Per una veduta serena e piena del battesimo di Magdi Cristiano Allam (vedi post del 23 aprile) è importante leggere per intero la sua “lettera” che il Corriere della Sera ha pubblicato con un ampio taglio – di un brano riguardante la matrice propriamente religiosa della sua conversione – ed è indispensabile tener conto della dichiarazione del portavoce vaticano che riconduce l’evento alla sua vera portata: il papa ha accolto nella Chiesa un nuovo cristiano ma non ne ha “abbracciato” le idee. Sulla necessità di leggere per intero il testo del collega (http://paparatzinger-blograffaella.blogspot.com/2008/03/la-versione-integrale-della-lettera-che.html) ha attirato l’attenzione Antonio Socci ieri su Libero. Riporto il brano più vivo della parte omessa dal Corsera: “Già da allora (quando studiava dai salesiani, ndr) leggevo la Bibbia e i Vangeli ed ero particolarmente affascinato dalla figura umana e divina di Gesù. Ho avuto modo di assistere alla santa messa ed è anche capitato che, una sola volta, mi avvicinai all’altare e ricevetti la comunione. Fu un gesto che evidentemente segnalava la mia attrazione per il cristianesimo e la mia voglia di sentirmi parte della comunità religiosa cattolica”. Alla luce di queste parole riaffermo la mia esultanza per la conversione dell’amico e collega. Un’esultanza che certo non mi fa dimenticare la diversità di atteggiamento verso l’islam che ci caratterizza e che avevo richiamato l’ultima volta in questo blog appena tre settimane addietro (vedi post del 7 marzo: Dico no al film di Wilders e a Magdi Allam). Ma il fatto del battesimo supera per me ogni altra considerazione.
Allam “affascinato dalla figura di Gesù”
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Sono stato un per un po’ lontano dal pc, un po’ anche perchè in fase di auto-censura pre-elettorale, approfitto dell’interessante discussione per fare a tutti gli auguri pasquali (siamo ancora nell’Ottava di Pasqua :-), più o meno in tempo).
Concordo sullo scetticismo in merito alla scelta, decisamente poco low-profile, di quel prete (o vescovo, o catechista, o collega, o guida spirituale, o compagno di partito, non lo so…) che ha chiesto a Magdi C. Allam di farsi battezzare dal papa in mondovisione… tendenzialmente concordo con il pensiero di don Marco (per cosa sta “maioba”, se posso chiedertelo?).
Nel frattempo sto seguendo il dibattito sui media olandesi dopo l’uscita del film di Wilders, sono tutti un po’ sollevati perchè alla fine non è nulla di sconcertante, solo un becero collage di immagini collegate al terrorismo con prediche di qualche imam invasato e versetti del corano… in due battute: un gran baccano solo per far aumentare i suoi 9 seggi che ha oggi in Parlamento, facendo leva sulle paure della gente… (i riferimenti all’Italia me li auto-censuro).
Dico sottovoce, a chi volesse cavalcare quest’onda dello scontro di civiltà o del vilipendio dell’islam, che non ci vorrebbe più di un giorno di lavoro per fare un simile collage tra alcuni versetti della Bibbia e malvagità che qualche cristiano (più o meno invasato) ha compiuto in nome di Dio.
Benvenuto a Magdi. Per il resto come credente sulla attuale dottrina vaticana ho dei seri dubbi.
Dicevano i Padri della Chiesa: “Respice finem”. A cosa deve servire il mio dirmi e sentirmi profondamente cattolico? A concordare sempre e comunque con S.E. Monsignor Ruini, a fidarmi delle stimmate e colate di sangue varie di San Pio da Pietrelcina, a tirare dalla mia parte quanti più convertiti possibili?
Oppure a vivere una vita buona e giusta sull’ esempio del Cristo, a mettere a disposizione la mia persona per l’ Amore e la Misericordia verso il mio prossimo, a dare io nella vita di tutti i giorni un esempio di quelle sante virtù paoline della Sobrietà, Giustizia e Pietà?
Mi sembra che la nostra Chiesa si stia ficcando in un vicolo cieco appiccicando tutto il valore della nostra Fede cattolica ad un fatto storico. il Secolo ringrazia ed il Materialismo giubila: nessuno mai sarà in grado di provare la storicità di Gesù o il suo contrario. Possibile che nessuno si accorga che la storia è l’ orizzonte ultimo e definitivo di che crede che tutto dipenda dai rapporti di produzione? Grazie per la vostra attenzione – LUCA
Mamma mia, quanta confusione di idee, tra il clero come tra i buoni cristiani! Ma che cosa si può fare? Non ho risposte, se non quella – che non mi stancherò di ripetere fino alla noia – di seguire con diligenza il magistero del papa e cercare di imparare qualcosa dalle sue parole e dai suoi gesti.
P.S.. sul film di quell’olandese, il punto non è che si un filmetto o un capolavoro (per quanto giudicarlo sulle recensioni altrui sia un po’ imprudente … ma anch’io pratico regolarmente il “non l’ho visto e non mi piace”). Il punto è la censura preventiva perché dell’Islam non si può parlare se non con l’autorizzazione dei musulmani. Anche il libro di Ariel Toaff, tanto per saltare di palo in frasca, può darsi che fosse un libro fasullo, ma lo scandalo è stata la censura preventiva dei rabbini italiani (e non solo) che ha costretto l’autore a ritirarlo.
Quando poi si arriva all’autocensura (di cui il low profile qualche volta potrebbe anche essere una versione elegante, e un pochino ipocrita) è davvero finita.
Credere che chi non condivide le stesse idee ha le idee confuse…
che brutto vizio.
Si può convenire o meno sull’opportunità del battesimo in mondovisione di Magdi Allam, ma appunto si tratta di considerazioni di opportunità politica.
Occorre ammetterlo, e non c’è nulla di male.
Anzi, la politica è una cosa bella e importante, persino quando si tratta di religioni.
Lo dico sempre, e non mi costa ripeterlo.
Sul piano teologico, invece, non riuscirei a capire l’esasperazione della sobrietà che porta al nascondimento, alla ricerca forzata della privatezza, alla singolarizzazione accentuata di un momento così bello e forte.
Io penso davvero che la coscienza sia la prima vicaria di Cristo, e che la vita cattolica non debba essere scandita da una comunitarizzazione forzata.
Ma non comprendo nemmeno tutti questi richiami alla necessità di non mostrare, non palesare, non condividere anche in una dimensione pubblica.
Tantomeno oggi, in cui il discorso pubblico delle religioni ha una sua rilevanza ancor maggiore (e basta seguire la campagna elettorale americana, gli argomenti pure del solo campo democratico).
Ai cattolici spetta di essere equilibrati, e accorti anche in base alla logica terrena.
Ma stare sempre a invitarsi al silenzio e alla non visibilità no, mi pare una distorsione simmetrica rispetto a quella neo-costantiniana.
A don78:
caro reverendo, sono sempre più in dubbio sulla formazione intellettuale che voi giovani sacerdoti ricevete in seminario. È evidente che chi non condivide le mie idee (nel senso che sostiene idee contrastanti con queste) avrà, dal mio punto di vista, necessariamente idee erronee, ma non per questo confuse!
Il mio commento sulla confusione che regna sotto il cielo si riferiva principalmente all’altro intervento, ma coinvolgeva il suo per quell’accenno finale implicante una pratica equiparazione tra islam e cristianesimo sotto il profilo della violenza.
Allora, parlo da persona lettarata che legge lettere e interpreta lettere e studia lettere e ama Le Lettere. Sfido chiunque a dimostrare e ad esplicitare l’assenza di violenza e di aggressività (non solo verbale ma anche concettuale)da tutti dico tutti gli interventi giornalistici di Magdi Cristiano Allam.
Questo è stato fatto notare anche dal mansueto e mite dott. Accattoli.
Ma siccome nella testa di certa gente volere bene al Santo Padre significa prostrarsi in ginocchio e capo chino e lacrimuccia devozionale di fronte a tutto tutto tutto tutto ciò che abbia lo stemma pontificio (quindi anche l’idrolitina, che fornisce la “real casa e il palazzo apostolico”) e siccome questa stessa gente è la stessa che di professione punta sempre il dito contro i presunti ( a loro dire) non allineati, diversi o ancora peggio confusi, che volete che si concluda? Che loro, gli allineati – ma poi che vuol dire? – i cattolici veri, quelli che tra l’altro nella storia della chiesa sono detti più papisti del papa e sono persino mal tollerati dal papa stesso…loro andranno avanti a non capire la parabola della zizzania e cioè che nel cuore di tutti c’è grano e erba malvagia, anche nel loro, oltre che nel mio si intende. Ho sempre amato e difeso e stimato il card. Ruini: al liceo ero uno che prendeva le botte dai comunisti – tutti poi regolarmente sposati in chiesa… – perchè difendevo il vaticano e altre cose che potete immaginare. E so per certo che il card. Ruini, dopo un recente incontro “allargato”, anzi allrgatissimo visto che di fianco a lui c’era Giuliano Ferrara, sua eminenza al termine in macchina ha detto ad un comune amico monsignore: “hanno davvero esagerato, troppa gente, toni esasperati”. Caro Leonardo, in seminario si insegna e si impara a pensare, fidati, si insegna e si impara molto bene ad essere liberi. Ma forse questo a gente come te da un pò fastidio.
> Ma stare sempre a invitarsi al silenzio e alla non visibilità no, mi pare una > distorsione simmetrica rispetto a quella neo-costantiniana.
Sono d’accordo con te, Leonardo.
Ma sono d’accordo anche con quello che ha detto ignigo.
E’ possibile? Credo di sì.
Caro sig. Leonardo,
innanzitutto le chiedo, se vuole essere coerente col suo raginamento, di manifestare il suo dissenso verso le mie idee dicendo che, appunto, sono sbagliate, e non confuse… in ogni caso, sia in merito al miei presunti errori o alle mie presunte confusioni, la prego di entrare nel merito.. e non di sparare nel mucchio con facili e opinabili giudizi generali sulla preparazione dei giovani sacerdoti.
In merito a questo argomento la invito a moderarsi, nel rispetto di centinaia di professori e seminaristi che ogni giorno fanno il loro dovere nelle diverse facoltà teologiche italiane. Per quello che mi riguarda le dico che è cascato proprio male, essendo alle porte del mio dottorato in teologia.
Infine, circa la mia presunta pratica equiparazione tra cristianesimo e islam, io ho detto che si potrebbe fare un montaggio simile a quello di Wilders anche partendo dai testi sacri del cristianesimo e dalle malefatte di alcuni cristiani, volendo dire che questa è, e sarebbe, solo bassa propaganda politica, superficiale dal punto di vista teologico e storico, che non rende ragione nè dell’islam nè del cristianesimo. E questo lo confermo e lo ribadisco, per quanto possa sembrarle confuso o sbagliato.
In seminario cosa si impara ignigo! Ad essere cosa !? Liberi ?..questa è proprio una ca..una vera ca..cchiata !! Credo che don78 -con il quale mi sono ritrovata su moltissimi punti nei blog precedenti- sia una mosca bianca oppure -e forse è più probabile- osa -se osa- in virtù dell’anonimato che lo protegge in questo preciso contesto.
Per il resto, non è affatto vero che in seminario ci si prepara ad essere persone libere tutt’altro, te lo dice una che ha studiato fianco a finaco con i seminaristi: fidati!
Mi trovo completamente d’accordo con Leonardo, invece, circa l’incomprensione di base, forse per mancanza di studio approfondito, riguardo la religione islamica che mai, ripeto, mai potrà essere equiparata per profondità, verità storica e mitezza al cristianesimo. Ci dimentichiamo troppo spesso di essere cristiani, e che siamo chiamati a difendere il nostro credo. Quel credo che ci è stato donato grazie ad un uomo appiccato ad una croce, un credo concepito e partorito dalla mente di Dio in un progetto di redenzione, il quale, senza il suo intervento nella storia altro non sarebbe stato che un aborto. Quella croce, simbolo per ebrei e musulmani, di nullità e sconfitta è per noi potenza, e forza ..non dimentichiamolo.
Poi, a parer mio, non è il caso, don78, di fare riferimento in continuazione allo spirito crociato del lontano medio-evo, non ha senso: quello fu un periodo storico conneno ad una ondata espansionistica musulmana verso i territori dell’impero a seguito del quale si avrà una guerra contro l’Islam. I Motivi sono spirituali, oltre che politici, attuati per proteggere i pellegrinaggi in Terra Santa,per difendere i luoghi di Nostro Signore compiuti fin dai primi secoli dell’esistenza della chiesa romana.
Si tratta di un processo storico lungo e complesso, lo sappiamo tutti, dove i mussulmani sono stati crudeli e sanguinari tanto quanto…con la differenza che, mentre i cristiani sono in grado di fare revisione e chiedere perdono per gli errori storici, loro non hanno fatto un passo avanti, sono rimasti immobili al medio-evo voglio dire!
Allora cosa viene chiesto alla Chiesa? che resti immobile anch’essa!? La chiesa cattolica latina non è come la ortodossa che è sottomessa ai doveri dello stato. La chiesa cattolica ha il suo capo in Cristo e la sua guida nel pontefice il quale decide, in piena coscienza e libertà, cosa sia conveniente fare o non fare in questo o quel perido storico.
Riguardo alla famosa lettera dei 138 poi non crediate che ci siano chissà quali punti di intesa con la S.Sede. Nella tradizione islamica ogni punto della fede si fonda su tre fonti: il Corano, la tradizione muhammadiana (hadith ossia detti, e vita di Maometto), il consenso della comunità, appunto l’ijmaa. Questo terzo passo finora non è mai stato molto valorizzato. Anzi, c’è molta divisione nel mondo islamico riguardo alla lettera stessa: un giorno un imam dice una cosa; il giorno dopo un altro dice una cosa diversa. Questa lettera non dice che vi è accordo tra tutti i musulmani, ma mostra che si va verso un certo consenso; la lettera ad un certo punto chiede ai cristiani di “considerare i musulmani non contro di loro, ma con loro, a condizione che i cristiani non dichiarino la guerra”. Qui essi alludono forse ai problemi della Palestina, dell’Iraq, dell’Afghanistan… Ma lì non sono i cristiani come tali che sono impegnati nella guerra.
Vedete quanto la cosa sia più complessa di quella che appare? “Questo punto è importante perché i musulmani tendono a vedere nell’Occidente una potenza cristiana, senza rendersi conto fino a che punto l’Occidente è secolarizzato e lontano dall’etica cristiana.Questo modo di pensare rinforza la teoria dello scontro di culture (o di religioni), proprio al momento che si cerca di combattere tale teoria! ”
Perciò, come si può ben vedere, il problema è assai di più che la somma dell’atto provocatorio, a parere di molti, del papa, o dell’atteggiamento polemico e aggressivo di Magdi nei confronti del suo ex credo…le divergenze sono tante e i passi avanti pochi.
Io dico che il battesimo di Magdi forse poteva non tenersi a San Pietro, ma solo per ragioni di opportunità politica, che sono magari superiori alle ragioni di medesima natura che hanno indotto a celebrarlo lì.
Ci tengo a ripeterlo, perchè le motivazioni di fede non sono valutabili in questa sede e trovo comunque sbagliato (ovvero infantile) il convincersi che il sensus politico non debba entrarci con la Chiesa.
Su un cristianesimo tutto interiore o tutto pubblico, poi, credo che il giusto stia nel mezzo (salvo il fatto, ovviamente, che è peggio una vuota esteriorità che una nascosta ma autentica interiorità).
X don 78: non so se quel riferimento alla “malvagità di qualche cristiano compiuto in nome di Dio” fosse riferibile allo spirito che animò le guerre corciate, al quale ho fatto riferimento. Forse ho capito male, forne no, comunque se ho mal interpretato il tuo pensiero don78 faccio ammenda.
Ma quanto detto sopra è ciò che penso, in merito…
con stima, simpatia e affetto fraterno
Forse possiamo provare a volare più basso: perché non mettere per iscritto qualche frase su cui cercare un accordo fra noi confratelli di pianerottolo?
1. La conversione di Magdi Cristiano Allam è un fatto splendido, provvidenziale, un grande dono di Dio: ne siamo tutti felici e orgogliosi.
2. Sulle modalità con cui sono stati somministrati i sacramenti (dal pontefice in persona, la notte di Pasqua, in San Pietro, in mondovisione)è giusto che ciascuno possa liberamente esprimersi: si tratta di considerazioni di opportunità, non di sostanza.
3. E’ chiaro che il papa, proponendo o accettando le suddette modalità, sapeva perfettamente quello che faceva; è inaccettabile schiacciare il dibattito accusando i critici di essere contro il primato di Pietro; ma è altrettanto inaccettabile accusare il papa di essere contro Cristo e il Vangelo, o di non rendersi conto delle conseguenze delle proprie azioni, o di essersi rivelato facile preda di strumentalizzazioni, anche politiche.
4. Le opinioni politiche e culturali di Magdi Cristiano Allam appartengono a lui, possono essere oggetto di condivisione o contestazione, non impegnano in alcun modo il papa, il segretario di stato vaticano, le iniziative di dialogo interreligioso in atto o in preparazione.
5. Nel valutare tali opinioni, un cattolico equilibrato potrebbe (dovrebbe?) tener conto del fatto che Allam e la sua famiglia vivono da cinque anni una vita d’infima qualità (sotto scorta 24 ore su 24) perché:
a) il cittadino italiano Allam è stato condannato a morte, per aver espresso democraticamente una libera opinione;
b) ad emettere la condanna sono enti e personalità del mondo islamico;
c) nel mondo islamico nessuno, “moderato” o estremista, si è levato a denunciare la condanna e a difendere la libertà d’opinione;
d) i fatti dimostrano che “sentenze” di questo tipo sono di solito tutt’altro che virtuali.
6. In molti paesi islamici un musulmano che si converta al cristianesimo o un cristiano che faccia proselitismo sono condannati a morte dallo stato.
7. Nei paesi non islamici (Italia compresa) un musulmano che si converta al cristianesimo e non si nasconda rischia di essere ammazzato.
8. I cristiani martirizzati da enti, stati, autorità religiose del mondo islamico sono – oggi – molte migliaia.
9. Al di là dei motivi di opportunità e di prudenza che spingano il Vaticano ad agire come ritiene, è un dovere di verità, per un cristiano, distinguere le pecorelle smarrite dai lupi feroci.
Su questo, possiamo ritrovarci?
Condivido in toto con te Sump.
Condivido al 99%, con una precisazione riguardo al punto 4 (pur tenendo in considerazione il punto 5):
la vicinanza temporale tra il Battesimo in San Pietro e le successive dichiarazioni di Allam ha rischiato davvero di impegnare il dialogo interreligioso in corso. Vaglielo a far capire che non c’entrano niente tra loro. Padre Lombardi è stato chiaro. Speriamo che basti.
Carissimi.
In seminario s’impara quel che si vuole imparare, perchè l’uomo è nato prima del seminario…
Io penso di essere libero nella mia obbebienza: mi firmo nome e cognome nel mio blog. Ma come ha detto p. Lombardi (che bella scoperta se i vescovi, i preti e i laici l’applicassimo sempre invece di stigmatizzare continuamente!) in molte questioni ognuno è libro di pensarla come vuole.
Caro don78: “maioba” in sardo vuol dire “coccinella”. Un animaletto simpatico e gentile, libero di volare ovunque.
Resto nella mia convinzione che sarebbe stato meglio che Magdi Cristiano Allam si facesse battezzare nlla sua parrocchia: i VIP appartengono a quello che il Vangelo chiama “mondo”, per cui sarebbe meglio che la loro notorietà non la tirassero in ballo quando si tratta di fede.
Per troppo tempo ci si è fatti abbindolare da un quarto di sangue blu (allora era qulla la notorietà), oggi basta chiamarsi Borghese (di nome e di fatto), pur essendo decaduti.
Nulla di prsonale, e anzi: voglio bene anche a loro. Ma non mi va che vogliano fare sempre le primedonne come fanno i VIP al Billionaire.
Saludus
Marco don
PS: comunque i neoconvertiti sono in assoluto una “razza speciale”: da Paolo ad Agostino, da Francesco a Charles de Foucould, da Ignazio di Loyola ad Edith Stein. Speriamo che arrivi qualcosa di buono anche da Allam. Ma attendiamo un po’ a canonizzarlo. In questo momento è l’augurio peggior che possiamo fargli credo. Scusate l’ironia, ma questa discussione sta diventando troppo greve per me.
Domanda per i forumisti: c’è o non c’è violenza nelle dichiarazioni di quei preti e monsignori anonimi intervistati da Aldo Maria?
a chi ti riferisci?
L’invio è partito prima del cognome, che era Valli.
Qui è spiegato tutto:
http://paparatzinger-blograffaella.blogspot.com/2008/03/per-qualcuno-conversione-uguale-ad.html
Caro Lycopodium:
certo, mi è difficile considerare “innocente espressione di un parere su semplici questioni di opportunità” una frase come questa: “È una visione teologica del mondo e delle fedi non compatibile con la mia e con quella di centinaia di persone che, malgrado tutto, appartengono alla Chiesa casta meretrix” (un anonimo prete, a proposito delle scelte del sommo pontefice).
Non basta: lo stesso anonimo prete: “Ai tempi della famosa lezione di Ratisbona… pur con molte perplessità tentai di comprendere le ragioni del papa, e Io difesi pure di fronte agli amici islamici che mi chiedevano spiegazioni e anche a molti cristiani confusi! Ma adesso
diventa impossibile difenderlo. Il suo atto è oggettivamente
distruttivo verso un cammino di confronto interreligioso nel quale
tante persone sono impegnate anche a prezzo della propria
vita. C’è un compiacimento del tutto estraneo alla sensibilità cristiana”. (Dall’articolo di Valli su “Europa”, 26 marzo).
Niente affatto anonimo, invece, il baldo Zizola si fa intervistare da “l’Unità” (sempre 26 marzo) e parla della cerimonia battesimale in San Pietro come di una crociata contro Gerusalemme. “Di ciò il papa è consapevole?”, chiede l’intervistatore: risposta: “Spero di no, anche se questo mette in dubbio la sua capacità di essere all’altezza del suo ministero. Alcuni cardinali hanno la stessa perplessità”.
Be’, qui manca soltanto qualche monaco in nero che inviti i fedeli a pregare affinché il papa muoia presto (teste Giuseppe Alberigo)…
Già, già, molti si sono “calati” le brache davanti al Nemico …
Credo che, in senso alla chiesa, siano molti i cuori che necessiatano di conversione, caro maioba, e prima ancora che i “lontani”, ad averne un urgente bisogno, sono i vicini…
Dio! Patria! Famiglia!
Come sto meglio, come sono rassicurato, ah che tranquillità.
Gentile Ignigo74,
se lei mi mette in discussione perfino l’Idrolitina («(quindi anche l’idrolitina, che fornisce la “real casa e il palazzo apostolico”)»), cioè uno dei valori fondanti della nostra civiltà, che io avrei voluto menzionata nella costituzione europea insieme alle radici giudaico-cristiane, dove andiamo a finire?
Gentile don78,
sono molto impressionato dal suo incombente dottorato in teologia, ma io mi riferivo all’arte di pensare bene, la cui mancanza, come saprà, è compatibile con il possesso dei più alti gradi accademici.
Cara Clodine, rilegga il mio post e non vi troverà scritto il contrario: anzi!
Dico proprio che i neoconvertiti ci hanno mostrato sempre grandi cose, benchè spesso avessero quel “sacro fuoco” che imprssiona e talvolta bruciacchia qua e là anche troppo.
Però: se Paolo dovette andare a Gerusalemme da quelli che erano chiamati “Le colonne”, se Francesco dovette andare alla corte di Onorio III, se persino Charles de Foucould dovette inchinarsi davanti all’abbé Huvelin… Penso che anche Magdi Allam debba stare attento affinchè chi lo legge non confonda la sua posizione con quella della Chiesa (e lei sa come è facile fare confusione quando gli spiriti sono esacerbati). O l’obbienza vale solo per me e la libertà per tutti gli altri?
Non facciamo di Allam un martire, con tutto il rispetto: afferma cose che la Chiesa Gerarchica (che paroloni che sto usando oggi!) non afferma. Sono pensieri suoi. Punto.
Stupido, oltraggioso, contro i diritti civili, contro ogni logica e razionalità, contro tutto, che qualcuno lo condanni a morte per quello che afferma. Ma quello che afferma non è il pensiero della Chiesa.
Facciamole, le distinzioni, per favore!
Si continua a dire che p. Samir è un islamologo molto ascoltato dal papa, si sussurra persino che il discorso di Ratisbona sia in parte opera sua (cosa abbastanza verosimile), lo conosco personalmente: è un uomo simpatico e grande conoscitore del mondo islamico (perchè è nato in Egitto e ha vissuto in Medio Oriente). Molte sue perplessità sulla pratica di rifuto del battesimo sono condivisibili.
Ciononostante il papa sta cercando il dialogo, nel rispetto dell’identità religiosa di ciascuno, che non è l’unica identità (leggete se potete Amartya Sen, Identità e violenza).
vogliamo aiutarlo su questa strada o vogliamo continuare soltanto a condannare come fanno molti tra loro?
Tutto qua.
Magdi Allam è stato battezzato.
Felicissimi. Ma non facciamone un intellettuale “cattolico” nel senso pregnante che questa parola ha: il suo pensiero non è stato battezzato assieme a lui.
Facciamo queste distinzioni, altrimenti non si capisce nulla e il nostro resta un dialogo tra sordi.
Saludus
Marco don
Ma nessuno, credo, fa qui confusione tra il pensiero di Allam e il magistero della chiesa. Quel che pensa Allam chiama in causa, ovviamente, solo la sua responsabilità. Personalmente sono abbstanza incline a pensare che abbia ragione, nel suo pessimismo verso il mondo islamico, mentre sono assai più freddo di lui nell’approvazione di Israele, ma questa è un’opinione come un’altra, che non conta nulla
Ho letto con grande interesse la lettera di Allam. Sinceremente non ci trovo nulla di così catastrofico, come alcuni di voi intendono, tanto da prenderne le distanze. E (forse mi sfugge qualcosa che non riesco a comprendere) non comprendo nemmeno il motivo, a questo punto, per il quale le abbia prese con quel comunica ! Forse per un problema di diplomazia ? -viste le critiche mosse da tante parte di mondo cattolico, critiche inaspettate, a mio sommesso avviso, e ingiustificate- (?)
Se è vero, com’è vero, che i cristiani nel mondo sono vessati, perseguitati ecc e tutto resta sotto la coltre del silenzio, non è Allam il martire, e non stiamo facendo per l’evnto che lo vede protagonista…invece, se continuiamo a fare il verso agli struzzi, con omissioni, e silenzio sulle tante nefandenze che a tutt’oggi sono costretti a subire le minoranze cristiane nel mondo, contineremo a farne molti di martiri, e di questi ci verrà chiesto.
Ho visto con i miei occhi in Palestina in quale stato di paura vivono le minoranze, negli istituti religiosi cristiani,frequentati quasi esclusivamente da ragazzi musulmani -nb: i sacerdoti si prendono cura di ragazzi musulmani-che guardano in cagnesco i cristiani, i quali diminuiscono a vista d’occhio e non hanno davanti altra prospettiva della fuga! E che dire dello spadroneggiare degli ebrei su gli uni e su gli altri , dove naturalmente sono sempre e solo i cristiani a subire..e non solo da loro e dai mussulmani..ma anche dagli armeni,dai copti ecc…- Questa è una realtà incontrovertibile!
Allora mi chiedo, e vi chiedo: perché invece di criticare il papa per questo atto di grande coraggio non si è cercato di comprendere i motivi profondi e il messaggio che ha voluto lanciare?
Un messaggio chiaro e limpido, incomprensibile ai ciechi a quanto pare. Si dice che con questa azione il pontefice potrebbe compromettere il dialogo con l’islam iniziato con la lettera dei 138. Di nuovo vi chiedo: avete letto quella lettera? ….Bene?..Ma bene bene…
Per favore !! Non aggiungo altro: “Chi ha orecchie intenda”
Una precisazione: x quanto riguarda gli armeni i copti ecc … anche loro fanno da padroni. Noi cattolici latini , per onorare la S.Pietra del s.Sepolcro, dobbiamo sorbirci le grida dei monaci ortodossi i quali hanno il monopolio..
Clodine: il Papa (Benedetto Sedicesimo, Joseph Ratzinger, quello di Monaco, di Ratisbona, etc…) ha scelto la strada del dialogo e dell’incontro. Non un don Marco qualsiasi.
Ho amici che sono stati persguitati e li ascolto sempre con molto rispetto. Ma bisogna andare avanti. Gesù è morto e risorto anche per loro.
Si ! E’ morto per l’intera umanità..Egli è la Via la Verità la Vita..
Ti abbraccio
Dal paparatzinger-blograffaella.blogspot.com del 28 marzo 2008
IL PAPA NON CONDIVIDE LE IDEE DI ALLAM SULL’ISLAM MA DUBITO CHE CONDIVIDA QUELLE DI MELLONI SULLA LITURGIA…
«Cari amici, fra poco leggeremo un articolo di Melloni che io definirei “illuminante” per dimostrare come i Cattolici abbiano idee diverse sugli argomenti piu’ svariati.
Si afferma oggi che il Papa non condivide il pensiero di Magdi Cristiano Allam sull’Islam, ma io credo che non sposi nemmeno certe convinzioni in tema di liturgia portate avanti dal professor Melloni.
Grazie ad Elisabetta leggeremo fra poco un articolo sulla Messa tridentina.
Io, pero’, noto una grande differenza fra Allam e Melloni: il primo prova un profondo rispetto per Benedetto XVI. Anche ieri sera, intervistato al Tg2, ha ribadito che le sue sono convinzioni personali e che e’ inaccettabile chiamare in causa il Papa per ogni sua dichiarazione.
Grande rispetto…non solo! Grande amore di Magdi Cristiano Allam per il Papa. Lo ringraziamo di cuore per questo, perche’ i suoi occhi tradiscono l’emozione ogni volta che qualcuno cita Benedetto XVI.
E Melloni? Beh, non si puo’ dire lo stesso…
Personalmente non condivido una sola parola dell’articolo che andremo a leggere e chiedo al professore di essere piu’ rispettoso verso il Papa e verso i Cattolici che frequentano la Messa tridentina.
Come dimostreremo, non solo il Papa non e’ obbligato a condividere il pensiero di tutti i fedeli, ma ci sono Cattolici che non condividono il pensiero e le aperture del Santo Padre.
Eppure i giornali se la prendono solo con Allam…
R. »
Il riferimento è a questo link http://paparatzinger-blograffaella.blogspot.com/2008/03/messa-tridentina-melloni-attacca.html
Da parte mia solo alcuni rilievi.
Dire che il messale tridentino sia: “nato nell’emergenza antiprotestante” mi sembra davvero una enormità.
Quanto a: “una estetica del rito che può interessare la sfera del sacro, non necessariamente quella della fede”, giusto in questi giorni sto leggendo un fascicolo del 1995 della rivista “La scuola cattolica”, intitolato “La questione teologica del sacro”, dove la questione viene trattata (non da teologi lefevriani, ma da “progressisti” come Bonaccorso, Sequeri, Bertuletti e Ubbiali) con migliore equilibrio: in breve l’estetico e il sacro sono del tutto essenziali alla fede.
Si scopre così che molti nemici del motu proprio sono tali, proprio perché nemici della liturgia (antica e nuova che sia).
http://paparatzinger-blograffaella.blogspot.com/2008/03/magdi-cristiano-allam-al-direttore-del.html
Concordo con i punti esposti da Sumpoontcura e con molte delle osservazioni di Clodine. Occorre rispettare la conversione di Magdi Allam, senza condividerne necessariamente certe posizioni oltranziste. Come ha precisato padre Lombardi, col battesimo la Chiesa non sposa le posizioni politiche e culturali di Magdi Allam. Quindi non si può dire (come fa qualcuno su “Il timone” o sul sito di Raffaella) che chi critica Magdi Allam è contro il papa; o, come fanno altri, che il battesimo di Magsi è un atto di uerra contro l’Islam (seguendo la stessa logica, dovremmo dire che ogni conversione dal cristianesimo all’Islam è un atto di guerra contro i cristiani…). Nell’unica Chiesa possono coesistere diverse valutazioni circa i rapporti col mondo islamico: bisognerebbe parlarne liberamente, senza strumentalizzazioni politiche e senza dire subito che chi non la pensa come noi non è cattolico o è un violento che ripropone le crociate.
Ho trovato un interessante pensiero di Piero Stefani.
Lo propongo alla discussione, scusandomi per la lunghezza: vale la pena leggerlo.
Magdi Cristiano, di Piero Stefani.
Val la pena di ritornare ancora una volta su un venerato hadith (detto extracoranico attribuito a Muhammad). Si narra che alcuni compagni del Profeta Muhammad, di ritorno da una spedizione militare condotta contro politeisti arabi, gli riferirono di aver ucciso un idolatra il quale, vistosi spacciato, aveva pronunciato la shahada (professione di fede) nella speranza di aver salva la vita. Ai musulmani è infatti vietato uccidere i propri fratelli nella fede. In quelle circostanze sembrava palese che l’idolatra si fosse convertito solo per ragioni strumentali. Tuttavia la risposta dell’Inviato di Dio fu diversa da quanto immaginato dai suoi seguaci. Rivolgendosi ai propri compagni, il Profeta disse: «Il giorno della resurrezione dovrete rendere conto di quel “non c’è dio all’infuori di Allah” [culmine della professione di fede]». Essi cercarono di giustificarsi replicando che l’uomo aveva aderito all’islam solo per paura. Muhammad allora, assumendo un tono ironico, disse: «Di certo non avete trascurato di aprirgli il cuore per accertarvi se la paura fosse il vero movente!»
Riguardo all’episodio del pagano circondato e massacrato, il Profeta non condanna i propri irruenti compagni per aver ucciso un idolatra: li rimprovera per aver assassinato un uomo che, forse, era diventato credente. Anche nei casi limite, il cuore (vale a dire la coscienza) è prospettato come un «sacrario» a cui può accedere solo Dio. Nessuno ha aperto il cuore di quell’uomo; e tuttavia si è agito come se ciò fosse avvenuto. In tal modo si è fatta violenza a una creatura umana e, forse, anche a Dio stesso.
Proprio in ragione degli apporti più alti dell’islam, sarebbe empio proporre un racconto in cui si narrasse come Magdi, circondato da molti interessi, onori, lusinghe e tutelato da una buona scorta, si sia infine arreso a sua Santità Benedetto XVI nella veglia pasquale del A.D. 2008 nel corso della quale ha ricevuto, in rapida successione, battesimo, cresima ed eucaristia. La profondità della sua coscienza è conosciuta solo da Dio e in base a essa egli sarà giudicato dall’unico che ha il potere di farlo. Quanto ci è dato di fare è valutare tanto la forma scelta per accoglierlo in seno alla Chiesa cattolica romana, quanto le parole scritte e fatte pubblicare dallo stesso Allam sul Corriere della sera al fine di motivare la propria decisione. Altri pensieri si affollano, ma ad essi non è lecito dare pieno corso. Forte infatti è, per esempio, la tentazione (che va comunque respinta) di vedere nella gestione della cerimonia una tentata vendetta da parte di Ratzinger nei confronti degli amari bocconi fattigli trangugiare dal mondo musulmano dopo la lectio di Ratisbona.
Tutti i vangeli descrivono in modo diretto la morte di Gesù, nessuno di loro la sua resurrezione. Nessuno mostra quanto l’iconografia ha illustrato a volte in modo anche altissimo (per es. Piero della Francesca a Borgo San Sepolcro), ma sempre comunque ostentato e quindi infedele allo spirito evangelico. Quanto è detto dai vangeli è solo l’esito: la tomba vuota, l’annuncio, le apparizioni non a tutti ma solo ad alcuni testimoni (At 19.39-41). La veglia che celebra l’evento fondativo della fede dovrebbe conformarsi alla logica che esige la testimonianza ma nega il trionfalismo. Essa dovrebbe ricordare, celebrare, attendere, non mostrare. Mai come a Pasqua il battesimo è un mistero di morte e resurrezione (cfr. Rm 6,1-11; passo da cui deriva l’ineguagliata preminenza simbolica del battesimo per immersione). A S. Pietro è avvenuto tutto il contrario; di ciò si può, anzi si deve, tener conto. L’apparato con cui Magdi Cristiano è stato accolto nella Chiesa cattolica romana contrasta con il mistero della Pasqua non meno di quanto lo furono, in passato, altri battesimi di potenti di questo mondo.
Nella lettera pubblicata sul Corriere Allam non enuncia nessuna autentica motivazione di fede a sostegno della sua conversione: parla di incontri con prelati e religiosi appartenente a vari gradi gerarchici, non dell’incontro con nostro Signore Gesù Cristo. Soprattutto motiva il suo ingresso nella Chiesa cattolica romana attraverso una logica politica di schieramento. Egli denuncia come illusoria ogni speranza nell’esistenza di un islam moderato, perciò attribuisce in blocco all’islam una inestirpabile vocazione violenta: «al di là della contingenza che registra il sopravvento del fenomeno degli estremisti e del terrorismo islamico a livello mondiale, la radice del male è insita in un islam che è fisiologicamente e storicamente conflittuale». Allam ripropone quindi in maniera ancor più drastica il quadro parziale e distorto, in buona parte poi ritrattato, prospettato da Benedetto XVI a Ratisbona. Sono parole gravi che consegnano il cristianesimo a un inevitabile scontro di civiltà con l’islam. Da ciò si deduce che solo la presenza di correnti contrastanti può giustificare la convivenza in Vaticano tra questa linea e quella che (in maniera fin troppo acritica) ha accolto come segno positivo la lettera delle 138 autorità musulmane che indicava nei due comandamenti dell’amore di Dio e del prossimo i capisaldi grazie ai quali è dato intraprendere un dialogo tra cristiani e musulmani. L’ipotesi trova conferma nel fatto che il portavoce vaticano p. Federico Lombardi, il 27 marzo ha, per l’ennesima volta, dovuto emanare un comunicato stampa diretto a tamponare la falla aperta. La linea di condotta non poteva essere che una: Allam nella sua lettera espone pensieri personali che non esprimono in alcun modo la linea della S. Sede rientrando nell’ambito degli argomenti su cui tra i cristiani, vige un «legittimo pluralismo». Trova perciò ulteriore conferma il fatto che l’incapacità di Benedetto XVI di leggere il mondo lo porta in modo sistematico a non prevedere le conseguenze delle sue scelte e delle sue parole.
Allam, assumendosi una responsabilità non piccola, taccia di paura una Chiesa non aggressiva che, in terre musulmane, annovera tra le propria fila i monaci trappisti di Tibirin e altri martiri tra cui don Andrea Santoro. Va detto però che lo sguardo di Allam è soprattutto italiano. Egli denuncia il fatto che i cristiani convertiti all’islam (presenti soprattutto nell’ambito della, da lui detestata e, molto probabilmente, diffamata, UCOII) vivano tranquilli, mentre i molti convertiti al cattolicesimo sono costretti a esistenze catacombali. Il coraggio della Chiesa però qui c’entra relativamente. Se le cose stessero effettivamente così, la questione toccherebbe in prima istanza la società civile e lo stato che deve assicurare la sicurezza dei propri cittadini (Allam, del resto, afferma di essere scortato dai carabinieri non dalla guardie svizzere). Secondo il Ministero degli Interni tra i mezzi consoni a far crescere la possibilità di una convivenza pacifica vi era anche l’istituzione di una consulta islamica. È possibile, anzi probabile, che la questione sia stata gestita in modo inadeguato; in ogni caso oggi, per quanto è in suo potere, Magdi Cristiano ci mette una pietra tombale sopra. Il suo messaggio è in effetti ben chiaro: puntare sull’esistenza di un islam moderato è solo irresponsabile illusione.
Piero Stefani
Ovvero: dell’anima di Allam nulla sappiamo o possiamo dire, di quella di Ratzinger, invece….
Non lo so.
Non è che Stefani ha calato la scimitarra – parafrasando il racconto iniziale – su un ecclesiologia che non gli piace prima di vedere dove va a finire?
Trovo francamente eccessive le affermazioni di Piero Stefani (un autore che avevo apprezzato in passato per i suoi importanti contributi al dialogo ebraico-cristiano). Piero Stefani dice di voler rispettare il sacrario della coscienza, poi dà giudizi taglienti. E mi sembra francamente inaccettabile l’idea di un pontefice incapace di leggere il mondo e di prevedere le conseguenze delle sue scelte: nei confronti di Benedetto XVI mi sembra del tutto prevenuto.
Ignigo, quello che hai scritto è la critica che viene mossa in questo tempo presente, in questo preciso momento storico, all’attuale pontefice Benedetto XVI. E’ un tempo, questo che stiamo vivendo, che vede a confronto (parlo di confronto, non di scontro) le grandi religioni monotetista, la più agguerita delle quali è quella islamica, checché se ne dica..
Ecco cosa si diceva di Giovanni Paolo II e della chiesa nel periodo successivo la sua presa di posizione rispetto alla dittatura nell’ex Unione Sovietica:
“La Chiesa Cattolica Romana è stata un bastione di reazionarismo politico per secoli, prima come un asse portante del sistema feudale, quando oppose la Riforma Protestante, e più tardi come protettrice dell’ordinamento borghese. Indipendentemente dalle qualità individuali dell’uomo che siede sul trono della Chiesa, il suo ruolo è intensamente politico.La decisione della Chiesa Cattolica di nominare un papa polacco era strettamente connessa con un cambio di rotta della politica estera americana verso l’Unione Sovietica. Sotto il presidente Jimmy Carter e, ancora più apertamente, sotto il suo successore Ronald Reagan, un periodo di détente aprí la strada a un vero confronto.
Nella persona di Giovanni Paolo II, il papato ha trovato una figura che combinava idee profondamente reazionarie—sia in politica che in religione—con una considerevole esperienza nel destreggiarsi con stati capitalisti e con regimi stalinisti. Ha utilizzato quell’esperienza per giocare un ruolo chiave negli eventi convulsivi dell’ultimo quarto di secolo”.
Come vedi caro Ignigo, ce n’è per ogni pontefice che sale al soglio di Pietro.
Penso che, riguardo la faccenda che ha visto protagonista il papa circa il caso Allam, non sia che uno dei tanti pretesti per sparare sopra la “crocerossa”. Quando le critiche, però, vengono mosse dall’entourage, dai collaboratori, dalla stessa cristianità – specie in tempi come questi che stiamo vivendo, con l’integrazione che ci sollecità da più parte, le minaccie che il mondo islamico esibisce- il problema potrebbe assumere proporzioni rilevanti e imprevedibili…specie quando, in modo più o menoi velato, lo si accusa di essere un papa scismatico. Credo che la prudenza sia duopo.
Forse può essere utile sapere che per Piero Stefani il Papa è matto.
Se per matto si intende ancora chi abbia perso il contatto con la realtà.
Leggere per credere: “In realtà, l’astratta elevatezza del discorso alla Sapienza si presenta, nel suo piccolo, come uno specchio del massimo dramma dell’attuale pontificato: l’incapacità non solo di leggere e di interpretare, ma persino di percepire il mondo reale (…) La volontà di assegnare a un’esausta apologia di una determinata concezione della ragione un ruolo strategico consegna l’attuale magistero all’incomprensione degli apporti più qualificanti della cultura moderna e all’estraneità dal mondo reale”.
Qui il testo completo:
http://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/Stampa/080220stefani.pdf
Con immutata simpatia per tutti (anche per Matteo)
Adriano
Anch’io ho stima per Matteo, e lo saluto con grande affetto.
Un saluto a tutti
Sono sconcertato dalla deriva di uno studioso che stimavo, collaboratore di una rivista cattolica(“Il Regno”, che leggo con profitto (apprezzando, tra l’altro, anche la rubrica di Luigi Accattoli “Io non mi vergogno del Vangelo”). Credo che nella Chiesa debba esserci anche la libertà di criticare singole affermazioni di un pontefice e scelte pastorali e “politiche” della CEI o del Vaticano. Ma l’attacco sistematico è un’altra cosa. E nel caso del bel discorso alla Sapienza l’attacco di Piero Stefani sbaglia completamente bersaglio.
A proposito della Chiesa che non parla più all’uomo moderno…
“TETTAMANZI È UNA STAR SU YOUTUBE”
http://www.ilriformista.it/news/rif_lay_notizia_01.php?id_cat=61&id_news=18520
“A PARLARE COL POPOLO SONO RIMASTI SOLO I PARROCI” di Emanuele Macaluso
http://channelman.wordpress.com/2008/03/04/a-parlare-col-popolo-sono-rimasti-solo-i-parroci/
Piero Stefani non ne azzecca una: avete dimenticato lo sproloquio sulla preghiera del Venerdì santo?
E’ maestro degli attacchi frontali…e delle gaffe..
Hai ragione, ignigo, il contributo di Stefani è importante e vale la pena leggerlo con attenzione. E’ sempre buona cosa conoscere per tempo posizioni prescismatiche.
Forse il grande Enzo Jannacci potrebbe, a questo punto, proporre un’edizione aggiornata della bella canzone dal titolo “Quelli che” (ricordate?). Una cosetta del tipo
Quelli che non l’hanno digerito ancora quel tizio che disse: “Josephum”, oh yes!
Ché se invece avesse detto: “Carolum Mariam”… oh yes, oh yes!
O almeno, non so, “Dionisium”, oh yes!
Quelli che tanto per fortuna è vecchietto, oh yes!
Quelli che guardi mi dica quello che vuole ma questi pastori tedeschi… oh yes!
Quelli che invecchiando, si sa, è un po’ toccato, con tutto quel latino, oh yes!
Quelli che l’incapacità di leggere il mondo, non prevedere le conseguenze, oh yes!
Quelli che c’è un compiacimento del tutto estraneo alla sensibilità cristiana, oh yes!
Quelli che io sono caporito e non mi tocca, oh yes!
Quelli che vede questo anello? me lo ha lasciato monsignor Bugnini, oh yes!
Quelli che oggi è un giorno di lutto ho un nodo alla gola, oh yes!
Quelli che non posso non risentire quel senso di chiuso, oh yes!
Quelli che mugugnare in latino distorsione coreografie teatrino inutile cornice, oh yes!
Quelli che di concili ce n’è uno tutti gli altri son nessuno, oh yes, oh yes!
Che amarezza!
Standing ovation per Sump !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
http://www.palazzoapostolico.it/dblog/articolo.asp?articolo=331
Il caso Magdi Allam e la politica papale
Di Rodari (del 29/03/2008 @ 08:00:00, in il Riformista)
“…(il Papa) cerca di proporre ai fedeli le verità del cristianesimo senza compromessi. Una politica che, soprattutto nei rapporti con l’islam, è messa in atto con costanza in vista di un dialogo che non nasconda problematiche e punti controversi. ”
Spunto di riflessione: pare che a livello mondiale le chiese più vive siano quelle che qualcuno potrebbe definire … fondamentaliste, nel senso di più vicine ai fondamentali evangelici. Le meno politiche e le meno intellettuali. Ma forse qui Luigi potrebbe essere così gentile da fornirci qualche input più ragionato ed informato (e di tirarmi le orecchie, se fosse il caso!).
“Trovo francamente eccessive le affermazioni di Piero Stefani”
“Stefani ha calato la scimitarra”
“Forse può essere utile sapere che per Piero Stefani il Papa è matto”
“Sono sconcertato dalla deriva di uno studioso che stimavo”
“Piero Stefani non ne azzecca una: avete dimenticato lo sproloquio sulla preghiera del Venerdì santo”
“E’ maestro degli attacchi frontali…e delle gaffe..”
“Il contributo di Stefani è importante e vale la pena leggerlo con attenzione. E’ sempre buona cosa conoscere per tempo posizioni prescismatiche”
In attesa di aggiornamento
Sump, chapeau.
Traduzione del post di Targum:
“questi è il mio figlio PREDILETTO …”
O.T.
Per chi sta organizzando l’ACCA DAY, purtroppo per me il 2 Aprile, non è data possibile. Sono spiacente.
Un caro saluto, GESU’ CI GUIDI SEMPRE.
F.
Stiamo radicalizzando un po’ troppo le posizioni, ragazzi. Un po’ tutti. Ocio.
http://paparatzinger-blograffaella.blogspot.com/2008/03/allam-pietro-de-marco-la-conversione.html
“Ma il fatto del battesimo supera per me ogni altra considerazione.”
Concordo con Luca – direi che bisognerebbe concludere lì dove si è partiti. Lasciamo che siano altri a trascendere – c’è già la fila.
Giusto!
Il problema è l’ideologia della “esasperazione della sobrietà che porta al nascondimento, alla ricerca forzata della privatezza, alla singolarizzazione accentuata di un momento così bello e forte” (cito da un ottimo iniziale intervento) che fa di un bellissimo momento ecclesiale un’occasione di esclusiva contesa politica (o di politica ecclesiastica); ed in questo non fa certo esercizio di nascondimento.
PS: non senza apprezzare, nel link proposto da lycopodium, il paradosso della identità e della differenza. In fondo siamo figli di un mondo che considera desiderabile utopia quella descritta da Lennon in Imagine: un mondo di tutti uguali.
Vi rimando invece ad un passo biblico un po’ shoccante per noi oggi, ma che io amo molto, che sa più di richiamo alla corresponsabilità che altro, ma che presume un amore di verità difficile per noi oggi.
Ezechiele, 3, 16-21
http://channelman.wordpress.com/2008/03/20/ezechiele-3-16-21/
Sono amico e stimo Piero Stefani, una delle persone più colte che conosco. Mai lo leggo senza apprendere. Ho una memoria dolce dei suoi bellissimi figli ai quali ha dato nomi che ha preso dalla Scrittura: Maddalena Giacomo Giuseppe Daniela Anna. Tre ragazze e due ragazzi come i miei. Non convido le sue critiche a papa Benedetto ma le trovo legittime. Ho ammirazione per il suo spirito di orazione biblica. Ai miei bloggers animosi suggerisco di leggere il suo libretto sul “Padre Nostro” (Marietti 1991) e tutta la collana Marietti intitolata “le voci della preghiera” da lui diretta.
Corruptio optimi pessima’
E’ stata una strumentalizzazione orrenda, oserei dire! Personalmente -parlo per me, per il mio modo di essere, forse troppo ingenua e adamantina per certi aspetti, e per il mio modo di percepire la vicinanza a Cristo ed alla Chiesa, che deve -e qui s’impone l’imperativo- si essere critica, ma nei gangli però, per l’edificazione del corpo di Cristo, se ce ne fosse bisogno. Ma mai e poi mai essere così esacerbata fino al punto da traformarsi in ostracismo –
Per questa e altre ragioni sono rimasta scandalizzata da tutto il marasma, il chiacchiericcio becero, la voglia di scandagliare le coscienze altrui, e vedere oltre il fatto di per se straordinario – per il contenuto intrinseco- qualcosa, invece, di losco, di manovrabile politicamente.
Beh…ho trovato la cosa ignobile. In primis nei confronti di Benedetto XVI (e chi vi parla è sempre stata molto critica nei confronti del rapporto tra spettacolarizzazione e religione: propendo per una certa sobrietà) . Il santo padre, sono certa -per quanto avesse potuto ponderare e prevedere- mai avrebbe immaginato di scatenare tanta avversione e scia di polemiche assolutamente dannose alla causa di Cristo stesso.
Caro Luigi,
grazie per le parole che hai voluto dedicare a un intellettuale cattolico sul quale alcuni di noi avevano espresso giudizi (forse) frettolosi. Ma per quanto riguarda le sue critiche sistematiche alla persona del papa e al di lui magistero, il problema non è la “legittimità”, è la coerenza col ruolo di intellettuale, appunto, “cattolico”. A me sembra che una serie di accuse così trancianti potrebbe essere presentata – da un cattolico – con un atteggiamento e un tono meno compiaciuti, più – posso dirlo? – sofferti: una spaccatura verticale col magistero del sommo pontefice dovrebbe essere un dramma, credo, no? La sofferenza, il batticuore, le lacrime agli occhi, io non riesco a vederle, nelle prese di posizione di Piero Stefani.
Vorrei aggiungere un’altra considerazione: il giudizio su Allam mi appare sprezzante, violento, alieno da ogni tentativo di umana (non dirò cristiana) comprensione. E l’evidente antipatia non solo per le idee ma per la persona mi sembra che lo renda gravemente incapace persino di leggere e interpretare (il che, per un intellettuale, assomiglia a un peccato contro lo Spirito):
Stefani: “Allam non enuncia nessuna autentica motivazione di fede a sostegno della sua conversione”.
Davvero? Vediamo qualche citazione dalla lettera di Allam:
“Ha così finalmente visto la luce, per grazia divina, il frutto sano e maturo di una lunga gestazione vissuta nella sofferenza e nella gioia, tra la profonda e intima riflessione e la consapevole e manifesta esternazione”.
“… permettendomi di aderire all’autentica religione della Verità, della Vita e della Libertà. Nella mia prima Pasqua da cristiano io non ho scoperto solo Gesù, ho scoperto per la prima volta il vero e unico Dio, che è il Dio della Fede e Ragione”.
“E’ grazie ai religiosi cattolici che io ho acquisito una concezione profondamente e essenzialmente etica della vita, dove la persona creata a immagine e somiglianza di Dio è chiamata a svolgere una missione che s’inserisce nel quadro di un disegno universale ed eterno volto alla risurrezione interiore dei singoli su questa terra e dell’insieme dell’umanità nel Giorno del Giudizio, che si fonda nella fede in Dio e nel primato dei valori, che si basa sul senso della responsabilità individuale e sul senso del dovere nei confronti della collettività”.
Sbaglio o qui il pregiudizio domina incontrastato?
Ci rifletterò ancora, comunque. Naturalmente cercherò e leggerò volentieri il libretto che suggerisci.
Ezechiele, 3, 16-21 non solo Ezechiele 3,17-21.
Scusi, Targum,
sta forse dicendo che lo Stefani è investito di un carisma speciale, non sottoposto al discernimento (dell’autorità) ecclesiale?
Veramente, dopo la riabilitazione ex auctoritate (ma non ex ratione) dello Stefani consideravo chiuso l’argomento.
Piuttosto invitavo (sempre me stesso per primo) a leggere i testi biblici nel loro contesto e mi sembrava che il versetto 16 di Ezechiele, proposto in precedenza, non fosse da leggere in modo troppo affrettato, ansiosi di arrivare al dunque. Alcuni ricorderanno quanti si sono in passato autonominati “profetici”. Forse è il caso di non imitarli.
“Al termine di questi sette giorni mi fu rivolta questa parola del Signore: “Figlio dell`uomo, ti ho posto per sentinella alla casa d`Israele.”
Ecco il 16.
Comunque, vista la mia “dura cervice” 😉 mi piacerebbe che, caro targum55, mi esplicitassi l’appunto.
Non sono clerico nè biblista, e quello è un passo che mi porto dietro dalla gioventù più imberbe, quindi sono tutto orecchi.
PS: per me Ezechiele fa il paio con Genesi, 4:
9 Allora il Signore disse a Caino: “Dov`è Abele, tuo fratello?”. Egli rispose: “Non lo so. Sono forse il guardiano di mio fratello?”.
Sumpontcura dice “A me sembra che una serie di accuse così trancianti potrebbe essere presentata – da un cattolico – con un atteggiamento e un tono meno compiaciuti, più – posso dirlo? – sofferti: una spaccatura verticale col magistero del sommo pontefice dovrebbe essere un dramma, credo, no?”
Io estenderei la riflessione a molti altri intellettuali, giornalisti, scrittori cattolici critici fin da sempre con il magistero e gli atti del papa. La critica e il dissenso sono legittimi, (ognuno in fondo ragiona pur sempre secondo coscienza), ma è l’apparente assenza di “sofferenza” a lasciarmi sconcertato, sostituita da un compiacimento che non mostra nè sforzi di comprensione nè, per usare un parolone, fiducia.
Questo almeno è quello che percepisco io, da lettore sprovveduto e sommario.
In proposito mi vengono in mente le molte amarissime riflessioni di Paolo VI sul travisamento del dialogo intraecclesiale negli anni 70.
E pensare che molti soggetti di quel travisamento oggi si riempiono la bocca proprio con Paolo VI per contrapporlo a Beneddetto.
Se le cose che diceva Paolo VI oggi le dicesse Benedetto, sarebbe già pronta una raccolta di firme all’uscita delle nostre messa per chiederne le dimissioni.
Mi sbaglio?
Per targum55:
e Numeri 33,8 dove lo mettiamo? ce lo vogliamo dimenticare?
Leonardo, sei criptico o vagamente sarcastico?
Io ci sono pure andato a Numeri 33,8…
“8 Partirono da Pi-Achirot, attraversarono il mare in direzione del deserto, fecero tre giornate di marcia nel deserto di Etam e si accamparono a Mara.”
Non dovrò dire “affondato”, no?
😉
eheh, che risate.
Solo in seno alla Chiesa Cattolica è possibile che coloro che si dicono, e a tutti gli effetti di legge sono, suoi figli la combattano quotidianamente dall’interno. Essa dunque è veramente una madre, che concede, per eccesso d’amore, che i suoi figli le si rivoltino contro esponendola al disprezzo del mondo, nonostante questi traggano da lei la propria forza vitale. Tuttavia io, che non ho cuore di madre, comincio a non tollerare più l’opera dia-bolica di queste persone, cui dove e come posso comincerò a rendere pan per focaccia, screditandoli il più possibile. Sono anti-evangelico? Può darsi, ma un grande santo ci ha ricordato tutto il valore della “santa indignazione”.
“Così, Satana porta l’uomo a trasgredire i divini comandamenti. Si sforza di far nascere la ribellione in colui che soffre (ved. Giobbe 1, 11; 2, 5-7); è all’origine della morte, che è entrata nel mondo insieme al peccato (ved. Sap. 2, 24). Nemico di Dio e della verità, si accanisce soprattutto ad impedire la predicazione della verità evangelica.
Il 13 Ottobre 1884 Leone XIII (Gioacchino Pecci) ebbe una visione mentre celebrava la Messa. Il Papa descrivendo con orrore questa visione disse che riguardava il futuro della Chiesa, un periodo di circa cento anni in avanti quando il potere di Satana avrebbe raggiunto il suo culmine. Di questo episodio sono note diverse versioni; in quella più comunemente accettata si dice che Leone XIII avrebbe sentito due voci: una dolce e gentile, l’altra roca e aspra. Gli parve che queste voci provenissero da vicino al tabernacolo. Subito comprese che la voce dolce e gentile era quella di Nostro Signore mentre quella roca e aspra era di Satana. In questo dialogo Satana affermava con orgoglio di poter distruggere la Chiesa, ma per fare questo chiedeva più tempo e più potere. Nostro Signore acconsentì alla richiesta e gli chiese di quanto tempo e di quanto potere avesse bisogno. Satana rispose che aveva bisogno di 75 o 100 anni e un maggior potere su coloro che si fossero messi al suo servizio. Nostro Signore accordò a Satana il tempo e il potere che chiedeva, dandogli piena libertà di disporne come voleva. Leone XIII (nella foto) rimase così scosso da questa esperienza che scrisse una preghiera in onore di San Michele Arcangelo per la protezione della Chiesa: “San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia, contro la malvagità e le insidie del diavolo sii nostro aiuto. Ti preghiamo supplici: che il Signore lo comandi! E tu, principe delle milizie celesti, con la potenza che ti viene da Dio, ricaccia nell’inferno Satana e gli altri spiriti maligni, che si aggirano per il mondo a perdizione delle anime”. Il Pontefice dispose che questa preghiera fosse detta alla fine di ogni Messa
Questa disposizione venne seguita fino agli anni ‘60, quando, con la riforma della Messa attuata dal Concilio Vaticano II (1962-65), la preghiera venne definitivamente soppressa dalla liturgia”
” PETRUS: DA LEONE XIII A BENEDETTO XVI ”
Ecco fratelli cari, noi che ci ritroviamo in questo blog a scambiarci le opinioni, per quanto opinabili, ma sempre con grande rispetto e spirito fraterno. Noi che, in querso blog -unico nel suo genere- troviamo occasione di incontro: talvolta animato perché presi dagli eventi, talaltra spensierato e pieno d’allegria, ridendo sopra le nostre gaffe e mancanze (quando ho acceso stamattina ho riso di cuore per le battute di Leonardo e Canelli circa il passo di Ezechiele…(?) esilarante..poi c’è Sump che è straordinario) preghiamo per la S.Chiesa di Cristo e per il papa.Veramente, preghiamo con il cuore scevro da ogni preconcetto e pregiudizio. Lo spirito del male esiste, e si aggira come cane rabbioso in attesa di aggredire..
Buona domenica a Tutti anche a Matteo e a Marta Paola che ci allieta con la sua presenza molto piacevole e discreta…
con affetto Clodine.
@ Clodine
È domenica, giorno liturgico per eccellenza; nella marea di post post polemici, ti segnalo questo splendido inno, non alla conversione di un singolo, ma alla nostra nascita nella Chiesa:
http://paparatzinger-blograffaella.blogspot.com/2008/03/allam-pietro-de-marco-la-conversione.html
Grazie, Clodine, di averci ricordato la preghiera di Leone XIII. Dopo la messa io sono solito recitarne altre due, quella che dice “Gratias tibi ago, Domine sancte Pater, omnipotens aeterne Deus, qui me peccatorem ecc.” (attribuita, credo a san Tommaso) e l’altra che dice “Suscipe, Dominem, universam meam libertatem, accipe memoriam …” (se non sbaglio, di sant’Ignazio). Forse però è urgente aggiungere anche quella all’arcangelo Michele. La cercherò, perché non me la ricordo più.
Carissimo Leonardo, grazie per le preghiere che mi hai suggerito: stupende e profonde, le aggiungerò alla mia. La preghiera è l’unica arma che possediamo. Se fatta con fede, credendoci veramente, allora, squarcerà le nubi e arriverà dritta dritta al cuore di Dio: Egli ascolta chi lo cerca con cuore sincero.
Questa è la preghiera di esorcismo raccomandata da Leone XIII : venne soppressa dalla sacra Liturgia dopo il concilio.
“San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia, contro la malvagità e le insidie del diavolo sii nostro aiuto. Ti preghiamo supplici: che il Signore lo comandi! E tu, principe delle milizie celesti, con la potenza che ti viene da Dio, ricaccia nell’inferno Satana e gli altri spiriti maligni, che si aggirano per il mondo a perdizione delle anime”.
Il Pontefice dispose che questa preghiera fosse detta alla fine di ogni Messa!
Ciao Leonardo, buona domenica, un saluto a Lyco:” grazie per la segnalazione”..
http://www.alessandromaggiolini.it:80/bin/servlet/mediabox.servlets.presentation.DettaglioInfo?idInfo=43185&url=dettaglioRassegna.jsp
Ahh..grazie Lycopudium, sentivo veramente il bisogno di leggere un messaggio di questo tipo. Grazie a Dio ci sono ancora, tra gli alti prelati, coloro che hanno il coraggio di andare contro corrente e prendere posizioni chiare, con devozione filiale, che non è servilismo: la lealtà non è mai servilismo.
Caro Leonardo,
io amo molto la preghiera a San Michele che Clodine veniva ricordando e caldeggiando: fa parte delle mie preghiere del mattino e della sera. Poiché suppongo che tu possa preferirla nella sua versione originale, in lingua latina, te la trascrivo qui di seguito.
Sancte Michael Archangele, defende nos in proelium,
contra nequitiam et insidias diaboli esto praesidium.
Imperet illi Deus, supplices deprecamur.
Tuque, princeps militiae caelestis,
Satanam aliosque spiritus malignos,
qui ad perditionem animarum pervagantur in mundo,
divina virtute
in infernum detrude.
Amen.
Si chiude con la triplice invocazione:
Cor Jesu sacratissimum, miserere nobis.
Buona domenica a tutti.
Eccola là! Un bel refuso è sempre utile per insegnarci un po’ di umiltà: “defende nos in proelio”, naturalmente, non “in proelium”.
@forzajoseph dice che “in seno alla chiesa c’è un eccesso di amore”.
Questo pensiero ripropone esattamente nella stessa acidula sostanza un personaggio più grottesco che drammatico interpretato da Alberto Sordi in quel capolavoro totale che è “Un borghese piccolo, piccolo” (Mario Monicelli, 1977 – dal romanzo omonimo di Vincenzo Cerami 1976). E’ davvero forte il parallelismo ideologico tra Giovanni Vivaldi (il borghese piccolo piccolo) e forzajoseph: “La libertà è una bella cosa, bellissima: il problema è che in giro ce n’è troppa”.
E’ bene ricordare che N.S. Gesù Cristo è stato ucciso in croce per la salvezza di tutti, e che è una eresia manifesta accorciare o limitare o condizionare lo spazio infinito dell’abbraccio universale che il Signore ostende dall’alto della Croce, rivolgendosi inchiodato a tutti gli uomini.
E’ bene ricordare che proprio “l’eccesso” di amore è la leva che rende reale e indistruttibile la Salvezza, scardinando la logica – sempre piccola piccola – dell’uomo di ogni tempo.
E’ bene ricordare che questo è puro, delizioso, santo e vero frumento della fede cattolica: le altre cose si chiamano eresie, anche se le pronuncia qualcuno che urla forzajoseph.
Gridi meno forzajoseph e ripassi catechismo e vangelo (esercizio di catechesi: “l’eccesso” di amore come pilastro fondante e vera ed eterna novità della fede cattolica). Ma forse forzajoseph durante il preconio si tura le orecchie e non ode cantare “felix culpa”. Ma forse forzajoseph ritiene che nei codici neotestamentari ci sia un errore di trascrizione: quell’ “amico” detto da Gesù a Giuda è certamente uno sbaglio! Ci sarò stato scritto: “porco Giuda ma per chi mi hai preso io voglio bene ai buoni mica ai cattivi, voglio bene a chi se lo merita mica a tutti, mica sono scemo, mica soffro di eccesso di amore! Porco Giuda mi hai tradito datemi un bastone che voglio spaccarglielo sulla testa! Speriamo che la chiesa impari da questo episodio e non cada mai nell’eccesso di amore!!”
Dai forzajoseph, riscrivi il vangelo!! Dai! Come i testimoni di geova, cambia quello che non ti piace! Sgrida anche tu il Signore perchè vuole lavarti i piedi ma cancella le conversioni di Pietro! Gesù appare risorto ad una prostituta? Via la prostituta avanti un arcivescovo! Quello si che è un affidabile testimone della resurrezione, sempre che abbia tutti i bottoni paonazzi sulla veste filettata! Gesù mangia di sabato, trasgredendo le leggi?! Ma no, ha preso un antibiotico e un bicchier d’acqua, è permesso. Gesù parla con le donne e i bambini e i pubblicani e non li condanna e non dice scemi ai samaritani? Ma noooo! Sarebbe un eccesso di amore…ci deve essere un errore, certamente era a mangiare a casa del sommo sacerdote, ci deve esser estato un lapsus negli evangelisti ma forzajoseph corregge gli errori, gli intollerabili eccessi di amore di questo sbagliatissimo evangelo. Suggerisco infine allo zelantissimo forzajoseph di leggere “Il quinto evangelo” di Sua Eminenza il signor cardinale Giacomo Biffi: mi sa tanto che il ragionier Migliavacca – toh! Un altro borghese piccolo piccolo – che riscrive il vangelo a uso e consumo del suo cuore rimbambito e della sua piccola coscienza commerciale abbia tanti tratti in comune con chi accusa la Santa Madre Chiesa di “eccesso” di amore, con chi la accusa di assomigliare in modo commovente al suo divino Fondatore.
N.B.
Si dice che ignigo74 abbia distribuito 1500 copie della “Spe salvi”.
Si dice anche che abbia proposto per un mese intero la catechesi quaresimale agli adulti – 250 circa – su alcuni tratti di questa deliziosa, straordinaria, commovente, evangelica e preziosa enciclica.
Si dice anche che spesso rilegga con sempre nuovi profitti spirituali “La bellezza e la chiesa”, una meditazione proposta nel 1990 e nel 2002 da un tale Joseph Ratzinger, cardinale di santa romana chiesa.
Quanto ti compiaci di te caro ignigo, il tuo ego ipertrofico è davvero uno spettacolo. Grazie di esistere!
Grazie a Sumpontcura per il testo latino della preghiera all’arcangelo Michele. È anche un bel latino, come era da aspettarsi da un fine latinista qual era Leone XIII. (a proposito, mi viene in mente un sapido sonetto del mio conterraneo Lorenzo Stecchetti sulla morte di Leone XIII, in cui immagina il papa che rimpiange di aver scritto i suoi versi in latino, anziché in dialetto romagnolo).
In effetti, se Ignigo74 (non avevo capito che fosse un prete, che sciocco che sono!) avesse letto con più calma il messaggio di forzajoseoh avrebbe capito che l’espressione “eccesso d’amore” era elogiativa e si sarebbe risparmiato l’invettiva.
Insisto.
Quello che c’è scritto, c’è scritto: caro leonardo, rileggi anche tu, famm un piesè và, legg ammò anca tì, minga dumà mì.
Ah, e sulle preghiere in latino OGGI: un intelligentissimo vescovo ha accolto nelle proprie stanze un gruppetto di nostalgici che voleva celebrare in latino.
L’eccellentissimo vescovo ha – laurea in lettere antiche con 110 e lode – parlato con loro solo in latino. Il gruppetto dopo pochi minuti è uscito salutando cortesemente.
infine: Carissimo Leonardo, scusa, ma da dove si capirebbe che sono un presbitero? Perchè a me non risulta di esserlo.
Ignigo, penso tu abbia compreso male il pensiero di forzajoseph che andava oltre la discussine del post.
Capisco anche cosa intendi tu quando sottolinei la grandezza della carità, elargita in modo eminente dalla braccia di Cristo in croce, e di cui la Chiesa deve -imperativo- farsi interprete, in un servizio totale, con misericordia infinita verso ogni individuo indintistantemete.
Poiché è questo lo scopo e il Suo progetto nel mondo : la salvezza INTEGRALE di ogni uomo. OK. Ma questo può avvenire solo in un contesto di conversione e accettazione totale, aderendo a questo progetto. L’adesione a Cristo ed alla Sua chiesa è una scelta libera..chi non l’accetta, o meglio: chi non accetta Cristo ( o quantomeno, chi non ne imita l’immagine, in modo più o meno consapevole) ne resta escluso! Questo è il messaggio..non mio..né tuo..nel del papa o della Chiesa, ma del Vangelo.
Credo di interpretare il ragionamento di forzajoseph in questi termini (correggimi se sbaglio): joseph voleva dire che la Chiesa,una , Santa, cattolica, apostolica, in quanto essa stessa “sacramento universale di Salvezza” -in virtù di quel sangue versato, e di quell’amore di cui tu,Ignigo, ti fai interprete quando parli di Cristo- sia come una grande madre, la quale è stata per secoli criticata, abbandonata, frantumata e spezzettata, e non dal popolo di Dio, ma dall’interno, dalle sue membra più robuste !
I grandi scismi, legati a differenti visioni teologiche, le spaccature a causa di interessi talvolta beceri, che dai primi secoli l’hanno infangata e ne hanno fatto -più che la famigerata meretrix dell’Apocalisse- la Tunica di Cristo tirata a sorte. Ebbene, nonostante tutto continua la sua professione di fede in virtù di un dono che le viene dall’Alto! E continua a perdonare, malgrado i tradimenti. E seppure, in quanto vecchia madre, talvolta dovesse apparire sclerotica, si ricordino le figlie separate: è sempre una madre, la CHiesa…una madre che ama, e accoglie i suoi figli.
AMEN!
AMEN!
AMEN SORELLA CLODINE!
AMEN!
TU HAI VISTO LA LUCE!!
TU HAI VISTO LA LUCE!!
FRATELLI: LEI HA VISTO LA LUCE!
ALLELUJA! ALLELUJA!
(The blues brothers)
Eeeeee allora Ignigo…vattela pesca !! Ma sei proprio uno sgorbutico…ma allora diccelo cosa intendi ((???))scusa.
Non te’ se capisce. Sei contradditorio! Abbi pazienza eh..cosa vuoi di’, siamo tutt’orecchi, coraggio. Perché: o sei con Cristo (e quindi sostieni e difendi la chiesa) o sei contro..non si possono servire due padroni ! fa’ pace col cervello…..Ignigo…vedi un po’ !
Riguardo al latino, sostengo che il latino in Liturgia abbia una forza evocativa straordinaria, molto, molto più che l’italiano. La Messa in latino -secondo me- possiede una forza insita proprio nella parola, inspiegabile, ma di gran lunga più profonda che nella lingua corrente
(Dedicata a ignigo74)
Parabola del buon vescovo e dei nostalgici bene educati
“Un intelligentissimo vescovo ha accolto nelle proprie stanze un gruppetto di nostalgici che voleva celebrare in latino.
L’eccellentissimo vescovo ha – laurea in lettere antiche con 110 e lode – parlato con loro solo in latino. Il gruppetto dopo pochi minuti è uscito salutando cortesemente.”
Segue, a corredo, la conclusione della parabola e una possibile glossa:
Il gruppetto, perplesso ma ben educato, uscì dopo pochi minuti salutando cortesemente. “Dall’ultima volta – commentarono in strada a bassa voce gli sventurati fedeli – la sua salute mentale è ulteriormente peggiorata. Pensa che credeva, ma sul serio, che volessimo celebrare la Messa; celebrare noi, capisci?”. “Poveretto! Il 7 luglio 2007 è stato troppo per lui”. “E’ proprio così: un vero tracollo!”. “Peccato, però: una così bella intelligenza!”. “Centodieci e lode in lettere classiche, vero?”. “Il Signore ci aiuti. Preghiamo: salmo 25?”. “Sì, e poi anche il salmo 42”:
Domine, dilexi decorem domus tuae * et locum habitationis domus tuae.
Pes meus stetit in directo: * in ecclesiis benedicam te, Domine.
Iudica me, Deus, et discerne causam meam de gente non sancta: * ab homine iniquo et doloso erue me…
I due salmi sono tratti dalla liturgia del rito straordinario della Messa.
Traduzione: Signore, ho amato lo splendore della tua dimora e il luogo ove risiede la tua gloria.
Il mio piede segue la retta via: nelle adunanze ti benedirò, Signore.
Fammi giustizia, Dio: difendi la mia causa contro uomini senza pietà; liberami dall’uomo perfido e perverso…
“Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce gli darà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo gli darà uno scorpione?” (Luca 11, 11-12).
Usciamo dalle parabole, caro ignigo. Lasciamo perdere i vescovi coltissimi e gli uomini “iniqui et dolosi”. Non so più chi diceva che divenire eretici è facilissimo: basta leggere il Vangelo e i testi sacri isolando alcuni brani in modo da non essere più capaci di vederne e analizzarne altri. Gesù chiama “amico” Giuda il traditore, ma dice anche: guai a colui a causa del quale il Figlio dell’uomo viene tradito, aggiungendo che sarebbe meglio, per lui, non essere mai nato. L’uno e l’altro dei due brani ci propongono una lezione importante: et et, non aut aut.
Un criterio non dissimile potrebbe essere opportuno anche in materia di liturgia e di riti. Ti dà tanto fastidio che io possa recitare in latino le preghiere leonine? Se la sensazione, fisica, sconvolgente, della presenza di Gesù sull’altare mi raggiunge in modo più spontaneo, naturale, nel momento in cui il celebrante scandisce sussurrando: “Hoc est enim corpus meum”, rispetto a quanto avviene con le parole: “Questo è il mio corpo”; per quale motivo dovrebbe essermi impedito di scegliere il vetus ordo, la “forma straordinaria” di cui parla il motu proprio del 7 luglio scorso?
Mi piacerebbe accompagnarti una volta, alla celebrazione del mistero dell’ostia, col messale di Paolo VI, e sentirmi fratello tuo, accanto a te, pregando e lodando Dio; e invitarti poi a fare altrettanto in una messa celebrata col messale di Giovanni XXIII. Ma ti pare che ci si possa guardare con rancore e dileggio, tra cattolici credenti, di fronte al più grande mistero della fede e dell’amore, solo perché viene adoperata una lingua piuttosto che un’altra?
Bravo Ignigo.
Non aggiungo altro.
saludus
Marco don
Bravo maioba.
Non aggiungo altro.
(Anche perché avrei qualche difficoltà nell’argomentare).
A ignigo74, invece, con cui il dialogo è a volte difficile ma sempre possibile, vorrei proporre un’altra breve riflessione: Maria di Magdala è una prostituta? Cioè, continua ad esercitare? Non è una, più generica, ex peccatrice? Posso insistere su “ex”? Licenziando l’adultera appena salvata dalla lapidazione, Gesù le chiede di non peccare più, vero?
se don Marco, alias maioba, mi spiega il perché di tanta enfasi con quel “Bravo ignigo” ..in cosa è stato così bravo ignigo…se posso sapere il tuo pensiero in merito ti sarei grata.
Cara Clodine,
per quattro ore ho evitato di scriverti qualcosa, perché speravo che ignigo74 si scusasse con te e rendesse superflue le mie parole.
A questo punto sento doveroso dirti quel che penso. Mettiamola così: ti chiedo scusa io per lui, e offro a te e a lui una stretta di mano fraterna.
Ci vuol pazienza, Clodine: chi ha più giudizio… con tutto ciò che segue.
Nuovo refuso: le ore sono tre e non quattro. Le brutte parole ignigo le ha scritte alle 16:13!
caro Sump, penso che ignigo, con la sua linguetta biforcuta, non tarderà a rispondere a sorella Clodine. Lo stesso penso di “don”Maioba..
Vado a leggere il nuovo post (mi sembra di averlo intravisto) del dott. Luigi. e colgo l’occasione per ringaziarti. Tranquillo per i refusi Sump, figurati, il contenuto dei tuoi interventi è sempre così giusto che sinceramente, non si bada al refuso… Invece io: a volte mi accorgo di aver “mangiato” intere sillabe…e..non sai che rabbia mi fa!
il “bravo” per Ignigo (che mi piace perchè usa il vero nome di Ignazio di Loyola, anche per com scrive ovviamente…) si riferiva:
1. all’apologia della Misericordia di Dio, oggi domenica della Divina Misericordia…
2. all’Amen dei Blues Brothers…
Da oggi ritorno alla vita normale (finita la conovalescenza più o meno forzata) e non avrò più tanto tempo per star con voi, cari amici,
ma mi ha fatto piacere partecipare.
Se trovo qualcosa d’interessante, state tranquilli che vi scrivo.
So che vi mancherò, ma non piangete troppo.
ciao.
Marco don
Ma Sum, Clodine mica si offende così facilmente…
Clodine ma perchè metti “don” tra virgolette riferito a Maioba?
Secondo te è eretico?
Illuminaci o illuminatissima.
Per quanto riguarda il rito latino io ho delle perplessità filologiche.
Tu – Sum – dici che “senti” di più Hoc est enim Corpus etc etc.
Io ho partecipato e parteciperò ancora alla messa feriale infra Lades, tutta in latino e rito ambrosiano, celebrata dai canonici del Duomo di Milano, nella cappella canonicale vicino al corpo di san Carlo (tutti i giorni ore 8.40 – Duomo di Milano).
Sono un cultore di estetica ed evidentemente non resto insensibile alla ricchezza simbolica della lingua latina e del celebrare orientato (non dico coram Deo perchè questa espressione è davvero errata). Ma sostengo con fermezza che celebrare in latino oggi è una operazione che non ha motivazioni convincenti, tutto qui. E’ sensato forse per chi in modo ininterrotto ha celebrato i sacramenti in questo modo (alcuni religiosi, certe diocesi…) ma la chiesa universale ha ritenuto valide e da applicare le osservazioni e le scelte liturgiche della sacrosanctum concilium.
E non venitemi a dire che celebrare in latino avvicina a Gesù… allora dovremmo celebrare in aramaico come fanno i caldei o almeno in greco. A questo proposito io preferisco il greco: “outo esti tò soma mou” lo sento di più e – che adolescenza insolita che ho avuto – quando ho scoperto mons. Enrico Galbiati che diceva la messa in rito bizantino a pochi metri da casa mia, ho dimenticato di colpo l’in nomine patris e sono stato rapito dal vento orientale. Detto questo conosco bene, ma si dai, molto bene tutti i riti e non ho mai trovato nessuna motivazione convincente in coloro che mi chiedevano ansimando “oh il rito latino che bello, oh il rito italiano che sciatto”, mai nessuna motivazione plausibile al celebrare in latino OGGI.
Anche il Papa la pensa così: è noto – e certamente è noto a lui – che il cuore o meglio il punto di arrivo e di partenza (fons et culmen) di tutta la liturgia è il sacro triduo pasquale (gli ambrosiani lo chiamano settimana “autentica”): un rito mutilato del sacro triduo che rito è? Ebbene, Sua Santità concede il rito latino TRANNE che nella celebrazione del Triduo: voi nostalgici vi siete chiesti come mai? A questo punto lo grido io – ma per me non è una novità – forzajoseph!
infra Laudes…
Ratzinger: la liturgia cattolica è in pericolo
di Andrea Tornielli
La liturgia della Chiesa cattolica è minacciata dalla “creatività” di quei sacerdoti e di quelle comunità che la modificano a loro piacimento e arrivano talvolta al punto di trasformate la Messa in uno show. C’è il rischio di non sapere più in che cosa consista la liturgia cattolica. A lanciare l’allarme, ancora una volta, è il cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. Il porporato bavarese, va precisato subito a scanso di equivoci, non ha particolari simpatie per i “lefebvriani”, non è un tradizionalista nostalgico dell’antico messale, non vuole ribaltare nuovamente gli altari per tornare all’ epoca preconciliare. Le sue parole, pubblicate ieri dal quotidiano cattolico francese “La Croix” in una lunga intervista intitolata “I pericoli che oggi minacciano la liturgia”, assumono dunque un’importanza particolare. “Tante persone – ha detto il cardinale – si lamentano oggi del fatto che non ci siano più due messe uguali una all’altra, tanto da arrivare al punto di domandarsi se esista ancora
una liturgia cattolica. Questo punto di vista – precisa – è senz’altro esagerato, ma il pericolo c’è. Da qui il mio appello: liberiamoci di noi stessi, e abbandoniamoci a una realtà più grande”.
Preoccupazione crescente
Negli ultimi anni le dichiarazioni di Ratzinger sulla crisi della liturgia sono state un crescendo. Già nell’autobiografia (La mia vita, 1997), il porporato aveva scritto: “Sono convinto che la crisi ecclesiale in cui oggi ci troviamo dipende in gran parte dal crollo della liturgia, che talvolta viene addirittura concepita come se in essa non importasse più se Dio c’è e se ci parla e ci ascolta”. Nel libro Introduzione allo spirito della liturgia (2001), interamente dedicato a questo argomento, il cardinale aveva fatto osservare che nelle celebrazioni postconciliari “Il sacerdote – o il “presidente” come si preferisce chiamarlo – diventa il vero e proprio punto di riferimento di tutta la celebrazione. Tutto termina su di lui. È lui che bisogna guardare, è alla sua azione che si prende parte, è a lui che si risponde; è la sua creatività a sostenere l’insieme della celebrazione”. “L’attenzione – commentava con una punta di amarezza – è sempre meno rivolta a Dio”. Nell’ultimo libro-intervista con il giornalista tedesco Peter Seewald (Dio e il mondo, 2001), Ratzinger è tornato a criticare gli abusi della riforma postconciliare, chiedendo ai confratelli vescovi di essere più tolleranti con i fedeli che chiedono la Messa col vecchio rito come previsto dall’indulto di Papa Wojtyla.
La “riforma della riforma”
Il prefetto della dottrina della fede non intende, con questi interventi, proporre la cancellazione la riforma scaturita dal concilio Vaticano II. Desidera invece far nascere un movimento liturgico dal basso, condiviso, per far comprendere che la liturgia non è solo una componente rituale ma un elemento centrale della Chiesa cattolica e della vita cristiana, in grado di avvicinare i fedeli all’unità con Dio e la sua opera universale. Per questo, a trent’anni dall’entrata in vigore della nuova Messa, propone una lenta e parziale correzione di rotta, da lui ribattezzata “riforma della riforma”, che, lungi da buttare tutto all’aria di nuovo, migliori quello che si può migliorare. “Io sono per la stabilità – ha detto nell’intervista il porporato -. Se si cambia la liturgia ogni giorno la cosa si fa invivibile. Ma d’altra parte – specifica – anche l’eccessiva rigidità è controindicata”. Affrontare questi argomenti, nella Chiesa, oggi non è affatto facile. Molti liturgisti, infatti, considerano intoccabili fin nei minimi particolari le riforme postconciliari. “Alcuni liturgisti – ha detto ancora Ratzinger – vorrebbero far credere che tutte le idee che non sono conformi alle loro categorie rappresentino un ritorno al passato. Non è così. Io sono evidentemente a favore del Vaticano II che ci ha portato tante belle cose, ma dichiarare questo insuperabile e giudicare inaccettabili tutte le riflessioni con le quali dobbiamo riprendere la storia della Chiesa è un settarismo che non accetto”. Per arrivare a una pacificazione e frenare gli abusi ha lavorato molto in questi anni la Congregazione vaticana per il culto divino, guidata dal cardinale Arturo Medina Estevez, che sta per andare in pensione: la sua successione alla guida del dicastero impensierisce non poco chi la pensa come Ratzinger.
Quando la messa diventa show
Sono davvero eccessivi gli appelli del custode dell’ortodossia cattolica, criticato da sinistra perché giudicato troppo conservatore e da destra perché giudicato troppo aperturista? Se si osserva la situazione della liturgia di molti Paesi, non c’è dubbio che si tratti di allarmi giustificati. Ma non occorre andare molto lontano. Ecco due casi recentissimi, a loro modo paradossali e, soprattutto, vicini a noi. Nella parrocchia di Sant’Agostino, ad Albignasego, alle porte di Padova, una domenica dello scorso novembre il sacerdote ha invitato alcuni ragazzi accanto all’altare a ballare una nota melodia dei Lunapop. Nella centralissima parrocchia di San Nicolò, accanto all’Arena di Verona, domenica 16 dicembre il curato, durante la Messa dei ragazzi, ha introdotto in chiesa un mimo vestito da barbone, con un cappellaccio in testa, e quindi una specie di marionetta animata raffigurante un angelo. Due esempi di “creatività” che fa degenerare l’azione liturgica in show.
da “Il Giornale”, 29 dicembre 2001
Caro ignigo:
su quello che pensa davvero il cardinal Ratzinger/Benedetto XVI l’articolo di Tornielli postato da lycopodium mi pare molto esauriente; soprattutto se lo confrontiamo con il testo del motu proprio “Summorum pontificum cura” e della lettera ai vescovi che lo accompagna.
Vengo al tuo intervento:
– E’ legittimo che tu la pensi diversamente da me sulle modalità della celebrazione eucaristica. Ma guarda che non sono io a tentare d’impedirti di partecipare al novus ordo, o a sbeffeggiarlo. Sei tu a fare il contrario, e a sbeffeggiare il vetus.
– Sono d’accordo con te sul fatto che è assurdo affermare che celebrare in latino avvicina ipso facto a Gesù.
– Condivido con te l’amore per la liturgia orientale e la lingua che la esprime.
– Sul triduo pasquale credo che tu sia caduto in un equivoco: l’art. 2 del motu proprio esclude l’uso del messale del ’62 nei giorni del triduo sacro solo “nelle messe celebrate senza il popolo”. Tanto è vero che quest’anno ho partecipato, nel pomeriggio del giovedì santo, alla celebrazione della messa “in coena Domini”, nella mia amata chiesa della Misericordia in Torino, seguendo appunto il vetus ordo. Non, purtroppo, alle celebrazioni del venerdì e del sabato santo (per motivi che a me sfuggono: ma il mio cardinale ne saprà di più!). Naturalmente ho supplito, in modo del tutto soddisfacente, partecipando ai riti secondo il novus ordo, bellissimi, densi di significato e splendidamente officiati: guarda che non sono lefebvriano!
– Per quanto riguarda, infine, i rapporti fra la “Sacrosanctum Concilium” e la riforma bugniniana, ci sarebbe molto da dire, a mio parere: ma, magari, un’altra volta…
Rispetto chi segue il Vetus Ordo, pur preferendo il nuovo, e vorrei che si evitassero sterili polemiche. Trovo però sconcertante la lettura ideologica e faziosa (francamente anticonciliare) della preghiera a San Michele e della “visione” di Leone XIII presente nel testo citato da Clodine. Mi sembra un attacco frontale (inaccettabile) al Vaticano II ed ai pontefici che l’hanno ratificato, come se fosse stato voluto da Satana. Un altro esempio della faziosità di Petrus:il solito attacco a chi ha permesso la Comunione in mano (che io contionuo a preferire).Questo attacco ad un concilio ecumenico e ad almeno tre o quattro papi mi sembra peggio delle infelici espressioni usate da Piero Stefani nei confronti del papa.
Petrus, di Don Marcello Stanzione*
CITTA’ DEL VATICANO – Nel XVI secolo, i riformatori protestanti, nel loro nuovo culto cristiano, ristabilirono la Comunione sulla mano per affermare due loro eresie fondamentali: non esisteva affatto la cosiddetta ‘transustanziazione’ e il pane usato era pane comune. In altre parole, sostenevano che la reale presenza di Cristo nell’Eucarestia fosse solo una superstizione papista ed il pane fosse solo semplice pane e chiunque lo potesse maneggiare. Inoltre, affermarono che il ministro della Comunione non fosse affatto Diverso, nella sua natura, dai laici. É invece insegnamento cattolico che il Sacramento dell’Ordine Sacro dona all’uomo un potere spirituale, sacramentale, imprime cioè un segno indelebile nella sua anima e lo rende sostanzialmente diverso dai laici. Al contrario, il ministro protestante è un uomo comune che guida gli inni, fa sermoni per sostenere le convinzioni dei credenti. Egli non può trasformare il pane ed il vino nel Corpo e nel Sangue di Nostro Signore, non può benedire, non può perdonare i peccati, non può, in una parola, fare niente che non possa fare un qualsiasi semplice laico. Egli, dunque, non è veicolo di grazia soprannaturale. Il ristabilimento protestante della Comunione nella mano fu un ‘semplice’ modo per manifestare il rifiuto di credere nella reale presenza di Cristo nell’Eucarestia, rifiuto del Sacerdozio Sacramentale, in breve il negare l’intero Cattolicesimo. Da quel momento in avanti, la Comunione sulla mano acquistò un significato chiaramente anticattolico. Era una pratica palesemente anticattolica, fondata sulla negazione della reale presenza di Cristo nell’Eucarestia e del Sacerdozio. Dopo il Concilio Vaticano II, in Olanda, alcuni preti cattolici di mentalità protestante cominciarono a dare la Comunione sulla mano, scimmiottando la pratica protestante. Ma alcuni Vescovi olandesi, anziché fare il loro dovere e condannare l’abuso, lo tollerarono e in tal modo permisero che l’abuso continuasse incontrollato. La pratica si diffuse dunque alla Germania, al Belgio, alla Francia. Ma se alcuni Vescovi parvero indifferenti a questo scandalo, gran parte del laicato di allora rimase oltraggiato. Fu l’indignazione di un grande numero di fedeli che spinse Papa Paolo VI a prendere l’iniziativa di sondare l’opinione dei Vescovi del mondo su questa questione ed essi votarono unicamente per MANTENERE la pratica tradizionale di ricevere la Santa Comunione sulla lingua. É anche doveroso notare che, a quell’epoca, l’abuso era limitato a pochi Paesi Europei, tanto che non era ancora iniziato negli Stati Uniti e in America Latina. Papa Paolo VI promulgò allora, il 28 maggio 1969, il documento ‘Memoriale Domini’ in cui affermava testualmente: ‘I Vescovi del mondo sono unanimemente contrari alla Comunione sulla mano. Deve essere osservato questo modo di distribuire la Comunione, ossia il sacerdote deve porre l’Ostia sulla lingua dei comunicandi. La Comunione sulla lingua non toglie dignità in nessun modo a chi si comunica. Ogni innovazione può portare all’irriverenza ed alla profanazione dell’Eucarestia, così come può intaccare gradualmente la dottrina corretta’. Il documento, inoltre, affermava: ‘Il Supremo Pontefice giudica che il modo tradizionale ed antico di amministrare la Comunione ai fedeli non deve essere cambiato. La Sede Apostolica invita perciò fortemente i Vescovi, i preti ed il popolo ad osservare con zelo questa legge’. Ma poiché questa era l’epoca del compromesso, il documento pontificio conteneva il germe della sua stessa distruzione, poiché l’Istruzione continuò dicendo che, dove l’abuso si era già fortemente consolidato, poteva essere legalizzato con la maggioranza dei due terzi in un ballottaggio segreto della Conferenza Episcopale Nazionale (a patto che la Santa Sede confermasse la decisione). Ciò finì a vantaggio dei sostenitori della Comunione nella mano. E si deve sottolineare che l’Istruzione diceva dove l’abuso si è già consolidato. Naturalmente, il clero di mentalità protestante (compreso il nostro) concluse che, se questa ribellione poteva essere legalizzata in Olanda, poteva essere legalizzata ovunque. Si pensò che, ignorando il ‘Memoriale Domini’ e sfidando la legge liturgica della Chiesa, questa ribellione non solo sarebbe stata tollerata, ma alla fine legalizzata. Questo fu esattamente ciò che accadde, ed ecco perché abbiamo oggi la pratica della Comunione sulla mano. La Comunione sulla mano, quindi, non solo fu avviata nella disobbedienza, ma fu perpetuata con l’inganno. La propaganda, negli anni ’70, fu usata per proporre la Comunione sulla mano ad un popolo ingenuo, con una campagna di mezze verità che dava ai cattolici la falsa impressione che il Vaticano II avesse fornito una disposizione per l’abuso, quando, di fatto, non vi è accenno in proposito in nessuno dei documenti del Concilio. Inoltre, non venne detto ai fedeli che la pratica fu avviata da un clero di mentalità filoprotestante e filomassone, in spregio alla Legge liturgica stabilita, ma la fecero suonare come una richiesta da parte del laicato; non chiarirono, gli assertori della Comunione nelle mani, che i Vescovi del mondo, quando fu sondata la loro opinione, votarono unanimemente contro questa pratica; non fecero riferimento al fatto che il permesso doveva essere solo una tolleranza dell’abuso, laddove si fosse già instaurato nel 1969, e che non vi era stato alcun una via libera perché la Comunione nelle mani si diffondesse ad altri Paesi come l’Italia e gli Stati Uniti d’America. Siamo ora arrivati al punto in cui la pratica dell’Ostia sulla mano è addirittura presentata come il modo migliore di ricevere l’Eucarestia, e anche la maggior parte dei nostri fanciulli cattolici è stata male istruita a ricevere la Prima Comunione. Ai fedeli si dice che è una pratica facoltativa e se a loro non piace, possono ricevere la Comunione sulla lingua. La tragedia è che se questo è facoltativo per il laicato, non lo è per il clero. I preti sono chiaramente istruiti ad amministrare la Comunione sulla mano, che a loro piaccia o no, a chiunque lo richieda, gettando così moltissimi preti in una agonizzante crisi di coscienza. É dunque evidente che nessun prete può essere legittimamente forzato ad amministrare la Comunione sulla mano; dobbiamo pregare affinché il maggior numero di sacerdoti abbia il coraggio di salvaguardare la riverenza dovuta a questo Sacramento e non venga intrappolato in una falsa ubbidienza che fa sì che essi collaborino alla perdita di sacralità di Cristo nell’Eucarestia. I preti devono trovare il coraggio di combattere questa nuova pratica che fa parte dell’occulta strategia di protestantizzazione del Cattolicesimo, ricordando che Papa Paolo VI, giustamente, predisse che la Comunione sulla mano avrebbe portato all’irriverenza e alla profanazione dell’Eucarestia e ad una graduale erosione della dottrina ortodossa. Questo abuso illegittimo si è così ben radicato come una tradizione locale, che anche Papa Giovanni Paolo II non ebbe successo a denunciare, nonostante un suo tentativo per frenare l’abuso. Nella sua Lettera ‘Dominae Cenae’ del 24 febbraio 1980, il Pontefice polacco riaffermò gli insegnamenti della Chiesa secondo cui toccare le Sacre Specie e amministrarle con le proprie mani è un privilegio dei consacrati. Ma, per un qualsivoglia motivo, questo documento di 28 anni fa non conteneva nessuna minaccia di sanzioni contro laici, sacerdoti o Vescovi che avessero ignorato la difesa dell’uso della Comunione sulla lingua come voleva il Papa. Una legge senza una pena non è una legge, bensì un suggerimento. Cosicché, il documento di Giovanni Paolo II fu accolto da diversi membri del clero dei Paesi dell’Occidente come un suggerimento non apprezzato e purtroppo trascurato.
*Presidente dell’Associazione
‘Milizia di San Michele Arcangelo’
@lycopodium
Andrea Tornielli è il “vaticanista” del quotidiano IL GIORNALE.
Fa un uso distorto ideologicamente semplificatorio anche delle affermazioni del papa: chiederò scusa pubblicamente quando il signor Andrea Tornielli pubblicherà un proprio articolo simile a quello proposto dal sig. Lycopodium sull’Osservatore Romano, questo sì quotidiano serio e affidabile, ovviamente distante anni luce dal IL GIORNALE. Lo stesso quotidiano IL GIORNALE diverse volte ha pubblicato interviste a due o tre preti ESPLICITAMENTE FASCISTI, sì, non di AN ma FASCISTI: lo stesso IL GIORNALE si è dimenticato di dire che i preti in questione erano tutti o scomunicati o appartenenti a congregazioni paralefreviane e comunque NON in comunione con Roma. Questi sono FATTI OGGETTIVI, gravi sui quali invito a riflettere i devotissimi cattolici lettori de IL GIORNALE, pronti a scandalizzarsi sulla comunione in mano e stranamente silenziosi su altri atteggiamenti moltio più gravi.
@Sumpontcura
mi dispiace ma non ho equivocato: è proibito celebrare TUTTO il triduo con il vetus ordo. Ecco perchè hai potuto seguirne solo un pezzo. Mi sa che sono molto più vicino io al pensiero del papa…
@raffaele.savigni
Ringrazio.
Trovo psichiatricamente compromessi – e rivelatori – interventi come quello di questo prete di Petrus: fa dire a Paolo VI cose che non ha detto! Una volta mi è capitato di assistere ad una messa celebrata da uno che parlava con concetti simili: mi sono alzato e me ne sono andato, senza fare teatro ovviamente per rispetto alla Comunità. Quel prete è, come ha detto mons. Fisichella riferendosi ad un altra situazione però molto simile “un errore, è stato un errore ordinarlo, non doveva essere ordinato”. Questo è quello che penso.
Trovo compromettenti – e rivelatori – interventi come quello di Ignigo.
W Tornielli.
invece un prete che dice pubblicamente e sostiene con forza e predica dicendo che “ricevere l’Eucarestia sulla mano è un sacrilegio”, questo invece è segno di intelligenza e rispetto.
Certo, certo.
Egotica ipertrofia, con te portami via. Notte ignigo e sempre grazie!
Caro Sump,
a proposito di art. 2 Motu Proprio e di Motu Proprio in generale,
le furbate non sono solo “italiane”, quarda qui:
http://pagesperso-orange.fr/radix.ecclesiae/lit.messes.tuer-le-latin.html
Tornielli è giornalista cortese ed equilibrato.
Quanto a san Michele, che conoscevo per arcangelo giudizioso e tenace, temo che la sua truppa abbia fatto come i crociati della IV, che invece di dar contro alle armate degli infedeli han voltato le truppe contro Costantinopoli, certi di render gloria a Dio.
…han voltato le PRUE.
Caro profSavigni
Vorrei puntualizzare alcune questioni che Lei solleva; non tanto per controbattere le sue argomentazioni, quanto per fare chiarezza su alcuni punti di importanza generale. A me non sembra che per il semplice fatto di aver citato, e consigliato agli amici, la preghiera a S.Michele dopo la S.Messa – la quale, mi creda, visti i tempi che corrono sarebbe più che auspicabile ripristinarla appieno- di avere oltraggiato le direttive del Vaticano II o di essere stata faziosa, sono ben altre e ben più gravi le cose che , ahinoi ne hanno sbiadito i contorni.
Ma visto che lei ha sollevato il problema allora posso dire quello che penso in merito, ed è la mia opinione, opinabile naturalmente.
Credo che non si possa negare che, sia nella pratica della liturgia, che in alcuni aspetti della pastorale e della predicazione e via dicendo -così come si sono svolti in questi quarant’anni di post-concilio- sono davvero troppe le cose non vanno, aprescindere dalla particola se presa o no sulla lingua, quello non è che foltrare il moscerino e ingoiare il cammelo, mi consenta.
Se è vero che dai frutti li riconoscerete”allora sarebbe ipocrisia negare le troppe storture e abusi che con il tempo sono andate via via conformandosi rispetto a quanto il messaggio originale proponeva: ma questo non ci deve scandalizzare, vede, lei è un prof, e sa bene come avvenga naturalmente, per inerzia quasi, la storia lo insegna, come in ogni ambito del sociale o artistico ecc..il pericolo ricorrente sia la distorsione degli eventi ..è per questo che ad un certo punto del cammino è necessaria una revisione, una dietrologia, onde riportare entro il giusto alveo quanto si è andato perdendo e degenerando.
Nel famoso discorso alla Curia Romana Benedetto XVI il 22 dicembre del 2005 afferma che vi è stata una cattiva interpretazione del Concilio, in termini di rottura con la Tradizione, nel senso che probabilemente lo stesso concilio è stato equivocato, seppure in buona fede.. E’ evidente che questo coinvolge coloro i quali, anche se in buona fede appunto, hanno permesso che le cose andassero sempre peggio e di questo rispondo i cardinali i vescovi, coloro i quali, essendo al vertice, non hanno saputo correggere per tempo gli abusi in questi 40 lunghi anni.
Se benedetto XVI che è stato capo della congregazione per la dottrina della fede per 25 anni si decide per una revisione saprà , al cento uno per cento, quello che fa, non crede prof Savigni? Fermo restando quanto concerne l’annuncio evangelico e la dottrina che sono e saranno preservati da contaminazione; ma è nell’ambito della trasmissione che si possono –nel tentativo di adattarla alla mentalità corrente- verificare degli errori. Questo è quanto si è reso evidente, alla luce di quanto accade, e si sta cercando di arginare correggendo eventualmente ciò che non è andato per il giusto verso. E’ la mentalità che deve adattarsi alla dottrina, mai il contrario, altrimenti si corre il rischio di presentare dottrine errate e percepirle ancora più errate e sarebbe un inganno diabolico, davvero diabolico, che non escludo sia già in atto, in fondo a cosa serve la dottrina, la trasmissione pura del Vangelo e della Liturgia se non a salvare le anime?
Poi non capisco prof Savigni: guardi che il Coniclio Vaticano II non si è inventato nulla, Lo stesso Giovanni XXIII lo asserisce, basti guardare il pronunciamento che le cito:
“punctum saliens” di questo Concilio non è dunque la discussione di un articolo o dell’altro della dottrina fondamentale della Chiesa… Per questo non occorreva un Concilio. Ma dalla rinnovata, serena e tranquilla adesione a tutto l’insegnamento della Chiesa nella sua interezza e precisione quale ancora splende negli atti Conciliari da Trento al Vaticano I, lo spirito cristiano, cattolico ed apostolico del mondo intero attende un balzo innanzi verso una penetrazione dottrinale e una formazione delle coscienze, in corrispondenza più perfetta alla fedeltà all’autentica dottrina…”
Di fatto non ha abolito il Concilio di Trento, dal punto di vista dottrinale, non c’era nulla che non fosse stato detto. La Chiesa cattolica cammina con la storia, conservando i suoi tesori, non inventa o re-inventa. Questo è fuori di dubbio.
Riguardo all’uso della lingua, ma scusate eh, siate mai entrati in una sinagoga? Non parlano forse l’ebraico? E la chiesa d’oriente, non conserva forse la sua integrità? Ogni religione conserva la lingua madre, ma perché è un tesoro da conservare rappresenta la sua storia, che è preziosa e fa parte della tradizione millenaria del proprio culto. E’ chiaro che il latino è una lingua in disuso da secoli, ma che vuol dire! Tra l’altro la Costituzione sulla liturgia del Concilio Vaticano II, la Sacrosanctum Concilium, si riafferma la necessità dell’uso del latino anche per i fedeli .
Riguardo agli abusi poi, in duemila anni, ce ne sono stati
a non finire, e non è solo per la particola presa o no nelle mani- quello è solo ingoiare il cammello e filtrare il moscerino- diciamo che non era mai accaduto che, come oggi, questi interessassero l’intero ecumene cattolico, a tutti i livelli, per tutti i Sacramenti. E’ necessaria una revisione, e ben fa Benedetto XVI ..ben fa…
Con stima rinovata
Grasselli..ehmm…ehmm…non farmi ridere ..dai..vorresti dire che S Michele Arcangelo ha fatto caporetto ?! Nooo..dai..
San Michele fa egregiamente il suo lavoro. Altri, per chi lavorano?
BRAVO!!!! QUESTO VOLEVO SENTIRTI DIRE..sei un grande Grasselli
Oddio, chissà cos’ho detto adesso 😉
Clodine Clodine, se quelli della “Milizia di San Michele” sapessero che tu leggi il Passio nella tua chiesa la domenica delle Palme…
Don Marcello Stanzione, nel testo riportato da Raffaele Savigni, afferma per tre volte che i vescovi di tutto il mondo, consultati da Paolo VI sull’opportunità di “accogliere la petizione” per la comunione nella mano, risposero negativamente all’unanimità. Una delle tre volte lo fa dire all’istruzione “Memoriale Domini” (1969) con una citazione apocrifa. In verità l’Istruzione dà conto del risultato della consultazione: “Placet 567, Non placet 1233, Placet iuxta modum 315, Suffragia invalida 20”. Sommando i “placet” e i “placet iuxta modum” si hanno 882 vescovi favorevoli all’innovazione. Venendo la petizione da un ristretto numero di paesi dell’Europa centrale, dovette risultare evidente che una maggioranza sostanziale di quegli episcopati si pronunciava per il cambiamento della norma. Da qui la decisione possibilista, nel senso della diversificazione della prassi su voto degli episcopati. Ma checchè ne sia dell’interpretazione di quanto stabilì Paolo VI e di quanto successivamente votarono con la maggioranza di due terzi i vescovi dei diversi paesi, resta il fatto che per tre volte lo Stanzione fa il gioco delle tre carte.
Grazie dottor Luigi, per questo servizio di presidio della realtà.
Cara Clodine,sapessi cosa dicono delle donne sull’altare ( e della donne in genere) alcuni preti della milizia…ma vedrai che presto lo scriveranno anche e allora… ma ne riparleremo.
Comunque tu dici che le cose vanno male: a me non sembra.
Centinaia di migliaia di persone ogni settimana in italia partecipano a corsi di formazione biblica e prendono parte alle celebrazioni sacramantali con maggiore consapevolezza e responsabilità. I parroci hanno smesso di fare le prime comunioni per i poveri alla mattina presto e per i ricchi a mezzogiorno… certi privilegi sono stati cancellati e il vangelo può brillare sempre di più della sua luce: “non cambia il vangelo, siamo noi che lo capiamo sempre di più” (Joannes XXIII)…Mai nessuno si sognerebbe di dichiarare guerra a qualcuno in nomine Cristi, oggi: e questo è un indiscutibile passo in avanti! Le cose pertanto, se ha senso ragionare così, non vanno per nulla male, perchè voltarsi in dietro e lamentarsi? E poi tutti questi signori tipo lyco e altri che disprezzano sempre sempre sempre… vadano a vedersi l’etimologia di disprezzare, scopriranno che è parente stretta del non avere fede, del disperare.
Mi scusi dott. Luigi: ma perchè don Marcello dice queste bugie? Se ne rende conto o no?
Se ne rende conto e lo fa per impressionare il suo pubblico che immagina ignori le fonti.
Lei pensa Luigi, che, se quelli della “milizia” sapessero che ho letto il Passio…ehmm…mi farebbero fare la fine della povera Pulcella d’Orlean, arrostita a fuoco lento?? Non è che l’idea mi alletti poi così tanto! Diciamocelo!
Certo, non possiamo negare che il ruolo della donna, nella chiesa, ha, ed avrà, sempre la sua importanza, anche se spesso vine vissuta un po’ sottotono. Credo sia comunque una presenza irrinunciabile ed innegabile checché se ne dica. L’alleanza fra donne e Chiesa, che ha caratterizzato il cristianesimo fin dalle origini, si ripropone di nuovo oggi come possibile. E’ tempo che non solo le donne, ma anche tutta la Chiesa, se ne rendano conto. (Ora Ignigo salterà sulla sedia). Già Giovanni Paolo II, con la famosa MULIERIS DIGNITATEM, in quel famoso anno mariano apriva un varco non indifferente sulla vocazione della donna, e Benedetto XVI (simile per certi aspetti al suo predecessore anche se con connotati diferenti) in una delle pagine più intense dell’Enciclica Deus Caritas Est nella riflessione conclusiva incentrata su Maria ha avuto parole tenerissime nei confronti delle donne.
O, ragazzi, ma io non sono mica della “Milizia” ma va la….essere devoti a S.Michele Arcangelo non vuol dire far parte di quella confraternita..dai..sono stata fraintesa..
L’avevamo capito, Clodine!
Non cercheranno di arrostirla perchè nessuno oggi sopporta l’odore di carne bruciata, ma si batteranno per impedirle di leggerlo ancora.
A lycopodium:
grazie per il sito in francese: mi sono copiato l’articolo e me lo leggo a poco a poco, cercando di allargare passo passo le mie conoscenze sui fatti citati, che in qualche caso mi sembrano davvero incredibili. La prudenza non è mai troppa: d’altra parte, che cose di quel genere siano capitate e capitino anche da noi mi sembra, purtroppo, un dato di fatto.
A ignigo74:
ho riletto con attenzione il motu proprio e devo dirti che non ho trovato traccia di elementi che possano giustificare la tua interpretazione (sull’esclusione dei riti vetus ordo nel triduo sacro, soprattutto modello spezzatino: giovedì sì venerdì no, uno su tre, la carta resta a me). A parte, naturalmente, quello di cui ti ho già scritto, relativo però solo alle messe in assenza di popolo (art. 2). Oltre tutto, se le cose stessero come le intendi tu sarebbe stato superfluo pubblicare la modifica della preghiera per gli ebrei del venerdì santo, che più limpida non poteva essere ma che ciò nonostante ha sollevato molte indebite interferenze sia fuori che dentro la Chiesa. Comunque, anche qui, prudenza: ci si può sempre sbagliare. Ti chiedo, dunque – mi risponderai a tuo comodo, se lo vorrai – quale articolo o paragrafo o comma è sfuggito alla mia lettura e comprensione.
Aggiungo che le tue parole: “tutti questi signori tipo lyco e altri che disprezzano sempre sempre sempre…” mi sembrano ingiuste, o almeno non argomentate. Non mi trovi concorde, ed esprimo a lycopodium la mia solidarietà.
A Luigi e a tutti: sono sinceramente impressionato da episodi di palese malafede come quelli relativi, ad esempio, al sacerdote Marcello Stanzione. Me ne risultano anche altri, e non tutti di matrice analoga… Quando penso a queste cose, mi viene in mente che forse la visione diabolica di papa Leone potrebbe non essere pura e semplice leggenda metropolitana.
Perchè scomodare il diavolo? Citare con rispetto un testo (il papa non c’entra: voglio dire un qualsiasi testo, nel rispetto della sua lettera e della sua intenzione) è operazione impegnativa e non tutti sono all’altezza
Impugnare la verità conosciuta è uno dei peccati contro lo Spirito. Tutti possiamo sbagliare una citazione, ma scrivere “unanimità” sapendo che non è vero; o, in altri termini, “se ne rende conto e lo fa per impressionare il suo pubblico che immagina ignori le fonti”…
D’altronde, sul fatto che il diavolo esista la Bibbia e il magistero non lasciano molto spazio a dubbi; e se esiste è lecito pensare che si dia da fare, fuori e dentro la Chiesa di Cristo suo nemico.
Sono d’accordo a quello che Sumpomctura dice ta le righe: il “se ne rende conto e lo fa per impressionare il suo pubblico che immagina ignori le fonti” va applicato certamente a don Stanzione, ma anche a tutti quelli che interpretano il Concilio all’opposto e gli fanno dire cose che nei documenti conciliari non ci sono.
Bella provocazione questa di Ferrara – e per provocazione intendo un ribaltamento dell’ottica comune che ci costringe a ragionare (che si sia d’accordo o meno) e alla fine aiuta a capire meglio e di più
http://blog.panorama.it/opinioni/2008/03/28/ferrara-ma-la-religione-non-e-un-fatto-privato/
Una cosa è criticare gli abusi liturgici (come fa Tornielli), un’altra attaccare il concilio Vaticano II e distorcere la verità dei fatti (come fa don Stanzione: grazie, Luigi, per la precisazione). Io non difendo un'”ermeneutica della discontinuità”: so bene che Giovannii XXIII ha voluto un “aggiornamento”, non una rivoluzione nella Chiesa. Ma è proprio don Marcello Stanzione che (come certi suoi amici di “Petrus”) difende un’ermeneutica della discontinuità, come se la Chiesa avesse tralignato a partire dal 1962 (allora non sarebbero vere le parole del Vangelo: “le porte degli inferi non prevarranno contro di essa…). Clodine, può continuare a pregare san Michele, a preferire la Messa in latino e la Comunione in bocca: non ho nulla contro queste pratiche, che considero pienamente legittime. Ma reafisco a chi ne fa un uso ideologico per attaccare altri cristiani. Lo stesso discorso vale per chi volesse contrapporre la liturgia delle ore al Rosario, diocendo che chi continua a recitare il Rosario è un “retrogrado”… Rispettiamo le diverse sensibilità lituirgche e devozionali senza scomunicarci a vicenda. Io quando guido recito mentalmente il Rosario; a casa recito (quando non mi lascio prendere dalla pigrizia…) la liturgia delle ore.A Ignigo chiederei di non attaccare gli altri su valutazioni opinabili.
Caro SumPontCura,
intanto ti ricordo che due melomani come noi non potranno mai allontanarsi più di tanto l’uno dall’altro (invidiami: mi aspetta Verdi il 24 aprile alla Scala…).
Poi voglio dirti che, seppur con toni differenti, ho espresso le stesse perplessità confermate dal nostro ammistratore di condomionio Accattoli, perplessità confermate e ribadite con decisione indiscutibile. C’è chi imbroglia – il gioco delle tre carte – imbroglia indossando una talare con tutti i bottoni e discutendo de Deo et Sacris: non mi scandalizzo. Vorrei solo sapere se Lycopodium che misura l’ego delle persone e in primis del sottoscritto può farci anche una misuratina dell’ego di don Marcello.
Ti prometto, caro Sum, quando non sarò travolto da pre-scrutini come in questo periodo, di trovare indicazioni più precise sul vetus ordo senza Triduo.
Se il giornalista de IL GIORNALE è così valido e moderato, perchè si appoggia a Petrus e soci? Perchè non chiarisce quelle posizioni ultraconservatrici che divino e feriscono la Chiesa alle quali spesso ha fatto riferimento?
Infine chiedo scusa al prof. Savigni ma tento – forse senza riuscirci – di discutere le idee e rispettare le persone. Non temo, come SS. Benedetto XVI insegna, non temo di potere affermare che vi siano delle idee sbagliate e pronunciando questo non sostengo di essere possessore della Verità: sostengo che la Verità esiste. Ho forti, drammatiche, laceranti perplessità su tutti i movimenti tradizionalisti, tutti, ma ho la lucidità mentale e pastorale di distinguere questi dalle legittime richieste di un bel celebrare. Insisto: io di motivazioni persuasive circa il celebrare con il vetus ordo non ne ho trovate e – dai, con ironia – ho sbeffeggiato chi OGGI crede più con il fumus di una lingua incomprensibile che con competente consapevolezza liturgica di annunciare meglio la trascendenza del mistero di Dio.
Detto questo, la messa in latino nella cappella canonicale del Duomo di Milano è certamente un momento di elevatissima e ricchissima preghiera, alla quale quando posso, partecipo con gioia e profitto spirituale.
Infine: chi sbeffeggia il rosario si commenta da se.
Sono felice per questa sua risposta prof Savigni, immaginavo, sotto sotto, che il suo intervento era riferito ad-altro, per intenderci.
Mi trova d’accordo circa la scelta di tutti e di ciascuno, in libertà di decidere in base alla propria spiritualità e sensibilità, ci mancherebbe, purché rientri nei canoni. Ritengo giustificata, tuttavia, una revisione, per una retta comprensione dello spirito stesso del Concilio Vaticano II , anche per quanto riguarda l’arte, la musica sacra, la sacra Liturgia…..
Riguardo al Rosario, ritengo questa preghiera la “madre di tutte le preghiere”, di una potenza straordinaria che racchiude al suo interno l’intero mistero pasquale. Ho sempre pensato (non me ne vogliano chi non fa uso di questa preghiera) per il cristiano sia imprescindibile, anche solo in forma breve…chi non lo conosce -per me- anche se frequenta la chiesa e celebra i sacramenti, non è amico di Gesù e Maria, cercate di capirmi: è tropo bello il Rosario! E’ un’arma straordinaria: la chiesa lo raccomanda caldamente per i vivi e per i morti. Personalmente sono devotissima, ed ho insegnato la struttura a tanti giovani inventandomi il “rosario perpetuo” dove ad ognuno assegnavo una decina ed un mistero, a turno; ce nè voluta di pazienza. E’ una di quelle preghiere che hanno una lunga gestazione, ma una volta che lo si assimila diventa parte di te…è straordinario il Rosario, io non potrei separarmene.
.
Ignigo, davvero vai all’opera? Alla Scala ? Ma va la..dai..quando….che opera di Verdi?…Non farmi rosicare dai…guarda che prendo il direttissimo e ti raggiungo eh…
Clo, rosica pure eheh… ci vado tutte le settimane… anche più volte: sono verdiano-rossiniano.
Il Tristano di quest’anno l’ho goduto per ben due volte…se vuoi una volta ti racconto: davvero emozioni fuori dall’ordinario.
Ma già sapevo di questa nostra passione comune, era già venuto fuori…
La sciatteria e il pressappochismo non sono in alcun modo frutto della riforma liturgica. C’erano prima del Concilio e del messale di Paolo VI e, purtroppo, ci sono ora. Bisognerebbe chiedersi se la riforma liturgica ha aiutato a partecipare alla liturgia, a entrare più profondamente nel suo mistero, a capire e a sentire. Dalla mia povera esperienza rispondo con estrema convinzione di SI’.
disgraziato! Tu sei nato per farmi morire…
Il “disgraziato” era rivolto al perfido Ignigo… ; (
va’ va’ all’opera alla scala va’…l’hai detto apposta…perché sai quanto ne potrei soffrire!
vado alla Scala dai tempi del liceo e cioè metà anni 90… costava 10.000 lire l’igresso al loggione: un amico prendeva i biglietti per lavoro e ne saltava sempre fuori uno per me, senza coda.
Memorabile una Lucia di Lammermoor con temporale vero fuori in piazza Scala… oppure certi boati del loggione, divertentissimi, tipo “Povera Italia!!” “Viva Sandro Pertini!” “vergona”, si ricorda anche un “Viva Pio IX” alla fine di un contetestato allestimento che voleva essere ultra moderno.
Ero presente anche alla contestazione di Alagna, gustosissima… ma purtroppo ero vicino a signori e signore di tono e non ho potuto… partecipare come avrei voluto… mannaggia.
Poi dei trionfi: 19 marzo Stabat Mater di Rossini.
Ma ti ripeto, la marea sonora del Tristano è qualcosa di indescrivibile, ti prende dentro e resta lì, come il suo accordo sospeso… ta ra raraaaaaaa
Non è che Viva (il b.) Pio IX (di v.m.) l’aveva urlato Sump? 😉
“Vorrei solo sapere se Lycopodium che misura l’ego delle persone e in primis del sottoscritto può farci anche una misuratina dell’ego di don Marcello”.
DOVE avrei fatto TUTTO questo?
http://www.rwagner.net/new.html
Caro Luigi, per opportuna conoscenza ti inoltro la replica di Don Marcello Stanzione ai vostri commenti sulla sua persona, sul suo ministero sacerdotale e sul suo editoriale scritto per Petrus relativo alla Comunione sulle mani. Cari saluti
di Don Marcello Stanzione
Sul blog dell’illustre vaticanista Luigi Accattoli viene riportato il mio editoriale su ‘Petrus’ sulla Comunione sulla mano. Innanzitutto tengo a precisare che quello che ho scritto è mia opinione personale, per cui l’Associazione ‘Milizia di San Michele’ non è coinvolta. Il mio articolo dai lettori del blog è stato, come è normale che sia, valutato in modo vario. Non capisco però gli attacchi e le offese alla mia persona o all’Associazione di cui mi onoro far parte. Qualcuno ha affermato che, per quello che ho scritto, non sarei dovuto essere stato ordinato sacerdote. Se, invece, con dispiacere di quel lettore, lo sono, è perché quasi 20 anni fa, l’Arcivescovo di Salerno, Monsignor Guerino Grimaldi, che mi impose le mani sul capo, aveva fatto il suo discernimento. Qualcun altro, mette in dubbio la mia ortodossia e mi dà del fanatico. Non sono un teologo o un vaticanista di professione, ma un semplice curato di villaggio di Campagna, in provincia di Salerno, e nel poco tempo libero dalle fatiche pastorali, ho scritto una quindicina di testi pubblicati da Paoline Editoriale, Gribaudi, Il Segno dei Gabrielli, Il Segno, ecc; alcuni di essi sono stati tradotti anche in francese, polacco e portoghese. Ho sempre portato personalmente i miei testi al mio Vescovo e li ho sempre spediti al Santo Padre, al Prefetto e al Segretario della Congregazione della Dottrina della Fede e a tutte le Biblioteche delle Università Pontificie. Fino ad ora nessuno, ancora, ha avuto da ridire sulla mia ortodossia… Mi si fa giustamente osservare, e ringrazio per questo, che sono stato impreciso nell’affermare che tutti i vescovi del mondo avevano votato all’unanimità per il mantenimento dell’uso della Comunione sulla lingua. Rimane il fatto oggettivo che la maggioranza dei vescovi, e con essi Paolo VI (e poi anche Giovanni Paolo II) non gradivano la Comunione sulla mano. Per chi volesse approfondire tale argomento vedasi il testo “Dominus Est” del vescovo Schneider, con la presentazione del segretario della Congregazione del Culto Divino e della Disciplina dei Sacramenti, edito nel 2008 dalla Libreria editrice Vaticana. Per me i Sacramenti sono le gemme più preziose che la Chiesa Cattolica possieda e la Santa Eucarestia è il più grande dei Sacramenti: infatti, in tutti gli altri Sacramenti noi riceviamo la Grazia sacramentale, mentre nella Santa Eucarestia riceviamo Cristo stesso. Perciò è ovvio che questo Sacramento è il più grande che la Chiesa possiede e, quindi, deve essere trattato con tutta la riverenza e l’omaggio che merita. E tutte quelle protezioni, utilizzate per secoli, per prevenire la dissacrazione, sono indispensabili alla vita della Chiesa e alla santità dei fedeli. Spesso abbiamo sentito i nostri vescovi lamentare che oggi si è perso il senso del sacro. In realtà, il senso del sacro si trova anche là dove la salvaguardia della riverenza verso il SS. Sacramento è messa in pratica con somma importanza. Il senso del sacro non è stato perso, ma da taluni gettato via deliberatamente… L’insegnamento plurisecolare che soltanto i sacerdoti possano toccare l’Ostia Santa, che le mani del sacerdote sono consacrate a questo scopo e che nessuna precauzione è troppo grande per salvaguardare il rispetto ed evitare la dissacrazione, fu adottata non casualmente nella Liturgia della Chiesa. Infatti, la Comunione sulla mano facilita la caduta e la dispersione dei frammenti eucaristici; espone il Santissimo a furti sacrileghi e profanazioni orrende ad opera di sette sataniche o di fedeli squilibrati psichicamente. Leggendo l’autobiografia di una ex satanista ritornata alla fede cattolica (Michela, Fuggita da Satana, Piemme, Casale Monferrato (Al), 2007) sono rimasto colpito dalla sua testimonianza proprio riguardo ai furti sacrileghi dell’Eucarestia. Riporto le testuali parole di Michela: “Per le sette sataniche il permesso ai fedeli di ricevere la Comunione sulla mano ha rappresentato davvero un punto di svolta. Per quello che ho saputo in seguito, l’approvazione di questo provvedimento è stata molto travagliata all’interno della Chiesa. Paolo VI, accogliendo il parere della maggioranza dei vescovi consultati, si era pronunciato a favore della comunione sulla lingua. Aveva concesso libertà d’azione soltanto alle conferenze Episcopali delle nazioni dove questo uso si era già sviluppato, che sostanzialmente erano l’Olanda e il Belgio. In Italia la questione fu più volte proposta, ma aveva trovato una forte opposizione, capeggiata dall’arcivescovo genovese Giuseppe Siri. Lo Scenario che mi è stato descritto da un esperto è che – pochi giorni dopo la morte del Cardinale Siri, avvenuta il 2 maggio 1989 – si tenne la consueta assemblea generale annuale dei vescovi italiani (15-19 maggio 1989). Con un solo voto di scarto, e approfittando dell’assenza di molti vescovi, venne approvata una delibera con cui si stabiliva la possibilità anche nelle diocesi italiane di distribuire l’Eucarestia sulla mano. L’innovazione fu introdotta nelle Chiese a partire dal 3 dicembre 1989 e da quel momento il furto delle particole fu un gioco da ragazzi. Oggi mi capita spesso di pensare che, se i cattolici credessero nella reale presenza di Gesù Cristo nell’ostia consacrata come ci credono i satanisti, il mondo sarebbe certamente molto più evangelizzato” (Michela, op. cit., pp.89-90). I preti, lungo i secoli, venivano preparati a celebrare la Messa con precise rubriche, allo scopo di salvaguardare il rispetto dovuto al SS. Sacramento; esse erano meticolose e non facoltative. Nel Rito Romano, ogni prete doveva seguirle con rigida precisione. A coloro che si preparavano a diventare preti, non solo erano insegnate queste norme, ma, su di esse, erano addestrati. Ecco, a titolo di esempio, alcune delle rubriche relative alla Messa latina antica: ‘Dal momento in cui le parole di consacrazione sull’Ostia Sacra sono pronunciate dal sacerdote, egli tenga uniti il dito indice e il pollice e se eleva il calice, gira le pagine del messale o apre il tabernacolo, con il pollice e l’indice non tocchi niente se non l’Ostia Sacra. Alla fine della Messa, il sacerdote pulisce la patena con il corporale, stando sopra il calice, in modo che se fosse rimasta una particella anche piccolissima, essa verrebbe raccolta e rispettosamente consumata. Le mani del sacerdote si lavano nel calice, dopo la Comunione, con acqua e vino, che vengono rispettosamente consumati, per essere sicuri che, nemmeno il più piccolo frammento, sia suscettibile di dissacrazione’. Queste rubriche, dunque, non rivelano sciocchi e paranoici scrupoli, ma dimostrano che la Chiesa credeva con certezza che, nella Messa, il pane ed il vino diventano il Corpo, il Sangue, l’Anima e la Divinità di Gesù Cristo e che nessuna preoccupazione era abbastanza grande per essere certi che Nostro Signore nel SS. Sacramento fosse trattato con tutto il rispetto e l’onore che spetta alla Sua Maestà. Ora, se queste rubriche hanno lo scopo di mostrare rispetto, possono essere migliorate? Un vero rinnovamento cattolico lascerebbe questi gesti di riverenza intatti o li aumenterebbe. Cancellarli senza giustificazione o argomento convincente, come è successo negli ultimi anni, non è segno di un autentico rinnovamento cattolico. Inoltre, per aggiungere infamia ad ingiuria, l’introduzione della Comunione sulla mano rende queste rubriche simili a superstizioso e nevrotico sentimentalismo, privo di fondamento nella realtà, ancora una volta carente di visione storica e disprezzo per ciò che i nostri Padri per secoli ci hanno insegnato.
Gentile signor Gianluca, la prego cortesemente di trasmettere la seguente lettera a don Marcello.
Reverendo don Marcello,
La prego fraternamente di accettare le mie scuse: sono io l’incriminato che ha espresso in modo affrettato e inopportuno un paragone, sia chiaro – un paragone provocatorio – sulla Sua ordinazione. Rileggendo quel passo nella Sua lettera mi sono davvero dispiaciuto per l’effetto decisamente virulento da me – Le assicuro – non desiderato; La prego di credere che non era nelle mie intenzioni né offendere né giudicare. La prego inoltre di considerare che l’operazione del “digitare un pensiero, in fretta, sul blog” tra le occupazioni della vita corrente – senza tra l’altro le sfumature della conversazione orale diretta – induce spesso in fraintendimenti e questo, mi creda, è uno di quei casi.
Sono certo che oltre vent’anni di ministero sacerdotale l’abbiamo abiutata a comprendere e riconoscere le debolezze dell’umanità: Le chiedo che questo antipatico episodio solo linguistico venga da Lei annoverato tra queste.
Detto ciò e ribadite le mie sincere scuse – che spero vorrà evangelicamente accogliere – desidero porre alla Sua pazienza una questione.
Lei afferma nella suddetta lettera in risposta ai partecipanti al blog del dott. Accattoli: “Non capisco però gli attacchi e le offese alla mia persona” e, alla fine “per aggiungere infamia ad ingiuria, l’introduzione della Comunione sulla mano rende queste rubriche simili a superstizioso e nevrotico sentimentalismo, privo di fondamento nella realtà, ancora una volta carente di visione storica e disprezzo per ciò che i nostri Padri per secoli ci hanno insegnato”.
Queste affermazioni ( su tutte: “INFAMIA E INGIURIA e DISPREZZO”…) potrebbero sembrare delle accuse, degli attacchi, alle molte persone che invece, con licenza ordinaria dell’Ordinario, ricevono l’Eucarestia sulle mani. Citare inoltre l’opera dei satanisti come coadiuvata proprio dalla possibilità di ricevere l’Eucarestia sulla mano, insinua in modo indiretto – ma mica poi tanto – il delitto orrendo di “associazione” in profanazione contro la Santissima Eucaristia.
Questi, mi scusi, sono attacchi leciti solo perché provengono dalla Sua persona?
Con sincero desiderio di comprendere,
devotamente Suo
Ignigo74.
Condivido il pensiero di don Marcello in merito all’esistenza del male e sull’opportunità o meno di distribuire l’Eucaristia sulle mani per i motivi sopra esposti. Non ho mai fatto mistero di tale convinzione, gli amici lo sanno.
Tuttavia mi dispiace tantissimo aver sollevato il polverone, proprio su questo blog di Accattoli, che rappresenta, per noi che lo frequentiamo, un momento d’incontro comunitario, fraterno,molto arricchente, dove ci si confronta e si scambiano idee le quali, proprio perché, talvolta, contrastanti diventano fonte di crescita spirituale. Opinioni non sempre condivise, ma proprio in quanto tali diventano motivo di riflessione per una maggiore comprensione ed edificazione.
Pertanto chiedo scusa per i malintesi che hanno fatto seguito al mio intervento. Sono veramente molto dispiaciuta..
In Cristo e in preghiera
Clodine
Rispetto il senso del sacro di don Marcello, ma io lo percepisco un modo un po’ diverso (non tanto come separazione ed inaccessibilità, e privilegio del clero, quanto piuttosto come condivisione di un dono così grande tra i membri dell’unico popolo di Dio/corpo di Cristo, la comunità cristiana), e credo che nella Chiesa debbano essere rispettate entrambe le sensibilità. L’attuale norma lo consente; un rinnovato divieto della Comunione inmano sarebbe percepito come una rivincita del clericalismo.Se per secoli la Comunione è stata distribuita in mano, non si può dire che sia contraria alla Tradizione. Mi sembra che questa prassi evidenzi meglio il fatto che tutto il popolo cristiano (non solo il clero) è consacrato al Signore, in quanto popolo sacerdotale, profetico e regale: solo il clero ordinato può consacrare il pane e il vino in virtù della successione apostolica, ma il sacramento è donato a tutti, in quanto fonte, segno e strumento della comunione ecclesiale (sto parafrasando in modo impreciso documenti del magistero conciliare).
Don Marcello si lamenta per essere stato attaccato: ma non è un attacco grave definire “sacrilega” una pratica ammessa dalla Chiesa? Lo Spirito Santo ha smessso di “soffiare” dopo l’introduzione della Comunione in mano? Possiamo crioticarci avicenda, ma senza correre subito alle accuse di eresia o sacrilegio.
Questo don Marcello, che era apparso, dai discorsi altrui, come un losco figuro (anche Luigi, derogando dalla sua regola di pensar bene di tutti, lo aveva accusato di mendacio: «Se ne rende conto e lo fa per impressionare il suo pubblico che immagina ignori le fonti.»), a leggerlo sembra una gran brava persona, con le sue idee, come tutti, ma insomma, uno che ispira a ignigo74 una così bella risposta, che tanto gli fa onore (a Ignigo, intendo), non sarà quel mascalzone che pareva. (oppure invece sì, … magari sotto le apparenze chissà cosa c’è … come per chiunque di noi … solo Dio conosce i cuori).
La morale? Per conto mio non è “non giudicate”, che è impossibile, ma “giudicate pure, però con ironia”, disposti cioè a pensare che forse le cose non stanno così, ma in tutt’altro modo e a ritrattare con letizia i propri giudizi.
Credo che molti fra noi – io per primo – abbiamo commesso nei giorni scorsi qualche peccato di leggerezza colpevole, se non proprio un giudizio temerario. Ne chiedo perdono.
Mi impongo la penitenza di non partecipare attivamente al blog per tutta la settimana.
Vorrei anche dire che a causa di un rapido deterioramento di alcuni miei neuroni ho confuso degli interventi di forzajoseph con quelli di Lyco e Sum.
a Sum chiedo di non astenersi, per favore!
A ignigo74 i saluti e il ringraziamento di cuore di Don Marcello Stanzione.
Saluti a tutti
attendo notizie sull’ironia nei giudizi di Leonardo…
Sottoscrivo il commento del prof. Savigni. E anche il promemoria di don Stanzione sul fatto che L’Eucarestia è “IL” Sacramento.
Pertanto il santo primato non spetta all’Ordine. Che, se volete, è una notizia. 🙂 (lo so, è una mia fissazione)
Aggiungo, con “immodestia” da non teologo: mi sembra di aver inteso nella mia vita di cristiano che oltre alla presenza reale nel pane e nel vino eucaristico, noi stessi nel Battesimo, immersi in Lui, diventiamo Corpo di Cristo, perchè è Cristo stesso che ci riveste.
Questo per dire che mi “appassionano” moltissimo le dispute liturgico-sacramentali, ma tendo a preferire il sacro che Dio stesso ha voluto e messo nelle persone. Quando dunque certe dispute tracimano nell’intellettualismo puro e forse dimenticano la centralità dell’Uomo/Dio e del rapporto concreto che quel certo “segno” serve ad alimentare, tendo francamente a non scandalizzarmi tanto se l’Ostia la prendo in mano o meno…
Ma il senso (e il rispetto) del sacro esula dai segni usati e dipende dalla chiara percezione del mistero che abbiamo di fronte.
Questa è garantita, per esempio, dalla “intoccabilità” dell’Ostia? Boh…
firmato: uno che non ha parlato finora.
L’intervento del prof. Savigni mi suggerisce questa considerazione sul rapporto novus ordo/vetus ordo missae.
Il liturgista Andrea Grillo (una menti più acute, purtroppo oggi avversario del Papa, in fatti e argomenti) parla della perduta consapevolezza della necessità per il cristiano non solo dell’iniziazione al rito (= spiegazione e/o comprensione) ma anche dell’INIZIAZIONE TRAMITE IL RITO; arriva a dire che la riforma liturgica ha favorito la comprensibilità del rito, ma ne ha occultato ancora di più le sue EVIDENZE.
Ma se questo è vero, non si capisce perché non consideri il Motu Proprio come una chance in più PER la “causa della liturgia”, non CONTRO di essa.
Il nuovo rito e quello antico dovrebbero essere l’un l’altro “elemento critico e riequilibratore”, come detto ottimamente dal prof. Pietro De Marco:
( http://www.stefanoborselli.elios.net/news/archivio/00000364.html ).
Per il moralista: Leo Longanesi diceva che in Italia quando si fa dell’ironia bisogna subito aggiungere tra parentesi: “(ironia)”. Sta a vedere che aveva ragione (ironia)!
Meglio ironici che irenici (in attesa degli iranici)
Ai teologi che si affacciano sul pianerottolo, con riferimento alla risposta di don Marcello e al commento del moralista: ma il sacramento più importante – nel senso di fondamentale – non è il battesimo? Senza battesimo non ci può essere eucarestia, anche quando si perde l’eucarestia c’è il battesimo. Attenzione: è una domanda per sapere, non per polemizzare.
La Chiesa fa l’Eucaristia, ma l’Eucaristia fa la Chiesa.
Luigi… io ascolto anche chi ha studiato… ma nel mio commento si alludeva per l’appunto anche alla tua domanda… ma siccome non ho studiato (salvo Economia e dintorni)… domando anche io. Ma lo faccio …. irEnicamente… senza polemica. (ironia)
esplicito… ci si dica, per cortesia, qual è dunque il sacramento più importante.
Tommaso d’Aquino, Summa theologica III, q. 65, art. 3
http://www.santorosario.net/somma/tertia/65.htm
“Se il sacramento dell’Eucarestia sia il più grande dei sacramenti
SEMBRA che il sacramento dell’Eucarestia non sia il più grande dei sacramenti. Infatti:
1. Il bene comune è superiore al bene privato, come osserva Aristotele. Ma il matrimonio è ordinato al bene comune dell’umanità attraverso la generazione; il sacramento dell’Eucarestia invece è ordinato al bene privato di chi la riceve. Questo dunque non è il supremo dei sacramenti.
2. Sembra che i sacramenti più nobili siano quelli che vengono conferiti da un ministro più alto. Ma i sacramenti della cresima e dell’ordine sono conferiti solo dal vescovo, che è un ministro superiore al semplice sacerdote il quale può amministrare l’Eucarestia. Dunque quei due sacramenti sono superiori.
3. I sacramenti sono tanto più importanti, quanto più grande è la loro efficacia. Ma alcuni sacramenti, cioè il battesimo, la cresima e l’ordine, imprimono il carattere; ciò che non fa l’Eucarestia. Dunque quei sacramenti sono più importanti.
4. Superiore è ciò da cui dipendono le altre cose e non viceversa. Ma dal battesimo dipende l’Eucarestia, perché nessuno può ricevere l’Eucarestia se non è battezzato. Perciò il battesimo è superiore all’Eucarestia.
IN CONTRARIO: Dionigi dichiara che “nessuno può raggiungere la perfezione gerarchica se non per mezzo dell’Eucarestia santissima”. Dunque questo sacramento è il più grande e il coronamento di tutti gli altri.
RISPONDO: Assolutamente parlando, il sacramento dell’Eucarestia è il più grande di tutti i sacramenti. Ciò risulta da tre considerazioni. Primo, perché contiene realmente Cristo in persona: negli altri sacramenti invece si trova una virtù strumentale partecipata da Cristo, come sopra abbiamo spiegato. Infatti ciò che è tale per essenza è sempre superiore a ciò che lo è per partecipazione.
Secondo, ciò risulta dall’ordine esistente tra i sacramenti: tutti gli altri sacramenti infatti sono ordinati all’Eucarestia come al loro fine. È chiaro, p. es., che il sacramento dell’ordine mira alla consacrazione dell’Eucarestia. Il sacramento del battesimo tende alla comunione eucaristica. A questa l’uomo viene sotto altro aspetto disposto anche dalla cresima, perché non si astenga per vergogna dal sacramento eucaristico. Così la penitenza e l’estrema unzione preparano l’uomo a ricevere degnamente il corpo di Cristo. Il matrimonio poi si riferisce all’Eucarestia almeno per il suo simbolismo, in quanto rappresenta l’unione di Cristo con la Chiesa, di cui l’Eucarestia raffigura l’unità, onde S. Paolo ha scritto: “Grande è questo sacramento: lo dico a riguardo di Cristo e della Chiesa”.
Terzo, ciò risulta dal rituale dei sacramenti. Infatti la recezione di quasi tutti i sacramenti si completa con la comunione eucaristica, come osserva Dionigi: gli ordinandi, p. es., e i neo battezzati adulti ricevono in fine anche la comunione.
Gli altri sacramenti poi si possono confrontare tra loro sotto vari punti di vista. Sotto l’aspetto della necessità il battesimo è il primo dei sacramenti; sotto quello della perfezione il primo è il sacramento dell’ordine; il sacramento della cresima occupa un posto intermedio; i sacramenti invece della penitenza e dell’estrema unzione sono al di sotto dei precedenti, perché essi, come abbiamo visto, sono ordinati non direttamente ma indirettamente alla vita cristiana, cioè quali rimedi contro eventuali deficienze. Dei due l’estrema unzione sta alla penitenza come la cresima al battesimo, cosicché la penitenza è più necessaria, ma l’estrema unzione implica una perfezione maggiore.
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Il matrimonio persegue il bene comune fisico, ma il bene comune spirituale di tutta la Chiesa è contenuto realmente nel sacramento dell’Eucarestia.
2. L’ordine e la cresima deputano i fedeli di Cristo a dei compiti particolari che si riallacciano alla funzione di principe. Perciò conferire tali sacramenti è competenza esclusiva del vescovo, che è quasi principe nella Chiesa. Il sacramento dell’eucarestia invece non deputa a nessun compito speciale, ma piuttosto, come dicemmo, questo sacramento è il fine di tutti gli altri compiti.
3. Il carattere sacramentale, come è stato già spiegato, è una partecipazione del sacerdozio di Cristo. Perciò il sacramento, che unisce l’uomo a Cristo in persona, è più degno dei sacramenti che imprimono il carattere di Cristo.
4. L’argomentazione fa leva sulla necessità. E sotto tale aspetto il battesimo, essendo di estrema necessità, è il primo dei sacramenti. L’ordine e la cresima invece hanno una certa superiorità per il compito annesso, e il matrimonio per il suo simbolismo. Niente infatti impedisce che una cosa sia superiore relativamente, mentre non lo è in senso assoluto”.
Magnifico: nomino Lycopodium maestro del pianerottolo!
Non esageriamo: tutto merito di google.
Le promesse battesimali (che sono la base) vanno rinnovate durante il cammino della vita, perché non sono formule magiche, né ci si ricarica in automatico. E’ necessaria una continua conversione, adesione, che si concretizza attraverso il più grande dei sacramenti: L’amore! E’ l’amore infatti che richiama la presenza dello Spirito Santo: l’autore dei sacramenti, senza il quale siamo un guscio senza sostanza.
Ma anche questa presenza dello S.Santo va ricercata, invocata, richiesta. Se l’uomo interiore è pieno zeppo di cose inutili (orgoglio, superbia,idolatria,contesa e quant’altro) come potrebbe entrare, non può, non trova posto…come in un sacco pieno zeppo.
Se trova un’anima predisposta all’accoglienza invece, anche se durante la vita è stato lontano, ma lo invoca, ne ricerca la presenza con cuore sgombro da cose inutili, allora non importa se quell’uomo o quella donna hanno commesso le cose peggiori.. se si sono allontanate da Dio: quell’anima diventa più bianca della neve. Molto più di coloro i quali, pur rinnovando le promesse, e celebrando puntualmente i sacramenti sono tuttavia lontani…
Nelle memorie di Santa Teresa D’Avila c’è un episodio che fa riflettere, una visione che ella ebbe mentre durante una celebrazione.
Si tratta di un monaco, il quale si recava presso il monastero per confessare le monache e celebrare l’Eucaristia. Sembra che la Santa, mentre era assorta in preghiera durante la S.Messa,il Signore le mostrò l’anima di questo monaco, deturpata dal peccato poiché si era macchiato di molte infamie, e nefandezze!
Non appena si riprenda da questa orrenda visione, in piena coscienza si reca per ricevere l’Eucaristia. Ebbene vede le mani e le dita del monaco nere come tizzoni appena tolti dalla brace, ma l’ostia, stretta tra queste dita carbonizzate, risplendeva candida pura e bianca come una magnolia appena sbocciata…
Alcuni vecchi (ma attualissimi) articoli del card. Ratzinger sulla liturgia,
stanno qui:
http://www.rinascimentosacro.com/search/label/BIBLIOTECA%20studi%20di%20liturgia
Quando un sacramento viene celebrato secondo l’intenzione della Chiesa, la potenza di Cristo e del suo Spirito agisce in esso indipendentemente dalla santità personale del ministro. Il frutto dei sacramenti è che lo Spirito Santo deifica i fedeli, facendoli figli di Dio e unendoli vitalmente al Salvatore .
“La Liturgia è l’esercizio del sacerdozio di Cristo, mediante la quale (Liturgia) con segni sensibili (i sacramenti) viene significata, e a modo proprio a ciascuno realizzata la santificazione dell’uomo. E viene esercitato, dal capo (Cristo) e dalle sue membra (la Chiesa) il culto pubblico INTEGRALE!!!! ”
definizione di liturgia (Sacrosanctum Concilium): meditate gente, meditate !!!!!
Grazie Lyco, come sempre le tue segnalazioni sono OK !
travolto da cotale prolificità… grazie.
Mi limito ad approfondire un passo che mi sta molto a cuore (non ricordo da dove lycopodium l’abbia recuperato):
“…1. Il matrimonio persegue il bene comune fisico, ma il bene comune spirituale di tutta la Chiesa è contenuto realmente nel sacramento dell’Eucarestia”.
Mi pare una di quelle definizioni teologiche (?giusto?) che danno adito ad un certo svilimento sacramentale del matrimonio e del suo potenziale ruolo nella vita della Chiesa… sul tema sento ancora troppa aria da “remedium concupiscientiae”, un’immagine davvero mortificante della ricchezza della vocazione matrimoniale.
In questi giorni sto leggendo X. Lacroix… e finalmente mi sto riconciliando un pochino con la teologia (morale e non) che si occupa di matrimonio…
Mi piacerebbe, prima o poi, scrivere qualcosa sul tema “famiglia e matrimonio nella Chiesa e nella società”. Sto cercando di partorire un’idea narrativa centrale cui collegare la riflessione.
Quindi sono graditi tutti i suggerimenti bibliografici e la segnalazione di esperienze, soprattutto da Luigi che so anche autore di testi bellissimi a riguardo.
Grazie.
Apprezzo gli ultimi interventi e il tono rispettoso usato da tutti. Mi dispiace però che Gianluca faccia il gioco delle tre carte: qui si mostra conciliante (sa che non gioca in casa) anche con Ignigo (che ha usato espressioni forse più pesanti delle mie); su un altro blog (quello di Tornielli) mi insulta. Il rispetto non deve essere un atto formale ma deve nascere dal cuore.
prof. savigni, anche io a volte ho le sue stesse sensazioni… ha qualche dritta (biblio e non) in merito alla mia richiesta finale del mio commento delle 8:41?
Grazie.
Caro Savigni, continua a perseverare nell’errore: qui ‘gioco in casa’, per usare una sua espressione, forse più di lei, essendo stato uno dei primissimi frequentatori del Blog di Luigi a cui mi legano una grande ammirazione, la condivisione di un pranzo post-udienza papale, un bel colloquio presso la sala stampa della Diocesi di Napoli durante il viaggio apostolico di Benedetto XVI e anche qualche simpatica telefonata (che gli ho fatto per chiedere consiglio, essendo lui un maestro del giornalismo non solo religioso, su materie delicate).
Poi, caro Savigni, non sono stato assolutamente conciliante con Lei su questo blog in quanto l’ho praticamente ignorata, al contrario di quanto Lei molto scorrettamente fa in giro per la Rete riempendo di fango me e ‘Petrus’.
Quanto al blog di Tornielli, non so di cosa parli: sarà mica Lei Savignani del Rubicone?
E come mi ha insegnato il buon Accattoli, su questo basta.
Ps. Dimenticavo: da galantuomo qual è, Luigi Accattoli non ha mani negato nè un’intervista nè un editoriale al quotidiano ‘Petrus’ che Lei disprezza tanto.
x moralista: è molto interessante l’iniziativa…certo, non è impresa facile, soprattutto se intendi sviluppare l’aspetto biblico- sacramentale attorno ad un nucleo narrativo. La cosa è pittosto articolata: dovresti andare alla fonte ed iniziare con una ricerca approfondita tipo tesi sul matrimonio per intenderci…penso che il dott. Luigi possa consigliarti…ma se posso aiutarti segnalandoti esperienze e quant’altro, con tutto il cuore, ci mancherebbe..eh..!!!!!!!!
Per un inquadramento del dibattito sui sacramenti credo che possa essere utile partire (come già Clodine affermava) dalla rilettura della teologia sacramentaria propasta dal CV II, grazie anche alla riscoperta dei padri della Chiesa (anche per ovviare ad interpretazioni in odore di “remedium concupiscientiae” del matrimonio, come diceva il moralista):
1) Il primo sacramento è Cristo (“Ursakrament”), il sacramento fondamentale di Dio Padre (S.Agostino), la visibile realizzazione del suo disegno di salvezza, “strumento della nostra salvezza” (SC 5).
2) Da qui scaturisce la sacramentarietà di tutta la Chiesa (LG 1, SC 5, SC 2), “corpo” di Cristo, che continua nel tempo questa storia di salvezza.
3) Nella liturgia, e quindi nei sacramenti, questa sacramentalità della Chiesa è eminentemente realizzata, attraverso tutti i sacramenti: “la liturgia è considerata come l’esercizio della funzione sacerdotale di Gesù Cristo. In essa, la santificazione dell’uomo è significata per mezzo di segni sensibili e realizzata in modo proprio a ciascuno di essi; in essa il culto pubblico integrale è esercitato dal corpo mistico di Gesù Cristo, cioè dal capo e dalle sue membra.” (SC 7).
In questo senso, credo, tutti i sacramenti sono ugualmente importanti, poichè tutti “ordinati alla santificazione degli uomini, alla edificazione del corpo di Cristo e, infine, a rendere culto a Dio” (SC 59).
Rimane il fatto che la SC dedica più spazio all’Eucarestia, e quindi ne riconosce la particolare centralità, credo perchè ci sia un forte legame tra Chiesa (sacramento appunto, corpo di Cristo) ed Eucarestia. In quest’ottica (Cristo-sacramento, Chiesa-sacramento, sacramenti della Chiesa), se proprio dobbiamo fare una classifica, credo che giustamente il primato vada all’Eucarestia.
In senso più ampio mi piace riportare l’immagine di Schillebeeckx a proposito della presenza sacramentale di Cristo nel mondo: essa è come una pietra lanciata in uno stagno, che produce cerchi concentrici, il cerchio centrale è la Chiesa, al cuore di questo primo cerchio c’è l’Eucarestia e gli altri sacramenti, man mano che ci si distanzia c’è tutta la vita dell’uomo, cioè anche la nostra vita che procede da questa grazia e da questo centro, una vita che anch’essa può essere segno della presenza di Cristo nel mondo.
grazie a Clodine e don78.
Per divertirmi, ormai, quando sono in una libreria religiosa, vado a dare uno sguardo ai titoli (e agli indici) dei libri sul tema “famiglia e matrimonio”… credo di non aver quasi mai trovato riflessioni teologiche (alcune ovviamente più belle di altre) che parlino del matrimonio e della famiglia come “soggetto” (in specie pastorale, spirituale, morale) e non come “oggetto”. Ma qui mi ripeto e ri-ripeto, per chi ha avuto la pazienza di leggere i miei commenti.
Credo (la sparo grossa?) che ci sia un deficit di analisi e di valutazione a riguardo, anche causato dall’immagine “limitata” che nella Chiesa (generalmente) reiteriamo e veicoliamo del matrimonio cristiano. Su questo, tra le letture che ho fatto (parlo di libri per intero), salvo Carlo Carretto e Lacroix suddetto.
Con questa magistrale lezione di don78 [che saluto con grandissimo affetto,e ringrazio] dalla definizione di Liturgia desunta dalla SC si snoda tutto l’impianto teologico che da essa scaurisce. A questo punto non dovrebbero esserci più dubbi circa la retta comprensione dei sacramenti, la loro importanza e il rilievo che assumono sia per la nostra anima, che per la vita spirituale -e non- di ciascuno di noi, in quanto sono necessari alla salvezza integrale dell’uomo.
Un abbraccio
Al moralista: d’accordo, il “bene comune” del matrimonio non è soltanto fisico. Ma concordo con don78 sulla centralità dell’Eucarestia.
A Gianluca: lo so che tra colleghi scatta lo “spirito di corpo”, per cui non è diplomaticamente corretto attaccare un collega giornalista. Ma non mi sembra un buon motivo per prendersela con gli altri, con chi non è della corporazione. Io comunque non risponderò più agli insulti (anche se immotivati: credo che gli ospiti di questo blog siano in grado di giudicare): li ignorerò, come forma di penitenza per i miei peccati. Ho da fare cose più importanti.
P.S.: io mi chiamo Raffaele Savigni; il “conte Savignani del Rubicone” è un nomignolo che mi è stato affibbiato da una persona maleducata che interviene continuamente sul blog di Tornielli solo per ironizzare pesantemente sugli altri, mai per fare osservazioni pertinenti sui temi in discussione.
… mi basterebbe arrivare secondo (alludo al matrimonio) 🙂
http://www.lemonde.fr/societe/article/2008/04/01/de-la-mosquee-a-l-eglise-une-route-solitaire_1029610_3224.html
..sai Simone..ho sempre avuto l’impressione , che quello del matrimonio agli occhi dei religiosi sia un sacramento di serie B rispetto all’ordine e alla vita consacrata.
Quando si legge il famoso passo in riferimento a Cristo ed alla Chiesa è come se quel’immagine descrivesse una cosuccia di poco conto mentre la vita consacrata è piena di difficoltà e insidie!! Ehh…ma non è affatto così, anzi: se il matrimonio non fosse supportato da una grande dose di Grazia santificante non durerebbe neppure un mese, e la sfilza di divorsi è la comprova del fallimento di questa istituzione.
Il matrimonio è una scelta molto difficile, impegnativa, e vincolante forse ancor più del sacramento dell’ordine. Ne è prova il fatto che S.Paolo, dalla famosa lettera ai cristiani di Efeso si riprende in zona “cesarini” in Cor 7,28 dicendo :” Tuttavia costoro avranno tribolazioni nella carne, e io vorrei risparmiarvele..” e consiglia la fuga…eh…..la sa lunga S.Paolo!
ahhh lui si che sapeva, S.Paolo , quanto è difficile la vita coniugale….
..correggo l’errore di digitazione ” ” divorzio”….naturalmente !!
Moralista non posso che augurarti lunga strada sul grande tema del matrimonio! La coppia come Chiesa nella carne: ti regalo questa idea.
Grazie a Luigi. Incasso e metto in cascina. Poi, quando riusciroò ada vere un’idea più precisa. in quella famosa visita alla nuova terrazza del Corriere, mi piacerebbe parlartene meglio.
Per Clodine: io, tra le altre cose, so solo che c’è almeno un amico sacerdote (diciamo quasi due) che desidera (ha bisogno?) incontrarci, non solo perchè ci/gli vogliamo bene, ma perchè ha bisogno di confrontarsi con una coppia sposata in Cristo. Non credo che sia una questione di meriti, ma di carisma del sacramento stesso.
Poi ci sono tante altre questioni che mi “friccicano” e qualche volta ve le propino. Comunque “le tribolazioni nella carne” di S. Paolo, sono soprattutto (se la intendiamo in senso giovanneo) quelle legate alle relazioni con il mondo che ti “giudica” o con le famiglie di origine. Ma qui, mi taccio. 🙂
Arigrazie.
Hai ragione: le famiglie d’origine!..Gesù Gesù…!!!!! A buon intenditor..
Forse la discussione è già finita… ma siccome don Stanzione oggi ha riportato su Petrus il suo editoriale, v’invito a leggere la seconda lettura dell’Ufficio di ieri, soprattutto il capoverso “E’ dunque necessario…etc”.
Con una considerazione: diciamo sempre che “il sangue di Cristo ci redime”, e non facciamo mai fare la comunione anche sotto le specie del vino eucaristico.
Certo non è essenziale, ma se le parole non sono solo un accidente nella nostra fede (a partire da quella Parola che si è fatta carne…), allora dovremmo davvero rivedere la nostra pratica della comunione, ma in questo senso, non discettare se farla in mano o sulla lingua……
saludus…
Seconda Lettura
Dai «Trattati» di san Gaudenzio da Brescia, vescovo
(Tratt. 2; CSEL 68, 30-32)
Il dono ereditario del Nuovo Testamento
Il sacrificio celeste istituito da Cristo è veramente il dono ereditario del suo Nuovo Testamento: è il dono che ci ha lasciato come pegno della sua presenza quella notte, quando veniva consegnato per essere crocifisso.
E’ il viatico del nostro cammino. E’ un alimento e sostegno indispensabile per poter percorrere la via della vita, finché non giungiamo, dopo aver lasciato questo mondo, alla nostra vera meta, che è il Signore. Perciò egli disse: Se non mangerete la mia carne e non berrete il mio sangue, non avrete la vita in voi (cfr. Gv 6, 53). E proprio al fine di non lasciarvi privi di questa necessaria risorsa, comandò agli apostoli, cioè ai primi sacerdoti della Chiesa, di celebrare sempre i misteri della vita eterna. Così le anime redente dal suo sangue prezioso, sarebbero state arricchite dei suoi doni e santificate dal memoriale della sua passione.
E’ dunque necessario che i sacramenti siano celebrati dai sacerdoti nelle singole chiese del mondo sino al ritorno di Cristo dal cielo, perché tutti, sacerdoti e laici, abbiano ogni giorno davanti agli occhi la viva rappresentazione della passione del Signore, la tocchino con mano, la ricevano con la bocca e con il cuore e conservino indelebile memoria della nostra redenzione.
Il pane è considerato con ragione immagine del corpo di Cristo. Il pane, infatti, risulta di molti grani di frumento. Essi sono ridotti in farina e la farina poi viene impastata con l’acqua e cotta col fuoco. Così anche il corpo mistico di Cristo è unico, ma è formato da tutta la moltitudine del genere umano, portata alla sua condizione perfetta mediante il fuoco dello Spirito Santo. Il Paraclito esercita sul corpo mistico la stessa azione che esercitò sul corpo fisico di Cristo. Il Redentore, infatti, nacque per opera dello Spirito santo e, poiché era conveniente che in lui si compisse ogni giustizia, entrato nelle acque del battesimo per consacrarle, fu pieno di Spirito Santo, disceso su di lui, in forma di colomba. Lo dichiara espressamente l’Evangelista: «Gesù pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano» (Lc 4, 1).
Per il sangue di Cristo vale, in un certo senso, l’analogia del vino, simile a quella del pane. Dapprima c’è la raccolta di molti acini o grappoli nella vigna da lui stesso piantata. Segue la pigiatura sul torchio della croce. C’è quindi la fermentazione, che avviene, per virtù propria, negli ampi spazi del cuore, pieno di fede, di coloro che lo assumono.
Liberandovi pertanto dal potere dell’Egitto e del faraone, cioè dal diavolo, cercate di ricevere il sacrificio pasquale di salvezza, cioè il corpo e il sangue di Cristo, con tutto l’ardente desiderio del vostro cuore, perché il nostro uomo interiore sia santificato dallo stesso Signore nostro Gesù Cristo, che crediamo presente nei santi sacramenti e la cui virtù dura nel suo inestimabile valore per tutti i secoli.
maioba! Dritte biblio e/o di spiritualità su matrimonio e famiglia?
Grazie a Maioba per averci fatto conoscere questo bel testo patristico.
Grazie maioba: bellissimo il tuo intervento. Grazie di nuovo per queste parole ricche di profonda spiritualità.
uniti in Cristo e in preghiera
Le parole di Gaudenzio da Brescia mi ricordano una splenida pagina del “Codex Purpureus Rossanensis”, evangelario greco del VI secolo che è conservato nel museo diocesano di Rossano in Calabria: un’ultima cena dove Gesù distribuisce il pane ai discepoli che gli si accostano in fila con le mani aperte e tese nel gesto con cui oggi prendiamo l’ostia.
Caro Simone il Moralista.
Non sono un grande esperto di matrimonio…
Ma un libro molto bello – che che forse posso consigliarti è
HENRI CAFFAREL, Ai crocevia dell’amore. Tracce di spiritualità coniugale, Ancora, Milano 2004.
Poi certamente le riflessioni di Dietrich Bonhoeffer in Resistenza e Resa, San Paolo, Cinisello Balsamo 1988, pp. 372-74 (ma tante altre lettere sono veramente eccezionali. E’ un libro che ogni cristiano dovrebbe tenere sul comodino…).
Per esempio nel sermone di nozze che scrive in carcere afferma: “Il vostro amore appartiene a voi soli, è personale; il matrimonio è qualcosa di sovrapersonale, è uno stato, un ministero” (Resistenza e resa, p. 103).
Oppure i pensieri per il battesimo del nipotino:
Non è nostro compito predire il giorno – ma quel giorno verrà – in cui degli uomini saran-no chiamati nuovamente a pronunciare la parola di Dio in modo tale che il mondo ne sarà cambiato e rinnovato. Sarà un linguaggio nuovo, forse completamente non-religioso, ma capace di liberare e redimere, come il linguaggio di Gesù, tanto che gli uomini ne saranno spaventati e tuttavia vinti dalla sua potenza, il linguaggio di una nuova giustizia e di una nuova verità, il linguaggio che annuncia la pace di Dio con gli uomini e la vicinanza del suo Regno. «Si meraviglieranno e temeranno per tutto il bene e per tutta la pace che farò loro» (Ger 33,9). Fino ad allora la causa dei cristiani sarà silenziosa e nascosta; ma ci saranno uomini che pregheranno, opereranno ciò che è giusto e attenderanno il tempo di Dio. Possa tu essere tra questi e si possa un giorno dire di te: «il sentiero del giusto è come la luce, che si fa sempre più chiara fino a giorno pieno» (Prov 4,18). (p. 370).
Ma io ad essere sincero mi commuovo sempre anche leggendo le lettere di Abelardo ed Eloisa: ce ne sono alcune di veramente superbe.
Così come sono eccezionali le poesie che Eugenio Montale scrive dopo la morte di “Mosca” (così chiamata per il suo fortissimo difetto di vista), che fu la sua amante e solo alla fine della sua vita la moglie (anche con il rito religioso).
Come non commuoversi leggendo la seguente poesia:
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, ne più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso un milione di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.
Com vedi gli amori sono tanti, ed ho sempre l’impressione che i preti e i laici troppo clericali vogliano sempre imprigionarli in categorie…
L’amore supera le nostre categorie, perchè è divino, è il nome che l’evangelista Giovanni attribuisce a Dio…
Ecco, questo è un poco ciò che posso dirti sul matrimonio…
Le cose “teologiche” non fanno per me perchè bisogna avere molto pudore a parlare di amore.
Saluto tutti: sposati e non…
Marco don
http://www.calabria.org.uk/calabria/arte-cultura/CodexPurpureusRossanensis/CodexPurpureusRossanensis.htm
Per Lycopodium: un grazie di cuore per il link al Codex. Anche se con la tua prontezza mi hai fatto risentire nostalgia per Syriacus.
Per il Moralista: di Bonhoeffer sono imperdibili anche le “Lettere alla fidanzata”.
Per Maioba: sottoscrivo ciò che hai detto di Bonhoeffer. Mi pare che il “compito”, consegnato a chi veniva dopo di lui, sia ancora quasi tutto da svolgere…
Adriano
Sul blog di Tornielli gira un sostituto … quasi alla sua altezza:
http://blog.ilgiornale.it/tornielli/2008/03/28/amato-ministro-della-liturgia-fisichella-al-santuffizio/
Luigi, scrivi che ‘Le parole di Gaudenzio da Brescia mi ricordano una splenida pagina del “Codex Purpureus Rossanensis”, evangelario greco del VI secolo che è conservato nel museo diocesano di Rossano in Calabria: un’ultima cena dove Gesù distribuisce il pane ai discepoli che gli si accostano in fila con le mani aperte e tese nel gesto con cui oggi prendiamo l’ostia’.
La differenza è che quei discepoli erano apostoli, cioè sacerdoti di Cristo; come loro, siamo anche noi discepoli, ma non sacerdoti e, quindi, le nostre mani impure, che peccano pure quando dormiamo, non sono degne di toccare il Corpo di Cristo. Sbaglio, poi, o quando Cristo è risorto disse alle donne di non toccarlo? L’uomo vuole riconoscersi carismi, poteri, facoltà che non ha: solo il sacerdote può toccare il Corpo di Cristo per distribuirlo ai fedeli, noi accontentiamoci di accostarci con Fede e umiltà alla mensa del Signore.
Gianluca anche la nostra bocca è impura e pecca. Se non ci fosse lecito toccare il pane consacrato con le mani perchè siamo peccatori, non ci sarebbe lecito neanche prenderlo con la bocca. I peccati non macchiano le mani o la lingua, ma il cuore.
Se non ci fosse lecito prenderlo oggi con le mani non sarebbe stato lecito neanche per i sei secoli nei quali lo si fece e Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI non avrebbero potuto rilegittimare quell’uso. Nè interi episcopati l’avrebbero votato con la maggioranza dei due terzi, nè la Santa Sede avrebbe concesso la recognitio per quelle decisioni. Quanto ai due modi di ricevere l’ostia possiamo palare di preferenze, non di liceità o legittimità.
Concordo con Luigi.
Tanto più che anche il sacerdote è un peccatore come (e forse più de)i suoi fratelli.
Ciò significherebbe che anche i ministri straordinari della comunione sono fuori legge, e via escludendo…
Per carità, Gianluca, suvvia!
grazie a maioba e adriano… Bonhoeffer mi ha sempre “girato intorno” ma non ho ancora letto niente. Devo rimediare.
Sulla vexata quaestio della “corpo di Cristo nella mani”… non ve ne importerà nulla… ma è una di quelle cose che mi hanno fatto venire voglia di iniziare il giochino de “il moralista”.
S.