Un politico e teologo difensore degli omosessuali
Questo libro tratta di Gianni Baget Bozzo difensore degli omosessuali e raccoglie i testi di quella difesa. Politico e prete, collaboratore nei decenni del cardinale Siri, del quotidiano «La Repubblica», di Bettino Craxi e di Silvio Berlusconi, da ognuna di queste posizioni rivendicò con tenacia, per oltre un trentennio, i diritti di chi vive nella condizione omosessuale.
Lo fece costruttivamente affermando la necessità che venisse sviluppata una “teologia dell’omosessualità” (1976); invitando ad affrontare la “nuova problematica” che si pone alla Chiesa con il riconoscimento dell’esistenza di omosessuali che lo sono per nascita e non per scelta (1978); provando a rispondere all’omosessuale che chiede se debba considerare se stesso “uno sbaglio di Dio” (1978); incoraggiando gli omosessuali a “porsi come credenti a pieno status” (1984).
In seguito condusse la sua difesa anche polemicamente: accusando il cardinale Joseph Ratzinger di chiedere una “legislazione repressiva della pratica omosessuale” (1986); ammonendo che “se la Chiesa non va verso l’omosessualità, questa può andare verso la Chiesa” (1990); segnalando il paradosso della condizione cristiana degli omosessuali «costretti alla castità» (1991); rivendicando la “legittimità” dei movimenti cattolici che chiedono «il riconoscimento legale della condizione omosessuale» (1992); sostenendo il diritto dell’omosessuale a «manifestare la sua condizione senza ricevere sanzioni o limitazioni» (18 marzo 2000).
Difese infine gli omosessuali cercando di mediare tra le loro rivendicazioni e l’opinione pubblica moderata: argomentando che la Chiesa può riconoscere il valore di un «rapporto omosessuale casto» (7 giugno 2000); incoraggiando ad ammettere che «l’omosessualità possa essere un fatto cristiano» (10 giugno 2000); indicando alla Chiesa l’urgenza di «imboccare una strada nuova anche perché il diritto civile all’identità sessuale esiste e non si può negare» (4 luglio 2000).
Un impegno il suo con forte esposizione personale che lo costrinse a smentire d’essere omosessuale (2004) ma non gli impedì di richiamare la comunità cattolica alla necessità di evitare che l’omosessualità diventi «quasi un fatto etnico» mentre nella Chiesa non vi è «nè uomo nè donna» (2005); di ipotizzare che «l’evoluzione della Chiesa può continuare» (2007), di ribadire la propria convinzione sulla pari possibilità di vivere casto per «un sacerdote gay e uno etero» (2008).
Le affermazioni che ho qui richiamato sono al centro dei testi che riporto nei sedici capitoli. Nel loro insieme essi attestano che nessuno in Italia, nel campo moderato, fece più di lui in difesa degli omosessuali tra il 1976 e il 2008. L’attualità di questi testi è nella ricerca di un nuovo linguaggio. Un’attualità confermata – in campo cattolico – dalla predicazione di Papa Francesco che parla degli omosessuali con parole simili a quelle azzardate e testate a suo tempo dal nostro don Gianni.