“E’ l’amore divino, incarnato in Cristo, la legge fondamentale e universale del creato. Ciò va inteso in senso non poetico ma reale. Così lo intendeva Dante quando, nel verso sublime che conclude il Paradiso e l’intera Divina Commedia, definisce Dio ‘L’amor che muove il sole e l’altre stelle’. Questo significa che le stelle, i pianeti, l’universo intero non sono governati da una forza cieca, non obbediscono alle dinamiche della sola materia”: così ha parlato il papa mercoledì, durante la celebrazione della festa dell’Epifania trattando – in riferimento alla stella dei magi – della “peculiare concezione cosmologica” del cristianesimo. Un’omelia bella e vertiginosa. Ha evocato i “padri” che vedono nella nascita di Gesù “l’apparire di una nuova stella nel firmamento”. Ha citato Gregorio di Nazianzo per il quale “la nascita di Cristo impresse nuove orbite agli astri” e ha quasi chiesto aiuto agli astronomi in vista di un aggiornamento epocale della simbologia cosmica cristiana: “Gesù è paragonato dagli antichi scrittori cristiani a un nuovo sole. Secondo le attuali conoscenze astrofisiche, noi lo dovremmo paragonare a una stella ancora più centrale, non solo per il sistema solare, ma per l’intero universo conosciuto“. Una volta – a Colonia, il 21 agosto 2005 – Benedetto aveva proposto un’audace similitudine tra il mistero eucaristico e la fissione nucleare (vedi post del 12 giugno 2006). E’ per il teologo che chiede aiuto alla scienza che di nuovo segnalo un’omelia del papa.
Benedetto: E’ l’amore divino la legge del creato
53 Comments
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A chi servisse ecco il testo integrale
http://www.oecumene.radiovaticana.org/IT1/Articolo.asp?c=256725
Non mi dispiacerebbe che questo Papa-teologo che si aggancia alla scienza recuperasse anche qualcosa del grande Teilhard De Chardin, di cui sono grande lettore e del quale ammiro l’ampia prospettiva d’insieme e lo slancio ideale verso il futuro (che forse i teologi attuali hanno un po’ perduto). Ricorro a De Chardin quando sono un po’ stanco e ho bisogno di recuperare una visione d’insieme elevata.
Caro fabrug,
mi puoi aiutare a capire un po’ di più di T. D.C. per favore? Io ho letto soltanto qualche pagina di un libro, ma veramente non sono riuscito a coglierne lo spirito… se tu ci potessi dare una sintetica chiave di lettura ti sarei grato…
Per il resto, apprezzo sempre di più la chiarezza del papa Benedetto.
Sì, Fabrug, anch’io vorrei una sintetica chiave di lettura di T.D.C.
Lo conosco pochissimo, pur avendo sentito qui e là delle citazioni tratte dai suoi libri e quella che mi ha fatto sempre tanto bene è questa:
Credo che l’Universo è un’Evoluzione. Credo che l’Evoluzione va verso lo Spirito. Credo che lo Spirito si compie in qualcosa di Personale. Credo che il Personale supremo è il Cristo-Universale.
(Teilhard de Chardin “In che modo io credo”, 1934)
… che, tra l’altro, ho scoperto essere la citazione di apertura di Wikipedia alla pagina di T.D.C.
Per la visione d’insieme elevata … beh! … è essenziale per non rimanere impigliati e prigionieri da storie di ordinaria umanità. Per aiutare veramente è necessario avere una visione d’insieme e per una visione d’insieme è necessario porsi in alto … per poi ridiscendere per porre ciò che deve essere posto. E’ un po’ il Tabor, se vogliamo, o il monte altissimo della Pasqua. Personalmente quando entravo in crisi profonda l’unico luogo che riusciva a rimettermi in pista era andare …. sul tetto della mia chiesa. E tutto riprendeva la sua dimensione reale.
Penso che i cristiani siano uomini e donne con i piedi ben a terra, il pensiero nell’Universo di Dio, ma con gli occhi che guardano davanti a sè puntati negli occhi di chi si incontra.
E per la teologia … non contesto nulla perchè non potrei, ma l’unica teologia di cui sono certa è quella portata e vissuta da un tipo chiamato Gesù (primo Figlio di Dio generato dallo Spirito), spiegata dal suo amico e fratello Giovanni, rivelata ad un “fuori di testa” di nome Paolo e assunta semplicemente da un altro Suo amico di nome Pietro: teologia della strada e di tutti i giorni.
Ma, per favore, spiegaci qualcosa di T.D.C.
Grazie
Caro Fabrug,
il Teologo Ratzinger, aveva già recuperato Teilhard De Chardin, in alcuni suoi libri……
Ma ora il teologo è diventato Papa…..
Caro Fabrug, ormai ti sei esposto !
Alzo, quindi, anch’io la mano, dal mio ultimo banco per chiederti di spiegare a tutto il “pianerottolo” la tua interpretazione del pensiero e della figura di Pierre Teilhard De Chardin (di cui, vi confesso, ho solo sentito parlare).
Ancora buona domenica a tutti (alla faccia del gelo polare delle mie parti) !
Roberto 55
OK.
A Matteo chiederei se possibile la citazione di TDC fatta dal papa, allora teologo. grazie.
Per quanto riguarda TDC in rete vi suggerisco:
http://www.teilhard.it
e per chi parla il francese: http://www.teilhard.org/.
In italiano i testi più appetibili sono pubblicati da Queriniana, ma per un primo approccio suggerisco: TDC, Inno dell’universo, Queriniana.
Teilhard ha avuto il grande dono di intrecciare la visione cristiana con il concetto di evoluzione dell’universo reinterpretandolo nella dimensione dello Spirito e indicando in Cristo il “punto omèga” finale dell’evluzione dell’universo. Ne è nata una mistica molto particolare che supera il dualismo tra materia e spirito, anima e corpo ecc…
Vi suggerisco di leggere il suo testo “Sulla felicità” sempre edito da Queriniana (ISBN88-399-1485-4).
Cari compagni di blog, (scusa Fabrug) chiedete a fabrug un compito che occuperebbe un commento enorme. Teilhard De Chardin , non sintetizare in due battute, è stato un grandissimo teologo, prima “incompreso”, “perseguitato”, poi riabilitato (come succede molto spesso).
Nel mare del web è possibile (con il discernimento del buon senso) trovare quello che è utile a conoscerlo, e farsi cogliere dalla curiosità di conoscere qualche sua opera che ha influenzato la Teologia dal secolo scorso, come lo stesso Ratzinger.
Per quello che può valere nella mia piccolezza, invito a curiosare seriamente.
Ahi! Fabrug! quando getti il sasso nello stagno!!!!
Roma ha un sole splendente, e ancora stamani, porto in me l’entusiasmo di aver conosciuto ultimamente altre persone straordinarie, come Christian Albini e Mauro Castagnaro, che hanno il coraggio di profonde e attente riflessioni nel Cattolicesimo.
Quando sogno una cattolicesimo coraggioso e ne vedo le scintille, ho una grandissima gioia.
Tra questi un giornalista di vangelo come Luigi, ha il suo posto, e sono contento del confronto pacato di questo blog. E’ un bellissimo esempio nel mare del web.
Il coraggio ci cercare e di voler capire sempre.
Complimenti a tutti i compagni.
Ok. TDC rimane una grande risorsa spirituale, potete vedere molto materiale sul sito: http://www.teilhard.it/.
Io sono un pastre e non un teologo di professione, quindi mi riesce difficle in poche righe fare una sintesi di un così grande uomo di poensieroe di fede. Rimando dunque al sito citato che a sua volta può rinviarvi su siti francesi o inglesi. TDC mi ispira soprattutto come uomo dello Spirito, capace di fare sempre innalzare lo sguardo e il cuore verso un orizzonte più ampio di quella “monade” delle nostre ristrette problematiche.
TDC ti fa “ardere” il cuore, ti appassione al grande progetto di salvezza di Dio; certo anch’io ringrazio il cielo di stare in mezzo alla gente quotidianamente, cosa che ti costringe a tenere i piedi ben saldi per terra.
Ma per non lasciarsi sommergere da un quotidiano che spesso rischia di avvolgerti con troppe beghe meschine, è utile stare dentro il fango delle strade, avendo però sempre presente nella mente e nel cuore la méta finale.
Soprattutto TDC sa appassionarmi per Cristo senza cadere in uno spiritualismo dualista!
Ritrovo in lui l’atteggiamento dei discepoli di Emmaus dopo l’incontro col risorto, che tornano entusiasti ad annunciare di averlo visto e riconoscono che il cuore “ardeva loro nel petto” mentre con Lui ciabattavano tra il fango e le pietre della Palestina e ascoltavano le sue parole.
I suo testi più religiosi e filosofici sono pubblicati dalla Queriniana, ma vi suggerisco caldamento un librettino di 70 pagine, della stessa editrice: TDC, Sulla felicità, che ha anche una sintetica e stupenda prefazione di Rosino Gibellini.
Spero di avervi almeno fatto venire un po’ di “appetito” per TDC.
@ Fabrug,
mirabile, non pensavo che eri cosi’ veloce e così sintetico, proprio ieri sera si parlava di Teilhard De Chardin e della ricezione che ne aveva fatto Ratzinger, ecco perchè ero fresco di informazione, adesso devo ricordare di più e comincio a ricercare.
Più che appetito ci hai reso affamati!
Grazieeeeee! 🙂
Ehi! @ Fabrug (ah! bello quella “chiocciola” prima del tuo nome significa che sei “verso un luogo o Persona”)
Ma siamo affamati e ci hai presentato una tavola strapiena di “cibo”: rischiamo di fare indigestione.
Dacci una pagina, quella che tu preferisci, quella che ti ha fatto più bene e noi la commenteremo ponendoti domande ed impressione .. e tu ci aiuterai.
Ovvio che dopo leggeremo … ma ci vorrà tempo per questo, troppo tempo. E non mi pare bello non accogliere questo tuo dono di ora.
Lo chiedo anche a Luigi e agli altri del “pianerottolo”: vi andrebbe bene?
🙂
Ciao e ci vediamo tutti nelle acque del Giordano è!
@ Fabrug
Credo che ti interesserà questo blog, in questo caso tratta di: ripensamenti su Teilhard
http://sperarepertutti.blog.lastampa.it/sperare_per_tutti/2007/12/ripensamenti-su.html
Illuminante su Ratzinger e Teilhard De Chardin
Altri imput:
Il card. Ratzinger ammette che la Gaudium et Spes è fortemente permeata dal pensiero di Teilhard De Chardin, nella sua opera Principles of Chatolic Theology (Principi di Teologia cattolica, Ignatius Press, San Francisco, 1987, p. 334).
Convegno dei catechisti e dei Docenti di Religione (Domenica, 10 Dicembre 2000)
Intervento del Card. Joseph Ratzinger
(con citazione esplicita)
Commissione Teologica Internazionale 200-2002
Documento:
COMUNIONE E SERVIZIO – La persona umana creata a immagine di Dio – n. 24 un accenno (senza nominare Teilhard De Chardin )
(Il testo è stato approvato in forma specifica, con il voto scritto della Commissione, ed è stato poi sottoposto al suo Presidente, il card. J. Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il quale ha dato la sua approvazione per la pubblicazione)
Approfondire la relazione di pensiero di questi due teologi, non può non lasciare indifferenti, viene da domandarsi quali evoluzioni o quali involuzioni… e quali paure hanno ingessato.. quanto non ha aiutato a continuare nella ricerca teologica…
Ma per rispetto a voi, mi tengo le riflessioni per me, continuando a cercare quello che unisce.
“E’ l’amore divino, incarnato in Cristo, la legge fondamentale e universale del creato”
Caro Luigi,
E’ bellissima questa ripresa dell’espressione di Papa Benedetto,
ma va anche contestualizzata all’interno della attuale sua visione teologica che a “me pare” solo in apparenza poetica.
Le bellissime espressioni con cui Benedetto spesso comunica, non possono essere decontesutalizzate da tutta la comunicazione generale e globale del teologo-Papa.
Plaudo alla tua ricerca, di quanto Benedetto esprime sull’amore,
perdonami se mi pongo domande che le inserisco nella globalità delle sue espressioni teologiche fondamentali.
Ovviamente finchè posso, non esprimo pubblicamente le mie domande per non uscire dal Topic, e non creare inutili e incartate dissertazioni.
E’ molto bello che tu ricerchi in Benedetto tutto ciò che ci unisce. Ne abbiamo profondamente bisogno, soprattutto in questo momento.
Caro Fabrug,
i tuoi parrocchiani sono molto fortunati.
Chissà che qualche pomeriggio non venga a trovarti…
Intanto, grazie a Fabrug per le “dritte”, e complimenti per la tua (rara) capacità di sintesi: certo che ci hai stimolato un grande appetito !
Non sapevo, poi (guardate, amici, la mia ignoranza !), che la “Gaudium et Spes” fosse stata infuenzata anche dal pensiero di Pierre Teilhard De Chardin.
L’idea di Marta09, comunque, mi piace e la sottoscrivo: certo, si tratta di approfittare ancora della disponibilità di Fabrug ………….
Oggi, come diceva la stessa Marta09, ci siamo un pò tutti noi immersi nelle acque del Giordano, come, oltre duemila anni or sono, capitò a Nostro Signore: anche la mia Chiesa Parrocchiale, stamane, era più gremita che mai, ed allegramente rumorosa di famiglie, bambini, mamme portanti in braccio i loro bimbi in fasce, e tutti loro, alla fine della Funzione, battezzati dai nostri sacerdoti in un clima di festa semplice, affettuosa, “paesana” (nel senso migliore del termine).
E’ la sera di una domenica, finalmente !, non freddissima, ed anzi a lungo luminosa: il gelo ci ha concesso un pò di tregua e dalle mie campagne, stamane, si scorgevano, persino, i monti delle Dolomiti.
Un caro saluto a tutti !
Roberto 55
Ignigo, se passi per Monza, ci vengo anch’io da Fabrug …
a Fabrug:
dài facci questo regalo?
E mi associo anch’io nell’affermare che i tuoi parrocchiani sono fortunati con un parroco così come vorrei fossero tutti i preti.
Ciao e ciao a tutti 🙂
@Fabrug mi sa che è svenuto oppure è solo stanco (le domeniche per un prete sono un autentico tour de force … l’ho sperimentato sulla mia pelle anche se non sono un prete :-))))
Ma ho trovato nel web il testo – pare – integrale di una conferenza che sarebbe poi diventato – sempre “pare – la base del librettino che Fabrug citava sulla felicità.
E’ lungo (Roberto55: reggiti forte) ma ci sono alcuni punti che … beh! … leggetelo se vi garba … in attesa che @Fabrug rinvenga. Ecco il link
http://www.riflessioni.it/testi/gesuita_proibito.htm
ciao ciao
Fantastica Marta!
Quanto ti ci metti, sconvolgi il mare del web, e trovi quello che cerchi 🙂
Complimenti !
(il cristiano dovrebbe essere sempre come un giornalista, in continua ricerca…. quaerere…. solo trovarsi faccia a faccia con Lui, pone fine a questa ricerca).
E’ molto bello questo darci degli imput che ci mettono in ricerca.
Colpo di fortuna da donne delle pulizie! Nulla di più!
Ma mi preoccupa @Fabrug! E’ sparito!!!
Ma due cose ho trovato sull’amico “Pierre” (chiamiamolo così):
1) la sua visione della triplice (se non sbaglio) coscienza che io ho interpretato (da sguattera) come: incoscienza – scienza ed infine co-scienza (che è scienza umana e divina congiunta)
2) la visione del “corpo unico” riferito all’umanità. Corpo unico che esiste e palpita. L’obsoleto (per troppi) Corpo Mistico di Gesù.
Ma mi fermo qui … ho il neurone sconvolto 🙁
L’EVOLUZIONE DELLA SPECIE BUGIARDA
di Rino Cammilleri
L’impero britannico non si era ancora ripreso dalla tragedia del suo testimonial più ardito, il Titanic (come abbiamo abbondantemente documentato in queste pagine), che, quasi in contemporanea, si infilava a capofitto sulla rotta di un altro iceberg. Il quale ci mise un po’ più di tempo per sprofondare (ma nel ridicolo, stavolta) un altro degli orgogli britannici, il British Museum. Purtroppo mai mi è capitato di vedere citata questa storia – quella che vado a commemorare – nei sussidiari dell’obbligo, i libri delle elementari sulla cui copertina trovate uno scimpanzé a sinistra e un distinto signore nudo a destra; in mezzo, ci sono le varie fasi dell’“evoluzione”.
Certezze e ipotesi
La Scienza non ha mai dimostrato (forse è meglio dire: non è mai riuscita a dimostrare) che l’uomo discende dalla scimmia e negli Usa i genitori possono rifiutare che la teoria evoluzionistica venga ammannita nelle scuole ai loro figli. Poiché di una teoria si tratta. Ancora oggi, dai tempi di Darwin. Di solito, quando non si riesce a dimostrare un assunto, è “scientifico” rivolgersi verso altre direzioni, battere nuove strade, prendere in considerazione ipotesi diverse. Fa eccezione l’evoluzionismo, da quasi due secoli ostinatamente divulgato come cosa praticamente certa. Pazienza se a ogni pie’ sospinto dobbiamo retrodatare di un ennesimo milione di anni la comparsa dell’Homo Sapiens sulla terra. Pazienza se veniamo a sapere che l’Uomo di Neandertal era perfettamente in grado di parlare, e non era peloso nè curvo. Ma perché nulla di tutto ciò finisce sui sussidiari? Forse perché 1’evoluzionismo deve essere vero?
Se non c’è la prova…
Nel 1912 gli scienziati positivisti (cioè tutti, pena la scomunica accademica) cercavano il “famoso anello mancante” tra l’uomo e la scimmia. Doveva esserci, dal momento che lo si cercava. Poiché lo pterodattilo era (secondo loro) l’anello di congiunzione fra i rettili e gli uccelli (come dire che il divano discende dal bastone passando per lo sgabello, la sedia e il letto; oppure che il pipistrello è l’anello intermedio tra il topo e l’aquila) bisognava trovare un Homo mezzo scimmia. Per forza. E a trovarlo doveva essere, altrettanto per forza, un Homo Britannicus, cioè il massimo punto d’arrivo dell’evoluzione. E così fu. Il geologo Charles Dawson e il direttore del dipartimento dl geologia del British Museum, Arthur Smith Woodward, annunciarono alla londinese Geological Society e al mondo intero che, sì, a Piltdown nel Sussex finalmente l’anello mancante era venuto alla luce. L’Eoanthrupus dawsoni (così fu battezzato) consisteva in un pezzo di calotta cranica umana coi una mandibola inequivocabilmente di scimmia. Il discusso (già allora) gesuita Teilhard de Chardin, paleontologo dilettante, precipitò sul Luogo e trovò un dente scimmiesco che sicuramente apparteneva all’Uomo dì Piltdown. Dawson, l’eccezionale scopritore, ebbe la straordinaria ventura di trovarne un altro, di Uomini di Piltdown, due anni dopo, a Sheffield Park. Dopodiché defunse, sazio di onori, nel 1916. Il suo Homo Piltdowni, accuratamente ricostrulto (un pezzo di cranio e di mandibola; il resto, tutto il resto, era cartapesta) e munito di diorama in stile, fece bella mostra di sé al prestigioso British Museum in una sala dove le scolaresche venivano quotidianamente portate in religioso pellegrinaggio.
… la costruiamo
Per quasi mezzo secolo, dico mezzo secolo, l’Uomo di Piltdown fu la prova provata che discendiamo dalle scimmie, e guai agli oscurantisti che si azzardavano a mettere in discussione il dogma: l’inquisizione in camice bianco prima li riduceva alla fame, poi al silenzio e infine alla disperazione. E senza processo. Ebbene, solo nel 1953 si venne a sapere che la mascella dell’Uomo di Piltdown non era sua ma di un ~ rango morto di recente: i condili erano stati limati per farli combaciare col pezzo di cranio e i denti erano stati “invecchiati” col pennello. I tre furbacchioni? Woodward finì presidente della Geological Society, Dawson ebbe l’ambitissimo titolo di Honorary Collector del British Museum, Teilhard fu intronizzato in una cattedra universitaria di geologia a Parigi. Si venne a sapere (ma decenni dopo) che quest’ultimo aveva lavorato agli scavi con Dawson fin dal 1908. Ora, accanto al cosiddetto Uomo di Piltdown, i tre “scienziati” avevano trovato un femore di mammuth. Quest’osso era stato “lavorato” per farne una mazza. Insomma, l’Uomo di Piltdown andava a caccia con quello, così come Stanley Kubrick in 2001 Odissea nello spazio descriverà, poi, la trasformazione della scimmia in uomo per influsso del misterioso monolito.
Un complice zoologo
Invece, guarda un po’, si scopre che il terzetto era un quartetto: era stato lo zoologo (sempre del British Museum) Martin A. Hinton a sottrarre dalla raccolta del museo l’osso in questione, a limarlo per farlo assomigliare a una mazza da cricket e a seppellirlo negli scavi. Credete che la scoperta della truffa nel 1953 sia stata dovuta ai nuovi metodi scientifici, al Carbonio 14, all’uso del radio eccetera? Niente affatto. C’era un sacco di gente, già nel 1912, convinta che Piltdown fosse un falso, gente che conosceva bene i protagonisti della vicenda e li sapeva capaci di tutto per averli già visti all’opera in altre occasioni. Ma il British Museum per più di quarant’anni impedì chiunque di esaminare i resti di Piltdown. Anche gli esperti dovevano contentarsi di ammirarli dietro un vetro o maneggiare copie. Il bubbone scoppiò proprio a un congresso internazionale nel 1953 e grazie alle proteste di un gruppo di scienziati che prese a sciorinare i propri dubbi sulle riviste più prestigiose. Certi vizi, però, non perdono mai il pelo. E’ ancora nelle orecchie la polemica che ha accompagnato l’analisi della Sindone, le vere e proprie accuse di truffa rivolte agli esperti che l’hanno analizzata con il Carbonio 14.
Il Borghese
a tal proposito vorrei mettere in gurdia dal teologo gesuita TDC con due link :
http://progettocosmo.altervista.org/
oppure
http://www.ticinodiocesi.net/modules.php?name=Contenuti&pa=showpage&pid=7
saluti
Scusate il pasticcio del doppio intervento e la “scomparsa”, ma la Domenica, per un parroco, è giorno intenso di lavoro ed i incontri e ieri sera ho finito tardi…
Un testo interessante e molto sintetico per capire TDC è: G. Martelet, e se Teilhard dicesse il vero…, Jaca Book sono nemmeno 70 pagine che però vale la pena di leggere, soprattutto per la conclusioni spirituali che l’autore ricava dagli scritti di TDC.
Personalmente credo che il dono più grande che TDC ci abbia lasciato in eredità è quello di un confronto aperto e senza paura con la realtà del mondo, non richiudendoci in sacrestia e liberandoci dai rischi di un cristianesimo “di piccolo cabotaggio” tutto ripiegato su dispute pseudo devozionali e pettegolezzi da vecchi monsignori. TDC ci ha spinto verso una dimensione pienamente “cattolica”, cioè universale del cristianesimo. Inoltre il recupero della dimensione “evolutiva” anche dello Spirito e della fede ha contribuito a superare un’idea di “tradizione” che coincide con “immobilità” e che è stata certamente una delle linee portanti del Concilio Vaticano II (si veda il famoso detto di papa Giovanni “La Chiesa non è un museo di cose antiche, ma la fontana del villaggio…”.
Abbiamo tanto bisogno di qualche nuovo TDC – laico/a o ordinato – che ci sospinga “al largo” nel mae del mondo.
Ad affus:
l’episodio citato venne rivelato molti anni dopo la morte di TDC e comunque TDC ne venne coinvolto solo in modo secondario e fu ingannato come gran parte degli tudiosi britannici e statunitensi…
La scoperta fondamentale di TDC fu quella del Sinantropus in Cina!
Infine solo chi non ha letto a fondo i suoi scritti religiosi e filosofici può accusarlo o sospettarlo di “panteismo”!
Non vi sono dubbi poi sull’amore e la fedeltà di TDC per la Chiesa che lo ha maltrattato spesso e volentieri, ma verso la quale TDC fu sempre assolutamente obbediente, anche con grande sofferenza per le incomprensioni verso di lui.
Le Conseguenze Del Progressismo Cristiano
Padre Julio MEINVIELLE
Il progressismo cristiano
errori e deviazioni
LE CONSEGUENZE DEL PROGRESSISMO CRISTIANO
Abbiamo visto come l’idea di un progresso continuo accompagni tutto il dissolvimento della civiltà moderna, dal Rinascimento ad ora, e costituisca il falso fondamento su cui si appoggia il progressismo cristiano.
Non vi è un progresso nell’“essenziale”, in ciò che è fondamentalmente umano, nella civiltà moderna. Ci potrà essere un certo progresso per quanto riguarda alcuni aspetti, soprattutto quello tecnologico.
L’aspetto propriamente umano e morale dell’uomo costituito da un avvicinamento a Dio, non progredisce con il progredire la tecnologia. L’uomo può avanzare, ed in effetti realizza un immenso progresso nella produzione di un poderoso apparato produttivo ma, allo stesso tempo, tale apparato produttivo può convertirsi in rovina e distruzione.
La civiltà moderna, per quanto riguarda l’aspetto più propriamente umano dell’uomo, sta “camminando all’indietro” da più di quattro secoli. Sta regredendo per la degradazione progressiva alla quale sottomette l’uomo. La società moderna sta diventando ogni giorno più materialista. Dopo aver respinto Dio, sta ora respingendo i valori propriamente umani ed anche quelli animali dell’uomo per convertirlo in un semplice ingranaggio della grande macchina materialista e socialista.
La Rivoluzione Francese segna il punto decisivo di questa civilizzazione, per quanto riguarda il suo aspetto materialista. Con la Rivoluzione Francese l’uomo respinge definitivamente gli autentici valori spirituali di cui è depositaria la Chiesa, società soprannaturale, e assume un comportamento decisamente materialista.
E’ a questo punto che si pone un problema angoscioso per il cattolico. Cosa può fare il cattolico in questa società che respinge Dio, Cristo e la Chiesa e che proclama come supremo valore la libertà materialista dell’uomo? Vi sono due possibilità: o il cristiano prende un atteggiamento complessivamente critico verso questa società e quindi rischia di rimanerne praticamente ai margini, esposto a non far sentire il messaggio cristiano a questa società, oppure si piega ad essa e scende a patti. In questo caso però si espone ad alterare la purezza e l’integrità del messaggio cristiano.
Questa fu la situazione angosciosa che si presentò ai cristiani dopo la Rivoluzione Francese. Lamennais fu il primo cattolico che, in tale alternativa, optò per il venire a patti con la nuova civiltà, con il liberalismo che lo riempiva e decise di “forgiare” il liberalismo cattolico.
Il progressismo di Lamennais
Lamennais è il personaggio chiave del cattolicesimo moderno. Nato nell’ultimo quarto del secolo XVIII si formò con le idee e la mentalità di Rousseau e dei filosofi liberali. Più tardi si convertì al cattolicesimo per professare un credo sospetto e poi un liberalismo che si sviluppò nel diario L’Avenir, fra il 1830 ed il 1831.
C’è una logica nella concezione di Lamennais che è presieduta dall’idea del progresso storico. La storia progredisce e, di conseguenza, i tempi moderni rappresentano un progresso rispetto ai tempi anteriori. Lamennais giustifica l’idea del progresso storico con l’idea della Provvidenza divina che dirige la storia verso il fine che Lei sola conosce; egli sviluppa questi concetti in un articolo molto importante, del 28 luglio 1831. Secondo lui il progresso della storia si realizza non attraverso una maggiore acquisizione della bontà morale, di avvicinamento a Dio attraverso il bene e la virtù, ma attraverso l’acquisizione di gradi di maggiore libertà, che farà sì che i popoli crescano verso la maggiore età. Di conseguenza, Lamennais giustifica il liberalismo come un’acquisizione del progresso dell’umanità.
Fino a Lamennais non si concepiva altra civilizzazione né progresso autentico per l’uomo che non fosse il riconoscimento della supremazia soprannaturale della Chiesa. La civiltà, infatti, non si proponeva come fine dei cittadini la libertà, ma il bene e la virtù. Nel quadro della verità, la libertà rappresenta indubbiamente un bene; però non si può adottare la libertà come un fine indipendente, che possa rinunciare ai diritti della verità.
Nella Rivoluzione Francese la Chiesa non è più riconosciuta dal pubblico potere come l’unica vera religione, ma diventa uno dei tanti culti che i cittadini possono praticare. Tale situazione può essere accettata come un dato di fatto ma non certo come un diritto.
Lamennais fu il primo cattolico che lo accettò come un diritto. Per lui, infatti, le verità moderne erano i diritti dell’uomo che dovevano essere considerati come conquista del progresso della storia.
Lamennais fu quindi il primo a professare il progressismo cristiano e quindi è possibile identificare in lui l’iniziatore del liberalismo cattolico. Il liberalismo del secolo XIX rappresentava – per Lamennais – un progresso rispetto alla società anteriore che si diceva cristiana e che professava il riconoscimento della Chiesa come società soprannaturale, ed anche il liberalismo cattolico costituiva un vero progresso.
Come è noto, Lamennaís fu condannato da Gregorio XVI nella “Mirari Vos”. Da allora, tutto il secolo XIX fu teatro di una tremenda lotta in seno alla Chiesa, tra liberali e non liberali. Tra i liberali troviamo figure come Lacordaire, Montalembert, Dupanloup. Tra gli anti?liberali emergono soprattutto il Cardinale Pie ed il pubblicista Veuillot.
Pio IX condannò con energia il liberalismo cattolico in una serie di documenti i cui punti salienti furono più tardi accolti nel famoso Syllabus. Ma la lotta non cessò. Al contrario, ricominciò durante il Pontificato di Leone XIII con l’apparizione dei chierici democratici come Naudet, Lemíre e Dabry.
Leone XIII, nelle sue famose Encicliche, espose un piano completo di come avrebbe dovuto essere la civiltà cristiana, la città cattolica nello stile di vita moderno. Ma il pensiero di Leone XIII fu sistematicamente adulterato dai liberali che agivano in seno alla Chiesa.
In quell’epoca, infatti, apparve nella Chiesa un movimento di tendenze decisamente liberali, democratiche e socialiste. Era il movimento di Le Sillon.
La ferma azione di Pio X però, condannando il modernismo che si andava sempre più estendendo nel campo cattolico e il democratismo di Le Sillon, pose fine agli intenti del progressismo cristiano nella Chiesa.
Ogni forma di progressismo cristiano scomparve dalla scena visibile della Chiesa tra il 1910 ed il 1930. La Pascendi e la Lettera Notre charge apostolique, che condannava Le Sillon, cercarono di ripulire il campo della Chiesa da queste piaghe.
Il progressismo di Maritain
Maritain diede allora un nuovo inizio al progressismo cristiano. Si tratta però del Maritain posteriore al 1930, perché il Maritain anteriore si distinse per la sua forza nel combattere ogni liberalismo ed ogni progressismo. Nel suo primo periodo aveva infatti scritto Antimoderne, Trois Reformateurs, Théonas, Primauté du Spirituel, nei quali rifiutava l’idea del progresso incondizionato ed esponeva la dottrina autentica della Chiesa sul piano della civiltà cristiana.
Tuttavia, dal 1930, Maritain pubblica una serie di libri – in particolare Umanesimo integrale – dove, sotto le apparenze di una filosofia della cultura, emerge una problematica liberale che coincideva punto per punto con gli errori di Lamennais.
Maritain, che nel suo Antimoderne aveva respinto l’idea di un progresso incondizionatamente buono, ora, in Umanesimo integrale, difende un concetto ambiguo, quello del progresso ambivalente della storia, per assumere, già durante la Seconda Guerra Mondiale, dopo il 1940, la difesa dell’idea di progresso.
Questa idea di progresso affascina Maritain come già era accaduto a Lamennais, e la sviluppa in due libri scritti durante la Seconda Guerra Mondiale. In Cristianesimo e Democrazia e in I Diritti dell’uomo e la Legge naturale difende la nozione del progresso, avvertendo di trovarsi, su questo punto, in pieno accordo con Teilhard de Chardin. Dice testualmente: “Ho avuto il piacere di trovare esposte, dal punto di vista scientifico del loro autore, delle concezioni apparse in una conferenza pronunciata a Pechino dal celebre paleontologo Teilhard de Chardin, il quale in essa indica che ‘per vecchia che appaia la preistoria ai nostri occhi, l’umanità è ancora molto giovane e dimostra che la sua evoluzione deve essere guardata come la continuazione della vita integra, dove progresso significa ascensione della coscienza e dove tale ascensione è legata ad un grado superiore di organizzazione. Se il progresso deve continuare non sarà per sé solo. L’evoluzione, per il meccanismo delle sue sintesi, si carica sempre di più di libertà’”.
Maritain, quindi, pone il progresso dell’uomo non nel bene, non in una sempre maggiore virtù, non in un maggiore avvicinamento a Dio, a Cristo, alla Chiesa, ma in una sempre maggiore libertà dell’uomo. Tutto ciò coincide, punto per punto, con il piano di Lamennais. Egli quindi considera odiosa la cristianità medievale ed il concetto autentico di civiltà cristiana, proponendo al loro posto una società fondata sulla libertà come idea preminente e dominante. Così, come il liberalismo cattolico di Lamennais finì con il declinare nel socialismo, anche per Maritain il liberalismo della nuova cristianità doveva portare ad una società socialista, nella quale fossero soddisfatte le aspirazioni della funzione storica del proletariato.
Il progressismo di Emmanuel Mounier
Maritain aveva anche elaborata tutta una teoria del personalismo, che alimentava il mito della nuova cristianità. Emmanuel Mounier avrebbe costituito per la Francia il profeta di questo nuovo messianesimo.
Con la sua rivista, Esprit, egli prese ad ispirare tutto un movimento generazionale cattolico che avrebbe dovuto infondere un nuovo spirito, quello del progressismo cristiano, alle opere di apostolato cattolico in Francia ed in Europa.
Il progressismo cristiano, oggi egemone in ambito cattolico francese e mondiale, può considerarsi opera di Mounier. Mounier ha influito in modo decisivo su alcuni importanti gruppi di teologi, sociologi e gesuiti: pertanto, non è esagerato assegnargli un’influenza di primo piano nella corrente progressista che oggi domina gli ambienti cattolici e che ha creato una poderosa struttura, alla quale devono piegarsi, volenti o nolenti, a volte anche i vari Vescovi.
L’opera di Mounier prende le mosse dal rivalorizzare la nozione di progresso come idea sostanziale del cristianesimo. E’ certo però che egli incorre in un equivoco perché, per quanto sia certo che esiste un progresso ed una crescita del Corpo Mistico di Cristo fino a raggiungere la pienezza dell’età perfetta, ciò non significa che ci debba essere anche un progresso nella civiltà che sopporta questo progresso del Corpo Mistico.
Mounier non effettua tale distinzione permanente e nel suo studio Il cristianesimo e la nozione di progresso mantiene l’equivoco, come se il progresso dovesse tradursi nella stessa realtà temporale. In questo coincide completamente con Lamennais e Maritain. Su questa idea equivoca di progresso Mounier elabora tutto il sistema del suo personalismo, che dovrebbe dar corso ad una nuova civiltà o cristianità andando a sostituire la civiltà nata dal Rinascimento.
Per capire il significato costituito dalla rivoluzione del personalismo di Mounier bisogna portare l’attenzione verso le realtà contro cui lotta. E la sua azione si sviluppa soprattutto contro il mondo del capitalismo, della borghesia e del denaro. Sono quelle le figure principali che vuole contrastare; è contro il capitalismo che Mounier punta le sue armi poderose. Nella stessa maniera con cui condanna duramente la borghesia ed il capitalismo, rivolge anche forti critiche contro il fascismo.
Ma la durezza che Mounier mostra verso il capitalismo e il fascismo non somiglia affatto a quella che ha verso il comunismo, verso il quale mostra una significativa compiacenza. In innumerevoli pagine egli dà l’impressione che il comunismo eserciti su di lui una vera suggestione, come se si trattasse di un autentico umanesimo.
Nel primo volume delle sue opere, a pag. 515, si legge: “La denuncia fatta dal marxismo dell’idealismo borghese e della sua ideologia sociale, era o avrebbe potuto essere un considerevole apporto all’umanesimo che cerchiamo. Essa costituiva un’indicazione capitale, sulla quale specialmente i cristiani si sentivano uniti da una fratellanza storica”.
In merito alla sua posizione verso il comunismo, niente è più suggestivo di quello che scrisse ad André Dumas, il 9 ottobre del ’49, a proposito del decreto del Santo Uffizio del 13 luglio dello stesso anno, con il quale si applicavano severe sanzioni a coloro che avessero prestato la loro collaborazione al comunismo. Mounier insinua essere questo un atto abusivo, di ingerenza mondana della Chiesa nella quale essa incorre seguendo le orme di Costantino e di Gregorio. Scrive testualmente: “Così, attualmente, tutti questi cattolici militano per la cristallizzazione di una certa difesa della civiltà cristiana, di certa glutinazione della Chiesa e dell’occidente capitalista e americano, della quale la Chiesa non è totalmente responsabile, ma lo fu solo per un primo periodo. Che le forze provenienti da questa tendenza diffamatoria spingano nel senso dell’atteggiamento attuale della nostra Chiesa verso il comunismo, é fuor di discussione. Non c’é il minimo dubbio che essa sia angustiata, tra le altre, dalle minacce che al comunismo fa pesare il suo potere post?costantiniano o post?gregoriano. E tale potere va combattuto senza reticenze”.
Mounier fu il primo ad inventare questo carattere costantiniano (alludendo a Costantino) e questo carattere gregoriano (alludendo a Gregorio VII), per qualificare l’impegno della Chiesa nel difendere la civiltà cristiana. Per Mounier, la civiltà cristiana, città cattolica, ordine sociale cristiano, non sono altro che invenzioni abusive della cristianità costantiniana e gregoriana che devono essere combattute, così come va combattuto l’imborghesimento della Chiesa. Questa lettera ad André Dumas, sopra citata, termina con questo suggestivo saluto: “Con tutto il cuore in Cristo (e non nella civiltà cristiana)”.
La teoria elaborata da Lamennais e Maritain e diffusa da E. Mounier, ha finito per imporsi negli ambienti cattolici. Non si può lavorare per la civiltà cristiana, non ci si può impegnare perché siano riconosciuti i diritti della Regalità di Cristo sulla scuola, i sindacati, i gruppi sociali, il potere pubblico, perchè tutto l’ambito temporale rimanga nelle mani del laicato cattolico. Secondo i progressisti, se tutto quest’ordine temporale è caduto nelle mani del liberalismo, del socialismo e del comunismo bisogna lasciarlo dov’é, perché ciò non sarebbe avvenuto senza acquisizioni di progresso nella maggioranza delle età della società attuale, passata dall’antico stato infantile ed ingenuo – attraverso lo stesso carattere sacro costantiniano e gregoriano -, ad una perfetta maturazione dell’età adulta e dell’attuale società moderna.
Pertanto, pervenuti infine alla disistima dell’autentica civiltà cristiana e di un ordine sociale pubblico adeguato al Vangelo, che sostiene la Cristianità da sempre, si diffonde l’idea che il comunismo, senza il suo ateismo, possa essere un sistema compatibile con la fede cattolica. Si vuol far dimenticare che il comunismo è intrinsecamente perverso, anche come sistema sociale, così come ha detto con parole irreversibili e definitive Pio XII nel suo messaggio natalizio del 1955: “Rifiutiamo il comunismo come sistema sociale, in virtù della dottrina cristiana”.
Al contrario, dobbiamo sostenere la necessità imposta dalle esigenze cristiane, di combattere il comunismo e di far fiorire una società cristiana nel quadro sociale: questo vuol dire lavorare per la civiltà cristiana. Il progressismo cristiano consiste precisamente nell’affermazione contraria, cioè nel non fare ciò che è necessario per le esigenze cristiane: lavorare per il fiorire di una società cristiana, contro la tesi progressista secondo cui il cristianesimo potrebbe propagarsi ugualmente, anzi forse meglio, in una società dove impera il comunismo.
Le idee di Mounier alimentaranno i movimenti dei cristiani progressisti di Mandouze, che acquistarono una forza particolare dopo il 1948; queste idee influiranno anche sul gruppo di teologi riuniti attorno a Jeunesse de l’Eglise dell’ex domenicano Montuclard e, oprattutto, attraverso questi, sul movimento dei Preti Operai, la cui condanna da parte di Pio XII doveva avere una risonanza mondiale.
Il progressismo di Teilhard de Chardin
Teilhard de Chardin costituisce oggi la figura massima del progressismo cristiano, ma la sua traiettoria segui un itinerario diverso da quello di Lamennais, Maritain e Mounier.
Sebbene la ragione fondamentale del suo progressismo consista dalla forte passione che lo muove ad unire in un solo insieme due fedi, la fede del cielo e quella della terra, Teilhard de Chardin è un innamorato del mondo e soprattutto del mondo moderno.
Nel suo caso, in modo particolare, questo amore per il mondo diventa quanto mai forte verso la scienza moderna in generale e la scienza biologica in particolare. Da qui, seguendo la corrente imperante di questo tipo di scienze, confesse decisamente di essere partigiano dell’evoluzionismo e dell’evoluzionismo universale. Credo nell’evoluzione è la sua prima professione di fede scientifica. Credo che l’evoluzione vada verso lo spirito, credo che l’evoluzione vada verso il personale, credo che il personale supremo culmini in Cristo.
Teilhard de Chardin, per la stessa ragione per cui crede nell’evoluzione universale, crede nel progresso. Progresso che va dal primitivo pulviscolo del cosmo fino ai primi elementi dell’atomo, dall’atomo fino alla molecola, dalla molecola alla grande molecola, da questa al virus, dal virus alla cellula, dalla cellula ai protozoi, da questi agli animali ed alle piante più complete, per finire all’uomo. Il cammino del progresso evolutivo non si arresta mai, fino al raggiungimento di forme più complesse di organizzazione collettiva e planetaria fino al “punto omega”. E’ tutto un processo progressivo di cosmogenesi, biogenesi, noogenesi e cristogenesi.
Però la specialità di Teilhard de Chardin era la paleontologia, che egli presume fornisca il fondamento scientifico e rigoroso a tutto il suo evoluzionismo. E’ perciò necessario esporre il pensiero di Teilhard de Chardin su questo punto.
Teilhard ha felicemente riassunto il suo pensiero nell’articolo su “La questione dell’uomo fossile”, pubblicato in Psyche, numero 99 e 100, nel secondo volume delle sue opere complete. Il de Chardin stabilisce in quella sede che il suo evoluzionismo universale ha come fondamento l’evoluzione dell’uomo. Infatti, in tale studio trae una conclusione che suona così: “E’ anche chiave per il futuro: se corrisponde a verità è anche scientificamente vero che da un centinaio di migliaia di anni l’uomo non ha mai cessato di muoversi (senza retrocedere mai è sempre in testa alla vita) verso degli stadi costantemente crescenti di organizzazione e di coscienza: non c’è quindi nessuna ragione per supporre che tale movimento si sia attualmente arrestato. Al contrario, il gruppo dell’homo sapiens è tuttora intorno a noi nel pieno del suo vigore (per non dire nella sua piena gioventù), del suo sviluppo. Così sono giustificate e precisate su una solida base scientifica la nostra speranza e la nostra fede moderna nel progresso umano. L’antropogenesi non è certo chiusa. L’umanità avanza sempre e continuerà ad avanzare per altre centinaia di milioni di anni, con la convinzione di saper conservare lo stesso ritmo di marcia dei nostri predecessori verso una sempre maggiore coscienza e complessità”.
Che valore ha il fondamento paleontologico di Teilhard de Chardin? Per esaminarlo spieghiamo brevemente la sua teoria. Per Teilhard de Chardin l’uomo appare nell’età quaternaria. Egli ammette che l’ascendente dell’uomo attuale è l’Homo Sapiens che appare nel pleistoceno superiore. Però prima appaiono forme intermedie rappresentate soprattutto dal Sinantropo, un presunto anello di animale/uomo verso l’uomo di Neanderthal e di questo verso l’Homo Sapiens.
Ma bisogna rilevare che non esiste questa gradazione progressiva sulla quale si appoggia Teilhard de Chardin. Effettivamente si sono trovati pezzi di Homo Sapiens anteriori all’uomo di Neanderthal e bisogna porli nel pleistoceno inferiore. Nell’era preistorica di Fonte?Chevade nella Charente, Germaine Henri Martin ha fatto conoscere nell’agosto del 1947 una calotta cranica comprendente, in connessione anatomica, una parte dell’osso frontale, i due parietali, una parte del temporale sinistro ed una parte dell’occipitale. L’interesse di queste scoperte poggia su quelle conformi al tipo di Homo Sapiens, di data anteriore al Musteriense, ossia bisogna porle nel pleistoceno inferiore. Pertanto, risulta chiaramente che, prima dell’uomo di Neanderthal, visse in Europa un tipo di Homo Sapiens.
Per di più, il famoso Sinantropo o Uomo di Pechino, che costituisce per Teilhard de Chardin un vero animale umano, non ha valore. La questione è stata studiata in forma completa dal Reverendo Patrick O’ Connell in “Science of to Day and the problems of Genesis”. L’argomento merita di essere trattato a lungo, cosa che non è possibile qui.
Tratteggiamo tuttavia alcuni aspetti di cui occorre tener conto.
Punto primo: bisogna tener presente che nel corso degli scavi di Choukoutien si è sostenuto che siano stati scoperti circa 30 crani interi o incompleti, 11 mandibole e 147 denti del preteso Sinantropo. Ma tutto ciò è ovviamente sparito.
Punto secondo: è stata nascosta al pubblico l’importanza dell’industria trovata a Choukoutien, cosa che lascia ben supporre l’esistenza in loco di uomini con lo sviluppo tipico dell’Homo Sapiens.
Punto terzo: il Dott. Pei trovò nel 1934, tre crani umani del tipo moderno ed i resti di scheletri presumibilmente umani. Weidenreich, che diresse gli scavi dopo la morte di Black, nell’esposizione illustrativa dei ritrovamenti, nel numero di Paleontologia Sinica del 1939 (che ripeté nella sua conferenza agli studenti dell’Università della California nel 1945) sentenziò testualmente: “Negli scavi chiamati del livello superiore di Choukoutien, che portarono alla luce i resti del Sinantropo, furono ritrovati 3 crani ben conservati, vari frammenti di altri crani e ossa di scheletri di circa 10 individui, che sembravano appartenere alla stessa famiglia. I 3 crani erano di un uomo maturo, di una donna di età media e di una donna più giovane. Benchè della stessa famiglia, avevano alcune caratteristiche diverse: il cranio dell’uomo era del tipo mongolo con alcuni tratti del Neanderthal; il cranio della donna di età media sembrava di un eschimese, mentre quello della donna giovane apparteneva ad un abitante della Melanesia”.
Il quarto fatto da tener presente è che i crani del presunto Sinantropo mostravano tutti un buco nella parte posteriore, aperto per succhiare il cervello.
Da tutti questi fatti deriva la validità dell’affermazione del grande paleontologo Marcellin Boule nella sua Antropoloaia, in cui scrive: “A questa ipotesi tanto fantasiosa quanto ingegnosa (cioè quella del Padre Teilhard de Chardin circa il Sinantropo) mi permetto preferire questa che mi sembra più conforme alla connessione delle nostre conoscenze; il cacciatore era un uomo vero del quale è stata trovata la figura tipica e che ha fatto del Sinantropo la sua vittima”.
Ancora Boule: “Mi sembra temerario considerare il Sinantropo come il monarca del Choukoutien dato che appare nei depositi nei quali è stato trovato mentre caccia assieme ad altri animali”.
Tutto ciò è utile per sgombrare e far chiarezza nel campo della Paleontologia, dal quale gli evoluzionisti traggono le loro argomentazioni fondamentali.
Infatti, se sconfiniamo nel terreno della biologia, è facile dimostrare che tanto per il concetto di “specie” come per quello di “eredità” e quello dei “caratteri acquisiti” e della “genetica”, l’evoluzione è inverosimile. Le parole della “Enciclopedia” francese (tomo V, 1938) scritte da Paul Lemoine, restano tuttora valide. Vi si legge: “Il volume quinto dell’enciclopedia francese segnerà sicuramente una data nella cammino delle nostre idee sull’evoluzione: emerge dalla sua lettura che questa teoria sta quasi per essere abbandonata”.
“Da quest’espressione risulta che la teoria dell’evoluzione è impossibile. In fondo, nonostante le apparenze nessuno crede ancora in essa e si dice, senza darle un’importanza particolare, ‘evoluzione’ intendendo ‘incatenamento’; ‘più evoluto’, ‘meno evoluto’, nel senso di ‘più perfezionato’ o ‘meno perfezionato’, facendo parte tutto ciò di un linguaggio convenzionale, non solo ammesso ma quasi obbligatorio nel mondo scientifico”.
“L’evoluzione è una specie di dogma nelle quale non credono nemmeno i sacerdoti, che però la mantengono per il popolo. Bisogna avere il coraggio di dire tutto ciò perché gli uomini della futura generazione orientino le loro ricerche in un’altra direzione”.
L’idea di progresso in Teilhard de Chardin manca dunque, ovviamente, di basi scientifiche serie. Ma nemmeno possono esserle offerte basi filosofiche. Ciò che conviene sottolineare ? e qui si capisce perché il comunismo è impegnato nel favorire e propagandare il teilhardismo negli ambienti cattolici ? è che per Teilhard bisogna operare attualmente per la congiunzione e l’unione di cristianesimo e marxismo.
Infatti, nel suo articolo “Il cuore del problema”, presente nel 5° volume delle sue opere, propone come soluzione all’umanità una combinazione risultante da oy che rappresenta la tendenza cristiana o la fede tendente in alto, con ox che rappresenta la tendenza comunista o marxista, cioè la fede nel futuro o la fede nel mondo. Scrive Teilhard: “Due forze religiose sino a questo momento sono state contrapposte una all’altra nel cuore di ogni uomo; due forze, come abbiamo visto, che si debilitano e languiscono se vengono isolate; due forze conseguentemente (questo è quello che mi rimane da dimostrare) che non sperano che una cosa: non che si faccia una scelta tra le due ma che si trovi il modo di unirle” (in L’Avvenire dell’uomo, ed. fr. pag. 343; ed. sp. Taurus, pag. 324).
Il Progressismo ed il Concilio Vaticano II
Per formulare un giudizio definitivo su questo punto bisogna aspettare le conclusioni definitive alle quali arriverà il Concilio. Ma un Concilio è opera dello Spirito Santo e lo Spirito non si mostra realmente se non nelle conclusioni alle quali perviene l’unanimità dei Padri Conciliari sotto la direzione del Romano Pontefice.
Tuttavia, fin da ora, bisogna dire quanto segue:
1) Il Concilio è, nella mente della Chiesa, un grande atto di carità della Chiesa stessa, che cerca oggi di salvare il mondo moderno e di unire tutti gli uomini nella fede e nella carità di Cristo.
2) Questo grande atto di carità della Chiesa per salvare dallo stato di indigenza spirituale il mondo moderno, avviene proprio nel momento in cui questo mondo, orgoglioso, si esalta per le sue conquiste scientifiche e tecniche e tenta di riorganizzarsi respingendo Dio ed affermando un ateismo militante su scala mondiale, con il quale non farà che portare alla distruzione ed alla rovina la specie umana: un mondo senza Dio è un mondo distruttore dell’uomo. Ecco perché la Chiesa ha voluto, vuole e vorrà sempre mettere questo mondo in contatto con le energie vivificanti e permanenti del Vangelo. Il mondo ha bisogno di essere salvato dalla Chiesa. Non è la Chiesa, come immaginano i progressisti, che deve essere salvata dal mondo moderno.
3) Questo grande atto di carità della Chiesa vedrà il mantenimento intatto ed integro della Verità della Chiesa, perché nella Chiesa la carità sgorga dalla Verità. Lo Spirito Santo procede dal Verbo, che è Verità.
4) Questo grande atto di carità della Chiesa coincide con una grande confusione e con un’ansia non sempre legittima di cambiamenti e di progressi, che sta agitando il mondo cattolico da più di 30 anni.
5) Il movimento progressista, al quale abbiamo fatto riferimento, sta operando con trenta organizzazioni in tutto il mondo, in Francia, Belgio, Olanda e Germania ed ora vuole approfittare della grande Assemblea Conciliare per imporre la sua idea di pericoloso progressismo a tutto il popolo di Dio.
6) Il comunismo non è estraneo a questo proposito sinistro. Nella primavera del 1963, il Cardinal Segretario di Stato del Pontefice Romano ha fatto conoscere al Nunzio Apostolico a Parigi, perché lo facesse sapere all’Episcopato ed ai Superiori Maggiori Religiosi residenti in Francia, i propositi sinistri del movimento Pax (nato in Polonia e diretto da Piasecki, un cattolico progressista polacco), che ha come obbiettivo lo sviluppo del progressismo in Francia e cerca di approfittare della grande Assemblea Conciliare per insinuare dialettica tra gli stessi Padri Conciliari. Questo movimento comunista Pax dispone di fondi inesauribili per esercitare la sua influenza sui mezzi mondiali di comunicazione. Sta insinuando dialettica con il fare apparire i Padri Conciliari divisi tra di loro in due gruppi diversi, buoni e cattivi, progressisti ed integralisti, di attitudine aperta e di attitudine chiusa, innovatori e reazionari. In realtà, in un’assemblea di quasi 3.000 persone, sono molti i gruppi e le sfumature, e queste sono parecchio elastiche, di modo che non si ha diritto di dividerli precisamente in due tendenze antagoniste, e solo in due, come esige la dialettica comunista. Tutto ciò sta venendo messo in atto con propaganda mondiale la quale, nello stesso tempo, fa apparire come divisi in due gruppi antagonisti di progressisti ed integralisti tutti i cattolici del mondo.
7) Questa guerra psicologica, sviluppata con uno spiegamento dell’apparato pubblicitario mondiale, ha come fine il produrre un atteggiamento di vergogna e timore, già ben visibile in molti, di poter venire qualificati come reazionari, cavernicoli, ristretti ed integralisti,
8) Il cattolico non si dovrà lasciar prendere da complessi, ma dovrà mantenere la sua fedeltà al Magistero della cattedra romana, perché questa è la condizione della fedeltà autentica alla fede di Cristo.
Un altro bluff evoluzionistico…
False prove sulle origini dell’uomo. Smascherato il super
antropologo
Scoprì il legame con Neanderthal. L’Università di Francoforte
sospende Reiner Protsch: per trent’anni ha manipolato i dati…
BERLINO – Contrordine, forse non discendiamo dall’uomo di
Neanderthal. O quantomeno, non esiste più la prova decisiva
dell’assunto, il mitico anello mancante che sembrava collegare le
origini della nostra specie a quelle dei villosi preistorici. Non
datava a 36 mila anni fa, non apparteneva quindi al tedesco più
antico del mondo, il cranio trovato in una torbiera non lontano da
Amburgo. Più normalmente, giusta l’analisi della datazione al
carbonio, eseguita dall’Università di Oxford, aveva «solo» 7.500
anni: un bambino, rispetto all’ipotesi originale e fin qui
considerata vera.
Così è caduta la stella del professor Reiner Protsch von Zieten, 66
anni, antropologo emerito e celebrità mondiale della disciplina. Non
uno scienziato, ma un magliaro. Un bugiardone disonesto, che per più
di tre decenni ha raccontato una montagna di balle, gabbando la
comunità degli studiosi e spacciando per buone un’incredibile serie
di patacche, che hanno influenzato e portato a conclusioni fallaci
le teorie sull’evoluzione umana.
Venerdì scorso, facendo seguito ai primi risultati dell’indagine di
un gruppo di esperti, iniziata nell’agosto 2004, l’Università di
Francoforte ha sospeso l’accademico da ogni attività. «Siamo giunti
alla conclusione – recita il rapporto della commissione d’inchiesta –
che il professor Protsch abbia ripetutamente manipolato e
falsificato fatti scientifici nel corso degli ultimi trent’anni».
Le conseguenze per la disciplina sono devastanti. «L’antropologia –
ha detto ieri l’archeologo Thomas Terberger, l’uomo che per primo,
già nel 2001, espresse dubbi sul lavoro di Protsch – dovrà rivedere
completamente la sua immagine dell’uomo moderno, nel periodo
compreso fra 40 mila e 10 mila anni fa». L’antropologo tedesco aveva
in apparenza provato, con i suoi ritrovamenti, che umani moderni ed
esseri di Neanderthal avevano vissuto nella stessa era e che, forse,
avevano anche generato figli insieme: «Ora è chiaro che si tratta
solo di spazzatura», ha spiegato Terberger.
Oltre alla falsa datazione del teschio dell’uomo di Hahnhoefersand,
così ribattezzato dal luogo del ritrovamento, la commissione ha
smascherato altre truffe di Protsch. Come la «sensazionale» scoperta
della donna di Binshof-Speyer, che l’antropologo sosteneva essere
vissuta oltre 21 mila anni fa e invece risaliva appena a 1300 anni
prima della nascita di cristo. In un altro caso, quello di resti
umani ritrovati a Paderborn, Protsch l’aveva sparata ancora più
grossa, datando i frammenti ossei a più di 27 mila anni avanti
Cristo, quando invece il proprietario era quasi un nostro
contemporaneo, relativamente s’intende, essendo morto nel 1750. Gli
esperti hanno accertato anche bugie, per così dire minori, come
l’aver localizzato il ritrovamento di alcuni fossili in Svizzera,
invece che in Francia.
Ma la disonestà di Protsch non sarebbe solo intellettuale. Grande
amante di orologi d’oro, automobili Porsche e sigari cubani, il
nostro è infatti indagato per frode dalla Procura di Francoforte,
che lo sospetta di aver tentato di vendere per 70 mila dollari, a un
trafficante americano, l’intera collezione di teschi di scimmie,
oltre 270 esemplari, del Dipartimento d’antropologia. «Per
l’università è molto imbarazzante, avremmo dovuto scoprire le sue
falsificazioni molto tempo prima», ha detto il professor Ulrich
Brandt, che ha guidato la commissione scientifica d’inchiesta.
Brandt ha invocato come giustificazione la quasi impossibilità, nel
sistema tedesco, di licenziare un funzionario pubblico e,
soprattutto, la diabolica abilità di Protsch a evitare sempre di
essere messo nell’angolo: «Era perfetto nel dare risposte evasive».
La vicenda ha anche un risvolto oscuro, legato alle radici familiari
di Protsch, il quale, una fra le tante leggende messe in giro sul
proprio conto, ha sempre detto di discendere da un generale degli
Ussari. In realtà, come ha rivelato Der Spiegel , è figlio di un ex
deputato nazista. Un filone dell’inchiesta interna, ancora in corso,
riguarda infatti la distruzione, probabilmente eseguita su ordine di
Protsch, di centinaia di documenti dell’archivio del Dipartimento
d’antropologia francofortese, relativi agli esperimenti scientifici
su cavie umane compiuti dai nazional-socialisti.
Il magliaro al momento non parla. L’ultima sua esternazione
conosciuta risale al 14 gennaio scorso, quando avrebbe dichiarato al
Frankfurter Neue Presse : «Questo è un Tribunale dell’Inquisizione,
contro di me non hanno alcuna prova concreta». C’era da
scommetterci.
di Paolo Valentino, Corriere della Sera
Caro Luigi,
da un paio di giorni, leggo i post di noi utenti con una interlinea particolarmente ampia (forse è un 1,5 o 2). I tuoi post (o come si chiamano…) sono invece rimasti invariati. Non so agli altri, ma almeno a me questo rende un po’ più difficoltosa la lettura. A meno che non risponda a una tua esplicita scelta, è possibile ripristinare l’interlinea che usavamo prima, sempre che anche gli altri siano d’accordo e riscontrino la mia stessa difficoltà?
grazie tante
:-)))
L’evoluzione non nega l’intervento di Dio nella sua creazione.
Una attenta lettura del Genesi, per chi è attento, trova due momenti molto diversi dell’intervento di Dio nella creazione, qualcosa che è assumibile ad una doppia creazione. (leggere attentamente, nonostante le diverse tradizioni che si inseriscono nel Genesi)
Paolo ricorda che la creazione soffre le doglie del parto, a significare che la creazione è in continuo divenire. Nella creazione, Dio non ha dato una legge di staticità o fissicità.
Per il resto:
taluni continuano a scrivere del Concilio Vaticano II come di una realtà aliena,
ricordo per l’ennesima volta che il Concilio è la riunione mondiale di tutti i vescovi, che in quel momento 62-65 erano tutti di nomina di Pio XII, quindi non erano nè modernisti, nè “protestanti”, nè eretici.
Condannare derive dei vescovi in riunione plenaria(concilio), è indirettamente condannare il lavoro fatto da Pio XII.
Dunque,
la strana equazione di valutazione della figura di Pio XII come figura conservatrice a salvezza della Chiesa, dimenticando che le prime riforme liturgiche e sull’interpretazione biblica, hanno trovato in lui rispondenza e impulso,
e allo stesso tempo, condannare gli effetti del suo pontificato che si e’ espresso anche attraverso il collegio episcopale che lui ha contribuito fortemente a formare.
Bella contraddizione.
Immagino Affus (fantasioso!) che a tutto c’è una spiegazione, soprattutto se decontestualizziamo dalla storia.
Caro Affus, prova ad entrare nella storia ed usa le logiche interpretative contesutalizzate al momento di ogni avvenimento.
Prova a fare questa opera di carità.
Che ne dici?
un saluto
E che ne dite, invece, se prendessimo (ed insisto con Fabrug) poche righe di una pagina di TDC e ci mettessimo del nostro pensiero e non di quello altrui anche se è un “altrui quotato”?
Possiamo interpretare benissimo da soli senza essere imboccati da “cervelloni”.
Dài, Fabrug, sfoderaci qualche riga.
ciao ciao
Caro fabrug e cari amici del blog,
soltanto da un’ora mi sono attivato per leggere tutti i post solo perchè riguardano Pierre Teilhard de Chardin.
Ho, dal 1960, realizzato un Centro di Documentazione su tutto quanto ha scritto ed è stato scritto sul Gesuita dal 1955 (anzi la prima opera di padre Teilhard risale al 1946!) in lingua italiana. Il Centro conta migliaia di articoli, libri, tesi di laure, testi di conferenze, riprese video e tramissioni radiofoniche; tutto rigorosamente in italiano (anche se sono presenti tutte le opere in lingua francese e centinaia di articoli e studi in francese, inglese e spagnolo. Il Centro ha svolto in questi anni uin lavoro a sostegno di tanti studenti che hanno lavorato su Tesi che trattavano il pensiero teilhardiano.
Mi fa molto piacere che ci siano persone desiderose di approfondire il pensiero teilhardiano che se fosse finalmente riscoperto dalla Chiesa potrebbe dare un maggiore impulso e “moderrnità” al pensiero cristiano.
Mi permetto di suggerie alcune informazioni utili ai lettori del blog, senza nulla togliere alle riflessioni profonde e centrate di fabrug.
A parte la ricerca delle opere di Teilhard e la visione del sito dell’Associazione Italiana TDC, vorrei suggerire la visione del sito: http://www.biosferanoosfera.it
curata dal Prof. Fabio Mantovani, esternsoere dell’opera fondamentale: Dizionario delle Opere di Teilhard de Chardin.
Nel sito ci sono molti studi sul pensiero teilhardiano che non si fermano alla normale esegesi fatta dai siti delle Associazioni teilhardiane, ma proprio venendo incontro alla volontà del padre gesuita vanno oltre il suo pensiero ( Mi capiranno quando sarò superato. Teilhard)
I navigatori della rete potranno trovare degli ottimi spunti per riflettere su questo pensiero globale e sulla visione unitaria che parte dalla materia e arriva attraverso gradi di complessificazione sino all’Uomo e oltre fino a congiungersi con il Cristo Universale (S.Paolo).
Per i denigratori di padre Teilhard sull’affare di Piltdown c’è uno studio globale ed esaustivo sul non coinvolgimento del gesuita nella truffa (realizzata da uomini senza scrupoli solo per dare alla Gran Bretagna il loro “antenato.)
Un’altro sudio molto interessante è quello sul famoso MONITUM contro Teilhard voluto dal Card. Ottaviani e applaudito dall’ala più oltranzista della Chiesa. Tra l’altro da notare che gli attacchi a Teilhard de Chardin sono arrivati quando ancora le sue opere non erano state pubblicate perchè la Chiesa gli aveva proibito di scrivere e parlare di teologia, di filosofia, di mistica.
Sono di quel tempo feroci stroncature fatte da pseudo teologi romani contro Teilhard pur non avendo mai letto le opere complete che furono pubblicate dopo la stesura del Monitum.
Ancora un’informazione. Sul mio blog: http://blog.libero.it/bionoogenesi sto pubblicando vario materiale sull’opera e il pensiero di Teilhard uscito nel corso degli anni. Potrete trovare articoli di Carlo Bo, di Guido Piovene, di Rosino Gibellini e di tanti altri. Materiale che potrebbe darvi, insieme alle opere, una informazione certa ma aanche critica del pensiero olistico di padre Teilhard de Chardin.
Tutto questo, Caro fabrug, per evitare che certi post triti e ritriti, come quelli pubblicati da affus, continuino a circolare in rete dando di Teilhard una fotografia che non gli appartiene. Sono testi che risalgono a decine di anni fa e sono certo, e lo sottoscrivo, che il signor Julio Meienvielle, non ha mai letto nè le opere di Teilhard nè quelle di Maritain e nè quelle di Mournier.
Il signor affus farebbe bene ad andare a leggersi le opere di Teilhard prima di mettere in rrete del materiale ormai obsoleto superato da studi più recenti in tutti i campi: dalla teologia, dalla mistica, alla biologia, alla paleontologia. Vorrei solo ricordare che nel 2005 a New York, nell’ambito delle Nazioni Unite si è svolto un Congresso internazionale sul padre gesuita che ha riunito aoltre 800 (ottocento!, e non dieci) scienziati, teologi, filosofi ed ecologisti che hanno sviscerato questo pensiero in lungo e largo riconoscendo a Teilhad dil titolo di grande pensatore del XX secolo.
E senza dimenticare il Congresso tenuto a Parigi nella sede dell’Unesco in occasione dei 100 anni dalla nascita di Teilhard.
E’ in questi ultimi anni abbiamo riflettuto sulle anticipazione teilhardiane nel campo della fisica quantistica e nel campo della teoria dei sistemi attraverso la descrizione della “legge di complessità-coscienza” e sulla riflessione, tutta teilhardiana della socializzazione e della coscientizzazione.
Teilhard è stato grande, quanto umile, nella estensione del suo pensiero, che per il grado di complessità, non poteva certo soffermarsi solo allo studio delle ossa primordiali. La sua visione ha un qualcosa di grande che ci coinvolge e ci costringe a lavorare per la crescita dell’umanità fino alla unione con il Cristo Universale.
Per quanto riguarda il Papa, egli fece un lungo accenno a Teilhard nel suo libro scritto da Cardianle: Introduzione al Cristianesimo pubblicato ormai tanti anni fa. Oggi come Papa, si interessa più di Galileo che non di una personalità conme quella di Teilhard che tanto avrebbe da dire ai cristiani moderni.
Ma la Chiesa non vuole perchè riscoprire Teilhard significa rimettere in discussione alcuni dei dogmi della Chiesa e finalmente parlare della Genesi in termini esatti e comprensibili al mondo moderno. Si veda lo studio sul peccato originale e sul dibattito scienza-fede nel sito citato.
Chieso scusa per la lungaggine del mio post, ma mi sentivo in dovere di dire alcune cose.
Pronto a parlare di Teilhard con tutti quelli che hanno la mente sgombra da luoghi comuni, da sentito dire e da tante altre sciocchezze che si dicono su un uomo che per sostenere la sua fede in Dio e la fede nella sua Chiesa ha pagato pesantemente il suo tributo con l’esilio in Cina e l’esilio negli Stati Uniti dove è morto, come lui desiderava, ricordiamolo, il giorno di Pasqua del !955:
Giovannifois
Il testo citato da Affus (che riflette un punto di vista chiaramente clerico-reazionario) contiene molte affermazioni false o gravemente imprecise. In particolare a proposito di Maritain, che nel volume “IL contadino della Garonna” si mostrò tutt’altro che condiscendente nei confronti di alcune idee di Teilhard, da lui considerato più poeta che filosofo-teologo. Io credo che Teilhard (la cui rivalutazione fu avviata da De Lubac) sia una figura affascinante sotto tanti aspetti, e che abbia riavviato un fecondo dialogo tra scienza e fede, rendendo pensabile un evoluzionismo cristiano (possibilità oggi rimessa in discussione da Telmo Pievani e Flores d’Arcais). Credo però anche che alcune sue idee vadano esaminate criticamente, senza “santificazioni” premature. Alcune riserve espresse da Maritain sul piano cristologico non erano ingiustificate.
L’evoluzionismo non è mai stato cristiano, chi ha cercato di sposarlo al cristianesimo ha commesso un abuso ,però l’evoluzionismo ha fornito un valido appoggio alle dottrine atee di carlo marx .
Alla base dell’evoluzionsmo c’è la legge della giungla : vince il piu forte ! Infatti i proletari unendosi diventano i piu forti imponendo la loro legge .
Meglio clerico fascista che falso cristiani che crede di avere trovato il segreto della vita sulla terra .
Dio ha creato tutto ex nihil ! Lo so , ci vuole fede , io ce l’ho e cerco di non ingannare nessuno con false teorie pseudoscientifiche .
Inoltre TDC ha ben tre condanne del Sant’Uffizio che non gli sono state mai revocate , informarsi prima di parlare e venire qui a pontificare !
IL CREAZIONISMO SCIENTIFICO
il creazionismo scientifico –
——–di Guglielmo Piombini———- La clamorosa abiura dell’ateismo da parte di uno dei suoi esponenti più famosi, il filosofo Anthony Flew, raccontata e descrita sulle pagine del Dom da Philip Larrey, ha suscitato scalpore all’interno della comunità scientifica perché a fargli cambiare idea non è stata un’improvvisa illuminazione religiosa o una nuova argomentazione filosofica, ma le sempre più convincenti prove empiriche che sembrano dimostrare, per l’estrema complessità dell’universo e dei modi in cui si è formata la vita, il coinvolgimento di un’intelligenza superiore. Flew ha cioè fatto proprio il “creazionismo scientifico” che il movimento dell'”Intelligent Design” (“disegno intelligente”) ha iniziato a far circolare con successo sulla scena pubblica statunitense a partire dalla metà degli anni Novanta del secolo scorso. La tesi centrale del “disegno intelligente” è che il caso e la selezione naturale, le forze che per i darwinisti spingono l’evoluzione, non sono sufficienti a spiegare le caratteristiche degli esseri viventi, la cui complessità si comprende meglio postulando una causa intelligente piuttosto che un processo senza direzione. Questa rivolta contro le dominanti teorie evoluzioniste, nata all’interno del mondo scientifico, ha la sua data di origine nel 1985, anno di pubblicazione del libro Evolution: a Theory in Crisis di Michael Denton. Secondo questo chimico e medico australiano, la teoria evoluzionista aveva accumulato troppi problemi irrisolti che non si potevano più ignorare. Denton elencava in maniera dettagliata più di venti organi esistenti in natura, a partire dal polmone degli uccelli, che non avrebbero mai potuto formarsi a poco a poco, per numerose, successive e piccole modificazioni, perché nella forma intermedia non avrebbero funzionato. La conclusione del libro era perentoria: la teoria darwiniana della macroevoluzione, che dovrebbe spiegare il passaggio da una specie all’altra, «dal 1859 a oggi non è stata confermata da una sola scoperta empirica ». In queste condizioni, avvertiva Denton, il paradigma scientifico del darwinismo era destinato a entrare presto in crisi. Uomini e topi, e scienziati Denton si considerava peraltro agnostico e non proponeva una teoria alternativa al darwinismo. Il suo libro si rivelò tuttavia decisivo nella nascita dell'”Intelligent Design” perché aveva un’impostazione scientifica molto più rigorosa del tradizionale creazionismo biblico. Anche l’attuale leader del movimento del “disegno intelligente”, il docente di Diritto dell’università californiana di Berkeley Philip Johnson, ha affermato di essersi «risvegliato dal sonno dogmatico» proprio grazie alla lettura di questo libro. La storia della conversione di Johnson è singolare: nel 1987, osservando la vetrina di una libreria scientifica di Londra, nota due libri affiancati, The Blind Watchmaker di Richard Dawkins – il più famoso sostenitore del darwinismo – ed Evolution: A Theory in Crisis di Denton. Li acquista entrambi e li legge senza interruzione la sera stessa. Alla fine le argomentazioni di Dawkins l’avevano lasciato perplesso, ma la critica di Denton gli era apparsa irresistibile. Non essendo uno scienziato, Johnson decide che da quel momento avrebbe studiato quanto più poteva l’argomento. Negli anni successivi, terminato il periodo di preparazione, organizza dunque una serie di convegni in ambito universitario e s’impegna personalmente in decine di dibattiti pubblici con i maggiori campioni dell’evoluzionismo (come Stephen Jay Gould), mettendo le proprie notevoli capacità logiche e dialettiche, allenate in decenni di pratica giudiziaria, al servizio della critica al darwinismo. Nel 1991 pubblica un libro che diventa una pietra miliare del movimento, Darwin On Trial, nel quale accusa i darwinisti di fondare le proprie teorie non su prove scientifiche, che anzi le smentirebbero, ma su una filosofia metafisica a priori, il materialismo. Il darwinismo, secondo Johnson, svolge infatti il ruolo di mito fondante della cultura moderna; funziona cioè come un dogma religioso che tutti debbono accettare come vero, piuttosto che come una ipotesi scientifica da sottomettere a test rigorosi. L’attività di Johnson apre così la strada alle intuizioni di alcuni scienziati creativi che nella seconda metà degli anni Novanta sviluppano esplicitamente, in maniera costruttiva e positiva, una teoria a favore del “disegno intelligente”. Nel 1996 in un articolo pubblicato dal biochimico Michael Behe su The New York Times, intitolato (in traduzione) “Darwin al microscopio”, compare per la prima volta – tutto verrà poi sviluppato e approfondito nel libro Darwin’s Black Box. The Biochemical Challenge to Evolution – l'”eresia” secondo cui esisterebbe una teoria chiamata “disegno intelligente” in grado di spiegare meglio del darwinismo la formazione di tanti meccanismi molecolari “irriducibilmente complessi”, quali per esempio le funzioni della cellula o la coagulazione del sangue. Il concetto di “complessità irriducibile” viene elaborato da Behe per descrivere quei meccanismi il cui funzionamento dipende dall’interazione di molte parti. Questi sistemi non possono formarsi per lenta evoluzione, ma debbono necessariamente essere progettati e assemblati tutti in una volta, come solo l’intelligenza sa fare. Per spiegare il concetto in termini comprensibili, Behe fa l’esempio della trappola per topi, che è composta da cinque parti e che non potrebbe funzionare se anche solo una di queste venisse rimossa. La stessa cellula è infinitamente più complessa di quanto si poteva ipotizzare ai tempi di Charles Darwin. La credibilità di Behe come scienziato dà al suo libro un grande successo (45mila copie vendute in un anno e centinaia di recensioni) e fa di lui il personaggio più in vista del movimento. I darwinisti lo accusano però di aver mischiato le proprie convinzioni cattoliche con la scienza. Ma per quale motivo, si chiede Behe, bisogna limitare l’oggetto della scienza alle sole spiegazioni materialiste, anche quando la ricerca conduce a spiegazioni diverse? Se le prove empiriche rendono plausibile l’esistenza di un “progetto intelligente” nella natura, perché un ricercatore non dovrebbe accettarle? Esaminando un sistema, spiega Behe, lo scienziato può inferire l’esistenza di un “disegno intelligente”, ma non può stabilire chi sia il progettista. È possibile immaginarlo come un essere supremo, ma non spetta agli scienziati descriverlo. La scienza a questo punto deve fermarsi, lasciando il posto alla teologia. Il filtro di William Dembsky Un importante contributo alla questione del rapporto tra religione, scienza e “disegno intelligente” viene dunque sviluppato dal matematico William Dembsky nel libro Mere Creation del 1997, che raccoglie gl’interventi del convegno svoltosi nel novembre 1996 alla Biola University di Los Angeles, vero punto di svolta per l’intero movimento. Dembsky osserva che in altri campi l’individuazione degl’indizi di un intervento intelligente è un’attività comunissima: si pensi all’archeologia, quando occorre stabilire se un oggetto ritrovato sia o meno un manufatto; al programma SETI per intercettare eventuali segni d’intelligenza extraterrestre provenienti dal cosmo; alle investigazioni legali per stabilire se un determinato evento sia stato causato da un fatto naturale o da un’azione dolosa e intenzionale; ai brevetti, dove occorre stabilire se si è verificata un’imitazione deliberata o dovuta al caso; all’analisi della falsificazione dei dati; alla crittografia e alla decifrazione dei codici segreti. Nell’esperienza comune, infatti, la presenza d’informazioni viene sempre associata all’intelligenza, che si tratti di un algoritmo informatico, di un geroglifico, di un utensile o di un disegno tracciato sulle pareti di una caverna. Per Dembsky non c’è ragione per non applicare queste stesse tecniche anche alle scienze naturali, onde spiegare per esempio l’enorme quantità d’informazioni presente nel DNA come il prodotto di un “disegno intelligente”. Dembsky propone infatti un “filtro” capace d’identificare statisticamente in via generale se un determinato risultato è prodotto dall’intelligenza oppure dal caso. A un primo livello si verifica se l’evento è altamente probabile, e in questo caso lo si può attribuire a cause naturali escludendo fin da subito che sia stato progettato. A un secondo livello, il filtro stabilisce se l’evento è solo mediamente improbabile (per esempio, una scala reale nel poker): anche in questa ipotesi il caso è una spiegazione sufficiente. Al terzo livello del filtro rimangono solo i risultati altamente improbabili, ma anche in questi casi non li si può classificare subito come progettati. Debbono infatti anche essere “specifici”, ovvero debbono conformarsi a un determinato schema identificabile. Così, per esempio, se per cinque volte consecutive durante una partita di poker capita una scala reale alla stessa persona, è più razionale attribuire questi esiti non alla fortuna, ma alla deliberata azione di un baro. Vi sono però moltissimi sistemi del mondo naturale che gli evoluzionisti attribuiscono al caso, come l’origine e l’evoluzione della vita, che sono in verità così altamente improbabili da passare questo severo test statistico e rientrare necessariamente tra quelli progettati da un’intelligenza. Ogni persona sana di mente, osserva Dembsky, guardando i volti dei presidenti degli Stati Uniti scolpiti sul famoso monte Rushmore, li attribuirebbe a una causa intelligente e non all’erosione naturale. Ma allora, se è logico vedere l’intelligenza all’opera in una scultura, come non vederla in un corpo umano infinitamente più complesso? Le icone di Jonathan Wells Un altro duro colpo all’ortodossia evoluzionista è poi arrivato dallo scienziato “iconoclasta” Jonathan Wells, il quale, per mettere in luce l’approccio dogmatico e fideistico con cui il darwinismo viene insegnato nelle scuole, ha denunciato, nel libro The Icons of Evolution (uscito nel 2000), le inaccuratezze scientifiche, se non le vere e proprie frodi, che riempiono i più diffusi manuali di biologia. Le “icone” dell’evoluzione sarebbero quelle quattro immagini ormai classiche che da decenni continuano a essere riproposte nei testi degli studenti per illustrare le “conquiste scientifiche” del darwinismo: l’esperimento di Stanley Miller sull’origine della vita, l’albero della vita darwiniano, gli embrioni di Ernst Haeckel e l’archaeopterix, cioè il presunto anello di congiunzione tra i rettili e gli uccelli. Malgrado la scienza abbia da tempo negato ogni loro validità, queste proverbiali quattro immagini continuano a essere proposte come se nulla fosse. Non è vero infatti che nel 1953 Miller riuscì a ricreare la vita in laboratorio da una mistura chimica simile al brodo primordiale: riuscì solo a far scaturire un aminoacido, ma per arrivare da questo a una cellula vivente il salto è lunghissimo. Anche l’immagine dell’albero darwiniano della vita, con i rami che si dipartono da un capostipite comune, non ha nessuna corrispondenza con le scoperte della paleontologia, dato che non sono mai stati ritrovati gli “anelli intermedi” tra una specie e l’altra. Dai ritrovamenti fossili, al contrario, sembra che le specie viventi siano apparse più o meno simultaneamente, già perfettamente formate, nella grande esplosione di vita del Cambriano, circa 540 milioni di anni fa. E l’archaeopterix, come si è scoperto, non era affatto mezzo rettile e mezzo uccello: non era nemmeno il progenitore degli attuali uccelli, era solo il membro di un gruppo di uccelli totalmente estinto. La presenza nei libri di testo dei disegni degli embrioni di Haeckel (uno dei padri fondatori dell’eugenetica, morto nel 1919) è però ancora più grave, trattandosi di una frode conclamata. L’obiettivo di Haeckel, mostrando la rassomiglianza tra diverse specie nelle prime fasi di vita, era quello di dimostrare l’origine comune di tutti i viventi, come se lo sviluppo dell’embrione riproducesse il meccanismo generale dell’evoluzione da uno stadio indifferenziato verso stadi differenziati. Peccato però che Haeckel avesse alterato di proposito i disegni degli embrioni e che avesse scelto degli esempi di comodo, oltretutto non riguardanti i primi stadi di vita. Oggi i biologi sanno bene come gli embrioni delle varie specie all’inizio non si somiglino affatto tra loro. Per Wells una frode di questo genere, per altro ben risaputa, rappresenta l’equivalente accademico di un omicidio ed è altamente rappresentativa dei metodi sleali che l’establishment evoluzionista è disposto ad adottare per difendere le proprie teorie. Oggi, insomma, i fautori del “disegno intelligente” si sentono dei rivoluzionari intenzionati a trasformare il modo in cui l’origine della vita viene insegnata nelle scuole, nelle università e nei programmi televisivi, e affermano di voler combattere in nome della libertà di pensiero: non cioè per cancellare l’evoluzionismo dai programmi scolastici, ma per farlo studiare di più, approfondendone anche i punti deboli e le teorie alternative. Per l’ortodossia darwinista sono avversari molto più pericolosi dei creazionisti biblici, perché grazie alle loro eccellenti credenziali accademiche hanno reso per la prima volta la critica antievoluzionista intellettualmente rispettabile
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se prendiamo la creazione dell’ uomo così come è raccontata si evidenzia:
a) Adamo (l’unità iniziale)
b) Eva (mitosi e non clonazione )
c) moltiplicazione per accoppiamento
d) famiglia
e) società (come organismo pluricellulare)
In biologia non si potrebbe studiare di meglio… La simbologia biblica è archetipica, non mitologica; la contraddizione stà nel pensare che gli uomini non abbiano una consapevolezza archetipica del proprio essere più o meno come i ragni sanno istintivamente come fare una tela. In tal senso non mi aspetto che la scienza trovi il fossile di Adamo, ma mi accorgo che la rivelazione biblica trova nella scienza più conferme di quante siamo disposti a riconoscere. D’altro canto il cristianesimo in quanto tale non è l’ostacolo alla conoscenza, ma il motore motivazionale del progresso (è per carità cristiana che abbiamo abolito la schiavitù o abbiamo smesso di gettare spartanamente dalla rupe gli invalidi)
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Le toutologie dell’evoluzionismo
Anche a livello di logica le teorie evoluzionistiche non si auto-sostengono; esse infatti si basano su una serie di tautologie:
Chi ha maggior successo riproduttivo? Il più adatto; ma chi è il più adatto? Chi ha maggior successo riproduttivo (1). Nonostante tutto, questa affermazione in senso darwiniano è stata assunta come una legge naturale ed ha acquisito i caratteri di perentorietà ed incontraddicibilità come una definizione, così da conferire al darwinismo quell’assolutismo dogmatico che lo vorrebbe porre come dottrina incontestabile. Comunque non sarebbe stato sostenibile il caso di un tipo più adatto che sopravviva peggio!
Chi è li più evoluto? Chi, nei tempi lunghi se l’è cavata meglio; ma chi se l’è cavata meglio? Il più evoluto (2).
Gli individui più adatti a sopravvivere hanno una migliore probabilità di sopravvivere di quelli che non sono così ben adatti a sopravvivere (3).
A rendere più bizzarra questa logica di ragionamento ci sono varie personalità che hanno offerto il loro contributo, come il premio nobel per la biologia Francis Crick che ha affermato che la selezione naturale “permette che avvengano miglioramenti, e se la complessità è vantaggiosa – come spesso è – porterà, a lungo andare, verso organismi sempre più complicati”.
Inoltre per includere nella “logica evoluzionistica” tutti i casi presenti in natura, si tenta di giustificare in termini evolutivi anche quei casi in cui l’evoluzione non è stata perseguita, anzi la natura è andata in direzione opposta; si è così inventata l’evoluzione regressiva e lo stesso Darwin con estrema serenità ha affermato che “il risultato finale [della selezione naturale] sarà stato generalmente un progresso nell’organizzazione; in pochi casi, invece, avrà costituito un regresso” (5). Questa affermazione è in aperta contrapposizione con tutte le premesse dell’evoluzione adattativa.
Quindi tutto il problema evoluzionistico viene risolto da un “come spesso è” che spiegherebbe parte dei casi che avvengono in natura. Ed i restanti casi che non trovano riscontro nelle affermazioni di cui sopra? Qui l’assioma “l’eccezione conferma la regola” decisamente non è applicabile. Nel campo scientifico si deve necessariamente affermare che l’eccezione invalida la regola.
Da parte degli evoluzionisti si è soliti affermare che i phila aventi un comune filogenesi sono quelli più simili fenotipicamente ed anche genotipicamente, ma ciò e naturale visto che il fenotipo è prodotto del genotipo; se il codice genetico è universale, cioè tutti i phila sono stati scritti con lo stesso linguaggio di programmazione, è naturale che quanto più simili sono le varie espressioni fenotipiche tante meno differenze si riscontreranno nei genomi rispettivi.
Come dire: se l’uomo somiglia di più alla scimmia che non al lombrico, il programma che serve per costruire l’uomo e la scimmia (guarda caso) saranno più simili che non il programma dell’uomo e del lombrico.
Ma di qui a dire che da questa evidenza ne deriva la dimostrazione dell’evoluzione è un passo troppo lungo.
Fortunamente non tutti soggiacciono al diffuso modo di pensare dell’evoluzionismo: Remy Gauvin, professore alla Sorbona e uno dei maggiori biologi ed etologi dei nostri tempi, afferma che “il neodarwinismo non è che un insieme di tautologie, che possono soddisfare solo i più ingenui”.(4).
***
(1) G. Sermonti e R. Fondi, Dopo Darwin, Critica alle teorie evoluzionistiche, Rusconi, p. 41.
(2) Cfr. ibid., p. 41.
(3) Cfr. ibid., p. 35.
(4) Rémi Chauvin, La biologie de l’esprit, Rocher, Munich 1985, p. 19.
(5) Charles Darwin, L’origine delle specie, 1859 e 1872, p. 300.
La lista nera di Darwin – Darwin`s black list
Come ti smonto la favola di Darwin…
L’assunto fondamentale della teoria neo-Darwiniana è che tutta la complessità biologica funzionale nacque grazie alle variazioni non teleologiche e alla selezione naturale (macroevoluzione non guidata di tutte le specie a partire da un antenato comune).
Ecco la nostra “lista nera” dei 12 maggiori problemi o contraddizioni del suddetto assunto fondamentale.
Origine della vita
La teoria neo-Darwiniana non può fornire una spiegazione coerente dell’origine della vita. I processi Darwiniani lavorano modificando organismi pre-esistenti e quindi non possono dar conto dei primi loro antenati.
Informazione complessa specificata
Informazione che è sia complessa (con bassa probabilità) che specificata (conforme ad un pattern) non può essere generata da leggi e/o dal caso. Per esempio libri e programmi di computer contengono informazione complessa specificata. Anche l’informazione contenuta nel codice DNA dei cromosomi è di questo tipo: essa specifica complesse istruzioni per produrre le proteine e svolgere altre funzioni. Gli organismi sono pieni di informazione complessa specificata.
Complessità irriducibile
Un sistema non può essere ottenuto per evoluzione (cioè per gradi) se tutte le sue parti devono essere complete e posizionate al giusto posto fin dall’inizio. Tali sistemi “irriducibilmente complessi” non hanno alcun precursore totalmente funzionale più semplice. Gli organismi sono pieni di sistemi irriducibilmente complessi.
Gerarchia della cellula
La biologia molecolare ha scoperto che la cellula biologica contiene informazione memorizzata (esempio le molecole del DNA) e un processore che gestisce questa informazione secondo una codifica condivisa (il codice genetico). Il caso può generare ciecamente delle sequenze ma non può generare un agente che processa delle sequenze. Solo un soprastante progettista intelligente che conosce le sequenze, l’agente che le processa e la codifica che condividono è in grado di farlo. L’insieme composto dal processore, le sequenze e la codifica condivisa è un sistema irriducibilmente complesso a tre componenti che non può sorgere per caso.
Complessità specificata complementare
Se due sistemi condividono un’interfaccia complessa specificata questo prova un progetto comune sovrastante. Il regno biologico mostra molti esempi di complessità specificata complementare: per esempio, gli apparati riproduttivi nei mammiferi. Tali sistemi correlati non possono essersi evoluti separatamente e gradualmente ma devono essere progettati da chi conosce nello stesso tempo entrambi i sistemi e la loro interfaccia condivisa. La riproduzione sessuata ha bisogno di due individui di sesso diverso per funzionare. Ammettiamo che un processo Darwiniano abbia già prodotto il maschio di una certa specie. Ora un altro processo Darwiniano dovrebbe generare la femmina. I processi Darwiniani hanno bisogno della riproduzione per funzionare. La contraddizione è che purtroppo la riproduzione non c’è ancora.
Anelli mancanti
La paleontologia e l’antropologia rivelano che i ritrovamenti fossili non mostrano forme di transizione. Quelli che sembrano essere mutanti sono semplicemente specie a se stanti o sotto-specie. L’evoluzione graduale avrebbe dovuto lasciare dietro di se innumerevoli forme intermedie.
L’esplosione del Cambriano
La paleontologia mostra che durante il periodo Cambiano molte nuove forme animali e strutture corporee sorsero in un periodo di tempo geologicamente breve. Ciò non concorda con l’evoluzione lenta e graduale.
Termodinamica
In fisica la seconda legge della termodinamica afferma che nell’universo c’è una sistematica tendenza verso il disordine. Ciò è l’opposto dell’evoluzione casuale, che sarebbe una sistematica tendenza verso l’ordine. Senza interventi intelligenti l’entropia (disordine) fisica e dell’informazione aumenta spontaneamente. Di per se stesso l’apporto di energia non può aumentare l’informazione e l’organizzazione in un sistema. La seconda legge della termodinamica e l’evoluzione biologica non guidata non possono essere entrambi veri.
L’irriducibile complessità è coinvolta nei macro cambiamenti
Una supposta macro transizione tra due specie morfologicamente differenti comporterebbe un gran numero di modificazioni in molti sistemi irriducibilmente complessi della specie iniziale. Questi sistemi irriducibilmente complessi non possono funzionare se modificati, e i mutanti non sopravviverebbero.
Meccanismi di correzione di errori
La biologia molecolare mostra che nella cellula molti meccanismi di correzione di errore lavorano per evitare o aggiustare errori genetici. Il processo di mutazioni (errori) casuali e selezione naturale è un processo che ha bisogno degli errori e nello stesso tempo creerebbe meccanismi per eliminarli? Non si può avere entrambe le cose: o i processi Darwiniani sono basati sugli errori nel DNA e allora non possono creare i meccanismi di riparazione del DNA che cancellano gli errori o i processi Darwiniani creano effettivamente il DNA e i suoi sistemi di correzione e allora i processi Darwiniani non possono essere basati sugli errori. Questa è una contraddizione.
Teorema di Fisher
Nella genetica delle popolazioni un’interpretazione del teorema fondamentale di R.A. Fisher sulla selezione naturale implica che la diversità biologica suggerisce l’assenza di una generale forza selettiva. Una generalizzata forza selettiva, come quella Darwiniana, dovrebbe minimizzare la diversità biologica. Invece in natura vediamo una stupefacente diversità biologica. È contraddittorio che l’evoluzione Darwiniana pretenda di spiegare la diversità per mezzo dell’eliminazione della diversità.
Dilemma di Haldane
Il genetista J.B.S. Haldane calcolò che in una popolazione stazionaria di mammiferi a riproduzione lenta, non più di un gene nel corso di 300 generazioni potrebbe diventare stabile, a causa del costo della sua sostituzione. Focalizziamoci sull’evoluzione umana durata, diciamo, 10 milioni di anni. Consideriamo 20 anni l’effettivo periodo individuale di riproduzione durante tale era. Questo fa un totale di 500.000 generazioni. Applicando il limite di Haldane di una sostituzione ogni 300 generazioni, avremmo che in 10 milioni di anni la popolazione potrebbe sostituire non più di 1667 nucleotidi favorevoli. Non è abbastanza per spiegare l’evoluzione dell’uomo.
Maronna!
ma sto affus, che stà a scrive un libro?
non gli basta dare un rimando a mezzo link,
ma chi sse legge sutta sta robba,
Abbiamo capito che affus è contrario all’evoluzionismo nonostante sia stato recepito iuxta modum anche da Ratzinger.
Bravo,
riportare interi articoli, pensi che illumini?
Caro Affus, fattene una ragione,
prova a leggerti il Genesi,
e se vuoi ti posso suggerire ottimi testi di esegesi.
Comunque, la ricerca teologica va in senso contrario alle tue riflessioni.
Nei blog, non siamo abituati a leggerci enormi commenti o articoli.
Esistono i link.
Comunque Luigi ci insegna ad accettare la libertà di tutti, e spero che hai la possibilità di capire anche chi ti legge.
ciao
non dire menzogne matteo , il papa ha cacciato via il gesuita americano della specola vaticana che pubblicizzava l’evoluzionismo .
La prima mossa che ha fatto appena salito in cattedra !
e ora ti segnalo un convegno di studi cattolici :
http://www.sanpiox.it/RADIO.TV/RADIO.TV.htm#Rimini
Ho appena finito di vedere sul canale digitale terrestre IRIS l’ottimo film della Cavani
“La vita di Galileo Galilei” del 1968 .
Ricordo che Fu vietato ai minori di 18 anni.
Prodotto dalla RAI. Non è stato mai trasmesso in TV.
Ci sono voluti 40 anni per vederlo. Poi dice la santa inquisizione.
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Matteo, affus stà tenendo un master anzichè un confronto dialogico su un forum-blog o viceversa.
Vero. Ma sullo spoil system praticato da BXVI sull’evoluzionismo ed altro ha ragione.
Affus, per san Filippo Neri saresti in odore di vanità e se continui con questi trattati finirà che te li scrivi e te li leggi rimirandoti attraverso la webcam del tuo pc.
Caro Matteo, credo sia perfettamente inutile cercare di far cambiare opinione ad affus. Lui non ha nessuna idea chiara delle scienze moderne e dei risultati che ogni giorno sono sotto gli occhi di tutti. Lui si trincera dietro articoli scritti da altri con il solo scopo (demoniaco?) di confondere le idee e allontanare i crisatiani dal loro Dio e dalla Chiesa.
Vi siete accorti che tutti i riferimenti del citato affus sono provenienti da siti creazionisti e da siti lefevriani, che sono, tra i tradizionalisti, i più retrivi e “incorrect”.
Le sue idee sono quelle dei siti che attingono dai tradizionalisti americani (ricordate la battaglia vinta contro l’introduzione nelle scuole della teoria creazionista? Qellla teoria che diceva che ogni parola della Genesi è non parola di Dio, ma parola scientifica, e hanno tentato di dimostrarlo in tutti i modi rendendosi ridicoli agli occhi del mondo. E siccome non sfondava si sono inventati la teoria dell’Intelliget Design
‘ di cui il Cardinale di Vienna si appoggiò al tempo dell’articolo sul New York Times salvo poi a riflettere che stava prendendo una colossale tranvata.
A questo tipo di fedele non vuole entrare in testa che il libro della Genesi, così come insegnano gli esegeti e i patristi, è espresso in parole letterarie che vanno interpretate alla luce della Fede. Di certo il signor affus è seguace di Mons. Lefebre, che tanto male ha fatto alla Chiesa.
E purtroppo il nostro papa teologo, con il suo ritornare indietro (ha battezzato l’altro ieri neonati volgendo le spalle al popolo di Dio!!!!!), sta creando non poco imbarazzo ai fedeli. La prima avvisaglia si è avuta con il costatare che le presenze alle Udienze papali sono diminuite in modo eclatante.
Forse è perchè questo Papa da più ragione agli ecclesiastici romani che alle esigenze del popolo di Dio. Ma questa gente deve sapere che il popolo di Dio non è più supino, addormentato, ignorante.
Non dimentichiamo che Cristo ha detto: io vi precederò
nerl regno del Padre mio.
E la Chiesa, depositaria del messaggio evangelico deve essere avanti una spanna al popolo che cammina verso l’Unione con il prorprio Creatore.
Forse stiamo parlando al vento!
Per chi volesse documentarsi non sugli articoletti di un Camilleri, di un Sermonti o di un Fondi sul problema paleontologico ed evoluzionista consiglio la visione del sito http://www.paleontologiaumana.it E’ mai possibile che tutti quelli che hanno partecipato alle scoperte paleontologiche, antropologiche e geologiche siano dei fanfaroni e truffatori? Lasciatemi dire che fanfaroni e truffatori sono quelli che contribuiscono alla pubblicità dei siti creazionisti, comne quello, pieno di fandonia di http://www.progettocosmo,it
Avremo modo di ritornare su questi argomenti con una serie di informazioni utili a capire questi “utili idioti”.
Giovannifois
Ma uffa! Stiamo calmi è?
(povero Fabrug si sentirà un bel po’ in colpa)
Non è il caso di beatificare o demonizzare nessuno, stiamo solo attingendo da una fonte che, di sicuro, qualcosa di buono può portare visto i risultati su Fabrug e sul suo rimanere “in pista” nel suo Ministero senza mai lasciarsi intrappolare da problemi, fango e quant’altro (non ultimi i centinaia di impegni a cui un prete è chiamato a rispondere, sentendosi – e lo so per certo – molte molte fagocitato).
Perchè andare a prendere testi di persone che dicono pro e/o contro di un’altra persona? Perchè non abbiamo il coraggio di guardare personalmente il pensiero di TDC? Non so se qualcuno ha letto direttamente le parole di TDC, ma prima di porre un parere credo sia giusto leggere direttamente i suoi testi.
Anche il Figlio di Dio non è stato visto di buon occhio, eppure era il Figlio di Dio! Tutti i santi più hanno avuto problemi con la Chiesa. Ed è anche ovvio, perchè i santi sono i fari che Dio mette in terra per correggere “decisamente” la Chiesa. San Francesco, San Filippo Neri (questo poi né sa qualcosa), Santa Caternina ecc.
Quindi, ascoltiamo docilmente cosa ha da dirci TDC e poi valuteremo insieme e con la nostra testa.
Tra l’altro – e se non sbaglio – TDC non è mai stato scomunicato (ammonito, ma non scomunicato) ed è sempre rimasto nella Chiesa, fedele alla Chiesa nella certezza (come la mia) che se la Chiesa cresce, cresce e si corregge dall’interno e non dall’esterno.
Ricordiamoci tutti che crediamo IN Dio e crediamo LA Chiesa (e non NELLA Chiesa).
Di nuovo invito Fabrug a sottoporci degli stralci dei testi di TDC.
Ma stiamo uniti, vi prego 🙁
Per il termine “evoluzione”
Non credo debba essere inteso “scientificamente”, non credo si tratti di una evoluzione della specie, ma di un’evoluzione (se così si può chiamare) della persona, di ogni persona. D’altra parte anche Gesù ha parlato di “rinascita” e quindi di cambiamento; spesso Gesù ha posto il verbo “diventare” per indicare un miglioramento dela vita spirituale e non (che poi sono perfettamente legate). Quindi dove sta il problema? La “specie” a cui si riferisce questa conversione (che è un’evoluzione scelta) è quella dei figli di Dio, del popolo di Dio, della Chiesa Universale (e non di 4 bravi ragazzi). Evolversi ha a che fare non solo con il corpo, ma anche e soprattutto con lo spirito ed il pensiero. Perchè negarlo?
Per la creazione (e qui mi viene proprio da ridere al ricordo della suora a cui ho posto questa domanda all’età di 10 anni):
non vi siete mai chiesti da dove caspita saltava fuori la “moglie” di Caino? C’erano Adamo, Eva, Caino ed Abele (i primi due creati ex novo e gli altri due generati) secondo Genesi 3 dovevano esserci solo loro al mondo, quindi da dove salta fuori questa moglie di Caino?
Ovvio che ormai si dice che Genesi è un’insieme di storie che tutte le varie civiltà si sono fatte per capire da dove venivano, ma è comunque un fatto che rimane evidente (anche e soprattutto nelle versioni Maya, Egiziana ecc.).
La povera suora è sbiancata, ma da allora non ho mai avuto una risposta chiara (neppure da teologi) e così me la sono data io (ma non ve la dico per timore), ma è così bella e corrispondente a tante parole di Gesù che me la sono data per buona.
Scusate, forse è solo una delirata da donna delle pulizie .. ma ormai ne sono convinta che conoscere (per Grazia) il Vangelo e Gesù significa anche conoscere l’uomo nel luogo più profondo … ad iniziare da se stessi.
E per dirla come san Filippo Neri:
“State buoni se potete” … con me!
Ciao ciao
Questa è proprio una perla:
“E purtroppo il nostro papa teologo, con il suo ritornare indietro (ha battezzato l’altro ieri neonati volgendo le spalle al popolo di Dio!!!!!) sta creando non poco imbarazzo ai fedeli …”
se questo è il punto di partenza, teniamoci Ratzinger e lasciamo Teilhard a chi soffre di “rispetto umano”!
Tanto per chiarire la posizione del Magistero sull’evoluzionismo:
Sua Santità Giovanni Paolo II
22 Ottobre 1996
Ai Membri della Pontificia Accademia delle Scienze riuniti in Assemblea Plenaria
La verità non può contraddire la verità
È con grande piacere che rivolgo un cordiale saluto a lei, Signor Presidente, e a voi tutti che costituite la Pontificia Accademia delle Scienze, in occasione della vostra Assemblea Plenaria. Formulo in particolare i miei voti ai nuovi Accademici, venuti a prendere parte ai vostri lavori per la prima volta. Desidero anche ricordare gli Accademici defunti durante l’anno trascorso, che affido al Maestro della vita.
1. Nel celebrare il sessantesimo anniversario della rifondazione dell’Accademia, sono lieto di ricordare le intenzioni del mio predecessore Pio XI, che volte circondarsi di un gruppo scelto di studiosi affinché informassero la Santa Sede in tutta libertà degli sviluppi della ricerca scientifica e l’aiutassero anche nelle sue riflessioni.
A quanti egli amava chiamare il Senatus scientificus della Chiesa domandò di servire la verità. È lo stesso invito che io vi rinnovo oggi, con la certezza che noi tutti potremo trarre profitto dalla “fecondità di un dialogo fiducioso fra la Chiesa e la scienza” (Discorso all’Accademia delle Scienze, 28 ottobre 1986, n.1).
2. Sono lieto del primo tema che avete scelto, quello dell’origine della vita e dell’evoluzione, un tema fondamentale che interessa vivamente la Chiesa, in quanto la Rivelazione contiene, da parte sua, insegnamenti concernenti la natura e le origini dell’uomo. In che modo s’incontrano le conclusioni alle quali sono giunte le diverse discipline scientifiche e quelle contenute nel messaggio della Rivelazione? Se, a prima vista, può sembrare che vi siano apposizioni, in quale direzione bisogna muoversi per risolverle? Noi sappiamo in effetti che la verità non può contraddire la verità (cfr Leone XIII, Enciclica Providentissimus Deus).
Inoltre, per chiarire meglio la verità storica, le vostre ricerche sui rapporti della Chiesa con la scienza fra il XVI e il XVIII secolo rivestono grande importanza.
Nel corso di questa sessione plenaria, voi conducete una “riflessione sulla scienza agli albori del terzo millennio” e iniziate individuando i principali problemi generati dalle scienze, che hanno un’incidenza sul futuro dell’umanità.
Attraverso il vostro cammino, voi costellate le vie di soluzioni che saranno benefiche per tutta la comunità umana. Nell’ambito della natura inanimata e animata, l’evoluzione della scienza e delle sue applicazioni fa sorgere interrogativi nuovi. La Chiesa potrà comprenderne ancora meglio l’importanza se ne conoscerà gli aspetti essenziali. In tal modo, conformemente alla sua missione specifica, essa potrà offrire criteri per discernere i comportamenti morali ai quali l’uomo è chiamato in vista della sua salvezza integrale.
3. Prima di proporvi qualche riflessione più specifica sul tema dell’origine della vita e dell’evoluzione, desidero ricordare che il Magistero della Chiesa si è già pronunciato su questi temi, nell’ambito della propria competenza.
Citerò qui due interventi.
Nella sua Enciclica Humanae generis (1950) il mio predecessore Pio XII aveva già affermato che non vi era opposizione fra l’evoluzione e la dottrina della fede sull’uomo e sulla sua vocazione, purché non si perdessero di vista alcuni punti fermi (cfr AAS 42, 1950, pp. 575-576).
Da parte mia, nel ricevere il 32 ottobre 1992 i partecipanti all’Assemblea plenaria della vostra Accademia, ho avuto l’occasione, a proposito di Galileo, di richiamare l’attenzione sulla necessità, per l’interpretazione corretta della parola ispirata, di una ermeneutica rigorosa. Occorre definire bene il senso proprio della Scrittura, scartando le interpretazioni indotte che le fanno dire ciò che non è nelle sue intenzioni dire. Per delimitare bene il campo del loro oggeto di studio, l’esegeta e il teologo devono tenersi informati circa i risultati ai quali conducono le scienze della natura (cfr AAS 85, 1993, pp. 764-772); Discorso alla Pontificia Commisione Biblica, 23 aprile 1993, che annunciava il documento su l’interpretazione della Bibbia nella Chiesa; AAS 86, 1994, pp. 232-243).
4. Tenuto conto dello stato delle ricerche scientifiche a quell’epoca e anche delle esigenze proprie della teologia, l’Enciclica Humani generis considerava la dottrina dell'”evoluzionismo” un’ipotesi seria, degna di una ricerca e di una riflessione approfondite al pari dell’ipotesi opposta. Pio XII aggiungeva due condizioni di ordine metodologico: che non si adottasse questa opinione come se si trattasse di una dottrina certa e dimostrata e como se ci si potesse astrarre completamente dalla Rivelazione riguardo alle questioni da essa sollevate.
Enunciava anche la condizione necessaria affinché questa opinione fosse compatibile con la fede cristinana, punto sul quale ritornerò.
Oggi, circa mezzo secolo dopo la pubblicazione dell’Enciclica, nuove conoscenze conducono a non considerare più la teoria dell’evoluzione una mera ipotesi. È degno di nota il fatto che questa teoria si sia progressivamente imposta all’attenzione dei ricercatori, a seguito di una serie di scoperte fatte nelle diverse discipline del sapere. La convergenza non ricercata né provocata, dei risultati dei lavori condotti indipendentemente gli uni dagli altri, costituisce di per sé un argomento significativo a favore di questa teoria.
Qual è l’importanza di una simile teoria? Affrontare questa questione, significa entrare nel campo dell’epistemologia. Una teoria è un’elaborazione metascientifica, distinta dai risultati dell’osservazione, ma ad essi affine.
Grazie ad essa, un insieme di dati e di fatti indipendenti fra loro possono essere collegati e interpretati in una spiegazione unitiva. La teoria dimostra la sua validità nella misura in cui è suscettibile di verifica; è costantemente valutata a livello dei fatti; laddove non viene più dimostrata dai fatti, manifesta i suoi limiti e la sua inadegatezza. Deve altora essere ripensata.
Inoltre, l’elaborazione di una teoria come quella dell’evoluzione, pur obbedendo all’esigenza di omogeneità ripetto ai dati dell’osservazione, prende in prestito alcune nozioni dalla filosofia della natura.
A dire il vero, più che della teoria dell’evoluzione, conviene parlare delle teorie dell’evoluzione. Questa plurità deriva da un lato dalla diversità delle spiegazione che sono state proposte sul meccanismo dell’evoluzione e dall’altro dalle diverse filosofie alle quali si fa riferimento. Esistono pertanto letture materialiste e riduttive e letture spiritualistiche. Il giudizio è qui di competenza propria della filosofia e, ancora oltre, della teologia.
5. Il Magistero della Chiesa è direttamente interessato alla questione dell’evoluzione, poichè questa concerne la concezione dell’uomo, del quale la Rivelazione ci dice che è stato creato a immagine e somiglianza di Dio (cfr Gn 1, 28-29). La Costituzione conciliare Gaudium et spes ha magnificamente esposto questa dottrina, che è uno degli assi del pensiero cristiano. Essa ha ricordato che l’uomo è “la sola creatura che Dio abbia voluto per se stesso” (n. 24). In altri termini, l’individuo umano non deve essere subordinato come un puro mezzo o come un mero strumento né alla specie né alla società; egli ha valore per se stesso. È una persona.
Grazie alla sua intelligenza e alla sua volontà, è capace di entrare in rapporto di comunione, di solidarietà e di dono di sé con i suoi simili.
San Tommaso osserva che la somiglianza dell’uomo con Dio risiede soprattutto nella sua intelligenza speculativa, in quanto il suo rapporto con l’oggetto della sua conoscenza è simile al rapporto che Dio intrattiene con la sua opera (Summa theologica, I-II, q. 3, a. 5, ad 1).
L’uomo è inoltre chiamato a entrare in un rapporto di conoscenza e di amore con Dio stesso, rapporto che avrà il suo pieno sviluppo al di là del tempo, nell’eternità. Nel mistero di Cristo risorto ci vengono rivelate tutta la profondità e tutta la grandezza di questa vocazione (cfr Gaudium et spes, n. 22).
È in virtù della sua anima spirituale che la persona possiede, anche nel corpo, una tale diginità. Pio XII aveva sottolineato questo punto essenziale: se il corpo umano ha la sua origine nella materia viva che esisteva prima di esso, l’anima spirituale è immediatamente creata da Dio (“animas enim a Deo immediate creari catholica fides nos retinere iubet”, Enciclica Humani generis, AAS 42, 1950, p.575).
Di conseguenza, le teorie dell’evoluzione che, in funzione delle filosofie che le ispirano, considerano lo spirito come emergente dalle forze della materia viva o come un semplice epifenomeno di questa materia, sono incompatibili con la verità dell’uomo. Esse sono inoltre incapaci di fondare la dignità della persona.
6. Con l’uomo ci troviano dunque dinanzi a una differenza di ordine ontologico, dinanzi a un salto ontologico, potremmo dire. Tuttavia proporre una tala discontinuità ontologica non significa opporsi a quella continuità fisica che sembra essere il filo conduttore delle ricerche sull’evoluzione dal piano della fisica e della chimica? La considerazione del metodo utilizzato nei diversi ordini del sapere consente di conciliare due punti di vista apparentemente inconciliabili. Le scienze dell’osservazione descrivono e valutano con sempre maggiore precisione le molteplici manifestazioni della vita e le iscrivono nella linea del tempo. Il momento del passaggio all’ambito spirituale non è oggetto di un’osservazione di questo tipo, che comunque può rivelare, a livello sperimentale una serie di segni molto preziosi della specificità dell’essere umano. L’esperienza del sapere metafisico, della coscienza di sé e della propria riflessività, della coscienza morale, della libertà e anche l’esperienza estetica e religiosa, sono però di competenza dell’analisi e della riflessione filosofiche, mentre la teologia ne coglie il senso ultimo secondo il disegno del Creatore.
7. Nel concludere, desidero ricordare una verità evangelica che potrebbe iluminare con una luce superiore l’orizzonte delle vostre ricerche sulle origini e sullo sviluppo della materia vivente. La Bibbia, in effetti, contiene uno straordinario messaggio di vita. Caratterizzando le forme più alte dell’esistenza, essa ci offre infatti una visione di saggezza sulla vita. Questa visione mi ha guidato nell’Enciclica che ho dedicato al rispetto della vita umana e che ho intitolato precisamente Evangelium vitae.
È significativo il fatto che, nel Vangelo di San Giovanni, la vita designi la luce divina che Cristo ci trasmette. Noi siamo chiamati ad entrare nella vita eterna, ossia nell’eternità della beatitudine divina.
Per metterci in guardia contro le grandi tentazioni che ci assediano, nostro Signore cita le parole del Deuteronomio: “l’uomo non vive soltanto di pane, ma… vive di quanto esce dalla bocca del Signore” (8, 3; Mt 4, 4).
La vita è uno dei più bei titoli che la Bibbia ha riconosciuto a Dio. Egli è il Dio vivente.
Di tutto cuore invoco su voi tutti e su quanti vi sono vicini l’abbondanza delle Benedizioni divine.
Dal Vaticano, 22 ottobre 1996
GIOVANNI PAOLO PP. II
Da: Discorsi dei Sommi Pontefici indirizzati alla Pontificia Accademia delle Scienze 1917-2000 e alla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali 1994-2001. Benedetto XV, Pio XI, Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II,
Grazie Fabrug dell’intervento di Giovanni Paolo, lo stavo per linkare io, ma sei arrivato prima.
Credo che in questi casi, comunque, non c’è perggior sordo di chi non vuol sentire.
@ Marta,
anche nel cattolicesimo, per evoluzionismo, si intende “evoluzionismo”, certamente coniugato all’esperienza di fede che comunicano le Sacre Scritture. Qui non posso far altro, se hai tempo, ad approfondire, se ti è possibile.
Per esperienza so che i testi lunghissimi, nei blog generalmente non vengono letti nella loro interezza.
Si cerca soltanto di capire che cosa vuole comunicare il commentatore con il copia/incolla che ha fatto.
Il metodo migliore è non costringere le persone a saltare a pie’ di commento, ma dare il link, dove l’articolo/discorso viene riportato, perchè si sia liberi di andarselo a leggere.
Sbaglio?
Altri lo hanno fatto,
lasciando alla curiosità e all’interesse del lettore.
@ Giovannifois,
io preferisco imparare a rispettare le opinioni altrui, e cercare il dialogo/confronto, sperando di trovare dall’altra parte persone che intelligono.
Spesso accade che si sposano cause in perfetta buona fede, aiutarsi a capire è un atto di carità che è richiesto anche a me come cristiano. Dare giudizi definiti e dogmatici, non aiuta nessuno.
Credo che sia importante essere sempre in un atteggiamento di ricerca e di comprensione, verso tutti e verso tutto.
Con rispetto.
@ affus,
grazie delle gentili parole che mi rivolgi,
spero che siano sempre un aiuto a mettere in pratica il primo dei comandamenti, l’amore al prossimo,
non a chiudere il prossimo in prigioni mentali sperando che non divengano pure fisiche….
marta , le tue obiezioni scientifiche sono tutte state risolte , ci sono ampie risposte scientifiche ,basta leggere e documentarsi .
Ad esempio questo articolo : http://www.destraradicale.it/Le%20origine%20della%20morale%20%201.htm
e tutti gli altri della serie , li ho scritti io , basta farsi una cultura e non prendere per scientifico le teorie filosofiche che i comunisti ci tengono a tenere in piedi
per sostenere l’impalcatura delle loro menzogne ideologiche . Lo sanno tutti, non hanno piu argomenti e sono alla frutta oramai !
Ah, mai stato lefebvriano io e neanche teocon ; sono i detrattori che, siccome non hanno piu argomenti , ricorrono alle etichettature e alle demonizzazioni secondo la vecchia tattica comunista .
Ci sono fior di documenti contro il progressimo (Quanta Cura , il sillabo ed altri ) dove l’evoluzionismo viene seppellito e condannato ,quindi un discorso allusivo di un papa posteriore che cerca l’appluso della folla in un congresso di pseudoscienziati e ignorantoni vari , non vuole dire esattamente niente .
Le specie non hanno mutazioni , hanno mutazioni le famiglie e le razze all’interno di una specie e su questo tutta la scienza da ragione alla bibbia ! Basta documentarsi . Solo nell’azione cattolica non lo fanno perchè li ci sono i tesserati che lo impediscono .
ah , a proposito , le ammonizioni del Sant ‘Uffizio, un tempo erano scomuniche , poi c’è stata la nuova pedagogia dove si fa il dialogo e si fa passare tutto per buono , e quindi restano solo ammonizioni , però sempre ammonizioni sono .
comunque in svizzera sono piu avanti di noi .
http://www.ticinodiocesi.net/modules.php?name=Contenuti&pa=showpage&pid=50
Carti Amici, mi scuso con tutti per le sterili polemiche che anche io, involontariamente ho suscitato. Vi chiedo scusa.
Mi permetto di invitare chiunque a leggere i testi di Teilhard anche se oggi è un poco difficile trovare alcuni testi fondamentali come: Il Fenomeno Umano, L’attivazione dell’Energia, L’Ambiente Divino, la Scienza e Cristo e la raccolta di scritti teologici pubblicati dalla Queriniana. Molto belli i pieni di riflessioni sono i piccoli volumetti , sempre pubblicati dalla Queriniana sull’Amore, sulla Sofferenza, sul Sacerdozio ed altri.
Per conto mio pubblicato sul mio blog molti testi,preghuiere, pensieri di padre Teilhard
Potrete trovare testi come: Lo Spirito della terra, L’Orientamento dell’Evoluzione, Sulle basi possibili di un Credo comune, Riflessioni sul progresso, Traa Cielo e terra, Inno alla Materia, Tutta la materia è ormai incarnata, Il Fenomeno cristiano
Si trovano anche molti pensieri tratti dalle sue opere.
Certo, non sono le grandi opere di Teilhard, ma sono piccoli contributi ( perchè il blog non è unenciclopedia)
che ho voluto pubblicare per iniziare un percorso di avvicinamento alle opere fondamentali.
Spero con questo di aver dato un modesto contributo alla conoscenza, anche se ancora superfiaciale di Teeilhard,
E per me, la polemica sterile finisce qui!
Se si parla di teilhard in senso giusto e critico posso provare a dare il mio modesto contributo, ma non mi farò più trascinare in sterili polemiche che non hanno più senso.
Teilhartd è tornato di nuovo ad essere un argomento di lavoro e di approfondimento per la scienza (quantica sistemica, biologica, ecc…), la teologia (si parla sempre più insitentemente della Cristologia teilhardiana che parte da San Paolo e da Giovanni), la mistica (sono tante le congregazioni religiose che in questi ultimi anni stanno riflettendo sulla mistica teilhardiana) la paleontologia (lo studio di Teilhard che per primo indicò l’Africa come bacino iniziale dell’espansione umana è oggi accettata anche dalla Chiesa) e tante altre intuizioni che, basta un giro sapiente in Internet, per trovarne tante altre.
Certo, sarebbe interessante trovare in rete i volumi dedivìcati all’Avvenire dell’Uomo, L’Apparizione dell’Uomo e gli altri che ho già citato.
Teilhard de Chardin è un umile sacerdote che ha dato la sua vita di prete e di scienziato per la Gloria di Nostro Signore. Per questo rispettiamolo e se possiamo, insieme ad altri uomini di Chiesa, usiamolo come esempio da seguire per costruire una Umanità di pace e di fratellanza.
GiovanniFois
@ Giovannifois,
concordo pienamente e in sintonia.
E’ bello mettere in comune le ricchezze che il Signore ci ha donato e ci dona attraverso persone straordinarie.
Lasciamo che altri si incartino in sterili polemiche che lasciano il tempo che trovano.
Nella cattolicità, abbiamo la possibilità di respirare l’universalità che unisce tutte le diversità in UNO (Cristo).
Il resto…. è noia? 🙂
ecco ,giovanni , invece di continuare a romperci i timapani con questo TDC che non fece nulla per opporsi al torrente culturale in piena della trasgressione che ha distrutto la cultura cattolica in questi decenni del postconcilio ma cercò solo di cavalcare l’oda modernista allineandosi alla cultura modernista , potresti fare un opera meritoria impegnadoti a fare tradurre in italiano le opere di Julius Meinveille sul sito :
http://www.juliomeinvielle.org/libros.asp?ID=565&seccion=561&titulo=De+Lamennais+a+Maritain
Sai, nemmeno un ‘opera è stata tradotta e non piassiamo arricchirci di questa luce critica di fronte agli operai di satana che cercavano solo di demolire in nome di una falsa scienza . Cristo è luce e a noi non è ancora dato conoscere questa luce che promana dalle opere di questo prete argentino .
@ Affus…..
Vedi che Giovanni non ci sta rompendo assolutamente i timpani, non accreditare ad altri problemi che altri non hanno.
Chi ti ha costituito giudice?
Hai problemi con giovanni?
E’ un problema tuo! non nostro!
Io non ti delego a parlare a mio nome, nè mi sembra che lo abbiano fatto altri.
Se provassi a rispettare i compagni del blog di Luigi?
Prova ad interloquire con i tuoi compagni, invece che gettare giu’ centinaia di righe che rimarranno lì…. mute….
Siamo soltanto esseri umani sotto questo cielo, anche se poco meno degli angeli….
Fabrug, ti rinnovo l’invito: dacci anche solo una frase di TDC da meditare e pensare.
Certo possiamo trovarcela da soli: ma lascio a te la decisione.
… E’ quello che serve e che è sempre servito e – pure – HA SERVITO.
ciao
“Ma la Chiesa non vuole perchè riscoprire Teilhard significa rimettere in discussione alcuni dei dogmi della Chiesa”.
Questa affermazione, nella sua perentorietà, è perfettamente speculare a quella integrista di Affus: entrambe le posizioni negano in fondo l’autonomia reciproca di fede e scienza. La Chiesa non potrà mai mettere in discussioni i dogmi definiti. Può invece legittimamente mettere in discussione certe teologie (come quella degli oppositori di Galileo, o quella dei “creazionisti” attuali) che si rivelassero inadeguate di fronti agli sviluppi del pensiero scientifico.
Non bisogna inoltre fare di ogni erba un fascio: una cosa è la pretesa dei fondamentalisti di negare l’evoluzione in nome del “creazionismo” , un’altra la legittima critica (del card. Schonborn o di altri, come mons. Facchini) nei confronti di ogni pretesa (vedi Pievani e dintorni) di assumere il darwinismo come filosofia capace di fornire spiegazioni globali.
Io accetto l’evoluzione come teoria scientifica, non il darwinismo come filosofia che riconduice l’evoluzione al “caso”.
ma cosa vuo dire questo ragazzo ?
http://www.zaccariaelisabetta.it/documento.htm