Pubblicato dal “Corriere della Sera” del 12 luglio a pagina 18 con il titolo “Biffi: il teologo controcorrente (amato da Ratzinger) che conquistò Bologna”
Il cardinale milanese Giacomo Biffi, arcivescovo di Bologna dal 1984 al 2003, ratzingeriano, è morto ieri in una clinica bolognese a 87 anni, a seguito di un grave male per il quale aveva anche subito l’amputazione di una gamba. Ottimo scrittore e spirito mordace, amava polemizzare con le femministe, i pacifisti, i verdi, i cultori della non violenza, la sinistra bolognese e italiana.
Ebbe a qualificare come “sazia e disperata” la cultura sinistrorsa dell’Emilia benestante. Nel 1999 definì “un miracolo” l’elezione di Guazzaloca, primo sindaco non comunista di Bologna. Non aveva condiviso il “mea culpa” wojtyliano del Grande Giubileo e lo criticò pubblicamente come pubblicamente difese il cardinale Ratzinger per la dichiarazione “Dominus Jesus” sulla figura di Cristo (2000), considerata “divisiva” da molti cattolici.
Teologo e poi parroco e infine vescovo, Biffi univa all’esperienza degli studi quella della vita di parrocchia. Ordinato sacerdote nel 1950, aveva insegnato teologia per dieci anni nei seminari milanesi. «Contro Mastro Ciliegia. Commento teologico a “Le avventure di Pinocchio”» (Jaca Book 1977) è uno dei suoi libri più fortunati.
Un altro suo volume che ha avuto buona diffusione è «Io credo» (Jaka Book 1980): una «breve esposizione della dottrina cattolica» che intende attenersi alla «dottrina certa e comune», in modo da «offrire ai credenti e ai non credenti un mezzo idoneo per conoscere con esattezza che cosa creda la Chiesa». Tutte le sue battaglie le ha ricordate in “Memorie e digressioni di un italiano cardinale” (Cantagalli 2007).
Per due volte è stato chiamato a predicare gli Esercizi di Quaresima in Vaticano: da Giovanni Paolo II nel 1989 e da Benedetto XVI nel 2007. “Eminenza vorrei dirle grazie per il suo realismo, per il suo umorismo e per la sua concretezza”, disse Papa Ratzinger nel salutarlo al termine di quella settimana.
Per una ventina d’anni l’opinione pubblica l’ha conosciuto per le uscite trancianti e in controtendenza. Parlando ai cappellani militari nell’ottobre del 1991 affermò che la dottrina della non violenza è «antievangelica», mentre la vera obiezione di coscienza è quella all’aborto; e definì «pastoralmente deleterio» usare lo stesso termine per il rifiuto del servizio militare.
Durante la prima guerra del Golfo (gennaio-marzo 1991) sostenne che «in nome della pace noi dobbiamo respingere un pacifismo che si nutra di odio e scandisca minacce di violenza e di morte e che si schieri sempre, qualunque cosa capiti, contro la stessa parte».
Nel settembre del 2000 invitò le autorità dello Stato a «gestire l’immigrazione in modo da privilegiare gli immigrati cattolici», allo scopo di «salvaguardare l’identità nazionale». Ne vennero baruffe polemiche ed egli chiarì che l’avevano ferito le critiche dei cattolici, che in nome «del dialogo ad ogni costo sono tentati di rinunciare all’evangelizzazione, ma il Signore non ci ha detto: “Predicate il Vangelo a ogni creatura, tranne i musulmani, gli ebrei e il Dalai Lama”».
Così era fatto il cardinale Biffi, che non fu mai un papabile ma che per una battuta sarebbe stato disposto a giocarsi il Papato. Con un telegramma ai bolognesi, Papa Francesco dal Paraguay partecipa al loro lutto mostrando apprezzamento per il linguaggio “diretto e attuale” che caratterizzava la predicazione del cardinale.
Luigi Accattoli
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