Approfondimento del 3 novembre per il “Corsera Digital Edition”
Il nuovo “corvo” vaticano ha molti parenti tra i corvidi già noti ma solo uno gli somiglia davvero, o forse anzi nessuno, dal momento che stavolta a essere trafugate non sono solo “carte” riservate ma anche “parole” del Papa dette in incontri di lavoro. Sappiamo poco dell’inchiesta condotta dalla Gendarmeria Vaticana e i documenti trafugati non sono ancora arrivati in libreria, ma è ragionevole azzardare l’idea di una mossa contro il Papa molto mirata e senza precedenti.
Già il maggio scorso erano arrivati ai media documenti riservati della Cosea, la Commissione per il rinnovamento delle finanze vaticane della quale avevano fatto parte i due inquisiti Vallejo Balda e Francesca Immacolata Chaouqui.
Andando a ritroso troviamo un memoriale che il presidente dello Ior Gotti Tedeschi (sfiduciato dal bord dell’Istituto il 25 maggio 2012) sentendosi “minacciato” e temendo per la propria vita consegna a persone fidate nella primavera del 2012 e in parte arriva ai media.
In quelle stesse settimane era stato pubblicato da “Chiare Lettere” il volume di Gianluigi Nuzzi intitolato “Sua Santità. Le carte segrete di Benedetto XVI” (la prima edizione è del maggio 2012), che rendeva pubblici documenti trafugati dalla scrivania di Benedetto XVI dall’aiutante di camera Paolo Gabriele, il corvo dei corvi, ingenuo e forse manovrato, condannato a 18 mesi il 6 ottobre 2012 dal Tribunale Vaticano per “furto aggravato” e graziato dal Papa il 22 dicembre successivo.
Non era il primo libro di documenti riservati pubblicato dal collega Nuzzi: nel 2009 sempre “Chiare Lettere” aveva mandato in libreria un altro suo volume, “Vaticano SpA. Da un archivio segreto la verità sugli scandali finanziari e politici della Chiesa”.
Ecco: questa prima impresa del Nuzzi è forse il precedente che più si avvicina all’attuale trafugamento di carte riservate, che appariranno nel nuovo e terzo suo volume di materiali vaticani che dovrebbero arrivare in libreria dopodomani con il titolo “Via Crucis. Da registrazioni e documenti inediti la difficile lotta di Papa Francesco per cambiare la Chiesa”.
La novità di quest’ultimo trafugamento è nella parola del sottotitolo “registrazioni”: nel volume vi sarebbero trascrizioni di conversazioni registrate di Papa Francesco con i suoi collaboratori e questo non era mai avvenuto. Ma per i documenti inediti è forte la similitudine con il volume del 2009, che si basava su un archivio personale di un monsignore di Curia deceduto, Renato Dardozzi (1922-2003), che aveva avuto parte per decenni nelle vicende dello Ior e che aveva destinato per testamento quelle carte alla pubblicazione, da realizzare dopo la sua morte.
La similitudine sta in questo: che anche stavolta i documenti trafugati sono stati passati al giornalista da chi (forse i due indagati Vallejo Balda e la Chaouqui) a essi aveva accesso in funzione del proprio ufficio. Del tutto diverso era invece il caso del corvo Gabriele che fotocopiava e trafugava dalla scrivania di Benedetto XVI carte di cui si appropriava clandestinamente.
Alle carte vanno poi aggiunte – come dicevo sopra – le trascrizioni di parole del Papa pronunciate in incontri con collaboratori. Pare che non si tratti di registrazioni autorizzate, poniamo a supporto del lavoro dei partecipanti a quelle riunioni, ma nascoste e abusive.
Negli ambienti vicini a Papa Francesco il nuovo trafugamento viene interpretato come un colpo di coda del vecchio Vatileaks, ma è una lettura che non convince del tutto, troppo condizionata dal fatto che il destinatario del trafugamento è lo stesso giornalista d’allora.
Due sono le novità: stavolta la materia parrebbe strettamente economica, mentre allora erano trafugate carte d’ogni contenuto (dalle vicende personali di Dino Boffo all’istruttoria per la nomina dell’Arcivescovo di Milano); questa fuga avrebbe a primo responsabile un alto esponente dell’apparato economico della Santa Sede (il Vallejo Balda ora agli arresti).
Dicevo sopra che quest’ultima impresa del collega Nuzzi somiglia piuttosto alla prima, per esservi coinvolto un esponente dell’apparato Vaticano. Ma Dardozzi al momento della pubblicazione dei suoi documenti era morto, Vallejo invece è vivo. Se davvero l’iniziativa era sua, dovremmo presto saperne di più.
Un solo punto è già chiaro ad abbondanza: la pubblicazione è un attacco al Papa.
Non il lavoro del giornalista, ovviamente, che ha la sua legittima finalità professionale; ma il supporto che quel lavoro ha trovato nel fornitore di documenti interno al Vaticano. Vista la buona riuscita del trafugamento del 2012, che a ogni evidenza costituì un gravissimo affronto a Benedetto XVI – e soprattutto al suo governo – qualcuno deve aver pensato che fosse arrivato il momento di aprire il fuoco sul successore.
Luigi Accattoli
www.luigiaccattoli.it