Domenica pomeriggio in coda a una conferenza a Brescia (vedi primo commento al post del 18 ottobre) sui cinquant’anni dall’annuncio del Vaticano II, mi viene posta questa domanda: “Lei parla in positivo di uno stato di concilio permanente, che dura da allora e che comporta diversità di opinioni. E sta bene, ma non è troppo quello che vediamo? Sul Corriere della Sera di oggi leggiamo a pagina 5 del cardinale Bagnasco che dice ‘no’ all’ora di religione islamica e a pagina 6 troviamo il cardinale Martino che dice ‘sì’. Il continuo dibattito non è debolezza?” – “No, in questo caso è un vantaggio” è stata la mia risposta: “Sull’insegnamento islamico nella scuola di Stato non è necessaria l’unità. E’ una materia politica che non tocca la fede e dunque del tutto opinabile. Una varietà di posizioni rende evidente questa libertà“. – Sull’argomento Liberal pubblica oggi un mio approfondimento informativo che ricorda la posizione possibilista del cardinale Ratzinger quando la questione fu discussa in Germania e una conferma di essa che diede poi da papa in un’occasione particolare. Anche il cardinale Ruini tre anni addietro non si era detto contrario, pur ponendo condizioni esigenti. Il testo dell’articolo nel primo commento a questo post.
Bagnasco dice “no” e Martino “sì”: meno male!
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[Segue dal post] Ecco il testo del mio articolo pubblicato oggi da “Liberal”:
La proposta di un’ora di islam nelle scuole di Stato ha provocato grande dibattito e l’impressione di un “no” della Chiesa che in verità è solo un invito alla prudenza: a bilanciare l’obiezione del cardinale Bagnasco c’è non solo il parere favorevole del cardinale Martino ma anche la memoria dell’atteggiamento possibilista del cardinale Ratzinger e dell’arcivescovo Kasper quando la questione fu discussa in Germania. Atteggiamento confermato poi in un’occasione particolare da Papa Benedetto.
La proposta è venuta venerdì da “Farefuturo”, la fondazione che fa capo al presidente della Camera Gianfranco Fini e suona così: “Introdurre l’ora di religione islamica facoltativa nelle scuole pubbliche”. Sabato sono arrivate le posizioni in contrasto dei cardinali Angelo Bagnasco presidente della Cei e Renato Raffaele Martino presidente del Consiglio vaticano Giustizia e Pace.
Martino aveva sostenuto quella posizione già nel marzo del 2006 e anche allora la sua uscita aveva provocato reazioni dentro e fuori il mondo ecclesiastico. “Gli immigrati musulmani hanno diritto di istruirsi nella propria religione”, è tornato a dire sabato, purchè ciò sia fatto con i “debiti controlli”. Un tale insegnamento – ha aggiunto – potrebbe essere un argine al “radicalismo”.
La sua contrarietà il presidente della Cei l’argomenta paragonando l’ipotetica ora di islam a quella cattolica prevista dell’articolo 9 del Concordato “in quanto la conoscenza del fatto religioso cattolico è (considerata) condizione indispensabile per la comprensione della nostra cultura”. Mentre l’insegnamento islamico sarebbe una “catechesi confessionale”.
Qui il cardinale Bagnasco ha ragione e certamente l’ora islamica – se dovesse esserci – dovrebbe avere altra giustificazione: dovrebbe qualificarsi come un gesto di accoglienza e insieme una provocazione a un pieno inserimento nel nostro ordinamento. Dovrebbe esservi infatti un accordo tra lo Stato e le comunità islamiche – che però fino ad oggi non hanno una rappresentanza unitaria – per la scelta dei docenti, per la fissazione dei programmi e per il controllo delle modalità dell’insegnamento, che ovviamente dovrebbe svolgersi in italiano e dovrebbe essere unico per alunni provenienti anche da paesi diversi: e sono tutte condizioni di contrasto a un’impostazione fondamentalista.
Interessante è la disputa sulla stessa materia già svolta dai tedeschi, con un quindicennio di anticipo sulla nostra. Il primo a dare un parere favorevole fu nel 1995 l’arcivescovo di Stoccarda Walter Kasper, ora cardinale e presidente del Consiglio vaticano per l’unità dei cristiani. Disse allora – per esempio in un’intervista ad Avvenire del 15 febbraio di quell’anno – che quell’insegnamento poteva essere giustificato con il principio della libertà religiosa purchè si riuscisse a stabilire condizioni “valide” quanto al reclutamento degli insegnanti e alla garanzia che non svolgessero un “indottrinamento antidemocratico”.
Simile fu l’indicazione data più tardi dal cardinale Ratzinger in un’intervista del 1999 al settimanale Welt am Sonntag: le organizzazioni islamiche richiedenti quell’insegnamento avrebbero dovuto attestare “una piena adesione alla Costituzione” tedesca e dare garanzie che non venisse a realizzarsi “un indottrinamento ma un’informazione equilibrata e oggettiva sull’Islam”.
In seguito la Conferenza dei vescovi tedeschi adottò un atteggiamento di “favore” in linea di principio, lasciando ai vescovi dei singoli Land di pronunciarsi nel merito delle singole proposte. In alcuni Land quell’insegnamento è stato sperimentato, tra questi c’è la Renania-Vestfalia, dove vivono circa un milione di musulmani. Il presidente del Land Jürgen Rüttgers il 12 giugno 2006 ne parlò con Benedetto XVI e riferì alla Radio Vaticana che il Papa “ritiene molto importante che i bambini musulmani possano avere la possibilità di frequentare nelle nostre scuole un’ora di religione musulmana in lingua tedesca, con insegnanti formati in Germania e sotto la vigilanza della scuola”.
In occasione della polemica italiana del 2006 si era avuto un parere elastico – ma più esigente nel porre condizioni – anche dal presidente della Cei di allora, il cardinale Camillo Ruini: “In particolare occorre che non vi sia contrasto nei contenuti dell’insegnamento rispetto alla nostra costituzione, a esempio riguardo ai diritti civili, dalla libertà religiosa alla parità tra uomo e donna e al matrimonio”.
Luigi Accattoli
Bagnasco,
gioca con troppa facilità sulla politica delle parole.
In molte diocesi,
compresa o soprattutto Roma,
dal Vescovo (cardinal Vicario),
l’ora di religione,
viene richiesta agli insegnanti di Religione,
come momento di catechesi,
e per nulla affatto come momento di comprensione culturale del vissuto italiano.
Continuiamo a farci del male così.
Si possono prendere in giro le persone che NON SANNO.
Ma le mie fonti sono dirette.
Bagnasco,
si metta d’accordo con i neuroni suoi e di tutta la gerarchia,
e poi parli con chiarezza,
senza infingimenti politici o clericali.
Sarebbe una bella testimonianza.
Ovviamente,
alcuni si possono ritenere offesi da queste verità,
ma se credi Luigi che io possa dire quello che sento,
oppure le devo tacere.
Poi ovviamente ci sono le affermazioni ufficiali,
ma quelle sono per rabbonire i mass-media….
Se non si esce dal senso del potere che fornisce il monopolio sulla religione
o sul suo supposto insegnamento cattolico,
non si caverà un ragno dal buco.
Ma questa è la realtà umana,
soprattutto in Italia.
Ti ringrazio Luigi di avermi fatto capire che, essendo materia opinabile, non c’era nessun contrasto tra i due cardinali. Infatti i contrasti nella Chiesa mi rattristano sempre molto.
a proposito di sì e di no…
http://www.corriere.it/notizie-ultima-ora/Esteri/Chiesa-Papa-approva-costituzione-accogliere-anglicani/20-10-2009/1-A_000055066.shtml
però che bellissima notizia!!
Forse che l’essere possibilisti,l’aprirsi agli altri, l’accoglienza, sia l’unica maniera per mantenere la Chiesa unita? Forse che, invece di avere disparate opinioni e discutere tra noi cattolici, dovremmo sostenere gli sforzi che il nostro Pastore opera ? E se provassimo a comprendere, qualche volta, invece di criticare?
Se tale Costituzione approvata dal Papa prevede di poter ordinare come sacerdoti cattolici chierici anglicani sposati, suppongo lo stesso trattamento valga per i tanti sacerdoti sposati che han dovuto abiurare. Ma su questo aspetto vengo assalita da molti dubbi…moltissimi dubbi!
Ti abbraccio forte forte pri.
Clo, non correre!!
Io penso che questi chierici anglicani sposati che potranno essere ordinati sacerdoti cattolici siano tutti coloro che si sono convertiti al Cattolicesimo. Che devono fare divorziare o abbandonare le famiglie? Anzi!, comprenderanno molto meglio le problematiche delle persone/anime a loro affidate.
Un grande plauso , secondo me, dovrebbe andare a questo passo del Papa verso un’accoglienza “difficile” che, già dalle prime battute, comincia a far discutere.
E, comunque, io avevo linkato quell’articolo per la coincidenza dei no e dei sì, e non vorrei che questo OT dispiacesse Luigi che aveva proposto un soggetto totalmente diverso. Me ne scuso.
Un abbraccio a te sorellina Clo.
Sui contrasti tra le dichiarazioni dei prelati. E se i prelati parlassero un po’ meno? Soprattutto: se non sentissero il bisogno impellente di stare sulla (pseudo)notizia del giorno?
A me piace molto la risposta (spesso citata da Giuliano Ferrara) di Ciu En Lai a chi gli chiedeva un giudizio sulla rivoluzione francese: “Troppo presto”.
Anche a te Pri. Sul tema proposto da Luigi, sai come la penso…non per fare il bastian contrario, ma credo che la grande difficoltà per l’’insegnamento dell’Islam nelle scuole sia proprio di ordine tecnico, pratico: in primis circa il reclutamento di chierici preparati (imam) cosa di per sé difficile se si pensa che non si riescono a trovare bravi insegnanti cattolici, figuriamoci!! secondariamente, si fa per dire, per l’essenza stessa della religione islamica, la quale -esclusa l’ala mistica -sufi- di sublime profondità- nasconde dei semi, a mio avviso,mortiferi. E’ inutile camuffare la realtà, forse per alcuni il mio punto di vista sembrerà non originale e falsato dal pregiudizio [considerazione del tutto superficiale]. Invero proprio per averlo approfondito posso dico che di fatto nell’Islam non c’è separazione tra religione e politica. Qui non abbiamo una gerarchia, uno sviluppo organico, un processoper cui si fa appello ad un punto di riferimento, a un vertice, ad una guida. Piuttosto l’Islam e la Sharia costituiscono un sistema omnicomprensivo per organizzare la società ad ogni livello.. E’ questa realtà che pone la Sharia in contrasto con tutte le forme di governo basate su qualcosa che non sia il Corano o la Sunna, e questa è la nota dolente. Che i comandamenti del Corano non siano violenti è una mistificazione, e i violenti precedenti stabiliti da Maometto determinano il tono della visione Islamica della politica e della storia mondiale. Di qui tutte le religioni che non professano l’Islam sono condannate e condannabili. Gli studiosi Islamici dividono il mondo in due sfere di influenza, la Casa dell’Islam (dar al-Islam) e la Casa della Guerra (dar al-harb). Islam significa sottomissione a Dio, e in una visione più ampia la Casa dell’Islam include quelle nazioni che si sono sottomesse all’ordinamento Islamico, vale a dire, le nazioni governate secondo la Sharia, la legge Coranica. Il resto del mondo, che non ha accettato la legge Coranica e quindi non è in uno stato di sottomissione, esiste in uno stato di ribellione o di “guerra” contro il volere di Allah.Ovviamente alcuni Musulmani possono sinceramente considerare la loro religione come “pacifica” — ma solo in quanto ignorano i suoi veri insegnamenti—- Vi suggerisco un test infallibile per gli Occidentali che credono che l’Islam sia una religione di “pace” e di “tolleranza”: prova a sostenere il concetto di pace efratellanza imbracciando una croce in un angolo di strada qualsiasi a Ramallah, o a Riyadh, o a Islamabad, od in qualsiasi altro posto nel mondo Musulmano: non sopravvivreste più di cinque minuti. Ve lo dice una che ha frequentato per anni la casa di una signora nativa di Dubai: è stata presa a sassate in pubblica piazza per aver, vinta da un malore, aver osato masticare una caramella nel mezzo del ramadam…Non capisco di quale ora di religione stiamo parlando!
Luigi,
bene tutte le voci e le opinioni di autorevoli prelati che riporti nel tuo articolo.
Ma trattasi solo ed esclusivamente di persone che hanno un palese conflitto d’interessi.
Mi piacerebbe per una volta sentire la voce dei laici, tutti, titolari della cittadinanza di una repubblica democratica e laica, unici abilitati a decidere forme di governo, tipo di istituzioni, forme di promozione della cultura e dello sviluppo della società.
Mi pare che il mondo cattolico abbia raggiunto un tale livello di autoreferenzialità da parlare e discettare su tutto inclusa la politica, che per definizione regola i principi generali, con l’unica lente della religione e del magistero della chiesa cattolica.
La scuola pubblica garantita a tutti dallo stato è non è un’istituzione laica?
Allora senza dimenticare le stranote radici culturali della nazione italiana, e nel rispetto della libertà di culto di tutti quelli che ne hanno uno, si può pensare di introdurre nella scuola pubblica una materia sulle religioni : storia, antropologia, usi, costumi, tradizioni e tutto quel che si vuole evitando così il radicalismo e i fanatismi religiosi?
E lasciare che le chiese così come avviene oggi, si gestiscano autonomamente al proprio interno lo spazio catechistico nel rispetto della Costituzione e delle leggi nazionali?
Oppure dobbiamo continuare a sorbirci il cretino di porta a porta che descrive il corano come un manuale di guerriglia e il vangelo come un manuale di sottomissione?
Ieri sera; domanda del cretino al rappresentante islamico:
Com’è che i kamikaze che si fanno esplodere vengono tutti trovati con brani del corano mentre se leggo la Bibbia o il Vangelo di Giovanni non leggo alcuna violenza preventiva contro le altre religioni?
Ovvero, attenzione perché l’insegnamento della religione islamica nella scuola (questo il titolo della puntata) potrebbe allevare serpi in seno e potenziali kamikaze, assassini.
Dimentica, il cretino, che le più grandi stragi e ingiustizie nei confronti dell’umanità sono state compiute da pii cristiani e piissimi cattolici che brandivano Bibbia Vangelo. Crociate, inquisizione ed altro.
Ribadisco che, anche se non lo sa nessuno, la norma del Regio Decreto 28 febbraio 1930, n. 28, articolo 23, già comma 2 (ora comma 1) qui sotto riportata è perfettamente vigente. La segnala come tale una pubblicazione della Presidenza del Consiglio del 1995, tra parentesi la versione novellata da essa riportata. Se un certo numero di genitori islamici lo desidera ottiene l’ora islamica alle condizioni qui riportate, inferiori a quelle proposte da Urso.
QUANDO IL NUMERO DEGLI SCOLARI LO GIUSTIFICHI E QUANDO PER FONDATI MOTIVI NON POSSA ESSERVI ADIBITO IL TEMPIO, I PADRI DI FAMIGLIA PROFESSANTI UN CULTO DIVERSI DALLA RELIGIONE DELLO STATO POSSONO OTTENERE CHE SIA MESSO A LORO DISPOSIZIONE QUALCHE LOCALE SCOLASTICO PER L’INSEGNAMENTO RELIGIOSO DEI LORO FIGLI: LA DOMANDA È DIRETTA AL PROVVEDITORE AGLI STUDI, IL QUALE, UDITO IL CONSIGLIO SCOLASTICO, PUÒ PROVVEDERE DIRETTAMENTE IN SENSO FAVOREVOLE. IN CASO DIVERSO E SEMPRE QUANDO LO CREDA, NE RIFERISCE AL MINISTERO DELL’EDUCAZIONE NAZIONALE (Ministero della Pubblica Istruzione), CHE DECIDE DI CONCERTO CON QUELLO DELLA GIUSTIZIA E DEGLI AFFARI DI CULTO (dell’Interno). NEL PROVVEDIMENTO DI CONCESSIONE DEI LOCALI SI DEVONO DETERMINARE I GIORNI E LE ORE NEI QUALI L’INSEGNAMENTO DEVE ESSERE IMPARTITO E LE OPPORTUNE CAUTELE.
Caro Ceccanti, pensavo proprio a lei!! ho ascoltato dal Tg1 che le motivazioni della sentenza sul lodo Alfano ci mettono d’accordo. Infatti sembra che davanti alla legge siamo tutti uguali (come dicevo io) e che sarebbe ingiusto che il premier avesse trattamento speciale rispetto ai ministri dello stesso governo (come diceva lei).
Saluti e grazie anche per questo ulteriore contributo
Ma il regio decreto si riferisce, se non sbaglio, a insegnamento confessionale nei locali scolastici, non a insegnamento curriculare della religione a carico delle scuole.
esatto, Luca!
Senatore Ceccanti: sarebbe come dire che il parroco chiede al sindaco l’utilizzo delle scuole per fare il catechismo, laddove non abbia una struttura adeguata al caso.
Non parla di insegnamento curricolare, di programmi ministeriali. E’ insegnamento religioso, catechistico… non altro!
Sulla notizia degli anglicani, Luigi: facci presto un post! al di là dei problemi (sarei anch’io del parere di Clodine di ammettere all’esercizio delle funzioni presbiterali i tanti preti sposati, ma il problema è che i nostri si son sposati dopo l’ordinazione, mentre agli aglicani l’ordinazione va conferita perchè non valida: quindi uomini sposati vengono ordinati e non uomini ordinati si sposano… è una differenza sostanziale!), al di là dei problemi dicevo, posto solo questa frase del comunicato stampa:
Secondo il Cardinale Levada: “Il Santo Padre Benedetto XVI spera che i chierici e fedeli anglicani desiderosi dell’unione con la Chiesa Cattolica troveranno in questa struttura canonica l’opportunità di preservare quelle tradizioni anglicane che sono preziose per loro e conformi con la fede cattolica. In quanto esprimono in un modo distinto la fede professata comunemente, tali tradizioni sono un dono da condividere nella Chiesa universale. L’unione con la Chiesa non richiede l’uniformità che ignora le diversità culturali, come dimostra la storia del cristianesimo. Inoltre, le numerose e diverse tradizioni oggi presenti nella Chiesa Cattolica sono radicate tutte nel principio formulato da san Paolo nella sua Lettera agli Efesini: “Un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo” (4, 5). La nostra comunione è quindi rafforzata da simili diversità legittime, e siamo pertanto felici che questi uomini e donne offrono i loro contributi particolari alla nostra comune vita di fede.
@ Ceccanti
Caro senatore,
in ogni caso a me pare che la legge di cui lei cortesemente ci ha edotti, così com’è, sia il solito pateracchio all’italiana degno del miglior regolamento di condominio.
Imprecisa, variamente interpretabile e praticamente impossibile da attuare in questo Stato così com’è strutturato.
Come vede anche l’amico Grasselli delinea e precisa i contorni attuativi in atro modo.
Ora, una per tutte, in questo paese ci si può esprimere dialetticamente e formalmente in modo diretto, chiaro; poche parole maledette e subito e a prova di cretino, senza ricorrere a esegeti o a terzi esperti in lettura della palla o della mano?
Se si, di grazia, si può pretendere da uno stato laico una pubblica istruzione aperta a tutti senza esclusioni e che tratti temi di carattere generale come le religioni lasciando ai titolari ecclesiastici dei rispettivi culti e dei loro adepti le catechesi, l’iniziazione, lo studio, gli approfondimenti, le liturgie, ecc?
Insomma tra qualche anno, pare una decina, avremo sindaci di importanti comunità come quella di Prato, cinesi e di altre forse di islamici nati in Italia.
In questa prospettiva non del tutto peregrina, è pensabile di risolvere una questione delicata come questa con il buon senso oppure continuare a ciurlare nel manico mantenedo il regime di monopolio quando ormai un terzo degli acquisti si fanno in internet e la gran parte delle informazioni del pianeta passa sulla stessa rete?
Li dove avviene l’interscambio mondiale del pensiero in tutte le sue forme, qualcuno si è immaginato di imporre stilemi e regole univoche?
Che rilevanza hanno le omelie di sacerdoti o i blog settari e religiosi nel contesto di un network planetario?
Forse è ora di usare il linguaggio del si, si e del no, no, per tutti.
—
Voce di un cattolico ex DC iscritto nel Pd.
Esiste un principio sacrosanto secondo il quale il punto di vista laico, razionale e politico, è determinate e deve discernere quando una religione non contraddice i diritti fondamentali dell’uomo, non si oppone su punti qualificanti al bene comune, non predica la violenza, ma anzi, corrisponde costruttivamente alla nostra civiltà, consapevole che essa non esprime solo una posizione di parte, ma incarna valori universali, come la libertà, l’uguaglianza, lo Stato di diritto, la parità uomo e donna e così via. Allora, e solo allora, si può discutere, ma senza prescindere da quei punti cardine. Viceversa si rende necessario per la politica esaminare le religioni, ed ha il dovere di farlo, proprio per il mandato ricevuto dai cittadini di orientare al bene comune, garantendo un pubblico dibattito razionale, nella libertà e nella partecipazione, questo perché sono considerati essi stessi valori imprescindibili per un stato che sia di diritto. Da questa analisi si desume che alcune religioni promuovono l’accoglienza, valorizzano la libertà e l’uguaglianza, danno garanzie sul rispetto dello Stato contro ogni forma di integralismo o fanatismo politico –e questo è il caso del cristianesimo, checché ne diciate- ed altri NO! Nei paesi musulmani –e non solo questi- non si apre nessun dibattito analogo né potrebbe essere minimamente contemplato. Quindi, sul problema che stiamo affrontando la questione è aperta e merita uno sguardo attento politicamente parlando. L’accoglienza è una cosa, accettare un corpo estraneo è un’altra: e la religione islamica E’ un corpo estraneo, lo p rispetto alla nostra cultura punto
@Nino dall’ ultima crociata o inquisizione troppa e tanta ne passò d’acqua sotto i ponti, troppi e tanti eventi ne son seguiti, troppi e tanti “perdono” son stati chiesti . Forse, ora, è il caso di rimettere in ordine l’orologio della storia : 2009 del calendario gregoriano –relativo- al 1430 di quello islamico!E questo la dice lunga!
qualcuno si ricorda la Oriana Fallaci? e quel suo menzionare l’Eurabia nei suoi ultimi libri?
Dite che potrebbe cominciare così?
Non so se alcuno di voi ha letto l’articolo di Alberto Melloni sul Corsera di oggi
si intitola “Le lezioni di religione? col modello attuale non si impara nulla”
leggetelo .
trovo molto giusta questa frase “non so se l’episcopato ripenserà mai questo insegnamento che ha fabbricato , a conti fatti, più agnostici dell’ora di ateismo della scuola brezneviana”
@Clodine
“dall’ ultima crociata o inquisizione troppa e tanta ne passò d’acqua sotto i ponti, troppi e tanti eventi ne son seguiti, troppi e tanti “perdono” son stati chiesti ”
——–
Il numero dei perdoni richiesti è proporzionale al numero delle offese e delle ingiustizie subite.
Troppe, tante, gravi e profonde ferite e divisioni tra gli stessi fratelli nella fede e il resto dell’umanità ci hanno lasciato quelle robe come l’inquisizione morta solo 150 anni fa o gli ebrei rinchiusi nel ghetto di Roma, vestiti da somari e presi a calci nel sedere durante il carnevale in via del Corso tra piazza Venezia e piazza del Popolo fino al 1850.
Basta con le contrapposizione dogmatiche e le guerre di religione con la mia è meglio della tua, la mia è verità, la tua menzogna e violenza e così di seguito.
“L’unione con la Chiesa non richiede l’uniformità che ignora le diversità culturali, come dimostra la storia del cristianesimo.”
A parte questa felicissima affermazione di Levada, questa storia della “prelatura” anglicana non mi rende affatto felice…
e te pareva!
Il sig. Leonardo dovrebbe essere contento del nostro ritrovato dissenso.
@Clodine
Scusa ho riletto il tuo post che condivido solo per la parte in cui tu dici: “Esiste un principio sacrosanto secondo il quale il punto di vista laico, razionale e politico, è determinante e deve discernere quando una religione non contraddice i diritti fondamentali dell’uomo, non si oppone su punti qualificanti al bene comune, non predica la violenza, ma anzi, corrisponde costruttivamente alla nostra civiltà, consapevole che essa non esprime solo una posizione di parte, ma incarna valori universali, come la libertà, l’uguaglianza, lo Stato di diritto, la parità uomo e donna e così via”
———
Questo è corretto e condivisibile non l’inverso.
Cioè quando altri pulpiti vorrebbero o preterebbero di sostituirsi a quello che tu definisci “punto di vista laico”.
Dato questo dibattito, ho deciso di farne un’interrogazione parlamentare
ISLAM: CECCANTI, ATTENZIONE AD INTERPRETARE BENE LE LEGGI VIGENTI
Il senatore del Pd Stefano Ceccanti presenta interrogazione ai Ministri Maroni e Gelmini
“Mentre si dibatte di nuovi insegnamenti religiosi emerge una pressoché totale ignoranza della normativa vigente in materia e dei problemi che essa già pone”. Lo dichiara il senatore del Pd Stefano Ceccanti che poi continua: “Per questo, rispetto al vigente comma 2 dell’articolo 23 del Regio Decreto 28 febbraio 1930, n. 289, che consente a genitori di culti non cattolici di richiedere e ottenere locali scolastici per l’insegnamento religioso dei loro figli ‘con le opportune cautele’, ho chiesto con un’interrogazione al Ministro della Pubblica Istruzione, Maristella Gelmini, e al Ministro dell’Interno, Roberto Maroni, di adottare i provvedimenti necessari al fine di assicurare che tali opportune cautele siano intese, nel mutato contesto costituzionale e ordinamentale, nel senso di assicurare che l’insegnamento impartito, di qualsiasi religione, risulti pienamente conforme ai principi della Costituzione repubblicana”.
Roma, 20 ottobre 2009
INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE
Al Ministro della Pubblica Istruzione
Al Ministro dell’Interno
Premesso che:
anche sulla base del parere del 25 ottobre 2000 della Commissione consultiva per la libertà religiosa operativa presso la Presidenza del Consiglio nel nostro ordinamento risulta ancora pienamente vigente il comma 2 dell’articolo 23 del Regio Decreto 28 febbraio 1930, n. 289 – ” Norme per l’attuazione della Legge 24 giugno 1929, n.. 1159, sui culti ammessi nello Stato”;-
il testo vigente di tale comma, adeguato alla attuale struttura dei Ministeri, stabilisce che :”Quando il numero degli scolari lo giustifichi e quando per fondati motivi non possa esservi adibito il tempio, i padri di famiglia professanti un culto diversi dalla religione dello Stato possono ottenere che sia messo a loro disposizione qualche locale scolastico per l’insegnamento religioso dei loro figli: la domanda è diretta al provveditore agli studi, il quale, udito il consiglio scolastico, può provvedere direttamente in senso favorevole. in caso diverso e sempre quando creda, ne riferisce al ministero della pubblica istruzione, che decide di concerto con quello della giustizia e dell’interno. Nel provvedimento di concessione dei locali si devono determinare i giorni e le ore nei quali l’insegnamento deve essere impartito e le opportune cautele.”;
si chiede di sapere:
se non ritengano doveroso, nell’ambito dell’attuale dibattito sui nuovi insegnamenti religiosi in cui si evidenzia la mancata considerazione della normativa vigente in materia, adottare i provvedimenti necessari al fine di assicurare che “le opportune cautele” di cui all’articolo 23, comma 2, del regio decreto 28 febbraio 1930, n. 289, siano intese, nel mutato contesto costituzionale e ordinamentale, nel senso di assicurare che l’insegnamento impartito, di qualsiasi religione, risulti pienamente conforme ai principi della Costituzione repubblicana.
CECCANTI
prelature personali?
una delle prime..
quelle dei militari….
tutti i militari che stanziano sul territtorio della propria nazione hanno come vescovo l’ordinario locale,
ma per loro siste il vescovo castrense che prende i militari di tutte le diocesi
e le avoca a se
con la scusa che quelli che stanno nei paesi in guerra
l’Ordinario locale non può pensarci,
Mma la realtà è che nella maggioranza dei casi
i militari credenti, praticanti e impegnati
fanno riferimento al vescovo locale (chiesa locale) e non a quello castrense.
Dati alla mano.
Quindi dalla prelatura castrense,
non era difficile creare le altre prelature personali,
opus dei,
integristi (come i francesi chiamano i lefevriani)
gli anglicani integristi, incapaci di sopportare il confronto e di portare le proprie responsabilità in solido nella propria tradizione/confessione,
come fu capace fr. Roger con il pieno appoggio persino di “apostolici” personaggi…
Diverremo ricettacolo degli insoddisfatti, degli incapaci di confrontarsi con il mondo, degli incapaci di evangelizzarlo,
ma di rifugiarsi tra le sicura alte mura leonine dell’ovile,
dimentichi
di essere mandati
come agnelli in mezzo ai lupi?
E’ dura stare nel mondo,
quando gli altri non mi capiscono,
quando il mio Cristo viene confuso con cristiani paurosi, pavidi,
è dura cercare di dare conto di un Cristo che mi chiama continuamente
a farmi amare,
mentre mi prendono in giro,
perchè i miei fratelli hanno dato l’esempio di
un Cristo che impone,
che accoglie attraverso strutture clericali,
ma solo per fregarti, per convertirti….
Ma sono tanti i cristiani,
che come fr. Charles,
sono tra i “tuareg” di questo mondo
a dare testimonianza,
senza nulla imporre,
ma chiedendo di amare,
con questo amore
così terribilmente povero…..
don78
era ora che ricominciassi a sentirti preoccupato…. 🙂
@Don78 sono d’accordo con te, anzi, a dirla tutta, a me scandalizzò financo la prelatura dell’Opus Dei, figuriamoci!
@Nino, questo è un dilemma dal quale non se ne esce: il discorso dell’ora d’Islam legittima anche l’ora di quella ortodossa, buddista ecc… arriveremmo ad una vera e propria lottizzazione dei vari “credo” in cui alla fine si fa il computo delle presenze, una sorta di competizione assolutamente controproducente.
Sono d’accordo con il cardinale Tonini che afferma con la saggezza che lo contraddistingue :” Capisco le intenzioni ma dietro queste proposte c’e’ pressapochismo. Ci vuole massima prudenza nell’approccio con l’Islam”. Secondo il porporato, “si tratta di un’idea impraticabile, non attualizzabile nel nostro momento storico”.
.
@Clodine
“il discorso dell’ora d’Islam legittima anche l’ora di quella ortodossa, buddista ecc… arriveremmo ad una vera e propria lottizzazione dei vari “credo” in cui alla fine si fa il computo delle presenze, una sorta di competizione assolutamente controproducente.”
——–
Scusa cara Clodine, i casi sono due o tu non hai letto i miei post o io mi sono espresso in modo equivoco. Chiarisco.
Proprio per quello che tu giustameste dici.
In alternativa e in sostituzione dell’ora di religione così come è oggi, propongo un’ora di storia generale delle religioni impartita da laici di nazionalità italiana, che rispondano ai requisiti stabiliti in un pubblico concorso emanato dal Ministro dell’Istruzione.
In poche parole, nessun sacerdote di nessuna religione o laico abilitato da un vescovo o imam o rabbino o quello che vuoi, entra più in una scuola pubblica a fare lezione sulla propria religione.
Ma un cittadino di nazionalità italiana che vince un pubblico concorso per titoli ed esami il quale pur essendo : ateo, agnostico, ebreo, cattolico, mussulmano, buddista, (affari suoi) impartirà una lezione di storia delle religioni secondo le direttive e sui testi predisposti dal Ministero della Pubblica Istruzione della laica repubblica italiana.
Le chiese , così come fanno ora, si occuperanno della “salute” spirituale dei loro adepti: catechesi, sacramenti, percorsi per il cammino di fede, ecc.
E lo Stato laico si occuperà della “salute civica” dei cittadini in cui tutti, incluso le qualsivoglia religioni hanno libertà di culto e pari diritti come prevede la Costituzione repubblicana.
don78,
ciao carissimo,
“A parte questa felicissima affermazione di Levada, questa storia della “prelatura” anglicana non mi rende affatto felice”
——
A me fa sbellicare dalle risate.
Pensare che bastava accordare un divorzio.
Mah!
Scusa Luigi ma quello che dice Ruini su un insegnamento dell’Islam che sia rispettoso della 2libertà religiosa 2 e della prità fra uomo e donna non ha senso.
vorrebbe dire trasformare l’Islam come piace anoi occidentali. ma non è giusto e non è affatto rispettoso di un’altra religione fare questo.
per l’Islam l’idea di lebertà religiosa è una bestemmia. Tu pensi che , in un paese islamico, poniamo l’Iran o l’Algeria, uno goda di “libertà religiosa”
we se nei loro paesi le donne non godono degli stessi diritti degli uomini, perchè mai in Italia dovrebbero insegnare che è giusto così?
io trova queto Islam “rivisto e corretto” secondo quanto piace a Ruini o a me o a te, la cosa più irrispettosa di un’altra religione che abbia mai sentito.
Mi sa che sulla decisione presentata oggi da Levada c’è un pò di confusione.
1) non c’è alcuna apertura al matrimonio presbiterale: si accolgono preti già sposati, che peraltro saranno nuovamente ordinati secondo la disciplina cattolica; i preti futuri di tali comunità già anglicane dovranno essere celibi;
2) i vescovi sposati non resteranno tali nella Chiesa cattolica: saranno ordinati presbiteri; manterranno la dignità e l’ufficio episcopale solo quelli celibi;
3) potranno passare alla Chiesa di Roma non solo singoli, ma intere comunità, esperiti ovviamente i dovuti passi;
Ho visto che alcuni TG hanno presentato sensazionalisticamente la cosa come una generica apertura all’idea del clero uxorato. Non è affatto così, mi pare invece che questo documento vaticano sia una obiettiva messa a punto (e anche una mezza gelata) su troppe false speranze, coltivate a forza di equivoci e suggestioni.
Inoltre, non vi sarà alcuna Prelatura, la cui forma canonica non si attribuisce con alcuna disinvoltura (tant’è vero che l’ipotesi di assegnarla ai lefebvriani è molto contrastata, e io penso giustamente).
Vi saranno tutt’al più degli ordinariati, che esistono non solo per i fedeli e i preti castrensi, ma anche per alcune comunità minoritarie (in rito e tradizione ecclesiale) inserite in diocesi della Chiesa latina.
Mi piace pensare che per avere lo status della Prelatura si debba dimostrare e comprovare di essere leali e seri.
Come lo sono quelli dell’Opus Dei.
Quanto alle valutazioni di Ruini sull’Islam, mi pare persino elementare assicurarsi e pretendere che qualsivoglia forma di insegnamento e vita pubblica e cultuale di ogni confessione religiosa rispetti nel profondo i nostri principi costituzionali.
Tutto il resto deve essere seriamente e costantemente vigilato, senza alcun complesso di colpa e senza timore di mancare di rispetto ad alcuno.
E’ molto meno rispettoso accettare ipocritamente ciò che invece non possiamo permetterci, soprattutto nelle sue implicazioni educative di lungo periodo.
Come in altri casi, quindi, la messa a punto di Ruini parla a favore della sua intelligenza.
Quel che mi piace, di questa decisione vaticana, è che ribadisce che il vero ecumenismo si fa ritornando nella chiesa cattolica, dove si sta benissimo, “come a casa propria”.
Ciao Francesco,
“Mi piace pensare che per avere lo status della Prelatura si debba dimostrare e comprovare di essere leali e seri.”.
——
Si, in effetti prendersi l’onere di garantire degli affidavit, è un prova indiscutibile di lealtà e serietà.
Ma, insomma, alle “Primarie” di domenica prossima per chi dobbiamo votare ? Per Bagnasco o per Martino ?
Buona notte !
Roberto 55
io francamente ritengo che quel quadro concordatario sia datato perché realizza un compromesso al ribasso in cui la Chiesa concede la fcoltatività e lo Stato il carattere confessionale, pur non catechistico.
Se dovessi esprimere però un auspicio per il futuro, credo non prossimo, a me il quadro concordatario sembra datato. Realizza un compromesso al ribasso in cui la Chiesa concede la fcoltatività e lo Stato il carattere confessionale, pur non catechistico. Molto meglio un insegnamento aconfessionale obbligatorio. La Chiesa cattolica in Italia è in grado di esprimere molti bravi insegnanti anche in questo nuovo quadro e lo Stato avrà da guadagnare da una crescita comune di tutti, non compartimentata per religione di appartenenza.
scusate ho fatto un taglia e incolla sbagliato ripetendo due volte un concetto
“Sull’insegnamento islamico nella scuola di Stato non è necessaria l’unità: è materia politica che non tocca la fede e dunque del tutto opinabile”. (E’ sottinteso: ciò che, invece, tocca la fede, ciò che non è opinabile, presuppone l’unità, è unità. O no?)
Ora accade che di di questo tema o di altri temi che sono “materia politica” parlano – e straparlano- quelli che dovrebbero parlare d’altro, che dovrebbero essere i custodi dell’unità nella e della fede. Ne parlano, da prelati, i prelati (e “meno male”, davvero, che qualcuno dice “no” e qualcun altro dice “sì”).
Ma: e di ciò che non è “opinabile”, di ciò che “tocca la fede”, chi parla?
Ne parlano – e straparlano- i laici. Da laici. Da informatissimi laici. E, naturalmente, qualcuno dice “no” e qualcun altro dice “sì”…
Può darsi che questa seconda aberrazione derivi dalla prima? Oppure sono due mostri che sono nati e cresciuti insieme? Come se ne esce? O uscirne non è più dato e della fede -e dell’unità (“l’unisono, il concorde / di là dal dialogo, di là dal diverbio”)- presto non si troverà più traccia sulla terra?
Io sono felicissimo che un’intera comunità, seguendo l’itinerario esemplare di John Henry Newman, torni nella Chiesa.
Riporto un passo dal blog di Magister, che chiarisce anche il perchè delle rancorose reazioni qui registrate:
«In ogni caso, le comunità pronte a passare alla Chiesa cattolica fanno parte dell’ala “tradizionalista” della Comunione anglicana. Così come tradizionaliste sono le comunità scismatiche lefebvriane con le quali Benedetto XVI sta intensificando gli sforzi perché rientrino nell’obbedienza di Roma. E come attaccate alla grande tradizione sono le Chiese ortodosse con cui l’incontro appare più fruttuoso, con l’attuale pontefice. … Oggi più che mai, con Joseph Ratzinger papa, il cammino ecumenico appare non una rincorsa alla modernità, ma un ritrovarsi sul terreno della tradizione.»
l’Ovile,
non è la Chiesa di confessione romana,
ma la Chiesa di Cristo,
che non si compone di prelature umane,
ma dell’unica confessione di Cristo Signore della Storia.
La Chiesa non è personale di Apollo, Paolo, Cefa,
non è una proprietà personale,
ma è di Cristo.
Che ci si illuda…..
è umano,
ma la storia
di Dio,
ha tempi molto più lunghi
di quella degli uomini.
Felicemente!
Intanto in altri continenti,
quel Popolo di Dio che condivideva la nostra tradizione…
entra e si divide tra varie sette
proposte
dagli USA
con cui Benedetto è andato a festeggiare il suo compleano.
Auguri!
Nino, non essere crudele. 🙂
P.S. E te lo dice uno che non è dell’Opera, sia chiaro.
Qualora lyco si stesse riferendo a me, tengo a precisare che la mia reazione non era affatto rancorosa.
La mia poca felicità per la storia dell’ordinariato anglicano deriva dal fatto che questo papa sta aprendo le porte della chiesa solo ed esclusivamente in un verso, cioè a destra, a gruppi con i quali ci si sta trovando non, come dicono i Magister e i Thompson vari, sul terreno della Tradizione (alla quale tutti siamo immancabilmente legati e che nessun gruppo si può permettere di appaltare in esclusiva), ma su quello della conservazione.
Come dissi ai tempi del ritiro della scomunica: aspetto con pazienza apertura anche nell’altro senso. Statisticamente parlando ho ancora possibilità (legate all’anagrafe) di vedere stagioni diverse.
Visti i dotti commenti approfitto per chiedere: qualcuno sa spiegarmi se una prelatura personale può dirsi simile a una diocesi di rito orientale?
assolutamentissimamente no
io anche come don78 auspico aperture in molti sensi, purchè non fatte a prezzi di sconto
ci vuole fedeltà al Catechismo (pare scontato, ma non è), fedeltà alla Tradizione della Chiesa (intesa come fatto dinamico, non ossificato ma nemmeno banalizzato), fedeltà all’insegnamento dei Concili Ecumenici (e in particolare del Vaticano II onestamente letto e non comodamente estrapolato), ricoscimento cordiale e maturo dell’ufficio petrino e della costituzione gerarchica della Chiesa, appropriato senso liturgico inteso come espressione ecclesiologica e teologica e non come preferenza estetica
verificato tutto ciò (la fedeltà al Vangelo dovremmo averla accertata prima…), possiamo accogliere chiuque!
Il tuo cattolicesimo Fra’ non fa ‘na grinza 🙂
Da manuale!
un caro saluto
Scusa, sono “ignoranterrimo” e le mie idee sono poche e confuse. Le prelature personali e le diocesi di rito orientale hanno almeno in comune il fatto di essere slegate dal territorio o sbaglio?
cmq, per inciso, ogni apertura implica uno sconto….
… ANCHE QUESTE.
Non siamo semplicisti né unilaterali!
No, ogni apertura implica un venirsi incontro e un desiderio di accogliere.
Lo sconto è quando si passa sopra con troppa disinvoltura (anche temporale) a cose essenziali, finendo per perdere di vista nodi molto rilevanti, o perlomeno lasciando questa percezione.
E’ ciò che è accaduto coi lefebvriani, tanto per dire.
Quindi, come vedi, lo dico davvero sia verso destra che verso sinistra.
Sarà bene verificare……
Una realtà diocesana retta da Ordinari “ad hoc”,
guiderà la tradizione Anglicana confluita nella Chiesa Romana,
in cui rimarrà intoccabile la stessa tradizione dell’uxorato.
L’abolizione dell’uxorato è un dato temporale solo della Chiesa latina occidentale,
non lo è mai stato della Chiesa latina d’Oriente,
non lo sarà per la Chiesa cattolica di tradizione Anglicana.
Acquisito questo dato di fatto,
rimangono le domande aperte……..
Andare a vivere in UK,
divenire prete anglicano,
sposarsi,
e chiedere
di entrare nella Chiesa latina-Anglicana.
Voilà
Preti latini conviventi,
potrebbero passare
all’Anglicanesimo,
sposarsi….
e poi……
… si vedrà…..
Certo è dura ammettere
l’ordinazione di uomini sposati al sacerdozio….
….piuttosto tagliarsi le… e far entrare gli integralisti anglicani
nella Chiesa romana….
(e pensare che mi ero ripromesso di far tacere questa lingua….)
Matteo,
non credo sia così, mi è sembrato di capire che i futuri nuovi preti cattolici “di rito anglicano” saranno celibi, solo i preti anglicani (o seminaristi) già sposati ad oggi saranno preti cattolici uxorati.
There is nothing new under the sun.
Credo che don78 abbia capito bene.
Il clero uxorato non è per la Chiesa latina, nemmeno per i futuri candidati anglo-cattolici.
Perchè questo provvedimento non possa valere anche per preti uxorati cattolici mi chiedo. Ci sono 25mila sacerdoti sposati in Usa e circa 150 mila in tutto il mondo che non possono essere usati per questa cavolo di regola medioevale sul celibato, santo cielo….
spero ardentemente di essere nell’errore,
e se lo sono,
sarò ben felice per gli integristi anglicani,
si estingueranno fisiologicamente…..
🙂
e….. addio sogni di matrimonio per possibili preti con possibile…
…beata vita affettiva….. e umana paternità
….per chi pensava di unire l’utile… all’utile….
🙂
Propongo la costituzione di un nuovo ente vaticano:
l’Ufficio di collocamento per presbiteri ex scimastici, ex apostati ecc.
Tra i compiti dell’Ufficio, diretto da un prelato di rango della gerarchia, la formazione catechistica e il collocamento con contratti a progetto e a tempo determinato presso le organizzazioni delle strutture ecclesiastiche o le parrocchie che ne facessero richiesta.
Queste ultime novità mi fanno venire alla mente due film cult “l’armata Brancaleone” e “il marchese del Grillo” con la scena delle campane a morto suonate da tutte le chiese di Roma e il successivo colloquio tra il papa e il marchese.
A dire il vero qui il Papa qualcuno lo vorrebbe morto (definitivamente) davvero.
Oh macabro lyco,
ecco le ipotesi che si possono fare su questa infelice e stupidissima battuta.
a) non hai visto il film
b) non hai visto o non ricordi la scena e il contesto
c) hai visto il film ma non l’hai capito.
d) hai visto il film l’hai anche capito ma al momento sei sotto psicofarmaci
——–
Ad ogni buon conto si trattava della morte della giustizia.
Clodine: il problema è che i nostri si son sposati dopo l’ordinazione, mentre agli aglicani l’ordinazione va conferita perchè non valida: quindi uomini sposati vengono ordinati e non uomini ordinati si sposano… è una differenza sostanziale!
Ho capito 🙁
però, mi sembra di comprendere che per quelli sposati si chiuderà un occhio, per così dire, mentre per i futuri anglicani ci sarà l’obligo di celibato.
Ecco, questo intendevo:applicare la stessa regola per i cattolici. Chiudere un occhilino per i 150 mila usciti -riammetterli vorrebbe dire molto in tutti i sensi- conservando tuttavia -per i futuri sacerdoti- l’assetto celibatario. Sarebbe una sorta di “strappo alla regola” che credo ogni cristiano autentico comprenderebbe senza gridare allo scandalo. Gli scandali sono altro dall’avere moglie e figli.
Ti abbraccio Marco.
Chissà se è morta la giustizia, quel che è certo è che muore la buona creanza.