Nuovi cardinali: Francesco spariglia e volta pagina

Pubblicato dal “Corriere della Sera” del 13 gennaio 2014

Non fa cardinale chi si aspetta di diventarlo e fa chi non ci pensa, battezza la figlia di una coppia di “pubblici peccatori” com’erano definiti qui da noi fino agli anni Cinquanta del secolo scorso quelli che si sposavano solo in comune: non c’è settimana che Francesco non compia un gesto inaspettato, ma i due di ieri hanno un che di programmatico che promette di portare lontano. Verso lo scardinamento del carrierismo del clero il primo e verso il superamento delle “dogane pastorali” il secondo.
Si attendevano due cardinali residenziali italiani, Venezia e Torino e non sono venuti. E non è stato solo per mancanza di posti, perché è stato inserito nella lista l’arcivescovo di Perugia che non è più sede cardinalizia da quando è cessato lo Stato Pontificio. Lo si era già visto con le nomine alla Cei e in Curia ma ora la faccenda è più chiara: Bergoglio ama sparigliare i giochi della nomenklatura ecclesiastica, in particolare di quella italiana che è la prima al mondo per numero e ambizioni.
In novembre aveva spostato il vescovo Mariano Crociata dalla segreteria della Cei a Latina, e nessuno fino a oggi ha saputo spiegare quella “retrocessione”. In dicembre sorprendendo ogni aspettativa ha messo al posto di Crociata il vescovo di Cassano all’Jonio Nunzio Galantino: probabilmente mira a scardinale il gioco delle cordate, che piazzano loro esponenti a Venezia e a Torino, poniamo, e così si garantiscono due “porpore”; oppure riescono a infilare in una terna un loro amico per la nomina a segretario della Cei.
Spariglia i giochi, volta pagina, rimedia ad antiche dimenticanze. Il rimedio lo si è visto con Loris Capovilla, che diviene cardinale a 90 anni compiuti. La pagina voltata possiamo vederla nel fatto che Bassetti, fiorentino, a suo tempo era stato mandato a Perugia invece che a Firenze; e con la stessa logica erano stati nominati gli attuali titolari delle sedi di Torino e Venezia.
Questi giochi riguardano l’alto clero, come si diceva una volta; la faccenda del battesimo riguarda invece i cristiani comuni, anzi quelli “irregolari”: un tale ampliamento di ammissioni al Papa battezzatore non si era mai visto con Wojtyla e Ratzinger che già celebravano battesimi di gruppo nella Sistina. Il problema non era – non è – del diritto a chiedere il battesimo di una figlia da parte di una coppia sposata solo civilmente (il battesimo può essere chiesto anche da genitori non sposati) ma sull’opportunità di “premiare” con un approccio al Papa persone in situazione irregolare rispetto alla disciplina canonica. Più volte Francesco aveva parlato contro le “dogane” che allontanano gli irregolari dai sacramenti e ha voluto dare un esempio di loro superamento.
Luigi Accattoli
www.luigiaccattoli.it

Lascia un commento