“Mi piace vedere il “sagrato” come figura simbolica della Chiesa vicina e incarnata tra la gente in tutte le sue forme: dalle parrocchie alle aggregazioni antiche e nuove. Il sagrato è stato nell’ultima stagione riscoperto nelle sue valenze religiose e civili, non solo a cerniera tra il sacro e il profano – come era stato nei tempi antichi – ma anche quale luogo dell’accoglienza e dell’incontro, dell’orientamento a Dio come al prossimo. In altre parole, sarà utile se lo spazio antecedente la chiesa, anziché via di fuga o spiazzo che si attraversa frettolosamente, diventa luogo del dialogo, dell’amicizia e dell’ascolto“: così il cardinale Angelo Bagnasco, nella prolusione di lunedì all’assemblea della Cei. Che ne dice, eminenza, della cancellata di Santa Maria Maggiore appena inaugurata (vedi post del 2 maggio: “Cancellata con lance a Santa Maria Maggiore” )?
Bagnasco riscopre il sagrato: e le cancellate?
45 Comments
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perchè non gli scriviamo una lettera?
Il discorso per me ha ache fare col fatto che le povertà moderne sono sempre più povertà che bascono dalla negazione di rapporti sociali – cercata per patologia o subita.
E povertà di dentro che diventa violenza e vandalismo di fuori.
Quella specie di “recinzione per fiere” che ha snaturato l’ampio sagrato che precede l’ingresso alla basilica costantiniana di Santa Maria Maggiore fa orrore!! ripeto: Orrore !! Orrore!! ORRORE!
“Quanto sono amabili le tue dimore, Signore degli eserciti
L’anima mia languisce e brama gli atri del Signore
..per me, un giorno nei tuoi atri è più che mille altrove
Stare sulla soglia della casa del mio Dio
è meglio che abitare nelle tende degli empi ” (Salmo 84)
e ancora:
” i nostri piedi si fermano alle tue porte Gerusalemme”
Vedete quanta importanza ha il sagrato, l’atrio, le porte? Sta a significare l’indegnità di noi,povere creature bisognose, di trovarci al cospetto di Dio senza prima aver compreso a fondo il culto che ci attende… è la visione del tempo, del cammino, della purificazione che dovremmo tutti fare prima di accedere…
L’atrio è quello spazio imprescinbile, il canale che comunica le due realtà (umano-divina) ed è lì ad accoglie come due braccia materne tutte le creature, tutte nessuna esclusa!
Che arbitrio!! Ha ragione Simone: scriviamo una lettera a Bagnasco!
P.S
possibilmente senza refusi!
Clo
se si costituisse un comitato perchè vengano abbattute le cancellate che circondano la patriarcale basilica come in un campo di concentramento,
io ne diverrei l’alfiere, e seriamente.
proviamolo a prendere seriamente questo Generale di Corpo di Armata prestato alla santa Chiesa (ooops!), che come tutti i militari, ha imparato a parlare smembrando le parole dalla realtà,
richiamiamolo alla sua responsabilità,
o fa il militare,
o fa il vescovo,
o fa l’attendista (tipo Andreotti!!!)
ma almeno faccia una sacrosanta scelta coerente.
attendo gli ordini……
(a proposito ma che ci farà con la pensione di Generale di Corpo d’Armata?, da buon cristiano onesto, l’ha rifiutata, la restituisce allo Stato? visto che nella nomina cardinalizia, economicamente dipende direttamente dalle finanze vaticane?)
D’accordo, la cancellata di S. Maria Maggiore è un po’ come l’Ara Pacis di Meier, una roba piazzata lì che fa a pugni col “contesto”. E anche tante altre motivazioni, ben riassunte nel post, si oppongono a “chiusure” che divengono, loro malgrado, simboliche.
C’è un però. Le scalinate di una chiesa non sono più luoghi di accesso alla stessa ma, in molti casi, bivacchi notturni. S. Maria Maggiore è vicina alla stazione Termini, ricettacolo di disperati e di emarginati, fra i quali sono ben pochi quelli che si preoccupano della dignità e del decoro della basilica, e sono pochi anche quelli che riescono a distiguerla da una bettola o da un orinatoio. E la mattina non è bello, per chi si reca in chiesa, passare tra resti (a volte anche pericolosi: cocci di bottiglia, aghi, scatolame, ecc ecc) più o meno organici e maleodoranti. Insomma, a volte la meschina necessità pratica prevale su tutto.
La mia parrocchia non era S. Maria Maggiore, ma il parroco -previo “referendum” tra i parrocchiani- fu costretto ad adottare le stesse misure: e lì non si trattava di barboni o disperati, ma semplicemente di gruppi di giovani che, incontrandosi la sera sulla piazza, usavano la scalinata come “appoggio”. Niente di grave, di illegale, anzi: persino gradevole, sotto certi aspetti. E però, anche lì, bottiglie rotte o mezze piene, avanzi di cibo, scritte più o meno colorate, cicche a non finire: la scalinata di un locale notturno non sarebbe stata diversa. Allora, forse, è bene rimarcare, anche fisicamente, la separazione di certi spazi da certi comportamenti. Volemose bbene, si, però -almeno- puliti.
gli “ordini” su questo pianerottolo li può dare solo l’ammiraglio Accattoli…
showhand, capisco (e lo dico perchè abito in zona)… ma il sancta sanctorum è fuori o dentro la Chiesa?
Se cominciamo a “rimarcare” non si finisce più… perchè non finiscono (a meno di “soluzioni finali”) le persone o le situazioni che ci “sporcano” il paesaggio o anche solo l’immaginario.
Io credo che il vero probelma sia che nessuno ha più voglia e coraggio di “stare” nei luoghi e con le persone, disagio o non disagio (un problema sociale? psicologico? pastorale? comunitario? mah)…
Lo “stare con” è la migliore garanzia di sicurezza e decoro. E mi sembra anche abbastanza cristiano, no?
Matteo, il mese di maggio (e con esso il mio fioretto) sta per finire …
dott. Accattoli, a proposito di quella frase contro il tiranno Benedetto XVI scritta in quel di Genova, a proposito di quel tema del costruirsi una realtà ribaltata, le suggerisco l’intervista presente ne “La zanzara 2008”, allegata oggi al corrierone nazionale.
Uno degli intervistati, giovane liceale milanese, sostiene che il papa è semplicemente uno che difende i pedofili e fa busines.
Moralista, certamente si, e -come dicevo anche prima- le perplessità che nascono davanti a questo genere di iniziativa (soprattutto quando esiste il fondato dubbio che certe difficoltà reali siano tuttavia usate come pretesto, e la “difesa della preghiera” sia solo la “difesa del turista”) sono molteplici. E però siamo sempre lì, alla ricerca del limite, un po’ come quando, si licet, si discute del “primato” tra “carità” e “verità”: da ogni parte si trovano buone ragioni, e però c’è sempre la difficoltà di applicare il principio al caso singolo, all’uomo in carne e ossa che hai davanti. E così pensi che si, il luogo di Dio è “dentro”, e però per avvicinarvisi non si può passare per un immondezzaio (simbolico o reale che sia). Pensi che un cancello è odioso ed è una struttura escludente quant’altre mai, ma pensi anche che se venissero a far le loro cose sul pianerottolo di casa tua, beh, un po’ ci sarebbe da alterarsi. E così via.
Ora, lì -e se abiti vicino lo sai- la situazione è quella che è. Non è un problema di accoglienza denegata, è che la possibilità di intervenire è limitata dall’eccesso stesso del bisogno, dalla concentrazione. Alcuni anni fa a S.Ippolito il parroco decise di “accogliere”, nelle ore notturne, tutti gli sbandati che ruotavano intorno alla vicina stazione Tiburtina: iniziativa lodevole, e per un certo periodo anche fruttuosa. Poi, dopo qualche mese, il risvolto negativo: perchè alcuni di questi la “accoglienza” non la vogliono, altri -tanti- soffrono di disturbi mentali, diventano violenti, e così via. Il sacerdote, il volontario, possono tamponare un’emergenza, collaborare con qualcuno “specializzato”, ma se questo “qualcuno” non c’è, ogni iniziativa è velleitaria. E S. Ippolito, appunto, dopo qualche mese, era diventato impossibile recarsi a messa, per la continua presenza di tre – quattro di questi frequentatori notturni, purtroppo violenti, che ne combinavano di tutti i colori. Insomma, è sempre la solita storia, come si fa si sbaglia, la “ricetta fissa” non c’è. E così capita che magari anche una cancellata diventa una soluzione accettabile.
non so, non so (non so davvero)… tra l’altro anche l’attuale parroco di S. Ippolito, che mi ha sposato e al quale sono legato da grande affetto, forse farebbe lo stesso (cioè, accoglierebbe i poveri della Stazione, come si fa anche altrove per l’emergenza freddo)… ma è anche lo stesso che un giorno esausto e impaurito si presentò con una mazza da baseball di fronte al capomafia del quartiere della sua precedente parrocchia, dove il tipo aveva deciso di diventare un po’ troppo decisamente il “capo” del territorio… non si è più visto dentro i confini della parrocchia fino, purtroppo, alla sua morte per overdose… tra l’altro un funerale molto particolare e bello…
non so… continuo a pensare che si è comunque in troppi pochi ad “abitare”, a essere responsabili del territorio e anche degli spazi parrocchiali. è il miglior presidio… e vale anche per altre questioni.
Interventi (salvo uno) apprezzabili.
Io penso che sarebbe opportuno distinguere bene i “ruoli” del sagrato: per estremizzare la questione, altro è il s. come “spazio dell’accoglienza e dell’incontro umano”, altro il s. come “luogo dell’orientamento a Dio”; senza questa distinzione si rischia di fare di un “luogo di comunione” un semplice “luogo comune”.
Né va confuso il ruolo di “luogo di orientamento a Dio”, con quello di “riabitazione del mondo”.
Se il compito del s. fosse solo quello di creare uno “spazio di comunicazione”, di testimonianza accogliente, allora avrebbero ragione al 100% CLODINE e ILMORALISTA.
Ma per me hanno ragione solo al 95%.
Perché questo agire “ad extra” è derivabile solo da un “intra”, non intimistico, ma che richiede l’ “entrare”, il superamento di una SOGLIA, come un rito di iniziazione.
Questo della “soglia” è tema cruciale, da recuperare sì a livello teorico, ma pure da tutelare IN OGNI MODO nella pratica quotidiana, contro chiunque voglia, in qualunque modo, profanarlo.
Ed ecco la ragione (anch’essa al 95%) di SLOWHAND.
Ed ecco perché il s. è “morto” nella stagione del progressismo post-conciliare (confuso com’era con la piazza e/o con la strada): nell’epoca del cristianesimo debolista, nulla è stata la mistagogia “ad intra”, come debole è stata la testimonianza “ad extra”.
Se non sappiamo riconoscere e preservare questa “soglia”, non sapremo proteggerne altre (e i 10 comandamenti ce ne forniscono ampio inventario, individuato con precisione chirurgica).
Solo le persone e i luoghi inabitati da Dio possono inabitare il mondo e portarlo a Dio.
Leonardo scrive, – 28 Maggio 2008 @ 14:00
Matteo, il mese di maggio (e con esso il mio fioretto) sta per finire …
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i fioretti sono una pratica personale e soggettiva che non mi tocca minimamente,
per quanto mi riguarda, potevi farne a meno di farne
non sono mai sottostato a ricatti di nessun genere.
regolati.
e sii te stesso.
Non vado in crisi per le tue scelte.
Luigi ti ha sempre dato la libertà di scrivere tutto quel che ti pareva.
Perchè dovrei pensarla diversamente?
Non nasconderti dietro fioretti…..
sii te stesso.
@xyz
grazie dei tuoi interventi
ma non fare confusione tra i blog,
non ti farebbe bene alla tua salute mentale.
Per quanto mi riguarda puoi girarti tutto il web,
ma sei incapace di rispettare gli spazi relativi a ogni blog.
Se questo è il tuo divertimento, fai con comodo,
io imparo da Luigi e dalla sue capacità.
ottenere ragione al 95% da lyco mi cambia la faccia della giornata 🙂 !!!!
la tua spiegazione mi convince e, ovviamente, convengo con la questione dell’ “inabitazione” di tutto lo spazio-Chiesa… quindi, abbattiamo i cancelli e “inabitiamo” le Chiese, dentro e fuori. Stiamo sulla soglia con coraggio, accoglienza e attenzione al sacro, che c’è nella Chiesa come nelle persone.
Vedrete che ci sentiremo anche più sicuri, per tornare su vecchi temi.
… comunque, una letterina a Bagnasco gliela scriverei lo stesso…
Santa Maria Maggiore dipende dalla Santa Sede, è extraterritoriale e ha un cardinale arciprete statunitense: l’interpellanza a Bagnasco presidente della Cei sarebbe formalmente impropria. La mia era solo una battuta come a dire: sul sagrato Bagnasco dice una parola saggia, ma che forse contrasta con l’attuale ondata protezionistica. – Sarebbe invece interessante se dalla Liguria, da Milano, dalla Sardegna, dall’Emilia, dalla Sicilia – state buoni, non alludo a nessuno – venissero segnalazioni di altre cancellate. Allora sì che si potrebbe scrivere a Bagnasco citando il suo aureo passaggio sulla riscoperta del sagrato. Leonardo, invece di fremere dietro alle licenze linguistiche di Matteo, perchè non dai un’occhiata in giro? Hai mai avvistato una qualche cancellata in costruzione?
Mi associo in toto al moralista , riguardo all’apprezzamento di Lyco -detto da lui- mi sarei sentita lusingata se mi avesse approvata anche solo del 70% …immaginate voi del 95%, eh.. perbacco!!
Un salutone e un abbraccio al dott Luigi, che dimentico sempre di salutare ma che porto, costantemente, nel cuore!
Sottoscrivo l’appello del dott Luigi circa altre cancellate.
Un abbraccio a tutti
Clo
obiezione accolta. Ma una curiostà… in quanto parrocchia, S. Maria Maggiore non rientra comunque nelle “competenze” dei vescovi a livello pastorale?
La patriarcale Basilica di s. Maria Maggiore non svolge la funzione di parrocchia, e non l’ha mai svolta.
La Basilica pur essendo completamente autonoma, pur godendo di extraterrittorialità dipende direttamente dalla Santa Sede, ed
è nel territtorio della Chiesa Parrocchiale di s. Vito in s.Maria Maggiore – via Carlo Alberto 47 in Roma.
… cavolo, che toppa… beh, allora…
No, no Luigi, un momento: quelle di Matteo non sono licenze linguistiche. Uno che scrive «proviamolo a prendere seriamente questo Generale di Corpo di Armata prestato alla santa Chiesa (ooops!), che come tutti i militari, ha imparato a parlare smembrando le parole dalla realtà, richiamiamolo alla sua responsabilità,
o fa il militare, o fa il vescovo, o fa l’attendista (tipo Andreotti!!!) ma almeno faccia una sacrosanta scelta coerente» è un pistola qualsiasi, come me, che si permette di insultare pesantemente il cardinale Bagnasco. Il che offende anche me, che ho rispetto per i superiori.
Se dovessi fare la prosopopea (qui sono tutti coltissimi e non c’è bisogno che spieghi cos’è) dei suoi interventi mi verrebbe la figura di un vecchio in mutande e canottiera sudata, con la panza di fuori, che rutta, scoreggia e canta sguaiatamente “ma che ce frega, ma che ce ‘mporta”, senza preoccuparsi se dà fastidio agli altri avventori, perché tanto lui è un uomo libero. Io non ci bado più di tanto, prendo il mio caffé, sto a sentire due chiacchiere e torno a lavorare, però … enough is enough (o forse lui direbbe: quanno ce vo’ ce vo’).
Spiacente, le cancellate non mi interessano.
Al moralista. Io appartengo alla parrocchia di “Santa Maria Maggiore in San Vito” (è questa l’esatta denominazione). La separazione della parrocchia dalla basilica risale a Paolo VI, che fece questo anche con la Basilica di San Giovanni.
ok. Grazie Luigi.
ps. “… noi j’arisponnemo ‘n coroooo: è mejo er vino de li Castelli che d’esta sozza società!!!” (deriva post-prandiale… colpa di Leonardo)
Lycopodium ha richiamato la “soglia”. Il sagrato in effetti è una delle soglie che l’edificio chiesa presenta.
Il ricovero offerto dai portici aperti sul sagrato può essere una soluzione di emergenza. Se diventa cronica, qualcosa non funziona. E il problema non è nella chiesa con la cancellata. Perché la funzione propria del sagrato è quella di indicare, orientare a Dio. Non per nulla porticati e oratori hanno svolto per secoli infatti la funzione di ricovero per il pellegrino, colui che “si orientava” a Dio. Questo orientamento va difeso. Chiese con dei cancelli, anzi veri e propri muri, attorno ce ne sono sempre state, per i motivi più diversi. Non è questo il problema. Il problema è se si innalzano le cancellate per abbandonare e dimenticare i poveri, e i più deboli e indifesi tra i poveri.
Allora cristiano non è tollerare che ogni giorno i più poveri possano svenire ubriachi sotto il portico di S. Maria Maggiore; cristiano non è entrare in Basilica provando pena nel passar via lo schifo e la puzza dei residui notturni. Il problema non è entrare da cristiani, semmai è uscire! Non è una battuta… La S.Messa finisce con un mandato. E la traduzione di quel “missa est”, nei secoli, è stata la creazione delle opere di misericordia. Ospedali, acqua, ricoveri, opere nate non per filantropia ma come traduzione concreta di quel mandato. Forse allora si apre qualcosa che è chiuso anche se non ha nessun cancello attorno.
non capisco cosa offende parlare di un Generale, come se parlassi in una madre……
siamo proprio rovinati,
niente libertà di espressione nei confronti di un Generale che fa il Vescovo con gli emolumenti del Vaticano o dello Stato italiano? (non s’è capito..ancora)
o di un Vescovo che faceva il Generale, ma Generale in pensione è rimasto!!!!!
Perchè tutto questo non si può dire?
dà fastidio?
peli sullo stomaco?
Un dato di fatto?
un uomo pubblico che si espone pubblicamente,
prima nei gradi di vertice militare, poi in quello di Cardinale di Santa Romana Chiesa,
sa che è oggetto di interesse pubblico.
Dunque c’è qualche divieto di parlarne?
O è vietato parlare di uomini che vestono la porpora o gli altii gradi militari?
Sono o no in uno Stato democratico?
O è democratico solo a parere altrui? e sulla morale elastica…. (molto) altrui?
Luigi hai ragione, anche se comunemente noi la chiamiano comunemente Chiesa di s. Vito, e gestisce anche i battesimi che vengono amministrati in Basilica
delvisibile, appunto, la questione non è né entrare né uscire, né “guardare” da lontano, né “passare” arricciando il naso… ma “stare”… (“Il problema è se si innalzano le cancellate per abbandonare e dimenticare i poveri, e i più deboli e indifesi tra i poveri”)… ecco, appunto, gn’ ‘a famo?
senti moralista,
voglio essere ottimista,
ma talvolta me sembra che quello che ci riesce meglio
e’ non ascoltare quello che scrivono…..
sai…. come tra sordi…
tu stai a dì bianco e quello capisce verde……
nun ce stamo………
stamo a fa’ a nun capisse, o stai a vedè, come al di la’ delle cancellate ormai fatte e che nessuno toglierà mai più,
tanti che intervengono, innalzano altre palizzate,
te sforzi, te sforzi de fa’ sto’ dialogo sulla chiesa che fa accoglienza,
e te senti l’artri che stanno a cincischia’, fanno un po’ de lettura sociale sulla sicurezza, su sti barboni puzzolenti che fanno tanto schifo a quelli che escono da messa solenne delle 10:30 aa domenica… (magari chissà da ando’ so usciti prima de veni’ a messa……), poi passeno da Cottini…. (che non è più Cottini…)
come se dice…?
er piu’ pulito c’ha la rogna…..
e nun se riuscimo a capì.
ma ce sei mai annato a s.Maria Maggiore?
hai mai visto come la gente se tiene a debita distanza l’una coll’altra?, na famija co n’antra?.
Sarv’ognuno, a messa ciascuno pe li fatti propri,
tanto pe’ sarva’ er rapporto cor proprio Signore…..
mentre l’anima cor core se ne va in visibilio co la cappella che s’accora cor maestro, quer cotanto Valentino Miserachs Grau
che te fa senti’ in paradiso,
ecco solo pe’ quello già na messa siffatta vale er sacrificio….
aho! mica stamo a Carcutta!,
si non fosse che sta patriarcale è n’isola di cristianità,
in drento a un circondario de slamici e cinesi….
Ma che ne sanno come un’aria de gregoriano,
t’enfila pe li strati de celo fino ar Padreterno e te regala attimi de goduria,
attimi de benessere,
ma che ne sanno……
tutti quelli zozzoni che se mettono sur sagrato, a comincià da quelli zingari che da decenni c’hanno lasciato er segno a fianco de quelle cancellate interne sotto l’archi.
Comunque er negozietto è na chicca,
te fa’ senti’ che sei accolto in drento sta chiesa, te guardi un po de guide, de ‘cone forse un po fasulle ma che te fanno tanto kic a possono aiutà la fede e le finanze de sta patriarcale,
che da quando se n’agnede ar celo quer bravomo de Confalogneri,
s’è presa a diventà come er santuario de Pompei.
Leonardo, e il tuo fioretto?
Non penserai di averlo aggirato “parlando a nuora perchè suocera intenda”?
Va bene, rinuncerò alla cioccolata, che mi piace tanto. Però la verità va detta, come spiega anche il messaggio successivo a quello su cui stiamo chiacchierando.
> moralista: non è che dici molto, dato che ci sono tanti modi per “stare”. Io dico che la cancellata non implica a priori la mancanza di un modo intelligente, utile e cristiano per “stare”. sarebbe un problema se fosse l’unico mezzo previsto per “stare”.
se uno mette un cancello non “sta con”, ma dice “suonate al citofono”… sempre che ci sia il citofono … non è un delitto, per carità… legittimo, per carità… giustificato? sì, pure giustificato, va… ma mi aspetto di più da noi. Mettiamola così.
Dunque, nelle parole del card. Bagnasco, il sagrato sia “luogo del dialogo, dell’amicizia e dell’ascolto”. Da cattivista notorio, provo a interpretare: si dialoga quando esistono le condizioni minimali per dialogare; quanto all’amicizia e all’ascolto sopravvivono solo in condizioni di reciprocità.
La casa di Dio è casa di preghiera, e a chi ha intenzione di farne una spelonca di ladri converrà far sparire prudentemente tutte le cordicelle suscettibili di essere intrecciate. Pietro perdonerà non sette volte ma settanta volte sette, sempre che l’offensore lo chieda, almeno, il perdono. Se non lo fa, le tappe indicate da Gesù sono molto meno numerose e più veloci: “Se il tuo fratello pecca, va’, riprendilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai riacquistato il tuo fratello. Se invece non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, affinché sulla bocca di uno o due testimoni si stabilisca ogni cosa. Se non ascolterà neppure loro, deferiscilo alla chiesa, e se neppure alla chiesa darà ascolto, sia egli per te come il pagano e il pubblicano”: fine della trafila del perdono cristiano.
Non ci sarebbe alcun bisogno di cancellate, per proteggere la casa di Dio e permettere a chi lo desidera di raccogliersi e pregare, se appena appena ognuno facesse quanto deve: se il carabiniere facesse il carabiniere, il magistrato il magistrato, l’assistente sociale l’assistente sociale, il prete il prete, il buon samaritano il buon samaritano, non credete che tutto sarebbe più chiaro? Le opere di misericordia impongono di visitare i carcerati, non di fare carte false per impedire che i delinquenti vadano in carcere. Gesù promette un posto in paradiso al ladrone pentito, non a tutti i ladroni in servizio permanente effettivo. Guarisce i dieci lebbrosi per la loro fede, non suggerisce loro di andare a piazzarsi davanti al Tempio di Dio costringendo i fedeli a fare la gimkana fra porcherie e deiezioni profumate.
@ ilmoralista.
Usando una terminologia da motuproprio, il problema non è tanto l’ “ite missa est”, ma l’ “introibo ad altare Dei”: sono le fragilissime soglie di introduzione, che devono essere tutelate. Lo sappiamo fare?
Quando ho letto il riferimento di Bagnasco, mi è venuto in mente il sagrato della parrocchia in cui sono cresciuto. Non S. Maria Maggiore, ma una parrocchia di una cittadina dell’hinterland milanese. Allora il sagrato e l’annesso oratorio erano luogo di incontro, vero punto di riferimento per l’intero quartiere.
Non abito più là, ma mi capita di passarci di tanto in tanto. Da qualche anno l’area è stata chiusa da una alta cancellata. Le aiuole sono molto più ordinate, certo, e probabilmente si tengono lontane anche persone poco raccomandabili.
Ma la sensazione – vi assicuro – non è bella.
Il sagrato era come il muretto,
tanti ragazzi sugli scalini a chiacchierare,
e l’occasione di fare un po di evangelizzazione,
e comunque, avere alle spalle il SS.mo che veglia.
Ora le inferriate, i fiori….
il SS.mo dentro, solo soletto…..
Sono appena rientrato dalla spesa settimanale al nuovo mercato di piazza Vittorio, occupazione di ogni sabato libero da trasferte di lavoro – La piazzetta davanti alla chiesa di San’Eusebio era invasa da cartoni gettati alla rinfusa sui gradini. Mi son detto: quanto tempo passerà perchè anche qui alzino una cancellata? Bisognerebbe organizzare dei turni, o ronde, per tenere puliti i sagrati. O le teniamo pulite nonostante i nuovi vandali, o le cancellate cancelleranno i sagrati.
Si sa, il padrone di casa, ha la capacità di essere telepatico; anche a me è venuto il dubbio che si finisse a parlare di ronde, o più gandhianamente, di riappropriazione di spazi.
Nel post del 2 maggio il suggerimento c’era tutto, ma è rimasto sottotraccia.
Spigolando tra i commenti di allora, ci sono però altri spunti interessanti.
«La “ressa dei poveri del mondo” determina a volte problemi anche gravi di insicurezza (non disagio, non “fastidio”: insicurezza) per chi vive e opera nel luogo sacro e per i fedeli (”portare i bambini a giocare”? Quanti secoli fa?). Certi luoghi di preghiera tendono a diventare assai peggio che semplici “spelonche di ladri”: e in assenza di un rabbi arrabbiato e di idonee cordicelle intrecciate, temo che certe soluzioni pur sgradevoli possano rivelarsi necessarie» (Sump)
«Moralista, proprio l’esempio di Santa Bibiana dovevi portare? Per me hanno fatto non bene ma benissimo a blindarla: un gioiellino d’arte grande e immortale (la prima opera architettonica di Bernini a Roma, con la splendida statua della santa martire che è la prima scultura “vestita” dello stesso Bernini) doveva diventare l’orinatoio degli aficionados delle case d’appuntamento della zona? o punto di riferimento dello spaccio, o peggio ancora?» (Sump)
C’è chi riassume il perché in un «tutti ci rinchiudiamo da qualche parte (metaforica o reale), tutto diventa indifendibile » (il moralista)?
O in un: «Viviamo tutti una vita enormemente meno libera di quella che vivevamo una volta, anche solo 30/40 anni fa. È fisicamente percepibile, chi ha l’età se lo ricorda bene. Tutto questo mentre: a) l’anomia del sistema sociale cresceva irresistibilmente; b) cresceva a dismisura la proclamazione dei diritti e, dunque (presuntivamente) si innalzava il livello di (sedicente) democrazia. Prima: l’idea (cattolica) che il mondo non sarà mai perfetto, che il meglio è nemico del bene e che l’essenziale era l’educazione, religiosa e dunque morale, del popolo. Poi: l’idea (anticristiana) di sradicare, in nome della libertà, la morale e riempire di regole la società. Proibito insegnare che non si deve rubare perché è un peccato, ma cancelli dappertutto perché se no tutti rubano tutto. Rubano lo stesso, e tu non puoi più sederti sui gradini mentre i bambini giocano» (Leonardo)
Ma forse la diagnosi non è nei perché espliciti, ma nei lapsus.
Così capita che, pur ammettendo le chiese (e la Chiesa) erano «un tempo luogo di asilo civile fin dal medioevo», non si riesca a riconoscere che non un evento qualunque unisce le persone nella comunità ecclesiale, ma l’EVENTO le rende capaci di COMUNIONE (molto più che conoscenza e incoraggiamento); e appartiene allo stesso livello di decadenza testimoniale, quell’amputazione delle “Missioni” dal nome di una rivista li segnalata (e la stranezza è che quelle commesse la sentano avversaria).
Tutti spunti altrettanto validi, che da un lato fanno tornare al Paolo VI della denuncia dell’egemonia intra-ecclesiale del pensiero non-cattolico, e dall’altro rimandano al dramma della nostra percezione non-rituale dell’esperienza cristiana, che dà per scontato, rimuove, censura o sconfessa l’ INTROIBO AD ALTARE DEI e poi piange il fatto che all’ITE MISSA EST non si sappia proprio cosa dire o fare.
Veni, Sancte Spiritus, et emitte cælitus lucis tuæ radium.
(Veni per Mariam).
Caro Luigi, mi spiace contraddirla, ma lì la cancellata c’è già… e la chiesa è sempre chiusa…tranne che negli orari delle celebrazioni… ci ho fatto quattro anni… e i parrocchiani mica era contenti… però…
vuolsi così cola dove si puote
ciò che si vuole. E più non dimandare…
Una quindicina di anni fa la diocesi di Novara organizzò un convegno di studi sul sagrato, chiamando a parlare storici, liturgisti, architetti, sociologi… Gli atti sono pubblicati in un volume che ha come titolo “Il sagrato”.
Sull’intervento di Lycopodium (ieri sera, h 18:04):
la diagnosi mi appare lucidissima, le conclusioni fanno tremare. Mi associo alle preghiere finali.
Maioba c’è la cancellata sulle scale, ma davanti c’è la piazzetta – e io temevo che venisse chiusa anche quella. O sbaglio chiesa e piazza?
no non sbaglia… la cancellata è solo sulla chiesa… La piazzetta non la chiuderanno (spero) perchè ci sono gli accessi a due palazzi e ad un commissariato di P.S..
Nel nartece (o narcete, che dir si voglia… 🙂 ) di Sant’Eusebio, ogni notte dormono tre o quattro barboni che scavalcano la cancellata… come è tradizione: fatta la legge, trovato l’inganno, che vengono (mal)sopportati da chi poi apre la chiesa… E tuttavia resta il fatto che una cancellata dà sempre l’idea di prigione: preserva ma chiude… Non è proprio una bella immagine di Chiesa (stavolta con la C maiuscola).
saludus
Grazie maioba, tu si che sei un grande, non ti sei chiuso a riccio sul nartece ma ti sei aperto al narcete.
Uhm, questa storia del “narCeTe” mi pare di averla già sentita …