“Arme bagnate del sanguine” Bergolius dixit

“Arme sanguinate, arme bagnate del sanguine de tanti innocenti”: così l’ultima invettiva di Francesco – stamane in piazza San Pietro – contro i mercaderi di morte, come li chiamò una volta. Quando s’accalora Bergoglio mescola castellano e italiano e li riporta al latino. “Arme” invece di armi è in tutti i nostri maggiori fino a Manzoni incluso, “sanguinato” e “sanguine” sono voci antiquate ancora registrate dai migliori dizionari. Per dire un’idea nuova – “Mai più la guerra”, nel 70° della fine del secondo conflitto mondiale – Bergoglio torna indietro: qui, come forse in teologia, egli è un antico che guarda avanti.

16 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Revisione della lingua del Papa. Questo è l’appello come è stato dato dalla Sala Stampa Vaticana, con traduzione in italiano d’oggi delle parole improvvisate da Bergoglio nella lingua della passione per gl’innocenti: “In questi giorni anche in Estremo Oriente si ricorda la conclusione della Seconda Guerra Mondiale. Rinnovo la mia fervida preghiera al Signore di tutti affinché, per intercessione della Vergine Maria, il mondo di oggi non abbia più a sperimentare gli orrori e le spaventose sofferenze di simili tragedie – Ma le sperimenta! -. Questo è anche il permanente anelito dei popoli, in particolare di quelli che sono vittime dei vari sanguinosi conflitti in corso. Le minoranze perseguitate, i cristiani perseguitati, la follia della distruzione, e poi quelli che fabbricano e trafficano le armi, armi insanguinate, arme bagnate del sangue di tanti innocenti. Mai più la guerra! È il grido accorato che dai nostri cuori e dai cuori di tutti gli uomini e donne di buona volontà sale al Principe della pace”.

    2 Settembre, 2015 - 18:58
  2. Luigi Accattoli

    Tre errori. Sempre la Sala Stampa, su direttiva della Segreteria di Stato, ha corretto i testi papali nella loro veste linguistica, almeno da quando furoreggiano Papi non italiani. Ma io lo considero un triplo errore: documentale, di impoverimento, foriero di fonti contrastanti. La correzione impoverisce la parola papale togliendole quantomeno la spontaneità che la caratterizzava. Né ha senso una tale correzione stante la divulgazione mondiale di quelle parole nella versione originale già offerta dalla diretta, sempre rintracciabile negli archivi, offerta a tutti dallo stesso sito vaticano.

    2 Settembre, 2015 - 19:06
  3. Luigi Accattoli

    Mia interpellanza a don Viganò che da giugno è prefetto del nuovo dicastero Segreteria per la Comunicazione. Oggi uno va nel sito vaticano e qui trova l’appello di stamane messo in italiano corrente:
    http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2015/09/02/0640/01389.html,
    mentre qua lo trova nella lingua d’invenzione nella quale l’ha pronunciato il Papa:
    http://www.ctv.va/content/ctv/it/news/articoli/appello-02-09-2015.html.
    Interpellanza: lei che deve coordinare i vari organismi della comunicazione vaticana, non potrebbe far partire la sua opera dall’aggiustamento di questa minima contraddizione?

    2 Settembre, 2015 - 19:16
  4. Sto esaminando i testi della Santa Sede durante la Grande Guerra. Quante invocazioni alla pace e al Principe della Pace!
    Penso che gli studiosi del futuro avranno ancora più da fare, perché dovranno confrontare gli scritti con le registrazioni.

    2 Settembre, 2015 - 19:17
  5. Meglio non interessare Mons. Viganò e vedere quanti studi verranno fuori. Qualcuno potrebbe vincere una cattedra universitaria.

    2 Settembre, 2015 - 19:58
  6. picchio

    Lingua d’invenzione…… Che grande espressione!! A me non dispiacciono gli errori linguistici del papa, aggiungono autenticità al messaggio

    2 Settembre, 2015 - 20:31
  7. Perché censurare la particolare fascinazione
    delle parole verbali di Francesco,
    che colpiscono nella loro autenticità
    proprio perché vengono dalla profondità
    di una esperienza che si è sempre espressa in Castigliano
    e
    ora come nuovo Vescovo di Roma
    si coniugano a nuove parole nell’incontro con l’espressione italiana.

    Tradurlo, corregerlo,
    mi appare un vero tradimento.

    Questa estate negli esercizi biblici con il vescovo,
    avevamo sotto mano gli stampati in greco e latino di brani di Marco (presi dal Pioppi).

    Se per comprendere le parole di Gesù abbiamo bisogno di avere sotto gli occhi i testi greci e latini,

    perché
    per entrare in empatica comprensione con papa Francesco
    non possiamo leggere le parole originali nella formulazione combinata castigliano/italiana ?

    Il paradosso di questa situazione
    è
    che mentre di Gesù non possediamo gli originali delle sue Parole
    e dobbiamo fare l’esegesi dell’interpretazione teologica dei testi evangelici che le successive comunità cristiane ci hanno “trasmesso”,

    al contrario
    oggi noi abbiamo di prima mano le parole originali del papa,
    parole comprensibilissime,
    e
    qualcuno passa il tempo a tradurcele
    facendoci perdere il senso originale.

    Sono anche certo che Francesco nella sua libertà ha dato la sua approvazione a tali traducimenti,
    ma sono io che ci perdo !

    2 Settembre, 2015 - 20:47
  8. “Arme bagnate nel sanguine” è veramente bello.

    2 Settembre, 2015 - 22:10
  9. Sono d’accordo, è molto bella.
    Poi io trovo sempre geniale la propensione di Bergoglio a creare neologismi: nel tempo delle parole abusate, svuotate, che ci attraversano gli orecchi avendo perso la capacità di incidersi nella mente o nel cuore, una parola nuova suscita sorpresa, e la sorpresa è il primo passo per l’interesse. Lui provoca un piccolo strappo, un’apertura, per far passare i concetti.
    E’ un fatto voluto, non un caso dovuto alla matrice linguistica diversa (lo faceva anche in spagnolo) ed è uno dei tratti più interessanti della sua immensa capacità comunicativa.
    Buona giornata a tutti
    (anche a Discepolo che spero ci legga e non se ne vada)
    da Assisi!

    Ciao Sara, sono contenta quando ti leggo.

    3 Settembre, 2015 - 8:43
  10. Spiletti

    Concordo sulle osservazioni fatte.
    La spontaneità e qualche “strafalcione” (absit iniuria verbis) arricchiscono il messaggio del papa e lo rafforzano.
    Tuttavia mi sembra esagerata la critica alla cancelleria pontificia: ognuno fa il suo mestiere e compito delle cancellerie vaticane è offrire testi chiari e in italiano corretto (anche per facilitare le traduzioni per la stampa estera). Non è una manipolazione, ma la normale procedura a servizio e beneficio di tutti.
    Se ci rimette (comunque poco) la spontaneità, pazienza.

    3 Settembre, 2015 - 9:47
  11. Due cose questa mattina mi hanno spinto a considerare la difficoltà dell’essere papa. In Biblioteca ho letto gli Acta Apostolicae Sedis relativi al 1914 con i pronunciamenti del morente Pio X e del nuovo eletto Benedetto XV riguardo alla necessità della pace. Nelle letture di oggi, festa di Gregorio Magno, leggo un suo bellissimo scritto sul fatto che, come papa, ha meno possibilità di pregare perché si deve occupare delle sofferenze del suo popolo : se mi avessero detto che era uno scritto di Papa Francesco ci avrei creduto ..

    3 Settembre, 2015 - 13:59
  12. Marilisa

    Il modo linguistico di papa Bergoglio è nuovo come ogni suo atteggiamento. Credo che entrerà nella Storia come varie altre cose di questo Papa.
    “Arme bagnate nel sanguine de tanti innocenti” è di una efficacia senza eguali. Non pensò che sia stata premeditata, così come non viene pensato prima ogni suo atto che ci lascia dapprima stupiti, poi affascinati. È un Papa, questo, che si affida all’ immediatezza. Coglie al volo ogni parola del cuore; ed è questo il suo punto forte. Molti non l’ hanno capito; alcuni cominciano finalmente a capirlo.
    Il concetto , a ben guardare, non è nuovo, ma viene rinnovato da una forma espressiva che mette insieme parole antiche latineggianti e parole italiane o di matrice spagnola. E ha subito presa su chi lo ascolta.
    Do ragione a Luigi. Lo zelo della sala stampa nel trasporre in lingua convenzionalmente formale il discorso originale del Papa, più che essere un merito, è–a me sembra– un demerito, perché toglie vigore alla passione con cui papa Francesco lo pronuncia e che si intravede chiaramente nella forza espressiva di certi termini inusuali che ci colpiscono e, fra l’ altro, sono comprensibili a tutti.

    3 Settembre, 2015 - 15:12
  13. Marilisa

    A me sembra perfino doveroso che resti agli atti un discorso papale ( di qualsiasi papa) nella sua originalità.
    In futuro potrebbe essere oggetto di studio da parte di chi ha un qualche interesse, per un motivo qualsiasi, ad esaminare i documenti dei capi della Chiesa cattolica.

    3 Settembre, 2015 - 15:29
  14. OT

    don Erio Castellucci
    parroco di San Giovanni Evangelista a Forlì

    è il nuovo Vescovo di Modena.

    «…i titoli onorifici
    come monsignore, eccellenza, eminenza
    descrivono un apparato fuori dal tempo
    e creano distanza.
    Io terrei solo quelli della vita ecclesiale:
    diacono, don, vescovo che già vogliono dire signore, padre.

    A Modena cercherò di dire che se si può evitare “eccellenza” sono felice,
    ma
    se qualcuno lo userà non mi arrabbierò.
    Io sono e resterò don Erio

    …l’incontro tra la Chiesa e i fedeli va favorito in tutti i modi».».

    «…divorziati:
    la prima cosa a cui pensare non è “comunione sì o no”,
    ma
    piuttosto la sofferenza che c’è dietro a queste separazioni.
    Cominciamo da lì».

    «La Chiesa non è una specie di monarchia illuminata
    e neppure una democrazia parlamentare,
    dove le decisioni vengono prese a colpi di maggioranza.

    La Chiesa è “sinodo”,
    cioè “cammino insieme”:

    chi guida può dare degli orientamenti,
    prendere delle decisioni
    e suggerire uno stile,
    ma
    tutti insieme,
    ciascuno secondo i doni ricevuti,
    deve mettersi in gioco.

    Il mio punto di riferimento
    sarà il Concilio Vaticano II
    che, insieme al magistero dei papi degli ultimi cinquant’anni,
    rappresenta il faro per la nostra pastorale.

    Il Concilio ha disegnato una Chiesa
    che non si impone in modo arrogante,
    ma
    nemmeno si nasconde in modo rinunciatario;
    una Chiesa che è sale e lievito
    e non ha paura di essere “minoranza creativa”,
    come diceva papa Benedetto XVI ».

    5 Settembre, 2015 - 9:11
  15. Marilisa

    Questo nuovo vescovo di Modena è di quelli che mi piacciono molto. Fossero tutti come lui, la Chiesa ne guadagnerebbe. Il cammino procederebbe spedito.
    Auguro a lui e alla Chiesa tutta di avere sempre come faro di riferimento e di luce il C.V.II .

    5 Settembre, 2015 - 12:01

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