Pare vi sia in giro gente di preghiera che s’ingegna a ottenere un accelerato ritorno dell’innovatore Francesco alla casa del Padre. “Inaudito” gridano i sostenitori di Bergoglio impegnati a invocargli lunga vita ma c’è chi ricorda che non mancò in passato chi impetrò una rapida morte di Pio XII e il Belli attesta che era abituale nella Roma papalina sperare “ner conforto / che crepi un papa che te pija in gola” (sonetto “L’età dell’omo” 14 marzo 1834).
Il Belli che narra “er conforto che crepi un Papa”
89 Comments
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E’ il mio “spillo” di questa settimana, pubblicato a pagina 3 della “Lettura” del Corsera che sarà in edicola fino a sabato. Per sapere che siano gli spilli, vedi il post del 9 luglio:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/accusa-er-papa-a-santuffizio/
Uno spillo sono 450 battute spazi inclusi e non permette ragguagli documentali. Li fornisco qui.
La voce su chi prega perché Francesco non sia “conservato a lungo” [“Dio lo conservi a lungo” dice la preghiera “pro Pontice nostro”] la trovi qui:
http://www.lastampa.it/2017/06/14/vaticaninsider/ita/nel-mondo/araldi-la-dottrina-segreta-plinio-correa-incentiva-la-morte-del-papa-5dJEtr0kS7YO5ej2GmvQCP/pagina.html
Quella su chi fece la medesima preghiera per Pio XII la trovi invece qui:
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/36194.html
Questa è la preghiera della Chiesa per il Papa che offro come saluto di buonanotte ai visitatori:
Oremus pro pontifice nostro Francisco
Dominus conservet eum,
et vivificet eum,
et beatum faciat eum in terra,
et non tradat eum
in animam inimicorum eius.
Traduzione della preghiera per il Papa:
Preghiamo per il nostro Papa Francesco
Il Signore Lo conservi,
Gli doni vita e salute,
Lo renda felice sulla terra
e non l’abbandoni
alle mire dei suoi nemici.
Qui l’invocazione cantata in San Pietro dalla Cappella Sistina:
https://www.youtube.com/watch?v=wEGU56RNARw
Pregare per la morte dei propri nemici lo si trova solo nell’Antico Testamento. Mai nel Nuovo Testamento.
E i passi del Nuovo Testamento sui propri nemici sono noti a tutti i credenti.
Mi viene da ridere. Siamo nel 2017, non più al tempo del papa re, del potere temporale della Chiesa, in cui il papa poteva essere equiparato a un tiranno…
Ma non mi stupisco che gente indottrinata da Socci e c. Identificando il papa con il demonio, finisca col pregare per la sua morte accelerata.
Ma morto un papa…se ne fa un altro…e poi che fai? Se non ti aggrada nemmeno il nuovo ricominci a pregare che finisca presto i suoi giorni quaggiù, sempre che tu gli sopravviva?
Chissa’ il Belli che poesia si inventerebbè ai nostri giorni..
Dopo aver pregato per il Santo Padre Francesco, con il permesso di Luigi, famose na risata verso gli anti papalini 2.0.
Non capisco il senso di questo post, specie in questi giorni.
Ieri e l’altro ieri milioni di cattolici hanno chiesto (e, a Dio piacendo, ottenuto) l’indulgenza della Porziuncola pregando per le intenzioni del Papa. In questo caso la preghiera per il papa serve ad affermare l’appartenenza alla Chiesa Cattolica, il cui fondamento e centro visibile di unità è il Romano Pontefice.
Ci sono molti cattolici che, pur non apprezzando lo “stile” che Bergoglio ha scelto per il suo pontificato, continuano a pregare per lui,in occasione del Perdono di Assisi e in tutte le Sante Messe.
In sintesi, al di là delle simpatie o antipatie, delle preferenze e dei gusti, pegare per il papa è essenziale per riaffermare la propria appartenenza alla Chiesa Cattolica: i “lontani” non lo fanno di certo, nonostante tutta la simpatia personale che possono nutrire nei confronti di papa Francesco.
Detto questo, ricordo benissimo che in QUESTO blog ci fu chi sperava nella morte di Benedetto XVI o chi, di recente, ha definito un arcivescovo cattolico “il male in persona”
Perché allora ci si scandalizza per l’augurio di morte a Bergoglio e non ci si è scandalizzati per gli attacchi e le maledizioni contro Benedetto XVI? Perché allarmarsi per ogni piccola critica a papa Francesco e ignorare l’odio e il veleno che quotidianamente vengono scatenati contro i suoi oppositori e persino contro i suoi predecessori, vivi e morti, beati e santi compresi?
Io prego la preghiera” D ominus conservet eum et vivicet eum” per Benedetto. SPEcialmente dopo l’ultimo vile attacco mediatico tramite fratello direttore del coro di Ratisbona.
E’lecito a un cattolico pregare per il pontefice emerito?
Perche anche per lui.c’e’gente che vorrebbe accellerarne il ritorno alla casa del padre e seppellirlo col Summorum Pontificum compreso.E che non se parli piu’.
C’e’gente,diciamolo francamente,che vorrebbe Benedetto morto e sepolto
Io invece prego che Dio ce lo conservi a lungo,se possibile almeno quanto Francesco.
Il giorno che Benedetto muore,facile previsione ,si fara’scempio della sua eredeita’soprattutto in campo liturgico.
Ci sono gia’grandi manovre per relegare il VO ai soli appartenenti alla FSSPX. LIturgisti come Andrea Grillo sono gia’partiti all’attacco.
Oremus pro pontifice emerito
Dominum conservet eum
Et vivicet eum
Et beatum faciat eum in terra
Et non tradat eum
In anima inimicorum ejus
Veramente, preghiere edificanti.
Maria Cristina Venturi:
Dominus conservet eum e non “Dominum conservet eum”
In animam inimicorum eius e non “In anima inimicorum ejus”.
Pregare in latino è impegnativo.
Era il 13 ottobre 1884 quando, Leone XIII , terminata la Santa Messa nella cappella vaticana resto immobile, sguardo fisso: 10 minuti nei quali ebbe una visione terrificante:
« Ho visto la terra avvolta dalle tenebre e da un abisso, ho visto uscire legioni di demoni che si spargevano per il mondo per distruggere le opere della Chiesa ed attaccare la stessa Chiesa che ho visto ridotta allo stremo. Allora apparve S. Michele e ricacciò gli spiriti malvagi nell’abisso. Poi ho visto S. Michele Arcangelo intervenire non in quel momento, ma molto più tardi, quando le persone avessero moltiplicato le loro ferventi preghiere verso l’Arcangelo ».
Da quel momento stabilì che al termine di ogni Santa celebrazione si recitasse questa preghiera:
Sancte Michaël Archangele,
defende nos in proelio;
contra nequitiam
et insidias diaboli esto praesidium.
Imperet illi Deus, supplices deprecamur:
tuque, Princeps militiae caelestis,
Satanam aliosque spiritus malignos,
qui ad perditionem animarum
pervagantur in mundo,
divina virtute in infernum detrude.
Amen.
Papa Giovanni Paolo II volle attualizzarla affinché potesse essere recitata e ottenere aiuto nella battaglia contro le forze delle tenebre e contro lo spirito di questo mondo. Dovrebbe essere ripristinata se solo so tornasse a pensare all’esistenza del maligno, cui nessuno sembra più credere….
Non dimentichiamola.
ricordi malissimo federico
su questo blog molti sono stati contenti delle dimissioni di Benedetto, ma non ne auguravano la morte o pregavano per essa.
Leopoldo scrisse che tutti nel corso della vita dobbiamo sempre effettuare delle scelte tra il bene o il male e in quell’occasione Negri aveva scelto il male. E’ cosa molto diversa rispetto all’affermare quello che tu hai interpretato ” Negri è il male in persona”
Cristina Vicquery
Anch’io mi associo a Federico e a MCV : spregevoli gli attacchi contro Benedetto XVI veramente deliranti, demoniaci, e assurdi.
Voglio bene a Benedetto XVI e prego tanto per Lui. Constatare come anche in silenzio riesca ad esercitare una forza impenetrabile, è sbalorditivo. Benedetto XVI, rammenta molto il discepolo amato…
«Se voglio che egli rimanga finché io venga, che importa a te? …. Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che rimanga finché io venga, che importa a te? Questo è il discepolo che rende testimonianza su questi fatti e li ha scritti; e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. Or vi sono ancora molte altre cose che Gesù ha fatte; se si scrivessero a una a una, penso che il mondo stesso non potrebbe contenere i libri che se ne scriverebbero”.
E con questa scena straordinaria termina l’ultimo capitolo, il ventunesimo, del Vangelo di Giovanni.
Non credo che nessuno, tanto meno fra quelli che frequentano il blog di Accattoli, arrivi a volere seriamente la morte di un papa, emerito o regnante che sia. Certo però, pregare Dio che conservi Benedetto “almeno quanto Francesco”, significa inequivocabilmente augurarsi che quando arriverà il momento per il primo – arriva per tutti purtroppo – almeno schiatti il secondo: se possibile.
Jean Leclercq. Persona che non vuole apparire mi segnala [con riferimento al secondo link del secondo commento] che “era Dom Jean Leclercq a pregare per la dipartita di Pio XII, lo ha ricordato Melloni in una trasmissione sul concilio. Soprattutto a compieta”.
Melloni ne ha parlato anche in un articolo per il “Corriere della Sera” [“Dom Leclercq chiudeva la sua compieta pregando perché finisse presto il papato di Pio XII”]:
https://www.pressreader.com/italy/corriere-della-sera/20080924/282381215358046
picchio,
ricordo molto bene che il tuo amico Matteo (non lo volevo nominare ed evocare, ma mi ci costringi) ha augurato la morte a papa Benedetto durante il suo pontificato. E mi pare anche che nessuno, se non Clodine e il sottoscritto, si è dissociato o abbia chiesto di rettificare. Non ho tempo adesso per fare una ricerca, ma tu sei abilissima in queste cose, e non solo tu: cercate bene, cercate…
Quanto a S. E. Mons Negri stendiamo un velo pietoso, perchè per me è stato dolorosissimo leggere certe parole cattive, fuori luogo, esagerate. Resto però convinto che la mia interpretazione sia più corretta della tua. Sarebbe il caso comunque che il responsabile di quelle affermazioni si scusasse e rettificasse, ma capisco che a questo punto sia preferibile far finta di niente piuttosto che sollevare un altro polverone che rischierebbe di essere ancora peggio. Luigi ci chiede di non essere polemici, poi però basta la firma e si può sputare veleno su un arcivescovo che si limita a esprimere la sua opinione in un articolo a un periodico “di nicchia”… che meraviglia!
In definitiva in questo blog l’unica cosa veramente scandalosa è avere perplessità su papa Francesco.
Non mi piace il termine “schiattare”. Gli esseri umani non “schiattano”, né “crepano”, né “tirano le cuoia”. Gli esseri umani decedono, trapassano. La morte è per tutti un destino ineludibile. Fa parte dell’umano divenire, è un fatto naturale. Per un Papa, purtroppo, la morte apre sempre ad un giudizio storico….
:):):)
Niente è più anguillesco di una viscida anguilla cattolica che si contorce angulliescamente cercando di usare maldestramente termini che non sa utilizzare.
Dubito assai che sia opportuno trattare questioni così gravi a colpi di spillo e condivido le perplessità di Federico sul senso di questo post.
Quanto al fatto che pregare in latino sia impegnativo, ironicamente fatto rilevare da Luigi a Maria Cristina Venturi (di cui peraltro dovrebbe essergli nota una certa inclinazione a digitare in modo “creativo”), il lampo di intelligenza che vorrebbe esserci nella pointe si spegne subito se si pensa che questo non ha impedito a generazioni di semplici fedeli, per secoli e secoli, di pregare in latino, magari pasticciando un po’ con le desinenze, ma con una serietà e una consapevolezza che non so se oggi abbiamo.
La mia nonna, fedelissima di tutti i papa, inorridirebbe davanti a questo thread.
Tua nonna Antonella, come mia zia Marietta, faceva l unica cosa che un cattolico può fare verso il papa.
E’ vero! Anche nei remoti meandri della terra, fin nel più sperduto villaggio raggiunto dalle missioni le celebrazioni Liturgiche venivan celebrate in Latino. Per quanto la Chiesa utilizzasse inizialmente il greco ma, già dal IV secolo la latinizzazione della Chiesa di Roma era completata. Penso a Sant’Ambrogio (che mi è caro perché è morto il giorno in cui sono nata) Agostino, Leone Magno.. moltissime lingue “moderne” si sono nutrite di latino. Tra l’altro il latino ha una sua struttura interna insostituibile dal punto di vista del “significato” intrinseco. Papa Giovanni XXIII dedicò al Latino una Costituzione Apostolica – la “Veterum Sapientia”- sottolinenando l’importanza assoluta di questa Lingua in Liturgia soprattutto nel canto, il gregoriano. Come si sia arrivati alla completa soppressione, anche nelle scuole, del latino resta una delle tante verità oscurate…
Ferrara con tutti i Lidi deve essere stata trasferita nottetempo su Papalia. AltrimenTi non si spiegherebbe il fatto che Federico oltre al fatto dell arcivescovo cattolico che gli sta a cuore non si insigni per un certo buontempone che insieme alla su’ compagna di merende recentemente ha definito un intero ordine religioso cattolico come la rovina della Chiesa o giù di lì. …non ho tempo di ricercare bene ma Federico Sandro di sicuro Dove mettere le mani.Dunque mi aspetto che anche in questi casi richieda pubbliche scuse?
🙂
Ce le disveli la Signora Maestra queste verità oscurate.
La cattolicita freme in attesa della sua luce.
Essignuuuur…….
Due commenti sopra Sandro sta per “sa”….
Lorenzo,
rispetto ossequiosamente l’indicazione di Luigi di non polemizzare.
Rispondo alla tua provocazione solo specificando che no, Ferrara e provincia non si trovano nel pianeta di Papalla, ma (ahimè) nella Repubblica Socialista Sovietica dell’Emilia-Romagna, Italia, UE, Pianeta Terra.
E chiudiamola qua.
Condivido il commento di Leonardo.
Se pensiamo all’analfabetismo diffuso fino alla prima metà del 900 e ci aggiungiamo il latino nelle messe, l’unica cosa che molta gente comprendeva di quello che si diceva nelle Messe era la predica. Nei miei ricordi di bambino e’ ben stampata l’ immagine reale delle donne che durante la Messa recitavano Rosari su Rosari perché non comprendevano nulla.
Chiudiamola qui?
Allora non aprirla.
A Federi’ , deciditi.
Non puoi essere ossequioso a corrente alternata.
Il BuonDio sono sicura che preferisce gli strafalcioni in latino detti col.cuore pienp d’amore per Dio. che le fredde e perfette parole in italiano dette con la prosopopea e la superbia di chi si crede il fedele modello.
Ad ogni Padre ,anche quello.che e’nei cieli,piacciono I piccoli errori,il balbettio,il parlare con difetti dei suoi figli,perche’i figli anche col loro balbettio in latino dimostrano.l’amore
Ma gli inesorabili uomini della rivoluzione e del progresso,loro no loro non perdonano.Come ha detto Leonardo sono cosi. Convinti della loro “superiorita’antropologica” rispetto a chi.sbaglia le preghiere in latino e le vecchiette che recitano.il.rosario durante la Messa.
L’ analfabetismo religioso è un problema tutto moderno.Grazie alla grande Tradizione, fin dai primissimi secoli del cristianesimo la figura del buon Pastore troneggiava nelle catacombe. I Vangeli, i miracoli, le azioni di Cristo, scene dell’Antico e del Nuovo Testamento, racconti biblici a forti tinte tappezzavano ogni edificio della vita Civile (centri culturali, biblioteche) e religiosa ( basiliche, Chiese, Battisteri). Con questa pedagogia sono stati cristianizzati orde di pagani e di barbari che sicuramente furon molto più religiosi che ai nostri giorni, almeno nell’inferno ci credevano, a modo loro, ma ci credevano veramente.
poi, credo che la fruttuosa partecipazione Liturgica ai Sacri Misteri dipende dall’intima concordanza delle disposizioni interiori ed esteriori :corpo e anima, parole e silenzi, anche farfugliando un improbabile latino, tutto si accorda al diapason . Se questa concordanza manca le nostre celebrazioni, per quanto animate, rischiano deriva ritualiste.
Lorenzo Cuffini scrive,
3 agosto 2017 @ 11:30
:):):)
Niente è più anguillesco di una viscida anguilla cattolica che si contorce angulliescamente cercando di usare maldestramente termini che non sa utilizzare.
No comment!
Beati coloro che non si vergognano di pregare in latino con errori,beate le vecchiette che recitano il Rosario
perche’il Padre che e’nei Cieli che scruta nei cuori,
Sa che il loro cuore parla un latino migliore di Cicerone e che il Rosario e’il compendio di tutto.
Ma quale superiorità antropologica???? Non mi e’ mai passato per il cervello di essere superiore alle vecchiette che recitavano i rosari durante le Messe. Conosco il Vangelo. Ma erano private ingiustamente del diritto di comprendere quello che il celebrante diceva.
E vediamo di non ricominciare ad attribuirmi cose non dette.
La piantiamo con questi processi alle intenzioni? Se MCV ha voglia di litigare si sfoghi altrove.
Da bambino facevo anch’io un sacco di strafalcioni in latino e ne farei oggi di più di ieri.
Se posso permettermi, Salvi, credo che MCV non riferisse a te quella frase , basterebbe leggere attentamente per capire…alle persone intelligenti bastano poche parole.
Lo “spillo” di Accattoli serviva, penso, ad alleggerire le opinioni sul papa, anche le nostre, specie quelle più pesanti. In questo senso io l’ho letto.
Quanto al latino della Venturi, le vecchiette che recitano il rosario non c’entrano. Accattoli ha solo sorriso nel vedere chi brandiva un bastone darselo in testa. Certo, un sorriso un pochino, ma solo un pochino perfido.
“…questo non ha impedito a generazioni di semplici fedeli, per secoli e secoli, di pregare in latino, magari pasticciando un po’ con le desinenze, ma con una serietà e una consapevolezza che non so se oggi abbiamo.”
Non per voler polemizzare, ma solo per puntualizzare, osservo che niente ha impedito che più che pregare in latino, per secoli si biascicasse in latinorum, senza comprendere un’acca di quel che veniva detto dal sacerdote.
Di quale serietà e consapevolezza si vuol parlare? La serietà c’era senza dubbio, la consapevolezza non c’era affatto. E non pochi si rammaricavano di non essere in grado di capire.
Poi è verissimo che durante la Messa molti si estraniavano andando a confessarsi o recitando rosari a nastro, che diffondevano nella chiesa un continuo bisbiglìo di insoliti uccelletti che inducevano i bambini a imitare le pie donne nel rafforzare il coro di quei bisbiglii. Una vera estasi paradisiaca, non c’è che dire.
Altro che consapevolezza! Molto meglio oggi.
E quale ardore d’amore per Dio? Finiamola con le pantomime.
La maggior parte dei cattolici nei giorni festivi andava a Messa per assolvere al precetto, altrimenti era pronto per loro il castigo dell’ Inferno ( questo gli era stato detto); e chi ci andava nei giorni feriali, lo faceva per accumulare meriti presso Dio e per chiedere delle grazie. Altri, pensionati, andavano per passare il tempo.
C’ erano anche quelli, in minoranza, che andavano per sincera fede. Ma erano la minoranza.
L’ardore d’amore per Dio era di pochi, molto pochi.
La retorica della Venturi sa tanto di visione mitologica delle cose.
A che pro?
Tanto per la precisione : la battuta sulle anguille cattoliche che si contorcono per dire non dicendo usando termini che non sanno utilizzare non si riferiva a Mcv e al suo latino.Della Venturi si potrebbe dire che è una clava forse, ma certo non un anguilla tanto è diretta nelle sue espressioni.
Si riferiva al contrario a chi lancia la pietra e nasconde la mano a chii colta sul fatto mena il can per l aia e a chi usa a sproposito paroloni latino rum e citazioni per salvarsi da penosivpateracchi…..No comment.
🙂
La mia impressione è che oggi che la messa e le letture sono nella lingua locale le cose non vanno poi così meglio!
Sarebbe interessante fare un piccolo controllo: all’uscita della Messa chiedere a qualche partecipante l’argomento della prima lettura o cosa diceva il salmo responsoriale!
Una mia personale esperienza: il celebrante, terminata l’omelia, mi ha introdotto all’assemblea dicendo : ora tizio vi parlerà di…. e si è avviato alla sede.
Cosa ha fatto la gente? Memore del fatto che terminata l’omelia ci si alza in piedi, si sono alzati tutti come un sol uomo: nessuno stava facendo caso a quello che diceva!
Prova a far dire una Messa in latino nella tua parrocchia e all’ uscita fa’ le stesse domande. Confronta il risultato è poi faccio sapere.
Facci sapere
Nella liturgia della ordinazione sacerdotale il vescovo chiede agli ordinandi di promettere a lui e ai suoi successori in diocesi “filiale rispetto e obbedienza”. Mi è parso in passato che quella promessa di “rispetto” fosse superflua Sembra proprio di no. Andrebbe, il rispetto, richiesto e consigliato anche ai laici impegnati – soprattutto impegnati in polemiche – e non solo ai preti (che quasi sicuramente praticano il rispetto meno dei primi).
Obbedienza nelle cose essenziali, che non sono poche; e obbedienza cieca,
diceva don Milani (che non vuole dire interiore – aggiungeva; “obbedienza in piedi” specificava Mazzolari). Si può dissentire, non essere d’accordo complessivamente con vescovi e papi, ma si obbedisce; si obbedisce criticamente; e si critica con un minimo di lealtà e un massimo di rispetto e di stile cristiano; comprendendo anche le ragioni e le circostanze in cui si esercita il ruolo di guida.
Mi spiego. Io mi auguro che il Vetus Ordo (la messa in latino vecchio sistema) come molto generosamente e senza molte restrizioni è stato dato in concessione venga presto ritirato o almeno ridotto di molto. Quel permesso non c’era prima (fino a una certa data); potrebbe o dovrebbe non esserci dopo (dopo una certa data). Nel cinico linguaggio curiale: un papa bolla, un papa sbolla.
Ma fin che c’è, e stante che nessuno mi obbliga a farne uso, cerco di capire le ragioni o le paure che hanno mosso i papi a concedere questo “lusso” e a mantenerlo in concessione. Con buon rispetto (che virtuosamente fatico a conservare) di chi lo usa, possibilmente in modo poco polemico e poco strumentale.
La adeguata discussione sulla liturgia della Messa, su basi storiche e teologiche serie, è sempre aperta. Con filiale rispetto e deferenza però alla modalità ordinaria legittimamente in vigore, che non è eretica. Senza dimenticare che mai – sembra storicamente accertato – il modo ordinario è stata accompagnato da una modo straordinario, di pari valore.
In Santa Maria Maggiore tutte le domenica alle 10 si celebra la Messa Solenne in latino, animata magnificamente dalla corale del Pontificio Istituto di Musica Sacra, diretta dal maestro Valentino Miserachs Grau direttore dello stesso istituto da qualche tempo in pensione. Spessissimo vado. E’ meravigliosa’, di una solennità straordinaria e la Basilica è sempre,sempre, puntualmente gremita i giovani sono tantissimi. L’assemblea è attenta, segue commossa l’intera celebrazione. Anche i turisti di passaggio si fermano e partecipano attivamente, una partecipazione interiore ma non meno forte e sentita…ci mancherebbe…
“Cosa ha fatto la gente? Memore del fatto che terminata l’omelia ci si alza in piedi, si sono alzati tutti come un sol uomo: nessuno stava facendo caso a quello che diceva!”
Questo non ha niente a che fare con la consapevolezza. Si tratta di “memoria” che guida le persone a fare ciò che si è sempre fatto o ad andare sempre negli stessi luoghi o a percorrere sempre le stesse strade.
In chiesa, per esempio, ci si indirizza sempre verso il solito punto e verso la solita sedia. Il prete che conosce i suoi fedeli, quando appaiono in chiesa sa già da che parte andranno a sedersi.
I cattolici tradizionalisti vogliono rifarsi sempre alle solite formule religiose, agli schemi passati e trapassati, e rifuggono dalle novità, nascondendosi dietro l’alibi secondo cui “il passato era migliore del presente”.
E spaccano il capello in quattro per dimostrare che la Chiesa di una volta era migliore di quella d’oggi. Per questo motivo, e solo per questo, un Papa innovatore come Bergoglio non può essere gradito ai conservatori, che si sentono spiazzati e quasi “traditi”.
Questo per dire che l’essere umano è normalmente abitudinario e di fronte alle novità resta perplesso, soprattutto se non le capisce e se neanche prova a capirle per indolenza mentale.
Non per polemizzare, solo per puntualizzare…
Bene, padre Amigoni.
“Un papa bolla, un papa sbolla” e spero tanto che, nel contempo, faccia sbollire le reminiscenze del Vetus Ordo, latino compreso.
Resti il Vetus Ordo per la comunità di Marcel Lefebvre; e gli ardenti cultori dei riti antichi vadano colà a estasiarsi per quei riti tanto commoventi.
Il fatto è che si ha l’impressione che la vecchia liturgia sia stata ripristinata per nostalgia tutta ratzingeriana.
Questa mia non è polemica– lo giuro– è solo viva speranza espressa con sincerità. Perché se è vero che alcuni o molti si beano della bellissima musica sacra di un coro polifonico di per sé commovente ( e lo so bene), è anche vero che le parole latine le capiscono solo pochi.
E allora il discorso è sempre quello: mi posso commuovere per quella musica straordinaria, così come, del resto, mi commuovo anche al di fuori della chiesa sentendo musica elevata ed elevante, ma se non capisco le parole di una celebrazione liturgica, io sto assistendo passivamente a quella liturgia. Mentre logica vorrebbe che si fosse parte attiva nelle celebrazioni comprendendone le parole e rispondendo di conseguenza.
Poi, è chiaro che il rispetto c’è tutto per chi preferisce assistere passivamente.
Voglio ricordare che la Messa è, se non sbaglio, il Memoriale della Cena del Signore in vista del suo supremo Sacrificio. In quella Cena come parte coinvolta c’erano i discepoli di Gesù.
In una Messa i fedeli sono altrettanti discepoli del Cristo e devono partecipare attivamente al rito. La qual cosa avviene nel Novus Ordo stando di fronte al celebrante e capendo le parole che dice.
A dir la verità a leggere della descrizione qui sopra della Messa a Santa Maria Maggiore :corali direttori e pubblico in visibilio sembra di capitare su una recensione teatrale…
https://youtu.be/x3wBKtlRLOI
Mi sembra assurdo predicare il primato della coscienza, il scetticismo e il relativismo religioso e morale e poi voler a tutti i costi impedire che qualcuno, che lo desidera, possa pregare in latino!
Se non vi piace la messa in latino: NON CI ANDATE. Godetevi le schitarrate e gli abusi liturgici che si trovano troppo spesso nelle celebrazioni IN ITALIANO. Ma perché impedirlo agli altri, che male c’è? Oltretutto sono così poche…
Errata corrige:
Soggettivismo non scetticismo.
A victoria
È verissimo che l’abitudine è sovrana in tante cose.
Io ho sentito un po’ di dispiacere della messa in volgare quando mi sono recato all’estero e non capivo nulla della celebrazione.
La esperienza che ho raccontato serviva solo a dire che la lingua ha il suo peso nella partecipazione ma assai più importante è la fede con la quale la gente partecipa alla celebrazione. E su questo punto, purtroppo, la situazione non è affatto brillante.
Ma poi, di che stiamo parlando, io resto basita. Ma, scusate, forse che lo Spirito Santo è un elemento accessorio? Liturgia non è una parola vuota, ma la celebrazione di un MISTERO.
Stiamo parlando dell’Esercizio del Sacerdozio di Cristo mediante il quale con segni sensibili viene significata e, in modo proprio a ciascuno è realizzata la santificazione…e viene esercitato dal Capo (Cristo) e dalle sue membra il culto pubblico integrale. La Liturgia è fonte e culmine della vita della Chiesa… ma di che stiamo parlando. Quale descrizione ha letto Cuffini, ma quale ha letto, ma di che sta’ parlando Cuffini, ma si tappi quella boccaccia maligna una buona volta , ma quale pubblico in visibilio, quale teatro, quale teatro!
Solo voci virili e canti Gregoriani, in un clima di religioso silenzio si respira la potenza del Divino della Grazia, e quando si esce sollevati da terra un metro almeno si è ripieni di Dio da render Grazie , in eterno, sdraiati proni…
.
“E su questo punto, purtroppo, la situazione non è affatto brillante.”
Il discorso sulla fede non è mica semplice. Mai lo è stato. Forse è il più complesso che esista. E del resto, si è sempre saputo che la fede è un dono che non tutti hanno.
Qualcuno, non credente, ha detto che, qualora si fosse trovato davanti a Dio, gli avrebbe chiesto come mai a lui il “dono” della fede fosse stato negato
Se poi per fede deve intendersi un’adesione totale e acritica alla Chiesa, io mi permetto di dissentire.
La fede è molto di più e non è un punto fermo nella vita di una persona.
Io credo che esiga un cammino continuo che finisce quando la vita ha termine.
Che vi avevo detto?
Questa davanti al Padreterno si metterà pure a discutere, a chiedere contro e alla fine Lo rimproverera’ di non aver dato il dono della fede a tutti e magari di non aver creato il mondo come piace a lei…
(Lo scrivo solo per puntualizzare, non certo per per polemizzare polemizzare. Firmo il
Non condivido l’auspicio del padre Amigoni e di Victoria Boe che il Vetus Ordo venga “ristretto”. Credo che Papa Benedetto abbia fatto bene a venire incontro ai cultori della liturgia tradizionale: nella comunione cattolica vi sono molto stanze ed è buono che tutte siano agibili e abitate e che se ne approntino altre. La varietà di addice alla cattolicità. Circumdata varietate. Dovremmo tutti adoperarci – io ritengo – perchè cresca la tolleranza interna alla Chiesa e tra le Chiese. Io mi adopero. Farò festa quando Francesco potrà annunciare il recupero della famiglia lefebvriana alla pena comunione.
Firmo il codice di condotta di Accattoli.
Basta polemiche. W IL PAPA.
Sono assolutamente d’accordo che la fede è un cammino continuo e che termina con la morte e che non è una desione acritica ai “dogmi” . ma un cammino ha comunque un punto di inizio – l’incontro con il Signore Gesu’ – e l’adesione alla Sua Persona.
La fede è un dono – che tuttavia è “offerto” con molta larghezza. Nessuno può giudicare se quando non c’è la fede questo sia perché il dono non sia stato offerto o sia stato invece rifiutato. Dio solo lo sa.
Comunque la fede, quando c è, si fa vedere.
“QuAle descrizione ha letto Cuffini?”
La tua delle ore 18.31 di oggi.
Ciascuno preghi come meglio vuole e segua il VO se gli garba.
A me pare che così facendo venga meno completamente il lato comunitario della questione.Potremo sintetizzato così :al diavolo la parrocchia,vado a scovarmi la mia Messa su misura.È lo stesso inconveniente che si verifica nei fedeli fan di questo o quel prete che seguono per ogni dove ….
Ma ognuno è libero di fare ciò che crede.
Il fatto è che questo pare non bastare a qualcuno che sembra di capire vorrebbe importo, ohibo, come forma unica e privilegiata di culto.Il che è completamente fuori dagli orizzonti
Sinceramente, Luigi, non capisco questa tua presa di posizione dai toni così alti.
Può una persona esprimere un’opinione che è anche speranza– per quanto riguarda solo me, beninteso– motivandola in piena libertà?
Tu forse credi che sarà un’opinione come la mia a mettere in pericolo “la tolleranza interna alla Chiesa e tra le Chiese”? Davvero lo credi?
Lo dici proprio a me che ho sempre auspicato il dialogo pressoché impossibile fra le diverse religioni?
A me i lefebvriani non piacciono e lo dico a gran voce. Se poi un papa qualsiasi vorrà accoglierli in piena comunione, a me francamente non farà né caldo né freddo. Tu sei libero di festeggiare come vuoi.
Mi risulta, tra l’altro, che in passato il papa emerito sia andato loro incontro e che loro non abbiano gradito.
Se poi un loro esponente ( di cui non ricordo il nome) va a negare lo sterminio degli ebrei, figurati se può piacermi una comunità così lontana dallo spirito della vera Chiesa cattolica.
E se non mi piace il Vetus Ordo, perché non dovrei dirlo? chi può impedirmi di criticarlo? Anche questo sarebbe indice di intolleranza? Ne sei proprio così sicuro?
Lei, F.Benedetti, è un provocatore, e dei peggiori.
Smetta di provocare, se è vero che intende seguire i consigli del padrone del blog. Ogni pazienza ha un limite.
“ma un cammino ha comunque un punto di inizio – l’incontro con il Signore Gesu’ – e l’adesione alla Sua Persona.”
Poniamo il caso che l’incontro con il Signore Gesù non avvenga e che quindi non ci sia l’adesione alla sua Persona. Che dire, che fare allora?
In realtà, l’incontro con Gesù Cristo avviene non teoreticamente, ma nel concreto dell’andare incontro al prossimo. Eppure molti non lo sanno e ti dicono di non avere mai incontrato Gesù.
E il cammino della fede si ferma lì.
Magari il VO non è sempre facile da seguire, ma secondo me andrebbe lasciato qualche vestigio del vecchio latino. Da noi ancora tutti cantano il Salve Regina, ed anche il Pater noster. Nelle occasioni solenni mi piace sentire il Tantum ergo. Ma è poi così difficile dare qualche spiegazione su poche frasi latine?
Ultimamente ho sentito con molto trasporto la liturgia del Venerdì santo in VO.
Popule meus, quid feci tibi? Aut in quo contristavi te? Responde mihi.
Certo, il fascino è dovuto all’unione tra parola e canto, e soprattutto alla intensità della fede di chi celebra.
A Victoria Boe
“Che dire che fare se non c’è la adesione alla persona dì Gesu’?”
Che senso ha questa domanda?
Che si possa essere una “brava persona” senza essere un “discepolo di Gesu'” non ci piove, ma se non sei un “discepolo di Gesu’ ” , non puoi “propriamente” essere detto “cristiano” o che hai una “fede cristiana” . E, di conseguenza, non puoi “partecipare” con fede ai “riti” cristiani.
Ma caro Padre Amigoni, io, posso capire chi su questo blog (non tutti) con ogni evidenza son digiuni rispetto a certi argomenti. Ma da lei, suppongo sia un sacerdote di Santa Romana Chiesa Cattolica, non ci aspetta un simile calo di stile. Che un papa sbolli e l’altro sbolli non fa mistero: la bolla in quanto tale è un sigillo posto su di un semplice documento pontificio, cosa strana per lei ma è scritto in latino ,guardi un po’ e ancor più strano con data in lettere romane, pensi….
Ma quando si parla di “encicliche” ,documenti facenti parti del Supremo Magistero ordinario autentico,ebbene quelle non possono essere per nessuna ragione al mondo ignorate: non sono “BOLLE”.
Ora riguardo a VO non solo c’era prima, ma avrebbe dovuto esserci anche dopo caro Padre Amigoni visto che la “Sacrosantum Concilium ” – e spero di scrivere bene in latino onde evitare lo sbellicamento di risa quando si dice che il riso abbonda sulla bocca degli stolti si dice il vero – la quale, sul solco delle precedenti encicliche di Pio XII che a cavallo tra le due guerre -poiché già Pio X col suo Motu Proprio (“tra le sollecitudini”22 nov. 1903) aveva individuato lo slittamento dalla verticalità all’orizzontalità dei nuovi indirizzi spirituali: espressione di un antropocentrismo che avanzava a passi lunghi e ben distesi- insisteva sul mantenimento della lingua latina nelle celebrazioni liturgiche. Di li a poco con la “Misticy Corporis” (quarta enciclica pubblicata il 29 giugno 1943) prima e la “Mediator Dei” ( dodicesima enciclica di 20 novembre 1947) poi , Pio XII, nel tentativo di porre ampi argini ad un fiume che immaginava sarebbe esondato, parlava espressamente della liturgia latina, celebrata in latino . Encicliche confermata per logica, naturale conseguenza, dalla Sacrosantum Concilium (art. 36;54; 101) puntualmente disattesa per il semplice motivo che i suoi odierni fruitori l’hanno recepita in maniera debole, malata. Lei parla di obbedienza, ma qui ci troviamo dinnanzi ad un vero ammutinamento. A lei non piace il VO, non è tecnicamente, culturalmente preparato, non lo celebri, ne ha facoltà. Ma il problema è a monte e riguarda il, CVII che andrebbe seriamente revisionato invece si insiste, errore su errore, con una pervicacia inspiegabilmente luciferina.
aggiungo una postilla su alcuni principi della riforma SC.
Quanto alla lingua, viene stabilito l’uso del latino salvo diritti particolari:
che venga conservato nei riti latini (36). Tali riti, per i quali è prevista di regola continuità della lingua latina, vengono precisati nell’art. 113, che a sua volta rimanda all’art. 54 per la Messa, e all’art. 63 per i sacramenti e all’art . 101 per l’ufficio divino. E si dispone addirittura d’aver cura “che i fedeli sappiano recitare e cantare insieme anche in lingua latina le parti dell’ordinario della Santa Messa ad essi spettanti (54). L’insistenza, come può notare, Padre Amigoni, non può essere sottovalutata, in special modo riguardo al rapporto che intercorre tra il Sacrificio Eucaristico o l’Ufficio divino e la lingua latina, che è lingua madre in un certo senso.
La “Mediator Dei” , ovviamente rappresenta un punto fermo e infallibile del Magistero.Le parole di Benedetto XVI richiamano queste altre:
“Se da una parte constatiamo con dolore che in alcune regioni il senso, la conoscenza e lo studio della liturgia sono talvolta scarsi o quasi nulli, dall’altra notiamo con molta apprensione che alcuni sono troppo avidi di novità e si allontanano dalla via della sana dottrina e della prudenza. Giacché all’intenzione e al desiderio di un rinnovamento liturgico, essi frappongono spesso principi che, in teoria o in pratica, compromettono questa santissima causa, e spesso la contaminano di errori che toccano la fede cattolica e la dottrina ascetica”.
A Victoria Boe
Secondo la Sacra Scrittura la fede nasce dall’ascolto e non dalla pratica.
E’ vero…Bravo Beppe, è così…
“Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. 26Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».
Cap 7 del Vangelo di Matteo 24-29
Prima viene l’ascolto, poi la pratica….
La fede nasce quando Dio vuole che nasca. I modi li conosce solo Lui.
C’è gente che la fede non ce l’ha pur conoscendo a menadito le Sacre Scritture.
” Il problema a monte e riguarda il CVII che andrebbe seriamente revisionato, invece si insiste errore su errore, con una pervicacia inspiegabilmente luciferina”.
Caspiterina!
Annamo aho!! A Claudia Floris Leo dolgono i calli e così statuisce…..
E che sia una revisione seria!!!
🙂 🙂 🙂
“Ma il problema è a monte e riguarda il, CVII che andrebbe seriamente revisionato invece si insiste, errore su errore, con una pervicacia inspiegabilmente luciferina.”
Eccolo il nodo di ogni questione: “il C.V.II andrebbe seriamente revisionato”. Se questo non è essere lefebvriani, non saprei dire cos’altro è.
Se questo non è il peccato mortale della Chiesa, come definirlo altrimenti?
Aleggiava Lucifero in quel Concilio e nessuno se n’era accorto.
Ritorniamo al Concilio di Trento e al C.V.I .
Papa Giovanni e Paolo VI hanno sbagliato tutto.
Conoscere, non è sinonimo di ascoltare e, quando si tratta della Parola di Dio si stabilisce un’ empatia di grande rilevanza, e quel seme di fede introdotto col battesimo, fosse anche piccolo come un granello del più piccolo dei piccoli semi, inizia a germoglia cresce e fruttifica. Se manca l”ascolto empatico” -che presuppone il coinvolgimento del cuore dal quale si attiva la sequela- la fede si spegne…come uno stoppino… .
Nel momento in cui conosci, stai ascoltando. Inutile fare salti mortali per fare quadrare il cerchio.
Per esemplificare: se io leggo un’opera, quale che sia, ascolto le parole di chi l’ha scritta. Se quelle parole hanno risonanza nella mia mente, io le assimilo naturalmente. Se invece tale risonanza non c’è, vuol dire che non mi trasmettono nulla.
Ci sono pagine o parole che creano un’eco dentro di noi e creano vita, ed altre che, al contrario, ti respingono e vengono lasciate cadere.
Uno scrittore illustre di cui non faccio il nome, ha tradotto la Bibbia con grande passione, eppure non è credente.
Ma quando lo senti parlare, le sue parole SONO VITA.
Attinge alla parola viva della VITA, dove Dio si manifesta. Dio non ama restare nelle pagine di un libro sia pure sacro. Dio continua a parlare nella dinamica dell’esistenza umana. E meno male!
A Victoria Boe ” ascolto ” e “conoscenza delle scriitture” non sono la stessa cosa.
Che la fede venga dall’ascolto non lo dico io ma la Chiesa. PEr questo insiste tanto sull’annuncio del Kerygma. ( anche nella Amoris Laetitia lo fa!)
Perché quando il Kerigma viene annunciato – l’annuncio del Kerygma è altro rispetto alla omelia domenicale , anche se certe omelie sono fortemente kerygmatiche – uno “ascolti, creda e si converta” e il suo vicino , che pure “sente” le stesse parole non “ascolta, non crede e non si converte” è un mistero che ci trascende.
Io non lo so.
Una cosa so: non è solo attraverso la lettura delle Sacre Scritture che si può giungere alla fede.
Che si possa ricevere aiuto, emozione, spunti di riflessione da letture ed ascolti di fonti diverse, non c’è dubbio. C’è dubbio invece sul fatto che si riceva VITA ( o almeno QUELLA VITA della quale pRla Gesu’)
Ancora una volta abbiamo a che fare con il “significato” che attribuiamo alle parle
Le parole di vita non sono solo quelle fissate nei Vangeli. “Quella Vita” passa anche attraverso le parole e gli atti degli uomini di buona volontà, dove si trasferisce Gesù stesso. Dio filtra, come sa Lui, quelle parole e quegli atti per trasmetterli a chi vede e ascolta.
In questo senso “quella vita” è più viva ed efficace delle parole codificate in una dottrina.
Che la vita “soprannaturale” la si possa ricevere anche senza nessun riferimento a Gesu’ ho qualche difficoltà a crederlo. Che la “VITA” non sia codificata in una dottrina, non ci piove. ” Vita ” e “codifica ” sono incompatibili. La Vita non si può codificare.
Dal visitatore che si firmava Matteo e che più non interviene ricevo questo messaggio:
“Federico Benedetti scrive, 3 agosto 2017 @ 11:12. Picchio, ricordo molto bene che il tuo amico Matteo ha augurato la morte a papa Benedetto durante il suo pontificato”. Io non ricordo di aver augurato la morte a Benedetto XVI, ma non ho buona memoria e non mi spiace essere aiutato. Quando si fanno citazioni attribuendole ad altri, onestà vuole che se ne citi la fonte riportando le parole e la data ove verificare. Gliene sarei grato”.
Condivido la richiesta.
Premesso che Federico Benedetti non deve nessuna spiegazione a un anonimo che “si firmava Matteo”, e che si guarderà bene dal cadere in altri trabocchetti tesi da picchio, ho già detto che non riesco a recuperare la citazione esatta, anche perché al momento non ho a disposizione un pc e con il cellulare la ricerca è piuttosto difficoltosa. Tra l’altro è una ricerca che mi costringe a leggere interventi volgari e disgustosi, che stancherebbe chiunque. Proverò ad andare avanti
Se proseguo sarà solo per accontentare Luigi, sebbene vorrei fargli presente che in altre occasioni è stato molto meno pignolo. Non ricordo le parole esatte e la data, ma ricordo benissimo che quel tale si auguro’ che finisse presto il pontificato di Benedetto XVI è, dato che allora era inimmaginabile una rinuncia volontaria del Papa, io e un altro frequentatore abbiamo interpretato queste parole come augurio di morte, espresso sconcerto, chiesto con insistenza rettifiche che non vennero.
Il tema del post mi ha ricordato quello scambio di interventi, che mi scandalizzarono molto. Forse però sarebbe meglio dimenticare parole e interventi infelici, come in genere sono stati quelli di quel tale anonimo, che nei miei confronti si è sempre mostrato particolarmente aggressivo e offensivo.
Se non altro per questo, Luigi avrebbe potuto evitare di dare spazio alle pretese polemiche di un anonimo che qui ne ha sempre dette di tutti i colori, senza scrupoli, e che adesso fortunatamente non interviene più.