Dare la notizia che Dio è Amore

Ogni battezzato, come tralcio unito alla vite, può cooperare alla missione di Gesù, che si riassume in questo: recare a ogni persona la buona notizia che ‘Dio è amore’ e, proprio per questo, vuole salvare il mondo”: sono parole dette dal papa domenica all’angelus. Le segnalo per l’impegno preso con i visitatori del blog a documentare la forza di parola della predicazione papale. Con l’occasione recupero un passaggio dell’omelia di Verona, giovedì 19 ottobre: “Occorre tornare ad annunciare con vigore e gioia l’evento della morte e risurrezione di Cristo, cuore del Cristianesimo, fulcro portante della nostra fede, leva potente delle nostre certezze, vento impetuoso che spazza ogni paura e indecisione, ogni dubbio e calcolo umano. Solo da Dio può venire il cambiamento decisivo del mondo”. Si direbbe che quel “vento impetuoso” dia impeto alla parola di Benedetto. Ma la forza del suo dire non è solo dono, è anche frutto di disciplina espressiva. Sabato 21, inaugurando la nuova biblioteca dell’Università del Laterano, ha accennato al legame tra dono e arte nella parola cristiana: “Studiando le parole per trovare la Parola, siamo al servizio del Signore. Un servizio del Vangelo per il mondo, perché il mondo ha bisogno della verità. Senza verità non c’è libertà, non siamo completamente nell’idea originaria del Creatore”.

32 Comments

  1. Maria Grazia

    “Cooperatores Veritatis” è il motto arcivescovile di Papa Ratzinger e,come riferito dallo stesso Pontefice,esso fu scelto perchè coniuga il compito del teologo con quello del pastore:entrambi collaborano al servizio della verità.
    La parola verità si ritrova spesso negli scritti e nelle omelie del professore,del cardinale e del Papa Benedetto.
    Per citare solo gli ultimi esempi:

    “In questo contesto mi viene in mente una bellissima parola della Prima Lettera di San Pietro, nel primo capitolo, versetto 22. In latino suona così: «Castificantes animas nostras in oboedentia veritatis». L’obbedienza alla verità dovrebbe “castificare” la nostra anima, e così guidare alla retta parola e alla retta azione. In altri termini, parlare per trovare applausi, parlare orientandosi a quanto gli uomini vogliono sentire, parlare in obbedienza alla dittatura delle opinione comuni, è considerato come una specie di prostituzione della parola e dell’anima. La “castità” a cui allude l’apostolo Pietro è non sottomettersi a questi standard, non cercare gli applausi, ma cercare l’obbedienza alla verità. E penso che questa sia la virtù fondamentale del teologo, questa disciplina anche dura dell’obbedienza alla verità che ci fa collaboratori della verità, bocca della verità, perché non parliamo noi in questo fiume di parole di oggi, ma realmente purificati e resi casti dall’obbedienza alla verità, la verità parli in noi. E possiamo così essere veramente portatori della verità”.
    (Omelia di Papa Benedetto XVI alla Commissione teologica internazionale,6 ottobre 2006).

    “Il docente universitario ha il compito non solo di indagare la verità e di suscitarne perenne stupore, ma anche di promuoverne la conoscenza in ogni sfaccettatura e di difenderla da interpretazioni riduttive e distorte. Porre al centro il tema della verità non è un atto meramente speculativo, ristretto a una piccola cerchia di pensatori; al contrario, è una questione vitale per dare profonda identità alla vita personale e suscitare la responsabilità nelle relazioni sociali (cfr Ef 4,25). Di fatto, se si lascia cadere la domanda sulla verità e la concreta possibilità per ogni persona di poterla raggiungere, la vita finisce per essere ridotta ad un ventaglio di ipotesi, prive di riferimenti certi. Come diceva il famoso umanista Erasmo: “Le opinioni sono fonte di felicità a buon prezzo! Apprendere la vera essenza delle cose, anche se si tratta di cose di minima importanza, costa una grande fatica” (Elogio della follia, XL VII). E’ questa fatica che l’Università deve impegnarsi a compiere; essa passa attraverso lo studio e la ricerca, in spirito di paziente perseveranza. Questa fatica, comunque, abilita ad entrare progressivamente nel cuore delle questioni e apre alla passione per la verità e alla gioia per averla trovata. Permangono con la loro carica di attualità le parole del santo Vescovo Anselmo di Aosta: “Che io ti cerchi desiderando, che ti desideri cercando, che ti trovi amando, che ti ami ritrovandoti” (Proslogion, l). Lo spazio del silenzio e della contemplazione, che sono lo scenario indispensabile su cui collocare gli interrogativi che la mente suscita, possa trovare tra queste mura persone attente che ne sappiano valutare l’importanza, l’efficacia e le conseguenze per il vivere personale e sociale”.
    (Intervento di Papa Benedetto XVI alla Pontificia Università Lateranense,21 ottobre 2006).

    “Vorrei ribadire anche in questa occasione, come ho avuto modo di fare in vari incontri con sacerdoti e seminaristi, l’importanza prioritaria della vita spirituale e la necessità di curare, accanto alla crescita culturale, un’equilibrata maturazione umana e una profonda formazione ascetica e religiosa. Chi vuole essere amico di Gesù e diventare suo autentico discepolo – sia egli seminarista, sacerdote, religioso, religiosa o laico – non può non coltivare un’intima amicizia con Lui nella meditazione e nella preghiera. L’approfondimento delle verità cristiane e lo studio della teologia o di altra disciplina religiosa presuppongono un’educazione al silenzio e alla contemplazione, perché occorre diventare capaci di ascoltare con il cuore Dio che parla. Il pensiero ha sempre bisogno di purificazione per poter entrare nella dimensione in cui Dio pronuncia la sua Parola creatrice e redentrice, il suo Verbo “uscito dal silenzio???, per usare la bella espressione di sant’Ignazio di Antiochia (Lettera ai Magnesii, VIII, 2). Solo se provengono dal silenzio della contemplazione le nostre parole possono avere qualche valore e utilità, e non ricadere nell’inflazione dei discorsi del mondo, che ricercano il consenso dell’opinione comune. Chi studia in un Istituto ecclesiastico deve pertanto disporsi all’obbedienza alla verità e quindi coltivare una speciale ascesi del pensiero e della parola. Tale ascesi si basa sulla familiarità amorosa con la Parola di Dio e direi prima ancora con quel “silenzio??? da cui la Parola prende origine nel dialogo d’amore tra il Padre e il Figlio nello Spirito Santo. A tale dialogo anche noi abbiamo accesso mediante la santa umanità di Cristo. Perciò, cari amici, come fecero i discepoli del Signore, domandate a Lui: Maestro “insegnaci a pregare??? (Lc 11,1), ed anche: insegnaci a pensare, a scrivere e a parlare, perché queste cose sono tra loro strettamente connesse”.
    (Discorso di Papa Benedetto ai docenti e agli studenti dei Pontifici Atenei, incontrati nella Basilica di San Pietro,23 ottobre 2006).

    Per il Papa la ricerca della verità è indispensabile anche quando va contro l’opinione comune,anche quando è scomoda o non attira favori.
    Ricercare l’applauso facile è addirittura prostituzione.
    Parole forti ma che evidenziano la portata innovativa di questo Pontificato.
    Saluti MG

    25 Ottobre, 2006 - 7:47
  2. Luisa

    Domenica scorsa ero immersa in una riflessione che mi aveva portata a scrivere un messaggio nalla discussione ” Verona ma i testimoni erano tutti laici” . Ho interrotto per pregare l`Angelus. Quando ho sentito il Papa pronunciare la frase che lei cita :” come un tralcio unito alla vite”, ho sentito le lacrime salire agli occhi. Ho sentito un tale amore in quelle parole, che mi sono sentita abitata da una gioia profonda, le mie lacrime erano di gioia.
    Come sempre le parole del Santo Padre vanno diritte alla mia mente e riscaldano il mio cuore.
    Sentirsi amata da Dio, che gioia , che sicurezza, ma anche che responsabilità !
    Benedetto XVI è veramente , in modo concreto, nella mia vita un ” Cooperatores Veritatis “, le sue parole hanno sempre un accento di verità nel piu profondo del mio essere, con lui e grazie a lui, contatto la verità che è in me.
    Buona giornata a tutti ! Luisa

    25 Ottobre, 2006 - 8:44
  3. Francesco73

    Più che il motto, lo stemma di Ratzinger ha due segni che scuotono, ma dolcemente, come sa fare lui quando predica: la conchiglia agostiniana (“tanto poco questa buca può contenere l’acqua del mare quanto poco la tua mente può capire il mistero di Dio”, sarebbe stato detto al Vescovo di Ippona che si interrogava sulla Trinità e aveva incontrato un bimbo che riempiva una buca sulla spiaggia appunto con una conchiglia); e poi l’Orso, con la leggenda di Corbiniano e l’intepretazione agostiniana (che Ratzinger fa propria) del Salmo 72 “ut iumentum factus sum apud Te ed ego semper Tecum”; a chi ama Papa Ratzinger con tanta intensità, suggerisco di leggersi queste cose nell’ultima pagina della sua autobiografia; vedrete che vi commuoverete, come sempre mi commuovo io.

    25 Ottobre, 2006 - 9:52
  4. fabrizio

    Buon giorno a tutti.
    Mi dispiace divagare da commenti così intensi ma vi chiedo un conforto.
    Qualcuno di voi ha visto la fiction di ieri sera su Papa Luciani?
    Io ero molto curioso di conoscere qualcosa di più di quel pontificato così breve ma importante.
    Non vorrei essere sempre critico, ma la fiction mi è sembrata davvero scadente e banale.
    Tra l’altro la prima puntata mi era sembrata ben fatta e l’interpretazione di Marcorè convincente e suggestiva.

    Ieri invece ho cambiato completamente opinione. Possibile che per mostrare la santità di qualcuno si debba ridicolizzare tutti quelli che gli stanno intorno? Dipingere la curia come una banda di cospiratori e il cardinal Siri come un uomo torvo e senza fede credo sia un po’ troppo.
    Non credo neanche sia stato reso un bel servizio allo stesso Luciani, rappresentato come ossessionato dalla paura della morte e dalla predizione di suor Lucia, come un ingenuo curato di montagna capitato a Roma per caso. Se si voleva metter in luce la sua semplicità credo che si sarebbe dovuto farne un ritratto un po’ più vero.

    Per non parlare degli errori grossolani e gravi, come l’episodio in cui il cardinal Villot informa Luciani che “Lefevre addirittura vuole dire la messa in latino???, confondendo il latino con il vecchio rito, e dimenticandosi che in quegli stessi giorni era proprio Papa Luciani a celebrare la Messa in latino.

    Qual è il messaggio arrivato ai telespettatori, o almeno a me? Che nella Chiesa e nella sua gerarchia i cristiani autentici sono mosche bianche, e tutti gli altri sono piegati alla logica di potere e hanno completamente perso di vista il messaggio evangelico. In parte sarà anche vero, ma ieri sera si è sfiorato il grottesco.
    Se l’obiettivo era mostrare le tensioni e le differenze di vedute che c’erano all’interno della Chiesa in quel periodo, che penso nascessero comunque dalla fede, è stata fatta una semplificazione imbarazzante.
    L’aspetto secondo me più preoccupante è che si vedeva abbastanza chiaramente che la descrizione delle tensioni di quel periodo strizzava l’occhio alla situazione della Chiesa di oggi, quasi a voler indicare come papa Giovanni Paolo I (quello di ieri sera, non quello vero) dovrebbe essere il modello a cui guardare, altro che al Papa che abbiamo oggi.

    Per concludere, sono due le cose che proprio non capisco.
    Possibile che qualcuno abbia avuto il coraggio di presentare in anteprima a papa Benedetto un prodotto così qualunquista?
    E soprattutto, come ha fatto Benedetto a lodarlo pubblicamente dopo averlo visto, se pur con parole di circostanza?
    Per fortuna stiamo parlando di un piccolo episodio, ma è anche attraverso fiction come queste che si formano le coscienze.

    Spero solo che queste impressioni e considerazioni così negative siano state solo mie, e che la fiction sia invece servita a mostrare davvero il “sorriso di Dio”.

    Saluti
    Fabrizio

    25 Ottobre, 2006 - 10:38
  5. Maria Grazia

    L’autobiografia del Papa è in prima fila nella mia libreria.Nell’ultima pagina si paragona all’orso di Corbiniano (“sono diventato la tua bestia da soma,Signore) e spiega il significato del suo motto episcopale tratto dalla lettera di Giovanni.
    Con l’accettazione della nomina ad arcivescovo di Monaco e Frisinga,l’allora professor Ratzinger ha inteso far collaborare il teologo con il pastore e ciò mi pare molto bello nonchè deciso per comprendere la sua personalità 🙂

    25 Ottobre, 2006 - 10:39
  6. Francesco73

    Ora Maria Grazia mi picchia…:-)
    ma per me la cosa più bella non è tanto l’accento sulla verità, quanto quello sull’accettazione del duro sacrificio della “soma”, stando proprio così più vicini al Signore; il tutto con la dolcezza e la mitezza che sappiamo; allo stesso modo mi colpisce l’immagine dell’erudito Sant’Agostino “smontato” – per così dire – dalla tenera immagine di un bambino che gioca con la sabbia: il Mistero di Dio non è più grande di tutta la nostra scienza?

    25 Ottobre, 2006 - 11:03
  7. Francesca Benucci

    Le parole cui si riferisce Francesco :
    “ ……Che cosa potrei raccontare di piu’ e di piu’ preciso sui miei anni come vescovo? Di Corbiniano si racconta che a Roma restituì la liberta’ all’orso. Se questo se ne sia andato in Abruzzop o abbia fatto ritorno sulle Alpi, alla leggenda non interessa. Intanto io ho portato il mio bagaglio a Roma e oramai da diversi anni cammino con il mio carico per le strade della Citta’ Eterna. Quando saro’ lasciato libero, non lo so, ma so che anche per me vale: “ sono diventato la tua bestia da soma, e proprio così io sono vicino a te???
    Alle quale mi sento di aggiungere quelle che Benedetto XVI ha pronunciato a Monaco ai piedi della Mariensaule :
    “……nel 1977, mi trovai davanti alla difficile scelta di accettare o no la nomina ad Arcivescovo di Monaco e Frisinga che mi avrebbe strappato alla mia consueta attività universitaria portandomi verso nuovi compiti e nuove responsabilità, riflettei molto. E proprio allora mi ricordai di questo orso e dell’interpretazione dei versetti 22 e 23 del Salmo 72 [73] che sant’Agostino, in una situazione molto simile alla mia nel contesto della sua ordinazione sacerdotale ed episcopale ha sviluppato e, in seguito, espresso nei suoi sermoni sui Salmi. In questo Salmo, il salmista si chiede perché spesso ai malvagi di questo mondo le cose vanno tanto bene e perché, invece, a molte persone buone le cose vanno così male. E allora il Salmista dice: ero stolto per come la pensavo; davanti a te stavo come una bestia, ma poi sono entrato nel santuario e ho compreso che proprio nelle mie difficoltà ero molto vicino a te e che tu eri sempre con me. Agostino, con amore, ha ripreso spesso questo Salmo e, vedendo nell’espressione “davanti a te stavo come una bestia??? (iumentum in latino) un riferimento all’animale da tiro che allora veniva usato in Nordafrica per lavorare la terra, ha riconosciuto in questo “iumentum??? se stesso come bestia da tiro di Dio, vi si è visto come uno che sta sotto il peso del suo incarico, la “sarcina episcopalis”. Aveva scelto la vita dell’uomo di studio e, come dice in seguito, Dio lo aveva chiamato a fare “l’animale da tiro”, il bravo bue che tira l’aratro nel campo di Dio, che fa il lavoro pesante, che gli viene assegnato. Ma poi riconosce: come l’animale da tiro è molto vicino al contadino, sotto la cui guida lavora, così io sono vicinissimo a Dio, perché così lo servo direttamente per l’edificazione del suo Regno, per la costruzione della Chiesa.
    Sullo sfondo di questo pensiero del Vescovo di Ippona, l’orso di san Corbiniano mi incoraggia sempre di nuovo a compiere il mio servizio con gioia e fiducia – trent’anni fa come anche adesso nel mio nuovo incarico – dicendo giorno per giorno il mio “sì” a Dio: Sono divenuto per te come una bestia da soma, ma proprio così “io sono con te sempre” (Sal 72[73], 23). L’orso di san Corbiniano, a Roma, fu lasciato libero. Nel mio caso, il “Padrone” ha deciso diversamente. Mi trovo, dunque, di nuovo ai piedi della Mariensäule per implorare l’intercessione e la benedizione della Madre di Dio, non solo per la città di Monaco e per l’amata Baviera, ma per la Chiesa universale e per tutti gli uomini di buona volontà.???
    Queste parole sono la piu’ splendida cornice al suo motto, gia’ ricordato prima, “Cooperatores Veritatis???, il cardinale Ratzinger prima e Benedetto XVI ora sono sempre collaboratori nella ricerca di quella verita’ che e’ Gesu’ Cristo in persona.
    Francesca

    25 Ottobre, 2006 - 11:06
  8. Ho seguito la gestazione della fiction su Papa Luciani, e ho avuto modo di parlarne con Giuseppe De Carli. Posso dirvi che lo sceneggiato (chiamiamolo così come mamma Rai ci ha insegnato) è splendido. La figura di Giovanni Paolo I emerge umana e vicina nel tempo nonostante il 1978 sia ormai lontano, e con lui tutto un mondo che oggi non esiste più. E sfata tanti miti, visto che è un Pastore buono ma non bonario, sorridente ma non bamboccio. Un uomo coraggioso nonostante le paure iniziali, che poi si butta senza rete perché sa di non essere solo. Nemmeno contro certe resistenze curiali.
    Toccante, commovente, Neri Marcorè ha saputo secondo me rendere il Papa di Canale d’Agordo in maniera molto realista. E nel film traspare un grande amore per la Chiesa, senza nessuna teoria del complotto ed indagini varie fatte sulla morte di Papa Luciani. Ho finito di guardare la puntata di ieri con le lacrime agli occhi, e non sono uno dalla commozione facile.
    Un caro saluto

    25 Ottobre, 2006 - 11:47
  9. fabrizio

    Invece io sono uno dalla lacrima facile, e in genere mi basta un niente per commuovermi.
    Ieri sera non mi è capitato, anzi la ricostruzione del conclave e di quel mese di pontificato mi è sembrata poco “onesta” (passatemi il termine), come peraltro lo sono quasi tutte gli sceneggitati agiografici.

    Sono contento però che queste impressioni siano soltanto mie.
    Sarei felice di sapere che al termine il pubblico abbia conosciuto il vero papa Luciani e si sia affezionato di più alla Chiesa.

    25 Ottobre, 2006 - 12:10
  10. Maria Grazia

    Peccato,caro Francesco!!!Ho dimenticato la clava in garage 🙂
    Secondo me,ma è solo il mio parere,la fede è molto più “potente” della scienza così come Dio è molto più grande dell’ambizione di Icaro.Tuttavia fede e ragione devono poter coesistere.La fede,senza ragione,è povera.Beato chi crede senza avere visto,ma che cosa c’è di più bello di sapere che Dio è ragionevole?Se la ragione può aiutarci a credere,perchè non servirsene?Anch’essa,come la nostra intelligenza,è un dono di Dio.

    Fiction su Luciani.
    Caro Fabrizio,ho visto la fiction su Papa Luciani e mi è sembrata molto gradevole e ben recitata,soprattutto la prima puntata.Sulla seconda nutro qualche dubbio.
    Naturalmente bisogna fare i conti con la sceneggiatura che spesso sacrifica la storicità di alcuni episodi per lasciare posto alla drammaticità dello spettacolo.
    Nessuno sa che cosa abbia detto Suor Lucia al Patriarca di Venezia,quindi tutta la seconda puntata della fiction,che si basa su questa “profezia”,mi è sembrata un pò tirata per le orecchie.
    Non penso che Papa Luciani ripetesse ogni giorno che il suo pontificato sarebbe durato poco.Questa mi è parsa una forzatura.
    Così come dividere i cardinali in buoni e cattivi.Sono esigenze di copione ma guai a prenderle alla lettera.Nella fiction su Papa Giovanni il “cattivo” era il cardinale Ottaviani,guarda caso prefetto del Sant’Uffizio 🙂
    Ci sono poi episodi quasi sicuramente inventati,come i problemi cardiaci che da tempo affliggevano Luciani.
    Smentito dalla nipote del Papa il fatto che lo zio abbia regalato al cardinale Wojtyla il rosario della madre.
    C’è poi una curiosità.Sapete quale cardinale Luciani incontrò nel seminario di Bressanone dell’agosto del 1977?
    Indovinato!Il neonominato arcivescovo di Monaco,Ratzinger.
    Mi piacerebbe sapere come mai gli autori hanno completamente ignorato questo incontro(realmente accaduto)per privilegiare avvenimenti non confermati.
    Misteri della sceneggiatura,anche se io ho una mia idea in proposito.
    Comunque Papa Luciani,che rifiuta i discorsi preparati dalla curia perchè intende scriverseli da solo,che intende dare una bella sterzata alla chiesa,che privilegia l’aspetto pastorale su quello diplomatico,non vi ricorda tanto un Pontefice di nostra conoscenza? 🙂
    Tempo fa lessi da qualche parte che a qualcuno Papa Benedetto ricorda Papa Luciani.Penso che non abbia tutti i torti…
    Non è che magari Papa Ratzinger ha apprezzato la fiction perchè si rivede un pò in quel Pontefice osteggiato?
    Saluti MG

    Segnalo questa intervista:

    http://www.albino-luciani.com/index.php?id=55&L=4

    25 Ottobre, 2006 - 12:19
  11. Francesco73

    Della fiction ho visto la prima puntata, la seconda l’ho registrata e la vedrò una di queste sere.
    Insomma. La ricostruzione storica ha dovuto cedere parecchio alla logica della narrazione televisiva, con qualche incursione di troppo nel bozzettismo e nel quadretto elegiaco. Gli episodi sono stati ricostruiti un pò alla buona (ad esempio la morte dei partigiani cui Luciani assiste col Vescovo Bortignon: non andò proprio in quel modo), un certo miracolismo provvidenziale (la tbc che non era tbc) dimostrato ex post da Suor Lucia nel dialogo di Coimbra, la panoramica molto molto veloce sul tema del controllo delle nascite e degli anticoncezionali, il ruolo assegnato al fratello Edoardo, più simile a un sindacalista della CGIL che a un tenace sindaco democristiano di Canale d’Agordo (quale è stato nella realtà). La stessa figura del Patriarca e poi del Papa Roncalli è un pò banalizzata, sembra un Babbo Natale spensierato.
    Vedrò la seconda puntata e potrò farmi un’idea complessiva.
    Sino ad ora, mi pare che la fiction su Giovanni XXIII prodotta per la RAI (quella per Mediaset la giudico semplicemente indecente) sia stata un pò migliore (ad esempio riesce a far capire che Ottaviani non era “il cattivo”, ma un uomo di Chiesa in buona fede e convinto davvero di servire il Vangelo: insomma non acconsente a facili polarizzazioni, suggestive ma forzate, più letterarie che reali).

    25 Ottobre, 2006 - 13:24
  12. Luisa

    Mi intrometto in questa discussione per segnalarvi un articolo su korazym.org. che riparla delle persone deluse dopo Verona. E quale non fu la mia sorpresa di vedere citato non solo Tonizzo con la sua intervista al vescovo ” anonimo” ma anche il blog e un post di Luigi Accattoli preso come un esercizio critico rispetto ai laici dimenticati. Tutto l`articolo mi sembra un attacco di fondo contro il Convegno di Verona, finisce persino ritornando a Loreto, molto più accogliente per es. verso gli omossessuali.
    Non posso impedirmi di vedere una critica appena larvata, ma posso sbagliarmi,di quelle parole “amore debole e deviato” pronunciate dal Papa .
    Del resto potete chiarirmi una cosa : sono sempre stupita quando vedo scritto papa e non Papa, come in questo articolo, non è più corretto scrivere Papa ?
    Per il sceneggiato di ieri sera condivido l`opinione di Fabrizio. Saluti, Luisa

    25 Ottobre, 2006 - 14:12
  13. Luisa, Verona purtroppo ha deluso alcune attese – ma guai se non fosse stato così, è delle cose umane avere un lato gradito ed uno sgradito – e la critica che su queste pagine è stata fatta alla mia intervista e il mio editoriale sono segno comunque di come le posizioni contrarie sono state abbastanza sofferte. Il senso di delusione, come vedi, traspare anche dalle dichiarazioni riportate nel pezzo di korazym.
    Quanto agli omosessuali, oggi mi pongo il problema: che cosa la Chiesa deve dire a queste persone? Esiste, per esempio, a Roma un gruppo di gay cattolici credenti e praticanti, che si chiama Nuova Proposta (www.nuovaproposta.it). Anche loro credono in Dio come me, te, e tutti. Che facciamo? E’ un’amore debole e deviato, ma che cosa fare?
    Sono convinto che la Chiesa possa e debba “sporcarsi” le mani con questi problemi. Ne ha i mezzi e la forza per farlo. E sollevare questi problemi, per quanto possa sembrare scomodo o provocatorio, è aiutare la Chiesa e non affondarla o attaccarla. Ripeto: parlare al coro dei fedeli non dà mai soddisfazione.
    Un caro saluto.

    25 Ottobre, 2006 - 14:32
  14. Luigi Accattoli

    Essendo in viaggio non ho visto lo sceneggiato, ma so tutto su Papa e papa! Nei miei libri pubblicati dalla San Paolo e dalla SEI è maiuscolo, in quelli della Mondadori e della EDB è minuscolo. Quand’ero alla Repubblica era minuscolo, al Corriere è stato maiuscolo fino a quattro anni addietro e poi è diventato minuscolo: è l’editing che detta legge e ogni redazione ha il suo e può cambiare nel tempo. Su papa minuscolo non ci sono questioni, ma chiesa minuscolo (così vuole per esempio la EDB e quindi anche la rivista Il Regno) ha spesso provocato polemiche. Naturalmente qua e là ha fatto capolino anche dio minuscolo, ma in questo caso non era editing, era ideologia. Luigi

    25 Ottobre, 2006 - 14:36
  15. Maria Grazia

    Attenzione.Il Papa non ha detto che gli omosessuali sono deboli o deviati.E’ la loro unione che,diversa dal matrimonio,non può trovare riconoscimento giuridico e quindi si parla di debolezza e di deviazione rispetto al modello di unione fra uomo e donna,sancito dalla Bibbia,dal Vangelo e dalla Costituzione italiana.
    Una cosa è l’accoglienza,altra è la pretesa di riconoscimento di forme giuridiche che riproducano una forma debole,minore,di matrimonio.Un piccolo matrimonio,per intenderci.
    Ancora una volta ci si riferisce ad una protesta generita,in questo caso da parte dei “missionari”.La pensano tutti così?Si facciano avanti.
    Per quanto riguarda i movimenti,prima di prendersela con il Pontefice e il cardinale Ruini,dovrebbero riflettere sul loro silenzio e mancata difesa.
    Non ha senso che i laici chiedano di contare di più se,nel momento del bisogno,si defilano lasciando la patata bollente nelle mani della Chiesa.
    Saluti MG

    25 Ottobre, 2006 - 16:01
  16. Maria Grazia, mi permetto però di sottolineare che i laici non sono solo i movimenti…

    25 Ottobre, 2006 - 16:04
  17. Maria Grazia

    Hai ragione Tonizzo!!!!
    Infatti io apprezzo molto di più i laici,anche singoli,che criticano il Papa o la Chiesa in generale quando ritengono che ciò sia giusto,non lesinando però solidarietà quando si è di fronte a minacce gravi contro il Pontefice.
    Dai laici sono arrivati attestati di solidarietà,ma dai movimenti(a parte CL)un fragoroso silenzio e questo mi dispiace moltissimo.
    Se si eccettua l’intervento del Prof.Ornaghi,tutti i delegati si sono ben guardati anche solo di nominare Benedetto XVI.
    Io stimo molto di più una persona come te che,pur criticando le conclusioni del congresso di Verona,non ha risparmiato di manifestare pubblicamente solidarietà al Papa immediatamente dopo la lectio di Ratisbona.

    25 Ottobre, 2006 - 16:19
  18. fabrizio

    Ancora su Papa Luciani (poi smetto).

    Anche a me l’interpretazione di Marcorè è sembrata efficace e sincera per mostrare il Luciani innamorato dell’uomo e della Chiesa.
    Ma questa ossessione della morte, di per sé molto umana e condivisibile, dubito che fosse in lui così forte. Per l’insistenza con cui è stata proposta ne ho percepito una fede molto terrena che quasi dimentica la speranza della Resurrezione e non credo assolutamente che questo fosse nello spirito di Luciani.
    Attualizzando il discorso, se il tema di Verona era “Testimoni di Gesù risorto??? non mi sembra che la fiction l’abbia fatto proprio.

    Sarebbe stato interessante inoltre mostrare, ad esempio, perché un Papa così innovatore citasse San Pio X e celebrasse Messa in latino, e non far apparire invece il contrario.
    Ma forse questi aspetti potevano dare un’immagine troppo articolata di Luciani che avrebbe disturbato eccessivamente lo spettatore e stimolato troppo il suo spirito di analisi.
    Ciao a tutti, Fabrizio

    25 Ottobre, 2006 - 16:33
  19. Maria Grazia, ho il difetto di dire quello che penso. Ecco tutto.

    25 Ottobre, 2006 - 16:35
  20. Mi inserisco nella discussione per dire che sulla fiction su Papa Luciani la penso esattamente come Fabrizio: non mi ha emozionato affatto, soprattutto la seconda ed ultima puntata. Ho trovato fuori luogo ritrarre Luciani preoccupato più dal fatto che diventando Papa avrebbe vissuto poco che dal fatto stesso di diventare Papa, che reputo un peso persino più grande della morte. Poi quel continuo piagnucolare (“il mio Pontificato sarà breve”), le fitte al cuore che si protraggono per settimane (un infarto non ti lascia tanto tempo), il tuolo da cattivo dato al Cardinale Giuseppe Siri. In tutte le biografie, dico tutte, non sono riportati questi episodi. Si è dunque trattato di una fiction nel vero senso della parola? E poi perchè entrare così direttamente nel merito del decesso? Sono tra coloro che credono che Luciani sia morto per cause naturali, ma perchè insistere tanto sui suoi acciacchi, che poi in realtà neanche aveva? E perchè far intravedere alla fine, con l’inquadratura della tazzina di caffè, lo scenario di un omicidio? E poi, soprattutto, perchè omettere avvenimenti storici, delle premonizioni dolorose, come la morte durante un’udienza privata con Papa Luciani di un patriarca ortodosso? In quella circostanza, piangendo, il Papa disse: “Non bastava l’elezione, adesso anche questo dolore!”. Povero Papa, chissà cosa avrebbe detto se si fosse visto in questo sceneggiato, metà piagnucolone, metà moribondo. E chissà cosa avrfebbe detto anche Suor Lucia di Fatima, trasformata più in una profeta di sventura che in una splendida creatura di Dio.
    Mah…

    26 Ottobre, 2006 - 12:10
  21. Maria Grazia

    Grazie a Fabrizio per la segnalazione della lettera della nipote di Papa Luciani e a Tonizzo per l’intervista a De Carli.
    Ecco ciò che ha detto Bertone:

    http://blog.espressonline.it/weblog/stories.php?topic=03/04/09/3080386

    Vorrei che qualcuno mi spiegasse perchè nella fiction si sono volutamente ignorati gli incontri di Luciani con Ratzinger e si è letto il breve pontificato di Giovanni Paolo I come un anticipazione di quello di Wojtyla.Per me è una forzatura:Luciani,probabilmente voleva riformare completamente la curia,cosa di cui Papa Wojtyla si è occupato solo in seguito e non nel senso dello snellimento ma del potenziamento.
    E’ probabile che Luciani volesse rimuovere Marcinkus anche in considerazione dei difficili rapporti personali fra i due(Luciani aveva tutte le ragioni e il monsignore americano tutti i torti),ma mi risulta che sia stato rimosso solo nel 1989 dallo Ior e tenuto in Vaticano per altri sette anni prima di essere “spedito” in Arizona.
    Papa Luciani e Papa Wojtyla erano profondamente diversi e tentare di leggere il pontificato del primo come mera preparazione del secondo è una sostanziale mancanza di rispetto.Ciascun Papa è giusto per il suo tempo e Luciani,pur brevemente,è stato un grande Pontefice.
    Saluti MG

    27 Ottobre, 2006 - 8:01
  22. Angelo Caloia è stato il mio professore di Economia Politicai n Cattolica. A proposito di Marcinkus, ha sempre detto che era un facilone, ma giammai un disonesto. E detto da lui penso che l’opinione sia più che autorevole…
    Maria Grazia, io aspetto sempre quella lettera…

    27 Ottobre, 2006 - 11:06
  23. Maria Grazia

    Che lettera? 🙂
    Un facilone che presiede lo IOR?Peggio mi sento…

    27 Ottobre, 2006 - 12:48
  24. Non fare la spiritosa… 🙁

    27 Ottobre, 2006 - 13:02
  25. Qualcuno ricorda il fatto che Marcinkus, meglio noto come “il banchiere di Dio”, fu nominato Vescovo da Giovanni Paolo II per evitargli problemi di carattere giudiziario? Cmq, pace all’anima sua, come tutti i defunti, che riposi in pace.

    27 Ottobre, 2006 - 13:40
  26. Gianluca, però è anche vero che Marcinkus ha avuto una punizione niente male: “esiliato” negli Usa e silenzio fino alla morte. Il “gorilla”, come lo chiamavano, a Roma ci stava bene dopotutto, a quanto mi pare di capire.
    A proposito, avete mai visto il film I banchieri di Dio sul caso Calvi?

    27 Ottobre, 2006 - 14:01
  27. No, questo film non l’ho visto, ma mi è capito di vedere il Padrino, se non erro Parte III, e anche lì si legava in qualche modo la morte del Papa (ogni riferimento a Luciani era voluto) agli intrighi Ior-finanza privata. Se non ricordo male, Marcinkus veniva collocato nei panni di un Cardinale, ma ormai sono anni che nn vedo più quella cassetta. Fatto sta che credo si sia speculato troppo sulla morte di Albino Luciani. Certo, per molti “curiali” sarebbe stato un Papa “scomodo”, montanaro e per questo caparbio ed energico, ma quanto più scomodo è stato Wojtyla che pure, grazie a Dio, ha vissuto fino al 2005? E che non si dica che l’attentato di Agca era stato concordato con qlc vertice vaticano, perchè avrei difficoltà a crederci. Molto più semplicemente, soprattutto in queste ore che sto intensificando le mie letture su Papa Luciani, penso che Giovanni Paolo I ci abbia lasciato per cause naturali, per volere di Dio e non degli uomini. Probabilmente, se non fosse stato eletto Lui dopo la morte di Paolo VI e il suo non fosse stato altro che un interregno, non avremmo mai avuto lo splendido, luminoso, abbagliante pontificato di Giovanni Paolo II. Diciamo che, probabilmente, Luciani è stato uno strumento di Dio per scuotere la Chiesa e giungere all’elezione del papa polacco che ha contribuito a scrivere un pezzo di storia importante dell’umanità. Poi, per carità, solo Dio conosce i Suoi disegni, la matita è Sua e il foglio anche. A noi non resta che interpretare, senza però perderci in inutili supposizioni.

    Saluti
    Gianluca

    28 Ottobre, 2006 - 11:37
  28. Gianluca, il film è proprio il Padrino parte III (per gli appassionati lancisti: Bob De Niro guida una Lancia Gamma 2500 blu quando fa da autista alla sua signora verso Corleone 🙂 scusate il volo pindarico).

    Che dire? Sono d’accordo con te, la teoria del complotto è molto bella ma solo per scrivere un romanzo. Ho letto Habemus Papam di David Yallop, e ho volutamente sospeso il giudizio critico. Bene, come romanzo è da bestseller perché ci sono colpi di scena, intrighi e capovolgimenti da fare invidia a certe figure di ecclesiastici come Vella ne Il consiglio d’Egitto o Coriolano della Floresta. Come ricostruzione storica è più che discutibile, visto che non abbiamo niente per dire che il Papa sia stato avvelenato. Del resto, si sa benissimo che era sofferente di cuore e aveva i suoi malanni.
    Il punto è che quando si guarda alla Chiesa si applicano parametri troppo umani. Un Papa non può durare 33 giorni e morire per cause naturali, perché non è possibile, perché è l’uomo più vicino a Dio e quindi dovrebbe essere – apparentemente – al sicuro da certi pericoli. Cosa che la morte di Luciani e le pallottole di Agca hanno invece clamorosamente smentito. Mostrandoci che il “Servo dei Servi di Dio” non solo è servo. Ma è anche quello più a rischio di tutti, da un punto di vista banalmente “etsi Deus non daretur” e quindi materialista.
    Invece condivido l’analisi di chi dice che Luciani è stato il raccordo tra Paolo VI – che ha tracciato la strada – e Giovanni Paolo II che poi l’ha percorsa. Quelle catechesi ai bambini, il dire “Dio è madre” (Isaia, come ha ricordato Lupus Gennari), l’ipotizzare un Vaticano “itinerante” sono i semi che per certi versi abbiamo trovato nel papato polacco.
    Buon pranzo, gente! Oggi risotto e un buon Cent’are!

    28 Ottobre, 2006 - 12:16
  29. Tonizzo, oltre al risotto – che io gusterò alla pescatora – direi di alzare i calici per un bel cin cin: credo sia la prima volta che la pensiamo allo stesso modo:-)
    Anzi, la seconda, perchè entrambi conveniamo sulla necessità di corteggiare Maria Grazia, ma vedo che tu sei ben più avanti di me:-)

    28 Ottobre, 2006 - 12:20
  30. Con molto piacere. Prosit!
    Quanto a Maria Grazia… ma non lo vedi che fa orecchie da mercante?

    28 Ottobre, 2006 - 12:26

Lascia un commento