Letto il post del 15 dicembre, un visitatore mi chiede se il papa abbia parlato a Verona dalle navi di Achille o da quelle di Aiace Telamonio. Rispondo che l’ha fatto dalle navi di Nestore, che a Troia tenevano il centro dello schieramento sicchè dalla più alta tra esse la voce poteva essere intesa da un capo all’altro del campo. Nè il grido di Aiace giungeva ai guerrieri di Achille, nè quello di Achille era udito dai compagni di Aiace, pur raggiungendo ambedue la maggior parte dell’esercito. Ma neanche Nestore era udito da chi avesse portato la sua scialuppa oltre i limiti del campo trincerato. Chi si pone oltre quel limite ode sì a destra la voce di Achille e a sinistra quella di Aiace, ma il richiamo di chi parli dalle navi di Nestore vi giunge fioco e l’intende solo chi ne sia preavvertito. Così è capitato nelle giornate veronesi a Ruini, a Tettamanzi e al papa di essere udidi, intesi ed equivocati a seconda della posizione di chiascuno dei destinatari nel gran vociare dell’accampamento, o delle sue immediate vicinanze. Più in là – e in ambedue le direzioni – nulla s’udiva, papa compreso, perchè anche la sua è voce d’uomo.