Gran bella notizia ieri, da festeggiare per giorni: è riconosciuto il martirio del vescovo di Oran, dei sette monaci di Tibhirine e di altri undici religiosi – tra i quali sei donne – uccisi in Algeria dagli islamisti tra il 1994 e il 1996. Sono state anche riconosciute le “virtù eroiche” di Madeleine Delbrel (1904 – 1964), intellettuale francese che si fece operaia e apostola di strada. Nei commenti due parole sulla cara Madeleine e il ricordo dei martiri dell’Islam.
Beati i martiri d’Algeria uccisi dagli islamisti negli anni 90
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Madeleine Delbrel negli anni ’30 del secolo scorso andò a vivere come operaia a Ivry-sur-Seine, nella periferia di Parigi, dove condivise la vita dei lavoratori e partecipò alle loro lotte sindacali e politiche per dare testimonianza dell’impegno per la giustizia come componente essenziale della vocazione cristiana. «Noi delle strade» è una sua raccolta di scritti tradotti in italiano da Gribaudi nel 1988. In esso sono queste parole di cui faccio dono ai visitatori: “Noi delle strade siamo certissimi di poter amare Dio sin quando avrà voglia di essere amato da noi. Non pensiamo che l’amore sia una cosa che brilla, ma una cosa che consuma; pensiamo che fare tutte le piccole cose per Dio ce lo fa amare altrettanto che il compiere grandi azioni. D’altra parte pensiamo di essere molto male informati sulla misura dei nostri atti. Non sappiamo che due cose: la prima, che tutto quello che facciamo non può essere che piccolo; la seconda, che tutto ciò che fa Dio è grande. Questo ci rende tranquilli di fronte all’azione”.
I 19 martiri dell’Algeria saranno le prime vittime del terrorismo islamista a essere proclamati beati. Morirono tutti nel corso di tre anni, tra il 1994 e il 1996, nel momento più tragico dello scontro tra il Fronte islamico di salvezza e lo stato algerino. Questa è la formula con cui la Congregazione per le Cause dei Santi ha annunciato che il Papa li ha riconosciuti martiri: “Il martirio dei Servi di Dio Pietro Claverie, dell’Ordine dei Frati Predicatori, Vescovo di Oran, e 18 Compagni, Religiosi e Religiose; uccisi, in odio alla Fede, in Algeria dal 1994 al 1996”.
Il vescovo di Oran Pierre Claverie fu ucciso da una bomba all’ingresso della sua casa nell’agosto 1996. Nell’esplosione morì anche il suo autista musulmano Mohammed. I sette monaci trappisti di Notre Dame de l’Atlas furono sequestrati nel loro monastero nel marzo 1996 e ritrovati cadaveri due mesi dopo. La vicenda è raccontata nel film «Uomini di Dio», premiato nel 2010 al Festival di Cannes, del regista Xavier Beauvois. Famoso è divenuto un testo del priore Christian de Chergé che, prevedendo gli eventi, in un testo a futura memoria aveva chiamato «amico dell’ultimo istante» chi lo avrebbe ucciso.
Questi cristiani – ha detto in un’intervista a “Mondo e Missione” il postulatore della causa, il trappista francese Thomas Georgeon – hanno vissuto «un martirio nel mezzo di un oceano di violenza che ha travolto l’Algeria negli anni Novanta. Un martirio “con” e non “contro”. È impossibile pensare solo ai “nostri” martiri, ignorando le decine di migliaia di algerini vittime del decennio nero perché anche loro hanno dato la vita per il loro Paese e per la loro fede». Georgeon aggiunge che l’attualità dei martiri dell’Algeria sta nel messaggio che comunicano a questo nostro tempo, scosso dalla violenza islamista: «Queste diciannove persone ci invitano a una conversione: “Prendi apertamente la parte dell’amore, del perdono, della comunione contro l’odio, la vendetta e la violenza”».
“In Algeria negli anni 90 – ha ricordato oggi il postulatore intervistato da Radio Inblu della Cei – c’è stata una guerra civile in cui alcuni gruppi estremisti avrebbero voluto imporre una sorta di califfato. C’è stato un movimento di resistenza che ha portato ad una guerra terribile in cui 200 mila persone hanno perso la vita affinchè fosse rispettata la loro fede. Il martirio prende posto in questa storia. Tutti i membri della Chiesa avevano la possibilità di tornare nei loro rispettivi Paesi ma questi martiri hanno scelto di condividere questa vicenda con il popolo. Ci dimostrano inoltre che è possbilie entrare in amicizia con l’altro che vive una fede diversa. Questi beati hanno mostrato il desiderio di cercare di capire ciò che l’Islam poteva dire loro”.
Papa Francesco così ha ricordato i trappisti di Tibhirine nella prefazione che ha scritto per il volume «Tibhirine. L’heritage» (a cura di Christophe Henning, Paris, Bayard, 2016):
«Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Giovanni 15, 13). Christian de Chergé e i suoi compagni avevano scelto di vivere in modo semplice la loro vocazione contemplativa in questa regione bella e arida dell’Atlas algerino. I monaci erano presenti a Tibhirine dal 1938, ma il monastero era fragile: erano gli “ospiti” della casa dell’islam, lavoravano la terra e condividevano la vita povera dei contadini. I fratelli conducevano una vita comunitaria spoglia, irriducibilmente rivolta verso Dio che li univa. Sette volte al giorno, nella loro cappella, si levava la lode della loro preghiera.
Rapiti la notte tra il 26 e il 27 marzo 1996, i sette monaci di Tibhirine sono stati assassinati dopo lunghi giorni di sequestro, vittime della lotta fratricida che dilaniava il paese. Ma gli assassini non hanno preso loro la vita: l’avevano donata in anticipo, proprio come gli altri dodici religiosi e religiose, tra i quali il nostro fratello vescovo Pierre Claverie, ucciso in Algeria durante quegli anni bui.
Non sono fuggiti di fronte alla violenza: l’hanno combattuta con le armi dell’amore, dell’accoglienza fraterna, della preghiera comunitaria. Strumento di pace, di dialogo e di amicizia, i monaci hanno così risposto all’invito rivolto da san Giovanni Paolo II ai vescovi del Maghreb durante la loro visita ad limina nel 1986: «Voi vivete quello che il Concilio dice della Chiesa. Essa è un sacramento, ossia un segno, e non si chiede a un segno di fare numero».
Piccola Chiesa orante in mezzo a un popolo di oranti, i monaci erano un segno sulla montagna. I fratelli cistercensi dell’Atlas hanno reso testimonianza con il loro sangue, vivendo in modo tragico questa prescrizione della regola di san Benedetto: che «Cristo […] ci conduca tutti alla vita eterna» (capitolo 72). Nella loro carne, hanno vinto l’odio nel giorno della grande prova. Ma è con l’intera loro vita che sono testimoni (martiri) dell’amore. E non senza difficoltà: «Abbiamo donato il nostro cuore “all’ingrosso” a Dio, e già ci costa molto che ce lo prenda al dettaglio», affermava padre Christian de Chergé, priore della piccola comunità.
Ciò non riguarda solo i monaci e le monache: tutti noi siamo chiamati a dare la nostra vita nel dettaglio delle nostre giornate, in famiglia, al lavoro, nella società, al servizio della “casa comune” e del bene di tutti. Venti anni dopo la loro morte, siamo invitati a essere a nostra volta segni di semplicità e di misericordia, nell’esercizio quotidiano del dono di sé, sull’esempio di Cristo. Non ci sarà altro modo di combattere il male che tesse la sua tela nel nostro mondo.
A Tibhirine si viveva il dialogo della vita con i musulmani; noi, cristiani, vogliamo andare incontro all’altro, chiunque egli sia, per allacciare quell’amicizia spirituale e quel dialogo fraterno che potranno vincere la violenza. «Per conquistare il cuore dell’uomo, bisogna amare», confidava fratel Christophe, il più giovane della comunità. Ecco il messaggio che possiamo serbare nel nostro cuore. È semplice e grande: sull’esempio di Gesù, fare della nostra vita un “Ti amo”.
[La prefazione del Papa che ho qui riportato è stata pubblicata in traduzione italiana dall’Osservatore Romano del 7 aprile 2016]
“E anche te, amico dell’ultimo minuto, che non avrai saputo quel che facevi. Sì, anche per te voglio questo grazie e questo ad-Dio profilatosi con te. E che ci sia dato di ritrovarci, ladroni beati, in paradiso, se piace a Dio, Padre nostro, di tutti e due. Amen! Insc’Allah”
http://www.ora-et-labora.net/ecumenismotibhirine1994.html
Sì.Gran bella notizia. Gran bella giornata. Gran bel colpo d’ala.
Bellissima notizia è bellissimo anche il testamento dell’abate
http://www.pietroichino.it/?p=11286
Cristina vicquery
Giornata della memoria
Bella notizia, nella giornata della memoria. Anche così il giorno della misericordia vince sulla notte della vendetta.
Il patriarca di Venezia, poco tempo fa, proprio Madeleine Delbrel aveva proposto come modello ai giovani della sua diocesi.
http://www.patriarcatovenezia.it/pastorale-giovanile/2017/11/23/seguite-la-ricerca-di-cristo-fatta-da-madeleine-delbrel/
Dal testamento dell’abate
Ecco, potrò, se a Dio piace, immergere il mio sguardo in quello del Padre, per contemplare con lui i Suoi figli dell’Islam così come li vede Lui, tutti illuminati dalla gloria del Cristo, frutto della Sua Passione, investiti del dono dello Spirito, la cui gioia segreta sarà sempre di stabilire la comunione,giocando con le differenze.
Di questa vita perduta, totalmente mia e totalmente loro, io rendo grazie a Dio che sembra averla voluta tutta intera per questa gioia, attraverso e nonostante tutto.
In questo “grazie” in cui tutto è detto, ormai della mia vita, includo certamente voi, amici di ieri e di oggi, e voi, amici di qui, insieme a mio padre e a mia madre, alle mie sorelle e ai miei fratelli, e a loro, centuplo regalato come promesso!
E anche te, amico dell’ultimo minuto che non avrai saputo quel che facevi. Sì, anche per te voglio questo “grazie”, e questo “a-Dio” nel cui volto ti contemplo.
E che ci sia dato di ritrovarci, ladroni beati, in Paradiso, se piace a Dio, Padre nostro, di tutti e due.
Amen! Inch’Allah.
Bellissimo!!!
madeleine delbrel
http://www.santiebeati.it/dettaglio/92984
cristina vicquery
Buon giorno, Luigi.
Madeleine Delbrel non mi è nuova. Il libro “Noi delle strade” da te citato lo comprai dopo aver letto quel tuo articolo sui cristiani comuni. Purtroppo adesso ce l’ho a Castelbasso. Se ricordo bene c’era qualche poesia scritta da lei. Una l’ho trovata e ne metto il link per chi la vuol leggere, perché è molto bella:
https://www.pensieriparole.it/poesie/poesie-d-autore/poesia-84254
Io sono un povero cristiano comune, perciò ogni mattina la coinvolgo nella mia povera preghiera, insieme ad altre sante di cui sono affezionato per averne letti i libri che le riguardano. Tra esse Simone Adolphine Weil, che non è stata dichiarata santa, ma mi piace molto per la sua vita, anche operaia, fatta di continue ricerche.
Scusa queste mie confidenze che possono non interessarti, e men che meno agli altri.
I quali però saluto, rispettosamente, insieme a te…
A proposito di Simone Weil, ho guardato nella mia libreria e ho trovato un libro scritto da lei intitolato “L’amore di Dio” (Edizioni Borla, 1979), ma ne ho altri su di lei scritti da altri. Mi permetto di proporre un pensiero di Simone, che è molto bello, almeno secondo me:
“E’ stato un amore inconcepibile a spingere Dio a creare degli esseri così lontani da lui. E grazie a questo amore inconcepibile Egli discende sino a loro. E’ per un amore altrettanto inconcepibile che essi in seguito risalgono fino a Lui. Si tratta dello stesso amore: essi possono risalire a Dio solo grazie all’amore che Dio ha immesso in loro quando Egli stesso è andato a cercarli. Ed è lo stesso amore che ha fatto sì che Egli li creasse così lontani da sé. La passione non è concepibile senza la creazione. Anche la creazione è passione. La mia stessa esistenza è come la lacerazione di Dio, una lacerazione che è amore. Più io sono mediocre, più è evidente l’immensità dell’amore che mi mantiene nell’esistenza.”
Se a qualcuno non piace, abbia pazienza… Grazie!
Caro Giuseppe, ccetta allora questo linketto, che sicuramente ti farà piacere.
Buona domenica!
https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/simone-weil-br–la-%E2%80%9Csanta%E2%80%9Dalla-ricerca-della-verita_20160721
Davvero una bella notizia. Consiglio a tutti la visione del bel film Uomini di Dio (ma il titolo originale è più pregnante: Des hommes et de Dieu) del regista francese Xavier Beauvois.
Alberto Farina
Per chi volesse seguire il suggerimento di Alberto , il film è comodamente visibile anche in rete.
Per esempio qui:
https://gloria.tv/video/bKFGyYTUWZou3xh3o2bkrWymT
https://gloria.tv/video/4sucmPraFQqY67uHpBymYt4CJ
Aggiornamento. Segnalo che al sesto commento di questo post ho inserito poco fa il testo completo della prefazione di Papa Francesco al volume sui martiri di Tibhirine che ieri avevo riportato -sempre in quel commento – per citazioni parziali.
Caro Lorenzo, grazie per il regalo del link riguardante Simone Weil, che è stata, e direi è ancora, la mia compagna di viaggio spirituale…
Contraccambio il tuo regalo con un pensiero di lei, che ho tratto dal libro “L’ombra e la grazia” (Bompiani, 2002), che è una raccolta di pensieri, aforismi, sentenze e meditazioni tratti dalle pagine del “diario intimo” che lei tenne tra il 1940 e 1942:
” Il giusto rapporto con Dio è: nella contemplazione l’amore, nell’azione la schiavitù. Non confondere le due cose. Agire da schiavo contemplando con amore…”
Buona domenica anche a te!
molto bella la prefazione, grazie luigi di averla riportata.
cristina vicquery
Luigi mi permetterà di rubargli un po’ di spazio per riprodurre uno scritto dalla Delbrêl a me molto caro, ripreso anche a pag. 4 di Avvenire di oggi:
” C’e’ gente che Dio prende e mette da parte. Ma ce n’e’ altra che Egli lascia nella moltitudine, che non “ritira dal mondo”. E’ gente che fa un lavoro ordinario, che ha una famiglia ordinaria o che vive una ordinaria vita da celibe. Gente che ha malattie ordinarie e lutti ordinari. Gente che ha una casa ordinaria e vestiti ordinari. E’ la gente della vita ordinaria. Gente che si incontra in una qualsiasi strada. Costoro amano il loro uscio che si apre sulla via, come i loro fratelli invisibili al mondo amano la porta che si è richiusa definitivamente sopra di essi. Noialtri, gente della strada, crediamo con tutte le nostre forze che questa strada, che questo mondo dove Dio ci ha messo, e’ per noi il luogo della nostra santita’.”
Questo è molto bello.
La santità della gente ordinaria, della gente di strada. E della gente che offre a Dio le proprie sofferenze e le proprie gioie, lacrime e sorrisi.
Tutto diventa preghiera davanti al Signore.
Non conosco per nulla la Delbrel. ( Bellissime le sue parole circa la santità possibile nella vita ordinaria )
Solo mi interroga l’accostamento fatto a i martiri algerini.
Può la “lotta sindacale e politica essere assimilata alla “accoglienza” dei monaci algerini?
Non si tratta di due vie molto distanti tra loro?
Beppe Zezza non c’è nessun accostamento: con otto distinti decreti della Congregazione per le Cause dei Santi, autorizzati dal Papa nella stessa “udienza” al prefetto cardinale Angelo Amato, si riconoscono miracoli, martirio, virtù eroiche di tante persone diverse. Non solo i martiri e la Delbrel. Sono io che li ho scorporati da altri meno noti per segnalarli ai visitatori del pianerottolo.
Ecco l’elenco dei riconoscimenti proclamati sabato: http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2018/01/27/0076/00153.html
Ti interroga, Zezza?
Anche a me , interroga la varietà e la differenza , a volte stridente, tra le tante vie alla santità.
Bene lasciarsi interrogare, fino in fondo.
Serve a buttare all’aria i teoremi precostituiti che ci facciamo in testa noi personalmente.
Ottima cosa.
e mentre si proclamano beati uomini di Dio vissuti ieri, si tradiscono e abbandonano uomini di Dio che vivono oggi : ma suppongo che questo non inquieti nessuno.
“http://www.asianews.it/notizie-it/Il-card.-Zen-sui-vescovi-di-Shantou-e-Mindong-42951.html
Sono sicura che una volta morto l’eroico cardinale Zen sarà proclamato beato, intanto però mentre è vivo , lo sacrificano alla ostpolitik…
http://www.asianews.it/notizie-it/Il-card.-Zen-sui-vescovi-di-Shantou-e-Mindong-42951.html
http://www.asianews.it/notizie-it/Il-Vaticano-domanda-ai-vescovi-legittimi-di-farsi-da-parte-per-lasciare-spazio-a-quelli-illegittimi-42896.html
Venturi ha letto gli articoli che ha linkato?
O si è fermata ai titoli?
Perché, se li ha letti, come spiega il cappello introduttivo del suo commento ( tutto in fregola per poter “scoopare” il malaffare di giornata?) che c’entra come un plateau di cavoli a merenda?
Volevo solo ricordare alla vostra attenzione cosi’ pronta a spandersi in elogi per gli eroici cristiani del PASSATO, che in Cina ci sono migliaia di sacerdoti cristiani imprigionati dal regime, messi nei campi di rieducazione, perché’ non si piegano al regime cinese. E il Vaticano ha chiesto ai vescovi legittimi , a due vescovi legittimi, di farsi da parte per lasciare il posto a vescovi ben visti dal regime, scomunicati dalla Chiesa.
Non ti interessa Cuffini? Eppure sono cose che avvengono durante la nostra epoca.
Ma oggi la commozione e’ a ” comando” vedi le varie giornate mondiali e quello che abbiamo detto su di esse. Nella Giornata della Memoria ci commuoviamo perche’ ci dicono le autorita’ di farlo, nelle altre giornate dell’ anno dimentichiamo perche’ le stesse autorita’ vogliono che dimentichiamo.
L’ unicà memoria che dobbiamo fare e’ che il male non e’ relegato in un ” passato” da ricordare in una particolare Giornata ma e’ presente nella nostra vita quotidiana . L’ antisemitismo e’ oggi piu’ forte che mai, come ha detto il Rabbino Di Segni e gli stessi che si dicono commossi per gli ebrei della Shoah non lo sono affatto per gli ebrei delle banlieu parigine bruciati vivi dagli islamisti, o per le Brigate partigiane ebree fischiate e insultate al corteo il giorno della Liberazione ( a Milano ormai spettacolo abituale da anni con tanto di bandiere con stella di Davide bruciate)
A Cuffini: non mi meraviglio affatto che la santità di Dio si manifesti nei luoghi e nelle circostanze più disparate, anche della vita ordinaria. ( ho infatti commentato che le parole della Delbrel che sono state citate mi sono piaciute tantissimo ).
Quello che mi aveva sorpreso era l’accostamento – che Luigi ha detto essere suo – tra gli atteggiamenti opposti di “lotta di parte “sottolineati Per la Delbrel e quelli di ” accoglienza di tutti sottolineati per i martiri algerini.
Ho letto quello che “santi e beati” dice della Delbrel e mi sono reso conto che le motivazioni della sua santificazione non hanno a che fare con la “lotta” ma con la “condivisione” e l’amore anche per persone che professano idee diverse.
Questo elimina ogni contraddizione.
Gesu’ – agnello condotto al macello – fu contrapposto a Barabba – violento combattente per la giustizia.
A integrazione di quanto riportato nei giorni scorsi da sulla situazione in Cina:
http://www.lastampa.it/2018/01/31/vaticaninsider/ita/vaticano/parolin-ecco-perch-dialoghiamocon-la-cina-6bacz50zwiaBnVhQnWgIrL/pagina.html
E anche questo:
http://www.asianews.it/notizie-it/La-festa-per-il-ritorno-di-mons.-Shao-Zhumin-a-Wenzhou-(Video)-42977.html