So che il sovraffollamento e il degrado delle carceri possono rendere ancora più amara la detenzione: mi sono giunte varie lettere di detenuti che lo sottolineano. E’ importante che le istituzioni promuovano un’attenta analisi della situazione carceraria oggi, verifichino le strutture, i mezzi, il personale, in modo che i detenuti non scontino mai una “doppia pena”; ed è importante promuovere uno sviluppo del sistema carcerario, che, pur nel rispetto della giustizia, sia sempre più adeguato alle esigenze della persona umana, con il ricorso anche alle pene non detentive o a modalità diverse di detenzione. – E’ un passaggio del discorso che ha fatto stamane il papa ai carcerati di Rebibbia ed era presente il ministro della Giustizia Paola Severino che nel suo saluto mi è parsa all’altezza dell’appello papale. Sovraffollamento, degrado, pene non detentive, modalità diverse di detenzione: il “pacchetto” del ministro tocca questi punti trattati dal papa. Nel primo commento le giuste parole del ministro.
Benedetto e il ministro Severino dai carcerati
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[Segue dal post] “La custodia cautelare in carcere deve essere disciplinata in modo tale da rappresentare una misura veramente eccezionale” ha detto il ministro Severino nel saluto al papa: “Da tempo ci confrontiamo con dati che testimoniano una situazione di eccezionale difficoltà e disagio e siamo ben consapevoli che tali dati sintetizzano in aride quantificazioni numeriche la terribile condizione di persone che racchiudono nel loro cuore esperienze, sofferenze, speranze”.
Caro Luigi, hai visto ? Quanta cura, quanta attenzione e che analisi ? Sanno tutto delle carceri ma lo sanno mica da ieri, anche da molto prima. Continuano a dire che faranno, che provvederanno che sono consapevoli della doppia pena ecc. ecc. tutta retorica. Mai una volta che dicessero Ecco, abbiamo fatto. Sempre, faremo, diremo, stiamo studiando come fare. Capisci ? tutto al futuro, ma che bravi però a fare analisi e progetti, solo che non li realizzano mai.
Ma alla fine, invece che 20 anni di carcere, non era meglio la condanna a morte o al taglio del piede o della mano o un po’ di frustate almeno sarebbe stato più dignitoso. Non ti pare ? E le carceri non si sarebbero affollate così, e di questi tempi, anche un bel risparmio. Non sei d’accordo ?
Ma quando dice “modalità diverse dalla detenzione” Sta mica suggerendo quello che ho appena scritto ? Vedi che ogni tanto siamo d’accordo !
Anche a me la Severino è sembrata appropriata e sincera.
Il Papa mi è piaciuto molto nel dialogo coi detenuti, più ordinario il testo letto, senza lampi, onestamente.
“Dobbiamo sopportare che alcuni parlano in modo feroce, parlano in modo feroce anche contro il Papa e tuttavia andiamo avanti”.
(Benedetto XVI 18 dicembre 2011)
Bene lycopodium, vedo che hai messo l’Articolo di Sandro Magister in facebook.
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2011/12/18/parlano-in-modo-feroce-anche-contro-il-papa-e-tuttavia-andiamo-avanti/
“Due sono le immagini simbolo dei Papi in carcere: Giovanni XXIII che racconta ai detenuti di Regina Coeli di un suo parente che una volta finì “dentro” e Giovanni Paolo II che fa visita – nel carcere di Rebibbia – ad Alì Agca, l’attentatore turco che quasi l’aveva ucciso con i tre proiettili che gli aveva sparato il 13 maggio del 1981”: è il pignolo avvio di un mio articolo blandamente rievocativo pubblicato oggi dal Corsera a pagina 21 con il titolo E Roncalli disse a Regina Coeli: “Un mio parente finì dentro”.
Mi sarebbe piaciuto che negli articoli si parlasse del cappellano di Rebibbia. Si vedeva che era molto indaffarato, che seguiva il succedersi degli interventi, sollecitando quelli che dovevano parlare. Si è vista in lui una persona seria ed essenziale.
Antonella qui trovi un’intervista all’ottimo don Sandro Spriano: http://www.tempi.it/don-spriano-cappellano-di-rebibbia-che-emozione-lincontro-tra-il-papa-e-i-detenuti
Grazie; sempre più mi convinco che sia una persona in gamba e intelligente. Penso che il successo della visita si debba in molta parte a lui, che ha saputo preparare un terreno non facile. Benedetto XVI è stato in gamba con le risposte “a braccio”; cosa penso non facile per chi non conosce l’italiano come “lingua madre”. A noi sembra normale sentirlo parlare nella nostra lingua; penso invece che sarebbe giusto provare riconoscenza per questo. Tanti anni fa è uscito il libro “Berlinguer e il Professore”, che allora sollevò molti commenti. In questo libro si ipotizzava l’elezione di un papa tedesco che si ostinava a parlare in italiano, ma dato il forte accento teutonico era incomprensibile ai più. Questa “profezia” non si è avverata.
“Ero carcerato e mi avete visitato”.
Il carcere non è molto distante da casa mia, il parroco della Chiesa del mio quartiere lo ricorda sempre: i carcerati sono i nostri vicini di zona.
Ehhh vabbeh ! visto che si tratta di “doppia pena” proviamo a vederla anche in un altro modo, al rovescio. Chi sta in prigione corre il rischio di una doppia pena se le carceri sono piccole e strette e se i processi non arrivano mai.
Mentre chi ha subito violenza e non ha visto il suo carnefice condannato, non ha subito una doppia pena. Di quei tra 10.000 e 20.000 che hanno subito violenza come dice la commissione olandese, che ora dovrebbero essere compensati con i famosi 5 milioni messi a disposizione dalla curia, non è stata una doppia pena, sentir dire dal prete salesiano olandese di 73 anni di cui si conoscono soltanto le iniziali, padre van B., che le relazioni pedofile: “Sono perfettamente legittime, seppure discriminate dalla società”.
Ecco, questa è la seconda pena, dopo aver subito le “attenzioni” dei predicatori del “chiacchiericcio” è andata a finire che la colpa e di chi è stato abusato anziché di colui che è stato protetto, e benignamente tollerato e nascosto, perché “è perfettamente legittimo” non solo avere rapporti sessuali dopo aver fatto il voto di castità ( mai richiesto dal Vangelo) , ma che siano anche omosessuali è del tutto normale, malgrado il vangeli non condivida, purché consensuali, quindi legittime, e che poi fossero anche pedofile, ma chie vuoi badare al capello ? non c’entra nulla perché il minore è considerato nulla sin dal concilio di Elvira ( 3oo dc.) essendo uno che conta nulla.
Ecco credo che questa sia una doppia ipocrisia che porta alla doppia pena. L’importante è salvare la faccia e mantenere l’abito bianco, tanto Dio perdona sempre anche se una volta ha parlato di Macina da Mulino da doversi legare al collo quale accessorio nautico. Ma quella la devono tirare solo i somari.
“La spontaneità ed il profondo sentire che accompagnavano le domande e le preghiere preparate dai detenuti: quale carica di saggezza, di dolore ma anche di fede sgorgavano da quelle parole lette con voce commossa da uomini i cui pensieri erano resi profondi da lunghe ore e giorni trascorsi da soli, a confronto con la propria coscienza ed il senso delle proprie colpe”: è un passaggio della riflessione che il ministro Paola Severino ha scritto sull’incontro del papa con i carcerati per il sussidiario.net: http://www.ilsussidiario.net/News/Editoriale/2011/12/20/Il-Papa-e-la-saggezza-dei-carcerati/230333/.
[Continua dal commento precedente] “Da uomini i cui pensieri erano resi profondi da lunghe ore e giorni trascorsi da soli”: ascoltando la diretta della visita papale avevo avuto questa stessa percezione. Mando un bacio al mi ministro Severino.