“Ho iniziato a lavorare a un nuovo personaggio, un uomo che avverte un forte desiderio di pregare ma ha un problema: non riesce a trovare la posizione giusta perchè ha paura che qualcuno si senta offeso. Così resta sdraiato per terra sul palcoscenico e si muove cercando di non disturbare nessuno“: Antonio Albanese alla rivista VIVERE IN ARMONIA, aprile 2010, p. 17. Considero Albanese uno dei cristiani più comunicativi del nostro mondo dello spettacolo, paragonabile a Lucio Dalla e a Roberto Benigni.
Antonio Albanese cerca la posizione giusta per pregare
10 Comments
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Albanese ahhh…posso immaginare che cosa combina su quel palcoscenico, sdraiato a terra…io non resisto alle sue performance..inizio a ridere fin dalle prime battute.
Albanese mi fa venire in mente quei cattolici latini che si sentono inesorabilmente “più meglio” di quelli bizantini perchè ‘quelli non si inginocchiano’. (Idem per questioni di disciplina sul celibato: non si possono confrontare mele e pere – o forse sì, non so…)
Ricordo universitario. Di quel tale (affetto da disturbo ossessivo-compulsivo in fase di scompenso) che rimase seduto troppo a lungo, incerto se dovesse alzarsi col piede sinistro o con quello destro …
A Konya, tanto tempo fa (“Once upon a time”), entrai nella moschea che è la tomba di “Mevlana”. Di lui non sapevo nulla, come non sapevo nulla dei “nostri” santi. C’era un lieve suono di flauto e “qualcosa” che, se avessi avuto l’abitudine di farlo, mi avrebbe costretto a inginocchiarmi. Ma non lo facevo più, da quando ero bambina. Mi diressi dalla parte delle donne. Mi vergognai improvvisamente di avere le spalle seminude. Ma quelle donne a cui ero vicina mi guardarono e mi sorrisero senza perdere nemmeno per un attimo una loro per me misteriosa concentrazione e immersione in quel “qualcosa”: anzi, mi era chiarissimo che quell’accogliente modo di sorridere veniva da lì . Mi sedetti per terra, ma sentii fortissimo l’impulso di non “offenderle” con la mia diversità e di imitare la loro postura, i loro gesti. Ad ogni mio tentativo, loro sorridevano di più. E ad un certo punto successe qualcosa di incredibile: ad alcune di quelle donne, che io guardavo attentamente per uniformarmi a loro, per “essere” come loro, spuntarono lacrime dagli occhi, e una, piangendo, mi fece una carezza su una guancia. Persi il senso del tempo (non so quanto rimasi lì) e dello spazio ( ero sul pavimento della mia camera di bambina? La sensazione di grande pace, mai più provata da allora, era la stessa). Soltanto anni dopo, quando ero già cristiana, ho letto – e amato alla follia- “Mevlana” Gialal ad. Din Rumi: con infinita gratitudine.
ho vissuto l’esperienza di fiorenza.. dall’altra parte.Da bambina ( avevo 8 anni)ho vissuto per un anno e mezzo in Libia , a Bengasi, prima del regime di Gheddafi.
Mio padre , ingegnere,lavorava per una ditta italiana che costruiva ponti e strade nel deserto..
Frequentavo la scuola elementare delle Suore del Sacro Cuore.
Ventitrè bambine nella mia classe , di cui tre italiane il resto libiche e musulmane. Le suore non spingevano per convertire,ci amavano tutte allo stisso modo, cristiane e musulmane.
la mia migliore amica, Fatima, l’amica del cuore , una bambina libica , musulmana, fra l’altro a 8 anni, già fidanzata, cioè promessa sposa ( secondo la tradizione locale ) non la dimenticherò mai.. mi voleva così bene che voleva venire alla MESSA perchè io ci andavo ogni domenica .. le dicevo vieni,, ma poi cosa devo fare ?’ guarda me -.. così faceva .. mi guardava quando io mi inginocchiavo si inginocchiava.. che bello ! mi disse dopo una Messa.
io le chiesi se potevo andare a mia volta con lei nella Moschea.Certo, mi disse. Ma i miei genitori non me lo permisero.
Poi ci fu Gheddafi, fummo scacciati dalla Libia , non ho più rivisto la mia amica.
Maria Cristina
I racconti di Fiorenza e Discepolo sono bellissimi. Mi rticordano i bambini ebrei ospiti di orfanatrofi e collegi cattolici durante l’occupazione nazista, che guardavano gli altri in chiesa per uniformarsi a chi pregava.
“Si andava a messa ogni domenica mattina, per non creare sospetti. Di solito ci piazzavamo nel fondo, in un angolo dove non potessimo essere osservati; io ero molto attenta ad alzarmi quando ci si doveva alzare, a sedermi quando ci si doveva sedere e a non perdere il momento in cui i fedeli si facevano il segno della croce: allora, come ci era stato insegnato, ci segnavamo senza segnarci, con un movimento della mano tanto rapido quanto impreciso. Un percorso simile a una croce, ma che non lo era: o mancava qualcosa, o era in senso inverso. E ciò non aveva nulla di blasfemo, né per la religione cattolica né per la nostra. Mi sentivo assolutamente in pace con me stessa. Così come lo ero nell’entrare in chiesa e facendo il gesto di immergere le dita nell’acqua santa, senza però mai toccarla. Mi dicevo che Dio guarda, in certi casi, ai movimenti del cuore, non della mano. Ed il mio cuore era pieno di rispetto in entrambe le direzioni”: è il racconto di Mirjam Viterbi ospite con la famiglia di un monastero di clarisse ad Assisi. Vedi nella pagina CERCIO FATTI DI VANGELO, al capitolo 18, Giusti delle nazioni, il testo “Parabola del vescovo Placido e della bimba Mirjam Viterbi”.
Non avevo letto la “parabola” di Mirjam Viterbi; l’ho letta ora: è straordinaria. Grazie.
Eravamo partiti da Antonio Albanese (grande attore, Luigi, sono d’accordo: eccellente, poi, la sua interpretazione nel recente film “Giorni e nuvole”) e siamo andati ai racconti di Fiorenza (dolce) e di Maria Cristina (toccante) ed alla “parabola” finale di Mirjam Viterbi.
Belle queste serate “intimiste” nel nostro “pianerottolo” …….
B U O N A N O T T E !
Roberto 55
P.S.: Segnalo con piacere l’elezione a Sindaco di Venezia di Giorgio Orsoni, uomo di cultura, docente universitario, avvocato, e persona di grande fede cristiana e fedeltà all’insegnamento della Chiesa; ne nutro la massima stima (come, peraltro, stimavo molto anche il suo predecessore – e “non credente” – Massimo Cacciari), e, anche se non sono tra i suoi “amministrati”, pregherò, per quel che posso, perchè onori al meglio, di fronte a Dio ed ai cittadini che l’hanno eletto, il mandato ricevuto.
A proposito di comici: molto bello il “Perché prego” di Giacomo (del trio Aldo, Giovanni e Giacomo): http://pierostefani.myblog.it/