Pubblicato dal “Corriere della Sera” dell’8 luglio 2014 a pagina 18 con il titolo “Il richiamo a Celestino V: Scelse la povertà”
Papa Bergoglio a patrono del suo sogno di una Chiesa “samaritana e povera” non mette solo Francesco d’Assisi, del quale ha preso il nome, ma anche Celestino V, il Papa della rinuncia che nei quattro mesi in cui regnò diede esempio di “povertà, misericordia e spogliamento”: ne ha parlato sabato a Isernia, con parole che aggiungono un elemento significativo alla figura di Papa che va abbozzando.
E’ stato scritto dalla rivista dei Gesuiti di Milano “Aggiornamenti sociali” che l’espressione “Papa Francesco” è un ossimoro, cioè l’accostamento di due termini dissonanti: la spoliazione che caratterizzò Francesco e il “potere delle Chiavi” che è proprio del Papa. La stessa rivista aveva anche osservato che nel perseguire il suo sogno Papa Bergoglio non poteva rifarsi a nessuno dei predecessori, tant’è che nessuno fino a lui aveva osato chiamarsi Francesco.
Ecco invece che il Papa argentino si rifà a Celestino V, unendolo a Francesco d’Assisi e leggendo nei due, accostati, la sua idea di Chiesa. L’ha fatto a Isernia, patria di Celestino, nel giorno anniversario della sua elezione al Papato, che avvenne il 5 luglio 1294, esattamente 720 anni fa. “Questi due santi – ha detto – hanno dato l’esempio, loro sapevano che come chierici – uno era diacono l’altro vescovo, vescovo di Roma – come chierici tutti e due dovevano dare l’esempio di povertà, di misericordia e di spogliamento totale di sé stessi”.
Benchè proclamato santo (da Clemente V nel 1313), Celestino V non è tenuto in grande onore nella tradizione papale e quando gli hanno reso omaggio i Papi più recenti, da Paolo VI e Benedetto XVI, la considerazione è sempre andata alla santità dell’eremita e all’umiltà della sua rinuncia al Papato. E’ senza precedenti il richiamo di Papa Francesco al suo “esempio” di “spogliamento” dato da “vescovo di Roma”.
Ha detto Papa Bergoglio di aver trovato “un’idea forte” in Celestino V che nella sua considerazione l’ha avvicinato a Francesco di Assisi: ambedue hanno avuto “un senso fortissimo della misericordia di Dio che rinnova il mondo”, “erano molto vicini alla gente”, avevano “la stessa compassione di Gesù verso tante persone affaticate e oppresse”, hanno fatto “una scelta controcorrente” (quella della povertà) intesa “non solo come ascesi personale ma come testimonianza profetica e come profezia di un mondo nuovo”. Le parole sono impegnative: da sabato sappiamo che Celestino V è uno dei modelli ai quali si richiama l’attuale vescovo di Roma.
Luigi Accattoli
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