Eccoci al secondo tempo – annunciato (vedi post del 15 settembre) – della riflessione sul “carattere esorcistico del cristianesimo” di cui tratta il libro del papa su Gesù alle pagine 207-210. “Esorcizzare – spiega Ratzinger-Benedetto – cioè collocare il mondo nella luce della ratio che proviene dall’eterna Ragione creatrice come pure dalla sua bontà risanatrice e a essa rimanda – questo è un durevole e centrale compito dei messaggeri di Gesù”. Poi cita l’apostolo Paolo che al capo sesto della Lettera agli Efesini avverte: “La nostra battaglia non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti”. Per una interpretazione immediatamente fruibile di questa “rappresentazione della lotta del cristiano” riporta una pagina dell’esegeta Heinrich Schlier, che riprendo nel primo commento a questo post, limitandomi qui a suggerire ai visitatori un’attualizzazione letteraria di grande efficacia di tale “battaglia contro i dominatori di questo mondo di tenebra”: ed è quella del Signore degli anelli di Tolkien, mitologia interpretativa dell’avventura umana che il cristianissimo autore scrisse durante la seconda guerra mondiale. Per chi fosse interessato a vagliarne le risorse, rimando a tre miei piccoli saggi che sono riportati nella pagina “Collaborazione a riviste” elencata sotto la mia foto ad apertura del blog e intitolati cumulativamente “Che cosa ci insegnano gli hobbit”. La conclusione di Ratzinger-Benedetto (che riporto per esteso nel primo commento, insieme alla pagina dello Schlier) è per l’evidenza degli “avvelenamenti mondiali del clima spirituale che minacciano l’umanità”. Anche a me sono evidenti, ma non trovo le parole per dirli nella lingua della nostra epoca se non – al momento – quelle della parabola letteraria.
(continua nel primo commento)
(segue come aggiunta al post – e si tratta per intero di una citazione dal volume del papa su Gesù)
“Heinrich Schlier ha spiegato così questa rappresentazione della lotta del cristiano, che oggi ci appare sorprendente o anche strana: ‘I nemici non sono questo o quell’altro e nemmeno io stesso, non sono carne e sangue (…), il contrasto va più nel profondo. Si rivolge contro una quantità innumerevole di nemici che sono instancabilmente all’attacco, avversari non ben definibili che non hanno veri nomi, ma solo denominazioni collettive; sono anche a priori superiori all’uomo e questo per la loro posizione superiore, per la loro posizione “nei cieli” dell’esistenza, superiori anche per l’impenetrabilità e l’inattaccabilità della loro posizione. La loro posizione è, appunto, l’atmosfera dell’esistenza, un’atmosfera che essi stessi diffondono intorno a sé, essendo infine tutti ricolmi di una malvagità sostanziale e mortale’ (p. 291 di Lettera agli Efesini, Paideia, Brescia 1965). Chi non vedrebbe che queste parole descrivono proprio anche il nostro mondo, nel quale il cristiano è minacciato da un’atmosfera anonima, da quello che ‘è nell’aria’, che vuol fargli apparire ridicola e insensata la fede? E chi non vedrebbe che ci sono avvelenamenti mondiali del clima spirituale che minacciano l’umanità nella sua dignità, addirittura nella sua esistenza? La singola persona, anzi, le stesse comunità umane sembrano irrimediabilmente abbandonate all’azione di queste potenze. Il cristiano sa che, da solo, neppure lui può riuscire a dominare questa minaccia. Ma nella fede, nella comunione con l’unico vero Signore del mondo, gli è donata l’armatura di Dio, con cui – nella comunione dell’intero Corpo di Cristo – può opporsi a queste potenze, sapendo che il Signore ci restituisce nella fede l’aria depurata da respirare – il soffio del Creatore, il soffio dello Spirito Santo, nel quale soltanto il mondo può essere risanato” (pp. 209-210).
Avendo comprato per caso “The man that was Thursday” di Chesterton, credendo di trovarmi in mano un giallo qualsiasi, l’ho trovato pervaso della stessa idea della battaglia contro il male che corrompe il mondo, portandolo all’autodistruzione. Un male che somiglia a tanto pensiero autodistruttivo contemporaneo, anche se il libro è di un secolo fa. Sbaglio o anche Chesterton si può inserire nello stesso filone filosofico-letterario di Tolkien e dell’autore delle Cronache di Narnia?
Scusate l’intromissione. Qualcuno oggi ha dato un’occhiata al blog del povero Andrea Tornielli? e tutto per un articolo che ha scritto sul Giornale riguardo ad un “manuale del piccolo ateo”…
Ha tutta la mia solidarietà, spero anche la vostra.
Saluti
Ad Alessandro. Non sono un esperto di letteratura inglese, ma direi che la tua intuizione è giusta. Tolkien vive una specie di sodalizio spirituale e letterario con Lewis, l’autore delle “Cronache di Narnia”. Ma ambedue sono eredi ideali di Chesterton, che appartenne alla generazione precedente e tutti e tre sono campioni di quella letteratura cristiana inglese che ha molto vivo il sentimento del male di vivere e dell’unicità della luce evangelica che può redimerlo. Luigi
Posso dire che c’è una attiva partecipazione umana alla creazione di questa ‘atmosfera’? Per esempio se si parla di famiglia, di vita , mi sembra che il prof. N. Bobbio si sia chiesto perchè questi argomenti venivano lasciati ai credenti, mentre oggi sembra che ci sia l’ansia di avvelenare i pozzi, i nostri pozzi, e di bruciare le navi, le nostre navi. Come esempio, si leggono articoli trionfali sullo sfascio della famiglia, bollata come ‘tradizionale’. Gravi problemi della nostra società, particolarmente quella italiana fondata -anche economicamente- finora sulla famiglia ‘tradizionale’, viene presentato come il trionfo della modernità. Penso che non solo i credenti dovrebbero preoccuparsi di questa atmosfera anonima, di vuoto, ma anche chiunque abbia un po’ di buon senso e non viva perennemente con la testa in un villaggio turistico.
Mai stati il sabato e la domenica nei centri commerciali? Sembra che persino la pratica sportiva sia in calo. Possibile che la modernità debba coincidere con il vuoto pneumatico (termine scientifico non spirituale)?
Parlando di vita e di morte, ho trovato questa notizia, che esce un po’ dall’atmosfera ‘vuota’ di cui sopra.
http://www.emailthis.clickability.com/et/emailThis?clickMap=viewThis&etMailToID=1806263614
http://online.wsj.com/article_email/SB119024238402033039-lMyQjAxMDE3OTEwOTIxNDkyWj.html
Buongiorno a Luigi e a tutti i frequentatori del blog. Questo è il mio primo commento in questo blog che seguo ormai quotidianamente. Ho conosciuto Luigi dopo una conferenza che lui ha tenuto a Fucecchio, in diocesi di San Miniato (Pi) nel maggio del 2003, da noi invitato dopo aver letto il suo bel libro “Io non mi vergogno del Vangelo”. I commenti di Luigi riflettono davvero il suo stile personale: asciutti, concreti, curiosi, profondi, intrisi di speranza evangelica.
Dopo aver assistito al dibattito da lettore, ho deciso di inserirmi anch’io in questa di comunità virtuale, stimolato da quest’ultima riflessione sul tema del combattimento spirituale e della presenza (fisica) del male. Citare il Signore degli Anelli, per me che ne sono un fervente appassionato, è un invito a nozze. Dico solo che lettura di quest’opera, ma anche la versione cinametografica, sono uno splendido commento alle parole del Papa. In particolare perché ci permettono di accedere al piano simbolico della realtà, cioè al suo sostrato più profondo. Credo proprio che uno dei guai del nostro tempo sia questa perdita della percezione simbolica del reale: lo vediamo nell’arte, nell’architettura, ma anche nella narrativa come nella musica, in particolare in tutto ciò che è capace di veicolare significati propriamente umani. Per rimanere al Vangelo, bisognerebbe meditare forse più in profondità l’episodio dell’indemoniato geraseno (Mc 5,1ss) per capire tutta la portata della lotta di Gesù con il male.
Vorrei dire molte altre cose, ma mi fermo qui. Un saluto di cuore a Luigi e un ringraziamento per questi suoi commenti che ci arricchiscono nella fede. Sandro.
Un caloroso benvenuto nel blog a Domenico e Sandro, insieme alle mie scuse per aver “moderato” con ritardo i loro commenti, trovandomi in viaggio per partecipare al matrimonio di un cognato. A Sandro dico che ricordo con grande simpatia l’incontro di Fucecchio e ricambio con un abbraccio le sue parole. Luigi
Ho finito il libro di Chesterton (L’uomo che fu Giovedì, in italiano) e confermo che è perfettamente calzante col post iniziale di Accattoli. Non faccio fatica a capire come Montini consigliasse Chesterton ai fucini !!! E io mi aggrego…
Grazie ad Accattoli per la possibilità, con questo blog, di incrociare un numero enorme di fonti di informazione e formazione. (come il blog di Bottone, o la … bibliografia di Syriacus).
E oggi, che è…domenica :
( XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO , Anno C
LETTURE: Am 8, 4-7; Sal 112; 1 Tm 2, 1-8; Lc 16, 1-13 )
Prima Lettura Am 8, 4-7
Contro coloro che comprano con denaro i poveri.
Dal libro del profeta Amos.
Ascoltate questo, voi che calpestate il povero
e sterminate gli umili del paese,
voi che dite: «Quando sarà passato il novilunio
e si potrà vendere il grano?
E il sabato, perché si possa smerciare il frumento,
diminuendo le misure e aumentando il siclo
e usando bilance false,
per comprare con denaro gli indigenti
e il povero per un paio di sandali?
Venderemo anche lo scarto del grano».
Il Signore lo giura per il vanto di Giacobbe:
certo non dimenticherò mai le loro opere.
Seconda Lettura 1 Tm 2, 1-8
Si facciano preghiere per tutti gli uomini a Dio che vuole tutti salvi.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timoteo
Carissimo, ti raccomando dunque, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo trascorrere una vita calma e tranquilla con tutta pietà e dignità.
Questa è una cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità.
Uno solo, infatti, è Dio e uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti. Questa testimonianza egli l’ha data nei tempi stabiliti, e di essa io sono stato fatto banditore e apostolo dico la verità, non mentisco , maestro dei pagani nella fede e nella verità. Voglio dunque che gli uomini preghino, dovunque si trovino, alzando al cielo mani pure senza ira e senza contese.
Vangelo Lc 16, 1-13
Non potete servire a Dio e a mammona.
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli: «C’era un uomo ricco che aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: Che è questo che sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non puoi più essere amministratore. L’amministratore disse tra sé: Che farò ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ho forza, mendicare, mi vergogno. So io che cosa fare perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua.
Chiamò uno per uno i debitori del padrone e disse al primo: Tu quanto devi al mio padrone? Quello rispose: Cento barili d’olio. Gli disse: Prendi la tua ricevuta, siediti e scrivi subito cinquanta. Poi disse a un altro: Tu quanto devi? Rispose: Cento misure di grano. Gli disse: Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta. Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.
Ebbene, io vi dico: Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché, quand’essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne.
[ Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto; e chi è disonesto nel poco, è disonesto anche nel molto.
Se dunque non siete stati fedeli nella disonesta ricchezza, chi vi affiderà quella vera?
E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l’uno e amerà l’altro oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire a Dio e a mammona».]
http://www.maranatha.it/Festiv2/ordinC/C25page.htm
(Usus antiquor : XVII Domenica dopo Pentecoste )
PROPRIO DELLA S. MESSA tratto dal Missale Romanum a.D. 1962 promulgatum e traduzione italiana delle letture secondo la traduzione proposta dalle CEI :
http://www.maranatha.it/Festiv2/ordinC/C25page.htm
Léctio Epístolæ beáti Pauli Apóstoli ad Ephésios. (Ephes. 4, 1-6)
FRatres: Obsecro vos ego vinctus in Dómino, ut digne ambulétis vocatióne, qua vocáti estis, cum omni humilitáte, et mansuetúdine, cum patiéntia, supportántes ínvicem in caritáte, sollíciti serváre unitátem spíritus in vínculo pacis. Unum corpus, et unus spíritus, sicut vocáti estis in una spe vocatiónis vestræ. Unus Dóminus, una fides, unum baptísma. Unus Deus, et Pater ómnium, qui est super omnes, et per ómnia, et in ómnibus nobis. Qui est benédictus in s?cula sæulórum. Amen.
Sequéntia Sancti Evangélii secúndum Matth?um. (Matth. 22, 34-46)
IN illo témpore: Accessérunt ad Jesum pharis?i: et interrogávit eum unus ex eis legis doctor, tentans eum: Magíster, quod est mandátum magnum in lege? Ait illi Jesus: Díliges Dóminum Deum tuum ex toto corde tuo, et in tota anima tua, et in tota mente tua. Hoc est máximum, et primum mandátum. Secúndum autem símile est huic: Díliges próximum tuum, sicut teípsum. In his duóbus mandátis univérsa lex pendet, et prophétæ. Congregátis autem pharis?is, interrogavit eos Jesus, dicens: Quid vobis vidétur de Christo? cujus fílius est? Dicunt ei: David. Ait illis: Quómodo ergo David in spíritu vocat eum Dóminum, dicens: Dixit Dóminus Dómino meo, sede a dextris meis, donec ponam inimícos tuos scabéllum pedum tuórum? Si ergo David vocat eum Dóminum, quómodo fílius ejus est? Et nemo póterat ei respondére verbum: neque ausus fuit quisquam ex illa die eum ámplius interrogáre.
[Il link corretto per il Messale del ’62 è : http://www.maranatha.it/Festiv2/ordinC/C25textLat.htm ]
(A parziale “commento” del Vangelo di Matteo del Missale odierno: )
“All’inizio Mosè insegna la Trinità, il peccato originale, il Messia.
Davide grande testimone.
Re, buono, clemente, anima bella, spririto buono, potente. Egli profetizza, e il suo miracolo si avvera. Questo è infinito.
Bastava dire che era il Messia, se fosse stato per vanità, perché le profezie, per quanto lo riguarda, sono più chiare di quanto non lo siano nei confronti di Gesù Cristo.
Lo stesso per san Giovanni. ”
(Pascal, pensiero n°296)
”
‹Amo tutti gli uomini come miei fratelli perché sono riscattati.›
Amo la povertà perché egli l’ha amata. Amo le ricchezze perché mi danno la possibilità di assistere i miserabili. Mi comporto fedelmente con chiunque. Non restituisco il male a chi me ne fa, ma auguro una condizione simile alla mia, in cui non si riceve né male né bene da parte degli uomini. Cerco di essere giusto, veritiero, sincero e fedele con tutti e provo un affetto particolare per coloro a cui Dio mi ha unito più strettamente.
E che io sia solo o davanti agli uomini, in ogni mio comportamento sto al cospetto di Dio, che deve giudicarlo e a cui lo consacro.
Ecco i miei sentimenti.
”
(da Pascal, pensiero 655)
http://bottone.blogspot.com/2007/09/saint-franois-dassisi.html