Il Papa callejero e la fatica dei dossier

 

Pubblicato dal “Corriere della Sera” del 15 marzo a pagina 31 con il titolo “Quel lavoro d’ufficio che non piace a Francesco”

 

Per spiegare la scelta di non alloggiare nell’appartamento papale aveva detto “non potrei vivere da solo nel palazzo” e ora dice che non gli piace “il lavoro d’ufficio”: due atteggiamenti da uomo comune, come ama presentarsi il Papa delle periferie. Intervistato nell’anniversario dell’elezione dalla radio argentina Bajo Flores, che ha la redazione nella Villa Miseria che frequentava da cardinale, Francesco – secondo quanto riferiva l’Osservatore Romano uscito ieri pomeriggio – ha risposto così alla domanda «cos’è che meno ti piace della tua missione di Papa»: «Il lavoro con le carte, quello di ufficio, è una cosa nella quale ho sempre fatto fatica».

Quella fatica è aumentata con il passaggio a Roma. La vita d’ufficio non gli piaceva neanche prima, ma davanti alla stessa domanda in un libro intervista del 2010 (tradotto da Salani l’anno scorso con il titolo “Il nuovo Papa si confessa”) aveva detto che il maggiore sacrificio lo trovava nel “restare sveglio e pregare dopo la mezzanotte”. Ora invece lo sperimenta nel lavoro sulle carte perché un Papa è costretto a sfogliare dossier per molte ore.

Nell’intervista con i giornalisti sull’aereo del rientro dal Brasile aveva detto che in Vaticano si sente “un po’ ingabbiato” perché “a Buenos Aires era “un prete callejero” (di strada). Laggiù il lavoro d’ufficio era più di incontri e di telefonate che “sulle carte”. In Vaticano invece ogni giorno viene portato al Papa un borsone con i dossier che istruiscono le decisioni da prendere, nomine di vescovi e governo della Curia in primis. Gliele porta il sostituto alla Segreteria di Stato, l’arcivescovo sardo Angelo Becciu, che il giorno dopo torna da lui per averne istruzioni e consegnargli nuovi faldoni. E’ dura per un prete callejero.

Luigi Accattoli

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