Benedetto: nel mondo c’è “una grande sete di Dio”

“In questi giorni ho avuto la visita ad limina dei vescovi greco-cattolici dell’Ucraina. Soprattutto nella parte orientale, a causa del regime sovietico, più della metà del popolo si dichiara agnostico, senza religione. Ho chiesto loro: che cosa fate, come si comportano, che cosa vogliono? E tutti i vescovi dicono: hanno una grande sete di Dio e vogliono conoscere, vedono che così non possono vivere. Quindi anche con tutte le contraddizioni, resistenze, opposizioni, la sete di Dio c’è e noi abbiamo la bella vocazione di aiutare, di dare la luce. Questa è la nostra avventura”. Così ha parlato ieri il papa, improvvisando, al termine della cena nel Seminario romano. Dedico quelle parole a chi ha l’impressione che il mondo non voglia sapere di Dio, a chi si propone di suscitare intorno a sè la sete di Dio e soprattutto a chi quella sete la sente in se stesso e dunque riesce a coglierne i segni in coloro che incontra.

152 Comments

  1. raffaele.savigni

    Credo che questa “sete di Dio” vada suscitata laddove non sembra esserci (come nella nostra sociertà secolarizzata) e incrociata direttamente (senza troppi contorsionismi) laddove si manifesta. Ricordo una bella frase di Mario Pomilio: compito del cristiano è anzitutto tenere aperta l’interrogazione, la domanda sul senso della vita e su Dio.

    2 Febbraio, 2008 - 21:04
  2. LEONE

    Oggi hanno trovato a Lovere vicino a casa mia il cadavere di un ragazzo di 20 anni, morto in un’escursione in montagna, il ragazzo è l’unico figlio di un professore universitario di filosofia che abbiamo invitato più volte a parlare
    per il nostro circolo culturale, un laico non credente, molto molto bravo nella sua materia.
    Mi immagino il dolore di questa famiglia, senza neanche il conforto della fede.
    Spero che possa trovare questa sete di Dio e un aiuto in un momento come questo………..

    2 Febbraio, 2008 - 21:36
  3. Sumpontcura

    La penultima “parola” di Gesù in croce fu “Ho sete”.
    Sete di Dio vuol dire due cose: che gli uomini hanno sete di Lui, e che Lui ha sete di anime.

    Seduto, stanco e affamato, presso il Pozzo di Giacobbe, Lui mi guarda e chiede: “Dammi da bere”. E se la fede mi aprirà, finalmente, gli occhi, vedrò sgorgare anch’io “l’acqua viva”. Et omnes ad quos pervenit aqua ista salvi facti sunt.

    Signore, che io veda!

    2 Febbraio, 2008 - 22:23
  4. “Questa è la nostra avventura”.
    … di tutti noi….

    2 Febbraio, 2008 - 22:43
  5. Francesco73

    bella vocazione
    aiutare
    dare luce
    avventura

    queste sono parole da Papa!

    3 Febbraio, 2008 - 12:25
  6. marta paola

    Figli di laici assetati di fede??
    Buona domenica a tutti.

    Caro Gesù, per noi la messa è molto noiosa. Perché non ci aggiungi anche dei cartoni? (Andrea)

    Caro Gesù, ti prego, prenditi cura del mondo. Ci sono due grandi problemi, l’inquinamento e la guerra. Comincia pure con quello che vuoi (Nicola)

    Caro Gesù, con chi ti vedi nel tempo libero, con gli apostoli? (Valentina)

    Caro Gesù, sei stato forte ad inventare la religione. Tutti parlano di te. Anche io vorrei diventare famoso. Spero di avere un’idea come la tua. (Mattia)

    Caro Gesù, che faccia facevano tutti quando facevi i miracoli? Non ti veniva da ridere? (Carolina)

    Caro Gesù, posso mandare delle preghiere per il campionato? (Edoardo)

    Caro Gesù bambino, grazie per i gormiti che mi hai portato, scometto che piacciono anche a te. Chi è il tuo preferito? Il mio è helicon (Leo)

    Caro Gesù, perché hai fatto quelle bestie brutte come gli scarafaggi e i ragni? Ti servivano a qualcosa? (Teresa)

    Caro Gesù, cosa ne pensi di chi dice che non esisti? Li consideri come tifosi di un’altra squadra? Per esempio interisti? (Paolo)

    Caro Gesù, mi piace tanto disegnare e vorrei farti un ritratto. Puoi venire giù dal cielo così ti guardo bene da vicino? (Carolina)

    Caro Gesù bambino, ci vediamo a Natale, non vedo l’ora…(Clara)

    Caro Gesù Bambino, era bella la sveglia di Pooh che hai portato a me e a mia sorella.Peccato che era rotta. La prossima volta puoi controllare prima, per favore? (Amalia)

    Caro Gesù, secondo me il wrestling è tutto una finta. Giusto? (Giovanna)

    Caro Gesù, il papà dice che il calcio è diventato brutto perché girano troppi soldi. Puoi prenderne un po’? Così ritorna più bello (non dire che sono stati io a darti l’idea) (Enrico)

    Caro Gesù, la mamma dice che posso stare fuori fino al tramonto. Sabato puoi fermare il sole? (Erica)

    Caro amico Gesù, per me tu sei uno come noi. Non ci credo che sei morto e risorto. Magari abiti dalle mie parti (Giovanni)

    Caro Gesù, vado in una scuola di suore. Sono gentili, ma non potevi farle vestire un po’ meglio? I preti invece sono eleganti secondo me (Lucia)

    Caro Gesù, ti voglio chiedere una cosa: più pace nel mondo. E già che ci siamo, un paio di Reebok per Natale (Edoardo)

    Caro Gesù, eri forte quando camminavi sulle acque. Ma dovresti vedermi sciare (Debora)

    Caro Gesù, per favore mi fai l’autografo? Faccio la raccolta (Cristina)

    3 Febbraio, 2008 - 12:55
  7. Sumpontcura

    Caro Gesù, secondo te Marta Paola c’è o ci fa? Secondo me ci fa (Giuseppe)

    Cara Marta Paola, è molto divertente giocare con te, perché hai una bellissima pistola ad acqua caricata a cocacola: ogni schizzo è una risata.
    Alla fine, però, avevamo tutti ancora sete. D’acqua viva.

    3 Febbraio, 2008 - 16:18
  8. La vita come avventura, secondo Chesterton, è un privilegio dei credenti, laddove un ateo radicale si priva da solo di questa fortuna.
    Mi scuso per la rozzezza della frase – se trovo il riferimento esatto ve lo passo.

    3 Febbraio, 2008 - 17:27
  9. Per ora accontentatevi di questo:
    http://www.zenit.org/article-9207?l=italian

    “La vita secondo Cristo è un’avventura, dicono insieme Chesterton e Benedetto XVI, un’avventura che riempie di brividi di felicità la vita dell’uomo. Al contrario la vita secondo il peccato è una vita che conduce alla noia, alla chiusura del cuore che spesso l’uomo realizza con superbia e triste seriosità. Non a caso di recente il Papa ha direttamente citato una famosa battuta di Chesterton quando ha riflettuto sugli angeli, che “possono volare perché non si prendono troppo sul serio”.

    Chesterton è il volto sorridente, allegro del cristianesimo, quel volto sano e vitale, intelligente, che anche questo Pontefice vuole raccontare e mostrare al mondo. E devo dire che lo sta facendo con una forza straordinaria: riesce sempre a trovare le parole giuste, a “colpire” il mondo come di sorpresa, a sorprenderlo.”

    3 Febbraio, 2008 - 17:31
  10. LEONE

    Vi segnalo un altro autore spirituale molto significativo:

    Riscoprire la dimensione interiore che ci apre al dialogo e alla contemplazione

    Parla padre André Louf. «Oggi il desiderio di preghiera è forte, ma talvolta da parte nostra la risposta non è adeguata: sembra che abbiamo poco da dire e allora la gente se ne va altrove, verso l’Oriente cristiano se non addirittura buddista. Dobbiamo rafforzare la conoscenza della nostra tradizione e imparare a diffonderla…».

    In ogni parte della cristianità – e forse anche nell’islam – la vita spirituale è accomunata da costanti che ricorrono, esperienze e problemi che interrogano l’uomo e che possono andare incontro al bisogno di interiorità che oggi sta affermando. Alla ricerca di tali costanti si muove padre André Louf, già abate del monastero trappista di Notre-Dame di Mont-des-Cats, protagonista del rinnovamento al Concilio Vaticano II e autore dei testi per la Via Crucis del Papa al Colosseo dell’anno scorso; studioso dei mistici d’Occidente e d’Oriente, il monaco fiammingo è tornato sul tema delle ‘costanti della vita spirituale’ nel suo intervento dei giorni scorsi presso la Comunità di Bose, dove ha preso parte al ritiro quaresimale. «Lo Spirito Santo lavora sempre allo stesso modo, i luoghi spirituali sono identici: la conversione, il contatto con la parola di Dio, le prove, le tentazioni».

    Queste ricorrenze, padre Louf, possono essere la base per il dialogo tra le Chiese d’Occidente e quelle d’Oriente?

    «Certamente. L’esperienza spirituale è comune, e attraverso di essa possiamo superare le divisioni tra i cristiani. In passato ho molto lavorato sul Medioevo, su san Bernardo e i cistercensi, sui mistici fiamminghi, e recentemente ho approfondito l’opera dei mistici siriaci: ebbene, mi ha colpito vedere come tutti, pur con un vocabolario diverso, esprimano la stessa esperienza dello Spirito. Su questa base i contatti tra le Chiese sono già all’opera; per esempio la Filocalia, sorgente tradizionale della spiritualità ortodossa, oggi è letta e apprezzata anche in Occidente. Ma c’è ancora tanto da fare, tanti testi orientali che attendono di essere tradotti e conosciuti».

    Le stesse costanti sono all’opera anche nell’esperienza religiosa musulmana?

    «È possibile che anche l’islam abbia fondamenti spir ituali comuni, sebbene questi rapporti siano ancora in gran parte da studiare. In ogni caso, ho l’impressione che i mistici siriaci, attivi nel VII secolo poco prima dell’invasione maomettana, abbiano profondamente influenzato la mistica islamica. Penso che anzi essa dipenda strettamente da quella siriaca, più che da quella greca e bizantina».

    In che modo la conoscenza e l’approfondimento della tradizione mistica possono rispondere all’attuale bisogno di interiorità?

    «Oggi il desiderio di preghiera è forte, ma talvolta da parte nostra la risposta non è adeguata: sembra che abbiamo poco da dire e allora la gente se ne va altrove, verso l’Oriente cristiano se non addirittura buddista. Dobbiamo rafforzare la conoscenza della nostra tradizione e imparare a diffonderla. Sembra paradossale, ma è raro che i fedeli si rivolgano al sacerdote per chiedere indicazioni sulla preghiera, come se da lui non se le aspettassero. Anche per questo è bene che il prete conosca le tradizioni cristiane, sia occidentali sia orientali, e soprattutto quelle costanti che le accomunano. Ma la cosa più importante rimane l’esperienza diretta e personale di monaci e preti, che vivono con profondità la preghiera e ne sviluppano una comprensione profonda. Purtroppo, non sempre sono anche capaci di trasmetterla all’esterno, di parlarne con i fedeli».

    Come si può comunicare la ricchezza che si sperimenta nella vita monastica?

    «Secondo due vie. Da un lato ci sono le comunità più aperte, come questa di Bose, dove la foresteria ha un ruolo molto importante e decisivi sono il contatto, il dialogo e il confronto. Ma poi, d’altro lato, c’è la vita più ritirata di noi trappisti o dei certosini. Una vita claustrale che rappresenta, semplicemente con la sua esistenza, un appello al popolo di Dio, che sa che dietro quei muri qualcun o sta pregando per loro».

    Che cosa rappresenta dunque questa «riscoperta» dell’interiorità?

    «È una sfida per l’intera Chiesa cattolica, che nel contatto intimo con il Signore può trovare la sorgente alla quale attingere per affrontare il dialogo con l’islam e con le altre Chiese cristiane. E anche per trovare il giusto posto della Chiesa in questa società moderna. La secolarizzazione non mi fa paura: il Vangelo è un seme che cresce pazientemente, e anzi in passato c’erano state collusioni eccessive tra la Chiesa e la società. Oggi siamo più indipendenti e possiamo dire la parola di Dio con maggiore libertà».

    Eppure recentemente proprio la Francia ha visto la laicità degenerare in laicismo…

    «Senza dubbio sono emersi eccessi di radicalismo, come nel caso della proibizione del velo a scuola. Una polemica senza senso: se è comprensibile che la scuola pubblica chieda all’insegnante di non ostentare la propria fede, pretendere che nemmeno gli allievi lo facciano è un eccesso. Hanno tutto il diritto di essere quello che sono. Ma si tratta, appunto, di degenerazioni. In complesso, la separazione tra Stato e Chiesa in Francia è una laicità ‘sana’, che garantisce alla predicazione una condizione di libertà che gli stessi vescovi francesi apprezzano».

    Dove si manifesta, allora, il ruolo della Chiesa nella società?

    «Sui temi di morale e di dottrina è normale che la Chiesa dica una parola. Mi convincono meno le commistioni fra religione e politica, come nel caso americano. Un conto è, in politica, puntare sui valori, un altro è proporre intrecci troppo serrati. Non voglio comunque criticare la politica americana, che si trova davanti a dilemmi difficili. Ma paradossalmente mi chiedo: possiamo chiedere agli americani di perdonare i terror isti? Il perdono è una grazia personale, è la persona offesa che riceva la forza, la grazia e l’amore per perdonare. Ma il perdono ‘di Stato’ è qualcosa di difficile da immaginare. Non esiste il perdono politico».

    3 Febbraio, 2008 - 18:48
  11. Sumpontcura

    Scusate il fuori-tema, ma girellando sul sito web del “Corriere della sera” ho trovato un trafiletto sulla contestazione cassinese di Ferrara e della Binetti: una sessantina di attivisti li hanno accolti al grido di “Vergogna, vergogna!”, e fin qui tutto normale. Il fatto è che la notizia viene accompagnata da questa illuminante, abbagliante specificazione: “Gli slogan li hanno accolti all’esterno dell’edificio al loro arrivo: Ferrara, con indosso un cappotto beige, e una sciarpa arancio, e la senatrice Binetti, erano accompagnati dal padre abate di Montecassino Dom Vittorelli, promotore del convegno”.
    Capite? cappotto beige e sciarpa arancio! C’è poco da scherzare, ragazzi.
    Io sono sinceramente intrigato da una grande curiosità: ki kazz’è che confeziona i trafiletti, sul sito web del “Corriere”, il pomeriggio della domenica di carnevale?

    3 Febbraio, 2008 - 19:05
  12. A proposito di mondo in ricerca, per gli anglofoni consiglio questo articolo del Times in cui parafrasando – mi pare – Oscar Wilde, a proposito dell’oggetto dell’indagine si dice che “la notizia della morte della religione è stata ampiamente esagerata”
    http://www.timesonline.co.uk/tol/comment/specials/article2717298.ece

    Ruth Gledhill: Religion’s death has been widely exaggerated

    When I began reporting on religion everyone assumed it was heading towards extinction, like God. ….It is counter-intuitive, especially for those children of the 1960s, for whom God and religion seemed to be towards the end of a slow death. Yet rumours of that death have been widely exaggerated. In this country, and in the US, declining attendance in the liberal wings of the Christian churches – chiefly the Anglican and Episcopal churches – has been more than offset by the increasing devotion of evangelicals, the increasing numbers of Muslims and the enormous influx of devout Catholics through immigration. Many religious stories today centre around issues such as religious dress in the workplace.

    3 Febbraio, 2008 - 19:10
  13. LEONE

    Molto bello alessandro l’articolo su Chesterton che hai segnalato

    3 Febbraio, 2008 - 20:05
  14. Leonardo

    Vorrei chiedere a Marta Paola se quelle che ha riportato sono sue composizioni (o rielaborazioni) “alla maniera di”, o autentici scampoli di prosa infantile. Nel secondo caso (che voglio credere improbabile) farebbe impressione la totale mancanza di grazia naïve: quei bambini sarebbero scemi come degli adulti.

    3 Febbraio, 2008 - 21:00
  15. Fonte: “Caro Gesù, potresti cambiare il sapore degli asparagi?” e anche “Caro Gesù, la giraffa la volevi propio così o è stato un incidente? I bambini parlano a Gesù”, editi da Sonzogno.

    3 Febbraio, 2008 - 21:33
  16. per lycopodium: mi raccomando, non confondiamo il dito con la luna 😉
    Ovvero Pearce con Chesterton.
    Chesterton che ho avuto la ventura di scoprire recentemente da autodidatta ma che è un vero tesoro, e di un’attualità incredibile a un secolo di distanza!

    3 Febbraio, 2008 - 23:23
  17. raffaele.savigni

    Grazie a Leone per il bel passo che ci ha segnalato. Non presterei invece troppa attenzione agli imbecilli di Ferrara: non la meritano (quello che cercano è proprio la visibilità mediatica: non dobbiamo cadere nel tranello). “Nnon ti curar di lor ma guarda e passa”.

    4 Febbraio, 2008 - 0:45
  18. raffaele.savigni

    Scusate: volevo dire “di Cassino”.

    4 Febbraio, 2008 - 0:46
  19. Per rinfrancare Leonardo. Il mio ulimo post sui Bambini (i miei ma non solo…). O come mi ha insegnato a dire Luigi: notizie dalla Terra dei Dinosauri…

    Le cose bellissime
    Ieri pomeriggio, nella mia parrocchia, incontro sul tema immigrazione e accoglienza. “Babele o convivialità delle differenze?” suggeriva provocatoriamente il titolo. Uno dei 2 relatori, Padre Bruno Mioli, ottantenne scalabriniano, direttore uscente della Fondazione Migrante della Cei, ha letteralmente “infiammato” la platea invitando a vivere l’incontro con l’altro, con gli immigrati, come anticipo del Regno di Dio, del Banchetto celeste.

    Mia figlia Elisa, 4 anni, per quasi tutto l’intervento resta in sala con la madre, fino quando non le chiede di portarla in bagno. Al che le dice:
    – “Lo senti mamma che il mio cuore batte fortissimo?”
    – “Sì che lo sento”
    – “Mi batte perchè ha sentito le cose che ha detto quel signore…”
    – “Ma perchè tu hai capito cosa diceva?”
    – “Ma io, anche se non ascoltavo, il mio cuore ha sentito le cose bellissime che sta dicendo questo signore. E’ vero che sono bellissime?”

    Certo che è vero, Elisa

    ….

    4 Febbraio, 2008 - 10:30
  20. ignigo74

    Mah… forse “imbecilli” tout-court al giro di Ferrara è un pò eccessivo. Trovo interessanti – anche se troppo lunghi – gli interventi di Mancuso sul Foglio: è sempre meglio del sudoku leggere e comprendere i disegni del pensiero di qualcuno, più o meno in linea con l’ortodossia. Mancuso certamente sostiene opinioni non condivisibili però, posso fare una battuta? Dice molto bene cose sbagliate. Come mai i nostri preti e vescovi continuano, continuano, continuano a dire molto male le cose giuste? (con qualche sparuta e isolata eccezzione). Da rileggere “La predica tormento dei fedeli”, Carlo Bo.

    4 Febbraio, 2008 - 10:59
  21. ignigo74

    chiedo scusa per la z eccessiva: lapsus digiti.

    4 Febbraio, 2008 - 11:00
  22. Bruno

    Io credo che ci sia “sete” anche nella nostra societa’.
    Credo anche che la Chiesa abbia i serbatoi pieni per poter dissetare molte persone.
    Pero’ esiste sicuramente un grosso problema di distribuzione.
    Forse i tubi sono bucati, o vi sono perdite o vi sono infiltrazioni di sostanze nocive, oppure le valvole sono rotte.
    In ogni caso l’utente finale non ha di che dissetarsi.

    4 Febbraio, 2008 - 15:49
  23. Feynman82

    A volte a venire qui si fa bene: si leggono proprio dei bei commenti. Meno mi piacciono le frecciatine reciproche…

    In ogni caso grazie a tutti quelli che ci mostrano la bellezza dell’essere cercatori di Dio!
    Anche la prima lettura della domenica appena passata ci invitava a cercare il Signore, noi tutti poveri della terra… noi poveri in spirito, poveri nella nostra debolezza umana…

    Un caro saluto a tutti!
    Andrea

    4 Febbraio, 2008 - 16:05
  24. Sumpontcura

    Sciogliere un paio di equivoci?

    In un intervento OT di ieri alle 19.05 facevo riferimento alle contestazioni di Cassino non per il fatto in sé (ha perfettamente ragione raffaelesavigni, con la sua sacrosanta citazione dantesca), ma perché le osservazioni coloristiche sull’abbigliamento di Giuliano Ferrara mi sembravano toccare un raro vertice di umorismo involontario. E in effetti sull’edizione cartacea del “Corriere” di oggi il paltò beige e la sciarpa arancio non hanno trovato posto.
    Pensando che la mia divertita ma piccata osservazione si riferisse, invece, alla contestazione cassinese, raffaelesavigni (stanotte all’una meno un quarto!) bonariamente invitava a non darle troppa importanza, ma la attribuiva agli “imbecilli di Ferrara”, correggendo peraltro l’ambiguità dell’espressione in una precisazione di un minuto dopo.
    Oggi, infine, un perplesso ignigo74 (alle 10.59) trovava francamente eccessivo (et pour cause!) quel che riteneva un giudizio liquidatorio delle iniziative del direttore del “Foglio” e dei suoi collaboratori. Vorrei chiarire: né io, né (son convinto) raffaelesavigni sottoscriveremmo un’opinione sbracata e sbagliata come quella. (Anzi, personalmente trovo che la campagna per la moratoria sia intelligente e provvidenziale).

    4 Febbraio, 2008 - 16:09
  25. ignigo74

    Sumpontcura
    si ha ragione, sono perplesso di fronte a tutto il baraccone Ferrara – che comunque seguo. Sono perplesso di fronte agli entusiasmi assoluti di chi firma moratorie senza nemmeno conoscere il significato di questa parola, di chi usa il tema dell’aborto come strumento di lotta politica – e lo dice un mai elettore della sinistra. Sono molto, molto perplesso di fronte ad una parte del clero che scrive al Foglio e aderisce entusiasticamente (ma costoro sono noti, si pronuncia clero ma si scrive CLero…). Quando i sacramenti e la fede divengono un segno distintivo di una precisa parte politica (per ostentazione di questa più che per rifiuto dell’altra) la situazione diventa molto preoccupante ed empia. Come la storia di Spagna dimostra: checchè se ne dica, checchè si beatifichi, checchè si pianga il buio sull’altare molti, troppi esponenti del clero spagnolo hanno benedetto armi nere e detto messe per neri assassini rifiutando – non tutti, certo però… – esequie ad avversari politici. La vedo molto grigia per i cercatori di Dio. Mentre per i cercatori di voti può andar bene per qualche tempo, ma poi alla fine ci andranno di mezzo anche i cercatori di Dio che saranno ancora una volta travisati ed emarginati.

    4 Febbraio, 2008 - 16:52
  26. Luigi Accattoli

    A Sumpontcura. Gli slogan li hanno accolti all’esterno dell’edificio al loro arrivo: Ferrara, con indosso un cappotto beige, e una sciarpa arancio, e la senatrice Binetti, erano accompagnati dal padre abate di Montecassino Dom Vittorelli, promotore del convegno. I tre relatori sono subito entrati nella sala.(ANSA)“. A dire i colori di Ferrara era il servuizio ANSA che il “Corriere on line” semplicemente riportava. Il servizio del Corsera di oggi è invece firmato dal collega Paolo Foschi. Ma provo a difendere il servizio ANSA: chi ricorda le icone scelte negli anni da Giuliano Ferrara – da “Bretelle rosse” all’elefantino – è tentato ogni volta di dire che cosa indossa o a chi somiglia il nostro vitalissimo Cicciopotamo.

    4 Febbraio, 2008 - 17:01
  27. Sumpontcura

    “Cogliere i segni” della sete di Dio nelle persone che incontriamo: il post di Luigi ci invita a mirare alto, a fare come Gesù con la Samaritana: una donna che passava da un uomo all’altro alla ricerca inquieta di quello che nessun uomo e nessuna promiscuità poteva darle; da un “amore” all’altro alla ricerca inconsapevole di un “amore” nuovo e diverso, un “amore” che abbracciato una volta non ti lascia il desiderio di cercarne un altro. Ma ci voleva giusto Lui per scoprirlo, negli occhi di una straniera, per di più “eretica”, incontrata “per caso” nei pressi di un pozzo.
    Lui riuscirebbe, credo, a scoprire la sete di Dio anche nel gesto irridente e distaccato di chi trascrive una canestrata di spiritosaggini per il gusto di rovesciarle ai nostri piedi, sul pianerottolo di casa Accattoli; e magari anche nelle grida sprezzanti e appassionate “Vergogna, vergogna!”, contro chi – anche da diversi punti di vista – vorrebbe semplicemente ragionare sulla morte violenta di milioni di esseri, viventi nell’utero di chi li ha concepiti.

    4 Febbraio, 2008 - 17:11
  28. Sumpontcura

    A Luigi.
    Grazie per la precisazione. Ma ora che abbiamo dato all’Ansa quel che è dell’Ansa, permettimi di esprimere la mia insoddisfazione: il cappotto e la sciarpa, ok; ma… e i calzini, eh? lunghi, corti? e soprattutto di quale colore?
    E poi: la Binetti: niente da dire sulla Binetti? neanche sul modello di cilicio?
    Siamo esigenti, forse troppo, lo capisco. Ma la completezza dell’informazione dovrebbe essere al centro della vita e delle aspirazioni di un Operatore della Massima Agenzia Informativa Nazionale!

    4 Febbraio, 2008 - 17:25
  29. Sumpontcura

    Onde evitare che chi ci legge sia colto da qualche dubbio sulla mia salute mentale, vorrei precisare che ho scritto e inviato il mio intervento delle 17:11 prima di leggere la precisazione di Luigi delle 17:01.

    4 Febbraio, 2008 - 17:30
  30. Scusate se riprendo il mio ultimo post.
    Ma mi pareva davvero una buona notizia…. in quello che vedo comunque come un lieto fine.
    E il fatto che sia successo dietro casa mia me lo fa apprezzare di più.
    Dal Carlino:

    Bimba salvata dall’aborto viene ‘adottata’ dal Giovanni XXIII
    “E’ piena di vita e ci riempie di gioia”
    Si tratta di una piccina a cui era stata diagnosticata la mancanza dei globuli oculari, era quindi cieca. I genitori hanno optato per l’aborto, ma la piccola, gia’ di 22 settimane, e’ nata viva

    4 Febbraio, 2008 - 17:52
  31. Sumpontcura

    Caro AlessandroCanelli, hai ragione a insistere, la notizia è importantissima.

    Una bimba di 22 settimane, in grado di sopravvivere (come si è visto) anche al di fuori dell’utero materno… qualcuno aveva deciso che doveva morire, perché sarebbe nata cieca. Questo qualcuno ha agito in piena legalità, in base a considerazioni di “elementare buon senso” (!); senza rendersi conto che i propri bulbi oculari erano certamente al loro posto, ma la cecità era da questa parte dei ferri chirurgici, non dall’altra.

    Una notizia stupenda. Eppure terribile e angosciante: se provo a mettermi nei panni dei due genitori mi sento ghiacciare. Ma forse Gesù si servirà, forse si sta già servendo di questa pena lancinante per… chissà! Un sorriso di bimba, anche solo lasciato intravedere in un articolo di giornale, fa certe cose, certe cose…

    4 Febbraio, 2008 - 18:31
  32. sete di Dio ??????

    ma poi….
    tutto viene buttato in politica
    e si prendono in giro
    persone con diversa sensibiilità.

    E’ questa la sete di Dio ?

    alla fine quello che conta è parlare
    in modo politico
    anche della sete di Dio…..
    Fantastico!!!!!!

    E’ solo lo sfogo di chi sta leggendo da giorni in silenzio i vari commenti,
    ma ogni tanto è bene dire le cose come stanno,
    anche se non farà piacere.

    Il topic di Luigi lancia continuamente sfide,
    ma poi…
    si dicono sempre le stesse cose,
    tranne qualche momento di grazia.
    Me ne ritorno nella mia caverna.
    un saluto a tutti

    4 Febbraio, 2008 - 18:35
  33. Guarda, Matteo, che penso che il punto sia nel fatto che in mezzo a tutto quel marasma ci sia stato qualcuno che di quella persona si è fatto carico.
    Sete di Dio penso sia anche cercarlo in quelli che nessuno vuole.
    E rispondere alla sete di Dio non è anche indicare la fonte a cui saziarla negli “scartati dai costruttori”?
    Io ho fatto l’obiettore per 20 mesi alla Casa della Carità di Corticella, in mezzo a moribondi, mongoloidi, spastici e … non so che cosa altro, non essendo un medico.
    Non ho meriti in questo.
    Avevo scelto di andarci, invece che in una biblioteca, per voglia di essere dalla parte dei “buoni”, quello che ho imparato è che per starci davvero bisogna buttarsi via del tutto. A 20 anni non è facile. Non lo è mai.
    E alla fine dei 20 mesi non ho avuto il coraggio di tornarci.
    Ma la veglia al moribondo in una stanzetta d’ospedale di campagna, oppure il giorno di purga (2 alla settimana), mi hanno insegnato tanto.
    Perdonatemi, ma mi viene da dire che in fondo Dio parla anche nella merda.
    Ma non tutti – io per primo – abbiamo il coraggio di cercarcelo.

    4 Febbraio, 2008 - 19:21
  34. LEONE

    Vi mando un bell’articolo che mi ha fatto riflettere.
    Spero possa essere così anche per Voi.

    Una pagina di diario di un povero parroco
    di Maurilio Guasco
    in “Vita Pastorale” n° 2 del febbraio 2008
    Ore 8,15. Ho aperto la chiesa e ho terminato da poco la recita di lodi. Suona il campanello di casa.
    Immagino: è il tizio che passa ogni quindici giorni a quest’ora. Dice di abitare a Torino e pare si
    rechi ogni giorno in una città diversa, visitandone le parrocchie. In genere si accontenta di pochi
    euro. Ma non se ne va se non li conquista piangendo e supplicando.
    Ore 10. Sto per uscire, quando suonano il campanello tre volte. È un segnale, riconosco chi suona.
    Non riesco a capire se dice la verità, ma passa quasi tutti i giorni. Dice di essere stato in carcere, poi
    di essere fuggito da una casa di recupero per tossicodipendenti. È in cattivo stato, ma non demorde.
    Se non ottiene qualche euro, continuerà a suonare il campanello. Se me ne vado, si siede sui gradini
    e aspetta il ritorno.
    I minuti persi con lui fanno sì che arrivi la vecchia signora che dice di essere sorda. I soldi li chiede
    o per comprare una medicina o per comprare la pila del suo apparecchio acustico. Inutile dire che le
    pile durano molto, non un giorno solo. Farà solo segno che non sente, e rimane in attesa degli euro.
    Ore 12. Sono andato in curia per pratiche varie, sono passato a fare la spesa e altre cosucce. Torno a
    casa e, mentre mi accingo ad aprire, arriva il solito venditore marocchino. Credo mi stesse
    aspettando dietro un albero. Ogni giorno è qui, piange e supplica, e questa sera sarà davanti alla
    chiesa a chiedere qualche euro. Sa già che non può ogni giorno vendere le sue cose ai soliti
    frequentatori della messa feriale. So che mente quasi sempre. Mi ha detto che se avesse i soldi
    tornerebbe subito in Marocco per restarvi. Ma so che poche settimane fa vi è andato, e non solo non
    vi è rimasto, ma è tornato in Italia con suo fratello. Che cosa devo dirgli? Mi dirà che quello non è
    suo fratello.
    Tutte situazioni difficili?
    Ore 13. Ho preparato da mangiare e sto appunto mangiando. Suo il campanello, con insistenza.
    Anche in questo caso immagino chi è. Ha capito che a quest’ora in genere sono a casa, e viene
    spesso. Dovrei andare ad aprire, come faccio quasi sempre. Ma qualche volta non ho voglia di
    ascoltare le ragioni che ogni volta mi porta per spillare denaro. Soprattutto oggi non ho voglia di
    discutere con un tizio molto maleducato. E non apro.
    Ore 14. Pensavo di riuscire a riposare un po’, ma suona di nuovo il campanello. È la visita
    quotidiana di una ragazza slava ancora giovane. Mi dicono sia sposata. Ha alle spalle una storia
    complicata, aveva già un bambino e ora ne ha un altro. Anche lei racconta tante storie, quasi tutte
    false. Ma cosa ci posso fare? Anche lei fa parte di quelli che praticano forse senza saperlo quella
    pagina del Vangelo che racconta della vedova che va dal giudice disonesto che non le fa giustizia.
    Gliela farà non per buona volontà, ma per togliersela dai piedi. Io in questo caso sarei il giudice
    disonesto, e so comunque che continuerà a suonare e chiamare, fino a quando non otterrà quello che
    vuole.
    Ore 15,30. Questa volta è l’uomo della bicicletta. Non so da dove venga né dove viva. So però che
    il modo più sicuro per farlo arrabbiare, e inveire, è di dirgli che sarebbe ora di cercarsi un lavoro.
    Ore 19. Ci sono stati i catechismi e cose varie, sono venuti quelli della San Vincenzo per dirmi che
    dopo aver pagato l’affitto per alcuni mesi ad alcune famiglie, ora non ce la fanno più, non hanno più
    denaro, ma quelle protestano. Mi presentano altre situazioni difficili. Alle 18,30 ho celebrato.
    Davanti alla chiesa c’era la solita signora a chiedere l’elemosina, all’uscita il marocchino di
    mezzogiorno. Se non ottiene, mi segue fino in casa, lamentandosi e piangendo. Se qualcuno mi
    vedesse, soprattutto qualcuno di quelli che vorrebbero mandare tutti a casa loro, direbbe a tutto il
    quartiere che ho un cuore di pietra.
    Ore 19,30. Mi mancava, ero stupito che non fosse ad attendermi dopo la messa. Ora arriva e suona,
    suona, suona. Questa sera mi sono lasciato impietosire dalle sue storie: so che le racconta a tutti. Le
    ho dato dieci euro. Ora iniziano le contumelie. Dice che ne ha bisogno di venti, e non se ne andrà se
    non glieli do. Sono irremovibile e non cedo. Chiudo e spero in bene. Lei ricomincia a suonare e
    inveire. Poi se ne va. Una sera, nella stessa situazione, ha spaccato il vaso che era davanti alla porta
    di casa.
    Raccolte di denaro
    Sera. Oggi nel diario ho segnato solo le visite interessate, non le altre connesse con il lavoro, la
    scuola, il catechismo, la pastorale, la corale, ecc. Provo a fare qualche conto. Nessuno dei
    beneficiati ha avuto denaro sufficiente per vivere, neanche un giorno. Ma se io dovessi puntare solo
    su quanto danno ai preti per quello che viene chiamato “sostentamento del clero”, non arriverei alla
    seconda settimana, non alla terza come tanti della parrocchia.
    Da notare che ci sono poi le occasioni speciali, sempre meno speciali. Si direbbe che tutto dovrebbe
    essere risolto dalla parrocchia e dai parrocchiani. Prendiamo il mese di ottobre. Abbiamo avuto
    davanti alla chiesa, dopo ogni celebrazione, vendite varie: il denaro raccolto era destinato una volta
    alla cura della sclerosi multipla, un’altra alla ricerca sui tumori, e altre motivazioni. Vi è anche una
    certa associazione, che vuole fare il bel gesto di finanziare una borsa di studio per un giovane
    medico, e ha deciso che la deve pagare chi frequenta la messa domenicale. Non sto a fare l’elenco
    delle raccolte che si fanno davanti alle chiese nelle festività natalizie. Molti giornalisti nelle loro
    indagini danno per scontato che tutti quei soldi dati dai parroci e dalle parrocchie vengano dall’8 per
    mille. A me non risulta. Ma forse quei giornalisti hanno fonti migliori.
    Già, l’8 per mille. È strano che le stesse cose se le fa la Chiesa cattolica è quasi uno scandalo, se le
    fanno altre Chiese o religioni va bene.
    Prendiamo la Chiesa valdese (parlo di loro perché conosco bene fedeli e pastori di quella Chiesa, e
    quello che dico lo so da loro; in linguaggio giornalistico, dovrei dire che lo so da fonte sicura; in
    genere i giornalisti, parlando della Chiesa cattolica, citano tra le fonti sicure un prelato che non
    vuole essere nominato: voglio credere che esista, e mi auguro credano che esistono i miei
    informatori valdesi). Per anni nel loro Sinodo a Torre Pellice hanno parlato male dell’8 per mille,
    poi hanno deciso di accettarlo. Mi pare logico e giusto. Mi spiace che abbiano iniziato a dire che
    loro però lo usano bene. Mi pare una caduta di stile.
    A questo punto hanno iniziato a criticare la Chiesa cattolica che partecipava alla divisione in
    percentuale dell’8 per mille di coloro che non hanno indicato con la firma a chi lo destinavano. Ne
    hanno parlato male, e poi, dopo discussioni, hanno deciso di parteciparvi anche loro. E qui hanno
    iniziato a dire che loro però lo usano solo per opere di carattere sociale, non per i loro pastori. Ma so
    con certezza che stanno parlando anche di questo, e magari un giorno utilizzeranno l’8 per mille
    anche per i pastori. Mi pare tutto normale.
    Due pesi, due misure
    Dei commenti dei giornalisti però non capisco almeno due cose: che le stesse cose vadano bene se
    le fa la Chiesa valdese, male se le fa la Chiesa cattolica. La seconda cosa: che dicano che gli italiani
    che non firmano non sanno del meccanismo della divisione del loro denaro. Strano: gli stessi
    giornalisti pensano che gli italiani siano talmente maturi da poter votare su scelte di carattere etico
    di grande rilievo, e così poco maturi da non capire come funziona 1’8 per mille. Ma evidentemente
    questa sera sono di cattivo umore e penso male di troppe persone.
    Ore 23. Riguardo il piccolo dossier con gli articoli di Repubblica sui soldi del vescovo, le proteste
    del segretario di Stato, la ferma risposta del direttore del giornale (25 ottobre 2007) e la risposta alla
    risposta del direttore di Avvenire (26 ottobre 2007). Domani spedisco a Curzio Maltese, di cui sono
    anche lettore abituale, e al direttore di Repubblica, questa pagina di diario. Chissà che venga loro il
    sospetto che nella Chiesa cattolica non sono tutti sfruttatori del popolo, avidi raccoglitori dell’8 per
    mille e cattivi amministratori di quello e di altro denaro. E dopo averci detto quanto costi ai cittadini
    italiani la Chiesa cattolica, provino a fare qualche conto su quanto risparmiano i comuni italiani
    grazie alla Chiesa cattolica (o se preferiscono un linguaggio più semplice, grazie alle parrocchie
    cattoliche).
    Perché mi rimane un dubbio, frutto del mio cattivo umore di questa sera, e dei ricordi delle lezioni
    di metodologia della ricerca storica ascoltate da giovane: che Curzio Maltese non abbia desunto le
    sue opinioni dalle indagini, ma avendo già chiare prima le opinioni (cioè “pre-giudizi”) abbia
    cercato conforto alle sue opinioni con le indagini. Ma forse anche questo è frutto del cattivo umore.
    Ore 24. Ho detto compieta e ora cerco conforto alla giornata nella solita lettura delle opinioni di un
    grande saggio dei tempi moderni, il bracchetto Snoopy.

    4 Febbraio, 2008 - 19:45
  35. ignigo74

    Grazie Leone e Grazie Alessandro: dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior.

    4 Febbraio, 2008 - 20:40
  36. Iginio

    One of Britain’s leading theologians has broken ranks with the ecumenical establishment by calling for Catholics to convert non-Catholics.
    Fr Aidan Nichols, the English theologian most closely associated with the thinking of Benedict XVI, has appealed for England to be “re-made” as a Catholic country.
    He set out his radical and comprehensive programme for Catholic renewal in a new book entitled The Realm: An Unfashionable Essay on the Conversion of England, published by Family Publications.
    In his preface he says that Catholic Christianity should be put forward “not as an occupation for individuals in their solitude but as a form for the public life of society in its overall integrity”.
    He admits that the conversion of England is “an absolutely colossal agenda”, adding: “It can only be brought into being, so far as it depends on us to do so, by a coordinated strategy for recreating a full-blooded catholicity with the power to… transform a culture in all its principal dimensions.
    “That is what ‘the mission to convert’ and ‘the conversion of England’ mean to me.”
    His comments will be seen as an implicit criticism of the direction of the Church in England and Wales. He points to “flagship” Catholic institutions which have “suffered shipwreck through secularisation”.
    The Second Vatican Council, he argued, did not replace mission with dialogue. Instead it drew attention to respectful dialogue and an understanding of other faiths as a necessary condition of missionary work.
    Fr Nichols, a Dominican friar, argues that the disappearance of other Christian and non-Christian religions would not necessarily be “a Bad Thing”, since the Catholic faith contains all the elements of truth, goodness and beauty that are present in other forms of Christianity and faith traditions.
    He argues that Catholicism was crucial in the formation of England and suggests that the Church is well suited to remaking a “not terribly impressive culture” dominated by “supermarkets and sport”.
    English Catholicism is fit for the challenge, he explains, because it is a “pot-pourri” of recusant families, Anglican converts and Irish, Polish and Filipino immigrants. He says the example of the original Anglo-Saxon conversion of England showed that only a mixture of “indigenous and exogenous elements” can successfully transform a whole society.

    Fr Aidan Nichols’s plan for renewal:

    Firmer doctrine in our teaching and preaching
    Re-enchant the liturgy
    Recover the insights of metaphysics
    Renew Christian political thought
    Revive family life
    Resacralise art and architecture
    Put a new emphasis on monastic life
    Strengthen pro-life rhetoric
    Recover a Catholic reading of the Bible

    Fr Nichols identifies a number of strategies he believes the Church ought to implement to draw England back to the faith.
    He argues for the renewal of Christian political thought beyond merely a concern for the poor. Indeed, he suggests that religious apathy is partly a product of Christianity’s removal from the political sphere.
    A “re-enchantment” of the liturgy is also needed, he says, since liturgy forms the imagination and is crucial in “getting others to grasp the inwardness of Catholic Christianity”. He cites Cardinal John Henry Newman’s prediction that belief fails where “the imagination is against us”.
    Fr Nichols also stresses the need to “recover lost ground” in the intellectual argument for faith.
    He argues there should be a “revival of doctrine” in catechetics and preaching, and a recovery of metaphysics to give people a “coherent and deep philosophy of the created order”.
    He proposes a stronger defence of the unborn and a recovery of the Catholic reading of the Bible – “a reading of Scripture in the same spirit as that in which it was written, rather than in the light of academic fashion”. He also calls for the “revivification” of the family through the re-union of domestic and work life.
    Fr Michael Seed, the ecumenical adviser to Cardinal Cormac Murphy-O’Connor, said he was “grateful” for the arguments put forward in the book. “While respecting the other faith traditions in England, anything that encourages lapsed Christians to embrace their Christian faith will help to make England a richer country and will help them personally in their spiritual journey,” he said.
    Fr Nichols, who entered the Dominican order in 1970, is the John Paul II Memorial Visiting Lecturer at Oxford University, the university’s first Catholic theology lectureship since the Reformation.
    He has published over 30 books, including the authoritative study in English of the theology of Cardinal Joseph Ratzinger, now the Pope.
    He is known to be admired by the Pontiff and both men strongly support the eastward celebration of Mass and emphasise the importance of welcoming disaffected Anglicans into the Church.
    Fr Nichols is also regarded as a potential candidate to become the next Archbishop of Westminster.

    You can read the rest of our news coverage in this week’s Catholic Herald

    © 2006 The Catholic Herald Ltd

    4 Febbraio, 2008 - 20:42
  37. LEONE

    Scusa Iginio ma dovresti tradurre….

    4 Febbraio, 2008 - 20:46
  38. lazzaro

    Mi riferisco agli accenni fatti più sopra al prolema dell’aborto per fare una mia modesta considerazione o, più esattamente, per chiedere lumi a chi ne sa più di me. Cito dati del 2006.
    Aborti: in Italia ne sono stati praticati, parlo di quelli “ufficiali”, circa 130.000.
    Chi abortisce è colpito dalla scomunica per annullare la quale occorre l’intervento del vescovo.
    Ora riporto dati, sempre riferiti al 2006, di decessi provocati da causa violenta:
    Incidenti sul lavoro: 1.280 morti (oltre diverse migliaia di persone diversamente invalide);
    Incidenti stradali: 5.669 morti (oltre 332.955 persone con lesioni di varia gravità).
    Chi è causa di queste morti, e delle lesioni per infortunio o incidente, commette, o dovrebbe commettere, “solo” peccato mortale che un qualsiasi sacerdote può assolvere.
    Pongo due quesiti:
    1) Perchè non viene messo lo stesso impegno (non solo qualche sporadico richiamo), profuso nel contrastare la legge sull’aborto, anche contro chi provoca la morte, sul lavoro o sulla strada, di persone sviluppate e coscenti (altroché!)? Sono troppo pochi i morti?
    2) Perché chi abortisce viene scomunicato e chi provoca incidenti mortali o fa una strage no?
    Per ambedue gli interrogativi: vale più la vita di un “non-nato ” rispetto a quella di un adulto?
    Sia chiaro: sono contro l’aborto e solo il pensare a una donna che si trova a dover decidere se far nascere o no suo figlio mi fa venire i sudori freddi.
    E poi: ma perché a discutere di aborto siamo per lo più noi uomini? Così, detto in generale, perché nel nostro caso non può essere colpa di chi si affaccia su questo pianerottolo.

    4 Febbraio, 2008 - 22:08
  39. lycopodium

    @Canelli
    Chesterton è Chesterton, ma … W le dita che lo indicano (Canelli compreso?)

    4 Febbraio, 2008 - 22:08
  40. lyco: perchè tagliarlo? (da indegno dito, non posso commettere fratricidio)
    A parte gli scherzi non ho capito….

    4 Febbraio, 2008 - 23:20
  41. Forse capisco ora: dici perchè cita a profusione articoli del Giornale? che dire, ogni dito è buono se punta alla cosa giusta…
    La cosa che mi ha divertito dell’episodio di Cassino erano i militanti che sventolavano dichiarazioni virgolettate di Ferrara di un decennio prima che dichiarava sacrosanta e intoccabile la legge che ora combatte.
    Paradosalmente qui mi viene in mente il fondatore del Giornale Montanelli, di cui non ho mai condiviso una cosa: quel reiterato richiamo alla coerenza anche ai terroristi “pentiti” (chiedo venia se ricordo male, ero giovincello).
    Della perduta coerenza di chi aveva scelto la strada sbagliata penso che nessuno debba avere rimpianti.
    E degli autori di “voltafaccia” non direttamente remunerativi penso che si debba presumere il disinteresse, almeno fino a prova contraria.
    Sono uscito dalla cornice?

    4 Febbraio, 2008 - 23:34
  42. raffaele.savigni

    Chiarisco meglio: il mio giudizio un po’ “forte” non era rivolto contro Ferrara e la Binetti (l’ho conosciuta ed apprezzata la scorsa estate), ma contro i contestatori. Anche se credo che dobbiamo saper distinguere le cause giuste (anche “il Giornale”, che personalmente non leggo perchè non amo Berlusconi, può servire a questo) dalle loro possibili strumentalizzazioni politiche. Ma questa attenzione va rivolta a 360 gradi: anche le manifestazioni per la pace, per il rispetto degli immigrati ecc. possono essere strumentalizzate da forze politiche pronte ad “usarci” per fare altre cose che non vorremmo…

    4 Febbraio, 2008 - 23:58
  43. raffaele.savigni

    Trovo stimolante l’articolo citato da Leone. Anch’io conoscevo un prete di Bologna, docente universitario, purtroppo defunto (Alessandro avrà capito di chi parlo), che dava tutto il suo stipendio ai “vagabondi” di Bologna, senza chiedersi troppo se ne approfittassero per non lavorare, per fare cose discutibili ecc. Mi disse una volta che erano esigenti, “pretendevano” che lui pagasse loro l’affitto: dopo la prima o la seconda volta, diventava un “diritto”. Ma lui continuava lo stesso a dare tutto se stesso a queste persone… Io, confesso, agisco diversamente: salvo eccezioni, preferisco non dare soldi a persone che chiedono l’elemosina e che non conosco; piuttosto aiuto un’associazione. Quando prendevo il treno da Milano ogni venerdì (vent’anni fa) mi capitava di incontrare spesso qualcuno che chiedeva soldi per “andare a disintossicarsi in una comunità terapeutica”: ma la settimana dopo era ancora lì… E alla stazione di Bologna, verso sera, incontri le solite persone che chiedono soldi perchè gli manca qualcosa per pagarsi il biglietto…

    5 Febbraio, 2008 - 0:05
  44. Leggo il primo commento a questo post e mi viene da rispondere a queste parole di Pomilio piuttosto che a quello scritto da Luigi: credo che il compito del cristiano non sia solo quello di tenere aperta una domanda, ma di testimoniare con gioia di aver trovato una risposta nella propria vita e di proporla con amore e con l’entusiasmo di chi ha trovato un tesoro in un campo e vive per quello e per nient’altro. Perchè la gioia ha sempre contagiato e interrogato da sola ma i motivi di questa gioia non sempre sono palesi e forse il mondo di oggi che ha sete di Dio non riesce ad incontrarlo perchè non legge nella nostra vita quotidiana le ragioni della nostra fede e della nostra gioia. con amicizia

    5 Febbraio, 2008 - 6:56
  45. “testimoniare con gioia di aver trovato una risposta”
    grazie!

    Per Savigni: “un prete di Bologna, docente universitario”
    non l’ho conosciuto direttamente, ma per caso ebbi la ventura di sentire una sua predica in cui diceva più o meno:
    “tutti dobbiamo convertirci, o meglio, io so che io ho bisogno di convertirmi….”
    sarebbe bello potere raggiunger quella maturità che consente di potere dirsi la stessa cosa
    che potenza interiore da un omino così piccolo

    5 Febbraio, 2008 - 8:09
  46. ignigo74

    @ Alessandro Canelli
    La parola “omino” è davvero brutta. Capisco che il reverendo bononiense evidentemente non era fisicamente un vatusso – ma certo un gigante della Fede e della Carità – però, omino è davvero parola inquietante. Ha quasi una sfumatura razzista: “l’omino del parcheggio”, “l’omino della lavatrice”… e altre borghesi delizie linguistiche che stanno bene pronunciate – che so – dalla Versace ma non dal grande Alessandro Canelli, lo dico con affetto ben sapendo so che non c’era questa intenzione ma solo un desiderio descrittivo fisico nell’uso canelliano della parola “omino”. Per quanto mi riguarda la parola “omino” l’ho cancellata – con fatica, ammetto. Così come tento di non usare la parola “strano” riferita a persona. Anche la parola “normale” mi mette in difficoltà: da vicino nessuno è normale (F. Basaglia).
    Tant’è, l’omino Cuffaro, l’omino Mastela non suona poi così male.

    5 Febbraio, 2008 - 10:17
  47. Leopoldo

    Ho letto il post di marta paola. Suppongo che le frasi citate le abbiano scritte per davvero dei bambini, dal momento che sono firmate.
    A me piacciono, perché tutte sono attraversate dalla confidenza con Gesù e, soprattutto, da una grande fiducia in lui. Forse perché non hanno ancora conosciuto il dolore che trafigge il mondo ogni attimo che passa.
    Io penso che “essere come bambini” significhi anche riuscire a mantenere la confidenza con Gesù e la fiducia in lui nonostante questo dolore.

    5 Febbraio, 2008 - 10:34
  48. … riprendo lo spunto di Luigi (e accolgo l’appello di matteo). Condivido con voi tutti un pensiero, in questi giorno un po’ particolari per me.

    Signore, vorrei avere davvero sete e fame di te. O vorrei averne di più.
    Forse mi accontento solo di custodirmi un languorino allo stomaco (tanto per poter dire in giro che sono cristiano), che troppo spesso poi tacito con un buon boccone… roba prelibata (o che a me sembra tale), che scelgo io, e quando voglio io.

    Se uno ha sete, beve tutto quello che gli viene offerto, fino in fondo, se si fida della mano che gliene offre. Non seleziona, non sceglie, ma trangugia.

    Se uno ha fame, non fa tanto il difficile… deve “mollare” qualcosa di se stesso, delle sue sicurezze, dei suoi “principi”.

    La vera domanda è: oggi, mi fido di te, Signore? Nelle tue mani consegno la mia risposta, ogni giorno.

    5 Febbraio, 2008 - 10:44
  49. Leopoldo

    Il moralista, e ora chi ci crede che non si siamo messi d’accordo per scrivere i due post? 🙂

    5 Febbraio, 2008 - 10:47
  50. Massimo D

    A me non sembra che “omino” abbia una connotazione così negativa. E’ un termine che si usa spesso per mettere in contrasto la minutezza fisica o l’umiltà di aspetto con la grandezza d’animo.
    Non è certo paragonabile a “omuncolo”, che sa di sub-umano, o al siciliano “ominicchio”, categoria che Sciascia colloca piuttosto in basso nella sua gerarchia dei tipi umani.

    5 Febbraio, 2008 - 10:54
  51. Omino: è usato come vezzeggiativo, oltre che per le davvero minute dimensioni dell’uomo in questione.
    Ma diventa rafforzativo dell’idea per contrasto, alla fine.
    Forse è questione di usi locali, ma non avevo percepito il possibile lato negativo….

    5 Febbraio, 2008 - 11:28
  52. Luigi Accattoli

    A Savigni, Canelli, Ignigo74, Massimo D. Difendo “omino” con l’autorità di Lucio Dalla: “un omino piccolo così”, di “Attenti al lupo”. Nel caso di don Paolino Serra Zanetti – mi chiedo perchè lo indichiate senza nominarlo… – suona benissimo anche a motivo dell’assonanza con “Paolino” e con la figura minuta e storta di quel grande.

    5 Febbraio, 2008 - 13:06
  53. LEONE

    Leopoldo condivido la tua opinione sui commenti dei ragazzi, a me piacciono molto, in fondo anch’io conservo un fondo di ingenuità che per qulcuno è un difetto ma che son contento di avere.

    5 Febbraio, 2008 - 13:22
  54. …giuro solennemente che io e Leopoldo non ci siamo messi d’accordo. 🙂

    5 Febbraio, 2008 - 13:27
  55. Don Paolino santo, subito o anche tra un po’, che tanto è santo lo stesso.

    5 Febbraio, 2008 - 13:56
  56. Sumpontcura

    Vorrei fare qualche considerazione sull’intervento di Lazzaro (ieri sera, ore 22:08).
    La differenza fra i morti per aborto e quelli sul lavoro o per incidente stradale non è (solo) quantitativa: l’aborto è un gesto volontario, meditato e deciso con piena avvertenza e deliberato consenso, gli altri omicidi no. Anche la legge degli uomini distingue, come è giusto, un omicidio volontario da uno preterintenzionale o colposo. Il catechismo di Pio X poneva – se non ricordo male – l’omicidio volontario fra i peccati “che gridano vendetta al cospetto di Dio”.
    Certo, resta da stabilire se sia possibile equiparare l’omicidio con la soppressione di un feto. Personalmente – fatta salva la “compassione” nei confronti della donna, l’obbligo morale e materiale di assisterla e aiutarla a scegliere la vita, e fatto salvo il carattere di compromesso della legge 194 – io credo che sia possibile e doveroso. Se vogliamo adoperare termini diversi, facciamo pure, ma la sostanza non mi pare che cambi di molto.

    5 Febbraio, 2008 - 14:31
  57. lazzaro

    Grazie, Sump.
    Ma pensi: i morti per infortunio sul lavoro o in incidenti stradali sono più o meno pari agli abitanti del mio comune di origine o a quelli della mia parrocchia attuale. E’ come se ogni anno scomparissero un intero comune o la totalità di una parrocchia. Questa tragedia immane, centellinata in 365 giorni, non merita attenzione, impegno, perseveranza per prevenirla o limitarla? Perché tanta insistenza sull’aborto e tanta omissione su quelle morti bianche? E’ proprio necessario che ne muoiano sei per volta perché ci si ricordi di quelle vittime? Io penso che per lei questi interrogativi possono essere retorici, perché lei la risposta la sa. Perché lei è un “cercatore” sensibile e sincero.
    Con stima.

    5 Febbraio, 2008 - 16:53
  58. peccato…
    che quando l’angelo della morte passa,
    non si metta a far differenza di volontarietà o meno,
    dubito persino che abbia letto il catechismo di noi umani (perchè loro abituati a vivere al cospetto di Dio non hanno bisogno di catechismo)

    Ma la sete di Dio rimarrà inconsunta, nonostante le morti di noi, poveri umani, e non saranno le conte a fare la differenza di più o meno sete di quell’acqua che nemmeno il pozzo della samaritana poteva definitivamente togliere.

    Signore, che la sete di te non mi faccia diventare arrogante,
    incapace di guardare i miei limiti,
    solo perchè sto cercando di volgere il mio sguardo verso Te.

    Signore spreca un poco di acqua sulla terra e impastala sui miei occhi,
    perchè io veda,
    se non ora, almeno che sia secondo la tua volontà,
    mi va bene anche l’ultimo giorno…

    5 Febbraio, 2008 - 17:17
  59. Sumpontcura

    Caro Lazzaro,
    (perdonami se continuo a darti del tu: continuerò a farlo, perché ai fratelli si dà del tu).
    Per gli incidenti stradali, non so se si possa fare molto di più di quanto fanno o hanno fatto i governi: etilometro, patente a punti, campagne d’informazione e di formazione, anche tramite i media… Ma per le vittime degli “incidenti” sul lavoro la questione è diversa, soprattutto se pensiamo che le statistiche internazionali ci mettono ai primi posti di una graduatoria infamante.
    Su questo non posso che essere d’accordo con le tue considerazioni; non mancano, certo, a quel che so io, preti e vescovi che dedicano amore, indignazione ed esempi a questa lotta di civiltà e di carità: contro il silenzio, contro l’indifferenza, anche la stampa cattolica appare abbastanza presente, e papa Benedetto non mi pare che aspetti il verificarsi di fatti eclatanti per muovere la sua parola contro il muro dell’egoismo edificato utilizzando esseri umani a esclusivo fine di profitto. Però anch’io ho a volte l’impressione che si potrebbe fare di più, da parte di noi tutti.
    Vorrei dedicarti il testo di una canzone di Paolo Pietrangeli, scritta una quarantina d’anni fa ma – per certi aspetti – amaramente attuale; gli ultimi versi sono uno schiaffo, per noi, ma credo che faremmo bene a tenercelo e a sentire le guance bruciare per un bel po’.

    T’ho visto lì per terra,
    nel sole del cantiere,
    le braccia e gambe rotte dal dolore (…)
    poi ti ha coperto il viso
    la giacca del padrone che ti ha ucciso;
    t’hanno nascosto subito,
    eri per loro ormai da buttar via.

    Ci dicon: Siete uguali.
    Ma io vorrei sapere:
    uguali davanti a chi?
    uguali perché e per chi?
    E’ comodo per voi
    dire che siamo uguali
    davanti a una giustizia partigiana:
    che è questa giustizia
    se non la vostra guardia quotidiana?

    Ci dicon: Siete uguali.
    Ma io vorrei sapere:
    uguali davanti a chi?
    uguali perché e per chi?
    E’ comodo per voi,
    che avete in mano tutto,
    dire che siamo uguali davanti a Dio.
    E’ un Dio che è tutto vostro,
    è un Dio che non accetto e non conosco…

    5 Febbraio, 2008 - 17:25
  60. sono giorni di febbre alta,
    l’influenza mi ha colto di sorpresa,
    la sinusite era al suo massimo di infiammazione, la testa pareva esplodermi,
    tra i 20 minuti di un aerosol e l’altro, ho provato a scorrere i topic e i commenti.
    Ecco solo quando sono nella malattia, le ossa rotte, la testa in continua pressione, la debolezza che ti regala un corpo che non vuol reagire,
    solo allora riesco a capire l’altrui povertà, fisica, morale, psicologica, e non ho la forza per giudicare,
    mi rimane solo la richiesta del cieco dinanzi a Gesù, che è divenuta preghiera per tanta parte della umanità nella Chiesa,
    in questa debolezza riesco un poco a percepire i dolori altrui, i tumori, le cancrene, l’attesa del boia, i supplizi di ogni giorno in Iran, e in tanti altri paesi in ogni continente di questa povera terra.
    Mio Dio come sono impotente.

    5 Febbraio, 2008 - 17:28
  61. Iginio

    Come come come? Si parla tanto di incontro con l’Altro, di Accoglienza dell’Immigrato ecc. ecc., e poi basta un semplice articolo in inglese per mandare in tilt i frequentatori di questo blog?!? 🙂 🙂 🙂

    5 Febbraio, 2008 - 19:38
  62. Sumpontcura

    Ohinoi sì, caro Iginio. Quando siamo arrivati nei pressi del Cenacolo, ci han detto che i doni delle lingue erano finiti.

    5 Febbraio, 2008 - 19:46
  63. targum55

    “Nel giorno della fine non ci servirà l’inglese”

    5 Febbraio, 2008 - 20:21
  64. lazzaro

    Caro Sump, hai ragione. Tra fratelli ci si dà del tu. Ho sbagliato io.
    Per ciò che riguarda i “decessi di massa” diversi dall’aborto, è vero, si potrebbe fare di più, almeno tanto quanto per l’aborto. Ma a me quello che disturba di più è la strumentalizzazione politica di un dramma che lascia dietro di sé morti e strazi, irrecuperabili quelli, inestinguibili questi.
    Oggi, pensando proprio all’aborto, mi è venuta in mente una domanda: chi sa se la pubblica peccatrice che profumò e poi asciugo con i capelli i piedi di Gesù aveva mai abortito? E che grande Gesù, Lui ebreo che per le donne prevedeva il capo coperto, ad accettare l’omaggio reso da quella donna, utilizzando con Lui un mezzo di seduzione femminile come i capelli, appunto.
    Nessuno scandalo, direi nessuna scomunica.
    Grazie per la canzone, e soprattutto per i cazzotti degli ultimi due versi.
    Se permetti, ricambio con una poesia che potrebbe essere utile anche a Matteo, così “fragile” nella sua influenza. Se già la conosci, pazienza:

    Il mio Dio è fragile

    Il mio Dio non è un dio duro, impenetrabile, / insensibile, stoico, impassibile. / Il mio Dio è fragile. / E’ della mia razza. / E io della sua. / Lui è uomo e io quasi Dio. / Perché io potessi assaporare la divinità / Lui amò il mio fango.
    L’amore ha reso fragile il mio Dio. / Il mio Dio ebbe fame e sonno e si riposò. / Il mio Dio fu sensibile. / Il mio Dio si irritò, fu passionale, / e fu dolce come un bambino.
    Il mio Dio fu nutrito da una madre, / ne sentì e bevve tutta la tenerezza femminile. / Il mio Dio tremò dinnanzi alla morte. / Non amò mai il dolore, non fu mai amico / della malattia. Per questo curò gli infermi. / Il mio Dio patì l’esilio, / fu perseguitato e acclamato.
    Amò tutto quanto è umano, il mio Dio: / le cose e gli uomini, il pane e la donna; / i buoni e i peccatori. / Il mio Dio fu un uomo del suo tempo. / Vestiva come tutti, / parlava il dialetto della sua terra, / lavorava con le sue mani, / gridava come i profeti.
    Il mio Dio fu debole con i deboli / e superbo con i superbi. / Morì giovane perché era sincero. / Lo uccisero perché lo tradiva la verità che era / nei suoi occhi. / Ma il mio Dio morì senza odiare. / Morì scusando più che perdonando.
    Il mio Dio è fragile. / Il mio Dio ruppe con la vecchia morale / del dente per dente, / della vendetta meschina, / per inaugurare la frontiera di un amore / e di una violenza totalmente nuova.
    Il mio Dio gettato nel solco, / schiacciato contro terra, / tradito, abbandonato, incompreso, / continuò ad amare. / Per questo il mio Dio vinse la morte. / E comparve con un frutto nuovo tra le mani: / la Resurrezione. / Per questo noi siamo tutti sulla via / della Resurrezione: / gli uomini e le cose.
    E’ difficile per tanti il mio Dio fragile. / Il mio Dio che piange, / il mio Dio che non si difende.
    E’ difficile il mio Dio abbandonato da Dio. / Il mio Dio che deve morire per trionfare. / Il mio Dio che fa di un ladro e criminale / il primo santo della sua Chiesa. / Il mio Dio giovane che muore / con l’accusa di agitatore politico. / Il mio Dio sacerdote e profeta / che subisce la morte come la prima vergogna / di tutte le inquisizioni della storia.
    E’ difficile il mio fragile amico della vita. / Il mio Dio che soffrì il morso / di tutte le tentazioni. / Il mio Dio che sudò sangue / prima di accettare la volontà del Padre.
    E’ difficile questo mio Dio, / questo mio Dio fragile, / per chi pensa di trionfare soltanto vincendo, / per chi si difende soltanto uccidendo, / per chi salvezza vuol dire sforzo e non regalo, / per chi considera peccato quello che è umano, / per chi il santo è uguale allo stoico / e Cristo a un angelo.
    E’ difficile il mio Dio Fragile / per quelli che continuano a sognare un Dio / che non somigli agli uomini.
    Juan Arias

    5 Febbraio, 2008 - 20:49
  65. Luigi Accattoli

    Quante ottime letture propongono i visitatori. Iginio grazie della stimolante segnalazione dell’inattuale saggio del domenicano Aidan Nichols: non c’è una riga che non suoni come una sveglia! Non so quanto il recensore sia puntuale, ma certo mi colpisce – tra tutte – l’idea che non sarebbe una cattiva faccenda se dovessero sparire “le altre religioni cristiane e non cristiane” dal momento che la fede cattolica ha la pienezza di ognuna delle risorse presenti nelle altre. Sarà che non so mettermi in quella prospettiva concorrenziale, ma da non teologo mi chiedo: se sparissero i cristiani russi che praticano la preghiera di Gesù, gli ebrei che pregano i salmi e ogni credente musulmano nell’unico Dio con le sue cinque invocazioni quotidiane – il mondo sarebbe migliore? O non trionferebbe dappertutto l’idolatria? E’ solo una domanda da girare – mi rendo conto – non a lei ma all’energico pensatore domenicano.

    6 Febbraio, 2008 - 12:26
  66. Luigi Accattoli

    Matteo che nella sua debolezza “un poco” percepisce “i dolori altrui, i tumori, le cancrene, l’attesa del boia, i supplizi di ogni giorno in Iran” – grazie di averlo raccontato.

    6 Febbraio, 2008 - 13:03
  67. LEONE

    Grazie per la traduzione del senso dell’articolo Luigi.
    Mi ripeto penso che se ci sono tante religioni nel mondo è un dato di fatto REALE, (scusate ma sto leggendo FLANNERY O CONNOR mitica scrittice cattolica americana e ne prendo spunto), per cui è perfettamente inutile disquisire di questo, cerchiamo invece di andare d’accordo con quello che esiste piuttosto che sognare soluzioni impraticabili.
    Sulle altre religioni come vie altre di salvezza mi sono già spiegato più volte.

    6 Febbraio, 2008 - 13:13
  68. Luigi Accattoli

    A Lazzaro che ha riportato un testo poetico di Juan Arias. Conosco Juan come vivace collega spagnolo di tanti viaggi papali – quando lavorava per El Pais – mai timoroso di mostrare le sue fragilità. La sua prosa poetica mi richiama un momento tra i più felici della predicazione di papa Benedetto da me segnalato con un post del 15 aprile 2007: “Il nostro è un Dio ferito”.

    6 Febbraio, 2008 - 13:13
  69. Luigi Accattoli

    Grazie a Leone per il bellissimo testo di Maurilio Guasco. Maurilio buona tempra di storico e di prete, che bene ho conosciuto.

    6 Febbraio, 2008 - 13:18
  70. lazzaro

    Ho letto il bellissimo articolo segnalato da Leone. Vi si parla di “dolore innocente” riferito a quello patito dai bambini. Un’espressione comune, del resto. Ma è esatta? Se esite un dolore innocente, deve esistere anche un dolore colpevole. Ma colpevole a motivo di cosa? Dio non vuole il dolore come condanna. Non è più giusto, allora, parlare solo di dolore, senza aggettivi, anche quando esso è riferito ai bambini.
    E’ ovvio, comunque, che vedere soffrire un bambino schianta il cuore. Ma anche lui soffre solo perché è imperfetto, incompleto.

    6 Febbraio, 2008 - 14:59
  71. Anche io ho letto l’articolo di Spadaro SJ,
    ma non puo’ non lasciare perplessi.
    Leggo da molti anni Spadaro,
    ne apprezzo la sua grande capacità di approfondimenti di diverse tematiche,
    mi sconvolge quel che percepisco come un suo terrore di chiamare per nome esperienze personali, tacendole fino a negarle, mettendo solo in luce una parte, di una realtà, ma mai nella complessità del suo esistere.
    Basta digitare il suo nome su google accedento ai suoi portali e rendersi conto dei suoi silenzi……

    Relativamente a Lazzaro,
    non sconvolgerti,
    ho ascoltato il vescovo di Enna (e ti risparmio i particolari…)
    che ha affermato che ci sono morti innocenti e morti colpevoli (magari sul web trovate pure di cosa stava parlando….),
    se non erro la settimana scorsa.

    6 Febbraio, 2008 - 15:14
  72. LEONE

    Scusa Matteo, potresti spiegarti meglio, io conosco la scrittrice americana Flannery O Connor e questo articolo mi era sembrato un bellissimo commento per capire i suoi scritti.

    6 Febbraio, 2008 - 15:25
  73. chiedo scusa se sono sembrato un po rigido,
    io non mi riferivo alla scrittrice americana,
    ma all’articolo di p. Antonio Spadaro S.I.,
    che comunque è interessante,
    ma è sempre bene approfondire,
    io personalmente non mi fermo mai ad una lettura di primo approccio, per cercare di capire, cerco di seguire ogni filo e vedere dove mi porta.
    Spadaro è un buon intellettuale, ma altri suoi confratelli hanno dimostrato più coraggio, ma gli manifesto la mia solidarietà.
    D’altronde, poi chi li va a sentire quelli della CDF…. e quelle so’ rogne.
    Lo so Leone, che mi manderesti a quel paese, ma il web è grande per cercare….

    6 Febbraio, 2008 - 15:36
  74. Iginio

    Per Accattoli: scusi ma non capisco. E’ ovvio che un cristiano cattolico ritenga la sua religione come l’unica vera e Cristo come il Signore dell’Universo a Cui solo – e solo a Lui – rendere culto. Non capisco quale sarebbe l’idolatria. Quanto al resto, la dea Kali’ arricchisce il patrimonio spirituale dell’umanita’? I riti voodoo forse? Mah…
    Per il resto, vedo che lo stile “professori della Sapienza” va di moda anche tra i lettori di questo blog, dato che si ritiene di capire un articolo senza averlo letto solo grazie al “senso” che lei ne avrebbe citato. Complimenti, siamo in buone mani…
    Ho visto che ha citato Maurilio Guasco. Avrei una domanda in merito, che giro a lei. Tempo fa il reverendo in questione richiamo’ l’attenzione per aver scritto che non aveva senso affidare la difesa politica dei “valori cristiani” (riuso questa espressione per comodita’ anche se non mi piace, come pi’ volte ho detto) a persone come Casini, il quale aveva una condizione di vita non in linea con la dottrina cattolica. Bene. Che dire pero’ di un certo Maurilio Guasco che nei primi anni Ottanta sottoscriveva manifesti contro papa Giovanni Paolo II “reo”, secondo lui, di reprimere la liberta’ teologica, solo perche’ aveva condannato Kung? Che un prete e teologo cattolico si ribelli al Papa e’ in linea con la dottrina cattolica? Anche qui: mah…
    E’ pericoloso fare i moralisti ispirati, si rischia sempre di cadere in contraddizione…

    6 Febbraio, 2008 - 17:06
  75. LEONE

    Scusi Iginio, prima di dare dei giudizi su chiunque conti fino a 100, è una buona regola.
    Se Lei mette un articolo in Inglese, io che lo mastico appena faccio una fatica boia a tradurlo, se Luigi ne ha spiegato il senso, ed alcuni passi, li ho commentati come da Blog.
    Tranquillo, ho ascoltato anche il DALAI LAMA e sta sicuro che ne ritroveremo in cielo molti da oriente ed Occidente e magari di altre religioni.
    E magari staranno nella sua stessa stanza, pensi che bello………………..

    6 Febbraio, 2008 - 17:19
  76. LEONE

    Per Matteo, leggi qualcosa della O Connor ti piacerà sicuramente.

    6 Febbraio, 2008 - 17:20
  77. … comunque, daje e daje, a forza di tirare in ballo i moralisti (non è la prima volta), più o meno ispirati, Iginio, mi stai facendo un sacco di pubblicità… w i moralisti, se sono come Luigi.

    6 Febbraio, 2008 - 17:55
  78. grazie della indicazione,
    cercherò di leggere anche la o Connor,
    sono sempre stato curioso
    e non mi lascio mettere in crisi facilmente,
    anche se mi piacerebbe dire a qualcuno che dubito che noi abbiamo l’esclusiva di tutta la verità,
    visto che dopo 500 anni anche la mia chiesa cattolica ha dovuto “capire” la “Confessione di Augusta” e una nuova “lettura” della persona del suo figlio Lutero…. (con la complicità del prefetto della CDF…),
    sì è vero,
    prima di fare affermazioni apodittiche,
    è meglio contare……

    6 Febbraio, 2008 - 17:58
  79. Come un malatino qualsiasi, dal letto mi sono visto la s.Messa a Santa Sabina,del Papa.
    I fedeli avevano davanti l’altare bardato di candelabri, davanti al candelabro centrale, il crocifisso, il Santo Padre in fondo all’abside sul trono in pietra, circondato dal collegio cardinalizio.
    Stupenda visione di partecipazione per i fedeli che potevano così ascoltare senza distrazioni la meditazione del papa avendo dinanzi i soli altare e candelabri, purtroppo il crocifisso non si notava perchè era coperto dal candelabro.
    Con piacere ho notato che i miei amici del Seminario Romano Maggiore si sono adeguati, con l’altare sormontato di candelabri, e il Santo Padre in fondo all’abside per la gioia dei fedeli che avevano davanti l’altare.
    Spero che presto rimettano le balaustre (purtroppo nuove, le vecchie sono andate perse)
    A Gloria Dei, il passaparola sta funzionando bene.
    Basta semplicemente non farsi domande.
    E io me ne guardo bene.

    6 Febbraio, 2008 - 18:58
  80. Iginio

    Dire: “Nessuno ha l’esclusiva della verita’” e’ logicamente una contraddizione in termini, dato che viene presentata come una verita’, come i miei interlocutori chiaramente comprenderanno, se solo contano fino a cento prima di scrivere.
    Nessuno ha mai detto che la Divina Provvidenza non si prenda cura anche di chi non conosce Cristo. Detto questo, la salvezza (e la liberazione…) passa da Lui. Altrimenti i primi cristiani potevano benissimo fare a meno di predicarLo, anzi Egli stesso poteva benissimo fare a meno di farsi mettere in croce. O no?
    Quanto alla conoscenza delle lingue, continuo a esternare il mio sconcerto razionale. Nessuno e’ obbligato a conoscere l’inglese in Italia. Forse pero’ ci si aspetta che lo conosca, se -prima di contare fino a cento – da’ lezioni su come si accolgono gli stranieri.

    6 Febbraio, 2008 - 19:06
  81. lycopodium

    Parola di Diotrefe.

    6 Febbraio, 2008 - 19:07
  82. lycopodium

    ops! due secondi di ritardo

    6 Febbraio, 2008 - 19:09
  83. Iginio

    Quest’infinito (e sfinente) carnevale
    d Davide Rondoni

    Come in ogni carnevale, anche in questo serraglio Italia si incontrano maschere vecchie e maschere nuove. Accanto alle maschere intramontabili – come gli arlecchini, le fatine, gli zorri – ce ne sono alcune che anni fa sembravano di gran moda e invece son passate presto, e a vederle ancora in giro mette una specie di mestizia. Tipo quelle provenienti da vecchi film di successo, ma ormai finiti in archivio.

    Una di queste maschere che nel centro della festa mettono un’ombra di malinconia, è formata da una coppia, così come magari un tempo andavano di moda Diabolik ed Eva Kant. Intendo la coppia di maschere ‘del laico e del credente’. Ormai sono due maschere desuete, indossate certo ancora in qualche bel dibbbbbattitttone, ma che alla luce di tante vicende recenti sono diventate irrimediabilmente vecchie, almeno come si presentavano fino a poco tempo fa. Il pressing del Papa sui temi dell’uso retto della ragione, le straordinarie inquietudini di gente di fede e di gente senza fede dinanzi a belle scoperte o ad abusi della scienza e del pensiero, le differenze che si mostrano tra le religioni, hanno fatto sì che le due maschere non funzionino più. E chi ancora le indossa sembra un poco ridicolo.

    Oggi le maschere al passo coi tempi sono diventate altre: il ragionevole e l’indispettito. Come dire: chi usa la ragione, credente o no, oppure chi non la usa, e se ne difende in modo meschino e a dispetto della realtà, credente o meno che sia. Così come fa un poco tenerezza vedere ancora in giro la maschera del ‘progressista’, quella col sorriso a tutta dentiera di colui che si sente sempre il più moderno, il più avanti, il più più. Il vero progresso si sta muovendo spesso sulle vie che lui aveva chiuso o scartato. Mentre altre sue vie luminose e progressive si stanno svelando vicoli ciechi e bui. Allo stesso modo anche la maschera del ‘tradizionalista’, di quello che lui sì sa come difendere le radici della tradizione bla bla bla, sembra irrimediabilmente triste. La tradizione per nutrire il presente non ha bisogno delle sue rampogne e della sua noia.

    Altra maschera un poco intristita è quella dell’intellettuale cattolico. Quella di chi pensava di essere una specie di avanguardia dei cattolici poiché aveva letto o scritto qualche libro. Come se la fede fosse un problema di cultura, e non di fede appunto.

    Che veniva blandito o si autoblandiva (ah! l’orgoglio ne ha fregati più del petrolio cantava Vasco Rossi) perché si presumeva che il popolino fosse ancora preda delle tenebre mentre lui o lei potevano essere accolti e onorati nei salotti del pensiero anticristiano. Ci siamo accorti che il popolo cattolico, attento ai suoi pastori, è molto più avanti di tanti che portavano con sussiego quella maschera piena di piume.

    In un altro settore della infinita e a tratti sfinente festa perpetua del carnevale italico, sta mostrando le sue rughe la mascherina del ‘tecnico prestato alla politica’. Tale ormai la melassa di rapporti tra banche, cooperative, aziende, cattedre, consulenze e giochi della politica, che quella mascherina non fa più ridere nessuno. E anche la maschera del ‘comico impegnato’ che sparge acido è stata surclassata da quella del comico che fa ridere e pensare davvero.

    Dunque, ora su le maschere e ognuno reciti la sua vecchia parte. Oppure la smetta, e il carnevale sarà finalmente una festa un po’ allegra. Così mascherarsi sarà davvero una bella ragazzata e non l’appendice di una normalità passata tra volti di cartone e buchi al posto degli occhi.

    6 Febbraio, 2008 - 19:21
  84. Mi fa piacere che comunque ci sia chi ha l’esclusiva della verità,
    ma che cosa è la verità ???????

    Peccato !
    Io ho soltanto Cristo e Cristo crocifisso e risorto,
    ma ho l’impressione che non mi dia tutta quella arroganza di possedere l’esclusiva della verità,
    mentre mi chiede di farmi “uiltimo” “servo più piccolo”
    con tutta la fatica di essere più piccolo
    perchè
    è veramente difficile essere piccoli…..
    accidenti quanto è difficile.

    Beato chi si può permettere un divertissement su eventuali contraddizioni in termini, accidenti che belle parole,
    ma ai fatti?
    essere di Cristo giorno per giorno, facendosi tutto a tutti?

    6 Febbraio, 2008 - 19:26
  85. targum55

    “Dire: “Nessuno ha l’esclusiva della verita’” e’ logicamente una contraddizione in termini, dato che viene presentata come una verita”

    Le cose non mi sembrano così semplici. Si potrebbe replicare con Sesto Empirico: anche se la dimostrazione dell’impossibilità della dimostrazione scacciasse se medesima, non per questo verrebbe a convalidare l’esistenza della dimostrazione. Forse ci è chiesto ancora di non essere semplicemente uomini (1 Cor 3,4). In altri termini, forse è bene rispettare lo scarto tra la fede e il trionfo escatologico della fede, tra Chiesa e Regno… and so on!

    6 Febbraio, 2008 - 19:56
  86. Luigi Accattoli

    A Iginio e Leone e altri. Quel passaggio che prendevo in esame era solo un tema su circa una ventina trattati nellopera di quel domenicano che l’articolo recensiva. Non era il senso del libro che è invece ben reso dal titolo dell’opera recensita: “Il Regno: un saggio inattuale sulla conversione dell’Inghilterra”. Tratta cioè delle opportunità di proporre e realizzare oggi, in Gran Bretagna, conversioni al cattolicesimo. La mia osservazione riguardava la eventuale “scomparsa” – così si legge nella recensione – delle altre Chiese e religioni, vista come positiva. E mi chiedevo, da non teologo e chissà che avrò capito, se sia da considerare un vantaggio per il mondo il fatto – poniamo – che sulla terra non vi siano più, un domani, dei credenti cristiani ortodossi o ebrei o musulmani. Certo se la scomparsa volesse dire conversione di tutti loro al cattolicesimo non avrei obiettare, ma mi pareva che in quel contesto si parlasse di scomparsa nel secolarismo, e qui non sarei motivato a festeggiare. Meglio – io dico – che vi siano cristiani non cattolici invece che non cristiani, ebrei credenti invece che secolarizzati, musulmani che pregano invece che – poniamo – arabi idolatri quali erano quelli dell’Arabia prima dell’Islam.

    6 Febbraio, 2008 - 20:39
  87. lycopodium

    … e meglio atei devoti che devoti dell’ateismo.

    6 Febbraio, 2008 - 20:43
  88. Iginio, io l’inglese lo so, perchè devo fare i conti con un mondo anglofono. E perchè dovevo campare in New Jersey.
    Ma penso che quello che fanno nella mia parrocchia, ovvero insegnare l’italiano agli stranieri, abbia più a che fare con l’accoglienza del mio sapere l’inglese.

    7 Febbraio, 2008 - 8:14
  89. LEONE

    Limiti delle religioni. Verità e senso (Carlo Baroncelli)

    Le “religioni” non hanno il monopolio della religione. (R. Panikkar)

    Il dialogo tra religioni è oggi inevitabile e necessario.
    L’incontro/scontro globale tra popoli e culture comporta ovviamente
    l’incontro/scontro delle rispettive religioni. Questo evento epocale
    scuote un Occidente, da una parte secolarizzato e disincantato,
    ammaliato – e al contempo spaventato – dal potere della propria
    “tecnoscienza”. Dall’altra, lo attraversano fermenti e bisogni che si
    esprimono in una sorta di rinascita del senso religioso: una religiosità
    diffusa, spesso stemperata e fortemente sincretica. Completano il quadro
    l’emergere sempre più prepotente dei fondamentalismi religiosi. La
    situazione e tale da rendere impossibile immaginarne gli sviluppi ma,
    accanto ad aspetti negativi, si presenta ricca di aspetti potenzialmente
    positivi e fecondi.
    Oggi più che mai, come ci ricorda Panikkar, sarebbe un grave errore
    pensare di essere – quand’anche come collettività – autosufficienti.

    Atteggiamenti di fronte al dialogo

    Può forse essere utile riportare una breve descrizione di quelli che
    Raimundo Panikkar considera quattro atteggiamenti che è possibile
    assumere di fronte al problema del dialogo religioso indicandone, nel
    contempo, alcuni tratti problematici (1).

    a) L’esclusivismo (la mia e basta): questo atteggiamento è
    caratterizzato dal fatto che, poiché un credente che appartiene ad una
    religione considera la propria religione come unica espressione della
    verità universale, allora ogni altra affermazione o tradizione religiosa
    che si ponga in contrasto con la propria viene dichiarata falsa.
    Difendere la propria religione come assoluta è come difendere i diritti
    di Dio. Secondo Panikkar, questa posizione porta con sé, oltre all’ovvio
    pericolo dell’intolleranza e del disprezzo degli altri, anche
    “l’intrinseca debolezza di assumere una concezione della verità
    puramente logica” e ingenuamente acritica.

    b) L’inclusivismo (la mia abbraccia tutto): constatando l’impossibilità
    di fatto di rinchiudersi in uno “splendido isolamento” che rifugga un
    confronto inevitabile, è possibile sostenere la posizione per cui la
    propria tradizione religiosa include, a livelli differenti, tutto ciò
    che c’è di vero, ovunque esista. Ovviamente questa forma di
    universalismo deve evitare di scendere troppo su contenuti specifici per
    evitare continue contraddizioni. Inoltre, in questa posizione, sono
    insiti un atteggiamento di superiorità e di paternalismo (nell’avere il
    privilegio di questo punto di osservazione talmente elevato da poter
    abbracciare tutto), nonché il rischio di cadere continuamente in
    contraddizioni logiche nel momento in cui ci dobbiamo confrontare con i
    “dettagli” delle varie tradizioni.

    c) Il parallelismo (tutte verso una stesso fine): in quest’ottica, tutte
    le religioni, qualunque siano i loro itinerari specifici, corrono
    parallele tra loro per incontrarsi (con metafora geometrica) soltanto
    alla fine dei tempi (nell’eschaton). Questa posizione è tollerante, non
    giudicante, evita il sincretismo, ma (sempre secondo Panikkar) “sembra
    andare contro l’esperienza storica, la quale mostra che le tradizioni
    umane e religiose del mondo sono in generale emerse da reciproche
    interferenze, influenze e fecondazioni”. Inoltre ammette la fondamentale
    autosufficienza delle diverse tradizioni religiose e “divide la comunità
    umana in compartimenti stagni”.

    d) L’interpenetrazione (la mia tra le altre): assumendo questa
    posizione, ci avviciniamo con interesse alle tradizioni “del nostro
    vicino” e cominciamo a scoprire “quanto l’altro sia implicato in
    ciascuno di noi e viceversa”. Emerge la possibilità che l’altra
    religione possa essere complementare alla nostra. Le diverse religioni,
    allora, sono impensabili isolatamente, non esistendo che in relazione le
    une con le altre. La difficoltà alla quale è esposta questa posizione
    viene così espressa da Panikkar: “Siamo noi così sicuri di questa
    interprenetrazione? Tra il Karma e la Provvidenza c’è interpenetrazione
    o esclusione reciproca? Su quali basi si può stabilirlo?” Malgrado
    questi aspetti problematici, Panikkar ritiene che quest’ultimo sia
    l’atteggiamento che più di altri apra prospettive e si presti ad una
    possibile crescita spirituale dei soggetti in dialogo, in un processo di
    reciproco arricchimento, considerato che “il fatto religioso ultimo non
    risiede in una dottrina e neanche in una coscienza di sé individuale”.

    Una distinzione opportuna

    Spesso sentir parlare di dialogo religioso ci rimanda all’idea di un
    incontro ufficiale tra rappresentanti di diverse religioni oppure alla
    necessità di studiare le dottrine di altre tradizioni religiose. Questo
    è ciò che Panikkar chiama dialogo inter-religioso. In questa
    prospettiva, l’altro è solamente un mio interlocutore dialettico e “il
    dialogo non oltrepassa i limiti della sociologia”.

    Il dialogo intra-religioso si colloca ad un livello più profondo del
    precedente configurandosi come un “dialogo dialogale”, caratterizzato
    dal riconoscimento dell’altro in quanto soggetto, in quanto tu, e non
    soltanto come non-io. Questa scelta è sicuramente più difficile
    dolorosa. Implica, infatti, un doppio, inevitabile, riconoscimento:
    dell’altro in quanto non-io e dei nostri limiti individuali. Questa
    forma di dialogo ci chiama direttamente in causa, è un dialogo che si
    svolge dentro la nostra stessa persona e che “le toglie la maschera di
    personaggio religioso all’interno della sua tradizione”. È un dialogo
    che diventa esso stesso itinerario religioso, con tutto il travaglio e
    lo smarrimento che ciò comporta. Un dialogo nel quale la ricerca della
    salvezza personale passa attraverso l’accettazione dell’insegnamento che
    l’altro può darci. “Si partecipa a questo dialogo non soltanto guardando
    verso l’alto, o indietro, ma anche orizzontalmente, verso il mondo degli
    altri uomini”. Le due forme di dialogo non si escludono, ovviamente, ma
    un dialogo interreligioso che voglia dirsi reale non può non
    accompagnarsi a quello intrareligioso.

    Un dialogo autenticamente religioso non è una “conversazione da
    salotto”, mette in conto il “rischio” di una modifica dei nostri
    orizzonti più profondi e personali. Ed è proprio al livello di queste
    “profondità” che sarà possibile incontrare effettivamente l’altro: non,
    quindi, mettendo da parte la mia fede ma proprio a partire da questa
    potrò incontrare e comprendere il mio interlocutore, la sua altrettanto
    profonda esperienza religiosa. Una volta intrapreso questo radicale
    cammino non sarà più possibile mantenere posizioni di superiorità,
    opinioni precostituite, non sarà possibile prevedere l’esito, il fine
    del cammino stesso. L’altro potrà realmente essere incontrato solo
    “all’incrocio delle strade, fuori dalle mura”, né la mia casa, né quella
    del mio vicino possono divenire luogo d’incontro effettivo. Sarà
    necessario abbandonare la riva sicura per inoltrarsi in mare aperto:
    solamente quando ogni traccia di terra scomparirà alla vista, quando
    sotto di me non vedrò altro che un nero abisso, solo allora potrà
    avvenire l’incontro, il mutuo riconoscimento, l’arricchimento reciproco.
    Solo allora si avrà una vera crescita, (crescita che significa sì
    continuità e sviluppo, ma anche “trasformazione e rivoluzione”), una
    nuova spirale andrà ad aggiungersi alle precedenti provocando un
    ulteriore sviluppo dell’esperienza e della coscienza religiosa.

    Un’occasione per l’Occidente

    In quest’ottica, pensiamo che oggi i tempi possano essere maturi per
    avviare un dialogo profondo con le grandi religioni orientali. Questo
    incontro tra occidente e oriente potrebbe rappresentare un occasione
    unica di crescita, di rigenerazione e di mutua fecondazione. Oggi che,
    come ricorda Panikkar, “la tradizione cristiana occidentale sembra
    essersi svuotata, esaurita, quando tenta di dare al messaggio cristiano
    una espressione significativa per il nostro tempo” (2), accostarsi a
    religioni dove “l’illusione è chiamata per nome, senza falsi pudori, e
    viene estesa a ogni realtà” (3), potrebbe essere un forte stimolo
    affinché un nuovo cammino venga intrapreso: “il vuoto metafisico
    dell’occidente potrà incominciare ad articolare nuove domande”. Nelle
    tradizioni orientali grande importanza è assegnata all’esperienza
    religiosa personale: ciò potrebbe far riscoprire all’occidente il
    significato, la forza e la profondità degli insegnamenti dimenticati dei
    grandi mistici (e penso soprattutto a Meister Eckhart (4)). Potrebbe
    anche rappresentare un invito ad abbandonare le dinamiche di dominio e
    di potenza veicolate dalla tecnoscenza per, finalmente, ri-trovarsi,
    riappacificarsi con la nostra esperienza, con il nostro essere
    qui-e-ora, parte di un pianeta sofferente. Il filosofo zen giapponese
    Daisetz T. Suzuki, commentando il contrasto fra l’interpretazione
    occidentale e quella orientale del mistero del rapporto tra Dio, uomo e
    natura, ha osservato come nella visione biblica “l’uomo è contro Dio, la
    natura è contro Dio, e l’uomo e la natura sono l’uno contro l’altra”
    (5). Nella concezione orientale l’uomo non esiste fuori dalla natura:
    “la natura è il cuore da cui noi proveniamo e verso il quale tendiamo”.

    Non si tratta certo di riesumare orientalismi di facciata o cedere al
    richiamo superficiale delle mode correnti, ma riconoscere che “i grandi
    problemi religiosi passano e attraversano tutte le grandi religioni e
    hanno ripercussioni analoghe in tutti gli ambiti religiosi” (6). Per
    questo Terrin propone l’idea di “dialogo nascosto”, un dialogo lontano
    dai clamori dottrinali, attento invece alle risonanze e agli echi.

    Note

    1. L’analisi di questi quattro atteggiamenti, così come i concetti di
    dialogo inter- e intrareligio, sono tratti da Panikkar R., Il dialogo
    intrareligioso, Cittadella Editrice, Assisi 1988. (Per ragioni di spazio
    abbiamo omesso i riferimenti delle numerose citazioni, n.d.r).
    2. Panikkar R., op. cit., p.145.
    3. Terrin A.N., Il respiro religioso dell’oriente. Luoghi d’incontro con
    il cristianesimo, Dheoniane, Bologna 1997, p.7).
    4. Sulla riscoperta della “via mistica” del cristianesimo leggi Watts
    A., Il Dio invisibile. Cristianesimo e misticismo, Bompiani, Milano 1995
    5. Citato in Campbell J., Tra oriente e occidente, Mondadori, Milano
    1996, p.80.
    6. Terrin A.N., op. cit., p.10

    7 Febbraio, 2008 - 9:06
  90. LEONE

    PER RIFLETTERE INSIEME SALUTI A TUTTI.

    7 Febbraio, 2008 - 9:11
  91. a proposito della querelle Luigi/Iginio/Leone, mi permetto di condividere un versetto del Vangelo di oggi (Lc 9, 22-25): “Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso?”.

    E che giova alla Chiesa guadagnare il mondo intero, se…?

    Ora, mi abbandono a voi… sono pronto al martirio… telematico 🙂

    7 Febbraio, 2008 - 9:46
  92. ciao Moralista,
    di quale querelle parli ?
    io vedo semplicemente alcuni che credono di avere passo sicuro,
    altri hanno l’umiltà di non dare nulla per scontato,
    Guarda Roma con con tutte le sue meravigliose chiese,
    sembra che dovrebbe parlare a tutti del grande mistero di fede pasquale,
    eppure,
    nonostante questo, molti non vedono che un aspetto architettonico,
    e chi è dentro le chiese si guarda bene dall’uscire per le strade….
    e intanto queste meraviglie di fede e potenza anche economica di un tempo splendido e di ricchezze familiari cristiane che avevano a cuore di mostrare attraverso queste costruzioni la propria forza,
    queste chiese di pietra a tanti non dicono più nulla di fede, è pura arte del bello, e non siamo ancora al livello dei cugini spagnoli, che per visitare una chiesa te la fanno pagare come un museo (le mie vacanze la scorsa estate tra Madrid e Barcellona , ho speso più in visita di chiese….).
    Ma lasciamo che continuino i tanti cristiani che amano le parole, continuare a coccolarsi nel loro mondo…..
    Peccato per i futuri presbiteri, impreparati a questo mondo….
    all’interno di una cancellata nera, con tanto di gendarme pontificio all’ingresso….
    fuori le contraddizioni a cui si nascondono….
    dentro le sicurezze che li illudono……
    mentre pseudo-cattolici se la sbattono tra una discussione e l’altra di liturgia VO o NO, grazie anche alla CDF che vuole recuperare i figli di san Pio X, che hanno già deciso di correre in proprio perchè la posta in gioco e tutta la ricerca teologica dello scorso secolo che vogliono sia azzerata.

    7 Febbraio, 2008 - 11:44
  93. LEONE

    Per Iginio, dire che nessuno ha il monopolio della verità o che nessuno ha l’esclusiva della verità non è proprio contradditorio, ma anzi è un’evidenza che tutti possiamo vedere tutti i giorni.
    Se la verità è Dio, e noi non siamo Dio è logico che non possediamo tutta la verità, solo Dio la possiede, e Gesù Cristo che infatti è Dio anch’esso.

    E per farmi capire meglio penso che un po’ di sano relativismo possa essere fecondo, il relativismo del cristiano, quello che viene citato dal Cardinale Martini,o quella che Pankkar definisce la relatività delle posizioni.

    E’ noto, nelle prime battute del Conclave, Martini è stato l’unico,
    vero competitor del cardinale Ratzinger. Un competitor soltanto
    possibile, perché Martini ha subito invitato a convogliare i voti utili
    sul suo “avversario”. Dirà poi, del nuovo Papa, che ripone gran
    fiducia in lui e che sicuramente lui potrà sorprenderci in positivo.
    Tuttavia, il discorso sul relativismo merita più di una chiosa, nello
    stile di sempre, non un’ombra di polemica ma dialogo autentico, finezza
    intellettuale, desiderio di confronto e colloquio amichevole. Però
    fermezza.

    “ Si dice giustamente che c’è troppo relativismo…”. Martini non spiega
    chi lo dice ma ognuno lo sa. Le parole di Ratzinger: “ Si va
    costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come
    definitivo e che lascia come ultima misura soltanto il proprio io e le
    sue voglie”. Martini non lo contraddice, suggerisce che l’approccio può
    essere diverso, più consapevole dell’ urgenza di dialogo. Oltretutto
    esiste un “ relativismo cristiano”. Martini osserva che relativismo
    cristiano significa “leggere tutte le cose che ci circondano ‘ in
    relazione’ al momento in cui tutta la storia sarà palesemente
    giudicata”. E’ il supremo giudizio di Dio alla fine dei tempi. E’ pur
    vero che le verità non sono tutte eguali, e che non è possibile
    sostituire l’una con l’altra, disinvoltamente. Ma “ sarà allora, quando
    verrà il Signore, che finalmente tutti sapremo. Allora si compirà il
    giudizio sulla storia, e sapremo chi aveva ragione. Allora le opere
    degli uomini appariranno nel loro vero valore, e tutte le cose si
    chiariranno, s’ illumineranno, si pacificheranno”. L’uomo, anche l’uomo
    di fede, che spinge il suo ardire a volgere lo sguardo attraverso i
    secoli e i millenni. L’uomo di oggi, con i suoi tormenti di oggi. “
    Quello di cui tutti abbiamo un immenso bisogno – è il pensiero di
    Martini- è imparare a vivere nella diversità: rispettandoci, non
    distruggendoci a vicenda, non ghettizzandoci, non disprezzandoci. Senza
    la pretesa di convertire gli altri da un giorno all’altro, il che crea
    spesso muri ancora più invalicabili. Ma neanche soltanto tollerandoci:
    tollerarsi non basta”. Si misura così la “capacità di pace”. Martini
    vive oggi a Gerusalemme e sa, in solido, di che cosa parla. Il richiamo
    è a Matteo 28: “ Osservare tutto ciò che vi ho comandato, dice Gesù. E
    ciò che Gesù ci ha comandato non è altro che il Discorso della
    Montagna: un discorso in cui parla di gioia, di lealtà, di moderazione
    nel desiderio di guadagno, di amore, di sincerità. Ecco: il nostro
    tentativo deve essere quello di fermentarci a vicenda, perché ciascuno
    sia portato a raggiungere più profondamente la propria autenticità, la
    propria verità. Di fronte a parole che parlano di sincerità, di pace,
    di lealtà, nessuno potrà dire ‘questo non è per me’.”

    7 Febbraio, 2008 - 12:21
  94. ignigo74

    Per Iginio
    Intanto scusi cerchi di esprimere idee sue, con il suo proprio modus cogitandi et digitandi invece che propinare sempre logorroici interventi di altri. E poi guardi una cosa mi è rimasta qua, sullo stomaco, ma proprio non mi va giù: quando in un suo post di qualche giorno fa lei ha detto “me ne vado alla adorazione eucaristica questa cosa che non fa più nessuno ma solo io solo noi che abbiamo il coraggio della nostra fede ecc” (ricostruzione ad sensum). MA QUANDO MAI? Io ho trent’anni e partecipo settimanalmente nella mia comunità parrocchiale alla adorazione eucaristica e, le assicuro signor acidulo Iginio, che non sono il solo. Partecipo da quando ero minorenne, veda lei. E mai mi sarei sognato di dire piagniucolante “ora me ne vado all’adorazione ecc”. Lei, caro Iginio, è ateogeno: spero di cuore che non sia un chierico, spero di cuore che predichi solo qua.

    7 Febbraio, 2008 - 13:44
  95. Il monopolio della verità ce l’ha Dio. Per fortuna la dà in concessione dietro royalties ragionevoli.

    7 Febbraio, 2008 - 15:12
  96. Luca, allora è un disastro… io non c’ho una lira :)… e poi dici che la Chiesa deve essere povera.

    7 Febbraio, 2008 - 15:26
  97. O Leone, che mi fa piacere leggere di codeste analisi.
    i miei sinceri complimenti.
    Un bel modo di contribuire nell’incontrarsi sul pianerottolo,
    senza nessuna prosopopea in tasca.
    bello.

    @ Ignigo,
    suggerirei di non entrare in dialettiche troppo personalistiche,
    possono sfociare in polemiche di pessimo gusto (e senza carità)
    ciao a tutti

    7 Febbraio, 2008 - 15:29
  98. ignigo74

    @matteo
    va bene, è vero, giustissimo, scusate.
    ma quanno ce vò ce vò.

    7 Febbraio, 2008 - 15:31
  99. Iginio

    Non intendo essere trascinato in polemiche da blog (dettate evidentemente da malanimo e superficialita’ e portate avanti con una certa rozzezza tipica dell’Italia dei nostri giorni), dunque mi limito a osservare che, se cito altri, e’ perche’ evidentemente a me non interessa stare al centro dell’attenzione e do spazio a chi se lo merita ma magari non e’ conosciuto.
    Per quanto riguarda me, semplicemente, vado da chi porta Cristo e non credo – a differenza di molti, anche preti, purtroppo – che cercare il meglio sia segno di credersi chissa’ chi.
    Quanno ce vo, ce vo. Il complesso di inferiorita’ non e’ un problema mio. Pretendere di amare gli immigrati e poi attaccare con argomenti sciocchi il connazionale della stessa religione, si commenta da se’.

    Anch’io ho trent’anni e nella mia parrocchia (a Roma, non in Birmania) l’adorazione eucaristica non la fanno (o, se la fanno, si guardano bene dal farvi riferimento), malgrado tutti gli insegnamenti ed esempi dei Papi Woytila e Ratzinger. Il parroco (riposi in pace) anni fa sosteneva che ” e’ meglio un asino vivo di un dottore morto”, prendendo in giro il mio amore per lo studio. Riteneva che alla gente del quartiere importassero solo le cose pratiche, dunque messe e riti vari andavano ridotti al minimo e “modernizzati”, altrimenti la gente si stuferebbe. Quello che contava era invece il cosiddetto oratorio, ossia il campo sportivo, che risulta sempre pieno. In chiesa, invece, alle messe feriali c’e’ solo qualche vecchietta. Forse che gli abitanti del quartiere vivono piu’ felici e contenti?
    Il sottoscritto invece crede che l’uomo non viva di solo pane, come gia’ ebbe a notare Qualcun altro, e che dunque abbia bisogno di ben altro per affrontare la vita. Mi credo chissa’ chi? Mah… Io credo di esprimere una caratteristica comune a ogni essere umano, anche se molti non ne sono consapevoli.
    Un certo Pelagio credeva che l’uomo potesse salvarsi da se’, piu’ o meno. Mi pare sia stato confutato da tempo e del resto l’esperienza plurisecolare ha mostrato la fallacia di certe aspirazioni. Il fatto che ancora oggi nella Chiesa vi siano persone che ragionano sostanzialmente come Pelagio la dice lunga sul regresso che viviamo, altro che progresso.
    Attualmente mi trovo in un Paese straniero, dove i cattolici sono minoranza, e in una citta’ dove lo sono ancor di piu’ e appartengono a diverse nazionalita’. Il parroco cattolico, un francescano, veste sempre il saio, celebra la messa i giorni feriali nella lingua del posto e la domenica in latino. I canti sono generalmente quelli in gregoriano e tutti li cantano, comprese, per dire, le donne filippine. Appositi opuscoli offrono le traduzioni della liturgia latina nelle diverse lingue. I fedeli sono invitati a inginocchiarsi ai momenti opportuni, anche dopo la Consacrazione e prima della Comunione, e tutti lo fanno. In questo Paese non si da’ la Comunione sulle mani, per disposizione della locale Conferenza Episcopale. Il sacerdote ha recuperato i vecchi paramenti e arredi sacri dallo sgabuzzino, li ha fatti mettere a nuovo e li adopera attivamente. Tre volte a settimana c’e’ adorazione e benedizione eucaristica, preceduta dall’O salutaris hostia e seguita dal Tantum Ergo. Prima di Natale nella chiesa cattolica c’e’stato un incontro di preghiera ecumenico di cattolici, ortodossi e protestanti. Si e’ letto il vangelo, si sono cantati canti natalizi delle varie tradizioni nazionali, e alla fine si e’ esposto il Santissimo Sacramento, con cui poi e’ stata data la benedizione. I non cattolici sono stati seduti in raccoglimento e dopo hanno spontaneamente fatto domande e si sono informati di quello cui hanno assistito. In questa chiesa si celebrano diversi battesimi di adulti e conversioni. Nessuno li obbliga, tanto meno il conformismo sociale: evidentemente qui trovano Cristo.
    Ecco, io vado da chi mi porta Cristo nella quotidianita’ della mia vita, non da chi mi cerca affannosamente di seguire la corrente condannandosi cosi’ all’irrilevanza e alla perdita di senso.

    Adesso suggerisco di evitare di accusarmi di credermi chissa’ chi: altrimenti sarebbe proprio il caso di dire che “la prima gallina che canta ha fatto l’uovo”. Meglio ancora sarebbe evitare di considerare affronti personali quelli che sono ragionamenti oggettivi.

    Per il dottor Accattoli: la ringrazio della precisazione, che peraltro doveva essere ovvia, se solo le persone ritenessero di dover fare l’analisi dei testi. Mio nonno aveva solo il diploma delle elementari, ma sapeva che, per capire il significato di una frase, bisognava metterla nel suo contesto.
    Mi pare pero’ che il domenicano inglese auspicasse la conversione di tutti a Cristo nella Chiesa cattolica, non al secolarismo.

    7 Febbraio, 2008 - 16:29
  100. Iginio

    Mia madre mi aveva insegnato a dire grazie. Mi permetto di notare che, se proprio bisognava commentare il fatto che incollo articoli altrui, forse si poteva osservare che era in fondo un servizio reso a chi non li conosce e magari leggendoli impara qualcosa, cosi’ come l’ho imparato io. Forse dunque era il caso di ringraziare, piu’ che rinfacciare. Ma bisogna arrivarci da soli, non devo essere io a dirlo.

    7 Febbraio, 2008 - 16:33
  101. LEONE

    Caro Iginio, le cose che fai nella tua parrocchia, vanno benissimo, nessuno si sogna di confutarle.

    Nel tuo ragionamento, a parte un po’ di livore , ma se ci credi ci sta benissimo, la chiamerei meglio passione c’è un passaggio che non mi quadra.

    Hai detto: “Un certo Pelagio credeva che l’uomo potesse salvarsi da se’, piu’ o meno. Mi pare sia stato confutato da tempo e del resto l’esperienza plurisecolare ha mostrato la fallacia di certe aspirazioni. Il fatto che ancora oggi nella Chiesa vi siano persone che ragionano sostanzialmente come Pelagio la dice lunga sul regresso che viviamo, altro che progresso.”

    Con questa affermazione intendi dire che Martini è assimilabile a Pelagio?

    Se questo è il tuo intento spiegati chiaramente, in caso contrariuo spiegati altrettanto chiaramente….

    7 Febbraio, 2008 - 16:37
  102. potrò risultare probabilmente ripetitivo e minimalista, ingenuo e superficiale…

    Ma in questo susseguirsi di scambi, di parziali o totali “auto da fè”, di citazioni di fonti amiche o nemiche, di commenti più o meno autorevoli di terzi, continua a sovvenirmi un dubbio atroce… che continuiamo a giocare a chi è “più cristiano” e che non ci incontriamo, fatta salva la fisiologica conflittualità.

    So che internet può essere “pericoloso”, credo di aver finalmente “capito” un po’ di più di Iginio solo ora che finalmente si è raccontato aldilà delle sue opinioni (che possono essere più o meno discutibili).

    Grazie.

    7 Febbraio, 2008 - 17:05
  103. ignigo74

    @IGINIO
    Io continuo a vedere nelle osservazione del coetaneo Iginio un j’accuse che stuzzica la risposta. Anzi secondo me lui crede che a Milano ci siano solo i cattocomunisti allevati da Martini (ma per fortuna che c’è cielle, o i Legionari, o l’Opuse Dei che contrastano) Mi sembra, lo dico con etimologica “simpatia” per Iginio – con il quale spero di potere continuare a confrontarmi – mi sembra dicevo molto ingenuo ritenere che un particolare taglio di stoffa liturgica o una lingua specifica possano amplificare la forza divina del Vangelo. Ricordo che se vogliamo essere pre Concilio Vaticano II il vangelo andrebbe allora letto almeno in greco piuttosto che in latino, poiché ricordo caro Iginio che il latino NON è una lingua biblica. Sempre in attesa, si intende, di trovare l’originale di Matteo o Marco in aramaico della Galilea. Ecco sulla messa in greco sono concorde: anzi, ci vado già, quando ho tempo. Sulla messa in latino – tra l’altro ostaggio della peggio destra clericale, gente con la polvere addosso e la benda sull’occhio come la per fortuna sciolta guardia nobile pontificia – sulle motivazioni “spirituali” di chi richiede la messa in latino in Italia vorrei raccontare il comico e grottesco episodio narratomi dal cerimoniere di una diocesi italiana, un sacerdote sempre (dico sempre!) in abito talare e quindi che dovrebbe piacere a Iginio (ma piace molto anche a me, sai?). Il vescovo lo ha incaricato di verificare le richieste di un gruppo (poi si è saputo, ma solo dopo, di monarchici) che voleva celebrare la messa in latino. Il caro cerimoniere ha chiesto loro quale consuetudine avessero con la lingua di Cicerone o se vogliamo di Gerolamo. ZERO ASSOLUTO: non sapevano nemmeno cosa fosse un accusativo o un nominativo.
    Il povero scemo che ti scrive, caro Iginio, quando canta il Salve Regina, e cioè in forma solenne almeno una volta alla settimana da 20 anni, fa sibilare le esse al punto giusto e tace sulle emme e le altre finali errate che molti anziani pronunciano errando una lingua ma non una preghiera. A loro, cresciuti durante la guerra e vissuti con quella tradizione, è lecito anzi è il loro modo di pregare. Quello che ritengo FALSO e BUGIARDO è l’illetterato che per estetismo d’antan o peggio per ideologia politica dice “ah la messa i latino che bella”. Comunque il discorso è troppo lungo.

    7 Febbraio, 2008 - 17:46
  104. Sumpontcura

    Ragazzi, se ho la testa confusa!
    Colpa mia, certo: ho bisogno solo di molta umiltà e di tanto studio, per riuscire a districarmi in un pianerottolo che assume sempre più, per me, la forma di un labirinto.
    Forse.
    Perché qualche coordinata mi pare di averla conservata. Nel Credo che recito fra me e me più volte ogni giorno, pregando Dio che esso possa diventare il tracciato del mio ritorno alla Fede, parlo di “unam”, una sola Chiesa santa cattolica e apostolica; di “unum”, un solo battesimo in remissione dei peccati. L’amore del prossimo che mi viene richiesto nel “secondo” comandamento acquista senso se e solo se deriva dall’amore di Dio (“primo” comandamento), e Dio è Padre Figlio e Spirito Santo: la buona notizia è che Dio mi ama ed è morto per me, e chiede il mio amore, esclusivo, con tutta l’anima, cuore e cervello. Se per dialogare col mio prossimo, vicino e lontano, devo spogliarmi di questo e spingermi sull’orlo dell’abisso nero di cui parla Panikkar: NO! Non mi passa neanche per l’anticamera del cervello.

    Pelagio? Altro che Pelagio! Altro che Lutero e Calvino! In assoluta buona fede, immagino (e non tocca, comunque, a me giudicare), qualcuno sta provando a smontare scientificamente l’edificio della Fede. Il relativismo, appunto. (Santo Padre, Dio ti aiuti a pascere le tue pecorelle, a confortare e rafforzare la Fede dei fratelli!).
    Non Pelagio, molto peggio di lui: Zelig: che si sforza di assomigliare, fino a diventare Odifreddi per dialogare con Odifreddi, ad assomigliare ai comunisti per dialogare coi comunisti, a pregare come i protestanti per dialogare coi protestanti, a trasformarsi in buddista per dialogare coi buddisti, eccetera eccetera eccetera.

    “Ma il Figlio dell’Uomo troverà ancora la Fede sulla terra?”.

    (Cari amici di pianerottolo: prendete, vi prego, queste considerazioni come frutto di ignoranza, sintomo di confusione. Forse sono solo un mentecatto, ma vi chiedo di compatire la mia sofferenza. E di perdonarmi.)

    7 Febbraio, 2008 - 18:06
  105. Luigi Accattoli

    Bravo Sump: Zelig come parodia vivente del paolino “farsi tutto a tutti” – non ci avevo mai pensato!

    7 Febbraio, 2008 - 18:18
  106. Caro Luigi, ricordo un racconto che mi era stato fatto sul papa che aveva fatto introdurre il latino come lingua liturgica e di come si fosse scontrato duramente con un altro vescovo che voleva mantenere il greco, e di come entrambe fossero stati mandati in miniera in sardegna da un imperatore durante una persecuzione e là si fossero riconciliati e fossero poi morti.
    Non ricordo il nome: lo ricordi? Puoi confermare il racconto?

    7 Febbraio, 2008 - 18:35
  107. Sumpontcura

    Vorrei dire una parola, in spirito di “simpatia”, a ignigo74 a proposito della messa in latino (quella pre-conciliare, naturalmente; ché anche il messale di Paolo VI è in latino).
    Io frequento ogni domenica una messa dell’indulto, insieme a molte decine di fedeli che non hanno affatto l’aria di “peggior destra clericale”. (Esisterà anch’essa, certo: ma ho l’impressione che si diverta di più a giocare col sedevacantismo). Non so se si possa dire che è una messa “più bella”, sia perché entreremmo nel regno del gusto, quanto mai soggettivo, sia perché nella mia esperienza ci sono messe (di rito ordinario) bellissime e altre assai brutte; e lo stesso si dica per il rito straordinario. Semplicemente, per come è edificata la mia spiritualità, il messale di Giovanni XXIII aiuta il mio raccoglimento e mi indica la via del Vangelo più di quanto non faccia, di solito, il messale di Paolo VI.
    I lazzi sui fedeli che non distinguono un accusativo da un ablativo, forse possiamo risparmiarceli: se dovessimo chiedere a tutti i fedeli che cosa sono l’eucologio, la dossologia, l’ambone ecc. ecc. e perché si chiamano così, forse avremmo delle sorprese. (E non solo: sei proprio convinto che tutti i fedeli abbiano chiaro il concetto di transustanziazione?).
    Tu scrivi: “Mi sembra molto ingenuo ritenere che un particolare taglio di stoffa liturgica o una lingua specifica possano amplificare la forza divina del Vangelo”. Sono d’accordo al cento per cento. Se a suo tempo fosse stato di questa opinione anche mons. Bugnini, forse oggi saremmo a miglior punto.

    7 Febbraio, 2008 - 19:01
  108. … Con tutti questi tecnicismi ecclesiali mi manca Syriacus…

    7 Febbraio, 2008 - 19:15
  109. Iginio

    Questa e’ davvero l’ultima volta che consulto questo blog, perche’ sono veramente indignato dalla superficialita’ di chi mi attribuisce cose (giuste o sbagliate non e’ questo il punto) che non ho detto. DOVE HO PARLATO DI MILANO O DI MARTINI O DI MESSA VETUS ORDO O DI DESTRA CLERICALE TRADIZIONALISTA? DOVE? ESIGO UNA RISPOSTA SERIA, MEGLIO ANCORA UNA LETTURA ATTENTA DI QUELLO CHE SCRIVO. altro che contare fino a cento: forse qualcun altro deve proprio imparare a contare tout court.
    Per il resto, dico solo che la battutaccia sulla Guardia Nobile con la benda sull’occhio e’, appunto, una battutaccia buzzurra, dato che si riferisce a un nobile romano che perse un occhio nella guerra 15-18. Io non sono un aristocratico ma non per questo disprezzo chi lo e’ di famiglia, a patto che se ne mantenga degno e lo viva in spirito di servizio (come appunto doveva essere la Guardia Nobile pontificia ma anche tante confraternite laicali del passato). Il resto non mi concerne, dato che si tratta di soliloqui cui il qui presente serve solo da pretesto. Mi riconosco in quello che scrive qui sopra Sumpontcura e lascio il resto ai vaniloqui altrui. Buon proseguimento e un consiglio: almeno non leggete la Bibbia nello stesso modo in cui leggete i blog.

    7 Febbraio, 2008 - 20:23
  110. ignigo74

    @ Iginio…
    Poverino il “nobile” romano ha perso un occhio… e migliaia di contadini del ’99 hanno perso la vita nella stessa guerra del 15-18, senza per questo venire decorati.
    Un “nobile” romano…? Ma nobile di che? Crederai mica all’esistenza della nobiltà, di un uomo “nobile”?
    Forse volevi scrivere mobile, anzi: soprammobile. Molto impolverato (vedi Gozzano, le buone cose di pessimo gusto).
    Anzi Immobile: gli immobili dei “nobili”, i tanti “immobili” nobiliari accumulati con i soldi degli altri.
    Per fortuna che c’è stato SS. Paulus VI.
    Amen.

    7 Febbraio, 2008 - 21:03
  111. lycopodium

    Mi sa che per volersi fare tutto a tutti, qualcosina scappa: c’è carità per tutti meno che per alcuni; complimenti per il progressismo. Ormai questo non è più il blog di Accattoli, ma il blob ad uso e consumo di altri.

    7 Febbraio, 2008 - 22:28
  112. Luigi Accattoli

    Ogni tanto qualcuno se ne va e a me dispiace sempre. Iginio se davvero ci lasci mi mancherà il tuo furore. Ignigo e Iginio due nomi così vicini per due fuochi così lontani. Lyco tu resta qui. Con la fatica che faccio a memorizzare i nomi, non è giusto tutto questo andirivieni!

    7 Febbraio, 2008 - 22:59
  113. ignigo74

    @sumpontcura

    epiclesi, ambone, dossologia… sono termini diciamo tecnici e non necessari alla comprensione della liturgia. Ma quanto si traduce “fiat lux” con “faccia pure lui” le cose cambiano…
    Mi dispiace per Iginio, sono disposto a chiedere sinceramente scusa, davvero.

    Spero che legga questo post.

    7 Febbraio, 2008 - 23:18
  114. Luigi Accattoli

    Alessandro Canelli: credo si tratti di papa Ponziano (230-235) e dell’antipapa Ippolito (217-235), antipapa di tre papi. L’imperatore che li condanna ad metalla sarebbe Massimino Trace. Qua erano avversi, là si riconciliarono. Tutti e due sono venerati come santi in quanto martiri. Ippolito ha lasciato importanti opere in greco in un momento in cui la Chiesa di Roma stava abbandonando quella lingua. Ma sulla disputa liturgica non ho elementi.

    7 Febbraio, 2008 - 23:30
  115. lycopodium

    Il testo approvato da Benedetto XVI dice l’autentico modo di porre la questione e interpreta autenticamente lo spirito sotteso ad entrambe le orazioni, quella tridentina e quella del nuovo messale paolino:
    fermarsi al VO significa fare un’iperbole al quadrato, interpretando letteralmente quella che è un’immagine colorita; quanto alla preghiera del NO … alcuni la forzano in vista di un un irenismo dissolvente. Come conferma questa brutta dichiarazione di un biblista
    (dall’agenzia SIR, cfr. http://www.crismon.it/forum/showthread.php?t=3549&page=21: )

    “Bisogna fare attenzione alle “versioni semplificate” che si danno alle notizie perché altrimenti “non si aiutano le persone a capire” né si “danno le giuste coordinate” per rispondere. Lo tiene a precisare Piero Stefani, biblista ed ebraista, prima di commentare la nuova formulazione della preghiera per gli ebrei della liturgia del Venerdì Santo disposta da Benedetto XVI e pubblicata ieri sull’Osservatore Romano. “Il punto fondamentale da capire – spiega lo studioso – è che il Papa ha modificato la preghiera per gli ebrei in latino che c’era nel messale del 1962. Ciò significa, in sostanza, che la maggioranza delle persone, non pregherà con questa versione. Questa la pronunceranno soltanto coloro che pregheranno con la messa in latino” nella versione risalente al 1962 ed autorizzata da Papa Benedetto XVI con il Motu Proprio “Summorum Pontificum”. “Sarà quindi – aggiunge il biblista – una preghiera per un gruppo estremamente limitato di persone. Se si legge la preghiera attuale (quella del Messale di Paolo VI, ndr), il discorso è completamente diverso”.
    Il professore legge a questo punto la preghiera per gli ebrei del Messale di Paolo VI che si dirà nelle parrocchie. “Preghiamo per gli ebrei: il Signore Dio nostro, che li scelse primi fra tutti gli uomini ad accogliere la sua parola, li aiuti a progredire sempre nell’amore del suo nome e nella fedeltà della sua alleanza. Dio onnipotente ed eterno, che hai fatto le tue promesse ad Abramo ed alla sua discendenza,a scolta la preghiera della tua Chiesa, perché il popolo primogenito della tua alleanza possa giungere alla pienezza della redenzione”. “Il discorso, detto così – commenta Stefani – è completamente diverso. Non si parla di entrare nella Chiesa, non è nominato Gesù Cristo, neanche nella prima parte della preghiera”. Riguardo alle reazioni degli ebrei, Stefani dice: “Bisogna innanzitutto capire se hanno avuto una spiegazione chiara”. Tuttavia, “qualche ricaduta l’avrà”. Per questo lo studioso avanza la proposta di un incontro pubblico sulla questione tra un rappresentante ebreo e uno cattolico”.

    Che dirne?
    A me colpisce quel “non è nominato Gesù Cristo”, quasi fosse un segno di contraddizione o una pietra d’inciampo … anche per i biblisti che si dicono cristiani e sembrano vergognarsene.

    7 Febbraio, 2008 - 23:37
  116. Luigi, bella storia, eh!?
    Peccato che non se ne parli….

    8 Febbraio, 2008 - 8:32
  117. a ignigo74:
    non c’entra nulla, ma Dallara, famoso presidente del Bologna dell’ultimo scudetto, usava dire “sine qua non” per dire “siamo qua noi”…..
    In fondo anche il latino può essere divertente….

    8 Febbraio, 2008 - 8:34
  118. LEONE

    Intervengo solo ora perchè ho il computer di casa fuori uso.
    Mi spiace che Iginio se ne vada, ma l’ultimo mio post era abbastanza chiaro, diceva solo di spiegarsi chiaramente, uno fa delle affermazioni su Pelagio o sul pelagiesimo, (si dice così?), butta il sasso e poi si offende se qualcuno in maniera civile gli risponde e gli chiede delucidazioni.

    Ognuno ha il suo modo di intendere il dialogo.

    Io però mi domando anche delle reazioni di Sump e di Lycopodium, mi spiace che Panikkar vi metta in difficoltà, nemmeno io capisco totalmente il suo pensiero se è per questo ma le sue analisi mi fanno pensare e riflettere.
    E molto….

    Poi ripeto di può discutere.

    Il problema è che andando su altri BLOG più tradizionalisti se vogliamo ipersemplificare, quelli come Igino spopolano, qui trovano pane per i loro denti, opinioni contrarie e favorevoli, e forse non sono abituati a questo, a diologare.

    Si rendono conto che non hanno il monopolio della verità e scappano..
    Mi dispiace questo può sembrare duro ma è il mio pensiero.

    8 Febbraio, 2008 - 8:40
  119. Il monopolio della verità.

    Averlo dà sicurezza, rifugio, certezza, essere senza dubbi.

    In parole povere significa non affrontare il mondo con le sue molteplici e enormi contraddizioni, perché bisogna continuamente assumersi la responsabilità di fare scelte caso per caso e secondo una coscienza libera da pesanti condizionamenti per guardare ogni realtà che si pone avanti gli occhi nella libertà possibile.

    Con il monopolio assolutistico della verità,
    io faccio semplici distinzioni,
    bianco, nero,
    bene, male.

    Generalmente il far riferimento ad un monopolio di verità,
    ci si affida ad un super Ego (come è accaduto in tutti i tempi storici)
    al di fuori di se che discerne per me tutta la verità,
    questo viene altresì introiettato in me, diviene parte del mio essere, tuttuno con il mio super Ego.

    Ma Dio ha creato la natura e tutta la creazione in atto continuo di divenire e di molteplicità, e ha donato a noi il libero pensiero per cercare la verità nelle pieghe complesse della creazione intera, e a nessuno ha dato il bollino blu della della verità (Lui è la Verità).
    Quando qualcuno ha creduto di avere il monopolio della verità, si è erto a padrone del mondo, ha fatto guerre, ha ucciso in nome della sua verità. Nessuno è stato esente da questa terribile bestia, uomini, chiese, governi, stati.
    Il monopolio della verità, deve sempre far paura, a tutti.

    Relativamente a quanti hanno difficoltà a confrontarsi e preferiscono parlarsi allo specchio con altri che la pensano quasi in modo “sui sibi”, trovo che sia comprensibile, è il solito discorso di una personale verità che non può essere messa in discussione, si sentirebbero persone deboli e fragili (di per se positivo) e incapaci di accettarsi, probabilmente. Trovare altri che la pensano in modo consono a se medesimi rafforza, invece, la propria volontà di essere forte. Ecco, dunque, se girate (per modo di dire) pagina, in qualche altro sito… (non sarò io a suggerirvelo !) li ritrovate tutti insieme a dire tutto il non-bene possibile del mondo….. di questa umana realtà….
    Ciao a tutti
    matteo

    8 Febbraio, 2008 - 9:39
  120. LEONE

    Matteo, non sempre sono stato in sintonia su quanto dici, e questo è il bello del dialogo, stavolta sono anche in pieno accordo con te.

    8 Febbraio, 2008 - 9:48
  121. ignigo74

    @ Leone
    Hai ragione Leone e ti ringrazio perchè cominciavo a sentirmi in colpa.
    C’è chi accetta la discussione solo se è orientata a riconoscere le proprie ragioni come le uniche valide e quello che è peggio è che quando avviene De Deo questo stile è in radice empio poichè utilizza e strumentalizza l’ineffabile come un qualunque passaggio di oratoria per giungere alla dimostrazione delle proprie ragioni, come se Dio fozze un teorema di algebra e si potesse concludere con un c.v.d.
    Se interessa vi posso raccontare cosa mi è successo su un blog ateo razionalista e agnostico: le stesse cose che succedono sui blog tradizionalisti.

    8 Febbraio, 2008 - 10:09
  122. LEONE

    Se vai sul sito IL DIALOGO che è un sito variegato dove puoi trovare di tutto ma sostanzialmente si pone fuori dalla Chiesa o molto border line troverai una mia risposta ad un editoriale del direttore in cui lo criticavo su un suo precedente articolo sulla legge 194.

    La risposta non è entrata nel merito delle questioni da me poste, (Bobbio come laico che era contro l’aboro), ma è andato tranquillamente per la sua tangente.

    Un saluto a tutti, anche a chi non la pensa come me, (ma non rinuncia a dialogare).

    8 Febbraio, 2008 - 10:43
  123. Io vado spesso a curiosare tra i siti tradizionalisti o atei e estremi, fa parte della mia indole curiosa,
    ognuno è libero di rinchiudersi nel suo ghetto,
    forse, per noi cristiani dovrebbe essere diverso,
    il nostro Dio, in Gesù si è manifestato profondamente fragile,
    a nessuno ha domandato di essere difeso a spada tratta,
    anzi a nessuno a chiesto di essere difeso…..
    fragilmente in un bimbo si è manifestato,
    fragilmente su una croce di ignomigia ha permesso che fosse appeso.
    E dopo la Resurrezione, quanti racconti ci tramandato le redazioni evangeliche?
    Pochissimo, pochissimo,
    Egli seppur glorificato, ha continuato a vivere il quotidiano tra gli uomini.
    Tanti cristiani, hanno bisogno di raffigurarsi un Cristo continuamente trionfante, con battaglioni al suo servizio ed il motto “in hoc signo vinces”,
    Ma se nella Chiesa dei primordi, andavano insieme le due scuole, il Cristo re, ed il Cristo crocifisso, alla fine ha prevalso la scuola del Cristo crocifisso.
    Qualcosa questo dovrà significare !
    Io come cristiano, non me la sento di imporre ad un’altra persona, magari non credente o indifferente, di vivere come se Dio esistesse nella sua vita, (Subiaco apr.2004) questa è violenza, e turlupinare il Cristo che si è fatto crocifiggere senza imporre nulla a nessuno, ma ha dato testimonianza perchè credessero.

    8 Febbraio, 2008 - 11:19
  124. Luigi Accattoli

    Matteo bada che il cardinale Ratzinger in quell’ultima occasione prima dell’elezione non parlò della necessità di imporre ai non credenti di vivere come se Dio esistesse, ma invitò – provocatoriamente – i non credenti a compiere in proprio quella scelta di vita. Sarà magari una provocazione destinata al fallimento ma non è in alcun modo interpretabile come chiamata a imporre!

    8 Febbraio, 2008 - 13:05
  125. “(…) chi non riesce a trovare la via dell’accettazione di Dio dovrebbe comunque cercare di vivere e indirizzare la sua vita veluti si Deus daretur, come se Dio ci fosse.” [Ratzingher a Subiaco 1 apr 2004].

    Hai ragione Luigi, il Cardinale non parla di imposizione,
    ma che lo si voglia o meno,
    da quelle parole è scaturito uno slogan di inizio battaglia,
    fatto proprio da pseudo-politici come Pera che ha sposato l’anti-relativismo in salsa atea,
    e di tanti cristiani devoti, che di cristiano hanno solo l’acqua che è scesa sul loro capo nel battesimo.
    Io non mi nego i riflussi storici. E questo è uno di quei momenti. Non pensavo che ci sarei stato dentro…. idealizzavo la storia come un divenire……
    quanto ero stupido !
    PS.
    Subiaco è la cittadina dove ho vissuto la mia infanzia e adolescenza, i miei genitori vi avevano una casa, e da piccolo mangiavo in ginocchio (non arrivavo al tavolo) nel refettorio dei miei monaci. Il Monastero e le sue montagne sono sempre rimaste il riferimento di tutta la mia vita, e di tutte le mie fughe da Roma e nella mia memoria visiva si susseguono dal primo Abate successore di Pio X, all’ultimo e ai tanti tanti monaci che ora vado a trovare nel loro sepolcreto, nelle mie lunghe passeggiate su per la montagna verso il Taleo.
    Ho un motivo in più se quelle parole del Cardinale mi sono rimaste dentro, marchiate a fuoco.

    8 Febbraio, 2008 - 13:31
  126. ignigo74

    @ Matteo
    molto bella la tua evocazione e condivisione dei luoghi della memoria e dello spirito. Proprio ora si è diffusa la notizia che in internet su un sito di estrema destra e ultracattolico c’è una lista nera di professori universitari di religione ebraica. Dico questo perchè c’è chi usa le parole di Gesù per legittimare la propria demenza… figurati cosa fanno con le parole di Ratzinger-Benedetto XVI. Io il papa lo difendo sempre e comunque, molto comodo fare le pulci al papa, molto comodo.

    8 Febbraio, 2008 - 13:49
  127. Sumpontcura

    Guarda, Matteo, che cadere da cavallo sulla via di Damasco, avere la propria vita radicalmente e improvvisamente trasformata dalla luce abbagliante di una presenza indiscutibile e indubitabile, è una grazia meravigliosa ma non è data a tutti. Le parole dolcissime e amorevoli di Joseph Ratzinger (così come, quasi quattro secoli or sono, un indimenticabile “pensiero” di Pascal)sono rivolte a coloro che il lampo di Damasco non l’hanno avuto e cincischiano inappetenti, col loro agnosticismo insipido sognando la Via, la Verità, la Vita. Quelli come me, per farla breve.
    La dichiarazione di Subiaco io l’ho sentita come un invito affettuoso. E seguendo il sorriso partecipe e paterno dell’allora cardinale, nel mio piccolo ci sto provando.
    (Certo, poi – hai ragione, purtroppo -, ci sono anche i Pera. Ma sono zanzare. Fastidiose, ma l’estate è bella, anche se ci sono loro.)

    8 Febbraio, 2008 - 15:20
  128. Iginio

    Ho commesso l’errore di ritornare su una saggia decisione presa, sono riandato a guardare qui e sono definitivamente rimasto allibito.
    Leone: gli argomenti non li ha lei, che non legge come si deve i commenti altrui e per giunta parla di “pelagiesimo”. Il PELAGIANESIMO (se non ero entrato in spiegazioni, e’ perche’ presumevo ingenuamente che lei lo conoscesse, date le sue frequentazioni teologiche) consisteva nel credere che l’uomo si salvi senza la grazia divina. Che cosa c’entri con la mia osservazione Marini o Milano, da me neppure nominati, lo sa solo lei. Ancora una volta, vengo attaccato senza che le mie osservazioni siano state lette. C’e’ un proverbio a proposito di buoi che dicono cornuto all’asino.

    Allo sproloquiante roso dall’invidia (personale e sociale) non varrebbe nemmeno la pena di replicare, dato che si tratta di un evidente caso di persona non usa a ragionare ma solo a scatenarsi verbalmente contro capri espiatori della propria infelicita’ o del proprio complesso d’inferiorita’. Mi limito solo a segnalargli che Ignigo era il nome di un nobile cavaliere spagnolo del Cinquecento. Con la lotta di classe non c’entra niente (e neanche Cristo c’entra niente, per inciso). Quanto alla nobilta’, si e’ nobili d’animo, e uno che si comporta da smargiasso come lei non lo e’.

    Per il dottor Accattoli: capisco che lei abbia molto da fare e non puo’ leggere tutto, pero’ eviti per favore di definire furioso chi non lo e’ e riservi magari questo appellativo a qualche “compagno che sbaglia” presente nel suo blog.
    Distinti saluti.
    Ah, dimenticavo: secondo me Pera, che qualcuno ha citato qua sopra un po’ a casaccio, ha l’unico “torto” di non essere politicamente schierato a sinistra e di smentire il luogo comune per cui tutta “la cultura” starebbe da quella parte. Per il resto, le sue argomentazioni, giuste o sbagliate (e spesso sono giuste: si puo’ essere profetici anche senza essere di sinistra, sapete?), richiedono una confutazione razionale, non qualche battuta di spirito di patata. Ecco, cosi’ adesso avete un altro osso da parte mia da sbranare.

    8 Febbraio, 2008 - 18:19
  129. Grazie a Ignigo e a sump,
    quello che mi preoccupa è quanto sta montando in talune frange
    politico-religiose usando strumentalmente le parole di Benedetto XVI,
    e allo stesso tempo rimango perplesso, perchè Ratzingher è un uomo di fine intelletto, che ha visto i danni che fanno certe parole d’ordine nella storia….

    Tutti i giorni passo in piazzale degli eroi qui a roma, e non si rimane indifferenti dinanzi a certi manifesti che troppo spesso prendono spunto dalle parole del papa per fare affermazioni politiche..

    Memento.
    Nella Germania di Hitler, c’erano circa 30 milioni di cattolici………ma non lo hanno fermato, pochissimi si sono opposti e hanno pagato con la vita, certo vale anche per i fratelli luterani e anche tra loro pochissimi hanno pagato con la vita la coerenza a Cristo.

    Beato chi cade da cavallo….. ma non a tutti succede…..

    @ Ignigo74,
    sei riuscito a meravigliarmi…..
    come puoi conoscere il tema della gioia in Montini ?

    Papa Montini e Papa Ratzingher.
    due periodi completamente diversi nella storia.
    Montini pur incompreso in una epoca storica pseudo-marxista che derideva il fatto religioso e la Chiesa, con tenacia nello Spirito ha tenuto fermo il timone della Chiesa,
    Ratzingher, come papa sta vivendo in un riflusso storico dove il il fatto religioso è esaltato, è persino utilizzato al livello politico, di grande intelletto, non capisco se è cosciente che le sue parole sono usate anche come clava nelle battaglie politiche. E’ troppo semplice, quando tutti i politici dai d’alema ai berlusconi, tutti si inchinano, per sentirsi benedetti nei loro farfugliamenti politici.
    Per Montini, è stato tutto molto diverso.
    Personalmente, periodicamente mi rileggo il suo testamento spirituale, un vero capolavoro da Padre della Chiesa, di chi ha vissuto coscientemente in pienezza la propria vita cristiana fino all’ultimo respiro.
    un saluto
    matteo

    8 Febbraio, 2008 - 18:39
  130. Sumpontcura

    Dalle “Lettere di Berlicche”, di C.S. Lewis: cap. XVI.

    Mi sono informato, all’ufficio, delle due chiese che gli sono più vicine. Ambedue si raccomandano per qualche cosa. Nella prima il parroco è un uomo che si è talmente occupato, per molto tempo, di annacquare la fede per renderla più facile per una congregazione che egli crede incredula e di dura cervice, che ora è lui a stupire i suoi parrocchiani per la sua mancanza di fede, e non viceversa. Egli ha minato il cristianesimo di più di un’anima. (…)

    Nell’altra chiesa abbiamo padre Spike. Gli esseri umani si trovano spesso in imbarazzo e non riescono a capire fin dove arrivano le sue opinioni. (…) Noi naturalmente vediamo l’anello di congiunzione, che è l’Odio. Quell’uomo non può risolversi a predicare cose che non siano dirette a impressionare, a recare dispiacere, o imbarazzo, o a umiliare i suoi genitori o i suoi amici. (…) Ma ti debbo mettere sull’avviso che ha un difetto fatale: egli crede davvero. E ciò potrebbe ancora rovinare tutto.

    (Brani di una lettera scritta da un diavolo esperto a un diavolo principiante: lo scopo è quello di aiutarlo a corrompere e spingere alla dannazione l’uomo che gli è stato affidato dalle potenze infernali; il punto di vista è, quindi, ovviamente, quello del Nemico.)

    8 Febbraio, 2008 - 18:48
  131. perchè offendersi se si parla di un Pera qualunque ?
    Pera sta per essere beatificato insieme a Ferrara ?
    Pera e Ferrara fino ad oggi sono uomini liberi di dire tutto quello che vogliono,
    lo possono fare anche altri nei loro confronti ?
    O per alcuni non esiste libertà di parola?
    Accidenti che carattere però !
    Non credop che ci sia bisogno di attaccarsi ferocemente
    per scambiarsi delle idee.
    Talvolta succede anche a me, ma per fortuna, riesco di tanto in tanto ad accorgermi quando faccio bischerate.

    8 Febbraio, 2008 - 18:49
  132. Ho sentito ora alla tv la notizia che comunicava Ignigo74 della lista antisemita,
    e pensare che stranamente basta andare nei siti o forum di alcuni che si definiscono fedeli al Magistero di Benedetto XVI per trovare le vene dell’antisemitismo.
    Nel Blog di un vaticanista, ho trovato espressioni di persone pseudo-cattoliche che facevano affermazioni nei confronti della religione ebraica che lasciano molto molto perplessi.

    Se il “fiume esonderà” …. la responsabilità sarà di tutti coloro che non hanno saputo o voluto sapere quale peso avessero le proprie parole….. sulle altrui menti….

    8 Febbraio, 2008 - 18:58
  133. LEONE

    Per Iginio, ma mi scusi io scrivo un post su Martini, lei commenta e parla di Pelagianesimo, (chiedo scusa ma per la fretta non ero andato a cercare il vocabolo esatto), ed io le chiedo se si riferiva a Martini o meno e lei si arrabbia di brutto….. Non c’era nessun attacco ma una sempolice domanda…

    Si rilassi un momento a capirà che qui ci piace parlare e discutere e non ce l’abbiamo con lei, se vorrà rimanere ben venga..

    8 Febbraio, 2008 - 19:27
  134. ignigo74

    @ Matteo
    scusi, ma perchè non dovrei conoscere e frequentare il tema della gioia in Montini? Anzi, spesso sostituisco alla seconda lettura del breviario una pagina montiniana, o almeno l’ho fatto finchè ho finito le pagine Montiniane in mio possesso.

    @ Iginio
    una sola cosa: sulla mia CI co sono alcuni cognomi e allo stato del registro compilato in epoca umbertina risultiamo tutti legittimi latori del titolo “signor Marchese”. Siccome non me ne frega nulla non lo racconto ma, ahaha, l’invidia del titolo non ce l’ho.
    Ignigo è il nome di sant’Ignazio, fondatore dei RR PP della Compagni di Gesù.
    Se per lei è solo un “nobile” spagnolo, le ricordo che quando era “nobile” spagnolo ammazzacchiava gente di qua e di là. Dopo, ha fatto altro ma forse a Lei questo non interessa.

    8 Febbraio, 2008 - 20:15
  135. Caro Íñigo74,
    non pensavo di offenderti,
    credevo da quel… 74 che tu fossi un ragazzotto della generazione woitiliana,
    e fondamentalmente per la generazione dei papaboys woitiliani, il Montini, l’è una roba sconosciuta….,
    insomma per quel che voleva essere un complimento,
    mi vai a fare l’inc…
    ma che aria tira?

    8 Febbraio, 2008 - 20:46
  136. ignigo74

    MA NON SONO PER NULLA INC… anzi!
    La mia era una domanda serena, davvero.
    E davvero Montini per me è un tesoro prezioso oltre che un esempio di bellissimo stile oratorio e meravigliosa scrittura.

    8 Febbraio, 2008 - 23:31
  137. lycopodium

    Per la precisione storica, anche Giovanni XXIII è stato usato “come clava nelle battaglie politiche”.

    9 Febbraio, 2008 - 7:27
  138. ignigo74

    @ Matteo
    comunque è vero, purtroppo, che lo spessore culturale, la consapevolezza ecclesiale, la struttura biblica non sono caratteristiche diffuse tra i papaboys.
    E poi diciamolo, ste giornate per la gioventù: in pratica è l’Italia che si sposta qua e là, gli italiani sono sempre più degli altri… è una formula vecchia e un pò ambigua.
    Non mi hanno mai avuto, e non mi avranno.

    9 Febbraio, 2008 - 10:54
  139. lycopodium

    @ignigo74
    Ahimè, lo spessore culturale, la struttura biblica, la consapevolezza ecclesiale mancano ovunque, anche tra gli antipapa-boys; le giornate della gioventù sono belle e brutte quanto i nostri “concilii dei giovani” d’una volta; un po’ di cristiana misericordia, prego.

    9 Febbraio, 2008 - 15:06
  140. lycopodium

    W Paolo VI
    «C’è un grande turbamento in questo momento nel mondo e nella Chiesa, e ciò che è in questione è la fede. Capita ora che mi ripeta la frase oscura di Gesù nel Vangelo di san Luca: Quando il Figlio dell’Uomo ritornerà, troverà ancora la fede sulla terra? Capita che escano dei libri in cui la fede è in ritirata su punti importanti, che gli episcopati tacciano, che non si trovino strani questi libri. […] Ciò che mi colpisce, quando considero il mondo cattolico, è che all’interno del cattolicesimo sembra talvolta predominare un pensiero di tipo non cattolico, e può avvenire che questo pensiero non cattolico all’interno del cattolicesimo diventi domani il più forte. Ma esso non rappresenterà mai il pensiero della Chiesa. Bisogna che sussista un piccolo gregge, per quanto piccolo esso sia».

    Paolo VI
    JEAN GUITTON, Paolo VI segreto, Cinisello Balsamo (MI), Edizioni Paoline, 1985, pp. 152-3.

    9 Febbraio, 2008 - 17:57
  141. ignigo74

    e naturalmente di questo piccolo gregge fa parte in modo brillantemente consapevole Lycopodium…
    Comun

    9 Febbraio, 2008 - 19:31
  142. lycopodium

    @ignigo74
    Il post sembra mutilo, quindi non so terminava con una pacca sulla spalla, con uno sgambetto o con un “anatema che uccide”.
    L’impressione è che tu mi voglia rivestire di superbia; la prendo invece come invito ad “induere Christum” e volentieri contraccambio. A dire il vero tutti abbiamo mille sfaccettature: c’è l’Ignigo poco accettabile di qui, in data 7 Febbraio 2008 @ 21:03; che sembra essere altro dall’autore di un FANTASTICO intervento in “Il nuovo Osservatore anticipa e sbaglia” (De “Oremus et pro perfidis judaeis”).
    Preferisco quest’ultimo e ne ho tratto congrue riflessioni.
    Stare nel piccolo gregge senza, per grazia di Dio, “quella” per-fidia?
    Chi non lo desidererebbe?

    9 Febbraio, 2008 - 21:30
  143. Luigi Accattoli

    Iginio bentornato, un abbraccio. “Furore” lo dicevo con apprezzamento. E immagino che lei apprezzi l’apprezzamento.

    9 Febbraio, 2008 - 23:21
  144. ignigo74

    @lycopodium
    l’intervento era da alto contenuto ironico ed esprimeva sincera simpatia.
    buona Domenica a tutti.

    10 Febbraio, 2008 - 14:54

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