“Ho ricevuto un messaggino della befana, che dovevo mandare ad altre tre sennò ce restavo io befana! Ne ho mandato uno a Silvia, uno a Tiziana e il terzo, che non sapevo a chi darlo, l’ho mandato a mia cugina Giulia. Ma quella scema non ha capito e me ne ha rispediti tre a me. Adesso che faccio, ne devo mandare nove?” (conversazione ascoltata ieri sera sul bus 71, a Roma)
Befane befane dalla scopa al cellulare
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Un caro saluto a tutti, ritornato da Istanbul, una città indubbiamente interessante (anche se forse i quattro giorni pieni ed effettivi di visita non mi hanno restituito quelle sensazioni mozzafiato di tutti coloro che me ne avevano parlato essendoci stati).
Molto superficialmente, direi che mi hanno colpito quattro cose:
1) la gente che prega, tra cui molti giovani, al richiamo del muezzin e nelle moschee; se l’identità di un popolo e di una cultura dipende anche da quello, noi stiamo freschi…
2) il ricordo pervasivo e onnipresente di Ataturk, raffigurato in tutti i negozi, nei ristoranti, sulle banconote, negli stessi hotel; se c’è stato un vero padre della patria (a prescindere dal giudizio sul suo operato e la sua ideologia), questo è lui di sicuro; ora mi cercherò una biografia in italiano;
3) l’irrisorietà del Fenar, il Patriarcato Ecumenico: mi aspettavo un piccolo Vaticano, si tratta solo di un recinto con la chiesetta di San Giorgio e un palazzo ligneo che pare un albergo di Cortina; se è il segno delle condizioni degli ortodossi in terra turca e mediorientale, non c’è da stare tanto allegri…
Per il resto la città è bella, ma forse sin troppo occidentalizzata.
Un caro abbraccio a Gianluca e a Mons. Maggiolini.
La testimonianza nel dolore è decisamente quella più credibile, vorrei essere capace io – che sto bene – dei loro inni alla vita.
In rapporto a una comunicazione che non funziona come dovrebbe , anche se ammetto che il pretesto per lanciare la mia riflessione che mi da questo post è un po`” tiré par les cheveux” ( non so trovare la parola in italiano), vorrei domandare il vostro avviso , sulla polemica concernente le nuove direttive concernenti la pubblicazione dei testi del Santo Padre, direttive secondo le quali i soli testi validi sono quelli effettivamente pronunciati dal Santo Padre .
Dunque i giornalisti che prima avevano in anticipo i testi, e che potevano così già fare le loro sintesi, sono obbligati di aspettare e ascoltare parola per parola le omelie e discorsi del Santo Padre. Una cosa che a me sembra logica e normale ma che apparentemente non lo è ! I giornalisti devono dunque aspettare i testi pubblicati dalla sala stampa, che delle volte tardano a venire.
Si lamentano di non potere pubblicare immediatamente questi testi. Sopratutto immagino i giornali on-line.
Ora a mio parere, a meno che Benedetto XVI si impedisca di parlare a braccio (questa espressione mi fa sempre sorridere) per non complicare il lavoro ai giornalisti, mi sembra più che evidente, che i soli testi validi devono essere quelli effettivamente pronunciati e che le sintesi devono essere fatte dopo avere letto il testo completo.
Sappiamo che tutti i filtri attraverso i quali passano le sintesi non
sono , diciamo, oggettivi, e che anche su un testo completo il giornalista farà passare l`informazione che soggettivamente trova interessante. I testi di Papa Benedetto sono di una tale profondità che difficilmente si prestano a sintesi obbligatoriamente riduttrici, il lavoro del giornalista non è facile, senza dubbio più difficile di prima.
Personalmente non sento il bisogno di avere quei discorsi sotto gli occhi nei minuti che seguono la loro pronuncia, sono pronta a aspettare , pur di avere il testo effettivo. Non capisco questa tirannia dell`immediatezza dell`informazione . È veramente così indispensabile essere informati subito, anche a scapito della verità ?
Il rispetto dovuto al Santo Padre e a noi lettori e fedeli, non dovrebbe essere prioritario nella scelta delle testate giornalistiche? Per fare la sua sintesi, il giornalista, onesto, non dovrebbe avere letto il testo completo?
Certi dicono che la visibilità del Papa ne soffre, che la Sala Stampa è troppo lenta ( e qui penso che non abbiano forse torto).Ma lenta , rispetto a che cosa ? Fra qualche ora di attesa e diversi giorni( per certe traduzioni) c`è una grande differenza.
Non so se il soggetto vi interessa, se sì mi farebbe piacere avere il vostro avviso, e, ancora una volta, qui mi manca molto Maria Grazia ! Cari saluti, Luisa
Mi propongo una risposta semplicemente fattuale. Sui testi papali che ci vengono dati “con embargo” c’è la scritta CONFRONTA CON TESTO PRONUNCIATO. Dall’inizio di dicembre è cambiata la norma interpretativa di quella scritta. Prima era questa:
“L’espressione CONFRONTA CON TESTO PRONUNCIATO va intesa nel seguente modo:
– il testo distribuito con embargo è da considerarsi letto nella sua interezza anche nel caso venisse omessa una parte quando viene pronunciato;
– è compito del giornalista verificare eventuali aggiunte al momento della pronuncia”.
Ora è quest’altra:
“L’espressione CONFRONTA CON TESTO PRONUNCIATO va intesa nel se4nso che ha valore solo il testo effettivamente pronunciato dal Santo Padre. E’ compito del giornalista verificare eventuali aggiunte al momento della pronuncia”.
Aggiungo una minima riflessione: Benedetto XVI improvvisa e muta rispetto ai testi scritti molto meno di quanto non lo facesse Giovanni Paolo II, ma è più preoccupato – rispetto al predecessore – dell’esatta divulgazione di quanto dice. Ciò è ben comprensibile, stante la sua attenzione ai contenuti del messaggio.
Luisa ha ragione a dire che per lei è prioritaria l’esatta referenza e interpretazione. Ma non è difficile immaginare il problema che la nuova norme pone a chi è costretto alla rapidità dalle regole della concorrenza (in particolare agenzia di stampa e testate on line, radiogiornali e telegiornali che si collegano all’evento) o dall’orario di chiusura del giornale o di messa in onda del servizio.
Luisa: anche in italiano diciamo “tirato per i capelli”! Saluti
Grazie per la risposta signor Accattoli.
Per me i testi di Benedetto XVI sono un tale ” arrichimento” che sono disposta ad aspettare pur di leggere quello che lui ha detto veramente. Forse sono un`animale in via di disparizione , ma non so accontentarmi delle sintesi. Ancor di più quando si osserva la strumentalizzazione, le frasi uscite dal contesto, le testate scelte che orientano l`attenzione del lettore che spesso purtroppo ,non prende il tempo di leggere ,non solo il testo del Santo Padre, ma nemmeno l`articolo-sintesi del giornalista, accontendandosi dei titoli !
Basta vedere gli esempi di questi giorni,oggi tutti i giornali fanno i loro titoli sull`opposizione ai pacs , quando il discorso del Papa è stato una profonda riflessione sui pericoli che minacciano la nostra Terra, un appello alla pace, un appello a una presa globale di coscienza delle nostre responsabilità. La stessa cosa l`altro giorno quando , il solo passaggio dell`omelia dell`Epifania messo in evidenza, era quello consacrato ai media.
Non sono certo io a poter cambiare il corso delle cose, ma per quel che mi riguarda continuerò ad abbeverarmi(?) alla sorgente, continuerò cioè a leggere e rileggere i testi effettivi di Benedetto XVI ! Cari saluti, Luisa