , voi invece credete che è già venuto.AL VOSTRO MESSIA NOI NON CREDIAMO
Che cosa rispondono a questa semplice, lapalissiana verità, i fautori del
“dialogo”, gli ecumenisti, quelli che “hanno tutti ragione” ?
qui delle due l’una , o hanno ragione loro o abbiamo ragione noi (cristiani).
tertium non datur.
MC
Quanto a Pio XII. Io non credo (e nessuno crede) che fosse favorevole al
nazismo, o che fosse antisemita.
però, i Fatti sono: da Roma (città santa, città del Vaticano)parte un treno di
ebrei destinati al macello in un campo di concentramento. NESSUNO DICE NIENTE. Nessuno protesta.
Questi sono fatti. si dice: ma Pio XII non ha protestato perchè era conveniente stare zitti.
benissimo. ma i parenti, i correligionari, di quelli che che sono partiti col treno piombato , e che sono poi morti nel campo di concentramento, non è che possano essere entusiasti ed acclamare PIO XII come santo, no? a volte mi sembra che noi cattolici manchiamo dei più banali e semplici criteri psicologi ed umani…
Mc
Leonardo, il tuo ragionamento è inattaccabile.
Ricorda un po’ quelle prese di posizione che paralizzano le riunioni di condominio e che rendono impossibile la convivenza fra dirimpettai, ma il principio è salvo. E questo è quello che davvero conta.
Beh, a dire il vero non riesco a pensare alla chiesa cattolica come appartamento condominiale. Le mie immaginazioni vanno dal rudere alla tenda nel deserto all’hôtel particulier (con nostalgica preferenza per quest’ultimo), ed escludono anche la villetta a schiera.
Per discepolo: non è difficile trovare, anche in rete, documentate difese di Pio XII come questa, del rabbino David G.Dalin, che lo considera degno del titolo di giusto fra le nazioni:
http://www.alleanzacattolica.org/indici/articoli/dalind_304.htm
Nella metafora il condominio è la terra. E per dirimpettai intendevo ebrei e cristiani.
Grazie, Leonardo, per il link su David G.Dalin.
Ottimo link, Leo.
@ Raffaele.
Il carattere demoniaco del nazismo non emerge solo dalle idee professate e dalle azioni compiute: perverse le une, efferate le altre.
Il di più inimmaginabile, di cui si rese conto Pio 11 (che fu profetico anche nella sua denuncia del comunismo), emerge dalle riflessioni suscitate dagli interventi di Riccardo De Benedetti, di cui parlavo prima.
In sostanza, il ruolo demoniaco avrebbe sia un carattere “estensivo” (che conosciamo e ricconosciamo tutti), che “intensivo” e quest’ultimo si realizza laddove è negata in radice l’idea stessa di salvezza, o meglio l’idea che Dio salvi.
Ciò è distruttivo sia dal lato ebraico (l’intervento di Dio nella storia è paradigmatico di quella esperienza religiosa), sia dal lato cristiano (Gesù Cristo è il Dio che salva!).
Dove questa negazione rimane rimossa, albergano gli –ismi e ciò è terribilmente concreto e non certo un vaniloquio …
Io non riesco a capire come Leonardo non riesca a capire “come ci si possa sentire in colpa per cose di cui non si è minimamente responsabili”.
Forse- anzi sicuramente- scherza. Perché in realtà noi siamo -o dovremmo essere. Ma lo siamo comunque- responsabili non solo di una colpa nostra ma di tutto: una responsabilità totale, che risponde di tutti gli altri. La soggettività stessa è fondata sul nesso con l’altro, sulla responsabilità nei confronti dell’altro, di cui devo rispondere. E’ la tesi di Levinas, che amava citare la frase di Dostoevskij: “Siamo tutti colpevoli di tutto davanti a tutti. E io più di tutti”.
“Diario di un testimone colpevole” è il titolo di uno degli ultimi scritti di Thomas Merton.
… e poi noi cattolici, Fiorenza, siamo famosi in tutto il mondo per i sensi di colpa!!
I primi ad aver inventato il “senso di colpa” sono proprio i nostri fratelli maggiori ebrei .. però loro lo hanno sempre vissuto in un accezione diversa dalla nostra , come un oscuro senso di angoscia, una colpa inanzitutto di “esistere”,un oscura paura che il Padre “volga via la faccia” e lasci cadere nel nulla il figlio peccatore, quale erompe in tutta la drammaticità nei salmi di Davide e modernamente nelle opere di Kafka.
e quale poi è stata trasformata dalla psicanalisi ( inventata da un ebreo)
noi cattolici , sopratutto noi italiani direi, abbiamo inventato con la confessione e l’assoluzione dei peccati, con le indulgenze, le intercessioni dei santi, le conversioni in articulo mortis ecc. ,un “allegro senso di colpa” ( ecco un bell’ ossimoro per LUIGI) cioè un senso di colpa che non impedisce affatto di continuare allegramente a sentirci vivi, felici, a peccare tranquillamente ( tanto Dio è buono, è indulgente ci assolverà, ), a fare tranquillamente ciò che vogliamo, tanto poi basta chiedere scusa , no?
il nostro “allegro senso di colpa” ci fa presumere che tanto saremo comunque perdonati, dunque che serve angosciarci, cercare di migliorarci ? se fossimo tutti veramente cattolici , psicologi e psicanalisti farebbero la fame, anzi la psicanalisti non sarebbe neppure stata inventata….! Quattro Pater e due Ave e via.. si ricomincia tutto come prima! Allegria! 🙂
MC
Il “senso di colpa” è malattia, e non l’ha “inventato” nessuno di noi né dei nostri fratelli. Così come nessuno di noi ha “inventato” né mai avrebbe potuto “inventare” ( o trovare con le sole sue forze o con tutte le risorse del suo ingegno) ” la confessione e l’assoluzione dei peccati ” ecc.ecc., discepolo.
Marcello, fai bene a ironizzare. Che “noi cattolici siamo famosi per i sensi di colpa ” è segno che non siamo ancora cattolici, ovviamente. Se l’alternativa fosse soltanto il senso di colpa, molto più sana e buon punto di partenza sarebbe la posizione che mi pareva volesse sostenere Leonardo.
Quello che intendevo con “essere responsabili di tutto” era la possibilità e l’accettazione del passaggio dall’essere ” a conoscenza di qualcosa” al “diventare qualcosa”: il “senso di colpa” è ancora una resistenza per mezzo del “sapere” contro il “divenire”.
Allegria magari no, caro/cara DiscepoliMC!
C’è del vero in quel che dici: DEL vero, non tutto il vero, essendo un’immagine stereotipata, un po’ quella tipica del bravo luterano, che immagina i cattolici (quelli vecchia maniera, s’intende, perché quelli moderni sono assai più “problematici”) come un tedesco considera gli italiani: folcloristici, “mandolinari”, mai seri, mai attenti davanti alla drammaticità ed alla serietà delle scelte, tanto c’è la confessione… Potevi aggiungere la “deprecabile” (perché eccessiva) devozione alla Vergine Maria a cui i cattolici si affidano, una specie di antica Grande Madre, e il quadretto luterano all’odor di naftalina sarebbe completo.
Quanto alla colpa ed al senso di colpa, proprio la ridondante citazione di Dostoevskij ricordata da Fiorenza dovrebbe far scattare più di un campanello di allarme: preciso che la tesi di Leonardo sulla responsabilità (coincidente con quella penalistica: la responsabilità è solo personale) mi pare eccessiva, tuttavia ricordo che Uno solo si è caricato (ed ha potuto caricarsi) sulle spalle tutti i peccati e tutte le colpe degli uomini di tutti i tempi. Nessuno di noi può mettersi al posto di Cristo, al massimo può cercare di imitarlo, nella consapevolezza della differenza. Credo ci sia dell’orgoglio – quello del peccato delle origini – nel pensarci come Dio e volerci far carico dell’immensità di male che da ogni parte vediamo o di cui siamo consapevoli.
Ad ognuno il discernimento per verificare quanto della colpa del fratello è anche colpa sua, sia come singolo che come appartenente ad un corpo sociale o ecclesiale: il resto, il di più, certamente non è sano e tantomeno mi sembra cristiano, per non dire cattolico.
Mah, sul primo intervento di Fiorenza avrei detto: son belle cose, cose molto spirituali e fini, a sentirle fanno un gran bell’effetto, ma col cattolicesimo (quindi con la verità) hanno poco a che fare. Poi però lei ha spiegato che parlava «dell’accettazione del passaggio dall’essere “a conoscenza di qualcosa” al “diventare qualcosa”» e tutto si è chiarito. Come fra’ Fazio dirò: «basta, lei ne sa più di me».
(Io direi che è vero che il cristianesimo ha enormemente allargato la sfera della responsabilità, basti pensare alla responsabilità dello sguardo, ma che “siamo colpevoli d itutto davanti a tutti” è una cosa che forse sta bene detta da un russo e presa “alla russa”; qua da noi nel mondo latino è una baggianata. In realtà, a prenderla sul serio si esce pazzi, e il primo cavallo che si vede preso a frustate si corre ad abbracciarlo).
Quanto a Maria Cristian, mi pare che quella che lei gustosamente traccia sia la caricatura del cattolicesimo: son d’accordo che è abbastanza diffusa (credo che per Berlusconi, ad esempio, essere cattolici voglia dire avere una zia suora e fare un’offerta alla parrocchia), ma il cattolicesimo insegna che sono peccati contro lo Spirito Santo sia la disperazione della salvezza che la presunzione di salvarsi senza merito. Certo, sensi di colpa noi cattolici non ne abbiamo proprio (se cattolici siamo), ma sappiamo che all’inferno ci si può finire.
@Leonardo
” “Fidatevi pure”, rispose il padre Cristoforo” .
Attenta, Fiorenza, a fra Cristoforo Leonardo preferisce don Rodrigo; lo scrive un paio di post sopra.
Attento tu, Marcello! A Leonardo, a fiorenza (che replicava alla malizia della citazione della frase di fra Fazio) e alla fisiognomica:
“Il padre Cristoforo era un uomo più vicino ai sessanta che ai cinquant’anni. Il suo capo raso, salvo la piccola corona di capelli, che vi girava intorno, secondo il rito cappuccinesco, s’alzava di tempo in tempo, con un movimento che lasciava trasparire un non so che d’altero e d’inquieto; e subito s’abbassava, per riflessione d’umiltà. (…) Due occhi incavati eran per lo più chinati a terra, ma talvolta sfolgoravano, con vivacità repentina; come due cavalli bizzarri, condotti a mano da un cocchiere, col quale sanno, per esperienza, che non si può vincerla, pure fanno, di tempo in tempo, qualche sgambetto… ”
Non pare uno di “quelli con la faccia austera, seria e composta, aria penitenziale, voce bassa e suadente”: decisamente, è l’immagine di uno che “non se la tira”.
Chapeau!
il problema del senso di colpa, caro Leonardo risale molto indietro .. risale ai giansenisti e alla ” Via stretta”” , risale ai puritani , ai protestanti .. Non è un problema dei nostri giorni–il cristiano odierno ha un senso di colpa poco “drammatico”, la VIA larga è di moda, cioè , qualunque cosa tu faccia sarai salvato. perchè Dio è infinitamente buono..e ti perdona , .non c’è problema.
Per questo gli uomini moderni ossessionati e piagati dal senso dei colpa si rivolgono agli psicanalisti e non ai preti.I i preti li assolvono tout court. m a senza risolvere i loro pròblemi
Ma l’uomo piagato, tormentato, dal senso di colpa non vuole essere assolto. vuole essere compreso, vuole una spiegazione, vuole qualcosa che va da AlLDILA’ della sua colpa.
perchè crede che Marrazzo si sia rifugiato in convento?’ Certo va anche dallo psicanalista.. ma lo psicanalista non gli può dare la risposta ultima . Perchè? perchè sono così ?—credo che chieda marrazzo ai suoi terapeuti…
Se esiste Dio, solo Dio può dare la risposta ultima, la risposta esistenziale,
solo Lui può , forse solo per un attimo. togliere il velo che nasconde la profonda verità della realtà. e chi solo per un aTTIMO COGLIE la realtà nella sua interezza forse è salvo.
Quello che volevo dire è che i cristiani , come Fiorenza, credono che il “senso di colpa” sia una malattia , un malattia che nessuno ha inventato, (nessuna culltuta religiosa e che sia appannaggio dei singoli
vorrei portare il mio caso personale. Educazione strettamente ,rigidamente cattolica, scuole religiose ( dalla Suore ) dai 3 ai 18 anni .
Il senso di colpa non l’ha inventato nessuno? Eppure per anni il senso di colpa mi ha angosciato: lasciamo perderre il sesso, assolutamene proibito in tutte le sue manifestazioni, sensi di colpa perchè:
non era abbastata studiosa. +non volevo abbastanza bene ai genitori
non ero abbastataza pia, non andavo a tutte le messe e i rosari ecc..
– non ero abbastaza gentile, altruista, socievole, buona .
Sono cresciuta con la sensazione anzi la convinzione che mi porto tuttora ( E CHE anni di analisi non hanno potuto scalfire)
-che sono cattiva egoista,incapace,colpevole
– che non farò mai nulla di buono nella vita
– che i mei desideri, slanci , fantasie fuori dalli schemi, sono da biasimare
– che le mie eccentricità, i miei colpi di genio, le mie intuizioni non mi debbono fare inorgogliere ma anzi devo piegare la testa e cospargela di cenere
– che i miei innamoramenti e trasgressioni sessuali sono IL MALE assoluto
Una vita così allinneata alla morale delle “Suore ” non è il SEnso di colpa impersonificato ?
Non è una “malattia” .?
cara Fiorenza non l’hanno inventata i cristiani ?
Anche volendo provare a comprendere il ragionamento di discepolo/a , come la mettiamo con quei ragazzi che vanno in visita ad Auschwitz – o a qualunque campo di sterminio – e si sentono ” in colpa” di appartenere all’umanità? che non è nè più e nè meno della sensazione che coglie chiunque visiti un campo di sterminio…
Forse è questo tipo di senso di colpa che Fiorenza cercava di spiegare, quello che esula dalla religione di chiunque ma che, quali rappresentanti della razza umana di tutti i tempi, forse – MA SOLO FORSE – dovremmo provare tutti di fronte alla tragedia della Shoah. Anche in rappresentanza dei pensieri o dei non-pensieri, delle azioni o delle non-azioni dei nonni ,dei genitori,degli zii, della società e di tutti quanti erano presenti allora.
Appartenere alla razza umana – prima di ogni altra credenza,valore,tradizione,religione, ecc. – dovrebbe significare che ognuno di noi è il rappresentante del bene o del male che essa, quale insieme, compie. Non si può essere esultanti di Fleming che inventa la penicillina e cercare di scrollarsi di dosso che abbiamo anche partorito un Hitler…
Altrimenti vanifichiamo anche gli insegnamenti di vita e le richieste di perdono di un santo come GPII che non si è preoccupato certo che lui esistesse o meno durante i duemila anni precedenti, ma ha raccolto su di sè, ed egregiamente rappresentato, colpe e meriti dei cattolici di tutti i tempi.
un abbraccio a tutti
Chiedo scusa in anticipo, è chiaro che intendevo dire la “scoperta” della penicillina e non certo l’invenzione.