Articolo pubblicato dal “Corriere della Sera del 25 settembre a pagina 33 con il titolo “Da Ratzinger a Bergoglio il cammino verso la pulizia”
Gli arresti domiciliari per l’ex nunzio Weso?owski rappresentano un modello didascalico della tolleranza zero per i reati di pedofilia che Papa Bergoglio vorrebbe applicata in tutto l’orbe cattolico. Si tratta di una linea d’azione già definita da Papa Benedetto, in forte discontinuità con la prassi precedente, che era durata fino agli ultimi anni di Papa Wojtyla ed era caratterizzata dalla preoccupazione di salvare l’immagine della Chiesa e non di soccorrere le vittime e prevenire gli abusi.
A riprova di quella storica tolleranza, tesa a evitare lo scandalo, vale per tutti il caso Degollato – fondatore dei Legionari di Cristo, morto nel 2008 – che fu messo sotto processo, per iniziativa del cardinale Ratzinger, solo nel 2004, avendo goduto di incredibili coperture per oltre cinque decenni, nonostante il gran numero di denunce pubbliche e riservate da parte delle vittime.
Innovatore in tutto il resto, in questo settore come in quello della moralizzazione del comparto finanziario Francesco è un coerente continuatore della linea dettata da Papa Ratzinger, che da cardinale aveva dovuto lottare per ottenere che i vescovi locali e gli uffici di Curia aprissero gli occhi su questi misfatti. E’ della viglia della sua elezione a Papa la denuncia di “quanta sporcizia c’è nella Chiesa”, contenuta nel testo da lui scritto per la Via Crucis al Colosseo del 2005.
Come aveva già fatto Benedetto in almeno sei occasioni, anche Francesco il luglio scorso ha incontrato un gruppo di vittime. Due sono le novità della sua azione rispetto a quella di Benedetto: ha costituito una “Commissione per la tutela dei minori” chiamando a farne parte un numero pari di uomini e di donne, ha chiesto perdono “per i peccati di omissione da parte dei capi della Chiesa che non hanno risposto in maniera adeguata alle denunce di abuso”.
Luigi Accattoli
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