Il papa teologo esce in campo aperto: pubblica un libro su Gesù e avverte che “ognuno può contraddirmi”. E’ capitato alle volte di vedere dei parlamentari che rinunciavano all’immunità per essere “liberi di difendersi” ed ecco un papa che si spoglia dell’autorità magisteriale per testimoniare – più liberamente – la sua fede da cristiano a cristiano, anzi da uomo a uomo. Trovo straordinaria questa mossa, più ardita delle analoghe imprese più volte tentate da papa Wojtyla. Perchè il polacco scendeva dalla cattedra per parlare da uomo, il tedesco invece lo fa per parlare di Gesù, cioè dello stesso argomento che svolge dalla cattedra. Bello anche il modo nuovo della firma, scelto per questa nuova uscita: “Joseph Ratzinger – Benedetto XVI”. Papa Wojtyla firmava pur sempre come Giovanni Paolo II i suoi libri (sono stati cinque) di memorie e di poesia e immagino che un giorno per ogni papa crescerà a dismisura la parte da svolgere come Joseph Ratzinger e diminuirà quella da attribuire a Benedetto XVI.
Benedetto: “Ognuno è libero di contraddirmi”
17 Comments
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Ho letto qualche stralcio della prefazione del Papa, e devo dire che sempre mi stupisco per questa capacità – davvero unica – che Joseph Ratzinger ha di stabilire una colloquialità, una conversazione misurata ma confidente, delicata, sguardo nello sguardo, con il lettore e l’ascoltatore.
Il riferimento alla “possibilità di contraddirlo” non ha niente di “giuridico”, per il fatto che non siamo di fronte a un atto magisteriale. E’ piuttosto un modo per stabilire un clima, un approccio di interscambio e di confronto sereno e familiare.
Poi, la confessione altrettanto pacata, ma sincera, e quasi fanciullescamente disarmata, sul tempo che resta per vivere e lavorare, data l’età.
Un passaggio del tutto normale per un ottantenne, tanto più per un ottantenne tutto affidato a Dio e alla Sua Volontà. Speriamo ora non vengano fuori altre stupidaggini sulla salute di Benedetto XVI.
E’ – piuttosto – questo bellissimo “linguaggio del focolare” che i media non capiscono, estranei e dimentichi come sono – ormai – per ogni “focolare” nella sua vera essenza.
Anch’io sono convinto che la “mossa” di papa Ratzinger sia particolarmente straordinaria. “Spogliarsi” delle insegne – e delle protezioni – papali per parlare di Gesù così come lo ha conosciuto nella sua vita di uomo e di studioso, farà di “don” Joseph una persona di famiglia in tanti di noi.
Carlo Silvano
una volta nel mio feci una “profezia”: che un giorno un Papa aprirà un blog. Sarà troppo? Che ne dice il nostro bravo vaticanista?
Sappiamo che l’ha aperto – un blog – appena due mesi addietro il cardinale arcivescovo di Boston e che l’esperienza è ritenuta felice sia da lui sia dai visitatori. Se andrà papa un cardinale con pratica di blog, non vedo ostacoli! Luigi
Un benvenuto a Carlo Silvano! Egli è autore di un ottimo volume di interviste intitolato Autorità e responsabilità nella Chiesa cattolica, appena ora ubblicato dalle Edizioni del noce di Camposampiero (isbn 88-87555-52-4, pp. 152, euro 9,90, http://www.ibs.it) con una presentazione di don Olivo Bolzon. Luigi
Buonasera a tutti, sono felice di rivedervi… diciamo che sulla Rete c’è un bisogno di Dio da fare paura, anzi se i cardinali si aprissero un loro blog (pensate a Bertone) non sarebbe male.
Il cardinale O’ Malley (http://www.cardinalseansblog.org/)
secondo me potrebbe fare un bel blog, ma non era possibile postare commenti. Un altro sito niente male era quello di Don Riboldi, http://www.vescovoriboldi.it
Sì, questa realtà, anche se virtuale, ha un bisogno disperato di evangelizzazione. E questo è il modo giusto!
Un abbraccio
Caro signor Accattoli, sarò un`ottusa ma non sono sicura di avere capito quello che lei vuol dire quando scrive che immagina che” un giorno crescerà per ogni Papa a dismisura la parte da svolgere come Joseph Ratzinger e diminuerà quella da attribuire a Benedetto XVI”. Posso chiederle di esplicitare il suo pensiero ? La ringrazio, cari saluti, Luisa .
Voleva dire che vede nel futuro i Papi sempre meno rinchiusi nella loro funzione e autorità magisteriale e sempre più chiamati a testimoniare liberamente della loro fede, senza che questa testimonianza abbia valore di magistero ?
Proprio così! Mi scuso per l’oscurità. Ho già scritto più volte (vedi per esempio un post del 13 settembre) che considero fortunata – nelle figure papali degli ultimi decenni – la crescita del carisma personale dei papi e che ritengo auspicabile, anche in prospettiva ecumenica, la diminuzione delle loro funzioni istituzionali, che si erano ingigantite negli ultimi secoli. Luigi
che bella questa cosa:)
una cosa è sicura: la libertà – capacità di confronto teologica di Ratzinger mi ha già condotto a fare la scelta di acquistare il libro … darò notizie durante la lettura.
La doppia firma mi pare una scelta significativa: il libro è di Joseph Ratzinger, ma Joseph Ratzinger è Benedetto XVI. La questione del rapporto tra “carisma personale” e “funzione istituzionale”, per riprendere le espressioni usate dal nostro cortese ospite, mi pare che debba essere approfondita. Per ora mi sono chiare solo due cose, agli estremi opposti: che non è normativo tutto ciò che Jospeh Ratzinger fa o scrive, ma anche che non è accidentale che Jospeh Ratzinger sia il papa.
Sulla diminuzione delle funzioni istituzionali del papa temo di non essere d’accordo: credo che se la chiesa cattolica è, nonostante tutto, messa un po’ meno peggio delle chiese ortodosse e di quelle protestanti, lo si debba anche alla forza del ministero petrino.
L’accumulo di responsabilità sul papa è oggi eccessivo: si pensi alla nomina dei vescovi di tutto il mondo. Il Vaticano II ha percepito la sproporzione e ha cercato un riequilibrio invocando una maggiore valorizzazione del collegio dei vescovi. Ma ad oggi l’ascesa degli episcopati ha paradossalmente accentuato le responsabilità papali. Conferenze episcopali nazionali, coordinamenti degli episcopati continentali, sinodo dei vescovi e concistori straordinari sono sondaggi ed esperimenti verso quel riequilibrio del quale ha parlato tante volte anche il cardinale Ratzinger. Questo solo per chiarire quello che intendevo. Il pregio del ministero petrino è evidente, ma è evidente anche il suo gigantismo. Luigi
Il prof. Accattoli ha scritto: >.
Da questa affermazione, che condivido, prendo lo spunto per un suggerimento.
Prima, però, faccio una premessa: anche se è certamente una peculiarità dei ministri ordinati amministrare i Sacramenti e presiedere la celebrazione eucaristica, tuttavia ritengo che su questioni come la vita e le relazioni all’interno della comunità dei battezzati, il governo delle diocesi, la gestione delle risorse economiche e l’elaborazione e programmazione dei piani pastorali, sia le religiose che i laici hanno molto da dire e anche da… offrire.
In questo contesto, allora, e vengo al mio suggerimento, penso che una figura femminile inserita al vertice della Congregazione per i Vescovi, possa offrire un proficuo contributo – responsabile e rilevante – nella scelta dei futuri Vescovi.
saluti a Tutti,
Carlo Silvano
Il prof. Accattoli ha scritto: L’accumulo di responsabilità sul papa è oggi eccessivo: si pensi alla nomina dei vescovi in tutto il mondo.
Da questa affermazione, che condivido, prendo lo spunto per un suggerimento.
Prima, però, faccio una premessa: anche se è certamente una peculiarità dei ministri ordinati amministrare i Sacramenti e presiedere la celebrazione eucaristica, tuttavia ritengo che su questioni come la vita e le relazioni all’interno della comunità dei battezzati, il governo delle diocesi, la gestione delle risorse economiche e l’elaborazione e programmazione dei piani pastorali, sia le religiose che i laici hanno molto da dire e anche da… offrire.
In questo contesto, allora, e vengo al mio suggerimento, penso che una figura femminile inserita al vertice della Congregazione per i Vescovi, possa offrire un proficuo contributo – responsabile e rilevante – nella scelta dei futuri Vescovi.
saluti a Tutti,
Carlo Silvano
Giusto, troppo gigantismo di funzioni, esorbitanti per le possibilità di un uomo solo.
Ma nella pratica le cose avvengono in modo un pò diverso. Non è certo il Papa a “scegliere” i Vescovi, salvo tutte le eccezioni del caso. C’è un lungo lavoro istruttorio (che negli ultimi anni, anche in Italia, mi pare essersi protratto nei tempi ancora di più) che coinvolge gli episcopati locali, le nunziature, la Congregazione per i Vescovi, la Segreteria di Stato e che solo alla fine giunge alla firma del Papa.
Il nodo è – più che altro – ecclesiologico, e ruguarda appunto il ruolo del Collegio Episcopale, il principio di sussidiarietà nella Chiesa, i suoi stessi risvolti ecumenici.
Occorre però stare attenti che il dentramento dei poteri non esponga le comunità locali all’intromissione dei poteri politici, a nuovi diritti di veto, a condizionamenti che il centralismo romano riesce oggi – bene o male – a stemperare. Oppure a forme “federative” di Chiesa, del tutto fuori schema rispetto al suo appropriato statuto teologico, più volte richiamato anche dal Prefetto Joseph Ratzinger.
Quanto al ruolo dei laici nelle diocesi e nelle parrocchie, a me pare davvero molto importante, ma c’è anche bisogno di un nuovo tipo di laicato, meno esangue, meno sagrestano, meno pretesco, più coraggioso. Oggi non di rado ti capita di vedere laici che agiscono da preti, e preti in crisi di ruolo e identità.
Ciascuno sappia stare al suo posto, direi, e soprattutto abituamoci a pretendere molto, molto, molto dai nostri sacerdoti.
Molto in termini di spiritualità, di dedizione, di proposta educativa.
Pretendere molto significa anche riconoscere le peculiarità di un ruolo, e aiutarci tutti – noi e loro – a discernere ciò che spetta ai consacrati e ciò che può essere assolto anche dagli altri.
Non abituiamo i nostri preti a sentirsi richiesti solo per qualche pratichetta, oppure per attività di animazione, per servizi, per assistenza, per gite sociali e partite di calcetto.
Facciamo percepire loro che li vogliamo davvero testimoni dell’Invisibile. Sapienti di cuore, esperti di cose divine e umane, colti, preparati, capaci di stare in campo.
Il resto, poi, verrà anche un pò da sè.
Condivido largamente l’analisi di Francesco. Aggiungerei che oltre che pretendere, ai preti bisogna offrire compagnia e preghiere.
Sulla nomina dei vescovi, certo il sistema attuale non è esente da difetti (come si vede dai suoi risultati!), però dubito molto che metodi alternativi più ‘democratici’ e più ‘locali’ darebbero risultati migliori. Forse il male si annida innanzitutto nel carrierismo ecclesiastico, denunciato anche recentemente dal papa. Un piccolo contributo al miglioramento della situazione potrebbe forse venire dal superamento, almeno sul piano pratico, della norma che chiede ai vescovi di dare le dimissioni a 75 anni. Essa provoca una girandola continua di nomine, gonfia a dismisura il ceto dei vescovi emeriti, e non pare ormai più consona ai tempi: se un vescovo è bravo e sta bene di salute, perché non puà continuare fino a 80 anni e oltre? L’episcopato è una paternità, non un servizio amministrativo … e poi, se si può fare il papa a più di ottanta anni, perché non si può fare il vescovo (o il parroco)?
Meno nomine, meno aspettative, meno vescovi ‘in scadenza’ .