Pubblicato dal Corriere della Sera del 18 gennaio a pagina 21
CITTA’ DEL VATICANO – “Questa suora dovrà lasciare la vita religiosa e del resto lei stessa già si propone di fare questo, ma non sono da prevedere altri provvedimenti canonici a suo carico. Le dirò poi che certamente c’è la mancata fedeltà a un voto, cioè a un impegno solenne, e questo in me provoca rammarico, ma va apprezzato il fatto che la gravidanza non si sia conclusa con l’aborto e infine va detto che una vita è sempre un dono del Signore. Noi dunque le saremo vicini e confido che anche la nostra gente possa capirla e aiutarla”: è serena la reazione del vescovo di Rieti Delio Lucarelli che invita a trattare la vicenda “con il rispetto che sempre meritano le persone anche quando sbagliano, come ci insegna Papa Francesco”.
Per il Diritto canonico (canone 696) la maternità di una “consacrata” è una “violazione” del “voto di castità” che comporta la “dimissione dall’istituto” cioè l’obbligato abbandono della famiglia religiosa di appartenenza. Se avesse abortito la suora – come ogni altra donna – sarebbe incorsa nella scomunica.
Quanto a Papa Francesco non abbiamo sue parole su casi simili, ma da arcivescovo di Buenos Aires si trovò a trattare con preti che l’informavano di avere un figlio e risulta che si adoperasse perché lasciassero il sacerdozio e si occupassero del bambino. Nel libro “Il Cielo e la terra” (tradotto ora da Mondadori e pubblicato in Argentina nel 2010) così parla di quei casi: “Il diritto naturale viene prima del suo diritto in quanto prete, di conseguenza deve lasciare il ministero e farsi carico del figlio, anche nel caso decida di non sposare la donna. Perché come quel bambino ha diritto ad avere una madre, ha anche il diritto di avere un padre con un volto”.
Luigi Accattoli
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