Che volete, mi piace sparigliare. Per un precedente, vedi post del 9 ottobre 2007.
Andrò a votare per Franceschini ma difendo la Binetti
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Che volete, mi piace sparigliare. Per un precedente, vedi post del 9 ottobre 2007.
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Io attacco la Binetti, difendo l’impostazione plurale di partito di Franceschini, ma voterò Bersani. Va bene come sparigliamento? 😉
Io voterò Franceschini e, come Luigi, difendo la Binetti.
Hai una spada, Luca? 😉
In bocca al lupo, quella del PD è comunque una bella discussione pubblica e in Italia ce n’è bisogno, chiunque la promuova.
O.T.
Uhèi ragazzi, ma oggi è il 16 ottobre!
Difendo ad unghiate la Binetti, e voto il meno pro-radicale tra Franceschini e Bersani (che non ho ancora capito chi è).
Infatti, nella mia profonda sensibilità democratica, vorrei cacciare i radicali dal Pd.
Sì, lo so che è come spazzare l’acqua con un forcone…
Orsobruno, concordo.
Non capisco, e chiederei chiarimenti, Luca.
Buon pomeriggio.
Si Francesco… è il 16 Ottobre…
trentuno anni fa… veniva eletto Carol Wojtyla, il grande Giovanni Paolo II.
Sul mio blogghettino da stamane, c’è l’indimenticabile filmato.
P.S. Troppi post sulla politica mi tengono fuori dal dibattito. Non è pane per i miei denti (e ne segni da tracciare a matita per la mia mano).
.. il filmato con i 10 secondi di silenzio dopo l’annuncio del nome? Quello più bello che ho visto è quello col prete in talare che agita un fazzoletto bianco e rivolto ai fedeli perplessi urla: “è polacco, è polacco”
PS: per Luca: intervistata dal Corriere oggi, però, la Concia non mi pare difendere la pluralità, ma vuole che siano “valori fondanti del partito i diritti degli omosessuali e transessuali”. Un pelino ristretta come pluralità.
No Alessandro, non è quello.
E’ un filmato di dieci minuti, con l’annuncio dell’elezione, ed il primo discorso a braccio, fino alla benedizione finale.
Vieni sul blog e vedi. Basta cliccare sul mio nick name.
Saluti a tutti, e buona visione.
il prete che grida col fazzoletto mi ha sempre fatto un pò sorridere…c’ha quella vocina lagnosa “è polacco…è polacco!”, si presterebbe a un ottimo blob…
🙂
la parte più bella del filmato è quando dice: “lo hanno chiamato…di un Paese…lontano”
lì si capisce che si commuove anche lui
e del resto riparla di questo nel discorso dell’inaugurazione, la domenica successiva
citando l’episodio del Quo Vadis dice che anche Pietro, il pescatore di Galilea, “forse non avrebbe voluto venire sin qua”
spero sia presto santo
Che bello non essere del PD e non doversi neanche porre il problema di andare a votare! Però, siccome è ancora più bello non farsi i cazzi propri e mettere il naso in casa altrui, vorrei dire la mia: quando ho visto li ho visti sul palc come i tre porcellini, che si abbracciavano fingendo un’improbabile cordialità reciproca, dopo un primo momento di sconforto ho pensato che il meno peggio dei tre fosse Bersani, e poi mi è venuta in mente questa considerazione.
Le candidature di Franceschini e di Bersani non mi fanno problema: non voterei nessuno dei due, ma in fondo sono professionisti della politica, persone che in vita loro non hanno mai fatto un lavoro che non fosse dipendente dalla politica, (almeno credo, ma se mi sbaglio accetto fin d’ora la correzione) e dunque possono fare quello che vogliono.
Ma Marino? Marino è, a quanto dicono, un provetto cardiochirurgo, un uomo che, certamente per suo merito ma anche con grandi costi per la società, ha acquisito delle capacità preziose, rare e non facilmente surrogabili, per salvare delle vite umane (anche quelle di tanti bambini!). Detto brutalmente: se lui non opera, dato che di cardiochirughi al suo livello ce ne sono pochi, le liste di attesa degli altri si allungano e probabilmente delle persone che potevano vivere muoiono.
Ora, posta in questi termini, è morale la scelta di abbandonare quasi completamente la chirurgia (quasi, perché mi pare di aver capito che opera un giorno la settimana) per darsi alla politica?
Ci ho pensato, e ho concluso che lui possa giustificarla, ai suoi stessi occhi, solo con un argomento, più velenoso ancora: la convinzione di essere indispensabile per la salvezza della res publica.
Se così fosse, Dio ci scampi da un uomo del genere.
Fuori tema, ma doveroso: vedo adesso su Youtube il servizio fatto da non so quale programma Mediaset sul giudice Mesiano. Sapete che, in generale, non penso bene della categoria, e che su quella sentenza ho espresso perplessità (chiedendo fra l’altro ai fini giuristi qui presenti lumi che mai sono arrivati, e beccandomi degli insulti da Farinacci), ma la stupidità e l’ignominia di quel servizio non hanno limite. Uno si vergogna anche solo a guardarlo.
Oltre che dei suoi avvocati, Berlusconi dovrebbe liberarsi anche dei suoi giornalisti.
La Concia (reduce da una “botta” parlamentare che avrebbe steso un elefante, e per cui è giustamente arrabbiata, e non solo con la Binetti) sostiene Marino, a cui sono vicino per l’idea di partito ma lontano per quest’idea di laicità “esclusiva”.
Ciò detto, anch’io ovviamente sono per i diritti degli omosessuali… ma quello che ci manca è una visione condivisa di cosa siano questi “diritti”, e la semplificazione per cui si tratta di diritti autoevidenti è profondamente sbagliata.
Non ho spade se non nei modi di dire.
Attacco la Binetti perché comunque mi sembra che agisca in modo irresponsabile all’interno del suo gruppo parlamentare. Ma pensare di cacciarla perché “non la pensa come noi” (noi chi? noi che pensiamo cosa?) è un’altro “salto” mentale che non capisco.
Sono con Bersani ma difendo l’importanza delle primarie, però all’interno di un partito organizzato, coinvolgente, partecipativo, non “liquido” e mediatico. Sono con Bersani perché penso importante coinvolgere in un progetto politico (quindi di governo, come fu l’Ulivo) tutte le forze dell’opposizione, a cominciare dal centrosinistra. Però non sono per la “divisione dei compiti” alla Letta o alla D’Alema, del tipo “il centro fa il centro, la sinistra fa la sinistra e poi ci alleiamo”, perché alla fine i nodi vengono al pettine. Sono per una vera sintesi politica (quindi operativa, non filosofica) delle culture, che non c’è mai stata e di cui Veltroni purtroppo non ha offerto più che un inutile simulacro; ma non sono certo per rinchiuderci nei confini dell’ormai defunta socialdemocrazia, che rischia di reinventarsi in radicalismo alla Zapatero invece che porgere una vera attenzione ai più deboli e ai nuovi poveri di questo scorcio di secolo.
(Oh, me l’avete cavata dai denti questa prolusione di bersaniano critico, eh.)
(P.S. Un plauso all’onestà intellettuale di Leonardo, in questo caso.)
Ho rappresentato la mozione di Franceschini fino al confronto nei circoli, quindi lo voto e lo farò votare soprattutto ai non iscritti al PD.
Sulla Binetti dal punto di vista politico la penso come l’ha espressa Antonio Padellaro. Che resti e rompa pure. Ricordo che la vecchia e cara DC in cui ho militato, era durissima con i dissidenti fino ad emarginarli e ad escluderli dalle liste nelle tornate elettorali successive al mandato.
Nel Pd soffro da due anni, provo grande disagio e mi spiace per la posizione presa dalla cara amica Rosy, con cui per la prima volta mi trovo politicamente in conflitto.
Ma debbo anche dire che in questo partito c’è una dialettica aperta e franca anche con scontri durissimi e le porte dei circoli sono spalancate a chiunque voglia entrare e partecipare e dibattere anche se non iscritto.
Questo ad esempio non succedeva nella DC.
Talvolta penso sia troppo democratico, quasi anarchico e che per questa attitudine all’apertura che definirei accoglienza, le decisioni maturano dopo lunghi dibattiti alla ricerca dell’unanimità e spesso giungono tardive e mai all’unanimità questo in genere per la componente ex DC assai più concreta e sofferente delle lunghe dialettiche.
Questo è per me il vero nodo da sciogliere al più presto.
Per il resto apprezzo la preparazione e la passione civile, politica e culturale dei miei nuovi amici ed anche l’abbondanza di umiltà che promanano senza distinzione di ruoli e di rango.
Non voterò nessuno dei tre: non ci casco più.
Inoltre, in questi giorni si parla molto di omofobia, già gli stranieri sono passati un po’ in second’ordine, mentre il cosiddetto lodo Alfano (povero Angelino è l’ultimo ad averlo letto) si defila leggermente, attendiamo che rimonti la violenza sulle donne: su tutto incombe sempre l’amatissimo/odiatissimo Sivlio Berlusconi.
Senza volermi nascondere che si tratta di problemi reali, sempre più spesso ho la fastidiosa sensazione che qualcuno decida di che cosa dobbiamo parlare, su che cosa dobbiamo accapigliarci e, perfino, che cosa dobbiamo dire.
Quanto alle istituzioni, sono un controsoffitto per i cittadini comuni, mentre le decisioni si prendono al piano superiore, a noi del tutto sconosciuto.
Infine, da bravo qualunquista-“tuttologo”-frequentatore di bar e pianerottoli, penso che questa democrazia non abbia in sé gli anticorpi necessari per riprendere a funzionare. Chi vivrà vedrà.
Intanto mi sforzo di tenere gli occhi aperti, anche se gli stecchini li ho quasi finiti.
Da ulteriore ex-DC direi che il problema sta nel dimenticare i partiti che ci dicono cosa pensare – e non so tu, Luca, ma io il concetto di “lo ha detto il centro”, che suona tanto come il ferriniano “non capisco ma mi adeguo”, l’ho purtroppo sentito ripetere troppe volte. La Concia si esprime nei medesimi termini, come anche Marino, quando vuole un partito che sia portatore di una verità e non luogo di confronto e sintesi.
Ma che sia anche capace di rinunciare a uno o due voti in date circostanze per non perdere la fiducia di milioni di elettori che dalla Concia e da Marino si sentono classificati come sub-umani.
Poi stiamo coi piedi per terra e ricordiamoci che democrazia è anche pesare i rapporti di forza e la capacità di raccogliere consenso – non solo la discussione ad oltranza.
Infine, io non voterei un partito che, guardando a sinistra per recuperare consensi andati a partiti che non esistono più (nè i partiti nè i consensi), finisce per lasciare aperto all’UDC il centro, nella errata convinzione che lo userà per allearsi con la sinistra. Bene diceva Franceschini nel dibattito a tre: se si fa così si lascia spazio alla costruzione di un nuovo centrodestra che confinerebbe il PD all’opposizione eterna, più di quanto non sappia già fare da solo.
Outing:
1) non voterò
2) se votassi, voterei Bersani (vedi punto 4)
3) di fronte al principato attualmente al potere in Italia ogni soluzione alternativa è, dal punto di vista cristiano, preferibile. Se il bene è 100, ogni alternativa sarà sempre x+1 rispetto al principe (dove x è ovviamente sempre, e spesso di gran lunga, inferiore a 100)
4) ogni ipotesi che rafforzi l’unità di intenti avversa al principato e legata (anche solo nominalmente) alla carta costituzionale in vigore è da me preferita (e fra i tre del pd quello più unitario mi sembra Bersani)
5) ascoltare gli argomenti addotti da Concia avvicina paurosamente x allo zero (ma sempre meglio di…).
6) chiarisco meglio la mia avversione al principato: o Dio o mammona, o Dio o l’idolatria. Preferisco farmi il sangue amaro su Concia che abluzioni rituali alle sorgenti del dio Po. Se la casa brucia ogni aiuto per spegnere l’incendio, anche da parte del vicino antipatico, è bene accetto
7) se l’esempio matematico zoppica, tenete presente che ho sempre preso un sei di stima.
Grande Leonardo, intervento di sane randellate.
Scusate, ma che cos’ha in comune la Binetti (persona seria e competente) con tutto il PD? La vedrei meglio nell’UDC. E con lei tanti ex democristiani piddì per forza, a mio modesto avviso.
E per dirla chiara: vorrei morire democristiano, se possibile.
Nel PD c’è posto sia per la Binetti (bella e intelligente!) che per quelli che Orsobruno chiama radicali (i radicali sono altra cosa e ci sformano pure se si usa il loro nome per dire altro). E non si va a votare per buttar fuori qualcuno (credo questo pensi il nostro ottimo ospite). Insomma ci deve essere posto per più anime se si vuole un partito “popolare”: tante anime capaci di accettare “democraticamente” le eventuali sintesi di dirigenze elette “democraticamente”.
per Leopoldo:
qualche anno fa ,negli USA, uscì un film – “Shag the dog” – nel quale un presidente degli Stati Uniti scatenava una guerra da qualche parte purchè non si parlasse delle sue questioni private.
Quando si dice che il cinema previene la realtà. Ciò che stiamo vivendo non sarà una guerra ( anche se temo che sia peggio) ma di sicuro è qualcosa creato ad arte per deviare la nostra attenzione. Come te, ho anch’io spesso la sensazione che ci sia un gran lavorio per dirci cosa pensare ,come pensarlo,cosa fare e come farlo. Nessuno che ci spieghi mai il perchè.
Ed è allora che le mie “antennine” danno un ulteriore spinta all’uso del cervello che, bene o male, mi è stato donato……….
Leonardo carissimo, sono proprio preoccupata!! due commenti ( 16.15 e 16.40) che mi trovano completamente concorde… dovrò chiamare il medico!
Sulla democraticità del partito io sono su posizioni quasi adinolfiane di “piramide rovesciata”. Per il resto, la forza di un partito si vede dalla sua capacità di sintesi a partire da un ampio spettro di posizioni, che è il contrario di una decisione brutale a maggioranza. Sarà che al mio paese anche la vecchia sezione DS era abbastanza “ribelle” (figuratevi quella della Margherita: erano tanto pazzi, quella dozzina di bei tipi, che si sono fatti persino dirigere da me).
caro Leonardo, credimi, non ti preouccupare per i poveri pazienti orbati dai preziosi servigi del provetto cardiochirurgo Marino che si da’ alla politica….
non perchè non sia un bravo cardiochirurgo.. ma perchè ce ne sono tanti altri
bravi come lui e anche più bravi di lui, tanti tanti altri anche se meno famosi..
piuttosto mi preuccuperei di più per i cittadini-elettori che avessero il provetto cardiochirurgo Marino come premier .. che Dio ce ne scampi e liberi!
meglio , cento volte meglio Bersani !
di Franceschini che dire?’ e’ un ritorno alla DC in scala nettamente ridotta e
inferiore., invece di progresso un regresso….
per Marcello che sostiene che nel Pd c’è posto per tutti, per la binetti e per i radicali, insomma per cani e porci 8scate il paragone) .
la Concia che è una persona seria e a mio avviso ammirevole (anche se non la penso come lei) in una intervista oggi al Corsera dice ragionevolmente che
i diritti degli omosessuali sono un punto fondamentale del programma del PD e che la Binetti, non deve essere cacciata, ma se è coerente, deve andarsene lei da un partito che ha come punti fondamentali del programma cose che lei non condivide. Come discorso logico non fa una grinza . brava Concia1
basta con l’et .. et.. noi siamo kierkegardicamente ( insomma come Kierkegaard)
per l’aut aut .. è finita l’era del questo .. ma anche quello.. questo, ma anche il contario di questo ! 🙂
Un partito non è “un luogo di confronto e di sintesi “, questa è piuttosto un ‘assemblea che mi richiama alla mente le fanntozziane discussioni del cineforum aziendale dopo aver visto la Corazzata Potomkin o le nostre assemblee del liceo negli anni 70.
Un partito deve avere un PROGRAMMA, un programma sull’economia, sulle leggi prioritarie da fare, su come gestire questioni scottanti, esempio l’immigrazione,
le tasse, la scuola ecc. ecc.
se i membri di un partito non sono d’accordo sul PROGRAMMA, ad es. la concia vuole i diritti agli omosessuali e la Binetti no, Marino vuole l’eutanasia e Franceschini no , che cavolo di partito è ?
Insomma se voto per un partito voglio sapere chiaramente cosa mi aspetta .
e’ giusto o no?
non voglio poi assistere a interminabili diatribe interne tra D’alema e Franceschini o fra Bersani e Rutelli.
volete la verità? l’aveva già detta il mitico Nanni Moretti anni fa
“con questi dirigenti la sinistra non vincerà mai! “
Dopo 2 anni, 6 mesi, 20 giorni e qualche ora:
….. abbiamo trovato casa !!!
Oh discepolo!! calmati! che così ti fa male…sei pure medico e perciò dovresti saperlo!
Tra tutti i discorsi che stiamo facendo, stasera ci ha pensato Mattlar con il post delle 22.44 a riportarci alla realtà. Questi sono i problemi veri per cui ci si dovrebbe accalorare!…. altro che le primarie del PD,Berlusconi che incarna perfettamente ciò che la maggioranza dei maschi italiani vorrebbe essere, e tutte le cose che ci propinano per coprire quali sono i veri problemi (sia a destra che a sinistra).
Io non sto in un partito perché ha un programma.
Io sto in un partito per costruirlo insieme, un programma.
(Congratulazioni a mattlar!)
Per Luca grasselli
ma guarda caso stai in un partito , che, prima di costruire un programma, ha già diciamo certe ideee certi ideali, se no perchè un programma non lo costruisci in un altro partito? E’ ovvio che si debba 2costruire 2 un programma, ma è anche ovvio che alla fine del processo di costruzione il programma ci deve essere.
e finora il pd ha avuto un solo programmache mettesse tutti d’accordo: far fuori Berlusconi.
solo che non sono riusciti neppure ad attuare questodi programma……
continuiamo pure a farci del male ! 🙂
per Principessa
non ha senso affermare che ” la maggioranza dei maschi italiani vorrebbe essere come Berlusconi..” tu ti offenderesti credo se ti dicessi che la maggior parte delle donne italiane vorrebbe essere come la Monica Bellucci.. o che la maggir parte dei siciliani vorrebbe essere un boss mafiioso….
Non esistiono “i maschi italiani”come categoria come non esistono l”donne italiane”….sono frasi qualunquistiche e sensa senso, sono generalizzazioni..che una persona intelligente non fa
inoltre “le cose che ci propinano” ogni giorno non sono solo quelli al governo a propinarcele, anche Scalfari e Santoro e Travaglio ci “propinanano” un sacco di cose, anche la pubblicità, anche il ministero della Saljute ci propina un sacco di bufale, come quella dell’emergenza influenza” , e anche i preti e la Chiesa avolte ci propinano un sacco di cose che nulla hanno a che vedere con la religione .. dire che uno deve pensare con la sua testa è un ovvietà degna del migliore Alberoni !
Io non mi accaloro per la politica, ho deciso anzi di non occuparmene più, ma quelli come me e in Italia sono tanti disgustati dalla politica, non lo sanno tanto per le malefatte di Berlusconi (anche per quelle) o per le ingiustizie e la corruzione , lo sono proprio per gente tipo D’Alema , Veltroni, Casini, Bertinotti, e compagnia bella che sarannoanche bravissime persone , onestissime, ma non sono riusviti a dire UNa dicasi, una idea concreta, non sono riusciti a mettersi d’accordo su nulla, tentannano in continuazione , dicono ogggi il contrario di quello che hanno detto ieri.
Io una casa non ce l’ ho , non la possiedo e non la possiederò mai, (coi prezzi di Milano Centro) credo, a meno di non vincere al totocalcio o se non me la lasciano in eredità i miei genitori.
Mattlar è libero di fare la battuta “caro discepolo nel tuo risentimento scorgo qualcosa di personale ” 🙂 🙂 🙂
Io per ovvi motivi non andrò a votare per le primarie,
ma qui nell’anonimato mi sento libero di dire che ci sarei andato volentieri e credo che avrei votato per Marino …
e per accompagnare gentilmente la Binetti ad iscriversi all’Udc.
Bravo Orsobruno. Anch’io vorrei cacciare i radicali dal PD (che avrebbe dovuto essere l’espressione di una sintesi alta tra i valoi della tradizione socialista e di quella cattolico-democratica, e invece è diventato un’altra cosa). Mi dispiace che nel momento in cui il governo Berlusconi ci espone al radicolo, e ci sarebbe bisogno di una grande opposizione unitaria, il PD perda credibilità agli occhi di milioni di cattolici per seguire le rivendicazioni della lobby gay e radicale.Non andrò mai con la destra, e sono perplesso anche di fronte al’attuale UDC: ma credo che si dbba raccogliere l’invito di Monticone e di Martinazzoli a non lasciar cadere la tradizione politica cattolico-democratica. Se questa tradizione non può stare nel PD, ormai gemonizzato da una cultura laicista, allora bisogna costruire un soggetto nuovo. Io ci sto, sono pronto a “scendere in campo”.
Felicitazioni a Mattlar !
Non mi ritrovo, a differenza di Principessa, con l’intervento di Leonardo di ieri – ore 16.15, ma concordo, Leo, “solo” con il tuo intervento di ieri – ore 16.40: quindi posso evitare di chiamare il medico ……………
Scherzi a parte, a domanda (posta indirettamente a tutto il “pianerottolo” da Luigi) rispondo: da elettore (almeno per ora) del PD, voterò alle “primarie” e voterò, penso, per Dario Franceschini (nessuno dei tre candidati, per esser chiaro, m’entusiasma, ma, insomma, dovendo proprio scegliere ……).
Buon sabato !
Roberto 55
Ehi, mi assento dal blog qualche giorno per seguire un po’ di dibattiti politici, e quando ci ritorno tutti hanno fatto coming out sulle loro preferenze politiche!
Per non essere da meno mi esprimo anche io: tra i tre la mia preferenza va decisamente a Bersani, che mi è parso l’unico in grado di fornire una prospettiva politica coerente. Apprezzo Franceschini ma è troppo legato al solco veltroniano, che è stata una vera sciagura per il centrosinistra, e Marino mi pare inadatto al ruolo e portatore di un programma molto parziale.
Sulla Binetti: credo che un partito inclusivo dovrebbe consentire l’obiezione di coscienza su certe materie, e sono quindi contrario alla sua espulsione in questa circostanza. Tanto più che lei continua a dichiarare di ritrovarsi nella linea del PD su tutto tranne un paio di punti. Però è giusto porre dei limiti: una che non aveva votato la fiducia al governo sostenuto dal suo gruppo non doveva essere ricandidata, ed è inutile che ora Franceschini si indigni in proposito.
Cara principessa, il problema abitativo è un problema politico
@Savigni
“anche di fronte al’attuale UDC: ma credo che si dbba raccogliere l’invito di Monticone e di Martinazzoli a non lasciar cadere la tradizione politica cattolico-democratica. Se questa tradizione non può stare nel PD, ormai gemonizzato da una cultura laicista, allora bisogna costruire un soggetto nuovo. Io ci sto, sono pronto a “scendere in campo”.
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Scusa ma ho letto solo ora.
Il tuo ragionamento non fa una grinza purtroppo risponde esattamente a ciò che spera il PDL, divide et impera.
Rispetto ad andarmene e smetterla di soffrire preferisco rimanere e tentare di battermi fino in fondo per l’utopia di incidere come cattolico-democratico negli indirizzi e nelle scelte del PD. Per il resto, come sempre, mi affido allo Spirito Santo.
per discepolo
e perchè mai dovrei offendermi se qualcuno mi dicesse che la maggioranza delle donne italiane vorrebbe assomigliare alla Bellucci?
Mi spiace che i miei commenti ti abbiano dato dispiacere, ma io rimango generalista e qualunquista e poco intelligente perchè sono fermamente convinta di ciò che affermo, altrimenti non mi spiego il piattume nel quale ci crogioliamo in netta opposizione a quanto abbiamo saputo dimostrare nei secoli passati quando qualcosa ci stava stretto. Dire che non esistono categorie nel nostro Paese significa vedere la realtà con lenti deformanti, ma sei padronissimo di farlo alla stessa maniera in cui hai il diritto di contro ribattere alle mie opinioni con le tue.”Tutto ciò che ci propinano” era riferito proprio a TUTTO, da qualunque parte esso provenga…
Che posso dirti, caro amico? visto che sono così ovvia,qualunquista e stupida, sei autorizzato a saltare a piè pari i miei commenti e a interloquire solo con chi la pensa come te o con persone più intelligenti di me che soddisfano le tue esigenze di scambio. Stai pure tranquillo che non mi offendo!…
per Massimo
appunto !
Io penso -con Massimo- che il PD debba essere inclusivo e accogliere un ampio spettro di idee (cani e porci dice discepolo). Uno dei motivi della forza elettorale del centrodestra sta proprio nella capacità di stare uniti (posso dire anch’io cani e porci?). Nel centrosinistra, invece, ogni parte ha le sue posizioni non negoziabili (boia chi molla). Io mi auguro che si cambi. Mi auguro che i cattolici la smettano di accusare gli ex ds di essere laicisti o “lobby gay” e che gli ex ds la smettano di accusare i cattolici di essere clericali e retrogradi. E’ bello essere duri e puri, lo riconosco, ma la democrazia comporta discussioni, alleanze, compromessi…
IL PARTITO DEMOCRATICO, come ben sapete, nacque con un’idea molto, molto interessante: L’incontro tra due culture: quella socialista/socialdemocratica e quella Cattolico-Democratica. Questo percorso non è però facile, e il PD è un partito molto giovane.(Ottobre 2007).
Sono d’accordo con chi sostiene l’idea del PD come partito inclusivo, sbagliato “attaccare brutalmente” la Binetti.
Domenica 25, molto probabilmente mi recherò ai seggi per le primarie, ma ancora non so chi voterò tra Franceschini e Bersani. Marino lo escludo.
Pongo però una domanda a Luigi e a tutti gli amici bloggers: Se non ci fosse Berlusconi, i Cattolici, rimarebberro ancora nel PD???
Non sarebbe forte la tentazione del Grande Centro, senza Berlusconi nell’agone politico??
Un caro saluto.
F.
se votassi voterei Bersani. Ma siccome non voto…
Bella domanda, FABRICIANUS, ma così sembra quasi che i cattolici debbano per forza stare al centro (sarà vero?).
Faccio anch’io una domanda: per stare nel centrodestra, i cattolici dovrebbero chiedere l’eliminazione di Bossi e di tutti i razzisti come lui, di Benedetto Della Vedova e di tutti gli anticlericali come lui.
Io penso che i cattolici possano stare ovunque.
Se invece parliamo di tradizione culturale popolare-democratico cristiana-cattolico democratica, nel PD non solo sarà minoranza, ma presto perderà anche la forza di mediare.
Questo checchè ne dica la mia amata Rosy.
Occorre fare un’altra cosa, ha ragione Martinazzoli.
I sedicenti eredi di Sturzo e di De Gasperi non possono finire nel PSE, e nemmeno nella sua sezione italiana.
Devono stare altrove.
E’ semplice.
cara Principessa
non ti considero assulutamente poco intelligente o qualunquista..anzi… del tutto il contrario
Hai mai parlato con un amico che non la pensa come te ? 🙂
ecco considerami tale.. ancher se non ci conosciamo
mi fa piacere leggere i tuoi commenti e non li salterei per nulla al mondo,..
il bello è lo scambio delle idee…
se no perchè esistono i blog ?
per dire siamo tutti d’accorsdo felici e contenti?
lo scambio delle idee è l’unica fonadamentale positiva espierienza dei blog
magari tu sei anni luce diversa da me.. ma dialoghiamo ! ‘ non è stupendo?’
🙂 🙂
Caro Francesco73, la tradizione cattolico-democratica ha ormai molti eredi, è difficile ricondurla ad unità, e il dibattito su chi la rappresenti meglio non mi appassiona.
Faccio però notare che, a ben guardare, essa era minoranza anche nella DC. La sua rilevanza, quando rilevanza ha avuto, è dipesa dalla capacità di essere minoranza intelligente e portatrice di idee e persone valide. Lo stesso vale a mio avviso per il PD, dove coloro che si riconoscono nella tradizione democratica continuano ad avere un ruolo rilevante. La cosa è ovvia per Franceschini, ma vale anche per Bersani (molto meno per Marino).
Invece mi sembra che tale tradizione non sia affatto espressa dall’UDC, se è a quel partito che stai pensando.
Massimo, non penso all’Udc, semmai “anche” all’Udc, pur pensando che sia un partito in fieri, e semmai solo il germe di qualcosa di successivo.
Il cattolicesimo democratico – concordo con te – indica qualcosa di abbastanza vago.
Una volta è associato a De Gasperi, un’altra a Dossetti, un’altra a Moro, un’altra a Scoppola e ai cattolici c.d. del dissenso, un’altra ancora persino a Sturzo.
In genere si fa confusione, ad esempio, tra dossettiani e cattolici comunisti, mettendo tutto assieme (mentre Rodano era una cosa molto diversa da don Pippo, vero Gigi?), oppure si tende a fare di Aldo Moro l’anticipatore dell’Ulivo, quando basterebbe leggersi le sue carte e i suoi discorsi per capire che non era così.
Se ti leggi il bel libro della Bindi (Quel che è di Cesare), vedi che lei tiene molto a rivendicare questa tradizione di cattolicesimo democratico, e che sottolinea a ogni rigo come sia una cosa assolutamente diversa dalle altre e quasi incomponibile, e come il suo approdo naturale sia a sinistra.
Io invece penso che le cose non andrebbero confuse.
Ci sono i cattolici di sinistra, socialisti, ci sono i cattolici conservatori, i clerico-moderati, ci sono insomma tante espressioni diversi.
Poi però ce n’è una peculiare, che in Italia ha assunto una rilevante forma storica e anche culturale, e che viene dal Partito Popolare e dalla DC di De Gasperi e Moro.
Questa cosa qui, mi spiace, non è quella della Bindi e tantomeno di Franceschini.
E lo dice pure Martinazzoli, in fondo.
Questa cosa qui è irriducibile al PD di oggi e pure al PDL come tale.
Ma certamente non può stare dentro il Partito del Socialismo Europeo.
E quindi dovrebbe essere fecondata in altre forme e anche con altre attese, con coraggio e speranza.
Il libro di Rosy Bindi è sul mio comodino. Lei restringe un po’ troppo la nozione di cattolicesimo democratico per mostrare di esserne la migliore erede, come del resto fanno anche molti altri. Io non credo che l’approdo bindiano sia l’unico possibile per un cattolico democratico (anche se per sensibilità sociale è quello cui mi sento più vicino in questo momento) ma non vedo come possano essere definiti cattolico-democratici Buttiglione o Casini.
Devo poi correggerti su un punto: il PD non è parte del PSE, ma ha spinto alla costituzione di un nuovo gruppo, denominato Alleanza progressista dei socialisti e dei democratici al Parlamento europeo.
da un estraneo assoluto ai giochi politici.
è troppo chiedere ai politici di parlare chiaramente ? E’ troppo chiedere di chiarire cosa si intende fare una volta al governo ?
è troppo chiedere che un partito abbia un programma ?
è troppo chiedere, da cattolico , prima di votare per un partito, sapere se:
questo partito è favorevole ai matrimoni fra gay? all’adozione di bambinida parte di coppie gay?’ equiparazione delle coppie di fatto alle coppie sposate?
questo partito è favorevole all’eutanasia? al testamento biologico?
questo partito è favorevole all’ aborto? se sì in che modalità?’
questo partito è favorevole al ritiro delle truppe dall’afghanistan’ dall’iraq’ in che modalità”
questo partito è favorevole alla revisione del concordayo èper l’Ora di religione’ SE SI IN QUALE MODALITà?
E’ TROPPO CHIEDERE CHIARAMENTE quale sono le piorità delle leggi ‘ in temi eticamnetim sensibili?
e’, troppo chiedere questo?’ e’ disdicevole’ e’ fuori luogo ‘ non è pertinente”
della serie l’elettore non chieda troppo e
deve votare a scatola chiusa?
Allenza progressita dei socialisti e dei democratici.
Dire che PSE era persino meglio! 🙂
In ogni caso, la coscienza della sinistra non potrà mai accettare davvero che a guidare il più grande partito di quell’area sia uno che viene dalla tradizione popolare-democratico cristiana.
Lo ha spiegato molto bene Piero Sansonetti, tempo fa, a Omnibus.
Dicendo una verità che moltissimi pensano, ma tacciono per comodità e realismo.
Questa sola condizione mi pare far giustizia di tante altre valutazioni.
Io amo molto la politica, purchè non ingentilita a tutti i costi, e deviata dalla sua realtà di fatto per causa dei nostri desideri o delle nostre comodità, come appunto fa anche la Bindi, e non da oggi.
Vedo che anche in questi interessanti dibattiti tra il mix dei cattolici in quanto a dialettica e teoria, non c’è male.
Si parla di Moro come se in vita e nella sua storia politica la corrente morotea avesse il dominio o la maggioranza del partito.
Lui vedeva lungo e puntava alla pace sociale raggiungibile solo con compromesso cosiddetto storico tra i due maggiori partiti a base popolare e democratica, e per questo è stato assassinato.
Ai suoi compagni di partito faceva assai comodo un segretario stratega libero pensatore utopico, un uomo credibile, integerrimo e inattaccabile, un teorico puro, impegnato seriamente nel suo lavoro di politico al servizio del bene comune.
Ma nel concreto altri: dorotei, andreottiani e fanfaniani gestivano il potere reale dentro e fuori del partito e gli accordi con il PSI di Craxi e con l’MSI, la Confindustria, la Confcommercio ecc, per progetti agli antipodi del sogno di Moro che lavorava lealmente per il bene del suo Paese.
Mentre sull’altro fronte la leadership di Berlinguer era forte e inattaccabile all’interno del suo partito per lo straordinario e illimitato consenso del suo popolo e il riconoscimento anche da parte di chi non era comunista, di leader credibile e garante delle istituzioni, quanto lo era stata la DC.
Se ci fosse stato all’epoca lo stesso sistema elettorale di oggi con la possibilità di candidarsi in più collegi, Berlinguer avrebbe preso tre volte i voti del caimano.
Chi ha deciso di passare all’omicidio per rompere un’alleanza così pericolosa per l’establishment del magna magna, scelse il più debole dei due.
Tornando al punto, mi pare che ai più sfugga il fatto che la morte delle ideologie ha decretato la nascita di un nuovo paradigma nella gestione del potere che è GOVERNARE-AMMINISTRARE.
Avere e tenere il più a lungo possibile le mani nel sacco alimentando e foraggiando i clientes riconoscenti e obligati a restituire in voti per continuare il ciclo virtuoso.
Non più nella logica della politica pura di un sistema democratico che si sforzava di trovare una mediazione tra le diverse componenti ideali per arrivare ad una sintesi, la più vicina agli interessi comuni, ma nella logica del MERCATO e delle regole-non regole che dovrebbero controllarlo. Tant’è che collassa ciclicamente rendendo i ricchi concessionari dei beni materiali e immateriali della comunità ovvero dello Stato, sempre più ricchi e intere categorie come la piccola borghesia imprenditoriale e impiegatizia sempre più povere. Sul modello dell’Argentina di Menem, do you remember?
Così si stanno via via smantellando strutture e ordinamenti dello stato solidale e della cultura per regalarli a chi gioca con i profitti e i derivati che accrescono il debito pubblico e strozzano le amministrazioni locali, aiutando il riciclo di capitali occulti e in nero con scudi e condoni a beneficio dei clientes.
Oggi un partito o una coalizione stanno al governo o crepano, al più si prendono le briciole che il padrone gli getta sotto il tavolo.
Qualche postilla su domande postemi.
1- sul ddl anti-omofobia: i delitti contro la libertà morale sono solo quelli degli artt. 610-613 Cp e ruotano tutti rigorosamente attorno ai concetti di violenza o di minaccia; pertanto ricavare da lì come fa Binetti il rischio di reati di opinione significa non conoscere il diritto penale.
2- vedo anch’io il rischio per il centrosinistra, dato che la linea di frattura in ambito economico-sociale è divenuta più complessa, di ricostruirla con forzature sul piano dei diritti; vedo però che tale rischio, con contenuti opposti, è presente anche in settori consistenti della Chiesa, in Italia meno che in Spagna ma più ch in Francia o in Germania e vedo che queste forzature si alimentano a vicenda;
3- il cattolicesimo democratico è un fenomeno almeno europeo e molto composito al suo interno; io, per esempio, non sono affatto dossettiano e considero un pò stataliste le riflessioni sull’economia che fa la Bindi e giudico peraltro poco comprensibile la scelta di Bersani, che alla fine esprime l’identità di una sola delle tradizini originarie.
Detto ciò solo in Italia, a causa dell’egemonia comunista sulla sinistra, il cattolicesimo democratico si è a lungo intrecciato con l’unità politica dei cattolici, causando una anomla coabitazione (almeno in chiave europea) tra cattolici di orientmenti diversissimi nella Dc. Negli altri Paesi che non hanno vissuto questa frattura della Guerra Fredda con uguale intensità e dove il socialismo riformista è stato nettamente distinto dal comunismo il cattolicesimo democratico è stato presente in modo significativo nei partiti socialisti. Lo ricordò bene il cardinale Ratzinger nella sua lectio magistralis di qualche anno fa parlando dal Labour Party e della stessa Spd, ma vale anche altrove. Il Portogallo ha ad esempio avuto due Premier, Maria da Lourdes Pintasilgo e Antonio Guterres provenienti dalla Fuci portoghese. Quindi i percorsi sono stati diversi, ma le motivazioni dell’alleanza europea sono tutt’altro che irrilevanti.
4- Dal punto di vista sociologico il voto degli iscritti non conferma affatto l’idea di uno sbarramento ideologico a Franceschini tra quelli tradizionalmente di sinistra. Se fosse così Bersani non sarebbe intorno a un risicato 50% in Emilia, Toscana e Umbria e non sarebbe addirittura sotto nelle Marche, prevalendo più nettamente grazie a Puglia, Calabria e Campania.
Nino, due cose.
Sono più piccolo di te, e quindi di Moro conosco solo quel che ho appreso da letture (un pò) e racconti diretti (solo alcuni).
L’ho sempre ammirato per questa sua capacità di visione e per lo spirito largo, ma non ho mai fatto l’errore di considerarlo un santino.
In altre parole, non ho mai considerato lui buono e cattivi tutti gli altri.
Era un uomo che faceva politica con la logica e i mezzi del suo tempo.
Ovviamente non era disonesto come altri, non occorre dirlo.
Ma non era nemmeno un cavaliere bianco utopico e con gli occhi in aria.
Sapeva cos’era il potere, come funzionava il complesso sistema che in Italia lo gestiva e lo manteneva.
Aveva i suoi amici e li proteggeva anche con la logica della politica.
Potrei citarti il generale Miceli e Sereno Freato, ma lo sai già e molto meglio di me.
Quindi che senso ha continuare a parlare di un Moro idealizzato, in un’ottica inevitabilmentre trasfigurata dalla sua morte tragica, la più tragica della nostra storia repubblicana?
Non serve.
Moro era uno statista democristiano, allievo come Andreotti (e in parte Cossiga) del fondatore della DC, ovvero Giovanni Battista Montini.
Di quella vicenda politica fu protagonista sommo e consapevole, non è che ci fosse capitato per caso.
Vero che fu ucciso da rigurgiti oscuri e potentissimi, però lui non veniva dalla Luna, non facciamone un’immaginetta per i devoti.
Ammiriamolo e amiamolo per ciò che davvero era, e basta.
Sulla deriva odierna, mondiale, della qualità della democrazia sono del tutto d’accordo con te. Non è un caso che anche la politica sia in crisi, perchè la sua forma democratica tradizionale non integra gli odierni parametri di velocità ed efficacia decisionale necessari per l’economia turbo-mondializzata.
C’è poco da fare, e la risposta nessuno ancora l’ha trovata.
Ma proprio questa mi pare la ragione più vera e più urgente per tenere alta e visibile la bandiera del pensiero sociale cristiano.
Perchè lo vedo, molto laicamente, come una riserva contro l’imbarbarimento della vita associata, specchio di un generale degrado della condizione umana anche singolare.
Noi abbiamo bisogno di un più di “democrazia cristiana”, non di un meno.
Come Stefano Ceccanti, neanche io vedo una divisione netta su basi ideologiche o di provenienza da diverse tradizioni nella distinzione tra Franceschini e Bersani. Anche se il primo attira un po’ più di ex-popolari e il secondo un po’ più di ex-ds, non è questa la distinzione. Si tratta invece di diverse sensibilità su alcune questioni: Franceschini si differenzia da Bersani per (1) un sostegno più convinto ad un modello di democrazia competitiva e rigidamente bipolare, in cui l’obiettivo è conquistare il centro; (2) una visione più liberista in economia e favorevole ad un ridimensionamento del ruolo dello stato, anche a costo di perdere l’appoggio degli insediamenti più tradizionali della sinistra (lavoro dipendente e lavoro pubblico).
Rispetto a queste linee di divisione, non credo che l’essere cattolici democratici possa spingere più per l’uno o per l’altro.
Il senatore Ceccanti scrive: « i delitti contro la libertà morale sono solo quelli degli artt. 610-613 Cp e ruotano tutti rigorosamente attorno ai concetti di violenza o di minaccia; pertanto ricavare da lì come fa Binetti il rischio di reati di opinione significa non conoscere il diritto penale».
Però forse significa conoscere come va il mondo. In un precedente intervento, che mi permetto qui di citare solo per sua comodità, avevo fatto l’esempio del 612 bis (una norma nuova nuova, di quelle che si fanno adesso) là dove recita: «e’ punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura».
È sicuro il senatore Ceccanti che una norma come questa, magari rafforzata dal combinato disposto di un altro articolo che introduce l’aggravante dell’omofobia, non consentirebbe a un giudice di condannare, tanto per fare un esempio, un prete che si fosse permesso di ricordare più di una volta, durante le sue omelie, che la sodomia è un peccato? Se quel prete fosse uno di quelli un po’ all’antica (magari qualcuno c’è ancora) che osa parlare di peccati mortali e di inferno e un omosessuale lo denunciasse asserendo che gli ha causato un perdurante e grave stato di ansia o di paura, crede davvero che non si troverà un giudice capace di condannarlo? Mi dirà che per integrare la fattispecie della “condotta” non bastano le parole pronunciate dal pulpito: ma è sicuro che questo sottile argine tenga?
Senatore, davvero non le è mai capitato di vedere nella giurisprudenza penale delle, diciamo così, “bizzarrie”? Sentenze così interpretative in senso creativo della norma da lasciare allibiti. D’accordo che poi in appello o in cassazione vengono riformate o annullate, ma intanto un po’ di danno è fatto. Tanto il giudice non rischia mica niente!
Allora torno a chiedere: è saggio inzeppare il codice penale di norme sempre più invasive, minacciose, penetranti in ogni aspetto della vita di relazione, e al tempo stesso vaghe e imprecise nella formulazione per cui tutto è ormai “penalmente rilevante”? Non sarebbe ora di finirla con tutte queste “emergenze” montate ad arte, che producono scelte legislative squilibrate, sull’onda di emozioni in gran parte fasulle?
“minaccia” o “molesta” non è genericamente criticare. Non funziona. Per di più, se ci fosse questo rischio, che non c’è, sarebbe già contenuto nel codice vigente, l’aggravante introdurrebbe solo un aumento di pena.
Quello che li sostiene è di togliere anche altre aggravanti, ma questo non è un argomento che è stato usato nella discussione.
Caso mai qualcuno, compresa laministra Carfagna, ha sostenuo l’argomento opposto, di inserire anche altre aggravanti,
contemplando, esplicitamente o implicitamente, tutte le
situazioni in cui delitti del genere di quelli indicati
possono essere ragionevolmente aggravati dalla
considerazione per la personalità della vittima in
ragione di pregiudizi sociali o culturali, esaminando bene l’ntero elenco della Carta di Nizza.
Vedo che non riesco a spiegarmi bene, o il senatore Ceccanti non vuole capire. Continua a voler volteggiare nel cielo delle astrazioni, rifiutando di considerare quali siano le tendenze in atto nel mondo reale. In particolare quella che mira a bollare come omofoba la dottrina cattolica: via, come fa a non vedere che un prete che dicesse che la pratica omosessuale è un peccato mortale sarebbe oggi sempre più spesso considerato non come uno che fa una critica, ma come uno che esercita una violenza? Come fa a non lasciarsi neppure sfiorare dal sospetto che domani, tanto più in presenza di una legislazione che enfatizzasse l’allarme sull’omofobia, prenderebbe poi piede una giurisprudenza che, nel contrasto tra il diritto di critica e la tutela degli omosessuali, sposterebbe “creativamente” il punto di equilibrio nella direzione di comprimere il primo per esaltare la seconda?
Mi sembra che Ceccanti sia stato chiarissimo, ma forse è utile spiegarlo in modo ancora più piano. La legge in discussione non introduce nuove fattispecie di reato, e quindi non modifica la possibilità che il prete omofobo ipotizzato da Leonardo sia incriminato per “minacce” o “molestie”. Ciò che la legge introduce è un’aggravante. Ovvero: nella misura in cui il prete minaccia o molesta qualcuno per il suo orientamento sessuale, cosa che già ora costituisce reato, l’omofobia rappresenta un’aggravante.
Sono molto colpito poi dall’idea che esista un “diritto di critica” riguardo agli orientamenti sessuali, degno di tutela giuridica. Perché non anche un “diritto di critica” a chi è diverso per razza o etnia o religione?
No, quello di Massimo è il gioco delle tre carte.
Nessuno ha parlato di un prete che minaccia o molesta un omosessuale. Si è parlato della tendenza, già in atto nella società e, a mio avviso, prossima a farsi orientamento giuridico, a considerare “minaccia o molestia” il giudizio morale. Si è poi detto che se il legislatore introduce un’aggravante per omofobia, oltre a tutti gli altri aspetti criticabili, c’è il rischio di incrementare ulteriormente questa spinta alla criminalizzazione del giudizio morale.
Giovanni Battista “minacciava” Erode quando gli gridava “non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello”? Sicuramente Erode ne era gravemente turbato. Oggi, invece di tagliargli la testa, potrebbe andare da un giudice e farlo condannare ex art. 612 bis.
Evidentemente Leonardo ignora la differenza tra critica e minaccia. Se dico “la sodomia è un peccato” è una critica. Se dico “la prossima volta che commetti atti omosessuali ti riempio di legnate” è una minaccia.
Un paese civile protegge gli individui dalle minaccie, che siano frutto di omofobia oppure no.
“Sono molto colpito poi dall’idea che esista un “diritto di critica” riguardo agli orientamenti sessuali, degno di tutela giuridica”.
Io credo invece che sia fondamentale difendere la libertà di criticare culturalmente e sul piano etico-religioso l’omosessualità (lo fece anche san Paolo nella letteras ai Romani!), senza per questo minacciare o molestare le persone omosessuali. Così come è lecito criticare le altre religioni, senza per queasto insultare i loro credenti in quanto tali.
Il concetto di “libertà morale” mi sembra francamente nebuloso, e si presta a fraintendimenti: i concetti giuridici debbono essere chiari ed univoci, altrimenti si lascia spazio a iniziative discutibili di magistrati “creativi”. Negli anni ’50 un vescovo (Fiordelli) fu condannato in primo grado per aver definito “pubblici peccator” due coniugi che si erano sposati civilmente: fece male perché avrebbe dovuto limitarsi a difendere il matrimonio cristiano senza offendere le persone; ma credo che anche il magistrato che lo condannò abbia esagerato.Trovare il punto di equilibrio tra diritto legittimo di critica e offesa alla dignità della persona (da colpire penalmente) è operazione delicata che richiede grande saggezza. Mi sembra importante evitare di introdurre nelle leggi concetti potenzialmente ambigui.
E davvero in questo momento non esistono altre priorità? Chi detta l'”agenda” al legislatore? Non staremo per caro rincorrendo le “urgenze”, per reazione (comprensibile) di fronte a violenti episodi di cronaca, salvo cambiare idea dopo qualche mese (è avvenuto anche nei confronti degli immigrati rumeni, ad esempio)?
“Un paese civile protegge gli individui dalle minaccie, che siano frutto di omofobia oppure no”.
Allora però, per coerenza, bisognava tutelare penalmente anche il clero di fronte alle minacce di chi gridava “cloro al clero”, o gli esponenti di movimenti cattolici di fronte a chi gridava “vi faremo un c… così”.
E comunque una cosa è minacciare qualcuno di usare violenza contro di lui (è giusto punire chi lo fa); un’altra usare espressioni che possono essere interpretate come attentato ad una fantomatica “libertà morale”. Molti gay esibiscono in modo discutibile (a mio avviso con un esibizionismo di cattivo gusto: il discorso sarebbe lo stesso per coppie eterosessuali) la loro “diversità”, con scarso rispetto per l’altrui sensibilità: se a uno sfuggisse una frase imprudente (che certamente sarebbe meglio evitare) tipo “che schifo!” dovrebbe per questo essere considerato un “omofobico” da mandare in galera?.
Caro Raffaele, parli di criticare l’omosessualità (ovvero l’orientamento sessuale, il modo di essere della persona omosessuale) o di criticare i comportamenti omosessuali? Non mi pare proprio la stessa cosa, e infatti sono stato abbastanza attento nell’esprimermi. Si può accettare come legittima la critica dei comportamenti omosessuali, come qualsiasi comportamento, sessuale o meno. Più discutibile è la critica ad modo di essere. Certo, una società liberale può decidere di tollerare anche il pensiero razzista dei suoi membri, ma addirittura tutelarlo….
Raffaele, pur non essendo un giurista, sono certo che se l’espressione di cui parli (“vi faremo un c… così”) fosse stata un’effettiva minaccia rivolta ad una persona specifica, e questa avesse sporto querela, il nostro ordinamento l’avrebbe sanzionata.
Proprio perché la minaccia È UN REATO, lo è già, ed è una cosa diversa dalla critica, e il fatto che in alcuni casi il confine possa essere labile non impedisce che negli ordinamenti civili la minaccia sia considerata reato e la critica non lo sia.
Invece, l’uso di espressioni omofobiche non costituisce in sé un reato, per cui il tuo esempio è sbagliato.
“Cattolici democratici”.
L’espressione spiega le differenze emergenti in questo dibattito. Vi sta l’implicito escludente. Non ho mai sentito parlare di “laici democratici”, “atei democratici”, “xxx democratici”. E’ evidente allora che è proprio il cattolicesimo in sè che fa problema e costringe a precisare. Che sia una logica eternamente minoritaria è sotto gli occhi di tutti. Che sia testimonianza di una distinzione introdotta a scopo di rottura della comunione lo è altrettanto.
Funzionale a chi vuole una deriva zapateriana del PD, sarebbe bene abolirla nelle parole e nel cuore.
Credo di conoscere abbastanza bene, in teoria, la differenza tra critica e minaccia. Il punto, come mi pare abbia colto bene Raffaele Savigni, è che sotto la spinta di tendenze ideologiche che poi si traducono in scelte giurisprudenziali (la cui “imprudenza” – ma questo lo aggiungo io – è favorita dalla totale irresponsabilità di cui godono, unici, i magistrati) il confine può essere fissato anche molto lontano da dove lo metterebbe il senso comune. (Anche a me era venuto in mente il caso Fiordelli, e anch’io direi che l’atteggiamento del vescovo allora fu inopportuno, ma non criminale, come invece lo considerò il magistrato).
Ma non vi siete accorti, tanto per fare un esempio in tutt’altra materia, della tendenza a dilatare in modo abnorme il concetto di omicidio volontario, fino ad assorbire quello che finora si classificava come preterintenzionale (se non addirittura come colposo) perché si vuole dar corso all’allarme sociale per certi fenomeni (incidenti stradali, incidenti sul lavoro)? In questa deriva, per me assolutamente perniciosa e distruttiva dello stato di diritto, convergono due malattie: quella dei politici che pensano di risolvere i problemi inasprendo le pene e inventando nuove improbabili figure di delitto, invece di fare l’unica cosa utile (e di loro competenza), cioè i controlli, l’attiività di prevenzione e repressione ecc.; e quella dei magistrati che, invece di applicare le leggi, vogliono riformare la società (“rivoltarla come un calzino”, come disse finemente uno dei loro più eroici rappresentanti).
Caro Lycopodium, devo ricordarti che la comunione è a livello ecclesiale, mentre la categoria di “cattolici democratici” si pone a livello politico. A meno che tu non voglia, saltando ogni mediazione, riaffermare l’unità politica dei cattolici, ma non credo.
L’aggettivo “democratico” accostato a cattolico si rende necessario anche perché la chiesa purtroppo si è mostrata per lungo tempo (e tuttora si dimostra a volte) ostile alla democrazia politica, sentendosi più garantita da forme autoritarie.
“invece di fare l’unica cosa utile (e di loro competenza), cioè i controlli”
———————
Ma come i controlli.
Ma qui hanno girato indisturbati i Riina e i Provenzano per anni ed anni.
Ma se questo è il paese dove gli organi di controllo sono diretti dai controllati.
Forse gli unici a cui spettano i controlli sono i cittadini che però quando hanno il coraggio di denunciare accade beneamato tubo.
Vedi Report ed altro come il caso del collaboratore di giustizia che una decina di anni fa e più disse delle navi dei veleni inabissate in quel dello Ionio o dei servizi dell’anno scorso sulla 7 sulle scorie di diossina a Taranto.
S’è mosso qualcosa?
Ottime le castagne arrostite ( romanesco caldarroste) accompagnate da un altrettanto ottimo bicchiere di rosso e sottofondo musicale.
E ve saluto.
OK, allora facciamo così: ogni volta che stampa e televisione fanno un po’ di casino su qualcosa che non va, aumentiamo le pene e introduciamo nuove figure di reato e/o nuove aggravanti. Quando saremo arrivati ad avere un paese in cui, se bevi un bicchiere di troppo e guidi, o se scarichi illegalmente un film, oppure se fai un complimento un po’ pesante a una ragazza, sarà previsto l’ergastolo, ne riparliamo.
Caldarroste non è romanesco, si chiamano così anche da noi in Italia.
Qui “giù nel nordest” (come direbbe Antonio Albanese), invece, si chiamano “caldaroste”, con una sola “r” (noi veneti abbiamo l’idiosincrasia per le “doppie”).
Dunquedunque: una risposta a Raffaele Savigni (che, in realtà, non m’ha rivolto alcuna domanda: ma io gli rispondo lo stesso).
Credo, Raffaele, che di tutto vi sia bisogno, in questo momento, in Italia, fuorchè di un altro partito e, sopratutto, d’un altro partito cattolico che “replichi” la vecchia Democrazia Cristiana: capisco il tuo disagio, anch’io – che, pure, non sono mai stato democristiano, anzi ! – vorrei che il neonato Partito Democratico sapesse riprendere ed aggiornare (o, almeno, riprendesse ed aggiornasse di più e meglio di quanto ha fatto sin qui) la parte più meritoria del patrimonio politico della cosiddetta “Prima Repubblica” (tra cui anche l’esperienza politica del cattolicesimo democratico), ma credo che proprio per questo è necessario l’impegno, “dall’interno”, tuo e di tutti quelli – come te – che possono, appunto, apportare questo importante contributo.
Rispondo anche a Leonardo, che non so se si riferisse anche a me quando, qui sopra, invitava i “fini giuristi” – spero proprio, per te, di no, Leo – a commentare la sentenza del Giudice Mesiano: ma, intanto, ti scrivo, in sintesi, quel che ho capito dalla lettura “a salti” delle 152 pagine (!) della sentenza stessa.
Questo provvedimento conclude un’azione legale avviata nel 2004 da CIR verso Fininvest a seguito del “noto” procedimento penale concernente, appunto, il “Lodo – Mondadori”, ed in cui erano, tra gli altri, imputati Silvio Berlusconi, Cesare Previti ed il Giudice Metta (l’accusa, per loro, era, in soldoni, d’aver “truccato”, corrompendo, da parte di Berlusconi e Previti, il Giudice Metta, la sentenza della Corte d’Appello di Roma che nel ’90, o giù di lì, aveva annullato il “Lodo – Mondadori, con tutto ciò che, poi, ne seguì nel panorama editoriale italiano): quel procedimento penale si concluse nel 2003 con la condanna penale di Previti e di Metta (obbligati entrambi anche al risarcimento del danno verso CIR) ed il proscioglimento, per intervenuta prescrizione del reato, di Berlusconi.
Di lì a poco (appunto, nel 2004), la stessa CIR ha presentato, come detto, azione civile di risarcimento del danno verso Fininvest, non presente nel precedente giudizio penale, e ritenuta civilmente responsabile (e, in qualche modo, anche “beneficiaria”) dei fatti criminosi accertati a carico di Previti e di Metta.
Chiarisco – per quel che posso – un punto: Silvio Berlusconi era, al tempo, Presidente e legale rappresentante di Fininvest, ed il procedimento penale non lo ha “assolto”, per intenderci, “per non aver commesso il fatto”, o “perchè il fatto non sussiste” (insomma, e come si dice, con “formula piena”) ma, come ho preciso, perchè il reato a suo carico (di “corruzione semplice”, e non di “corruzione in atti giudiziari”, per cui erano imputati Previti e Metta), s’era, nel frattempo, prescritto (perchè, sempre nel frattempo, era stata approvata dal Parlamento una legge, etc,., etc.: ma questo è altro discorso).
In pratica, il Giudice (Mesiano) ha ritenuto che il fatto commesso da Berlusconi (Presidente di Fininvest) e da Previti (legale di Fininvest) e definitivamente accertato in sede penale abbia configurato, in sede civile, l’obbligo di Fininvest di risarcire il danno a CIR.
Mio commento (per quel che vale): sul piano della stretta responsabilità la sentenza mi pare ineccepibile e, persino, scontata; spassionatamente, m’ha suscitato perplessità il “quantum” risarcitorio stabilitovi, perchè – per dirla tutta – non ho ben capito come l’abbia determinato (sopratutto, il criterio di valorizzazione della “perdita di chance” non m’è chiaro: non sarebbe stato il caso di disporre una perizia d’ufficio ?). Ma, forse, è un mio limite.
Non so se sono stato chiaro,, Leo: se c’è qualcuno che ne capisce più di me di diritto (non dovrebbe essere difficile trovarlo), si faccia avanti e mi corregga, mi riprenda, mi punisca, mi additi al pubblico ludibrio, mi costringa a leggere “Il Giornale” e vedere il TG4 (quello, ogni tanto, già lo faccio, tanto è divertente Emilio Fede ……), o ad indossare calzini turchesi.
Buona serata a tutti !
Roberto 55
“saremo arrivati ad avere un paese”
—
Il paese può essere uno qualsiasi, il problema sono i paesani.
Noi dello Stato Pontificio confermiamo con autorità che il termine è romanesco. Vuol dire che in Italia l’avete adotato, senza saperlo.
Ogni tanto esrcizi di rillassamento risolcvono i casi gravi degli stati ansiosi da superego.
Inspirare, trattenere, espirare nella sequenza 3 – 6 -12.
E’ un ottimo esercizio.
Provare per credere.
Il paese può essere uno qualsiasi, il problema sono i paesani.
Profondo, questo aforisma. Ci penserò tutta stanotte.
Ringrazio invece molto Roberto55 per le utili spiegazioni. In particolare ha risolto una perplessità che avevo: essendo il danno ingiusto in questione causato da un’azione (la corruzione) che se c’è è un delitto, non capivo come la stessa persona potesse essere penalmente innocente del delitto e tenuta civilmente a risarcire il danno.
(Certo che la questione della responsabilità oggettiva dei capi rispetto alle azioni compiute dai sottoposti, durante mani pulite andava a corrente alternata: non c’era quando si trattava della FIAT, c’era per altre aziende; c’era sempre per la DC, non c’era mai per il PCI …)
Sui calzini turchesi, ti prego di no scherzare: dopo che i giornalisti di Berlusconi erano scesi ad un livello di demenza che sembrava ineguagliabili, il tuo segretario d’un balzo li ha raggiunti, mettendo anche lui i calzini turchesi in segno di protesta e facendosi riprendere dai telegiornali. È senza speranza.
(Temo che, se proprio non potete permettervi di meglio, Bersani sia l’unica soluzione che vi resta).
Sui calzini turchesi il primo che ha scherzato è stato proprio Dario Franceschini, che – non certo per i calzini turchesi – continuo a preferire agli altri candidati alla segreteria: ma, in ogni caso, chi sarà il prossimo segretario del Partito Democratico non lo decideremo nè io (se non in quota infinitesimale) nè tu ma tutti coloro (io penso e spero che saranno tanti) che voteranno domenica prossima.
Scherzi (e calzini) a parte, la “responsabilità oggettiva” in ambito “penale”, in teoria, non esiste perchè, tra l’altro (almeno in Italia), contrastante con il principio costituzionale dell’art. 27 della nostra Carta (di “personalità” della responsabilità penale): diverso è il piano civile e la vicenda su cui prima abbiamo parlato ne è la conferma.
Stavolta vado proprio a dormire.
Buona notte a tutti !
Roberto 55
Caro Massimo,
detta così come la dici equivale a dover per forza ricorrere all’esame di maturità democratico, cioé ad una tassa iniqua solo per i cattolici, come se fossero gli unici ad avere scheletri nell’armadio (i liberali hanno avuto il Terrore e la Rivoluzione industriale, i socialisti l’URSS e via dicendo, ma questo lo sai benissimo).
L’argomento dell’ostilità alla democrazia politica, poi, suona molto berluscone, essendone l’investitura popolare l’argomento giustificatorio principe.
Per motivi anagrafici conosco bene la diatriba presenza/mediazione, sostanzialmente un braccio di ferro tra due mediazioni che volevano farsi presenza esclusiva (magari, nella forma dell’assenza).
Il fatto che i cattolici in politica debbano vivere ancora in questo stato di minorità porta ai risultati che vediamo, surrealmente raffigurati – in entrambi gli schieramenti – nelle cautelose obiezioni e/o nelle acritiche adesioni alle decisioni prese dai rispettivi leader.
Mmm… liberal-democratico, social-democratico… no, non credo proprio che la necessità di specificare riguardi solo i cattolici.
Neanche il tuo punto sull’investitura popolare mi sembra cogliere la questione. Parlando di ostilità alla democrazia politica mi riferivo semmai ad una certa leggerezza nel considerare le istituzioni e le regole, nonché al fatto di essere (stati) di bocca buona rispetto ai regimi autoritari.
Non vedo nemmeno la minorità dei cattolici, a meno che essa non sia letta al modo della “presenza in quanto cattolici” come si sarebbe detto ai tempi del dibattito cui ti riferisci. Della minorità dei cattolici di centro-destra che votano Berlusconi non ho titolo a parlare, ma nel centro-sinistra, da cattolico, non avverto alcuna minorità. Tutt’altro. Alcuni piccoli esempi: il leader del centrosinistra per 12 anni è stato un certo Romano Prodi. Due de tre candidati alla leadership del PD sono cattolici praticanti, e l principale sostenitrice di primo piano del terzo è una cattolica fortemente radicata. Certo, queste persone interpretano il proprio essere cattolici secondo la loro sensibilità, che può non essere quella condivisa da tutti i cattolici, ma a mio avviso è giusto che sia così.
“Cattolico democratico” è un’espressione che individua una determinata tradizione politica, e come tale ha ancora una sua utilità: tuttavia andrebbe destituita di ogni suo senso etimologico, e in questo senso hanno ragione, secondo me, lycopodium e gli altri.
Continuerei a usarla, con questa grossa precisazione iniziale, finche’ non si trovasse un’espressione migliore. Mi chiedo se non trovarla non sia una delle spie di una crisi del cattolicesimo democratico stesso, che io pero’ non percepisco come residualita’ o emarginazione quanto come capacità di innovarsi e di proporre contenuti propri.
Forse molto presto non si parlerà che di “cattolici nel PD” (come nel PDL, nella Lega, ecc.): bisognerebbe aprire il dibattito se ciò sia un bene o un male.
Intorno a: cattolicesimo democratico e cattolici democratici.
Qualche spunto di riflessione.
Il cattolicesimo democratico e il Partito democratico
http://209.85.129.132/search?q=cache:qgLqY5P7P1IJ:www.cattolicidemocratici.it/approfondimenti/Labate%2520Nino%2520Appunti%2520su%2520Cattolici%2520e%2520PD.doc+CATTOLICI+DEMOCRATICI&cd=3&hl=it&ct=clnk&gl=it
Famiglia Cristiana: Rusconi,”Una delle voci storiche piu’ libere del cattolicesimo democratico”.
http://209.85.129.132/search?q=cache:iLvn6adJuswJ:www.partitodemocratico.it/dettaglio/71278/Famiglia_Cristiana:_Rusconi,+Il+cattolicesimo+democratico+e+il+Partito+democratico&cd=3&hl=it&ct=clnk&gl=it
Cattolicesimo democratico e Magistero
http://collettivamente.com/articolo/1393950.html
I link postati da Nino sono uguali e contrari e quindi, se fossimo in aritmetica, si annullerebbero fra loro. Aldilà dell’aritmetica, è ovvio che le divisioni tra cattolici (lo dimostrano le posizioni che si confrontano su questo blog) ci siano, siano pesanti e vengano prima dell’appartenenza politica. Su questo punto dovremmo farci un bell’esame di coscienza, in spirito d’umiltà e ricordandoci di chi siamo e a Chi apparteniamo (“ermeneutica della continuità”, direbbe qualcuno). E, oltre all’esame di coscienza, non farebbe male un “esame di realtà”: in pochi mesi abbiamo, come cattolici, vissuto episodi sintomatici dove – a destra e/o a sinistra (ma, prima o poi, anche al centro) – abbiamo sperimentato di essere ospiti sgraditi comunque al Potere.
caro Lycopodium
mi permetto di dissentire
“abbiamo sperimentato di essere ospiti sgraditi comunque al Potere”
quando mai i cattolici sono stati ospiti sgraditi al potere? li hanno sempre cercati e corteggiati tutti, in Italia.. hanno sempre cercato di non scontenatre troopo la Chiesa.. che poi gli elettori non li votano.. dal famoso “Dio ti guarda” che incombeva sulle cabine elettorali negli anni ’50 in poi…..
mio padre mi racconta che negli anni sessanta se non eri raccomandato da un monsignore o almeno da uno zio prete non ti assumevano.. ma dai!!!
quello che ha nuociuto invece alla Chiesa è proprio la connivenza col Potere politico in Italia !
Discepolo, mi deludi.
Non sto certo auspicando una forma più o meno larvata di clericalismo!
Lettera ricevuta (sul tema) da un professore della Università di Bologna
Questa è la lunga lettera di un iscritto sul punto di lasciare il Partito Democratico. Se ne estrinseco le motivazioni, non è per protagonismo, ma perché ho la certezza che molti altri iscritti o simpatizzanti condividono il mio disagio. Domenica andrò a votare, unicamente perché nel desolante momento politico ritengo importante che il partito manifesti un’adesione numericamente consistente. Non so ancora per chi voterò. Dapprima pensavo che Franceschini rappresentasse meglio le mie istanze, ma dopo le sue dichiarazioni sul “caso Binetti” non posso più crederci. Recentemente è stato scritto in un articolo su “La Repubblica” che, mentre la DC aveva molte correnti, ma una sola anima, il PD non ha correnti, ma due anime, quella cattolica e quella laica. Precisamente questa era la grande, entusiasmante novità del PD: unire su un programma comune di sviluppo coniugabile con la giustizia sociale e l’equità, di difesa dei più deboli e di accoglienza verso i più poveri di noi (da qualsiasi paese vengano), di promozione della legalità in tutti gli ambiti della vita sociale e di difesa dei valori fondamentali della carta costituzionale (separazione dei poteri, ruolo del parlamento, ecc.), di primarietà dell’istruzione pubblica nella divisione delle risorse, di una politica estera di pace, ecc., le due culture che, insieme a quella liberale, hanno fatto la Costituzione: il cattolicesimo democratico e la sinistra marxista. Il fallimento nel PD sta proprio nell’insensibilità totale del partito – sia ai vertici che alla base (basta leggere i vari blog) – verso le istanze della cultura cattolica. Si è salutata la fine dei partiti ideologici – che aveva reso possibile questa operazione – ma nel contempo si dà al PD una precisa configurazione ideologica: solo che non è più l’ideologia marxista, ma piuttosto quella libertaria radicale, a dettare legge (esattamente come nel socialismo spagnolo di Rodriguez Zapatero). In realtà, amici laici, rendetevi conto di una cosa: il cristianesimo, come del resto ogni religione, è una visione del mondo e della storia, ha una propria antropologia, una propria etica, soprattutto una propria scala di valori: per questo è irriducibile ad ogni altra ideologia e per questo l’auspicato dialogo con altre ideologie, come con le altre religioni, non può essere altro che amichevole confronto e comune operatività nel sociale. E per questo la convivenza con dei cristiani, in uno stesso partito – lo ammetto – non è facile per chi non condivide la stessa visione del mondo: il cristiano ha per forza delle certezze – mentre il laico fa l’apologia del dubbio – perché è la stessa professione di fede che dà delle certezze (altrimenti non sarebbe più una fede). La soluzione doveva e poteva essere un partito che, caratterizzato da una politica di solidarietà, di giustizia e di pace – che, sin dalla mia giovinezza, ho sempre considerato i veri obiettivi della politica –, non solo lasciasse piena libertà di coscienza ai propri rappresentanti nelle istituzioni (cosa tutt’altro che garantita, come si è visto dalle reazioni al “caso Binetti”), ma evitasse programmaticamente di prendere posizione su questioni che coinvolgono proprio le visioni del mondo, come espressione della sua identità di partito aperto a diverse ideologie e culture. E invece assistiamo ogni giorno al dileggio più insultante proprio nei confronti delle nostre persone, a causa delle nostre convinzioni più profonde. Basta pensare ai lazzi sulle pratiche “sado-maso” della Binetti, alludenti al suo presunto cilicio (non è nella mia personale spiritualità, ma appartiene alla grande – e pertanto rispettabile – tradizione cristiana: quanti sanno che il vecchio e ormai sfinito Paolo VI lo portava al funerale di Moro?) oppure alla prima pagina de “L’Unità”, con la fotografia della Binetti, e la scritta: “PD: che ci fai qui”. Quando non c’è comprensione e rispetto, non può esserci convivenza. Trovo aberrante che sia considerato non aderente alla linea del partito ritenere che l’omosessualità sia, non dico un comportamento vizioso, ma una penosa anomalia o una patologia indotta da cause esterne. Sono rimasto inorridito quando ho sentito l’altra sera un medico al telegiornale parlare, a proposito della famigerata pillala abortiva RU, di “espulsione del prodotto del concepimento”: Non vorrei che i dirigenti e la base del partito avessero una concezione selettiva della convivenza con i cattolici, volendo solo quelli allineati alle visioni del mondo, diverse, e talvolta alternative, a quella cristiana. So che ci sono questi cattolici e io li chiamo i cristiani “mondani”, quelli la cui identità si è stemperata a contatto con il mondo, che sono cristiani in chiesa e mondani nel mondo. Credetemi, non sono più cristiani autentici, perché hanno perso proprio la nostra visione del mondo, non lo guardano più con gli occhi, non dico dei vescovi, ma di Cristo I vescovi poi, non quando ci dicessero per chi votare, ma quando parlano di morale cristiana, sono per chi crede la voce del Cristo..
Allora voterò Bersani? Come non ricordare il suo grido “laicità”, ripetuto più volte, nell’enumerare i valori fondanti il partito?. Anche questo è un punto dolente: la laicità per un credente non può essere un valore, ma un male necessario, anche se assolutamente indispensabile e necessario. Ma di per sé, per noi credenti, è un disvalore. È, per così dire, una conseguenza del peccato originale: è necessaria perché l’uomo, nella libertà che Dio gli ha dato, può non credere o credere in un’altra fede. Ma nella irrealizzabile utopia che tutti credano e vivano, per libera scelta, in conformità alla fede cristiana, la coincidenza tra legge divina e legge umana sarebbe ovvia. In paradiso non c’è bisogno della laicità: ce ne sarebbe bisogno se il paradiso fosse mescolato all’inferno, ma se fosse così né il paradiso né l’inferno sarebbero più tali. Ora non è ovvio per il credente mirare, almeno idealmente, all’irrealizzabile speranza di vedere la terra trasformata in paradiso? Dunque, sì alla laicità come male necessario, ma non come valore. Come invece vorrebbero i laici, che hanno persino voluto nello statuto del mio Ateneo l’ovvia precisazione che si tratta di una istituzione laica: che cosa volevano evitare che il diritto di iscrizione fosse riservato ai soli credenti e praticanti?
Che fare allora? Confluire nel fantomatico “Kadima” italiano: Rutelli + Casini +Fini (sic! Tra l’altro adesso è la voce laica del PDL) + Montezemolo (sic! sic!)? Non è garantito, data l’ammucchiata, che avremmo una sola anima. Certamente avremmo più correnti, che si scannerebbero, come al tempo della vecchia DC per un’alleanza con il PD o con il PDL. In sostanza una DC senz’anima. Che probabilmente finirebbe per allearsi con questa destra, “innaturaliter christiana”, caratterizzata da uno sfrenato individualismo egoistico che la rende non meno incompatibile con una visione cristiana del mondo e della storia, con la nostra antropologia.
Che fare, dunque? Forse ritornare- questa volta non per volontà del papa, ma per esigenza della nostra coscienza – al “non expedit”.
Enrico Morini
Via D. Creti 53/4
40128 Bologna
enrico.morini@unibo.it
Grazie, Ale.
” il cristiano ha per forza delle certezze – mentre il laico fa l’apologia del dubbio – perché è la stessa professione di fede che dà delle certezze (altrimenti non sarebbe più una fede)” SANTE PAROLE!
Che condivido in toto, come pure il contenuto della lettera riportata da Alesandro. Anche per me inizia a diventare molto difficile: non mi sento rappresentata da nessuno degli schieramenti politici. Sono nauseata da tutto e da tutti.
[…] alle precedenti primarie a risultato assicurato, cercando di aiutare i perdenti, vedi i post Andrò a votare Franceschini, Andrò a votare per Rosy […]