Benedetto: “L’amore per i poveri è liturgia”

“L’amore per i poveri è liturgia”: l’ha appena detto Benedetto all’udienza generale, aggiungendo questa frase improvvisata al testo che stava leggendo e con il quale commentava quanto scrive Paolo ai Corinti a proposito della colletta per i poveri di Gerusalemme realizzata dalle comunità “paoline”: che cioè essa costituiva “un servizio sacro” nei confronti dei “fratelli” che si trovavano nel bisogno (2 Corinti 9, 12). Bravo papa! 

84 Comments

  1. Concilium

    Dispiace constatare che invece la sua liturgia non è amore per i poveri.
    O forse sì: per i poveri di idee.

    1 Ottobre, 2008 - 13:35
  2. se lo dico al mio parroco che è anche direttore diocesano Caritas va in brodo di giuggiole!

    1 Ottobre, 2008 - 13:43
  3. Luigi Accattoli

    Il mio benvenuto a Concilium. Vedo che lei ha qualche problema con Benedetto. Io invece gli voglio bene – pur non avendo previsto nè atteso la sua elezione. Agli amici che hanno problemi con il papa suggerisco di leggere il libro su Gesù. Se le interessa in dettaglio la mia lettura, veda alla pagina “Collaborazione a riviste” – elencata sotto la mia foto – il testo “Non avevo previsto l’elezione di Ratzinger”. Per un aggiornamento della stessa, alla pagina “Conferenze e dibattiti” trova il testo di una “lezione” tenuta alla Cattolica su “La ‘purificazione della memoria”‘ da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI“. Insomma: mi presento! 

    1 Ottobre, 2008 - 14:39
  4. principessa

    Uno che sceglie il nome Concilium e si presenta poi con una critica feroce! ( non si capisce se a papa Benedetto o a Luigi)…
    Benvenuto tra noi, si accomodi e ci parli delle sue idee, la gente che frequenta questo pianerottolo ama conoscere nuove persone ed e’ aperta a chiunque abbia qualcosa di interessante da dire e da proporre.

    1 Ottobre, 2008 - 14:57
  5. principessa

    Mi ritrovo con te, Luigi, nel sentimento di affetto per papa Benedetto. Per l’uomo, prima, che ho scoperto completamente diverso dall’immagine sbagliata che potrebbe accadere senza guardare con impegno. Ma soprattutto affetto per il pastore che, con grande saggezza e tranquillita’, ha saputo presentare la “sua” Chiesa e il “suo” Magistero , dopo quasi trent’anni di un “fenomeno” davanti al quale sembrava lotta impari cercare di affermarsi. Papa Benedetto ci e’ riuscito alla grande con quella calma che si dice essere la virtu’ dei forti e, in maniera particolare,con la noncuranza (in senso buono) di critiche, paragoni e aspettative. Si’! grande teologo, professore, cardinale e quello che vi pare! ma, soprattutto, uomo di grandi qualita’ e di fine abilita’ nel saper comunicare i messaggi importanti: Lourdes docet. ” In realta’, basta amare…”

    Un abbraccio a te Luigi e a tutti i ragazzi monelli e le ragazze terribili

    1 Ottobre, 2008 - 15:07
  6. Francesco73

    Concilium: è una bellissima rivista di teologia.
    Ratzinger la lasciò abbastanza presto, per fondare Communio.
    Mi sa che l’intervento del nostro nuovo amico echeggia un pò quei dissidi di allora.

    1 Ottobre, 2008 - 15:08
  7. Luigi Accattoli

    Ecco il passo della catechesi dove il papa ha inserito la sua felice battuta se – come a me è parso – si trattava di un’aggiounta al testo scritto: “Forse non siamo più in grado di comprendere appieno il significato che Paolo e le sue comunità attribuirono alla colletta per i poveri di Gerusalemme (…) Tanto grande è il valore che Paolo attribuisce a questo gesto di condivisione che raramente egli la chiama semplicemente “colletta”: per lui essa è piuttosto “servizio”, “benedizione”, “amore”, “grazia”, anzi “liturgia” (2 Cor 9). Sorprende, in modo particolare, quest’ultimo termine, che conferisce alla raccolta in denaro un valore anche cultuale: da una parte essa è gesto liturgico o “servizio”, offerto da ogni comunità a Dio, dall’altra è azione di amore compiuta a favore del popolo. Amore per i poveri e liturgia divina vanno insieme, l’amore per i poveri è liturgia. I due orizzonti sono presenti in ogni liturgia celebrata e vissuta nella Chiesa, che per sua natura si oppone alla separazione tra il culto e la vita, tra la fede e le opere, tra la preghiera e la carità per i fratelli”.

    1 Ottobre, 2008 - 15:13
  8. principessa

    “I due orizzonti sono presenti in ogni liturgia celebrata e vissuta nella Chiesa, che per sua natura si oppone alla separazione tra il culto e la vita, tra la fede e le opere, tra la preghiera e la carità per i fratelli”.

    Ma guarda!! Papa Benedetto che fa catechesi anche per i fratelli testardi del blog!!… (che lo legga anche lui?)

    1 Ottobre, 2008 - 15:26
  9. don78

    Concilium… Communio…. caro Francesco, anche i dissidi possono essere fecondi.

    Mi rallegro per il tuo “bellissima rivista” e per la riflessione del papa riportata da Luigi.

    1 Ottobre, 2008 - 15:27
  10. Clodine

    Ti sbagli concilium, ti sbagli per due motivi:
    il primo perché la liturgia è più del papa, è qualcosa che va oltre l’umano agire el’umano pensiero, per cui la persona per cui, se anche a celebrare fosse l’ultimo consacrato o il più umile prete di campagna non toglierebbe né potrebbe aggiungere nulla al mistero intrenseco della quale è pregna.
    Il secondo riguarda Benedetto XVI, la sua persona, la sua grande dolcezza e umiltà unita da una immensa capacità di penetrare il pensiero di Dio, di farsi interprete delle esigenze della Chiesa che..fidati: tutto palesa, fuorchè la povertà di idee, quelle, credimi, non mancano mai, e a nessun papa, a prescindere…

    1 Ottobre, 2008 - 17:27
  11. Clodine

    Certo che Concilium è il benvenuto.

    Anzi Concilium, non fare caso a quel “per cui la persona per cui” (frase senza senso) potrei dirti che è uno dei miei splenditi refusi, ma stavolta in realtà la colpa è tua e sai perchè Conciluim?
    Benedetto XVI prima di essere papa è una persona di grandissima cultura, un teologo di levatura strepitosa, e…sentirti dire che è povero di contenuti e di idee..francamente..mi hai fatto ingarbugliare i pensieri, mi si è accapponata la pelle guarda un po’!

    Hai detto una pischerata Conciluim dai!!!

    1 Ottobre, 2008 - 17:42
  12. Felice di essere annoverato tra i “poveri di idee”, propongo in tutta umiltà a Concilium un esperimento. Se può, partecipi a una liturgia di Benedetto, ma proprio una presieduta da lui.
    Poi ci ritroviamo qui e ne parliamo.

    1 Ottobre, 2008 - 18:07
  13. accidenti che levata di scudi,
    per una opinione personale,
    ieri mi sembravate un po’ più umani.
    Luigi, ti prego dai temi più facili,
    che qui quando si parla di papa, non si pappa 🙂

    Concilium, non ti spaventare, siamo tutti normali esseri umani,
    con tanti modi diversi di dimostrare i propri affetti.

    Comunque, concilium sei entrato a gamba tesa,
    senza nemmeno sostanziarti.

    Benedetto, c’è.
    Dunque prendine atto, e prova a vedere oltre a eventuali ombre,
    anche le specificità che arricchiscono.
    Tutte le persone ne hanno.
    I limiti li vedo anche io,
    ma quello che mi piace del blog di Luigi,
    è che mi aiuta a vederne i lati migliori e profondi dell’uomo-Benedetto che sinceramente vive per Dio.
    Benvenuto

    1 Ottobre, 2008 - 18:41
  14. Clodine

    Matteo … sei troppo simpatico : D

    1 Ottobre, 2008 - 18:59
  15. Luigi Accattoli

    Concilium non badare al chiasso del pianerottolo – che è un ambientino molto umorale – e intervieni ancora.

    1 Ottobre, 2008 - 19:16
  16. Jaacob

    Sono d’accordo con Matteo. Ma ho difficoltà a capire il motu proprio (esisteva già un rito latino preparato da POLO VI), il pastorale di Pio IX, la comunione in ginocchio ecc. Insigne teologo ma forse non tutti lo sentono vicino. Non tutti sono in grado di condividerne la cultura.

    1 Ottobre, 2008 - 19:47
  17. star

    Buonasera a tutti ai nuovi e ai vecchi,
    devo dire che Benedetto mi ha sorpreso soprattutto nei suoi scritti. Ho ritrovato nelle sue parole la stessa dolcezza dei gesti del suo predecessore. Mi ha sorpreso perchè da un teologo della sua fama mi sarei aspettato una posizione arroccata sulle ragioni teologiche. La sua apertura alla ragione, vista anche come tramite per arrivare ad una fede più matura, sa di divino. me lo sono sentito vicino vicino. Se Giovanni Paolo mi ricordava un buon papa’ Papa Razzy mi ricorda un tenero nonno con le sue idee ma sempre mosso da un grande affetto.

    1 Ottobre, 2008 - 20:04
  18. star

    Ritornando poi alla catechesi di stamattina bè….grazie Luigi di essere stato tramite di un raggio divino.

    1 Ottobre, 2008 - 20:05
  19. Lea

    Sono d’accordo con Matteo. Ma ho difficoltà a capire il motu proprio (esisteva già un rito latino preparato da POLO VI), il pastorale di Pio IX, la comunione in ginocchio ecc. Insigne teologo ma forse non tutti lo sentono vicino. Non tutti sono in grado di condividerne la cultura.
    ————–
    il rito antico non è una questione di lingua (latino) e nemmeno questione di cultura e nemmeno di ‘gusti’ estetici o di vuoti spiritualismi, è questione di FEDE e se non lo si conosce , si impari almeno a rispettarlo, come il Papa insegna a celebrare degnamente il Nuovo, il cui Messale originale è in latino (ed è lo stesso, di Paolo VI, appunto) al quale i cattolici praticanti partecipano e che, però, – ed è il Papa a dirlo – non ha mai abrogato il precedente…

    1 Ottobre, 2008 - 20:22
  20. Lea

    si parlava di carità e di poveri e sono consapevole che la liturgia è un continuum con la vita, altrimenti è schizofrenia o ipocrisia o superficialità… ma faccio parte di quei ‘cristiani afflitti’ (non tradizionalisti, ma amanti della Tradizione viva) che vedono calpestata e misconosciuta la loro Fede: per questo ho voluto dire la mia

    1 Ottobre, 2008 - 20:25
  21. Lea

    … non senza dare un caro saluto a tutti!

    1 Ottobre, 2008 - 20:27
  22. Mamy

    Ciao a tutti. E’ da qualche tempo che leggo e apprezzo i vostri interventi. Forse comincerò ad intervenire anc’hio.
    Un caro saluto al Sig. Accattoli di cui sono, da tempo, una estimatrice.
    A presto

    1 Ottobre, 2008 - 20:32
  23. principessa

    Lea carissima!! ma dove ti sei nascosta ultimamente? non ci vuoi piu’ per compagni di conversazione?
    Personalmente mi manchi molto, vedi di trovare un attimo per farti sentire piu’ spesso, fosse anche solo un saluto….come stasera.
    Un bacio

    1 Ottobre, 2008 - 20:42
  24. lazzaro

    @ LEA
    In che senso, Lea, il rito antico è questione di FEDE? Perché quello nuovo non la presuppone? E poi chi non preferisce il rito antico non penso che intenda calpestare o misconoscere la fede di chi lo preferisce. La “sostanza” della Fede non è presente in entrambi i riti?
    Già il rendersi conto di brancolare nel buio più completo solo lontanamente cercando di figurarsi quello che viene riproposto sull’altare, se con rito vecchio o nuovo non importa, è segno di Fede.

    1 Ottobre, 2008 - 21:04
  25. Luigi Accattoli

    Mamy benvenuta! E grazie dell’apprezzamento. Come puoi sentire qui è pieno di spifferi e magari ci si prende un’arrabbiatura, ma non ci si annoia.

    1 Ottobre, 2008 - 21:08
  26. raffaele.savigni

    A me la odierna catechesi paolina del papa è piaciuta molto (anche per il richiamo al dialogo tra Pietro e Paolo, che su alcuni temi importanti la pensavano diversamente: ci vedo un implicito invito a dialogare nella Chiesa, evitando contrapposizioni frontali). Inviterei “Concilium” a non essere prevenuto (come purtroppo lo sono vari teologi che scrivono su quella rivista): si può dissentire da alcune valutazioni pastorali di Benedetto XVI, ma definire “poveri di idee” i cristiani che lo seguono mi sembra un giudizio aprioristico che evidenzia una discutile pretesa di porsi come unico interprete del messaggio conciliare. Io dissento su vari punti dalle opinioni di Melloni e di vari teologi che scrivono su “Concilium”, ma non mi permetterei mai di dire che sono “poveri di idee”. Non ce l’ho con te in modo particolare, “Concilium”: rivolgo la stessa critica a quei tradizionalisti che si presentano come i soli veri interpreti della Tradizione, accusando tutti gli altri di essere “modernisti”, di voler “protestantizzare” la Chiesa e così via.

    1 Ottobre, 2008 - 21:17
  27. raffaele.savigni

    Tento una azzardata attualizzazione del passo di Galati sull’incidente di Antiochia, commentato oggi dal papa: mettiamo il card. Martini o qualche altro vescovo “progressista” al posto di Paolo, qualche prelato conservatore al postio di Giacomo, e Ratzinger-Benedetto XVI al posto di Pietro. Mi chiedo se Benedetto XVI non stia invitando tanto i suoi seguaci più tradizionalisti, quanto i suoi critici “progressisti” a dialogare in spirito di comunione, come seppero fare gli apostoli al concilio di Gerusalemme.

    1 Ottobre, 2008 - 21:22
  28. star

    dialogare, dialogare sempre, il dialogo prima di tutto. parole di un certo angelo roncalli….

    1 Ottobre, 2008 - 21:30
  29. Damiano

    A mio avviso su Benedetto XVI non c’è nemmeno da discutere: si tratta di un grandissimo Pontefice, un educatore alla spiritualità e verrà ricordato come un grande.

    1 Ottobre, 2008 - 21:48
  30. Concilium

    Riconosco con gioia il valore teologico e pastorale di alcuni passaggi della catechesi di ieri, e in particolare quello in cui il pontefice richiama una Chiesa “che per sua natura si oppone alla separazione tra il culto e la vita, tra la fede e le opere, tra la preghiera e la carità per i fratelli”. Mi sembra si tratti di una sottolineatura molto importante.
    I miei problemi invece aumentano progressivamente a mano a mano che vedo che sul piano liturgico, a dispetto di tutte le rassicurazioni e le tirate d’orecchi (cfr. l’intervento con i vescovi francesi), il pontificato scende lentamente la china di un tradizionalismo fatto di mitre e troni e trine giustificati dai diretti responsabili con argomentazioni prive di sostanza teologica e francamente più che discutibili. Che senso ha che un piviale, anzi, un manto papale, venga adottato per “esprimere il valore della continuità con la Tradizione” (Natale 2007)? E il Corpo di Cristo distribuito dal papa è forse più importante di quello distribuito dagli altri presbiteri e diaconi sguarniti di inginocchiatoio (SS. Corpo e Sangue del Signore 2008)? Comprendo molto bene l’importanza dei segni. Comprendo e condivido molto meno i contenuti che effettivamente passano nel popolo di Dio, le contraddizioni e gli scandali che in questo modo vengono sollevati.
    Tutti sappiamo che il cosiddetto “rito antico” non è fatto soltanto di latino; tra l’altro il latino io lo insegno e lo uso con piacere e convinzione, anche nella liturgia, e dunque credo di essere al di sopra di ogni sospetto di pregiudizio o di chiusura mentale. Ma sono stanco di vedere riproposte, anche dall’alto, falsità facilmente smentibili documento alla mano (“il messale precedente non è mai stato abrogato”). Sono stanco anche di smentirle, e vi risparmio la noia. Al ritorno all’antico corrisponde invece una ben precisa visione ecclesiologica, e proprio questa mi sembra inaccettabile, perché è in piena discontinuità con il Concilio e tradisce l’uomo contemporaneo.
    Se poi l’intenzione fosse quella di “dialogare in spirito di comunione”, allora dal gruppo dei Consultori dell’Ufficio delle celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice non sarebbero stati allontanati in malo modo i più grandi liturgisti italiani, le menti davvero pensanti, per fare largo a persone di provata fede tradizionalista.
    Sono dispiaciuto per il tono amaro e poco propositivo, ma qui alla periferia dell’Italia e della Chiesa sono questi i toni prevalenti, e non soltanto nella base. Mi dispiace anche di non avere assolutamente il tempo di seguire il blog e di rispondere con assiduità. Non abbiatemene.

    2 Ottobre, 2008 - 7:53
  31. @ Concilium
    nonostante gli “adoratori” di Benedetto
    sono tantissimi i cattolici che rimangono molto perplessi dinanzi alle derive che prendono taluni atti o parole che prendono nei cristiani più integralisti,
    facendo quasi a forza dell’attuale papa una sorta di una supposta contro-contro-riforma e che vedono nel Concilio Vaticano II non l’espressione di una Chiesa adunata come è sempre stato nella storia in momenti particolari, e che si trova a dover interpretare i segni di Dio nell’attuale stato della vita di tutti i popoli, ma vogliono vedere quell’assise come l’inizio di supposti mali per la Chiesa, ciechi a non voler vedere che in tutti i secoli ci sono state derive di ogni segno, e la Chiesa e la cattolicità è sopravvissuta e rimane piena di vitalità (ma chi si va a leggere i tomi di Storia della chiesa?)
    Benedetto è Benedetto, un uomo di 81 anni circa che nel 1947 aveva 20 anni, e nel 1967 aveva 40 anni, ed è legittimo supporre che abbia assorbito in questa tipico spazio di formazione umana, la cultura imperante nella sua epoca ed ha avuto la capacità di rielaborla attraverso lo studio nella ricerca teologica. E’ un testimone del tempo, sed “Breve et inreparabile tempus omnibus est vitae”. Dunque il tempo con gli uomini passa. Rimangono le opere di ingegno e le loro idee. Allo stesso tempo tutti gli uomini sono soggetti al discernimento degli altri uomini e infine della storia degli uomini.
    Ogni uomo che ha avuto in eredità il ministero di Pietro, ha lasciato, in qualche modo una sua impronta, e nella storia umana, sta agli uomini capire il senso di quell’impronta, mentre all’uomo-papa, sta la responsabilità della sua coscienza davanti a Dio.
    Una volta inserito l’uomo-Benedetto nel suo contesto storico,
    si può leggere con serenità il suo essere maestro per le coscienze dei cattolici e per quegli uomini di buona volontà.
    Ai cattolici, il legittimo senso, di capire, e di intelligere sulle parole e gli atti del Papa, cosi’ come schiere di persone si pongono a capire e a intelligere la Sacra Bibbia attraverso i mezzi che la cultura va elaborando, critica testuale, esegesi, etc.
    Certo i toni non sempre sono sereni, da qualsiasi parte…, ma le passioni dell’umanità…. si sà…. il sangue non è acqua 🙂

    2 Ottobre, 2008 - 8:40
  32. lazzaro

    Mi si permetta di aprire una parentesi per fare un omaggio a tutte le donne del pianerottolo, e non solo, con un brano che ho trovato, ieri, in un blog dove sono finito per caso. A me è piaciuto molto, il brano. Eccolo:

    Gesù e le donne

    Le chiese sono piene di donne. Recitare orazioni è cosa di donne.
    Io ti ringrazio, Signore, perché sono una donna.
    Ti ho tenuto nove mesi dentro di me, nel respiro dei figli, e ho il sacrosanto diritto di venire a trovarti e dirti e ripeterti “Ti voglio bene!” E, Tu lo sai, che sempre io lo ricordo il giorno con il sole che bruciava la valle di Samarìa e la tua voce di straniero che mi diceva “ ho sete”.
    E quando volevano ammazzarmi con la legge dei sassi? Mio dolcissimo Iddio , Tu li hai sgridati ed hai guardato me con quei tuoi occhi innamorati e santi: non ho badato a spese, ho spezzato la brocca dell’unguento e ti ho asciugato i piedi con i miei capelli.
    Le chiese sono piene di donne…
    Brillano di stelle sugli altari le mani della Veronica con quel pezzo di cielo di lino: fragili mani di donna e di carezze che non hanno toccato i chiodi che ti hanno inchiodato!
    Ma dimmi perché, Signore, perché nella notte nell’orto del dolore non hai chiamato le madri di Gerusalemme a tenerti compagnia? Forse non si sarebbero addormentate Maddalena Maria Marta: sono abituate le madri del mondo a vegliare il pianto dei figli.
    Ma Tu hai voluto ancora una volta proteggerci, tenerissimo Iddio.
    Le chiese sono piene di donne…
    come la mattina che si è spaccata la pietra sulla terra che si squarciava, in quella prima chiesa, a quella messa prima, Tu hai chiamato noi donne a cantare l’Alleluia del tuo ritorno.
    Come si può non venire nella tua casa a parlarti d’amore?
    Le chiese sono piene di donne. Recitare orazioni è cosa di donne.
    E io sono tanto contenta di essere una donna.

    Elena Alberti Nulli

    Chiusa parentesi

    2 Ottobre, 2008 - 8:48
  33. don78

    caro Concilium, tu dici:

    “Al ritorno all’antico corrisponde invece una ben precisa visione ecclesiologica, e proprio questa mi sembra inaccettabile […]

    ma qui alla periferia dell’Italia e della Chiesa sono questi i toni prevalenti, e non soltanto nella base.”

    Per quello che vale, sono d’accordo con la tua analisi della situazione.

    Torna a trovarci presto.

    PS. Spero che vada bene il “tu”.

    2 Ottobre, 2008 - 9:04
  34. mattlar

    @concilium
    hai detto “il Corpo di Cristo distribuito dal papa è forse più importante di quello distribuito dagli altri presbiteri e diaconi sguarniti di inginocchiatoio (SS. Corpo e Sangue del Signore 2008)?” e anche “dal gruppo dei Consultori dell’Ufficio delle celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice non sarebbero stati allontanati in malo modo i più grandi liturgisti italiani, le menti davvero pensanti”
    Non riesco a capire bene, perché forse non conosco le situazioni. Se hai tempo, puoi dedicare due righe in più? Ti ringrazio.

    2 Ottobre, 2008 - 9:22
  35. Lea

    facendo quasi a forza dell’attuale papa una sorta di una supposta contro-contro-riforma e che vedono nel Concilio Vaticano II non l’espressione di una Chiesa adunata come è sempre stato nella storia in momenti particolari
    ————-
    il Concilio è stata una benedizione per molti versi, perché era necessario che la Chiesa si rinnovasse… sono le sue applicazioni che hanno dato l’avvio ad una crescente protestantizzazione della Chiesa.Leggetevi la Sacrosanctum Concilium e vedete quanto di questo documento è stato disatteso e arbitrariamente applicato…
    Il problema, amici miei, non è ‘giuridico’, ‘rubricistico’, è che certi comportamenti nuovi veicolano una fede nuova, sganciata dalla Tradizione e non può eserci Chiesa senza la Tradizione, vivente e rinnovata -d’accordo-, ma non stravolta e abbandonata… Se ne soffro e se ne parlo è perché ho la consapevolezza che attraverso questi cambiamenti selvaggi, si è innestata una ‘nuova teologia’ che introduce ad un rapporto diverso col Signore e non veicola ciò che Lui veramente E’ e ha fatto per noi… In sostanza io vedo una NUOVA CHIESA con nuove verità non vedo una Chiesa “rinnovata”… con cristiani che si vergognano del loro passato, invece di assumerselo e di andare oltre, e forse proprio attraverso questo senso di colpa hanno buttato via il bambino con l’acqua sporca, dimenticando che “non sono i cristiani che fanno santa la Chiesa, ma la Chiesa che fa santi i cristiani” nella misura in cui si vive in essa radicati in Cristo Signore e non in suoi simulacri, come tante volte avviene oggi… ne parlo per esperienza e non per sentito dire!

    2 Ottobre, 2008 - 10:27
  36. don78

    Cara Lea, lei dice: “Leggetevi la Sacrosanctum Concilium”

    Magari non avremo la vastità delle sue letture, ma qualcosa l’abbiamo letta anche noi.

    Saluti

    2 Ottobre, 2008 - 10:41
  37. grazie,
    per me vale quanto scritto da don78,
    mi è capitato di studiarla,
    per caso….. 🙂

    2 Ottobre, 2008 - 11:19
  38. Sumpontcura

    Grazie, Lea.
    Ciao Concilium: mi sembra che tu ci vada giù un po’ greve: hai cominciato con i “poveri di idee”, continui con le “menti davvero pensanti”: non ti stupirai, dunque, se qualcuno proverà a risponderti senza molte mediazioni linguistiche, sempre fatto salvo il rispetto per le persone, tutte, comunque la pensino.
    Sintetizzo la mia opinione: il Vaticano II è stato un grande e santo Concilio, un dono di Dio. Il guaio è che alcuni “padri” conciliari, immediatamente seguiti da zii, figli e nipoti, contestualmente alla chiusura dei lavori si affrettavano ad aprirne un altro, di “concilio”, il Vaticano terzo della zucca loro. E le deliberazioni, e i princìpi, e le innovazioni che al Concilio Vaticano II erano stati chiaramente respinti dalla maggioranza vennero ripresentati nel postconcilio e chiamati “spirito autentico del Concilio”. Ecco dunque gli esperti – tali per disinvolta autonomina -, interpreti autorizzati da se medesimi, uniche teste pensanti (agli altri, invece, come è noto, le teste servono solo come supporto per i capelli…): insomma, li mejo fichi der bigonzo, per naturale e sbarazzino autoriconoscimento. Pronti a strillare come aquile se qualcuno fa loro presente che il Concilio (quello vero, ravvisabile nei documenti ufficiali) fu ed è elemento di rinnovamento nella continuità e non di rottura con la santa Tradizione della Chiesa. Bene: che strillino. Quando si saranno stancati di strillare, loro e i loro colleghi fratelli-coltelli lefebvriani e sedevacantisti, potrebbero – con l’aiuto della Provvidenza, che nel corso della storia è riuscita a far ragionare anche gente con la testa più dura della loro – provare a ricominciare dal Concilio (quello vero): che ne dite, vi piacerebbe una riforma della liturgia ispirata DAVVERO alla “Sacrosanctum Concilium”? A me sì, mi piacerebbe davvero molto. Vogliamo parlarne?

    2 Ottobre, 2008 - 11:50
  39. don78

    certo certo….

    “la liturgia ispirata DAVVERO alla SC” sarebbe quella che scaturisce dalle ricche menti davvero pensanti dei vari Sump e Lea, e non quella che esce da un messale promulgato da un papa…

    in quanto ad “auto-autorizzazioni” e “sbarazzini auto-riconoscimenti”…
    “li mejo fichi der bignozo” ndo stanno veramente?

    MAH!!

    2 Ottobre, 2008 - 11:58
  40. a don78, che sagoma che sei 🙂

    2 Ottobre, 2008 - 12:08
  41. Sumpontcura

    No, caro don78, non rigirare la frittata. Le “menti davvero pensanti” non sono le nostre (di Lea e mia): per saperne di più, prova a chiedere a Concilium.

    2 Ottobre, 2008 - 12:09
  42. Sumpontcura

    Item.
    Il Messale di Paolo VI è un santo Messale: nessuno, qui nel pianerottolo, lo ha mai messo in discussione. Chiedo solo, in risposta a una provocazione che non è partita da me, di confrontarlo con le enunciazioni della “Sacrosanctum Concilium”; e di piantarla di attribuire al Concilio quello che ad esso non appartiene.

    2 Ottobre, 2008 - 12:17
  43. star

    mi intrometto solo un attimo. in materia sono completamente ignorante, abbiate la cortesia di spiegarmi cari sump,lea e mattler cosa intendete quando parlate di “attribuire al concilio quello che ad esso non appartiene o quando parlate di tradizione o di una nuova riforma liturgica. la mia richiesta non è polemica credetemi ma solo la richiesta di un ignorante che chiede lumi a chi ne sa di più
    grazie sin da ora

    2 Ottobre, 2008 - 12:36
  44. Giovanni Mandis

    Concilium ti sei reso conto che con questa tua frase hai dato del bugiardo al Papa?
    “Ma sono stanco di vedere riproposte, anche dall’alto, falsità facilmente smentibili documento alla mano (“il messale precedente non è mai stato abrogato”).”

    2 Ottobre, 2008 - 13:13
  45. La mia posizione, caro Sump, è che il Concilio “…fu ed è elemento di rinnovamento nella continuità e non di rottura con la santa Tradizione della Chiesa…” e che la riforma liturgica, approvata da papa Paolo VI, ne sia il degno frutto.

    2 Ottobre, 2008 - 13:38
  46. star

    rimango in attesa di spiegazioni….esempi concreti per chi come me è un pò duro di comprendonio

    2 Ottobre, 2008 - 13:41
  47. Sumpontcura

    Caro Star,
    non è semplice rispondere a una richiesta come la tua, stando nei limiti di un intervento da blog. Ci provo, chiedendo scusa da subito per le involontarie forzature e banalizzazioni.
    Approvando la Costituzione “Sacrosanctum Concilium”, i padri mostrarono chiaramente la volontà di riformare la liturgia, restando però altrettanto chiaramente nel solco della tradizione:
    – nell’articolo 4 si parla di “fedele ossequio alla tradizione”;
    – dall’art. 36: “L’uso della lingua latina, salvo diritti particolari, sia conservato nei riti latini”;
    – dall’art. 54: “Si abbia cura però che i fedeli sappiano recitare e cantare insieme, anche in lingua latina, le parti dell’Ordinario che spettano ad essi”;
    – dall’art. 116: “La Chiesa riconosce il canto gregoriano come canto proprio della Liturgia romana: perciò nelle azioni liturgiche, a parità di condizioni, gli si riservi il posto principale”; eccetera.

    Chiuso il Concilio, una commissione di prelati ed esperti fu incaricata dal papa di proporre una riforma liturgica. Non entro nei particolari, accenno solo che la proposta del ’66 (voluta, fra l’altro, dal benemerito e illuminato card. Lercaro) corrispondeva in pieno alla lettera e allo spirito della “S.C.”; essa fu però rapidamente superata, soprattutto grazie all’iniziativa di un personaggio di grande cultura ma molto chiacchierato e controverso: mons. Annibale Bugnini. Paolo VI approvò i risultati della commissione e firmò il Messale che da essi scaturì: siamo nel 1970. La riforma della Messa è così compiuta, e questo è il rito ordinario di cui oggi si parla.
    Non intendo entrare nel merito: ripeto che la Messa di Paolo VI è per me, al di là di ogni discussione, un rito santo. Sono però felice che il rito secondo il Messale tradizionale, in vigore fino a questa riforma di fine anni sessanta, sia stato autorizzato da Giovanni Paolo II nel 1988 (lettera apostolica “Ecclesia Dei”) e confermato, con la denominazione di “rito straordinario”, nel 2007 da Benedetto XVI (motu proprio “Summorum Pontificum cura”).

    Coloro che ritengono intoccabile e immodificabile la riforma del ’70 hanno diritto di esprimere e argomentare questa loro opinione. Vorrei però che evitassero di chiamarla “riforma conciliare” (non lo è) e ammettessero che un eventuale (e per me auspicabile) nuovo Messale firmato da papa Benedetto sarebbe altrettanto legittimo (e santo) del Messale firmato quarant’anni fa da papa Paolo.

    2 Ottobre, 2008 - 13:43
  48. Sumpontcura

    Caro Luca,
    non ce l’avevo certo con te: so riconoscere un usignolo da un rondone.

    2 Ottobre, 2008 - 13:57
  49. star

    Forse solo un grazie non basta Sump per cui te ne dico due GRAZIE GRAZIE.
    Essere vicini di pianerottolo vostri ha degli enormi vantaggi. Stare vicini alla vostre porte fa solo bene. si impara tanto tutti i giorni e da tutti gli argomenti che il buon Luigi ci propone. A volte però per ignorantoni come me sembra di essere fuori posto, fuori luogo. Forse è così ma sarebbe bello se questo blog sia un pò come DOVREBBE essere la chiesa: accogliente anche verso chi non ne sa quanto voi. Per cui ancora grazie Sump accetta un affè virtuale. Con la tua spiegazione hai fatto chiesa e comunione con chi è molto lontano da te (culturalmente intendo e a volte pure di idee). Credo che dovremmo imparare tutti da sump. Nella chiesa c’è spazio per chi nella liturgia e nella tradizione trova la via per sentirsi pù vicino al mistero di Dio.
    Ma nella Chiesa c’è anche spazio per forme nuove che rispondono ad esigenze più giovani. escludere l’uno o l’altro sarebbe profondamente sbagliato. La liturgia, sia chiaro, deve essere sempre conforme ad alcuni principi ma può e deve essere aperta. semmai spetterebbe agli amanti della tradizione spiegare a noi giovani generazioni i significati di tanti gesti.

    2 Ottobre, 2008 - 14:05
  50. (ciiiiip…)

    Ci mancherebbe altro che un Messale emanato dal Papa non fosse legittimo e santo!
    Mi piacerebbe conoscere qualcosa di più sulla trafila, p. es. le differenze tra la proposta di Lercaro, quella di Bugnini e i risultati finali.

    2 Ottobre, 2008 - 14:47
  51. Luigi Accattoli

    Da Solal ricevo questo messaggio:
    Gent. dott. Accattoli, la seguo sempre sul Corriere della Sera e da un pò di tempo sul suo blog. Pensi che ci siamo anche conosciuti qc. anno fa a Padova in occasione di un suo intervento ad una conferenza organizzata nella cappella di S.Massimo da don Giovanni Brusegan che conosco da molti anni essendo stato il prof. di religione al liceo dei miei due figli. Già allora mi aveva impressionato favorevolmente il suo modo di argomentare così profondamente intriso di una fede sincera e scevra di intellettualismi fini a se stessi. Non mi sembrava però allora che fosse particolarmente entusiasta del nostro papa Benedetto e questo mi aveva lasciata un pò delusa. Io oggi ho 62 anni, sono un’insegnante in pensione, sono laureata in fisica e ho insegnato fisica e matematica nei licei pr 30 anni. Le dico questo solo per farle capire che ho una formazione scientifica, ho frequentato l’università nel famigerato ’68 e progressivamente mi sono allontanata dalla pratica religiosa perchè non avvertivo più nella chiesa un richiamo spirituale sufficientemente forte. E nel 2005 arriva papa Benedetto! E io ho quasi 60 anni! E seguo la sua elezione quasi per caso, distrattamente, e ascolto i suoi primi discorsi, non lo conoscevo da cardinale proprio perchè non seguivo da tempo le cose di chiesa. Sento un parlare chiaro, limpido, razionale e nello stesso tempo profondamente spirituale. Torno alle mie origini e riannodo tanti fili lasciati perdere, la mia mente razionale intravvede ambiti e orizzonti altri in cui la fede si concilia con la ragione. E non finisco di stupirmi ogni volta che seguo i discorsi di Benedetto, c’è sempre qc. di nuovo che ti sorprende per la sua profondità, per la sua grande umanità e per la chiarezza e semplicità di esposizione. Forse queste ultime qualità hanno colpito in modo particolare la mia anima di insegnante, non è sempre stato facile spiegare e far capire ai miei studenti le bellezze abissali della fisica ma ho fatto del mio meglio. Vedo grande amore nelle omelie e nelle catechesi del Papa, piccoli saggi di teologia, e rispetto per chi ascolta, giovani o meno, colti o meno; tutti possono capire anche le cose più difficili. Umiltà e sapienza, fede e ragione, carità e fermezza.Inutile dire che un pò alla volta ho letto parecchi testi, dalla bellissima “introduzione al cristianesimo” e via via fino all’ultimo libro su Gesù, passando attraverso le due encicliche.Per concludere ho deciso di scriverle perchè da un pò di tempo mi sorprendo a sottolineare le stesse bellissime espressioni tratte da discorsi del Papa che anche lei evidenzia nel suo blog e questo mi piace e la ringrazio per la grande sensibilità che accompagna, al di là della competenza ,i suoi interventi. La saluto con stima e affetto. Solal

    2 Ottobre, 2008 - 15:11
  52. principessa

    Piccola parentesi, se permettete, per ringraziare Lazzaro, da parte di una delle monelle del pianerottolo, per i versi bellissimi trovati e dedicati alle donne.
    Consentimi anche, caro Lazzaro, di dirti che siamo in tanti ad essere nelle tue stesse condizioni di ricerca costante e con letture frammentarie, io per prima.Ma cio’ non toglie che mi spingo ad intervenire nelle conversazioni e anche nelle dispute perche’, ti diro’, anche cosi’ si impara e si raffina la personale ricerca. Non credo che giungeremo mai al termine di essa, ma farlo insieme con persone da cui impari e alle quali puoi dare il tuo piccolo contributo, rende il cammino di ciascuno meno pesante. E, soprattutto, ti aiuta a sbagliare e a rialzarti, invece di sbagliare e rimanere nella polvere.
    Vieni a trovarci piu’ spesso… nessuno ne sa piu’ di un altro. Tutti sappiamo qualcosa che e’ necessario anche agli altri.
    Posso ricambiare baci e abbracci?

    2 Ottobre, 2008 - 15:12
  53. don78

    Caro Sump,

    da un lato dici che il messale di Paolo VI nessuno lo mette in discussione, dall’altro dici che una “riforma DAVVERO ispirata alla SC” la stiamo ancora aspettando, ne dovrebbe conseguire logicamente che il messale di Paolo VI non lo è. Cerchiamo di dire con chiarezza quello che pensiamo (come ha fatto Concilium) così come di fare i nomi di quelli a cui parliamo (come ho fatto io), senza sparare nel mucchio… perchè sparando così cadono indistintamente usignoli, rondoni e uccelli di ogni sorta.

    Poi, mi premeva integrare la scelta dei brani della SC proposta da Sump, con altri tratti dalla stessa costituzione, perchè non si creda che la riforma liturgica e il Novus Ordo non siano in linea con la SC o, come si sente in giro, un tradimento della stessa, frutto di macchinazioni massoniche, complotti modernistici et similia. Scusate la lunghezza e abbiate pazienza.

    “14. È ardente desiderio della madre Chiesa che tutti i fedeli vengano formati a quella piena, consapevole e attiva partecipazione alle celebrazioni liturgiche, che è richiesta dalla natura stessa della liturgia e alla quale il popolo cristiano, « stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo acquistato » (1 Pt 2,9; cfr 2,4-5), ha diritto e dovere in forza del battesimo. A tale piena e attiva partecipazione di tutto il popolo va dedicata una specialissima cura nel quadro della riforma e della promozione della liturgia.

    21. Perché il popolo cristiano ottenga più sicuramente le grazie abbondanti che la sacra liturgia racchiude, la santa madre Chiesa desidera fare un’accurata riforma generale della liturgia…
    In tale riforma l’ordinamento dei testi e dei riti deve essere condotto in modo che le sante realtà che essi significano, siano espresse più chiaramente e il popolo cristiano possa capirne più facilmente il senso e possa parteciparvi con una celebrazione piena, attiva e comunitaria.

    27. Ogni volta che i riti comportano, secondo la particolare natura di ciascuno, una celebrazione comunitaria caratterizzata dalla presenza e dalla partecipazione attiva dei fedeli, si inculchi che questa è da preferirsi, per quanto è possibile, alla celebrazione individuale e quasi privata.

    30. Per promuovere la partecipazione attiva, si curino le acclamazioni dei fedeli, le risposte, il canto dei salmi, le antifone, i canti, nonché le azioni e i gesti e l’atteggiamento del corpo. Si osservi anche, a tempo debito, un sacro silenzio.

    31. Nella revisione dei libri liturgici si abbia cura che le rubriche tengano conto anche delle parti dei fedeli.

    35. Affinché risulti evidente che nella liturgia rito e parola sono intimamente connessi: 1) Nelle sacre celebrazioni si restaurerà una lettura della sacra Scrittura più abbondante, più varia e meglio scelta.

    36 spetta alla competente autorità ecclesiastica territoriale, di cui all’art. 22- 2 (consultati anche, se è il caso, i vescovi delle regioni limitrofe della stessa lingua) decidere circa l’ammissione e l’estensione della lingua nazionale. Tali decisioni devono essere approvate ossia confermate dalla Sede apostolica.

    37. La Chiesa, quando non è in questione la fede o il bene comune generale, non intende imporre, neppure nella liturgia, una rigida uniformità; rispetta anzi e favorisce le qualità e le doti di animo delle varie razze e dei vari popoli. Tutto ciò poi che nel costume dei popoli non è indissolubilmente legato a superstizioni o ad errori, essa lo considera con benevolenza e, se possibile, lo conserva inalterato, e a volte lo ammette perfino nella liturgia, purché possa armonizzarsi con il vero e autentico spirito liturgico.

    38. Salva la sostanziale unità del rito romano, anche nella revisione dei libri liturgici si lasci posto alle legittime diversità e ai legittimi adattamenti ai vari gruppi etnici, regioni, popoli, soprattutto nelle missioni; e sarà bene tener opportunamente presente questo principio nella struttura dei riti e nell’ordinamento delle rubriche.

    48. Perciò la Chiesa si preoccupa vivamente che i fedeli non assistano come estranei o muti spettatori a questo mistero di fede, ma che, comprendendolo bene nei suoi riti e nelle sue preghiere, partecipino all’azione sacra consapevolmente, piamente e attivamente; siano formati dalla parola di Dio; si nutrano alla mensa del corpo del Signore; rendano grazie a Dio; offrendo la vittima senza macchia, non soltanto per le mani del sacerdote, ma insieme con lui, imparino ad offrire se stessi, e di giorno in giorno, per la mediazione di Cristo, siano perfezionati nell’unità con Dio e tra di loro [38], di modo che Dio sia finalmente tutto in tutti.

    50. L’ordinamento rituale della messa sia riveduto in modo che apparisca più chiaramente la natura specifica delle singole parti e la loro mutua connessione, e sia resa più facile la partecipazione pia e attiva dei fedeli. Per questo i riti, conservata fedelmente la loro sostanza, siano semplificati; si sopprimano quegli elementi che, col passare dei secoli, furono duplicati o aggiunti senza grande utilità; alcuni elementi invece, che col tempo andarono perduti, siano ristabiliti, secondo la tradizione dei Padri, nella misura che sembrerà opportuna o necessaria.

    51. Affinché la mensa della parola di Dio sia preparata ai fedeli con maggiore abbondanza, vengano aperti più largamente i tesori della Bibbia in modo che, in un determinato numero di anni, si legga al popolo la maggior parte della sacra Scrittura.

    54. Nelle messe celebrate con partecipazione di popolo si possa concedere una congrua parte alla lingua nazionale, specialmente nelle letture e nella « orazione comune » e, secondo le condizioni dei vari luoghi, anche nelle parti spettanti al popolo, a norma dell’art. 36 di questa costituzione. Si abbia cura però che i fedeli sappiano recitare e cantare insieme, anche in lingua latina, le parti dell’ordinario della messa che spettano ad essi. Se poi in qualche luogo sembrasse opportuno un uso più ampio della lingua nazionale nella messa, si osservi quanto prescrive l’art. 40 di questa costituzione”

    Non c’è nulla che nel messale di Paolo VI non sia l’applicazione di queste norme e di questi principi. La riforma liturgica ORDINATA dal Concilio è stata fatta, se ce ne saranno altre, bene, ma smettiamola con sta balla del complotto e del personaggio discusso e controverso Bugnini. Perchè il messale è stato approvato dalla S.Sede e la sua versione italiana dalla CEI, come RICHIEDEVA il Concilio.

    2 Ottobre, 2008 - 16:08
  54. Sumpontcura

    Anch’io ringrazio Lazzaro; e anche Principessa, Star e Solal, che sento sorella in modo particolare.

    2 Ottobre, 2008 - 16:10
  55. Sumpontcura

    Caro Luca,
    per rispondere adeguatamente alla tua curiosità ci vorrebbe un saggio. Se vuoi (e se Luigi non ci richiama all’ordine) posso provare a sfiorare pochi punti essenziali. Io farò riferimento alle proposte della commissione presieduta da Lercaro (1965-66), di cui in giro si sa pochissimo. Per seguire, dovresti avere a disposizione l’Ordinario della Messa secondo il Messale di Giovanni XXIII (1962) e il Messale riformato di Paolo VI (ed. 1970).
    1. Restano le balaustre e la Comunione in ginocchio e col piattino. Il sacerdote è rivolto coram Deo.
    2. Preghiere ai piedi dell’altare: molto simili a quelle del 1962, ma recitate in italiano: viene tagliato il salmo 42, ma restano il doppio Confiteor e le invocazioni successive.
    3. Vengono tradotte in italiano tutte le parti del Proprio e le preghiere dell’Offertorio (dal ‘70: “Presentazione delle offerte”). Resta in latino il Canone (che è uno solo: quello che oggi è riportato come I).
    4. Le letture sono due (Epistola e Vangelo) e corrispondono a quelle del ’62: possono essere lette (naturalmente in italiano) l’Epistola dal suddiacono, il Vangelo dal diacono.
    5. Le preghiere dell’Offertorio sono tradotte dal Messale del ’62 e fra esse spicca, oltre al bellissimo salmo 25, il “Suscipe Sancta Trinitas” e soprattutto il “Suscipe Sancte Pater”: resta cioè il significato tradizionale dell’Offertorio (sparito, purtroppo, nel Messale del ’70): il sacerdote offre a Dio non solo il pane e il vino ma offre, al Padre, Cristo come vittima santa, ostia immacolata, in espiazione dei peccati.
    6. Al momento della Consacrazione le parole “Mysterium fidei” sono integrate nella formula e non pronunciate dal celebrante verso i fedeli; non sono previste le acclamazioni dei fedeli, che – in ginocchio – adorano in silenzio.
    7. Non è previsto (rispetto al ’70) lo scambio dei “segni di pace”.
    8. Rispetto al ’62, non è prevista, in chiusura, la lettura dell’ultimo Vangelo.

    2 Ottobre, 2008 - 16:12
  56. lazzaro

    Principessa cara, ma io sono ignorante davvero. Comunque grazie per il tuo incoraggiamento a farmi vivo: vedrò, qualche volta, di dire la mia. Ed è vero che in questo pianerottolo si impara molto.
    Per quanto riguarda la mia personale ricerca, io qualche anno fa mi trovavo più o meno nelle condizioni di Sump: avevo ritrovato Cristo (ma forse Lui non mi aveva mai perso di vista), però c’erano alcuni insegnamenti della Chiesa che non mi spiegavo, ed ero indeciso se riavvicinarmi ad essa. Un mio carissimo amico sacerdote mi disse di fare il passo verso Gesù per farmi abbracciare e, per quel che non riuscivo a capire o condividere, mi invitò ad affidarmi alla Sua misericordia, di confidare in Lui.
    Così ho fatto e non mi sono pentito, ma, per quello che ho detto, continuo a cercare di capire e approfondire. E quanto si dice in questo pianerottolo mi è utile, anche se mi sento più vicino a certe posizioni e non condivido altre.
    Per esempio, non riesco a capire questo attaccamento al vecchio rito, io che per nove anni, in collegio, l’ho seguito avendo la fortuna di capire un po’ di latino. Mi sembra, a volte, che passi in secondo piano la “sostanza” di quello che effettivamente succede sull’altare rispetto agli “accidenti” che la accompagnano (lingua, paramenti, ecc.).
    E’ più importante quanto Cristo ci dice e fa, o il modo in cui noi ci rivolgiamo a Lui e Gli siamo vicini? E poi la comprensione, e dunque l’espressione, in tutte le lingue, non è dono dello Spirito Santo?
    Però se a qualcuno o a molti piacciono il latino, i paramenti sontuosi, il gregoriano (che anche a me piace e ho cantato e ricordo), beh, facciano.
    Ma, come diceva qualcuno prima e meglio di me, non è la messa in latino in sé che non mi va, perché la gusterei anch’io; è quello che ci può essere dietro che mi allarma. Gente come Sump, tanpo per fare un esempio e se l’ho capito bene, non mi impensierisce affatto; anzi, canterei volentieri insieme a lui la Missa De Angelis.
    Cara Pri (posso usare anch’io questo nomignolo affettuoso che prendo a prestito da Clodine?), forse ho parlato troppo e perciò concludo con l’autorizzazione scritta a ricambiare, ricambiati a mia volta, baci e abbracci (noi del nuovo rito ce lo possiamo permettere!…)

    2 Ottobre, 2008 - 16:18
  57. Sumpontcura

    Caro don78,
    nessuno ha detto che la riforma del ’70 rappresenta un tradimento del Concilio: compiere una riforma era anzi doveroso, e le linee fondamentali del Messale di Paolo VI rispettano “quasi” integralmente la “Sacrosanctum Concilium”: è ovvio che – argomentando il “quasi” – di essa si riportino solo i brani che si prestano a discussione, fermo restando che il testo va letto e meditato integralmente.
    Esempio: qualcuno può sostenere che al canto gregoriano sia oggi riservato “il posto principale” nelle celebrazioni eucaristiche, come richiesto espressamente dal Concilio? Se non è così, è bene che si rilegga l’art. 116. Una discrepanza c’è, e costituisce un problema; questo non comporta affatto accuse di tradimento e chiacchiere su complotti massonici.
    (Però, caro amico: io su mons. Bugnini sono stato – credo – prudente e caritatevole. Ma “chiacchierato e controverso”, via! Mi pare proprio il minimo che si possa dire. Lui stesso, nella sua autobiografia, mostra di stupirsi non poco per la conclusione molto amara del suo soggiorno romano e le decisioni così drastiche di papa Paolo VI. Non voglio scivolare nel pettegolezzo, ma insomma, i fatti sono fatti…).

    2 Ottobre, 2008 - 16:42
  58. Sumpontcura

    Lazzaro! Nove anni di collegio? Ciao fratellino. (Io dai 9 ai 18 anni; tu?).

    2 Ottobre, 2008 - 16:43
  59. don78

    Caro Sump,

    “qualcuno può sostenere che al canto gregoriano sia oggi riservato “il posto principale” nelle celebrazioni eucaristiche, come richiesto espressamente dal Concilio?”

    Non confondiamo il Novus Ordo (sulla carta) con le messe che vengono celebrate ogni giorno nelle nostre chiese. Mi sembrano che siano due piani diversi. Se qualcosa non va nelle nostre liturgie (ma lì veramente il nostro punto di vista è molto limitato, per averne un’idea bisognerebbe girare una chiesa per domenica, e dopo aver finito l’Italia dovremmo andare anche all’estero, non vorrai mica farmi credere che le liturgie di oggi sono rispecchiate nei filmati di qualche sito sedevacantista o simile!), dicevo, se qualcosa non va nelle nostre liturgie, bisogna migliorarle, secondo quello che dice la SC e il Messale e le rubriche.

    Sarebbe come dire: riformiamo la lingua italiana perchè gli italiani non la parlano bene! Sarebbe il caso di mandare gli italiani a impararsi meglio la propria lingua. Non credi?

    Non confondiamo gli errori della pratica liturgica con la liturgia del messale di Paolo VI. Pertanto più che parlare della riforma della riforma, parliamo di un ritorno alla riforma (e non dico solo al suo spirito, ma anche alla sua lettera).
    Per capirci: il poco gregoriano non dipende dal messale di Paolo VI ma da scelte pastorali concrete, se ne vogliamo di più non serve cambiare una virgola dello stesso, basta fare scelte pastorali diverse.

    Sump, nella diversità delle idee, confermo la mia stima.

    2 Ottobre, 2008 - 17:01
  60. Jaacob

    “Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe, non dei filosofi e dei sapienti.”
    Invidio la sicurezza che mostrate nell’esporre il vostro pensiero e le vostre certezze. Sono molto interessanti le dispute filosofiche che affollano questo pianerottolo, ma non aiutano il mio cammino nella ricerca della vera fede. Senza nulla togliere al livello qualificato della discussione, prego perché la Chiesa sia sempre più vicina ai “poveri” delle Beatitudini.
    Grazie a Luigi Accattoli, a Concilium e a tutti gli altri.

    2 Ottobre, 2008 - 17:08
  61. principessa

    O.T. , ma proprio moooolto off topic.

    Cari amici, qualche tempo fa ( era meta’ Luglio ) vi siete appassionati alla mia disputa con un giornalista Rai ( Aldo Maria Valli ) al quale rimproveravo uno scarso spirito cristiano nei suoi comportamenti con i colleghi e una maniera di fare giornalismo che proprio non si addice (SECONDO ME!!!) al soggetto trattato, viste le forzature che talvolta si leggono o si ascoltano nel suo lavoro, come un voler piegare alle proprie argomentazioni cio’che si sta riportando.
    Mi conforta , quest’oggi, leggere sulle pagine di Avvenire, un botta e risposta tra Valli e Rosso Malpelo ( a seguito del commento di Valli su Europa per l’elezione di monsignor Crociata a segretario CEI) che rimprovera pari pari a Valli le stesse, identiche cose che gli avevo contestato io nel mio piccolo.
    E mi piace anche pensare che non mi ero sbagliata, pur con tutto il rispetto per l’uomo e il professionista che e’ liberissimo di pensarla come crede e di agire con altrettanta liberta’.Anche se, come ricordo’ Luigi, lavorando per il pubblico si e’ soggetti a critiche.

    http://edicola.avvenire.it/ee/avvenire/default.php?pSetup=avvenire

    cliccare sull’articolo ” Quel commento alla nomina del nuovo segretario CEI”

    Scusate ancora l’off topic mentre vi raggiunge il mio abbraccio sincero

    2 Ottobre, 2008 - 17:41
  62. principessa

    A pagina A35…………..

    2 Ottobre, 2008 - 17:42
  63. targum55

    “Invidio la sicurezza che mostrate nell’esporre il vostro pensiero e le vostre certezze. Sono molto interessanti le dispute filosofiche che affollano questo pianerottolo, ma non aiutano il mio cammino nella ricerca della vera fede”

    Non c’è una contraddizione?

    2 Ottobre, 2008 - 18:14
  64. Lea

    Cito da “Iota unum” di Romano Amerio, un grande filosofo profondamente credente.

    “Il primo carattere del tempo postconciliare è quello di un cangiamento generalissimo che investe tutte le realtà della Chiesa, sia ad intra, sia ad extra. Sotto questo aspetto il Vaticano II espresse una forza spirituale così imponente da doversi porre in un posto singolare nella serie dei Concili. Questa universalità della variazione introdotta pone anche la questione: non si tratta forse di una mutazione sostanziale […] analoga a quella che in biologia chiamasi idiovariazione? Si forma la domanda, se non stia attuandosi il passaggio da una religione a un’altra, come molti, e del ceto clericale e del ceto laicale, non si peritarono di proclamare. Se così fosse, il nascimento del nuovo importerebbe la morte del vecchio, come in biologia e in metafisica. Il secolo del Vaticano II sarebbe allora un magnus articulus temporum, il colmo di uno dei giri che lo spirito umano vien facendo nel suo perpetuo ravvolgersi in sé medesimo. Si può anche porre la questione in altri termini: il secolo del Vaticano II non darebbe forse la dimostrazione della pura storicità della religione cattolica o, che è lo stesso, della non-divinità della religione cattolica?”

    2 Ottobre, 2008 - 18:21
  65. Jaacob

    “Credo che la chiesa italiana debba dire cose che la gente capisce, non tanto come un comando ricevuto dall’alto, al quale bisogna obbedire perché si è comandati. Ma cose che si capiscono perché hanno una ragione, un senso. Prego molto per questo”. (Carlo Maria Martini)

    2 Ottobre, 2008 - 18:22
  66. Mamy

    Contrariamente ai desideri del Papa, il problema della messa secondo il vecchio rito si sta configurando come una frattura in seno al mondo cattolico.
    Mi sembra invece che il Papa abbia detto che è stato un atto di amore per riconciliarsi verso coloro che sono rimasti insoddisfatti a causa dei cambiamenti avvenuti nella liturgia in seguito al Concilio Vaticano II.
    Probabilmente abusi ce ne sono stati, ma una cosa è l’errore nella pratica liturgica, un’altra è la condanna della Messa post-conciliare.

    2 Ottobre, 2008 - 19:15
  67. Concilium

    Ringrazio quella sagoma di don78 (naturalmente il “tu” va benissimo). Mi ha risparmiato un bel po’ di lavoro di copia-incolla, perché quando mi riferivo alla discontinuità con il Concilio pensavo proprio a quei brani di SC. Ringrazio anche Matteo per il post delle 8.40, ed esprimo a Jaacob tutta la mia vicinanza e la condivisione di fondo.
    Replico con disappunto a Mandis, anche se mi ero ripromesso di non entrare in questioni trite e ritrite, e dunque improduttive. In merito alla presunta non abolizione del rito tridentino, rinvio al canone 20 del Codice di Diritto canonico: «Lex posterior abrogat priorem aut eidem derogat, si id expresse edicat aut illi sit directe contraria, aut totam de integro ordinet legis prioris materiam»; e alla coerente Risposta della Congregazione per il Culto divino del 3 luglio 1999 (prot. 1411/99): «Il Messale romano approvato e promulgato per autorità del Papa Paolo VI… è l’unica forma in vigore di celebrazione del Santo Sacrificio secondo il Rito Romano, in virtù dell’unico diritto liturgico generale». L’evidenza veniva riconosciuta persino dal cardinale Siri di Genova, il quale in una lettera del 6 settembre 1982 scriveva che «Il potere col quale Pio V ha fissato la sua riforma liturgica è lo stesso potere di Paolo VI. L’aver riformato l’Ordo implica la sua sostituzione all’antico». Se poi volessimo essere pedanti: che validità può avere un semplice Motu proprio rispetto alla Costituzione apostolica con la quale il 3 aprile 1969 Paolo VI promulgava il nuovo messale? Mi sembra che qualsiasi riflessione, anche di genere ermeneutico, dovrà inevitabilmente confrontarsi con il principio generale che finora è stato applicato. L’onere di una solida prova spetta eventualmente a chi sostiene il contrario. Mi dispiace di aver dato scandalo. Mi si può chiedere di essere obbediente, ma non di rinunciare ad essere intelligente.
    In ogni caso domenica prossima canterò durante la liturgia anche la Missa cum jubilo. E credo che lo farò con soddisfazione mia e della mia comunità parrocchiale. Buona serata a tutto il pianerottolo!

    2 Ottobre, 2008 - 20:11
  68. lazzaro

    Concilium, è un piacere leggerti.

    2 Ottobre, 2008 - 20:29
  69. Giovanni Mandis

    CONCILIUM leggi e impara a memoria

    dalla Bolla di San Pio V Quo primum tempore

    “[…] Invece, mentre con la presente Nostra Costituzione, da valere in perpetuo, priviamo tutte le summenzionate Chiese dell’uso dei loro Messali, che ripudiamo in modo totale e assoluto, stabiliamo e comandiamo, sotto pena della Nostra indignazione, che a questo Nostro Messale, recentemente pubblicato, nulla mai possa venir aggiunto, detratto, cambiato.
    […]
    Anzi, in virtú dell’Autorità Apostolica, Noi concediamo, a tutti i sacerdoti, a tenore della presente, l’Indulto perpetuo di poter seguire, in modo generale, in qualunque Chiesa, senza scrupolo veruno di coscienza o pericolo di incorrere in alcuna pena, giudizio o censura, questo stesso Messale, di cui dunque avranno la piena facoltà di servirsi liberamente e lecitamente: cosí che Prelati, Amministratori, Canonici, Cappellani e tutti gli altri Sacerdoti secolari, qualunque sia il loro grado, o i Regolari, a qualunque Ordine appartengano, non siano tenuti a celebrare la Messa in maniera differente da quella che Noi abbiamo prescritta, né, d’altra parte, possano venir costretti e spinti da alcuno a cambiare questo Messale.

    […]
    XII
    Nessuno dunque, e in nessun modo, si permetta con temerario ardimento di violare e trasgredire questo Nostro documento: facoltà, statuto, ordinamento, mandato, precetto, concessione, indulto, dichiarazione, volontà, decreto e inibizione. Che se qualcuno avrà l’audacia di attentarvi, sappia che incorrerà nell’indignazione di Dio onnipotente e dei suoi beati Apostoli Pietro e Paolo.”

    ecco perchè il Messale di San Pio V non è mai stato abrogato, perchè non può essere abrogato, ma questo Paolo VI lo sapeva meglio di te e di me e lo sa anche Benedetto XVI, AL QUALE TI OSTINI A DARE DEL BUGIARDO.
    vergognati

    2 Ottobre, 2008 - 20:42
  70. lazzaro

    Mandis, tu pensi che, se Benedetto XVI leggesse quanto scritto da Concilium e poi lo incontrasse, lo apostroferebbe con il tuo “vergognati”?
    Non riesci proprio a tenere a freno “quello spirto guerriero ch’entro ti rugge”?
    Siamo tra cristiani qui o mi sbaglio?
    Buona notte, ma davvero buona!

    2 Ottobre, 2008 - 22:45
  71. Luigi Accattoli

    Buona notte a tutti. Non ho potuto seguire il dibattito lungo le ore per i troppi impegni. Ho letto ora e vedo che quasi tutti ne sanno più di me. E da tutti imparo. Grazie.

    2 Ottobre, 2008 - 23:13
  72. Giovanni,
    scusami ma cadi in ingenuità scambiando la solenne approvazione del Missale Romanum con la proclamazione di un dogma. E’ evidente che la stessa autorità che ha stabilito l’uso del Missale Romanum (ripudiando – con parole altrettanto severe! – i messali precedenti… fino ad allora perfettamente legittimi) può stabilire non solo di usarne uno nuovo ma anche di smettere di usare il vecchio.
    Si può discutere – forse – se il messale di s. Pio V sia stato effettivamente abrogato… ma sicuramente è indiscutibile che un Papa può abrogare un messale, se vuole!

    2 Ottobre, 2008 - 23:30
  73. roberto 55

    Il mio benvenuto a Concilium ed a Mamy.
    Credo, Concilium , che consideriamo il rapporto con il Concilio Vaticano II (di cui, forse anche per motivi “generazionali”, mi considero un pò un figlio) sulla base di sensibilità molto diverse, ma ciò non toglie che ti ho letto con molta attenzione e con il rispetto dovuto alla tua preparazione e competenza: mi spiace solo che Giovanni – per me, sbagliando – non abbia, invece, mostrato tolleranza verso la tua diversità d’opinione.
    Vorrei complimentarmi, poi, con Star – che mi pare si sia inserito benissimo nel “pianerottolo” – e mandare un saluto a Lazzaro (con cui – se sei d’accordo, Lazzaro – mi sento di condividere il metaforico “ultimo banco”).

    Buona notte a tutti !

    Roberto 55

    P.S.: sabato sarà il giorno di San Francesco e vorrei proporre a tutti, per l’occasione, di recitare, per la nostra comune preghiera di mezzogiorno, ed oltre al “Pater Noster”, anche il “Cantico delle Creature”: ci state ? Tutti d’accordo ?
    Ancora un caro saluto a voi.

    2 Ottobre, 2008 - 23:52
  74. Concilium….pareva…… e invece……la sapeva lunga….. 🙂
    piacevole compagnia.

    L’equilibrio, porta alla ricerca della sostanza,
    ergo,
    ad una qualità non indifferente.
    E tutti sono parimenti coinvolti.
    Bello.

    Cerchiamo di capire anche i granitici ripetitivi che non ascoltano….

    3 Ottobre, 2008 - 1:05
  75. Concilium

    Buondì!
    Rileggendo, mi accorgo di essermi espresso in modo sgradevole. Intendevo dire che sono sempre pronto all’obbedienza, ma in piedi, e che difficilmente accetto di chiudere gli occhi di fronte all’evidenza. Sicuramente questo talvolta è un limite, lo riconosco…
    È che noi aquileiesi siamo un po’ così… Lo siamo stati anche quando, nello Scisma dei Tre Capitoli, abbiamo sostenuto pervicacemente la nostra opinione insieme con i fratelli ambrosiani. E quando abbiamo continuato ostinatamente a pregare con il Missale Aquileyensis Ecclesiae nonostante il Tridentino l’avesse abrogato. E d’altra parte – si saranno detti i miei antenati – perché arrendersi di fronte alla semplice estensione di uno dei tanti messali allora circolanti?
    Difficile trovare l’equilibrio, ma rimane un obiettivo importante.
    Buona giornata a tutti!

    3 Ottobre, 2008 - 7:23
  76. Lea

    In merito alla presunta non abolizione del rito tridentino, rinvio al canone 20 del Codice di Diritto canonico: «Lex posterior abrogat priorem aut eidem derogat, si id expresse edicat aut illi sit directe contraria, aut totam de integro ordinet legis prioris materiam»;
    ……….
    Chiedo a Concilium, così ben preparato, se il nuovo diritto canonico fosse in vigore al momento dell’approvazione del Novus Ordo, perché mi sembra ricordare, ma potrei sbagliarmi, che sia entrato in vigore successivamente e non credo sia obbligatorio dargli valore retroattivo
    E poi vorrei anche chiedergli se ad un Messale si debba e possa dare una connotazione esclusivamente giuridica…. Credo che valore giuridico abbia l’atto con cui viene introdotto, ma di per sé una Liturgia non è una Legge, è qualcosa d’altro e di oltre…

    3 Ottobre, 2008 - 9:01
  77. Il nuovo Codice di diritto canonico è del 1983, mentre al momento dell’approvazione del Novus Ordo vigeva quello del 1917.

    P.S. Sostengo fermamente che – sia che uno voglia corroborare l’affermazione del Papa secondo cui il Messale non è mai stato giuridicamente abrogato, sia che si ponga in senso critico rispetto ad essa – è appunto dal lato giuridico che bisogna guardare, non con argomentazioni generiche del tipo “un Messale non si abolisce mai”.
    E’ anche ovvio che un’abolizione può riguardare la liceità dell’uso di un rito, ma non inficia in alcun modo la sua validità: è chiaro che non è possibile in alcun modo “rendere invalido” un Messale.
    Anche in questo senso è evidente che la liturgia ha un valore ben diverso da quello puramente giuridico, anche se il suo impiego nella Chiesa è, di necessità, normato giuridicamente.

    3 Ottobre, 2008 - 9:32
  78. lazzaro

    Caro Roberto55,
    sei il benvenuto nell’ultimo banco, al quale, se ben ricordo, anche Sump stava facendo un pensierino. Non vorrei che si affollasse troppo, però, con la conseguenza di doverne aggiungere un altro dietro, per poi ritrovarci penultimi. E questo non mi andrebbe, perché all’ultimo banco ci tengo. Piuttosto lo allunghiamo per far posto agli altri.
    Scherzi a parte, ricambio fraternamente il tuo saluto.
    Bella la tua idea del Cantico dei Cantici per il giorno di S. Francesco!
    E sono contento che l’idea del Pater Noster “comunitario” ancora viva nel pianerottolo.

    3 Ottobre, 2008 - 10:40
  79. lazzaro

    Scusa, volevo dire il Cantico delle Creature.
    Ma a pensarci, aggiungere al cantico di S. Francesco qualche riga del Cantico dei Cantici non sarebbe male, in qualche modo completerebbe una lacuna.
    Non è la donna una creatura meravigliosa, forse la più meravigliosa?

    3 Ottobre, 2008 - 10:45
  80. lazzaro

    @ Sump
    11-20
    Ciao, fratellino!

    3 Ottobre, 2008 - 10:52
  81. raffaele.savigni

    Non concordo con l'”ermeneutica della discontinuità” di Concilium. Tuttavia faccio notare a Giovanni Mandis che Pio V non poteva decidere per i suoi successori, che avevano i suoi stessi poteri.Paolo VI era successore di Pietro come Pio V e tutti gli altri, quindi poteva abrogare o sospendere norme emanate dai suoi predecessori (così fece Gregorio VII; che nel secolo XI abrogò il rito mozarabico). Quanto alla questione dell'”abrogazione”. bisognerebbe forse distinguere tra abrogazione formale (esplicita)ed abrogazione sostanziale (magari solo implicita); e (come suggerisce qualcuno qui sopra) tra liceità e validità. Ma non sono un canonista, e non voglio entrare nella casistica giuridica.

    3 Ottobre, 2008 - 16:00
  82. principessa

    Posso fare una delle mie affermazioni che e’ lontanissima da libroni, codici,Messali e quant’altro?
    Scusate tanto se mi permetto, ma mi spiegate che importanza ha stabilire – e con la precisione di chi spacca un capello in sedicesimi – se un Messale e’ stato abrogato o no?
    L’essenza di cio’ che avviene sull’altare – per imposizione delle mani di un pretino di campagna o di quelle del Papa – non e’ sempre la stessa?
    Ho impressione che per discutere sulla cornice si perda di vista l’essenziale che e’ il quadro, il quale con o senza cornice non cambia, se non nella maniera di essere presentato.

    E’ vero che siete tutti bravissimi e che da voi si impara moltissimo, pero’ credo sinceramente che il cammino che abbiamo intrapreso tutti insieme non debba perdere di vista il Maestro e tutto cio’ che da Lui cerca di raggiungerci attraverso il nostro dialogo.
    Chiedo scusa se sbaglio con questa mia uscita, ma sentivo di dirlo.

    3 Ottobre, 2008 - 17:12
  83. Hai assolutamente ragione, principessa.
    Ho come l’impressione che se avessimo fede sufficiente, la luce che promana dall’eucaristia abbaglierebbe e renderebbe illeggibili queste trame barocche con cui – magari argutamente – ci dilettiamo o giochiamo di scherma.
    Invece vediamo ancora “come in uno specchio”, e a volte confondiamo un riflesso, un’ombra o un lieve incresparsi di foschia con la Realtà di cui viviamo, ma che non vediamo. Di qui, forse, troppi nostri equivoci e il nostro faticoso (inutile?) districarci. E troppe volte pensiamo di possedere la Verità invece di esserne amorevolmente posseduti. Ci assista il Signore.

    3 Ottobre, 2008 - 18:13
  84. principessa

    Voglio ance far giungere ai miei compagni monelli dell’ultimo banco – Roberto e Lazzaro – un forte abbraccio e rassicurare Lazzaro che da quando abbiamo iniziato la recita del Pater Noster di mezzogiorno (su sua proposta) niente e’ cambiato e, anzi!, talvolta lo recitiamo anche affiancato da altre preghiere, a seconda degli accadimenti.
    Sara’ anche affollato l’ultimo banco, ma la compagnia e’ straordinaria, bella e appagante. Vedi Lazzaro? te lo dicevo proprio ieri che ognuno di noi puo’ dare qualcosa e prendere qualcosa, non importa in quale parte ell’aula sei seduto…
    Roberto e’ da un po’ di giorni che mi ignori, devo preoccuparmi? Un bacio!

    3 Ottobre, 2008 - 18:35

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