Inizio da oggi a trattare del libro del papa su Gesù (vedi post del 18 aprile), proponendomi di dedicargli almeno tanti post quanti sono i capitoli. Inizio dalla “premessa”. Riporto in corsivo le frasi più vive e poi metto qualche commento. Seguo questo metodo per facilitare la partecipazione di chi ancora non ha letto il libro. Segno tra parentesi la pagina da cui ho preso la citazione, in modo che chi vuole può ampliare la lettura.
Io ho fiducia nei Vangeli (17)
Ho voluto fare il tentativo di presentare il Gesù dei Vangeli come il Gesù reale, come il “Gesù storico” in senso vero e proprio” (18)
Io ritengo che proprio questo Gesù – quello dei Vangeli – sia una figura storicamente sensata e convincente (18)
Anch’io ho fiducia nei Vangeli e quando non capisco rileggo, interrogo chi ne sa di più, attendo di capire. Tendo a imparare a memoria le parole di Gesù riportare dai Vangeli: spero di riuscire a memorizzarle per intero entro l’ultimo giorno. Ripeto tra me quelle che non capisco, avendo fiducia che se continuo a bussare mi verrà aperto.
Che la figura di Gesù che troviamo nei Vangeli sia convincente è forse l’idea più chiara che io abbia mai avuto. Non conosco figura più “sensata e convincente”. Penso che se la Chiesa impegnasse tutte le sue energie a presentare il Gesù dei Vangeli al mondo d’oggi, riprenderebbero le conversioni. Qui da noi, intendo dire. Perché le conversioni a Gesù ci sono ancora e tante, ma lontano da qui.
Nella mia ingenuità sogno di dedicarmi alla presentazione della figura di Gesù. Bisognerebbe trovare, forse, un modo conviviale di farlo: si offre una sobria cena a una folla di curiosi e si racconta il Vangelo. Un po’ come avvenne quel pomeriggio sul lago di Tiberiade, che sboccò nella moltiplicazione dei pani e dei pesci. Io sono convinto che il metodo risulterebbe praticabile. La Chiesa cattolica in Italia ha tanti mezzi, perché non prova a investire qualcosa in una tale iniziativa?
Caro Accattoli, il suo intervento mi ha colpito, perché anch’io sto interrogandomi da tempo sulle modalità “narrative” del testo evangelico. Che esso sia nato essenzialmente a supporto della narrazione, è cosa risaputa. Ma oggi tale “modalità” è del tutto in disuso. Anche in ambito ecclesiale (non dico liturgico, ché quello è proprio un’altra cosa) il testo evangelico viene letto con sussiego e accademica venerazione, mentre secondo me occorrerebbe rivalutare la dimensione “orale” che gli è propria. Le parabole, ad esempio, brani di stupenda narrazione ed invenzione, ripresentate a memoria, con lo stupore di chi narra cose viste ed udite veramente, aiuterebbero forse a riavvicinare gli ascoltatori a quella realtà viva che presentano, che è poi la vita nostra e di tutti, e ad abbandonare una prassi di lettura fatta molto di commento e poco di annuncio. Questa doveva essere la predicazione degli apostoli, un “momento conviviale”, come dice lei. Il problema è che mentre a quel tempo si trattava di un fatto nuovo, ora si tratta di un fatto sul quale si è sedimentata una storia che non sempre favorisce queste intenzioni.
Già, perchè?
Perchè l’agenda del mondo incalza, e porta spesso a concepirsi più come professori di morale che come avvincenti narratori e testimoni di Gesù.
E poi perchè raccontare Gesù vuol dire proporre la sua implausibilità rispetto alle convenzioni umane, e anche questo aspetto non è facile da gestire.
Il munus docendi è molto diverso dal “munus testimoniandi”, e l’accentuazione reale del secondo comporterebbe proiezioni troppo radicali e smisurate, che metterebbero in pericolo (quasi) tutta la rappresentazione visibile della Chiesa sulla Terra.
Anche il molto di prezioso che essa è.
Non credo che la convivialità sia il modo migliore per attrarre anime a Gesù. (lungi da me lo spirito polemico). All’indomani di Tiberiade dove molti si saziarono di quei 5 pani che erano disponibili in molti si allontanarono da lui anche tra i suoi discepoli (il Vangelo di oggi ne inizia a parlare).
Bene però sta facendo il Papa a riprendere a parlare di Gesù, di quello vero.
Riesco a leggere pochissime pagine al giorno del libro del Papa, perchè mi ritrovo a rileggere più di una volta alcuni singoli periodi per masticarli ancora meglio.
Questi suoi post saranno un ottimo ripasso.
Era ora che si parlasse del Gesù storico in termini seri e non da cospirazione come il codice da Vinci e lavori simili. Però mi piace pensare anche al Gesù del Vangelo che opera nel mondo di persona come nel bellissimo “7 km da Gerusalemme”, di Pino Farinotti. Un libro che mi ha convinto dell’esistenza di Dio più di tante prediche.
Un abbraccio
Benvenuto Sandro! Io penso a qualcuno – a molti – che propongano il Vangelo come Benigni propone Dante, o in altri cento modi possibili, meno teatranti e più colloquiali. Penso comunque a una proposta narrativa. L’aspetto conviviale avrebbe la funzione di rendere la proposta amicale e fraterna. Ma si possono immaginare altre modalità che aiutino a uscire dal momento ecclesiastico, da cui l’umanità rifugge. Francesco teme le derive dell’evangelismo selvaggio, se ho inteso. Io sono del parere che in Italia si potrebbe avere qualcosa di libero ma non di antagonistico rispetto alla comunità cattolica. Purchè ovviamente sia essa a farsene promotrice. Altrimenti la “domanda di Gesù” che c’è in giro troverà altri sbocchi. Luigi
A Bologna, l’8 giugno, parteciperò alla lettura dell’intera Divina Commedia, presentata nel giro di 3 ore nelle piazze e nelle strade da un gran numero di partecipanti. Il 33mo del Paradiso verrà letto da tutti insieme, sotto la guida del Card. Caffarra. Ho poi saputo della lettura continua della Bibbia, effettuata per intero, in sette giorni, a Mantova, sull’esempio di Limoges e forse di altri luoghi. Qualcosa si muove.
No, io intendevo dire che la proposta di momenti di narrazione è ottima, pur nel contesto e nel quadro della comunità cattolica.
Rispondevo al perchè si ha la sensazione che la Chiesa non parli abbastanza di Gesù, salvo il “recupero” (se così posso dire, un pò grossolanamente) che ne sta facendo il grande Benedetto.
Il perchè – a mio avviso – lo si trova nelle urgenze che il mondo impone alla Chiesa. Le sfide antropologiche, bioetiche, scientifiche, o anche quelle sociali (ma con meno accenti) rischiano di far sembrare preti e laici cattolici un grande gruppo di moralisti, di esperti di etica, di predicatori di divieti, disperdendo un poco la bellezza, la sfida e il fascino esistenziale dell’incontro e dell’amicizia con Gesù come vero Dio e vero uomo.
Maliziosamente, dicevo anche che la Chiesa “insegnasse” di meno e “raccontasse” di più il Cristo, forse perderebbe un pò del suo ruolo nel mondo, della sua stessa rappresentazione istituzionale.
La quale non è però deprecata, da me, perchè l’esistenza di una istituzione ecclesiastica ci ricorda che non siamo ancora nella Gerusalemme celeste, che il volto di Dio non lo abbiamo ancora visto per sempre, e che quindi ci occorrono fatti organizzativi, segni concreti e visibili per far vivere questo Invisibile.
E’ quindi molto difficile, per la Chiesa, mostrare Cristo incarnandolo totalmente, sino alle estreme conseguenze. Da qui la problematicità del narrarlo senza la pretesa (anche inconscia) di insegnarlo.
Durante le mie peregrinazioni al di fuori della Chiesa “ufficiale”, ho avuto modo di osservare e vivere diverse maniere di presentare il Vangelo. Da certi ateliers ecumenici freddi , intellettuali dove uscivo la testa piena, dove avevo l`impressione che si dissecava il Vangelo con un bisturi, ciascuno con la pretesa di avere capito il vero senso, analisi , ma il mio cuore restava assettato, senza la Gioia che ricercavo.
Ho fatto pure un brevissimo passagio dagli evangelici, dove tutto era emozione,canti, abbracci, braccia levate, tanta allegria ma restavo insoddisfatta.
Poi vi sono stati il 2 aprile e il 19 aprile 2005.
Ascoltando Benedetto XVI , che ci parla con un così grande amore di Gesù, le mie orecchie e il mio cuore si sono aperti. Da allora, ho ripreso la lettura del Vangelo ma mi faccio aiutare, perchè tanti passaggi, mi restano ermetici . Ringrazio Luigi Accattoli, cercherò pure io di ripetermi le frasi che non capisco , busserò e forse la porta si aprirà .
La mia è una ricerca solitaria, di esperienze in comune ne ho fatte tante, ma sempre avevo l`impressione che restavo nell`ambito dell`intelletto o dell`emozione, avevo vissuto una bella emozione.Ma che cosa mi restava in seguito?
Non capisco che cosa Luigi Accattoli, vuol dire quando scrive che “si possono immaginare modalità che aiutino a uscire dal momento ecclesiastico da cui l`umanità rifugge”, vuol dire presentare il Vangelo al fuori della Santa Messa? Non capisco sopratutto quell`”aiutino a uscire”.
Non ci sarebbero al contrario tanti sforzi da fare affinchè i nostri sacerdoti siano meglio formati e più motivati a trasmetterci la gioia del messaggio di Gesù?
Non è forse il compito dei nostri sacerdoti di presentarci il Vangelo?
Non è il nostro compito di testimoniarlo laddove ci troviamo?
A chi fare fiducia , ognuno potrebbe improvvisarsi interprete avvisato e competente del messaggio evangelico?
Ho assistito all`effervescenza post-conciliare , con tante comunità di base, esperienze in margine ,vivevo un Vangelo manipolato al servizio dell`idea di un momento, di una persona, senza dubbio con tanto entusiasmo e sincerità.
Come evitare queste manipolazioni? Chi risponderebbe alle tante domande che la lettura dei Vangeli susciteranno?
Nutro anche qualche dubbio sul “qualcosa di libero ma non antagonista”…libero da chi …da che cosa?
Per il momento sto vivendo momenti di gioia con la lettura del libro del Papa su Gesù. Ho fiducia nel Vangelo e nel suo interprete fidato.
Cari saluti, Luisa
Riprendo l’ultimo commento di Francesco, con il quale sono in totale sintonia, e provo a calarlo in questi giorni: non vi sembra che il Family Day stia un po’ oscurando l’annuncio pasquale e lo stesso libro di Ratzinger?
Penso che il Family day oscurerà anche il viaggio in Brasile del Papa.
Purtroppo il meccanismo dei media impone che si parli di più di ciò che fa polemica piuttosto che dell’annuncio gioioso del Vangelo.
Personalmente non mi aspettavo che la stampa e la tv parlassero del libro del Papa(e infatti,dopo il primo giorno,già pensano ad altro).Siamo noi che dobbiamo farci testimoni e non aspettarci che i media presentino adeguatamente il messaggio cristiano.
All’inizio del pontificato di Benedetto mi arrabbiavo molto perchè vedevo che i suoi messaggi venivano appiattiti su una o due frasi.
Ora ho capito che sono io che devo rimboccarmi le maniche e farmi testimone nel mondo.
Saluti MG
A Luisa. Trovare “modalità che aiutino a uscire dal momento ecclesiastico da cui l`umanità rifugge” potrebbe essere per esempio – è una mia immaginazione – un momento conviviale, come dicevo nel post, dove qualcuno – che non sia il parroco o il vescovo – narra il Vangelo. Perchè l’umanità rifugge da preti e vescovi, generalmente, qui da noi. In casa facciamo ogni quindici giorni una lettura boblica che si chiama “Pizza e Vangelo” perchè prima della lettura si mangia una pizza. I ragazzi che vengono a questo appuntamento – figli e fidanzati e amici – non andrebbero in parrocchia. Ecco dunque la necessità di “aiutare a uscire” dall’ambiente ecclesiastico, cioè di fare qualcosa fuori da quell’ambiente, ma senza fare opposizione a esso. Ecco perchè ho detto “qualcosa di libero ma non antagonista”. Qualcosa che sia libero dal sistema dominato dai preti, ma che sia pur sempre cattolico, da quel sistema supportato e a esso raccordato. Spero d’aver chiarito!
A Sandro. Della lettura continuata della Bibbia che si è tenuta ultimamente a Mantova abbiamo parlato a lungo nel post http://www.labibbiasenzasosta.it del 17 marzo.
Luigi
Grazie per le spiegazioni!
Da noi le letture bibliche in cerchi privati sono cosa corrente, ma vi è il più sovente l`accompagnamento di un prete o un pastore per i protestanti.
E personalmente mi sembra una cosa giudiziosa.
Non vorrei essere pignola (?) ma apparentemente non sembra esserci bisogno di far uscire quei giovani dall`ambiente ecclesiastico dal momento che non sembrano inclini a entrarci!
Al contrario sarei curiosa di sapere se le vostre simpatiche riunioni hanno incitato qualche ragazzo ad entrare in parrocchia!
E non pensa che il narratore del Vangelo debba essere una persona preparata e formata ? Immagino che tante devono essere le domande suscitate dalla lettura !
Un caro saluto, Luisa
Anche a Roma vi sono tanti “gruppi biblici” che si riuniscono nelle case e sono guidati generalmente da un sacerdote. Io parlo del “primo annuncio” a coloro che non frequentano la Chiesa e i sacerdoti. L’obiettivo del suggerimento ovviamente non era di “far uscire” i giovani dall’ambiente ecclesiastico, ma di far uscire la proposta del Vangelo da quell’ambiente verso i giovani che non lo praticano. Certo che penso che il narratore debba essere preparato, ma forse non è necessario che sia un sacerdote. Ritorni in parrocchia ancora non ne abbiamo ottenuti. Luigi
Grazie per le risposte!
Immagino che se anche uno solo di questi giovani avrà un giorno il desiderio di andare al di là del Gesù storico per andare all`incontro del Gesù della fede, sarà per voi un grande gioia.
Bendetto XVI ci ha sovente detto che chi conosce la gioia di questo incontro non può tenersela per se, è chiamato a testimoniarla, lasciando all`altro la libertà della sua coscienza.
Potrebbe riconoscere, signor Accattoli, nei vostri incontri una forma di “evangelizzazione” ? In ogni caso mi sembra che voi stiate seminando….
Cari saluti, Luisa
Cercherò di seguire i post di Luigi sul libro del papa, accompagnandoli con la mia personale quotidiana lettura di “Gesù di Nazaret”. Senza dimenticare che se questo permette di accedere direttamente ai vangeli in una lettura quotidiana, continuativa, ripetuta, “masticata”, va anche meglio.
Ciao.
ps. Sento il bisogno di intervenire anche (ancora) sull’altro post circa CLAUSURA “Sotto ubn albero ad aspettare” (bellissimo il concetto “nomi che danno luce”). Ma ci vediamo là…
Caro Luigi, grazie del servizio di commento al libro del Papa.
Secondo me, il miglior modo conviviale per presentare a Gesù è intorno ad una tavola.
E su questo le famiglie e gli sposi hanno una marcia in più; e non mi riferisco solo al fatto che in famiglia si mangia meglio che in canonica!
Se solo sapessimo dare davvero valore alla vocazione degli sposi e alla famiglia, invece di ululare alla luna…
“si offre una sobria cena a una folla di curiosi e si racconta il Vangelo…”
Caro Luigi, dici una cosa grande ma ardita. Per raccontare Gesù fuori dalle sedi istituzionali – per così dire – occorre credere ‘davvero’ in Gesù di Nazareth, Signore e Salvatore della mia e della nostra vita. Che vuol dire credere davvero? La dico così: essere continuamente ‘feriti’ e ‘guariti’ dalla sua Parola. Le sedi istituzionali – tutte, dal pulpito della Chiesa più grande alla stanzetta della parrocchia più piccola – per quanto ovviamente necessarie, sono per loro stessa natura ‘protettive’. Ci aiutano sempre un po’ a coprire le nostre ipocrisie, le nostre debolezze, le nostre incredulità. E creano sempre una distanza che può essere colmata solo dall’incontro personale, confidenziale, informale, tipo..una sobria cena a una folla di curiosi…Caro Luigi, basterebbe una cosa semplice: aprire le nostre case per incontrare la gente, ad esempio le coppie in preparazione per il matrimonio, e raccontargli il Vangelo a partire da lì, dalla nostra casa disordinata, incasinata, dalla nostra vita precaria e affaticata. Anziché fargli la sintesi del Catechismo e della storia della Chiesa in 7 o 8 incontri parrocchiali…
Un caro saluto
Alessandro
Vi segnalo questa perla che farà inabissare il tono della discussione, ma in qualche modo vi è legata.
Tema: il film Centochiodi di Ermanno Olmi.
Un film «profondamente diseducativo», lo ha stroncato Oliviero Diliberto.
Ritanna Armeni, non apprezza il giudizio di Diliberto: “Che sciocchezze, non ha capito nulla, mica voleva fare un film nazista. Piuttosto ha fatto, magari inconsapevolmente, un film anti ratzingeriano. Contro la dottrina che esclude l’amore e i rapporti tra uomini e donne e tra persone. Un film con molti difetti ma con un messaggio forte, che fa pensare”.
Fino a quando LA GRANDE BUGIA si autoalimenterà?
Non ho ancora visto Centochiodi, ma voglio bene a Olmi, gli sono grato per altri film e non credo che stavolta sia stato diseducativo nè “antiratzingeriano”. Dirò quando l’avrò visto.
Benvenuto al Moralista! A lui, ad Alessandro, a Francesco, a Sandro e a quanti hanno apprezzato l’idea della convivialità un grazie di cuore.
Al Moralista dedico con simpatia questa “favola” di Carlo Emilio Gadda: “Un moralista volle vedere nel caleidoscopio: ma ne torse il capo ischifito: ‘Oh, oh, oh!’, badava esclamare” (Il primo libro delle favole, Mondadori 1969, p. 19).
Caro Fabrizio,hai colto nel segno!
La bugia,l’attacco e l’insulto verso Papa Ratzinger si autoalimenta!
Nessuno si preoccupa di presentare Benedetto come il Papa della “Deus Caritas est”,nessuno mette in evidenza che il Papa ama il dialogo e la collegialità,nessuno si occupa di eliminare il pregiudizio che lo circonda.E tutto questo perchè?Io mi sono data una risposta:in tutte le epoche storiche c’è bisogno di un capro espiatorio su cui addossare la colpa della nostra superficialità e inadeguatezza.
Così i presunti soloni della carta stampata,della tv e dello spettacolo,non potendo rispondere a tono alle argomentazioni di Papa Ratzinger,preferiscono dargli del fondamentalista contrapponendolo al suo predecessore molto più aperto.
Ha senso una cosa del genere?Nemmeno per idea visto che Ratzinger è stato l’architrave del Pontificato precedente.Non mi pare che ci sia discontinuità fra i due Papi sui temi etici.Io vedo invece una grande continuità che deriva dalla successione apostolica.Eppure Wojtyla (ora,non quando era in vita) sembra quasi favorevole all’eutanasia!
Semmai la discontinuità è a livello pastorale dal momento che è Benedetto XVI ad avere abolito il Limbo,a voler liberalizzare la Messa tridentina,a introdurre la collegialità nelle decisioni del Sinodo.
Fino a quando la bugia si autoalimenterà?Non penso che Papa Benedetto abbia scampo,purtroppo.
Saluti MG
Caro Fabrizio, da noi c`è una espressione che dice “non c`è peggior sordo di colui che non vuole ascoltare”.E di persone che non vogliono ascoltare Papa Benedetto ve ne sono tante. O meglio lo ascoltano attraverso i loro pregiudizi , hanno un ascolto molto selettivo.Si rimprovera a Benedetto XVI tutto e il contrario di tutto, ad esempio si occupa solo dell` Europa, vive rinchiuso ,è reazionario e retrogrado, parla alla Chiesa e non al mondo (scusi signor Accattoli se la cito…),
Osare però dire che Papa Benedetto esclude l`amore è far prova non solo di malevolenza e di malafede, ma ancor più di ignoranza della realtà che è sotto gli occhi di tutti. Allora lasciamo i ciechi e i sordi patologici, nuotare nelle loro acque stagnanti se amano farlo!
PS: che sia chiaro che non considero Luigi Accattoli nè sordo nè cieco, sono solo stata stupita di leggere i suoi propositi su Zenit!
Cari saluti, Luisa
Neanche io ho visto Centochiodi e anche io ho un grande rispetto di Olmi.
Non mi riferivo al film ma al commento che hanno fatto, che cioè sarebbe antiratzingeriano perchè contro la dottrina che esclude l’amore.
Caro Luigi, grazie dell’amicizia e della citazione, che posterò sul blog… però, siccome sono moralista, legnoso e laureato in economia, non ho capito la finale…
ma solo la reazione al caleidoscopio è già carina…
Grazie
Simone (il moralista)
Leggo solo ora questo post di Luigi e vedo che le risposte non si sono fatte attendere!
Volevo solo aggiungere qualche pensiero veloce su quello che mi è piaciuto leggere nei vari interventi.
– Luigi e la sua proposta della convivialità: Pizza e Vangelo non sarà ricordato dalla storia, ma sicuramente resterà nella memoria dei partecipanti (e magari qualche amico dei figli fra qualche anno lo riproporrà a casa propria)
– mi è piaciuta Maria Grazia quando dice “Ora ho capito che sono io che devo rimboccarmi le maniche e farmi testimone nel mondo”; qualche tempo fa qualcuno diceva che “oggi un prete deve essere credibile prima che credente” (o qualcosa del giorno: forse qualco di analogo dovrebbe valere anche per noi…
– mi è piaciuta anche Luisa quando ricorda che “Bendetto XVI ci ha sovente detto che chi conosce la gioia di questo incontro non può tenersela per se, è chiamato a testimoniarla”; forse proprio per questo motivo sarebbe bello che non si esaurisca in “una ricerca solitaria” ; tra l’altro l’espressione del Papa ricordata da Luisa era tipica di un padre oblato che 15 anni fa tenne una serie di incontri per la nostra parrocchia e ci spronava continuamente a condividere la gioia del Vangelo
Bene… e adesso che ho scritto cosa mi è piaciuto, che valore o aggiunto alla discussione? forse nulla, però mi andava di condividere le sensazione suscitate dalla lettura dei vari post.
Ciao a tutti
Eugenio
Grazie Eugenio e bentornato tra noi!
A Simone il moralista: le “favole” di Gadda non si prestano a essere spiegate, perchè stanno più nel gioco – e anzi nel suono – delle parole che nei concetti, ma ci provo a mio rischio! Il moralista secondo l’autore non ama il movimento ma è follemente curioso dei costumi altrui e dunque guarda nel caleidoscopio. Ne resta talmente nauseato da non riuscire a svolgere se non questo commento: che roba, che roba, che roba!
Può andare? Luigi