Si è appena affacciato nella Rete il blog di Giuseppe De Carli, responsabile di Rai Vaticano, che ha scelto la doppia testata “Rai Vaticano – Rai Religioni” e ha lanciato l’inchiesta Dite la vostra sull’informazione religiosa in tv e in radio: http://raivaticano.blog.rai.it/. Invito i visitatori a visitarlo e intanto pongo una seconda domanda per la mia indagine sui blog (vedi post del 14 febbraio: Chiedo aiuto per una ricerca sui blog a ringhio): come si spiega che tra i visitatori dei blog a tematica cristiana gli amanti della tradizione sono più numerosi di quanto non lo siano tra i frequentatori delle conferenze e dei convegni che si tengono nelle associazioni, nelle parrocchie e nelle diocesi d’Italia? Parlo sulla base dell’esperienza: da più di trent’anni tengo incontri in tutta Italia – come si può vedere dagli appuntamenti che segnalo nella pagina “Conferenze e dibattiti” elencata sotto la mia foto – e stimo di aver avuto nell’insieme sì e no una “domanda” su dieci ispirata al tema della tradizione mentre esso è vivacemente presente tra i ” commenti” di questo blog, alla pari – direi – con il tema dell’aggiornamento. Perchè l’attaccamento alla vecchia liturgia si esprime di più nella Rete che nelle sale della comunità? Perchè nella realtà è dominante la sollecitazione a nuove forme di esercizio del Primato del Vescovo di Roma in modo che possa essere accettato da tutte le Chiese, mentre nella Rete domina la preoccupazione che nulla si perda delle modalità tradizionali di quell’esercizio? Perchè nelle parrocchie si domanda come accogliere gli omosessuali senza dimenticare la condanna biblica dell’omosessualita mentre nei blog questa è considerata una questione secondaria e prevale l’urgenza di riaffermare il monito biblico?
Ancora sui blog: e intanto arriva De Carli
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Caro Luigi, mi inserisco subito per fare pubblicità al nostro blog (senza essere off topic!), perchè da oggi posta una volta alla settimana il nostro vescovo di Torino, il Card. Severino Poletto.
Oltre a questo, il tentativo del blog, nato nel nostro seminario, è quello di offrire la possibilità di condividere un cammino di fede con i nostri visitatori, anche con quanti non credessero ma avessero a cuore la ricerca di un senso, di una verità da dare alla propria vita. Scrivono i seminaristi, tre preti trentenni (il biblista tra noi propone su YouTube la video omelia della domenica), un professore di quarant’anni, una mamma pubblicista..e da oggi anche il vescovo. Lui, come noi, offrirà interventi personali, esistenziali, esulando dal commento ai fatti di cronaca, che possono essere espressi in altra sede. L’idea che un Vescovo parli del suo modo di pregare, del suo sacerdozio, del suo rapporto quotidiano con la gente..ci piaceva molto.
Ci rivolgiamo soprattutto ai giovani (ma in internet tutti in fondo sono “giovani”), preferendo un linguaggio snello e semplice. Il tema della vocazione rappresenta il fulcro della “linea editoriale”.
Sono d’accordo con ciò che scrivi: la maggior parte dei blogs o siti cattolici sono di linea tradizionalista, direi che c’è poi in alcuni una una forte vena polemica. A volte questo mi disorienta. Ti ringrazio invece per il garbo, l’acutezza e la serietà che questo “pianerottolo” offre, consentendo a tutti (tradizionalisti, progressisti, devoti, incerti, critici, spirituali, semplici, credenti e miscredenti, discepoli e peccatori) di dialogare e confrontarsi.
Mi raccomando, almeno oggi venite a mettere il naso sul nostro blog:
http://www.iltesoro.it
Disastro: ho scritto sbagliato il link!!
http://www.iltesoro.org
Don Mario ho visitato, ho letto il post del cardinale e ho lasciato un commento: almeno spero di esserci riuscito!
Grazie, grazie! Missione riuscita!
Mah Luigi secondo me bisogna distinguere tra i tradizionalisti e i tifosi o baciapile che dir si voglia.
I tradizionalisti sono quelli che dicono come la pensano a denti stretti. Sono una minoranza che chiaramente ha bisogno di fare molto rumore per far sentire le sue opinioni (alcune rispettabili, altre non condivisibili). Questa gente però molto spesso passa a atti d’accusa che raggiungono il massimo (sedevacantisti, tradizionalisti che accusanio Wojtyla di eresie su eresie, etc) e a volte lasciano un poco disgustati. Ma, ripeto, sono portatori di un messaggio che ha ampio diritto di parola nella Chiesa, non foss’altro per quello che ha significato.
Il problema nasce con i baciapile o “tifosi”, caro Luigi. Che credo tu abbia incluso fra i “tradizionalisti” con un certo understatement (perdonami la malizia). Questi sono come gli ultrà: ho memoria di forum in cui anche solo un’affermazione di velata critica verso il regnante Pontefice è stata stigmatizzata, fino alla mail di una lettrice tutta Papa e Chiesa che mi chiese con disprezzo se fossi un martiniano. Alla mia risposta affermativa mi scrisse dicendo che delle mie opinioni non gliene fregava più niente. Bella maturità del piffero.
Per non parlare di forum che hanno bollato il mio lavoro come non professionale perché mettendo a confronto le cifre dei presenti al viaggio di Ratzinger in Polonia con quelle di Wojtyla si notava la differenza (numerica: 300.000 persone a seguire Messa contro un milione sono fatti e non si possono discutere). Più generalmente queste persone non distinguono i fatti dalle opinioni né, tantomeno, un giornalismo “onesto”. Che ha, cioè, una sua idea ma te la dice dopo aver raccontato i fatti, tutto qua. Questi, caro Luigi, sono una minoranza pericolosa nel cattolicesimo online perché mostrano un lato abbastanza deleterio della Chiesa di oggi. E acclarano quello che ha detto Kung quando teme che la Chiesa potrebbe diventare una setta.
i tradizionalisti occupano l’80% degli spazi in rete per un motivo molto semplice: hanno molto tempo. Se avessero una vita da vivere non sarebbero tradizionalisti ma vivrebbero in parrocchia, cioè vicino alle case – nella realtà – la loro fede. E non negli armadi più polverosi di una sacrestia.
Le altre domande quando avrò tempo.
accogliendo la variante tonizzo, mi sa che la risposta di Ignigo, che ha risvolti più ampi di quelli espressi per iscritto, almeno almeno mi fa ridere 😀 quindi, mi sa che c’azzecca…
io penso che forse hanno paura di un contatto reale con i problemi concreti della gente.
La liturgia è importante, centrale, basilare, ma se è fons et culmen, non può essere il tutto…
Le persone comuni vengono ad un dibattito senza paura di confrontarsi, di dire la loro. Forse i cosiddetti “tradizionalisti” hanno semplicemente “paura” (abbiate pazienza in questo momento non mi vengono termini migliori) di vedere gente che non vuole più portare pesi sulla schiena che coloro che li impongono non spostano nemmeno con un dito…
Penso che una parte dei tradizionalisti sia legata a una fede dalla dimensione più individuale che comunitaria. Questo – insieme a una certa emarginazione o auto-emarginazione nei confronti della propria comunità, in particolare parrocchiale, di appartenenza, che può verificarsi – può portare a una minore partecipazione alla vita comunitaria e, in qualche modo, a un riflusso di attività in altri ambiti, tra cui in particolare il web. Del resto sul web è molto più facile trovare persone affini per interessi, idee e mentalità anche se fisicamente lontane.
In questo senso sarebbe molto interessante indagare (se non è già stato fatto) – ben al di là del mondo tradizionalista – su come la comunicazione virtuale (che in qualche modo può ricreare “appartenenza” e “comunità stretta”, molto più che i mezzi di comunicazione di massa) possa incidere nella percezione dell’appartenenza religiosa e in generale nel vissuto religioso, in particolare (ma non solo!) nei giovani.
credo inoltre che molti tradizionalisti rifiutino il confronto ad personam poichè dopo due o tre risposte… i loro argomenti finiscono! E tra l’altro sono loro che costringono gli altri al muro contro muro. Perchè un conto è mettere in guardia – giustamente – dall’incapacità e inconsistenza celebrativa di molti presbiteri contemporanei, un conto è dire che solo la messa tridentina è quella vera. L’insuperabile Bo diceva e scriveva per la Locusta “la predica tormento dei fedeli” quando la messa era ancora tridentina… Personalmente non vedo nessun servizio di De Carli & S. per un motivo molto semplice: quando loro sono in TV io sono in chiesa realmente. Trovo che questa chiesa mediatica affidata a gente che si è trovata lì a fare questo lavoro sia molto rischiosa e il vulnus è che rischia di essere l’unica chiesa visibile in un mondo mediatizzato come il nostro, l’unica voce ascoltata, mentre c’è l’infinita e accogliente e sicura foresta delle parrocchie che non si vede, non si ascolta. Così passa l’idea che i cattolici sono una massa di burattini mossi ora da ruini, ora da bagnasco, mossi a loro volta da benedetto. Ma il primo che si ribella a una tale (tele)visione sono certo è lo stesso Benedetto XVI. Io sono per una chiesa fuori dai media: Giovanni Paolo II ha già fatto tutto quello che si poteva. Se ci vogliono ci troveranno lì, davvero, reali, sul sagrato.
“L’insuoerabile Bo” sarebbe quel “Carlo Bo che non so come / ha l’ingegno più corto del cognome”, di cui parlava Papini?
Per quanto riguarda la domanda di Luigi, non saprei rispondere perché non sono un tradizionalista e, a dire la verità, non ne conosco neanche uno. So che ci sono parecchie persone molto autooccupate (come disse una volta il cardinale Ratzinger) nella vita ecclesiastica (nel senso che fanno molte riunioni, vanno a molti convegni, stilano in continuazione progetti/piani/idirettori pastorali ecc. ecc.): magari queste non hanno tempo per scrivere ad un blog (però spesso il loro ce l’hanno).
leonardo… si vede che hai scritto di corsa…
stai certamente andando ad un convegno di pastorale.
mi trovi per favore la citazione precisa di quell’autooccupate?
comunque, a quel presuntissimo auto-occupate che sa tanto di traffico in tangenziale più che di card. Ratzinger, rispondo in stupidissimo cuor mio: non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi, dice il Signore.
Ma forse, Leonardo Migliavacca, legge solo quel quinto vangelo raccontato da Biffi (cognome un pò più lungo di Bo… chissà cosa direbbe Papini cognome lunghissimo).
Berlusconi… cognome più lungo di Papini…
caro Leonardo, ho letto ora le lepidezze delle quali mi fai destinatario nel precedente post… ah ah ha davvero deliziose, ti ringrazio cordialmente.
Non ce la fate proprio voi ferrariani a discutere senza scadere nel (presunto) insulto sul piano personale… comunque.
Scuola pubblica.
Famiglia di lavoratori, di quelli dalle ore 5.30 del mattino fino alle 20. Da stelle a stelle, come si dice in campagna e tali anche nonni materni e paterni. Nessun fascista in famiglia e nessun comunista. Tutti democristiani e un PLI.
Mai stato alle hawai nè a sharm, nè a NY o america nè a londra. Mai stato in aereo fino ai 31 anni di età. Mai avuto la donna di servizio. Zio invalido con pensione. Università 2: una ecclesiastica e una statale. Pagate fino all’ultima lira da me stesso, nè da parroci nè da genitori. Vizi, tra i molti spicca sadomasochistica attrazione per le risposte di tale Leonardo.
Caro Ignigo, su un punto solo ti devo un chiarimento che è anche una richiesta di scuse: l’accenno ai magnanimi lombi da cui ti presumevo uscito era del tutto innocente, nel senso che, dal mio punto di vista, non c’è niente di male a nascere in una famiglia ricca e altolocata, anzi beato chi “lo nacque” (io no); mi ero semplicemente fatto questa idea, che ora scopro essere sbagliata. Che ci volete fare: non posso aver ragione proprio sempre! Lasciatemi sbagliare qualche volta: in fondo sono un meschinello che non sapeva scrivere correttamente “Lefebvre” e ignorava che l’aviazione italiana avesse una flottiglia di Stukas.
A proposito: su tutto il resto che ti ho scritto ho ragione.
Però, scusa: è vero che io, senza volere, ti avevo provocato, però nella tua vibrante apologia quello «Zio invalido con pensione» è proprio impagabile! Degno di Gadda, per farti un complimento risarcitorio.
si, mentre scrivevo zio invalido con pensione mi sono commosso di me stesso. Credo che a causa di tali meschinissimi sentimenti indiscutibilmente patetici, morirò democristiano (con pavide maschere, alla bisogna).
Non so se sono un tradizionalista, giudicate voi:
“contatti concreti coi problemi della gente “ce li ho a bizzeffe perchè faccio
il medico di base, sto in una grande città e ho tre figli adolescenti
e quindi immaginatevi voi…
non ce l’ho affatto con Beppino Englaro che mi fa molta pena
mi intessa più leggere Platone , S.Agostino o Pascal che Vito Mancuso
non faccio parte di nessun gruppo come CL o Azione cattolica o
opus dei
ho molti amici omosessuali a cui voglio molto bene
non chiedo mai nè mi interessa se una persona è di destra o di sinistra
stimo molto papa Ratzinger e , con tutto il rispetto, gli voglio bene
non me ne frega niente dei negazionisti che ritengo solo dei poveri
ignoranti
mi intessa più la spiritualità che la morale (di morale e moralismo ne ho
anzi piene le p….)
rimango commosso dalla messa in latino come dai riti dei cristiani ortodossi
adoro il canto gregoriano
Allora : ditemi voi come mi devo collocare?
Discepolo, collocati tra i christifideles laici (questa l’ho presa in prestito da Lycopodium, mi è piaciuta), e buonanotte. Ci offri di te un bel ritratto, da persona normale – e vuol essere un complimento.
Vi avevo accennato ieri alla mia scoperta di questo nuovo blog di Giuseppe De Carli della Rai. C’erano, fino a ieri sera, commenti, critiche ed elogi, specie nel post dell’inchiesta sull’informazione religiosa.
Indovinate un po’? Stamattina c’e’ una precisazione che dice che non si accettano commenti che criticano i giornalisti. Buuuuu!!! Mi torna alla mente quanto Luigi ebbe a precisare per me nel Luglio scorso, e cioe’ che “chi fa il mestiere di giornalista deve sottostare a critiche e giudizi del pubblico”……
Alla Rai ho impressione che abbiano perso di vista chi paga i loro stipendi e chi e’ che riceve il loro lavoro …..
massimo, grazie.
ma non pensate che le persone “normali” fra i cristiani e fra i
bloggers siano tutto sommato la maggioranza?
vedi cara principessa…
si vede che si accettano solo elogi su quel sito.
vorrei rispondere a Luigi Accattoli
secondo me la maggior parte delle persone si tiene dentro una certa opinione, o una passione che normalmente non ha occasione o il coraggio di discutere con il proprio “entourage” e nei blog , al riparo dell’anonimato, e senza comparire di persona (senza metterci la “faccia”) può sfogarla senza ritegno…la passione per i temi cristiani e religiosi è più diffusa di quello che si potrebbe pensare anche fra chi non frequenta le chiese e le parrocchie, forse è più una passione intellettuale che pratica , forse sono
solo idee che si tentano malamente di tradurre in parole o forse sono
desideri inconsci che si proiettano in prese di posizione irrazionali e
fanatiche…ma dietro ognuno di questi “fanatici tradizionalisti” che sproloquia sul blog si cela secondo me qualcuno che ha un sincero e forse non abbastanza vissuto nella pratica interesse per la religione cristiana…
non respingeteli..non prendeteli in giro…
Sul blog Rai-Vaticano una certa Kitty:
«Si migliora sapendo accettare le critiche (anche quando sono feroci)e facendole diventare costruttive. Prendete esempio da Luigi Accattoli che ha un blog da anni e che e’ un esempio di tolleranza e democrazia accogliendo SOPRATTUTTO le critiche e chi non e’ concorde!!»
Luigi, ma quante fans hai 🙂
A discepolo. Grazie, considero ottimo il tuo spunto. Forse il più arricchente per me, fino qui.
Discepolo, mi fa piacere che anche tu sei una persona normale e non sei solo,
pensa che io da anti-tradizionalista ho una raccolta di canti gregoriani che amo, mi fa particolare piacere ascoltare anche la s.Messa in latino, (per chi è abituato a s. Maria Maggiore sin da piccolo è normale !!) ma non tollero le imposizioni dei potenti, anche religiosi, soprattutto in materie e pesi che i potenti stessi non sollevano nemmeno con un dito, ma le impongono sulle spalle altrui.
Dal Blog Rai-Vaticano
giuseppe de carli scrive:
Febbraio 27th, 2009 alle 15:18
Cara Kitty,
il suo post – che come vede pubblichiamo – mi offre il destro per fare una precisazione alla precisazione in testa alla nostra inchiesta.
Un conto e’ il blog del carissimo collega Lugi Accattoli, un conto il nostro, piu’ istituzionale, se vogliamo, gestito da una struttura della Rai che dipende direttamente dal direttore generale.
Lei ha mai visto un’azienda che apre un dibattito coi suoi “clienti” e ospita critiche sulle persone o sui suoi dirigenti?
Diciamo che ogni crtica e’ ammessa, puche’ non sia personalizzata e non diventi una sorta di referendum su un giornalista piuttosto che sull’altro.
L’informazione relgiosa, certo, sono anche i giornalisti che la fanno. Ma si tratta anche di palinsesti, di spazi nelle rubriche di rete e dei tg o di spazi nella radiofonia: si tratta di capire quali argomenti devono essere trattati; che tipo di impostazione si deve seguire; se l’informazione va aperta anche alle altre religioni presenti nel nostro paese; se gli orari di messa in onda vanno bene. E’, in ultima analisi, una raccolta di informazioni e di suggerimenti che possono formare un dossier.
Su quello si puo’ costruire un progetto di infomazione del fatto religioso nell’azienda di servizio pubblico piu’ vicina ai bisogni dei telespettari e dei radioascoltatori.
Puo’ diventare oggetto di una giornata di studio.
Non si e’ mai fatto in Rai anche se, personalmente, ho partecipato ad altri convegni, promossi specialmente dalla Chiesa cattolica e dalla Santa Sede.
Sia chiaro: non vogliamo imbavagliare il dibattito. Vogliamo evitare che si isterilisca, che diventi un esercizio recriminatorio, di facile accusa.
Nessuno e’ sul banco degli imputati.
Sentiamo pero’ la responsabilita’ di dover offrire un servizio pubblico di qualita’,
Registro che stranamente è passato solo il commento di kitty e non di altri,…. cominciamo bene….
De Carli lo poteva dire subito…..
…santa ipocrisia…
Credo anch’io che molti tradizionalisti (molti, non tutti) preferiscano manifestarsi “a distanza” piuttosto che sul territorio in cui vivono. Forse alcuni si vergognano a dirlo, a meno che non siano sollecitati a farlo; e non vogliono “rogne”. Anche sul piano politico spesso succede che dopo lo spoglio dellòe scvhede la destra ottenga più voti di quanti non ne facessero affiorare gli “exit poll”: secondo questi ultimi nel 2004 Kerry era in vantaggio su Bush, che invece vinse con largo vantaggioo; e Prodi avrebvbe dovuto avere un vantaggio maggiore su Berlusconi nel 2006. Evidentemente molti “conservatori” non vogliono apparire tali di fronte agli intervistatori.
Aggiunmgo unm’esperienza personale. A me è capitato di fare qualche volta la “voce fuori dal coro” in occasione di conferenze e dibattiti, di fronte ad un pubblico prevalentemente di sinistra. Al tyermine qualcuno che aveva taciuito mi si è avvicinato dicendomi di essere d’accordo con me.
Evidentemente chi è “di sinistra” sente in misura maggiore il bisogno di palesarsi di fronte a colleghi e conoscenti.La destra preferisce agire come “maggioranza silenziosa” e manifestarsi apertamente solo quando è sicura di essere maggioranza.
Alla domanda sul perchè ci siano in proporzione più tradizionalisti nei blog che nelle parrocchie mi viene di rispondere che
1) Come qualcuno accennava, quando si è in minoranza e soprattutto sparsi geograficamente è naturale che si cerchi un veicolo di aggregazione nel web, un luogo vicino dove si possano scambiare informazioni e opinioni, dove ci si possa ritrovare e sostenere. Credo che la rete dei tradizionalisti funzioni con un sistema a cellule come quello di Al-Qaeda, anche loro si ritrovano su internet. Naturalemente è SOLO UN’ANALOGIA! Cmq se volete.. sparatemi pure addosso.
2) Qualcuno diceva che su un blog si possono esprimere opinioni ed idee in maniera più libera che in un contesto ecclesiale o parrocchiale, soprattutto se coperti dall’anonimato. Io credo che sia vero (anche perchè è così per me). Allo stesso modo credo che qualche tradizionalista possa sentirsi più libero qui di esprimere le proprie idee, in un incontro parrocchiale o col suo parroco non credo che si sentirebbe così libero senza la paura di essere almeno stigmatizzato e cmq messo in minoranza.
Personalmente ringrazio questo blog che mi ha fatto conoscere qualche amante del rito antico, nel mondo ecclesiale che frequento io (le parrocchie e i seminari) non ne ho MAI incontrato uno (lo frequento da quando avevo sei anni e senza soluzione di continuità). Ringrazio perchè ho imparato a conoscere questa realtà e a rispettarla, almeno nelle sue testimonianze più moderate e ragionevoli, seppur nella radicale differenza di pensiero.
Mi viene da aggiungere che in molti tradizionalisti che scrivono sui blog traspare sofferenza (che talvolta si tramuta in rabbia, polemica ecc.). Penso che in molti casi rifletta un’esperienza drammatica di Chiesa, fatta di incomprensione, rifiuto, solitudine. Non voglio il cliché del “povero tradizionalista perseguitato”, ma sicuramente viene da pensare che alcune di queste persone non abbiano ricevuto nella loro comunità un’attenzione sufficiente.
Mi presento sul pianerottolo, che talvolta frequento: sono un tradizionalista perché due volte (dopo il Motu proprio “Summorum Pontificum”, non prima) ho partecipato ad una messa in forma straordinaria? Valutate voi. Certo, data la mia (mezza) età – volendo precisare, nel ’68 avevo 14 anni – quando ero piccolo ne ho frequentato qualche altra…ma non credo che quelle valgano.
Con mia moglie sono membro di un’associazione laicale (ma alla quale partecipano come consiglieri anche dei sacerdoti, uno per ciascun gruppo, almeno qui in Italia, dove ancora qualche presbitero c’è) molto “democratico” e conciliare, che vive e approfondisce la spiritualità coniugale.
Certo non posso definirmi un assiduo frequentatore (od occupatore) di sagrati o sagrestie, ma in parrocchia qualche corso di preparazione al matrimonio l’ho, anche recentemente, curato e in gioventù ho fatto parte di un gruppo cattolico. Essendo uno di quei christifideles laici di cui prima si parlava e che cerca di fare qualcosa nel tempo che ha, che crede nel ruolo ministeriale che discende dal sacerdozio universale che c’è stato donato nel battesimo posso dire a tutti voi, cari amici, che una cosa è lavorare nella vigna, un’altra è rendersi conto della desacralizzazione che nella liturgia e non solo abbiamo vissuto negli ultimi quaranta anni (che, come ho detto, sono poi il tempo della mia vita cosciente). Io mi rendo conto delle ricchezze della vita ecclesiale di questi anni, molte le amo, non fosse altro perché fanno parte della mia vita, ma noi non siamo (o almeno non siamo soltanto) un gruppo di amici, di filantropi, di ecologisti, di propugnatori di un ordine politico o filosofico, siamo persone che hanno incontrato Gesù Cristo, il Salvatore, l’Emanuele e che da questo incontro hanno visto modificare la loro vita. Certamente è difficile affrancarsi da alcuni retaggi culturali o pseudoculturali, lo è ancora di più nell’ambiente che, a vario titolo, frequentiamo un po’ tutti, nel quale è facile essere etichettati. Molti dovrebbero chiedersi perché il bisogno di sacro che pure è presente in molti uomini e donne del nostro tempo spesso deve esprimersi altrove, al di fuori della Chiesa in cui erano nati e mettere in crisi radicate opinioni, talvolta preconcetti, che fanno parte di una stagione storica che semplicemente non c’è più, anche se in molti non se ne sono ancora accorti. Credo che l’ermeneutica della continuità significhi solo che una Chiesa che vive da venti secoli non può fare a meno di un tesoro (nel senso proprio) di tradizione e debba sempre prendere il buono sia dall’antico che del nuovo, senza settarismi e senza forzature, senza pensare che tutto il bene e il male siano da una parte. Sarò irenista, ma non ho mai trovato niente e nessuno da cui non abbia tratto qualcosa, almeno come motivo di riflessione.
Voglio provare a rispondere, forse semplicisticamente, alla domanda iniziale: credo che sapendo bene come la pensano sia molti sacerdoti, sia molti frequentatori di sagrestie è chiaro che le opinioni eterodosse ( rectius: ortodosse?) rispetto alla vulgata vengano poco espresse e trovino sfogo dove è possibile, in primo luogo nel web. Non è detto, però, che si tratti di cristiani solo virtuali o, peggio, di fanatici: è questa la ragione che mi ha spinto a prendere, per la prima volta, la parola sul pianerottolo (mi riferisco, per esempio, ad ignigo74, ma non solo a lui).
Matteo caro,
francamente non credo che sia “santa ipocrisia” a muovere De Carli quanto quella “impossibilita’” di decisione e comportamento che sperimenta chi dipende da altri. La maniera in cui si sono comportati – pubblicando diversi commenti e critiche e poi cancellandoli – mi fa pensare piu’ a lamentele da parte dei criticati e tentativo di aggiustamento, che ad ipocrisia. Ho sempre pensato a De Carli come ad un professionista serissimo ( ricordi la mia difesa di lui e Zavattaro, lo scorso Luglio?) e penso che con questa iniziativa cerca genuinamente di sondare i gusti del pubblico per cercare di provvedere ad una informazione religiosa della tv pubblica che sia gradita ai piu’, se non a tutti. Ma penso anche che si scontri con realta’ e desideri di primato che poco hanno a che fare con il mestiere di giornalista che da sempre ha rappresentato quasi una missione (ne parlavamo a Luglio durante i miei scambi critici con Valli, che Luigi ospito’ con grande cortesia, se te ne ricordi).
Insomma, speriamo che De Carli riesca davvero a farne uno spazio di scambio che tenga conto delle predilezioni di noi pubblico piu’ che di quello che direttori generali o politici possono desiderare. Di sicuro e’ un giornalista vecchio stampo e di grande stile che ne ha le capacita’.
Abbracci
Luigi carissimo,
…forse, sempre per il fatto che lo schermo e la tastiera rappresentano il “velo” di protezione dal mondo reale e ci cosentono di essere quello che vorremmo essere ma non abbiamo il coraggio di essere?
Con l’avanzare degli anni osservo sempre di piu’una tendenza di tutti ad amalgamarsi in un insieme omogeneo e compatto che possiede gli stessi gusti e gli stessi pensieri. Quasi come se avere il coraggio di affermare le proprie idee o cio’ in cui si crede e quello che si desidera o predilige, sia una “vergogna” e non e’ di moda. E’ molto piu’ facile dirsi moderni che legati alle bellezze della tradizione…
Forse.
Gerry benvenuto nel blog! E ti ringrazio del contributo che hai apportato alla conversazione. Continua a intervenire. Il tuo commento è stato pubblicato in ritardo perchè per il primo ingresso è prevista la mia moderazione, ad evitare maniaci e provocatori. D’ora in poi i tuoi commenti entreranno in automatico. Io sono andato tre volte al rito straordinario (vedi post del 15 e 17 giugno e del 27 luglio 2008) e sono per il reciproco arricchimento delle due forme e dei loro cultori. Un abbraccio, Luigi
A proposito di teologia della liberazione, eccola.
La Civiltà Cattolica
Via di Porta Pinciana 1
Roma
Sabato 14 marzo 2009, alle ore 18,00, si terrà una tavola rotonda sul tema:
DOM HELDER CAMARA, UN PROFETA DEI NOSTRI GIORNI
Intervengono:
Card. Achille Silvestrini, prefetto emerito della Congregazione per le Chiese Orientali
Dott. Silvestro Montanaro, direttore del programma C’era una volta (RaiTre)
Dott. Maurizio Chierici, giornalista del Corriere della Sera esperto di America Latina
Dott. Graziano Zoni, Centro Internazionale dom Helder Camara
Moderatore: P. Gianpaolo Salvini S.I., direttore de La Civiltà Cattolica
Alle 17,15 verrà celebrata la S. Messa prefestiva
L’intervento di Gerry mi ha colpito, perché rimescola le carte.
Urge una definizione dei termini della discussione: che intendiamo qui per tradizionalista?.
Mi sembra infatti che non valga sempre la corrispondenza tra tradizionalismo nel senso di affezionato legame con le tradizioni liturgiche e riti (compreso magari l’amore per il canto gregoriano), e tradizionalismo nel modo di intendere i rapporti ecclesiali e tra la chiesa e il mondo. Personalmente tendo a vedere con benevolenza il primo, e con sospetto il secondo (che mi sembra improntato ad una datata visione antimoderna e -in molti casi- ad una chiara opzione politica di tipo autoritario/conservatore).
Ah!….Sump!…..
Grazie, Luigi, per l’accoglienza e mi scuso per la mail, ma – come ti dicevo – non sono molto pratico e pensavo di aver fatto qualche errore tecnico (oltre agli errori che, rileggendo, ho notato). Nel mio piccolo e limitatamente al tempo che ho cercherò di essere presente.
Intervengo sul concetto di “tradizionalismo” (tra il serio e il faceto)
E’ coerente, secondo voi:
1) condividere l’opinione sulla “desacralizzazione”, senza considerarla un effetto del Concilio
2) considerare certe posizioni teologiche inconsistenti perché legate a caduche teorie psicologiche e sociologiche
3) non essere entusiasta (eufemismo) della Summorum
4) amare la Messa in latino e gregoriano (per semplificare)
5) ritenere l’attuale dirigenza politica un pericolo per la democrazia e intimamente anti-cristiana
6) criticare gli eccessi di ottimismo verso il “mondo” della Gaudium et Spes
7) non essere convinto della troppo facile equazione tra fede e ragione
….
8) farsi venire in mente Emilio Fede ogni volta che interviene “Leonardo”?
Sono pronto a ritrattare tutti i punti, tranne uno.
targum sei grande!!!
Mi piacciono questi coming out dove alla fine qualcuno chiede agli altri se è tradizionalista…
invito tutti alla delazione…
Dagli al tradizionalista! avanti col rogo!
Gerry tu mi devi dire con chiarezza se sei a favore o contro la ss. messa di San Pio V . Se sei per questa Messa neocatecumenale o sei sei per l’antica ss.messa , cioè quella di sempre . Pensa io , se non sono impedito dal maltempo , la domenica mi facci 30 Km di macchina per andare a una ss. messa cattolica come si deve , cioe una messa di serie A .
Come dappertutto Gerry, anche su questo forum c’è gente di poca fede , non farci caso e non li temere per le bestialità che potrai sentire .
Pensa Giuda era uno dei dodici e Pitero subiva continue lavate di testa da parte di Nostro Signore .
La tendenza sembra orientata decisamente verso sistemi bipolari che distinguono ad esempio:
destra vs sinistra; conservatori vs progressisti e, nel mondo cattolico, pre-conciliari vs post conciliari.
Così la società dei 500 vocaboli, nella massima semplificazione del linguaggio, realizza la simmetria degli stilemi sociologici.
“A” rappresenta il positivo e la verità e “B”, il suo contrario. O viceversa.
Così si è istaurata la regola non scritta ma praticata nella società attuale della contrapposizione, prescindendo dalla valutazione dei valori, anche positivi, oggettivamente presenti sia in “A” che in “B”.
Il Versus diventa così l’elemento centrale, “A” e “B” gli elementi marginali.
La società civile sta diventando sempre più la società del “CONTRO” e della “DIFFERENZA”.
Il mondo cattolico, i cattolici, si sono adeguati al paradigma.
Il primo dei confronti che riguarda una parte relativa dei fedeli, è il confronto tra tradizionalisti e modernisti misurato sulla liturgia e sugli aspetti formali:
il bello della liturgia in latino, l’effetto emozionale del canto Gregoriano, la posizione del celebrante rispetto al popolo, la pace scambiata con la stretta di mano o l’abbraccio.
Ad esempio, per me , questi non sono, non possono, nè devono essere aspetti di confronto-scontro.
Il secondo dei confronti è più serio e decisivo e vede un’autentica contrapposizione, fra pre conciliari e post conciliari, nei quali mi riconosco.
Qui non si tratta di stabilire dove siano la ragione o il torto ma più semplicemente se la Chiesa di oggi intenda essere fedele alle deliberazioni promulgate dall’assemblea conciliare, attuandole.
Continuerà la contrapposizione? Probabilmente si. E’ grave? Lascerei la risposta a Isaia:
“Infatti i miei pensieri non sono i vostri pensieri, né le vostre vie sono le mie vie”, dice il SIGNORE. “Come i cieli sono alti al di sopra della terra,così sono le mie vie più alte delle vostre vie, e i miei pensieri più alti dei vostri pensieri.” (Isaia 55, 8-9)
Ma per favore mettiamo da parte gli ismi o gli isti e lasciamoli a chi non va oltre quei 500 vocaboli.
‘azzo, Nino, che profondità di pensiero!
(ma non ti veniva un po’ da ridere, mentre dettavi questi apoftegmi definitvi?)
ALSO SPRACH ZARATHUSTRA
Nino, Leonardo non te lo sa dire, perché non può perdonarlo a se stesso… ma per una volta è d’accordo con te…
Ringrazio quanti mi aiutano a capire.
Mi rendo conto che proprio io che talvolta affermo che penso prima di scrivere,
talvolta sono semplicistico in talune affermazioni.
Il fatto che diverse persone facciano coming out sul proprio modo di vivere la fede, è molto positivo, e aiuta anche me ad accettare le differenze, che nella Chiesa universale sono importanti.
Ammetto la mia difficoltà.
Faccio difficoltà a capire l’esperienza di Gerry, soprattutto perchè temporalmente gli sono molto vicino e quindi mi viene di natura pensare ai suoi 14-18 anni fatti di entusiasmi giovanili e di voglia di cambiare il mondo.
E’ la bellissima esperienza dell’adolescenza-giovinezza.
Caro Gerry, ammetto il mio limite, soprattutto davanti alla tua pacatezza che mi disarma e mi fa venire voglia di capire.
Invero nella realtà della vita dei gruppi cattolici e nelle parrocchie, poi tutti questi amanti di tradizionalismo, bisogna avere il lanternino per trovarli.
Mi ritrovo nella esperienza citata da Luigi, nella vita reale delle parrocchie non trovo tradizionalisti, ma gente che domanda, chiede, vuole capire e pone nuove sfide, vuole capire i segni di questa attualità.
Questo post mi interessa particolarmente e sono grato a Luigi
Appunto, Gerry (benvenuto !): non far caso ad Affus e non temerlo ! Basta assecondarlo, dargli, ogni tanto, un pò di ragione, fingere d’ascoltarlo con molto attenzione, etc., e ti accorgerai che, dopotutto, non è così cattivo ……………..
Non ho capito, Targum 55, perchè ti dovrebbe venire in mente Emilio Fede ogni volta che interviene Leonardo, e non, invece, viceversa.
Circa la domanda (bella questione !) posta da Luigi a tutti noi, mah !, io credo, pensando & ripensando, che abbia ragione Ignigo74: nella realtà parrocchiale che, ad esempio, frequento io (la “normalisssima” comunità parroccchiale di un paese della campagna veneta) ci si misura quotidianamente con le grandi e piccole criticità d’oggigiorno (dalla crisi economica all’immigrazione, dalle questioni legate alla crescita ed al disagio giovanile alle difficoltà di socializzazione tra le persone, al razzismo, alla microcriminalità, al lavoro ed all’assenza di lavoro) e ciò impone a tutti i cristiani di immergere la propria fede nel mondo e di contaminarsi con gioia (sennò, che testimoni saremmo ?); ora, dico io, ma vi pare che a chi s’impegna ogni giorno in queste sfide evangeliche nelle strade, nelle piazze, nel sagrato della chiesa come nelle case ed anche al bar, possa avanzare il tempo per seguire le posizioni della Fraternità di San Pio X ?
Forse (ed anche senza “forse”), sarò stato brutale e sciatto in questa considerazione “de core” (come dicono a Roma), ma, ripeto, non credo d’essere andato molto lontano dal vero.
Buona notte a tutti gli amici del “pianerottolo” !
Roberto 55
Insomma
si può amare il gregoriano
il monastico ufficio liturgico anche in latino dei miei amati monaci benedettini,
ascoltarsi una santa messa in latino,
ma perdonatemi se preferisco
che er Padreterno me parli nella lingua mia.
Che ve devo dì…
già faccio abbastanza fatica cor francese e l’inglese, che il latino der liceo,
m’è rimasto un bel ricordo, sonoro, ma ricordo.
buona notte e serena
Un saluto a tutti. Sono molto colpito dal post di Nino: la messa ed il suo rito non devono (non dovrebbero) essere motivo di scontro e personalmente non penso che esistano, rispondendo ad Affus, messe di serie A o di serie cadette: credendo nella presenza reale del Signore nelle specie eucaristiche tutto il resto è, in qualche modo, secondario. Certo non sono affatto contrario alla messa cd tridentina, specialmente se cantata (Nino ha già detto bene, ricordandone fascino ed emozionalità, aggiungerei l’accentuazione dell’aspetto del sacrificio, la sua “verticalità”), ma credo – anzi, sono certo – che anche la forma ordinaria abbia tanti meriti, soprattutto nell’ordinaria vita parrocchiale. Avere due possibilità meglio risponde alle esigenze dei fedeli, di quelli intelligenti, s’intende.
Credo che nessuno possa oggi prescindere dall’ultimo Concilio e tanto meno pensare di cassarlo con un tratto di penna, non è quello il punto, a mio parere. Il punto è che se ne è fatto in maniera manichea (e da ambo le parti, usando la bipolarità ricordata da Nino) uno spartiacque tra il Vecchio e il Nuovo. Da una parte sembrano esserci una specie di “reduci” del vero Concilio che mai sarebbe stato attuato, dall’altro nostalgici di un mondo che non c’è più a causa del modernismo che avrebbe annacquato la fede cattolica, rendendola indistinta nel grande mare del mondo moderno.
E’ possibile andare avanti così, senza capire che si tratta di un dualismo senza sbocco se non si prova ad arrivare ad una sintesi, perchè bisogna sempre andare avanti, ma sicuri di ciò che si è? Scusatemi, ma è tardi; spero di aver comunque risposto a chi mi ha posto delle domande.
Gerry: che meraviglia!
Dall’alto della mia non-scienza chiedo:
1) Ma, secondo voi, San Pietro e San Paolo & Co. (S.p.a o s.r.l.?) in che cavolo di lingua predicavano a Roma?
2) Sempre la sù detta “Società” come celebravano la Cena del Signore?
3) Sempre secondo voi, si può sapere perchè tanto spreco di energie da parte dello Spirito Santo nell’infondere il dono delle lingue?
4) Ma tradizione può andare d’accordo con il tradizionalismo?
5) Rispetto a Gesù, da che parte stavano i Sommi Sacerdoti? Voglio dire: era Gesù il tradizionalista o erano i Sommi Sacerdoti ed associati ad esserlo?
Non credo che l’arroccamento da una parte o dall’altra possa portare gran giovamento.
E per rispondere – come posso – a Luigi … beh! … non è così certo che i tradizionalisti tacciano nelle comunità parrocchiali, si esprimono solo in modo diverso, ma ci sono, uuuuuuh se ci sono!!
Per quanto riguarda i blog a ringhio, il problema è sempre il solito: cercare di convincere quello in posizioni diverse delle nostre ad assumere quelle che noi proponiamo. Solo che non basta il convincimento e si passa alla maniere forti se l’altro non cede.
Si può condividere tutto, ma senza pretendere che l’altro accetti tutto. O no?
E … benvenuto Gerry e …. grande Ignigo74!!!
🙂
Toc Toc…posso?
A mio sommesso avviso disprezzare o pretendere di sentenziare su questo piuttosto che su altri aspetti circa la Chiesa e la Tradizione (che non è tradizionalismo, quello semmai appartiene ai cosidetti cristianucoli) è un mero tentativo di svilire il messaggio e il suo contenuto. La Tradizione non è un valore aggiunto, ma è il dono per eccellenza, é Cristo stesso il soggetto vivente. E’ ovvio che nella chiesa sono sorti, e probabilmente sorgeranno ancora, moltissimi errori nati da spiriti attivi ma indocili. Pensate un attimino ad Ario, quando formula la sua concezione del Verbo, una specie di demiurgo divino che però non è Dio, non basta ripetere i versetti di San Giovanni: “Il Padre ed io siamo una cosa sola” o “Il Verbo era Dio”, perché questi testi non hanno fermato Ario. Lo stesso dicasi quando i Gianseniti propongono una concezione circa i rapporti su natura e grazia basata sulle sole citazioni di Agostino, non basta ripetere le formule di San Paolo, dei concili, dei Padri e S,Tommaso, perché in quei testi non c’è nulla che ponga ostacoli a quel rigido desiderio di cristianesimo dei Gianseniti. Quando c’è in gioco la Verità, e questa lo è continuamente,è necessario che la Chiesa, in quella che è la sua vera essenza, ribatta a tutte le interrogazioni perché è lei la messaggera del vangelo è Lei che ha attraversato le peripezie della storia, il dramma, la commedia, non il singolo o la parrocchia che spesso presa dal troppo zelo nel predicare il regno, si dimentica del Signore del regno. Ci sono due aspetti importanti che riguardano la tradizione (non il tradizionalismo che neppure contemplo in questo contesto) che sono vitali, uno di sviluppo ed uno di conservazione, due piedi che camminano in avanti, mai in dietro.
Un saluto e un abbraccio speciale a Roberto,Ignigo. Luca,Principessa, e a Sump ovviamente. Scusa Leonardo se mi sono dilungata, mi prostro!
Caro Gerry , non capisco allora perchè San Padre Pio non volle mai celebrare la ss Messa di Paolo VI se era una messa come le altre .
Riguardo allo Spirito Santo ; ma ci siamo mai chiesti se lo abbiamo lasciato libero di parlare , oppure lo abbiamo messo in condizioni di non nuocere al Concilio Vaticano II ? Scusate ma quando le prmesse firmate a un Concilio sono quelle che non si debba parlare di Tizio o di Caio perchè portrebbe urtarsi , allora non abbremmo avuto bisogno di nessun Concilio perchè non poteva essere nemmeno pastorale .
Io incomincio a credere che si sia peccato contro lo Spirito Santo .
Grazie Clodine per la bella immagine dei due piedi che camminano 🙂 Era quello che intendevo, ma – forse – espresso male!
Mi permetto di segnalare un articolo eccellente di Aldo Maria Valli, intitolato «Il cristiano è l’uomo della realtà, lo si capisce dalle parole che usa», apparso sul Foglio di martedì 24 febbraio.
La sede può darsi che faccia abbassare le saracinesche ideologiche ad un certo numero di voi, la firma può forse rialzarle un pochino, il contenuto è assolutamente perfetto. Scritto benissimo, tra l’altro, e in modo molto semplice, così che possiamo capire anche noi subumani che stiamo sotto le 500 parole.
Ne consiglio caldamente la lettura a tutti. (E con questo, per oggi a opere di misericordia spirituale sto a posto).
Come cinquecentino e non come pettegolo da pianerottolo
dico che bisogna andare oltre il Concilio .
Clodine, direi che è opportuno distinguere tra Tradizione (traditio, trasmissione della fede nella Chiesa) e tradizionalismo, che grosso modo definirei come quell’atteggiamento ostile al cambiamento e propugnatore di una qualche forma di restaurazione della chiesa del bel tempo che fu (che però non è quella delle origini bensì di solito quella regnante post-tridentina).
Noto peraltro che -almeno su questo pianerottolo- nessuno si è ancora dichiarato tradizionalista.
cari amici vorrei citarvi questo profondo pensiero di Pavel Florenskij, straordinaria figura di cristiano ortodosso del secolo scorso ,matematico
e mistico, morto nel gulag staliniano,dal libro “Le porte regali. saggio sull’icona”:
“Nel suo rapporto col mondo spirituale la Chiesa, sempre viva e
creativa, non prende le difese delle vecchie forme come tali, e non le antepone alle nuove come tali.. la Chiesa , colonna e fondamento della
verità, esige una sola cosa- la verità”
questo viene detto per la pittura di icone ma non potrebbe essere valido
per tutto il resto, per esempio la liturgia? la Chiesa sempre viva e creativa.. perchè fossilizzarsi in vecchie forme senza più vita..? perchè rifarsi a un concilio ,quello di Trento, quando viviamo nel ventunesimo secolo?
ma anche perchè rifiutare “vecchie forme” come la messa in latino e il canto gregoriano nelle quali non solo pulsa la vita cristiana vera (e ne è la prova l’amore che tante persone comuni hanno per queste “vecchie” forme)
ma pulsa la verità e ciascuno di noi anche il più piccolo e non sono i colti può ” sentirla” questa verità..? Nel buttare via la tradizione abbiamo
forse buttato via tesori artistici millenari e senza di essi siamo rimasti
più poveri ….la chiesa cristiana ortodossa in questo è stata più saggia.
Clodine E’ da stamattina che pensavo quello che hai detto ma non mi venivano le parole .
Affus chiede: “perchè San Padre Pio non volle mai celebrare la ss Messa di Paolo VI se era una messa come le altre?” Il Missale Romanum di Paolo VI è del 3 aprile 1969, Padre Pio muore il 23 settembre 1968. E vai a capire che messale usano di là.
Ciao, caro discepolo: condivido tutto quello che hai citato di Florenskij, frase per frase.
Ora, uscita dal silenzio del Venerdì dopo le Ceneri, mi interrogo sulla domanda di Luigi: “come si spiega che tra i visitatori dei blog a tematica cristiana gli amanti della tradizione sono più numerosi di quanto non lo siano tra i frequentatori delle conferenze e dei convegni che si tengono nelle associazioni e nelle parrocchie?”
Qui, se mi rifaccio alla mia personale vicenda e (forse abusivamente) la generalizzo, direi che questo si spiega benissimo: gli “amanti della tradizione” (io sono tra questi) non frequentano affatto quelle conferenze e quei convegni. Io – e so che è così anche per molti altri- ci ho ormai rinunciato: anche quando il relatore è geniale, l’omogeneità dei bravi cattolici (che pure abbraccerei con riconoscenza uno ad uno) riuniti in “associazioni e parrocchie” mi annoia un po’. Un po’ tanto.
Vorrei spiegarmi meglio, ma, intanto, c’è da fare una seconda distinzione, come ha già fatto giustamente Clodine, tra tradizionalisti e “amanti della tradizione”. Nessuna delle due categorie affolla quelle conferenze e convegni, ma per ragioni differenti. Tra i tradizionalisti prevale “l’attaccamento” alle modalità tradizionali di vivere, di concepire “le forme di esercizio del Primato del vescovo di Roma”, di accogliere ( o, meglio, di non accogliere) le diversità, e credo preferiscano isolarsi con i loro simili. Gli “amanti della tradizione”, invece, non sono attaccati a nulla, intenti al solo dovere che è quello della santità -la diversità per eccellenza- e tesi a vedere nelle forme esteriori del culto solo la trasparente figura del culto e del tempio spirituale. Pur partecipando alla nuova Messa, amano la perduta, dimenticata inerme forza dell’antica, ma non c’ è più un liguaggio comune per parlarne. Gli “amanti della tradizione” sono, soprattutto, “amanti”, e non hanno nessuna tesi da difendere in un dibattito né sentono alcun bisogno di “aggiornamento” perché sono sempre contemporanei al loro tempo, totalmente presenti nell’oggi.
Puoi trovarli, certo, anche nelle parrocchie e ai convegni, ma avranno poco da dire. Più spesso li troverai (ma è difficile riconoscerli) sguinzagliati qua e là per il mondo, come i principi travestiti delle fiabe. Camminano su aspidi e vipere, bevono veleni…Di frequente capita, sia ai tradizionalisti che a questa altra categoria, di affacciarsi _perché no?- in un blog. E di dire qualcosa. Gli amanti della tradizione che nelle conferenze avrebbero pudore di levare la loro voce, nei blog parlano. Perché?
Forse perché un blog è una realtà speciale, tra solitudine e compagnia: il difficile riuscire a stare da soli alla presenza di qualcuno, che è il solo modo per non essere “attaccati” né estranei a qualcuno, ma per amarlo.
E, lì, le parole, dette senza alcuno scopo di sfogo né alcuna pretesa di convincere, sgorgano. A volte. Un po’ come un poeta, quando è solo, scrive.
Nell’ultimo decennio capita lo stesso anche in politica.
Nessuno ha il coraggio di dichiarare il voto al caimano.
Poi miracolosamente, si aprono le urne e si scopre un’altra realtà.
Si sarà autotelevotato.
Va a capirli sti italiani.
Premesso: penso da ignorante e come tale scrivo e perciò chiedo preventivamente scusa.
Io la messa in latino l’ho servita per alcuni anni, il gregoriano l’ho studiato, l’ho cantato e un po’ lo ricordo e mi piace ancora.
Ma non capisco più di tanto tutto ‘sto parlare di messa “vecchia” e “nuova”.
Io quando sono a messa penso che lì, davanti a me, c’è “l’Essere perfettissimo, Creatore e Signore di tutte le cose” e non mi squaglio proprio perché sono una creatura che non riesce nemmeno lontanamente a immaginare la grandezza, l’immensità del mistero di un Dio che ci si fa vicino, ci ama e non chiede che il nostro desiderio di amarlo.
Ma che vogliamo di più? Abbiamo lì Dio, e stiamo pensando ai paramenti…
Che a volte il celebrante sembra pronunciare le parole della consacrazione con disinvoltura è vero, ma questo succedeva anche prima.
Chiedo scusa al sig. Luigi se non ho risposto al suo quesito.
Fiorenza, la tua descrizione romantica degli amanti della tradizione è molto avvincente. Capisco che hai scritto direttamente dal cuore, dunque non vorrei che quello che dico suonasse antipatico; nel caso, scusami, la domanda te la faccio perché veramente vorrei capire: non ti sembra che la tua sia una visione un po’ troppo estetizzante ed elitaria? A parte certi aspetti che non sono certo esclusivi di questo tipo di cristiani (la ricerca della santità, la tensione “a vedere nelle forme esteriori del culto solo la trasparente figura del culto e del tempio spirituale”, ecc), per il resto sembra il ritratto di certi collezionisti di opere antiche.
In ogni caso, mi pare che il riferimento iniziale di Luigi fosse ai tradizionalisti nell’altro senso, ovvero ai difensori del “pre”, in contrapposizione ai propagatori del “post”.
Cari amici, ho letto gli interventi di oggi e ne ho tratto la conclusione di essere stato fortunato a capitare tra voi (per la verità già da un po’ di tempo mi ero affacciato sul pianerottolo): la diversità delle posizioni o degli accenti è sempre sostanzialmente rispettosa di quelle altrui, anzi credo sia più importante segnalare, al di là del rispetto, l’interesse per quello che gli altri dicono. Comprendo Fiorenza quando, così bene, esprime il disagio di chi poco parla perché sa he sue parole verrebbero non capite e solo (mal)classificate proprio perché “non c’è più un liguaggio comune per parlare”. Credo che un non piccolo servigio che questo blog può rendere alla Chiesa sia proprio quello di far crescere un linguaggio comune tra tutti coloro che, senza dogmatismi, vogliono vivere il lororo cristianesimo. Un saluto e buona domenica.
Leonardo, io amo AMValli.
Mi dai il link per favore che non trovo quell’articolo sul cristiano e la realtà?
Grazie, pasci le mie pecorelle.
L’articolo di A. M. Valli:
http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=search¤tArticle=KVI6O
Ho letto l’articolo, e mi ha lasciato molte perplessità e un senso di fastidio: per essere uomini morali bisogna essere cristiani? Mi sembra di no. Cristiano è contrapposto ad ideologico (cioè l’uno esclude l’altro e la negazione del primo implica il secondo)? Mi sembra di no. Chi non accetta posizioni morale “nette” (che è diverso da “coraggiose” o “scomode” o “coerenti”) lo fa per la propria convenienza? Mi sembra ancora una volta di no.
Mi dispiace, questo tipo di logica di contrapposizione, per cui “i buoni siamo noi”, e chi non la pensa come noi è “ideologico” la trovo proprio indigeribile. Sull’abuso del termine “ideologico” poi ci sarebbe da aprire un discorso piuttosto lungo.
La risposta sul perché sia dominante nel singolo la preoccupazione che nulla si perda delle modalità riguardanti l’esercizio Petrino non è virtuale, o almeno non soltanto virtuale. E’ invece una realtà reale, condivisa da ogni cristiano maturo
Io credo che il motivo possa essere rintracciato nel fatto che sovente e ingenuamente si considera la chiesa come una realtà semplice, senza soffermarci più di tanto su cosa abbracci esattamente.La chiesa, invero, se la osserviamo sul versante antropologico, oltre che designare l’intera comunità dei cristiani, pastori e capi compresi, contiene una sua struttura giuridica, un fatto gerarchico che è parte integrante di una realtà organica voluta tale dal Signore affinché si perpetui nel tempo tutta la struttura sacramentale che è il fulcro attorno al quale si avvita l’esistenza stessa del Popolo di Dio. Credo che ogni singola particella del Corpo di Cristo, che siamo noi fondamentalmente, vuoi in virtù della grazia santificante vuoi per l’innesto a Cristo mediante il battesimo, consideri primario questo aspetto. C’è una espressione molto bella e vigorosa di Agostino :” io sono vescovo per voi, ma in primo luogo cristiano con voi”. Cosa vuol dirci se non che esistono appaiate due realtà distinte riguardanti vita personale e funzione pubblica senza tuttavia operare tra le due alcuna scissione. Si è uniti a Dio non per mezzo di legami personali ma passando per una struttura propriamente pubblica come la Chiesa, il ministero, i sacramenti. Tutti noi cristiani siamo responsabili del cristianesimo, lo trasmettiamo appunto, per Tradizione, di generazione in generazione assieme alla gerarchia stessa anche attraverso la ritualità, la liturgia che non separa mai il corpo dalla testa anzi è un mezzo -forse il solo- potente che mette in comunicazione col Cristo Salvatore. E più è integro il deposito più ci si avvicina alla sorgente: è veramente un rito totalizzante la liturgia; mentre attorno a noi tutto cambia esso rimane imperituro, anche se troppo spesso è convertito in opera vana e spesso produce quel cristiano puritano e individualista.
Ignigo74
Il Signor Leonardo è momentaneamente assente e mi ha incaricato di segnalarti l’URL da cui ricavare l’articolo di Aldo Maria Valli.
Buona domenica.
http://newrassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immaginePrintPDF.asp
L’articolo di AMValli è ideologico. Semplice e chiaro, bianco dentro, nero fuori, perfetto per fomentare e ammaestrare le masse. Splendidi in particolare i passaggi sulla morte: il cristiano dice “è morto” gli altri (?) usano espressioni di analogia: è trapassato, defunto, passato a miglior vita (?!?!?!?!). Spettacolare poi il passaggio sulla contraccezione, secondo cui quando i non cristiani vedono un bambino nero col pancione o un barbone al finestrino della macchina pensano che è colpa dei cattolici retrogradi perché non consentono la contraccezione (?!?!?!). Effettivamente sono dei passaggi non ideologici, ma perfettamente logici. E soprattutto rispondenti alla realtà: che AMV non teme! Ci credo, se la vede deformata. Un vero capolavoro. Veramente!!!
Se proprio ancora ci tenete a leggere gli articoli di Valli, lo trovate anche sul blog RaiVaticano di cui all’inizio di questo post… se proprio ci tenete… A me continua a non piacere e concordo con mattlar.
Abbracci
Avevo già letto questo articolo di AMV, ma sul blog c’era già troppa carne al fuoco e ho lasciato stare.
Ma Leonardo lo ha proposto e allora…
Premetto che ho grande stima di AMV per questo non entro nei dettagli di questa sua riflessione che non ho capito e di conseguenza non mi sento di condividere.
Dico solo che non né riconosco lo stile, né tanto meno lo svolgimento del tema, pur interessante, che ha voluto rappresentare, ambedue mi sembrano appartenere ad un’altra persona. A un dilettante.
Spero si ristabilisca presto.
Anche a me l’articolo di Valli non è piaciuto: mi è parso moralistico e un po’ paranoico.
Per quanto riguarda la mia descrizione “romantica”, MassimoD, il “romantico” è dovuto all’influenza, e me ne dispiace.Ed è, in effetti, il ritratto di qualcuno:
un missionario, una monaca “piccola sorella” di P.C.de Foucauld, alcuni vecchi miei amici un po’ pazzi che hanno aperto la loro casa ai poveri, dei giovanissimi frati cappuccini, e altri. Non collezionano opere antiche ma opere eroiche. Mi dispiace davvero non esser riuscita a descriverli bene, ma sono, in realtà, indescrivibili.
Il riferimento di Luigi a me era sembrato che oscillasse tra tradizionalisti del “pre” e amanti della tradizione e, poiché non conosco i primi, ho parlato di secondi a cui vorrei tanto assomigliare.
Fiorenza: “Gli “amanti della tradizione” sono, soprattutto, “amanti”, e non hanno nessuna tesi da difendere in un dibattito né sentono alcun bisogno di “aggiornamento” perché sono sempre contemporanei al loro tempo, totalmente presenti nell’oggi.”
Grazie, Fiorenza, al di là delle rispettive differenze o anche solo sfumature, grazie. Approposito di “amanti” , segnalo a Luigi e a tutti gli appassionati del filone :
“HEI SPLENDIDA RAGAZZA VORREI TROVARE IL CORAGGIO PER DIRTI CHE SEI LA COSA PIU’ BELLA CHE I MIEI OCCHI ABBIANO MAI VISTO!”
(verbatim, scritto a caratteri turchesi 10×20 cm, per una lunghezza di circa 11 metri, sul muretto della recinzione della Facoltà di Scienza della Formazione, in Genova -visto oggi.)
“I miei occhi” . Condivido con voi solo la istintiva impressione di un povero ‘amante’ (fra l’altro , della Tradizione e delle tradizioni) : a me quelle parole hanno irrefrenabilmente evocato, forse in modo blasfemo quanto inappropriato, lo sò, una sorta di “Nunc dimittis” . Più che cantico dei cantici, di Salomone, mi son tornate alla mente le parole del cantico di Simeone : ”
“Nunc dimittis servum tuum, Domine,
secundum verbum tuum in pace:
Quia viderunt oculi mei salutare tuum
Quod parasti ante faciem omnium populorum”
A chi ha anelato e anela a incontrare un compagno o una compagna di vita che rappresenti, almeno per l’interessato/a, un compendio di bellezza sia interiore che esteriore, a maggior ragione dopo mille delusioni e illusioni, o anche solo solitudini, può capitare infatti di arrivare a pensare, dopo un certo incontro, un giorno -incontro che magari non sarà per l’ennesima volta ‘quello giusto’, ma…- : ” Ora lascia, o Signore, che io vada in pace. Posso andare in pace, ora e qui, perché i miei occhi hanno visto una tal bellezza, il mio cuore ha provato una tal gioia, che potrei anche morire oggi, etc…etc…”
Curiosità: il famoso Lied luterano “O Haupt voll Blut und Wunden” (“O capo insanguinato”) , ha sì le parole di Gerhard, del 1656 (a sua volta basate su “Salve caput cruentatum” del 1153) , ma…le musica originale è di Hans Leo Hassler , del 1601, la quale era abbinata a una canzone moolto profana, “Mein Gmuth ist mir verwirret, das Macht ein Jungfrau zart”, sull’inquietudine amorosa di un uomo dopo aver incontrato una “tenera ragazza”.
[Quanto al fratello in Cristo +Richard W., gli dedico questo video -in spirito newmaniano di “cor ad cor loquitur”, lui che è londinese, anche se di studi non oxoniani ma cantabrigensi- con appunto la versione tedesca del Cantico di Simeone messa in musica da Mendelssohn-Bartholdy :
http://www.youtube.com/watch?v=tWVO8CdLpVU
(Come elementi di correzione fraterna per il fratello già quasi-separato Williamson, e ora in non-completa-comunione, segnalo: coro argentino, diretto da una donna -presumibilmente in pantaloni- , che canta un celebre brano di uno dei più grandi geni musicali della storia umana, un genio che era luterano figlio del banchiere ebreo Abraham Mendelssohn, ma che apprezzava la liturgia cattolica, la stessa amata e celebrata con fervore dallo stesso +Richard, e compose non poco anche per essa.]
un lapsus
A me invece l’articolo di Aldo Maria Valli è piaciuto. L’ho trovato stimolante, su diversi fronti: sia laddove parla di immigrati, sia laddove evoca il “fine vita”. Non mi è sembrato moralistico.
[Ovviamente, quella segnalata è una versione germanico-luterana del Nunc Dimittis. Quanto al latino, sempre con speciale dedica all’amatissimo fratello +Richard -che aveva sostenuto con forza la tesi che dietro all”11 settembre’ che ha ucciso migliaia di americani non vi fossero in ultima analisi che altri americani- :
http://www.youtube.com/watch?v=9V1_qfe4fBY
“‘Laudate pueri Dominum’ , by Felix Mendelssohn
Manhasset High School Kinsmen
April 30, 2008
Over 40 people from Manhasset died in 9-11. This is dedicated to them.” ]
Prima della fine del Concilio, nel febbraio 1965, qualcuno gli annunciò che presto si sarebbe celebrata la Messa secondo il nuovo rito, ad experimentum, in lingua volgare, rito che era stato composto da una commissione liturgica conciliare al fine di rispondere alle ispirazioni dell’uomo moderno. Padre Pio scrisse immediatamente a Paolo VI, prima ancora di avere visto il testo, per chiedergli di essere dispensato da questa esperienza liturgica e di potere continuare a celebrare la Messa di San Pio V. Quando il Cardinale Bacci venne a visitarlo per portargli l’autorizzazione richiesta, Padre Pio si lasciò sfuggire un lamento in presenza del messaggero del papa: «Per pietà, mettete fine rapidamente al Concilio» . Quello stesso anno, in mezzo all’euforia conciliare che prometteva una nuova primavera della Chiesa, egli confidò ad uno dei suoi figli spirituali: «In questo tempo di tenebre, preghiamo. Facciamo penitenza per gli eletti».
Syriacus!!…..ben trovato !! che bello rileggerti!!……..un saluto
A me l’intervento di Fiorenza – ore 14.53, è piaciuto: vi ho colto, anch’io, come MassimoD., una passione sincera ed accorata che non posso che ammirare.
Penso, però, che Luigi, nel tema propostoci, intendesse riferirsi, più che agli amanti e/o cultori della tradizione, ai “tradizionalisti” veri e propri (“lefebvriani” e simili): ma solo il diretto interessato – ossia, Luigi stesso – potrà confermarci l’esattezza di quest’interpretazione.
Circa l'”articolo” di Aldo Maria Valli, mah !, che dire ? A differenza di Ignigo74, io non arrivo ad amarlo ma, a differenza di Principessa (ricordo, Prncipessa, il tuo vivace “botta-e-risposta” con lui, su questo “pianerottolo”, ai tempi – era la scorsa estate – delle Giornate Mondiali della Gioventù di Sidney !), a me non dispiace (per esser chiari, io lo preferisco a Zavattaro), però, trovo questo “pezzo” una “stecca”, un “infortunio”, una mezza “gaffe”, fate un pò voi: insomma, non m’è piaciuto.
Leonardo è proprio sfortunato: anche quando vuole offrirci la sua misericordia non ci riesce.
A proposito di “gaffe”: non la trovate tale, scusate, l’iniziativa dei vescovi piemontesi che hanno pubblicamente deplorato che il quotidiano “La Stampa” abbia intervistato Hans Kung ?
La notizia m’ha, soprattutto, sorpreso pensando all’Arcivescovo di Torino Cardinale Poletto, che, in altre occasioni, mi sembrava avesse espresso posizioni di importante apertura sui problermi d’oggigiorno.
Vorrei, infine, salutare la ripresa di partecipazione alle discussioni del “pianerottolo” dell’impareggiabile Clodine ed il bell’intervento (delle ore 15.54) del mio “compagno di banco” Lazzaro, che mi piace pensare sia, in qualche modo complementare al mio (delle ore 23.07 di ieri sera).
“Off topic”per l’amico MassimoD.: non so tu, ma io sto molto apprezzando la determinazione di Tzipi Livni che, in questi giorni convulsi e difficili in cui le forze politiche israeliane stanno tentando di formare il nuovo governo del paese, sta difendendo la prospettiva di pace “due popoli, due stati”, condizionando l’adesione del suo partito al prossimo governo all’accettazione di tale prospettiva anche da parte del Likud.
Spero riesca nel suo obiettivo: non sarà facile.
Buona prima domenica di Quaresima a tutti gli amici !
Roberto 55
Saluto con esultanza il rientro tra noi dell’enciclopedico Syriacus che porta in dono una scritta murale appena letta per strada e musiche e immagini e parole antiche e nuove. Il mio bacio di pace su ambedue le gote!
[ Infine, sempre di Felice Mendelssohn-Bartholdy, figlio di Abramo, il Veni Domine, Op. 39, No. 1:
http://www.youtube.com/watch?v=_h7_ggqSfOQ
“Veni Domine et noli tardare!
Relaxa facinora plebi tuae,
et revoca dispersos in terram tuam.
Excita Domine potentiam tuam,
ut salvos nos facias,
Veni Domine et noli tardare!”
(E’ sempre per me commovente, il canto sacro -troppo poco conosciuto- in Mendelssohn: ci ritrovi i mottetti luterani di Bach, lo stile osservato cattolico romano, il romanticismo tedesco e, sì, anche una certa qual vena… yiddish. Da piangere a dirotto ringraziando Iddio di avercelo dato, anche se come longevità batte di poco Mozart e non supera Pascal : 38 anni. )
Buona e santa Quaresima a Luigi e a tutti i suoi ospiti! Arrivederci a quando Dio vorrà. S. ]
A Dio Syriacus.
“Domine…revoca dispersos” e fai tornare qui presto Syriacus.
Rispondo all’Off Topic di Roberto55: anche io apprezzo molto la determinazione della Livni. C’è ovviamente anche un po’ di sano calcolo politico: un governo di destra senza Kadima è teoricamente possibile, ma durerebbe pochissimo, e quindi si potrebbe tornare presto ad elezioni. La stessa cosa deve aver capito Netanyahu, che continua a curteggiare la Livni, e a tratti persino i laburisti.
Continuiamo a seguire con apprensione le vicende di laggiù…
(Tanto per non farmi gli affari miei)
Caro Syriacus, ma perché non riesci a trovare (o a tenere) una ragazza che fa per te? Mi pare di ricordare che con quella della Pomerania è finita, poi c’era stata una turca conosciuta in treno, ma capisco che la cosa non è andata avanti. Possibile che lì a Genova non ce ne sia una che vada bene? Ti darei questi due consigli non richiesti:
se decidi che ti vuoi sposare, dato che “non è bene che l’uomo sia solo” (e su questo non ci piove perché l’ha detto Dio), se hai passato da un po’ la trentina ed è un po’ di anni che cerchi, bisogna mortificare l’aspettativa di un’epifania come quella che tu evocavi nel tuo messaggio delle 22.57 e fare una cosa molto pratica: sposarsi con una persona possibile; l’amore (anche il grande amore, magari, seguirà). È il modo in cui ci si comportava una volta, prima dei disastri portati dalla diffusione del romanticismo dai piani alti della letteratura alla vita quotidiana. Non c’è nessuna prova che il sistema funzionasse peggio di quello di oggi, anzi … adesso la gente si sposa «per amore» (!?) e dopo due mesi si separa.
L’altro consiglio non richiesto è di chiedersi se invece il fatto di aver passato la trentina e avere seriamente cercato (cercato, non semplicemente anelato) senza trovare, non sia un’indicazione oggettiva di un’altra vocazione. Anche qui la mentalità moderna ha fatto disastri inenarrabili. Molti pensano che la vocazione di consacrarsi a Dio debba manifestarsi in chissà quali modi. Le circostanze oggettive sono un modo.
(La Monaca di Monza, tanto per dire, una volta dentro, aveva anche lei la vocazione, come spiega meravigliosamente Manzoni)
(E con le opere di misericordia spirituale stiamo a posto anche oggi)
@ Syriacus
che tu ci creda o no, la bellissima espressione di Fiorenza, per la quale gli “amanti della tradizione” sono, soprattutto, “amanti”, mi aveva fatto subito pensare a te e a Sumpontcura, che in questo blog mi avete insegnato qualcosa al riguardo.
Vederti intervenire subito è stato un segno…
OT
ma tanto c’è già chi c’è entrato.
O ti sposi o ti fai prete o frate o monaco
tertium non datur.
Anche a Chiara Lubic
le ripetevano la stessa cosa da giovane (perchè a trentanni si è ancora molto giovani).
Chiara senza fretta ha lasciato fare al buon Dio e non di certo al “buon senso” degli uomini che risentono sempre delle contingenze storiche e non guardano ai modi creativi in cui tira lo Spirito.
La vita personale è un tessuto che si tesse cercando di capire il disegno di Dio e non degli uomini.
Le risposte di ogni passato non sono sempre state adeguate nel futuro successivo.
Difficile da capire che il matrimonio, non è un ripiego, ma una chiamata, fondante, e nel quale Dio ha bisogno del sì libero dell’uomo.
Anno Domini 2009 (non 1600)
GIà, o ti fai prete (o religioso) o ti sposi.
Ho un altro controesempio di un certo rilievo: pensate cosa doveva essere nella Palestina del 30 d.C. essere scapoli a 30 anni, quando la quasi totalità dei maschi adulti di quell’età, se benedetti da Dio, dovevano avere ormai moglie e figli.
Stavolta sono d’accordo con Matteo. I tempi di Dio non sono quelli delò “buon senso”; e ogni persona è unica e irripetibile.
Anche se ricordo un’osservazione di Carlo Carretto (mi pare fosse nel suo libro “Ciò che conta è amare”): qualche volta (non sempre!) il celibato può essere la non-scelta di persone che non hanno il coraggio di “rischiare” nell’incontro con l’altro. E Dossetti disse che dopo avere cercato attentamente qua e là (una ricerca che per qualcuno può essere più lunga che per altri) bisiogna decidersi a “sposare” una persona o una comunità, “compromettersi” in un rapoporto definitivo, senzan paura di perdere la propria libertà. Chi vi parla è uno che si è sposato a trentasei anni, dopo avere avuto il dubbio, in qualche momento, di essere chiamato al sacerdozio, e anche, in altri momenti, il timore di non essere “normale”.
e se sei omosessuale, però, non puoi fare né l’uno né l’altro! ohi ohi…
Aiutaci tu, Leonà!
[Scusa, Luigi, se il mio può essere parso un ‘adieu’, ma in realtà voleva essere un ‘arrivederci a quando capita’ . Ma io ho preferito tradurre il ‘quando capita’ in ‘quando Dio vuole’ . Può essere un minuto dopo o un anno dopo, un mese dopo o un giorno dopo. Etc.. Ancora cari saluti ]
Arrivederci.
[Circa le osservazioni di Leonardo, brevemente : ciò che ho detto al contorno della scritta era più una immedesimazione nei possibili pensieri e sentimenti di altri, sovente anche più giovani. (Oltretutto, preciso: se mi fossi immedesimato nel tipo che ha sctitto quegli undici metri amorosi cubitali, avrei detto cose un pò diverse.) Certo, posso ancora attendere ‘epifanie’, come le ha chiamate, ma attento a non attribuirmi un romanticismo facilone. Anche le ‘epifanie di pragmatismo’ non le escludo! Come mi disse un tale (amico di conoscente) una notte in un locale, dopo che scambiai con lui due chiacchiere attorno ad una birra , “Tu sei una delle persone più disincantate che io abbia mai conosciuto”. Sarà, forse. Non ancora disilluso, però. Sì, ho “passato la trentina”, e vado per gli ‘anni di Cristo’. Ha ragione Leonardo, forse, o hanno ragione Matteo e gli altri, non so. Certo conosco persone per le quali vanno, rispettivamente, bene i ‘modelli di vocazione’ proposti da ciascuno qui. Ora però non ho né tempo né voglia per dilungarmi in questioni che sono non poco personali, anche se non mi dispiacerebbe in assoluto. Buona notte e alla prossima, S.]
[Precisazione: per quanto sinonimi, disincantato e disilluso, quel che intendevo come non-disilluso: non ‘cinico e nichilista’ . Il che non vuol dire che uno creda ancora alla befana.. (Però, la polenta dolce -o anche solo il carbone dolce- , possono continuare a piacere).]
Syriacus: fai venire voglia di conoscerti, così! Sei un mago nel creare la suspance… 🙂 ciao e bentornato! 🙂
Ho la percezione che le questioni personali, dovebbero rimanere nella sfera del personale o di quanti comunicano con la coscienza del’linteressato. Nessun’atro vi ha titolo.
arrivo in coda solo per “rimproverare” discepolo sulla sua allergia a “morale e moralismi”… chiaramente, lo devo fare per motivi di ragione sociale e copywright 😀
maioba scrive,
1 Marzo 2009 @ 20:34
“e se sei omosessuale, però, non puoi fare né l’uno né l’altro! ohi ohi…
Aiutaci tu, Leonà!”
Sei sacerdote… dovresti sapere (e insegnare e spiegare) che nessuno “è” omosessuale.
Giovanni, hai ragione (sottolineo con piacere che sei finalmente passato al tu!).
ERRATA: Se sei omosessuale…
CORRIGE: Se sei una persona omosessuale…
caro moralista,
c’è una storiella su uno scolaro a cui domandano come pensa che
sia Dio. “da quel che ho capito, -risponde lo scolaro- è il tipo
di persona che sta sempre a spiare se uno se la spassa e poi cerca
di impedirglielo…”
quello che volevo dire è che io non credo che il Dio
cristiano sia questo tipo di persona, ma purtroppo
molto spesso lo vogliono far passare per tale…
🙂 🙂
Ancora sulla morale :
Per questo ai cristiani è detto non giudicare:noi vediamo solo i risultati che
le scelte di un uomo traggono dal suo materiale “psicologico”.
Ma dio non lo giudica dal suo materiale ma dall’uso che ne ha
fatto. gran parte della conformazione
psicologica di un uomo è dovuta probabilmente
(CONTINUA) al suo corpo. quando il corpo muore tutto questo gli cadrà di dosso e la sua vera essenza , l’entità che ha compiuto le scelte, che
ha tratto il meglio o il peggio dal suo materiale, apparirà nuda.
allora , per la prima volta vedremo ognuno come era realmente.
cCi saranno delle sorprese….alcuni di noi che sembrano persone tanto
“perbene” forse hanno fatto così scarso uso delle buone qualità che glierano state donate da risultare peggiori di altri da noi considerati diabolicamente malvagi…..
(C.S. LEWIS- Il cristianesimo così com’è)
maioba scrive,
2 Marzo 2009 @ 14:10
“Giovanni, hai ragione (sottolineo con piacere che sei finalmente passato al tu!).
ERRATA: Se sei omosessuale…
CORRIGE: Se sei una persona omosessuale…”
reverendo, non vedo differenza di significato tra errata e corrige…
beh, stavolta ho usato il linguaggio del magistero… se non ti va bene neppure questo prenditela col papa…
ragazzi un tempio massonico tra noi
http://www.facebook.com/group.php?gid=26504362144&ref=mf#/topic.php?uid=64467067136&topic=7531&ref=mf
caro discepolo, ottima la storiella, che conoscevo in versione laica … e sulla “morale” 🙂 siamo d’accordo!
invece, la citazione di Lewis mi ricorda certo “neoplatonismo” che ha fatto, secondo me, più male che bene all’occidente cristiano, in un’ottica di fede (e non solo di ragione)…
Ma qui entriamo in uno dei miei pregiudizi “moralistici”… o forse ho solo letto di corsa !