Autocritica del cristianesimo moderno – 2

Nei post del 2, 5 e 7 dicembre 2007 ci eravamo interrogati – e avevamo anche polemizzato – sul significato delle parole “autocritica del cristianesimo moderno” contenute dell’enciclica “Spe Salvi”. Una delle domande era se quella critica dell’individualismo cristiano riguardasse anche il Vaticano II o non piuttosto il cristianesimo precedente, il cui limite intimistico il Vaticano II aveva cercato di correggere. Ebbene, ecco una delle riflessioni di papa Benedetto contenute nella conversazione del 7 febbraio con i preti di Roma (vedi post precedente) che risponde alla nostra questione: “È vero che nel Novecento c’era la tendenza a una devozione individualistica, per salvare soprattutto la propria anima e creare dei meriti anche calcolabili, che si potevano in certe liste anche indicare con numeri. E certamente tutto il movimento del Vaticano II ha voluto superare questo individualismo. Io non vorrei adesso giudicare queste generazioni passate, che a modo loro hanno tuttavia cercato di servire così gli altri. Ma lì c’era il pericolo che soprattutto si volesse salvare la propria anima; a ciò seguiva un estrinsecismo della pietà che alla fine trovava la fede come un peso e non come una liberazione. E certamente è volontà fondamentale della nuova pastorale indicata dal Concilio Vaticano II di uscire da questa visione troppo ristretta del cristianesimo e scoprire che io salvo la mia anima solo donandola, come ci ha detto oggi nel Vangelo il Signore; solo liberandomi da me, uscendo da me; come Dio ha fatto nel Figlio uscito da se stesso Dio per salvare noi. E noi entriamo in questo movimento del Figlio, cerchiamo di uscire da noi stessi perché sappiamo dove arrivare. E non cadiamo nel vuoto, ma lasciamo noi stessi, abbandonandoci al Signore, uscendo, mettendoci a sua disposizione, come vuole Lui e non come pensiamo noi”. Non è straordinario? Si direbbe che il papa abbia letto la nostra disputa.

33 Comments

  1. lycopodium

    Io ho solo lambito i preconcilio. Conosco il post. Il suo problema (irrisolto?) è stato proprio quel “come vuole Lui e non come pensiamo noi”.

    11 Marzo, 2008 - 6:58
  2. Leonardo

    Il papa ha certamente ragione (e del resto per noi papoduli l’avrebbe in ogni caso, “a prescindere”), però confesso che quell’invito a «salvarsi l’anima», così desueto, che sembra venire da un passato remotissimo (quando è stata l’ultima volta che l’avete sentito pronunciare?) ha, proprio per questo, un grande fascino. Ricordo di aver sentito dire una volta, dal cardinale Tonini, che sua madre, quand’era piccolo, gli ripeteva sempre: «Figliolo, salvati l’anima!». E quella voce gli era rimasta dentro.
    Più in generale, a furia di parlare del centuplo quaggiù (rischiando talvolta di confonderlo con il successo mondano) e del cristianesimo che non è per l’aldilà, non abbiamo finito per dimenticare che, tuttavia, siamo nati per l’altra vita, mentre questa è solo un breve passaggio? A me è parso che la Spe Salvi richiamasse anche questo.

    11 Marzo, 2008 - 12:23
  3. “Chi vorrà salvare la propria vita la perderà”. Per me – e dico proprio “per me”, in questo preciso momento della mia vita – vuol dire anche che, giocando con le parole, l’anima non la salvi se ti affanni per salvartela. La salvezza dell’anima passa per una porta stretta. Bisogna mollare tutti i carichi inutili, se no, non si passa…

    Ma la domanda giusta è quella ricordata da lycopodium. Senza mettersi a teorizzare, dico solo che chiedo al Signore di aiutarmi sempre, in ogni situazione, a trovare le porte e le finestre per “uscire da me”… è la lotta spirituale più ardua e affascinante.

    11 Marzo, 2008 - 12:36
  4. Leonardo

    Ma «salvare la propria vita» in quel contesto là del vangelo vuol dire la stessa cosa che «salvarsi l’anima»? Non è una citazione “ad orecchio”?

    11 Marzo, 2008 - 14:32
  5. sì, è una citazione “ad orecchio”… e credo, sempre “ad orecchio” che le due salvezze si assomiglino molto.

    Chi si “è salvato per primo l’anima” nel nuovo tempo della Nuova Allenza? Il ladrone (super-peccatore incallito?) che è morto accanto Gesù (e risorto con Lui, lo stesso giorno)… se avesse voluto salvarsi la vita, in senso mondano (certo, per quel che poteva, già appeso lì sulla croce), non avrebbe fatto “l’elogio del condannato più in vista”. Non gli avrebbe chiesto di portarlo con sé.
    Lo avrebbe deriso come l’altro, e come facevano tutti gli altri, “la gente”, si sarebbe aggrappato fino alla fine a quelle regole di sopravvivenza elementare che lo avevano accompagnato fino al patibolo…

    Ma la lascio la parola ai biblisti.

    11 Marzo, 2008 - 14:51
  6. Sumpontcura

    – Sono andato a leggermi la prima puntata del dibattito sull’argomento. E’ proprio vero: sembra che il papa abbia fornito la risposta ad alcune delle domande che erano rimaste, giustamente, in sospeso. Ed è una bella risposta, rassicurante e illuminante come sempre.
    – Nello specifico, devo dire di essermi un po’ riconosciuto nel quadro del cristianesimo moderno che papa Benedetto ritiene bisognoso di parziale autocritica. Io ho formato le basi del mio essere cristiano cattolico (ero un felice credente, allora) negli anni preconciliari. La devozione al Sacro Cuore di Gesù per i “primi nove venerdì del mese”… La devozione al Cuore Immacolato di Maria per i “primi cinque sabati del mese”… (Al di là delle sante intenzioni di chi le aveva “lanciate”, somigliavano molto a una sorta di tessera a punti per guadagnarsi, molto a buon mercato, la salvezza dell’anima). La quantificazione delle indulgenze (plenaria, cento giorni, trecento giorni, sette anni e sette quarantene…). Sì, papa Benedetto ha ragione: “tendenza a una devozione individualistica, per salvare soprattutto la propria anima e creare dei meriti anche calcolabili, che si potevano in certe liste anche indicare con numeri”. Quando mi capitò di leggere il pamphlet di Peyrefitte “Le chiavi di San Pietro”, passavo dalla rabbia all’imbarazzo e alla vergogna, ma giunto alla parte delle indulgenze (e a quella delle reliquie) scoppiai in una risata interminabile, convinta, liberatoria. (“Liberatoria” da che? e per andare dove? Ma questa è davvero una questione da affrontare altrove).
    – Per l’oggi: imitare il movimento del Figlio, uscire da noi stessi perché sappiamo dove arrivare: mi piace, c’è tutto: punto di partenza, modello da seguire e meta finale. Alla prima lettura del post del riformista, avevo avuto anch’io, come Leonardo, l’impressione di una stonatura. In effetti la rilettura dei sinottici sembra portare in un’altra direzione, “salvare la propria vita” e “salvarsi l’anima” sembrano in contrasto netto e verticale: ti salvi l’anima se non ti preoccupi di salvarti la vita, anzi la offri a Cristo Signore; e viceversa; e anche l’esempio del Buon Ladrone non mi è sembrato pertinente. Ma poi ho riletto le parole del papa, nel post di Luigi (“io salvo la mia anima solo donandola”) e ci ho ripensato: ha ragione il riformista, o per lo meno le sue argomentazioni mi sembrano in totale sintonia col pensiero di Benedetto XVI.

    11 Marzo, 2008 - 16:19
  7. che il moralista sia riformista… mi lusinga. Lapsus mitico.

    11 Marzo, 2008 - 18:00
  8. Sumpontcura

    Ops!
    Amico, non ti chiedo scusa perché è un lapsus trooooppo bello.

    11 Marzo, 2008 - 18:05
  9. dimmi che non stavi leggendo “il riformista” ma sei stato ispirato dalle mie sublimi “parole nuove” …:)

    11 Marzo, 2008 - 18:11
  10. Sumpontcura

    Riflessione. Quando uno è moralista, può essere o riformista o non riformista. Nel secondo caso è segaligno, magro magrissimo come il Cassio del “Giulio Cesare” shakespeariano, sussiegoso, aristocratico, egocentrico e insopportabile. Nel primo caso… be’ è il “nostro” moralista, simpatico, insostituibile, pane al pane e vino al vino, e – come si diceva una volta con una battutaccia rivolta a re Vittorio Emanuele II – se è padre della patria non lo so, ma padre di molti italiani lo è di sicuro: tre e tutti con un sicuro avvenire nei teatri d’opera di tutto il mondo.

    PS – Non stavo leggendo fogli arancioni: giurin giuretta.

    11 Marzo, 2008 - 18:18
  11. Francesco73

    Mi colpisce molto il tema dell’estrinsecismo della pietà.
    Quale tentazione più diffusa e più prossima!
    Secondo me il papa pensava a tutte le forme derivate da questo estrinsecismo, alle sue conseguenze anche di lunga gittata culturale.
    La pietà – ma con essa la carità, con essa la solidarietà, con essa la giustizia, con essa la liberazione – che infine prescindono dalla fede nel Dio che esce da sè donando il Figlio.
    C’è moltissimo della visione complessiva ratzingeriana, in questo riferimento fatto durante una conversazione a braccio.

    E poi mi scuote, ancora una volta e come sempre, la sottolineatura di quel che a mio avviso è il “proprium” del cristianesimo, il paradigma più essenziale e vero e anche più esigente, sin quasi all’impraticabilità: la legge del dono, dell’uscire da sè, del liberarsi da sè, mettendosi a disposizione del Signore.
    “Chi vorrà salvare la propria vita la perderà”.
    Amici, qui non bastano tutti i biblisti e i teologi del mondo per dar conto di questo avvertimento.

    11 Marzo, 2008 - 22:46
  12. “E non cadiamo nel vuoto, ma lasciamo noi stessi, abbandonandoci al Signore,..”
    Ma che abisso davanti! Che paura a lasciare se stessi per Cristo!
    Ma che bello quelle volte che ci si riesce….

    12 Marzo, 2008 - 0:15
  13. PS: grazie Luigi per questo pianerottolo così quieto!

    12 Marzo, 2008 - 0:17
  14. Clodine

    Effettivamente caro Canelli, su questo pianerottolo da un po’ di tempo tira bonaccia…forse perché alcuni amici sono usciti e sai, momentaneamente, e sai, quando le porte sono chiuse le correnti non circolano! Quasi quasi mi mancano quelle belle dispute perchè il confronto è sempre arricchente.

    Comunque, la quiete induce alla meditazione e dai vostri interventi, tutti ineccepibili, traggo ulteriori spunti di riflessione.

    Esempio: l’uscire da sé.

    “Esci dalla tua terra e vai, dove io ti mostrerò”, Lo disse Dio ad Abramo, ed egli obbedì, ciecamente in totale fiducia: divenne padre di una moltitudine, come Dio aveva promesso.

    E Ancora: ” ..alzati, prendi il bambino, fuggi in Egitto”. Anche in questo caso per Maria e Gesù la fedeltà in Dio è totale, Egli è scudo e corazza, rifugio e dimora, ombra e riposo, fortezza e ali d’aquila. E’ anche la carne di Giuseppe -che esce da se stesso confidando totalmente in Dio- perché amare non è questione di soli sentimenti, l’amore è una storia di fatti compiuti fino ad accettare, se richiesto dalle circostanze, di uscire dalla propria terra per andare dove il Signore indicherà.

    Maria a Cana: ” Vinum non habent….fate quello che vi dirà” frase che esce dal cuore di Maria la quale sollecita alla solidarietà con chi è nel bisogno ma al contempo -abbacinata dal mistero del Figlio- capisce che il problema non è quello impellente del vino mancante ma la fede nel salvatore, che non è venuto [e si è fatto crocifiggere] semplicemente per risolvere i piccoli problemi della vita, ma per quello più urgente della salvezza: la vita eterna.

    Eppure, se la maglia della carità di rompe,se anche solo un anello della grande catena che ci unisce si spezza, ci verrà chiesto. Con le nostre azioni ci rendiamo responsabili dei nostri fratelli. La cosa è più profonda e seria di quanto immaginiamo…ci sarebbe ancora molto da dire, ma devo uscire , il lavoro mi attende..

    buona giornata

    12 Marzo, 2008 - 7:37
  15. 🙂

    non sono segaligno (direi solo longilineo), nè magrissimo in effetti (ma sono a dieta… o quasi.. vero Iapino).

    Di Cassio, ammetto, conservo solo il fatto di essere insopportabile… i miei colleghi mi tollerano come un pazzo in una piazza… quando giocavo in porta sui campi polverosi di Roma e hinterland i miei compagni di squadra sopportavano a stento le mie urla, spesso molto moraliste (“dai, non si fa fallo”, “chiedi scusa all’avversario”, “facciamoci autogoal per compensare un errore arbitrale”… etc etc).

    ps. anche Miriam sta comincniando a mostrare le sue doti canore… direi che è un buon contralto…

    12 Marzo, 2008 - 9:48
  16. Clodine

    Ahhh…pensavi di averla fatta franca con Miriam eh: “dorme..è buona…” seeee…quando mai. Veramente quando me l’hai detto ho sghignazzato tra i denti e mi son detta :” illusione, dolce chiemera sei tu, aspetta un paio di mesi e…specie quando ha fame..ti farà vedere lei ” , infatti è un contralto, non ci fa una piega!

    E’ cresciuta? Prende il latte materno o quello in polvere? Quello materno è il massimo, ma solo se ce n’è, altrimenti è necessaria una giunta. Ma va bene lo stesso, a parte la spesa, che credo sia notevole.

    Sicchè anche tu sei a dieta?..Come si fa con queste diete !?..Il cibo..fame..buono.. i bucatini alla matriciana, croce e delizia…ma sono una bomba calorica.

    Detto tra noi moralista caro, ogni tanto, facciamo come Alberto Sordi
    :” maccherone m’hai provocato e io me te magno ”

    ciao

    12 Marzo, 2008 - 12:54
  17. no, è che la povera Miriam è raffreddata e non riesce a respirare… poi qualche colichetta… le solite cose… ma se ti sente mia moglie, con la storia della “giunta”…!
    I figli Sereni sono stati tutti orgogliosamente tirati su solo a latte materno fino almeno a 6 mesi… se fosse per le Asl e per la stragrande maggioranza del personale ospedialiero (e per certe suocere), nessuna mamma allatterebbe più! C’è un po’ di ignoranza e poca correttezza sul tema. E non va a vantaggio della salute dei bimbi.

    (Luigi, perdona l’abuso di blog altrui…)

    12 Marzo, 2008 - 13:15
  18. Leonardo

    Al moralista: ma davvero quand’eri bambino e giocavi a calcio nei campetti di periferia dicevi cose terribili come quelle? Trovo sorprendente che ti sopportassero, sia pure a stento. Fortuna che ti salva (forse) l’autoironia, ma ho il sospetto che in fondo in fondo tu creda che farsi autogoal per compensare un errore arbitrale sia una buona azione. Invece è un atto perverso.

    A proposito dil pianerottolo: ma non state scomodi? In piedi, in mezzo agli spifferi … l’unica cosa positiva è sbirciare in casa del vicino nel momento in cui apre la porta … Quanto migliore un vecchio caffé, o una bottega amica, con una sedia riservata, in cui oziare qualche minuto mentre il proprietario lavora (e mai l’ozio è così bello come quando è accompagnato dal lavoro altrui: ricordate I vitelloni di Fellini?).

    12 Marzo, 2008 - 13:59
  19. Sumpontcura

    Ma guarda, Leonardo, che è un posticino attrezzato: niente spifferi, qualche sedia, un tavolinetto, una bacheca; c’è anche un collegamento elettronico alle discussioni precedenti. Noi lo chiamiamo “pianerottolo” un po’ per vezzo, strizzando l’occhio: in realtà si tratta di un salottino vero e proprio, solo che è aperto: a chi passa e vuole entrare anche solo un momento. Non ci sono formalità: uno sente parlare, fa capolino, se è interessato all’argomento dice magari la sua, se può fermarsi un’oretta si accomoda, interloquisce, scherza; se ha portato qualcosa da condividere (un articolo, una notizia, una citazione, una poesia) apre il fagottello e vede se c’è qualcuno incuriosito; se non capisce bene se ne sta ben zitto, se qualcuno tende al litigio cerca di non mettere lingua fino a quando non trova un pretesto per cambiare discorso, qualche volta buttandola sul ridere, altrimenti porgendo comunque un orecchio affettuoso, aspettando che chi ne sente il bisogno si sfoghi…
    Se il padrone di casa è nelle vicinanze non manca di farsi sentire, distribuisce strette di mano, sorrisi, allusioni, illuminazioni, suggestioni e indirizzi; squisito nella sua cortesia, sostanziale ma anche formale, saluta sempre e accoglie con considerazione i passanti anche occasionali; se invece è occupato altrove fa comunque in modo che l’ambiente risulti caldo e accogliente.
    Qualcuno potrebbe osservare che i frequentatori sono un po’ pochini, ultimamente: e lo credo! Credete che siano poi tanti i cattolici che preferiscono, in tutta calma, riflettere sulla toccabilità di Dio, in un periodo di feroci polemiche elettorali? E comunque, qui non si trovano a proprio agio i “bloggeristi di professione”, soliti a trascorrere ore e ore ogni giorno a scrivere, scrivere, scrivere, per sentirsi vivi. Qui si passa un momento, si saluta, ci si propone, ci si dispone, si ascolta e poi via: si lavora, si parla coi figli, si prega, si studia, si ascolta musica, si cucina, si lavano i piatti… Poi magari si torna a salutare, a riflettere sui nuovi argomenti che Luigi regala ogni giorno: sempre un po’ spiazzanti, quasi sempre esigono un’attenzione non superficiale, magari una ricerchina supplementare, spesso il coraggio di rivelare un po’ di se stessi.
    Da quando mi è capitato, per caso, di passare per la prima volta da queste parti, non solo ho imparato un sacco di cose sul mondo e sugli altri, ma sono riuscito a leggere meglio dentro di me. Fra qualche giorno avrò un motivo in più per cantare, in una chiesetta barocca al centro di Torino: “Ubi caritas et amor Deus ibi est”.

    12 Marzo, 2008 - 15:23
  20. caro Sump condivido appieno la tua interpretazione del pianerottolo di Luigi.

    per Leonardo: il calcio dilettante (l’ho bazzicato fino ai 22 anni, da giocatore, e come allenatore per altri due anni) è un mondo strano e controverso… per me è stata una scuola di vita importantissima anche se esservi “moralisti” non è facile… e poi il portiere è il ruolo più moralista e freudiano che c’è … comunque no, non gridavo effettivamente quelle cose (o forse, “chiedi scusa” qualche volta sì) e confesso anche qualche eccesso di volgarità.

    Non mi è mai successo, ma se fossi stato convinto di un clamoroso torto ricevuto dall’altra squadra, avrei potuto proporre ai miei compagni di farci un autogoal… non è poi così perverso (tranne alcuni eccessivi e pericolosi carichi psicologici)… non è più perverso vivere pensando che è normale approfittarsi delle sfortune del prossimo?

    12 Marzo, 2008 - 15:41
  21. Leonardo

    Come direbbe Boskov: «rigore è quando arbitro fischia», e se fischia a sproposito … buon per noi (o peggio per noi, fa lo stesso).
    Se, con la mia solita esagerazione e spacconeria verbale, definivo perversa l’idea di mettere a posto le cose con un autogoal è perché ci vedo un riflesso, minore finché si vuole ma sintomatico, di rimettere a posto il mondo con la virtù. Vade retro Satana! Raddrizzare il legno storto mi pare la più temeraria ed empia delle imprese.
    Il calcio è bello (forse dovrei dire: “era” bello) anche perché mataforizza le storture della vita: giochi bene e perdi, giochi male e vinci, ti arrabbi, gioisci di premi tanto più graditi quanto meno erano sperati … eccetera eccetera.
    Figurati che io sono favorevole anche al goal di mano di Maradona, e mi dispiace che qualche tempo fa, per convenienza, abbia fatto finta di chiedere scusa.
    Per questo voglio fermamente credere che lo pseudonimo “il moralista” sia ironico e antifrastico, perché la parola in sé è per me urticante. Dovessi scegliermene uno preferirei di gran lunga «il dignitoso puttaniere», o qualcosa di simile.

    Sul pianerottolo: bella la descrizione di Sumpontcura, ma un “pianerottolo attrezzato” non si è mai visto. L’amministratore lo farebbe chiudere, perché la signora del quinto piano ha protestato.

    12 Marzo, 2008 - 16:12
  22. Luigi Accattoli

    Leonardo: “rimettere a posto il mondo con la virtù” – la tua prosa è la migliore del pianerottolo – che certo è attrezzato quanto basta – e se un fatto simile non si era mai visto ora si vede.
    Sumpontcura: dopo la tua descrizione il pianerottolo mi piace di più!
    Moralista: non c’è niente da scusarsi, con cinque figli distribuiti in un arco temporale piuttosto esteso, mi pare di non aver parlato d’altro per quasi vent’anni che di latte materno e artificiale.

    12 Marzo, 2008 - 17:44
  23. senza intento polemico ma, oserei dire, didascalico…

    …”moralista” – come forse ho tentato qualche volta di spiegare – è ironico (e autoironico) ma anche volutamente urticante… diciamo che è perifrastico (!?)… essere moralisti a modo mio non è scandalizzarsi per la prostituta che si aggira mezza nuda per via Salaria a Roma, ma di chi pensa non lo riguardi e che sia normale, comunque inevitabile; e magari ci sguazza di persona, facendo poi la predica su quelle clandestine zozzone che inquinano la sacralità della famiglia…. Lo so, è urticante. Ma tant’è.

    Non sarà certo la mia virtù a cambiare il mondo. Nè i grandi movimenti di popolo. Ma credo nella potenza trasformatrice delle conversioni nel cuore di ciascuno.

    In quanti posti si può annidare Satana…

    Infine – a proposito della nota di Luigi – è tipico dei moralisti scusarsi quando non serve…

    12 Marzo, 2008 - 18:18
  24. Leonardo

    D’accordo, mi piaci (io poi mi affeziono … sento persino la mancanza di Matteo :-).
    Però, ti prego, almeno sul calcio riconosci che ha ragione Boskov: «Pallone entra quando Dio vuole».

    12 Marzo, 2008 - 18:43
  25. Clodine

    Anch’io mi sono affezionata a tutti: Leonardo, fortissimo, Sump altrettanto e poi, vabbé, non è un mistero che moralista fin dall’inizio è stato paziente con me dai ! Diciamo che moralista..per me.. è forte ..(eufemismo)…
    Ma non voglio escludere nessuno, tutto il pianerottolo è fantastico…per non parlare dell’amministratore, il dott. Luigi..eccezionale!

    Trovo occasione in questo intervento per dire a Fabricianus che ho gli scritto due parole nel post precedente.

    Ciao

    12 Marzo, 2008 - 20:40
  26. lycopodium

    Benedetto XVI parla di Sant’Agostino:
    «Ma c’è un’ultima tappa del cammino agostiniano, una terza conversione: quella che lo portò ogni giorno della sua vita a chiedere perdono a Dio.
    Inizialmente aveva pensato che una volta battezzato, nella vita di comunione con Cristo, nei Sacramenti, nella celebrazione dell’Eucaristia, sarebbe arrivato alla vita proposta del Discorso della montagna: alla perfezione donata nel battesimo e riconfermata nell’Eucaristia.
    Nell’ultima parte della sua vita capì che quello che aveva detto nelle sue prime prediche sul Discorso della montagna — cioè che adesso noi da cristiani viviamo questo ideale permanentemente — era sbagliato.
    Solo Cristo stesso realizza veramente e completamente il Discorso della montagna.
    Noi abbiamo sempre bisogno di essere lavati da Cristo, che ci lava i piedi, e da Lui rinnovati. Abbiamo bisogno di una conversione permanente. Fino alla fine abbiamo bisogno di questa umiltà che riconosce che siamo peccatori in cammino, finché il Signore ci dà la mano definitivamente e ci introduce nella vita eterna. In questo ultimo atteggiamento di umiltà, vissuto giorno dopo giorno, Agostino è morto.
    Questo atteggiamento di umiltà profonda davanti all’unico Signore Gesù lo introdusse all’esperienza di un’umiltà anche intellettuale».

    13 Marzo, 2008 - 6:58
  27. Luigi Accattoli

    Umiltà come approdo di una vita convertita. Qualche post indietro (6 marzo) avevamo ascoltato una mamma impegnata a trasmettere ai figli “l’umiltà per affrontare la vita”. C’è dunque un’umiltà di partenza che si può insegnare e una di arrivo che si può soltanto ricevere.

    13 Marzo, 2008 - 8:29
  28. … “è rigore, spesso, quando attaccante immorale e perverso si butta fregando avversario” 🙂

    (comunque Boskov era un mito, nonchè allenatore della mia “mmagggica” Roma)

    13 Marzo, 2008 - 9:47
  29. Questo è anche un pianerottolo a cui si guarda con rispetto… non con soggezione, ma diciamo che si cerca di dire qualcosa solo quando si ha qualcosa da dire e si riesce a farlo non troppo male. Il che lo rende davvero un posto diverso, in meglio, da moltissimi altri blog, anche rispettabili. E quasi un posto miracoloso.

    Ma era solo per dire che anche se intervengo molto poco, leggo spesso e con grande affetto (“interesse” non basta e non rende).

    A Leonardo: c’entra niente, ma ai tempi del liceo mi definivo “un puttaniere platonico”, vedi te le concidenze.

    13 Marzo, 2008 - 9:58
  30. Luigi Accattoli

    Luca “puttaniere platonico” e Leonardo “dignitoso puttaniere”: ovvero l’aggettivo come paracadute…

    13 Marzo, 2008 - 10:54
  31. … io non ero manco platonico, figuriamoci puttaniere… fino a 16 anni circolavo solo col pallone sotto l’ascella e “L’Uomo Ragno” (mitico moralista) in tasca… ad esempio, c’era una compagna di classe niente male che, di più non mi si poteva offrire, che dopo qualche anno mi ha deriso per la mia cecità, diciamo così, relazionale e mi spiegò (con mia somma umiliazione, durata una settimana, condita da penosi attacchi di “rimpianto” ormonale) che diverse “miss” della scuola bazzicavano i “fighetti del muretto2 ma in fondo mi osservavano da lungi… ero già orribilmente moralista o solo scemo???

    w le donne, rivelatrici di verità!

    13 Marzo, 2008 - 11:24
  32. Che non si capisca male: “puttaniere platonico” perché nei miei strazianti rivolgimenti sentimentali, puramente mentali data la mia irrimediabile timidezza d’allora (si parla dell’adolescenza), passavo con una qualche disinvoltura di fiore in fiore.

    P.S.: L’Uomo Ragno è veramente moralista come pochi – anche come pochi supereroi, a dispetto delle apparenze. E quasi altrettanto sfortunato in amore.

    13 Marzo, 2008 - 12:17
  33. Leonardo

    L’autodefinizione che vi ha divertito (bellissimo il commento di Luigi) non è mia, in realtà: così mi descrisse una cara amica, parlandone con quella che sarebbe diventata, molto felicemente, mia moglie. (Che mi abbia preso anche per questo?)

    13 Marzo, 2008 - 12:52

Lascia un commento