Non ho trovato graffiti alla Verna (vedi post dell’11 ottobre A CENA CON CARDINI PARLANDO DI SILVIO E DI BENITO) ma solo questo monito su una parete del Quadrante, che è il piazzale centrale del santuario: “E’ proibito lo scrivere nei muri“. Ho apprezzato l’ottima lingua toscana e ho detto: “Già”. E poco dopo: “Ma chissà quanti slanci ci siamo persi”. Sono restato invece dubbioso davanti al motto scolpito sul portale di ingresso: “Non est in toto sanctior orbe mons“. E cioè: “Non c’è in tutto il mondo un monte più santo”. E il Calvario, il Monte degli Ulivi, il Tabor, il Sion, il Sinai, il Nebo, il Carmelo? E Camaldoli e Vallombrosa e Fonte Avellana? Non mi fermavo più e non mi fermo ancora. Pur essendo certo che alla Verna bisogna andare una volta nella vita.
Alla Verna “è proibito lo scrivere nei muri”
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quando uno scrive esprime sempre qualcosa di se stesso, scriva sui muri o sui portali. Ognuno ha il suo monte santo, luogo fisico o dell’anima, pianerottolo degli amici o confessionale, piazza o monastero, dove ha il diritto di scrivere: ho cercato…ho trovato …sono in cammino …e scoprire che non cammini da solo
“Democrazia? Ghe pensi mi”.
“Non c’è luogo più santo al mondo di quello dove si incontra Cristo”.
Questa è l’interpretazione buona.
“Noi semo li mejo”.
Questa la maliziosa.
Per quel che riguarda “lo scrivere” più che Dante mi viene in mente la lingua de “L’armata Brancaleone”.
La Verna la preferisco a Camaldoli e Vallombrosa, pur bellissime.
Su tutte, però, amo Fonte Avellana.
Dante, San Pier Damiani, il XXI canto del Paradiso.
La terra semplice dei miei avi e dei miei natali, i monti amati (il Catria), e i miei genitori, lì sposi il 20 maggio del’72, con quelle foto anni’70 dove mia mamma è una giovane ragazza di bellissima sobrietà.
Vado a Fonte Avellana e ci trovo tante, tante cose che mi emozionano.
Io forse trovo meno cose a Fonte Avellana, dove sono arrivato tardi: nel settembre del 1982, con la visita di Giovanni Paolo II nel millennio della fondazione. Ma mi è cara comunque. Camaldoli e La Verna li ho invece conosciuti bene da studente, con la Fuci.
Il 6 settembre dell’82 io – novenne – ero a un matrimonio di paese a Serra Sant’Abbondio, il comune dell’Avellana, dove il Papa atterrò con l’elicottero.
Ricordo distintamente il suo passaggio in auto scoperta sulla strada davanti al ristorante “Masci”, oggi non più esistente. Gli sposi erano lungo le transenne, coi fiori e tutto, che riuscirono a lanciargli. Lui era vicinissimo.
La sera, poi, rientrati dalle nozze, davanti alla casa dei miei nonni ci si riunì a “veglia”, com’era abitudine.
E assistemmo al volo basso dell’elicottero papale, in viaggio di ritorno verso Roma.
Per il piccolo popolo delle campagne, tutto, anche quell’elicottero semi-notturno, sapeva di evento.
Peccato, io in questi posti non ci sono mai stato e me ne rammarico…Ma prima o poi spero di visitarli.
Un abbraccio a tutti voi!!
Anch’io spero di visitare la Verna presto. Non ci sono mai stata.
Mi colpiscono i ricordi di Francesco73 ma io ne ho di più di anni 🙂 Mi sono sposata nel ’79 ma ricordo bene quella semplice e santa vita delle campagne, le ‘veglie’ e il rosario la sera e le feste della vendemmia che iniziavano sempre con il ringraziamento al Signore, e il povero parroco di campagna che correva sempre al capezzale dei moribondi, notte e giorno, che quando mia mamma gli regalava due galline o le uova fresche lui usciva subito per portare la metà a qualche famiglia povera, o qualche vedova, o qualche uomo senza lavoro.
I miei sono ricordi di bambino cresciuto per parti importanti dell’anno in una semplice casa della campagna.
I miei nonni materni non erano proprio contadini, ma il contesto era quello e loro stessi provenivano da famiglie poverissime e molto tribolate.
Mi hanno sempre raccontato tutto, con quel tanto di immaginificità che poi si posa nel piccolo immaginario di un bambino.
Inoltre, credo la mia sia l’ultima generazione che ha avuto nonni cresciuti nel diversissimo mondo di 60/70 anni fa. Pare il Medio Evo rispetto a oggi!
Tenete conto che attorno a casa loro c’erano – trent’anni fa – persone anziane nate nel 1897-1900. Gente che abitava in case oggi inimmaginabili, col bagno allestito fuori, magari a ridosso della stalla.
Erano scampoli di altre epoche, oggi scomparse, che a me – che pure vivevo in città per la scuola e una parte degli amici – si fissavano nella testa come le immagini del Pinocchio di Comencini.
E poi, certo, l’educazione cristiana, il curato di paese, le campane della chiesa, le solennità litugiche che diventano feste di popolo.
Il cristianesimo è roba per campagnoli, si sa! 🙂
Francesco73 abbiamo dunque vissuto in qualche modo lo stesso evento nello stesso luogo, nulla immaginando l’uno dell’altro, quando tu avevi nove anni e io 38.
Tutti luoghi cari, momenti forti e incontro di fratelli.
Comunità estemporane fatte di teste e cuori eterogenei in cammino alla “cerca” di risposte alla “grande questione”.
Volendo, senza andare lontano, una più austera e non meno penetrante atmosfera e presenza del Dio Vivo io la trovo nell’Abbazzia delle tre fontane, tra i carissimi Cistercensi.
Alla Verna ci sono solo i graffiti scritti dal vento sulla roccia. No, lì non ci siamo persi nessuno slancio. Né nessun altro santo monte.
Fiorenza ognuno ha le sue debolezze, ma a me i graffiti sulla roccia di Monte Sant’Angelo fanno compagnia attraverso i secoli.
Anch’io, come l’amico Fabricianus, non conosco quei luoghi, ed anch’io spero, un giorno, di poterli visitare.
Un saluto a tutti.
Roberto 55