Aldo Maria Valli in risposta alla mia interpellanza hai affermato – vedi post precedente, commento numero 4 – che le risposte sul mistero del male “un cristiano le ha”: scrivile dunque, le risposte che hai, qui di seguito, una dietro l’altra. Così rimedieremo al “tradimento della fede” – come lo chiami – operato dai Papi Benedetto e Francesco con le parole di “scarsa brillantezza” che hanno rivolto ai sofferenti che li interrogavano. Nel commenti completo la mia esortazione al valore: Aldo Maria fatti valere! Non dire che le risposte ci sono, ma dai le risposte.
Aldo Maria Valli scrivi qui le risposte sul mistero del male
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Aldo Maria nel testo che hai mandato ieri racconti che la sofferenza sperimentata nella fede dalla tua famiglia in occasione della polmonite di Giovannino aveva un senso: “Ci stava unendo. Giovannino, io, il buon Dio, il suo Figlio sulla croce, mia moglie Serena: tutti uniti più che mai, con un forza che non posso definire in altro modo se non come soprannaturale”. Si tratta di quel “senso” che i Papi Francesco e Benedetto invitano a cercare nel Cristo sofferente. E’ la risposta evangelica, anzi cristologica, l’unica – a mio parere – che ci sia data. Non mi ripetere dunque quella, che già la conosco e che è quella dei due Papi.
La risposta nel Cristo è l’unica che conosco. L’ho udita da mille testimoni che ho interrogato nelle mie indagini di “fatti di Vangelo”: cinque volumi, più la pagina del blog con lo stesso titolo. Un migliaio di storie nei capitoli dedicati alla malattia, all’handicap, alla vecchiaia, alla morte propria e dei familiari. I vescovi Agresti, Bello, Chenis, Corecco, Franceschi, Golser e altri e con loro tanti sacerdoti e cristiani comuni, uomini e donne: tutti che di fronte alla grande prova hanno affermato che la risposta era la Passione di cristo e non ve n’era altra. E le altre risposte – provvidenzialiste, pietiste, teiste, antropologiche, catechetiche – andavano lasciate da parte, utili forse per argomentare sulla fede, non per viverla.
Aldo Maria nello svolgere la tua argomentazione hai detto che “questa Chiesa non dice più in che cosa crede ma si compiace di generici richiami alla misericordia e alle periferie”: questa Chiesa dimentica e traditora sarà la comunità nella quale vivi tu, non ho argomenti sul tuo vissuto; ma non è quella nella quale vivo io, della quale sono felice e che ringrazio e bacio da mattina a sera. La mia comunità dice in che cosa crede, affronta la morte nella speranza della vita eterna, la interpreta alla luce della Teologia della Croce e della Risurrezione, invita al riconoscimento del peccato e alla pratica della confessione, al perdono delle offese, alla pienezza dell’esercizio della carità. Su che basi, Aldo Maria, l’accusa che tutto questo costituisca un “generico richiamo alla misericordia e alle periferie”? Forse anche tu ritieni che Papa Francesco non parli mai della Risurrezione, come afferma una visitatrice di questo blog? In risposta a quell’obiezione nei commenti al post del 4 gennaio ho riportato nove testi di Francesco sulla Risurrezione da lui proposti nel primo mese da Papa: da allora ad oggi ho schedato 255 testi. Sono interessato alla predicazione di Papa Bergoglio sulla risurrezione. Essa è vasta, molteplice, didascalica, ma sempre strettamente biblica e cristologica. Leggi anche quella come un generico richiamo alle periferie?
Ecco Aldo Maria: ho scritto anch’io parole urticanti, come piacciono a te.
Ma scusa Luigi perche’ti da’tanto fastidio che Aldo Maria Valli dica che ci sono risposte?Prova riflettere sulla tua irritazione visibile verso chi dice che ci sono risposte. Non si capisce perche’te la prendi tanto come per un offesa personale. Scusa ma a me sembra che Aldo Maria Valli ti irriti tanto perche’in cuor tuo hai gia’deciso che la verita’e’questa:non ci sono risposte. Ma se qualcuno invece le risposte le trova diversamente da te da Benedetto da Francesco e da tanti altri ,se qualcuno osa dire che le risposte ci sono perche’prendersela cosi’tanto? Mi ricordo che la discussione su questo blog ci fu anche quando Andrea Bocelli oin una intervista tento’ di dare una risposta,magari,sbagliata al problema della sofferenza nel mondp. Anche allora ci furono accuse astiose e sarcastiche verso Andrea Bocelli. E io mi chiesi ma perche’tanta aggressivita’verso uno che ha solo tentato nel suo piccolo didarsi una risposta?
Sono sicura che nessuna risposta che ti dara’Aldo Maria Valli potra’ soddisfarti peche tu hai gia’deciso a priori che le risposte NON ci sono e che chiunque dica il contrario mente. Che Dio abbia pieta’di noi tutti : di chi pretende che le risposte non ci sono quasi fosse un assioma categorico e di crede umilmente che le risposte ci sono .
Maria Cristina Venturi io ho solo chiesto ad Aldo Maria Valli di dare la risposta che ha. Faccio la stessa domanda a te: hai la risposta, vero? E perchè non la dici? Il peccato originale è un modo di indicare il mistero del male, non è la risposta al perchè di quel mistero. Se la risposta fosse nel Catechismo, come ti spiegheresti che non l’abbia data Papa Ratzinger che il Catechismo l’ha scritto? L’autore del Catechismo ha detto “non abbiamo le risposte”. Però se tu le hai, dille.
Maria Cristina Venturi già che ci siamo, sei ancora convinta che Papa Francesco non parli mai della Risurrezione? Ti ho riportato nove testi da lui proposti in un solo mese e ti ho segnalato che la sua predicazione è tutta intorno alla risurrezione e tu non dici nenti? Come quando affermavi che in Africa aveva predicato il socialismo senza nominare Cristo e ti mostrai che aveva continuamente parlato di Cristo e tu silente. Dici nenti anche stavolta?
Ieri il mio parroco don Francesco Pesce – che Aldo Maria Valli conosce – così ha parlato del dolore innocente nell’omelia dei Magi:
I Magi vanno a Betlemme a vedere che cosa? Non un grande, splendente segno come la Stella ma la realtà piccola di un bambino inerme; vanno a vedere il dolore innocente che non ha né bellezza ne splendore e soprattutto non ha risposte. Qui è solo qui (non davanti alla Stella) entra la fede. La fede è l’unica risposta al dolore innocente davanti al quale ci mettiamo in ginocchio offrendo tutti noi stessi. Se avessimo altre risposte al dolore innocente non ci sarebbe più il dolore, forse, ma neanche l’Amore. Dio risponderà un giorno; quel giorno noi lo chiamiamo Giudizio universale; in quel giorno non saremo noi a parlare per primi ma sarà prima di tutto Lui a dirci le cose che non abbiamo capito. Ci sono cose che non capiamo perché siamo peccatori, ma altre cose non le capiamo, vorrei dire, per dignità: perché noi siamo fatti per la vita, siamo stati creati dall’amore e per restare nell’amore.
Da Aldo Maria Valli ricevo questo messaggio:
Caro Luigi, le risposte le ho scritte nel mio primo articolo: basta leggere quello. Eccolo: http://www.aldomariavalli.it/2017/01/06/il-dolore-innocente-e-la-risposta-cristiana-che-ce/
Certo ci sarebbe moltissimo da aggiungere, ma credo di aver detto l’essenziale. Grazie per avermi parlato con parresia. Aldo Maria
Caro Luigi sulla predicazione di Francesco riguardo alla Resurrezione dammi tempo per rispondere.
Su ll’articolo di Aldo Maria Valli, egli non dice e non lo dico neppure io di avere una risposta “personale” una “sua” risposta”. dice invece e io sono d’accordo con lui che la Chiesa cattolica ha delle risposte e non è vero che non ha risposte. La Chiesa cattolica intesa come Magistero. A questo dobbiamo richiamarci e non a risposte individuali e personali che del resto non avrebbero nessun valore. Ne’ io ne Aldo Maria Valli pensiamo di essere più intelligenti degli altri!.
Benedetto e Francesco sono due papi ma la Chiesa cattolica non è cominciata con loro. L’insegnamento della Chiesa non è cominciato nel 2005 coll’elezione di Benedettoi, ma col primo papa Pietro e con la prima comunità cristiana. Per circa duemila anni PRIMA di Benedetto e Francesco la dottrina degli apostoli è stata tramandata così come era stata insegnata di generazione in generazione. Non si può fare delle risposte date a braccio a delle domande estempranee da due papi davanti alle telecamere “la dottrina della Chiesa” e scartare tutto quello che è venuto prima di loro.Si potrà dire i papi Benedetto e Francesco hanno risposto così in quella determinata circostanza , ma non : questa è sempre stata la dottrina della Chiesa.
La dottrina della Chiesa è il depositum fidei che ne’ Benedetto ne’ Francesco hanno il diritto di cambiare ma solo di tramandare e qualora si distanziassero da tale depositum fidei sarebbero in errore , ancorchè papi. E i papi possono errare, come la storia insegna.
Nel suo articolo Aldo Maria Valli dice che non è vero che la Chiesa, intendendo con questo il Magistero, non ha risposte da dare sul mistero del male e della sofferenza. . E infatti cita tali risposte che ripeto non sono ne’ sue personali ne’ mie personali , ma della dottrina della Chiesa come è stata tramandata in tutti questi secoli:
“dottrina e tradizione ci dicono che, per un credente, la risposta c’è. Dio non ha creato il male e la sofferenza, che sono conseguenze del peccato. Ecco la risposta, sconvolgente per la mentalità secolarizzata, ma inequivocabile per la Chiesa: il peccato. Un peccato al quale Dio, però, non ci abbandona come a una condanna inevitabile. Il Padre, infatti, manda suo Figlio ad assumere su di sé tutti i peccati”
“Si tratta di una verità che la Chiesa ha costantemente ribadito, come leggiamo nella «Gaudium et spes»: «Costituito da Dio . . . l’uomo fin dagli inizi della storia abusò della libertà sua, erigendosi contro Dio e bramando di conseguire il suo fine al di fuori di Dio».
“Ma l’uomo, Adamo, non ha fatto tutto da solo. È stato tentato da qualcuno. E da chi? Dal Maligno. Un’altra risposta inequivocabile. Perché, come si legge nel Libro della Sapienza (Sap 2, 24): «. . . la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo; e ne fanno esperienza coloro che gli appartengono».
“Mi scrive un amico prete: «Grazie alla Croce di Cristo, il dolore innocente non è un enigma senza risposte, ma un mistero in cui entrare con fede e speranza, alla luce della Pasqua. Il Signore non ha lasciato senza risposta lo scandalo di Pietro di fronte alla croce né la tristezza dei discepoli di Emmaus, ma spiegò loro quello che in tutte le Scritture si riferiva a Lui e disse: ”Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?” (Lc 24, 26). Del resto Paolo, maestro di Luca, era convinto che la sofferenza, accolta nella fede, compie ciò che manca in noi dei patimenti di Cristo a favore del suo corpo che è la Chiesa (Col 1,24)».
“Le risposte ci sono, sono chiare. La Chiesa le possiede e le insegna da sempre.”
Così sostiene Aldo maria Valli , non parla di essere in grado di dare una “sua” risposta personale quasi fosse un illuminato e io sono d’accordo con lui, mi rifaccio alla dottrina insegnata da SEMPRE dalla Chiesa.
Tu invece non sei d’accordo a quanto pare ? quindi secondo te la Chiesa non ha risposte , non le possiede e non le ha mai insegnate?? Questo devi argomentare e darci la prova che così è: ma la prova non può essere citare quello che hanno detto due papi a braccio nel XXI secolo,
e concludo chiedendovi di riflettere su queste parole di Aldo Maria Valli:
“Sostenere che una risposta non c’è non è forse in aperta contraddizione con la fede di quanti, e sono tanti, l’hanno trovata proprio nel valore redentivo del dolore innocente unito alla passione di Cristo e nella partecipazione al mistero della Redenzione?”
questo mi riporta ad una storia che si racconta nella mia famiglia. mia nonna (la madre di mio padre) perse una figlia di diciotto mesi per meningite. Non aveva mai messo piede in chiesa dai tempi della Prima Comunione perchè appartenente a una famiglia di fieri anticlericali mangiapreti come ce ne erano tante in Maremma , che si facevano beffe della chiesa e dei preti ( anche se magari credevano in Dio).
il giorno dopo la morte della bambina si presentò in Chiesa con una faccia da far paura, con piglio deciso e protervo. Al mite parroco venne un po’ di paura. Ora questa mi sbatte in faccia la sua rabbia il suo dolore la sua ribellione,,, e io cosa gli dico?Invece con suo grande stupore mia nonna era andata lì per chiedere la confessione e la comunione. Da allora si presentò tutti i giorni in chiesa alla prima Messa delle 7 , sempre con aria decisa e fiera della ribelle, ma in realtà già conquistata a Dio. Al parroco che le chiese anni dopo cosa era successo rispose semplicemente e senza sentimentalismi la mia bambina, la morte della mia bambina mi ha cambiato.Ho capito che potrò rivederla in Cielo.
Benedetto XVI, grande teologo, coscitore della Parola sapeva bene che il “dolorismo” non ha radici nella Parola di Dio. E per quanto riguarda la tanto citata frase di S.Paolo mi risulta che quando Paolo parla delle sofferenze che patisce si riferisce a quelle sofferte nella sua opera di evangelizzazione e a causa di questa.
E poi e’ innegabile che sul tema del dolore e della sofferenza l’atteggiamento della Chiesa e’ cambiato negli ultimi decenni e questo lo ritengo un fatto positivo, non negativo. Oggi chi usa ancora il cilicio?
Buongiorno a tutti, è la prima volta che scrivo su questo blog, ma vi leggo con piacere da un po’..vi ringrazio per le riflessioni e le occasioni per approfondire la fede che mi offrite ogni giorno.
Non potevo resistere visto il tema, che mi appassiona da sempre, essendo una filosofa con qualche nozione di teologia (nonché insegnante di religione). Mi sono piaciute molto le parole di Giuseppe, che ringrazio, perché il problema del male affrontato dal punto di vista razionale e teologico è spaventosamente affascinante, ma si rischia di allontanarsi dalla vita, e questa è la cosa più importante: vivere la fede. La nostra fede, a mio avviso, offre delle risposte a partire da una semplice verità: Gesù ci dice che al male noi dobbiamo sempre rispondere con il bene. La parabola della zizzania suggerisce chiaramente che se noi ci ostiniamo a credere che il male sia “ingiusto”, qualunque risposta dovrebbe significare ripristinare la giustizia, ma invece non è così. Gesù dice di non rispondere al male con il male, semplicemente perché il bene è più importante. Qualunque dolore è inferiore al bene che viene dall’amore di Gesù, qualunque dolore viene superato della certezza che Gesù ci ama. La vera fede è questo, ma noi ne abbiamo davvero poca..
Elisa Ferrari
Sia AMV che lla Caro Luigi sulla predicazione di Francesco riguardo alla Resurrezione dammi tempo per rispondere.
Scusate mi è partito l’invio
Là venturi scrive “Caro Luigi sulla predicazione di Francesco riguardo alla Resurrezione dammi tempo per rispondere.”
Rimaniamo tutti in trepidante attesa …..
Cristina vicquery
Penso sia illuminante leggersi PEDAGOGIA DEL DOLORE INNOCENTE DEL BEATO CARLO GNOCCHI, che aiutò moltissimo i mutilati della Guerra..
http://www.sibari.info/index.php?option=com_content&task=view&id=2676&Itemid=51
E anche questi due articoli di Flannery O Connor e la spiegazione di Antonio Spadaio
http://www.gliscritti.it/blog/entry/652
http://www.gliscritti.it/preg_lett/antologia/incompiutezza_promessai.htm
Indagare sul mistero del dolore e della morte e sul conseguente nichilismo che ne consegue quando risposte, dal punto di vista razionale, non arrivano non dovrebbe indurci a riflette maggiormente sulle condizioni in cui versa la nostra fede?
Io credo che il “cuore” del “problema ” consista nel non riconoscere l’iniquità del male che è detto appunto “misterium” proprio perché contiene in sé una forza nascosta la quale tanto più ci sovrasta quanto più ci si allontana dall’attesa messianica . In questo contesto ebbe ragione Andrea Salvi quando, nel post precedente, puntualizzò la scomparsa, nella Chiesa, dell’annuncio in prospettiva escatologica.
Anche qui, come in fondo per la Resurrezzione cui sembra aver sbiadito i contorni tanto da essere percepita come una favola , evidentemente, considerando come i seguaci di Cristo non riescano a farsi persuasi che il peccato è il pungiglione della morte e che la morte il male, in Cristo sono stati sconfitti, non sta al fondo uno scacco della fede!?
Forse, le risposte che agogniamo riceve sotto tutte dentro la ricezione del messaggio di Cristo e del Suo Mistero pasquale in assenza del quale non c’è che un passato di macerie che oscura il presente e l’orizzonte ed ha il volto inquietante del nulla. Penso sommessamente che Dio sia ama senza nulla chiedere -amore per amore, spes contra spem – o ,in alternativa, il fallimento del cristianesimo nella storia del mondo.
E infatti l’articolo illuminante della scrittice americana Flannery O’ Connor che ho postato sopra si intitola IL MISTERO DU MARY ANN a testimonianza che il male e’ anche mistero…
Prima di ritornare nel mio silenzio sento di dover dire alcune cose.
Innanzitutto trovo gravissimo che AMV ( con tutto il rispetto per le sue vicende familiari su cui non mi permetto di dire alcunche’ e sono felice si siano risolte) abbia il coraggio di paragonare una polmonite – per quanto gravissima – alla morte di una giovanissima sposa che lascia 4 figli. E mi permetto di dire che forse Luigi non ha neppure avuto il tempo di chiedersi la ragione della sofferenza ma ha imboccato il viale della Croce per mostrare ai piccoli come si vive. E nonostante tutto, ha sempre difeso AMV – e non in conversazioni private ma in pubblico, affermando e confermando il suo affetto incondizionato per l’amico giornalista.
Cio’ detto, ciascuno di noi ha diritto ad avere ed esprimere la propria opinione, ci mancherebbe altro! ed e’ quanto tutti facciamo ogni giorno su qualsiasi argomento.
Ma, chi ha la responsabilita’ che tocca ad un vaticanista – l’aiuto alla comprensione – deve stare attento a quanto enuncia. Ancor piu’ quando si lavora per la tv di stato e si entra in milioni di case ogni giorno. E proprio in virtu’ di quel Cristianesimo che si vuole difendere nel dire di essere preoccupati per Santa Madre Chiesa. Ma come? ci preoccupiamo per Santa Madre Chiesa e manchiamo di rispetto al Suo capo spirituale?
I vecchi napoletani dicevano che quando una situazione ci sta stretta bisogna darsi un pizzicotto sulla pancia e continuare a vivere finche’ non cambia. Oggi non e’ piu’ cosi’ e quando qualcosa non ci sta bene lo diciamo apertamente. Mi sta bene. Quel che non mi sta bene e’ l;operato di AMV. Non gli piace il Papa? ne sa piu’ lui di Francesco? ha un’opinione diversa su come gestire la Chiesa? benissimo! ma abbia almeno la coerenza,il buon gusto e la decenza di rinunciare al suo stipendio di vaticanista per essere credibile nelle sue critiche.E lo faccia tenendo conto che un giorno commenta la Messa di Francesco e il giorno dopo critica il Papa, non solo confondendo le idee di chi lo segue ma dando segno di una incoerenza abissale.
Buon proseguimento
Grazie Leone, bellissimi gli articoli che hai postato…molto profondi e significativi
standing ovation per cinzia!!!!
la cosa del paragonare una grave malattia, poi guarita, ad un lutto ( della moglie, ma potrebbe essere di un figlio/a) aveva fatto sobbalzare anche me…
ciao cinzia
cristina vicquery
Da Silvia Cocchiara ricevo questo messaggio:
“PRINCIPIO E FONDAMENTO. L’uomo è creato per lodare, riverire e servire Dio nostro Signore, e così raggiungere la salvezza; le altre realtà di questo mondo sono create per l’uomo e per aiutarlo a conseguire il fine per cui è creato. Da questo segue che l’uomo deve servirsene tanto quanto lo aiutano per il suo fine, e deve allontanarsene tanto quanto gli sono di ostacolo. Perciò è necessario renderci indifferenti verso tutte le realtà create (in tutto quello che è lasciato alla scelta del nostro libero arbitrio e non gli è proibito), in modo che non desideriamo da parte nostra la salute piuttosto che la malattia, la ricchezza piuttosto che la povertà, l’onore piuttosto che il disonore, una vita lunga piuttosto che una vita breve, e così per tutto il resto, desiderando e scegliendo soltanto quello che ci può condurre meglio al fine per cui siamo creati.”
Sono una persona qualsiasi di media cultura e alla ricerca continua di Dio.
Ho un cammino di fede fatto anche di esercizi spirituali ignaziani, una famiglia, 4 figli, e gioie e dolori.
E semplicemente mi chiedo: Ma questo principio e fondamento che si impara negli esercizi ignaziani, non ci potrà forse essere di aiuto a trovare la famigerata risposta che c’è o forse non c’è al mistero del dolore innocente?
E se fosse “l’indifferenza” la risposta? Se fosse che il dolore innocente è un mezzo come un altro attraverso cui raggiungere il fine per cui siamo creati, ovvero lodare, riverire e servire Dio?
È un mezzo, una via, come altre. Dolorosa. Ma da vivere e accogliere così, come mezzo e non come fine. Non come una sfortuna personale. Ma una strada da percorrere per lodare, riverire e servire il Signore.
Che altro senso cercare?
E semplicemente mi chiedo anche: ma questo almeno un Papa gesuita non me lo può dire?
Entro in punta di piedi su un tema delicatissimo, come quello del dolore innocente o meno, del quale conosco personalmente solo queste risposte: il silenzio e la preghiera che “urla”.
Già la preghiera che “urla”, la recitava il salmista, l’ho recitata anch’io in uno dei periodi più duri, della mia storia di 38enne.
Signore, Dio della mia salvezza,
davanti a te grido giorno e notte.
3 Giunga fino a te la mia preghiera,
tendi l’orecchio al mio lamento.
4 Io sono colmo di sventure,
la mia vita è vicina alla tomba.
5 Sono annoverato tra quelli che scendono nella fossa,
sono come un morto ormai privo di forza.
6 È tra i morti il mio giaciglio,
sono come gli uccisi stesi nel sepolcro,
dei quali tu non conservi il ricordo
e che la tua mano ha abbandonato.
7 Mi hai gettato nella fossa profonda,
nelle tenebre e nell’ombra di morte.
8 Pesa su di me il tuo sdegno
e con tutti i tuoi flutti mi sommergi.
9 Hai allontanato da me i miei compagni,
mi hai reso per loro un orrore.
Sono prigioniero senza scampo;
10 si consumano i miei occhi nel patire.
Tutto il giorno ti chiamo, Signore,
verso di te protendo le mie mani.
11 Compi forse prodigi per i morti?
O sorgono le ombre a darti lode?
12 Si celebra forse la tua bontà nel sepolcro,
la tua fedeltà negli inferi?
13 Nelle tenebre si conoscono forse i tuoi prodigi,
la tua giustizia nel paese dell’oblio?
14 Ma io a te, Signore, grido aiuto,
e al mattino giunge a te la mia preghiera.
15 Perché, Signore, mi respingi,
perché mi nascondi il tuo volto?
16 Sono infelice e morente dall’infanzia,
sono sfinito, oppresso dai tuoi terrori.
17 Sopra di me è passata la tua ira,
i tuoi spaventi mi hanno annientato,
18 mi circondano come acqua tutto il giorno,
tutti insieme mi avvolgono.
19 Hai allontanato da me amici e conoscenti,
mi sono compagne solo le tenebre.
Durante quel periodo duro di cui accennavo sopra, leggendo teologi e anche uomini di scienza credenti, ho imparato ciò: il dolore non si offre, a chi lo offro? Presa alla lettera sembrerebbe quasi che offro la sofferenza a un Dio cattivo gaudente per il mio dolore. A quale Dio piacerebbe ricevere in dono ciò che disumanizza?
Non certo al Dio di Gesù Cristo.
Io ritengo che il “dolorismo” che ha accompagnato la Chiesa per decenni e decenni sia una delle cause del calo evidente del cattolicesimo.
Concludo con un breve pensiero del teologo salesiano Xavier Thevenot
il quale dopo aver richiamato la centralità del crocifisso e della risurrezione nella fede cristiana afferma in un suo volumetto il cui titolo riporto in calce:
Solo quello che costruisce e libera l’essere umano redime. Ora, la sofferenza in sè non lo fa, di conseguenza non può redimere. Lo fa invece il modo in cui ciascuno cerca di umanizzare la propria vita dentro le sue sofferenze.
Da: Ha senso la sofferenza? Aut. Xavier Thevenot
Edizioni Qiqajon.
Buona Domenica.
Grazie, Fabrizio, per il Salmo riportato e per la riflessione che lo segue. La condivido in pieno. L’avrei voluta scrivere io…
Anch’io non credo in un Dio che ha bisogno della sofferenza dei suoi figli… Secondo me non siamo noi a dover offrire le sofferenze al Signore, ma nella sofferenza è il Signore che si offre a noi per aiutarci a dare un senso a quello che viviamo. Questo è il Signore in cui credo io…
Ma io sono un illustre nessuno… 🙂
Grazie a te, Giuseppe.
Ho riletto le dichiarazioni di papa Francesco, di Papa Benedetto XVI e i commenti di A.M.Valli. Mi domando perché Valli non ha avuto il coraggio di manifestare le sue obiezioni al tempo di papa Benedetto XVI, ma le esterni solo adesso, dopo che papa Francesco ha detto le stesse cose, e comunque non accenni nel suo articolo minimamente al fatto che anche Benedetto XVI aveva parlato più o meno così. Io una risposta ce l’ho ma questo non c’entra con la questione.
Comunque non ha risposto alla domanda dei bambini terremotati e nemmeno alla domanda di Luigi Accattoli. Perché a me? Perché a loro e non ad altri?
La capacità redentiva del dolore non è una risposta al perché. Quella è una possibile conseguenza, non la causa.
Il modo in cui si affronta il male su cui si dilunga Valli e le conseguenze positive che Dio può aiutare a trarre dal male sono un’ altra questione, quella non è la risposta al perché del male.
Il male rimane un enigma. Dio lo può trasformare in bene, ma questa ripeto è un’altra questione
Bene hanno risposto i nostri Benedetto XVI e Francesco! Grazie a Dio che a rispondere non c’era Valli!
Da Andrea Marongiu ricevo questo messaggio:
Caro Luigi, ti scrivo due parole via mail riguardo al dolore innocente raccontandoti un fatto che mi è accaduto proprio nei primissimi giorni dell’anno. Il 3 gennaio, alle 8.15 del mattino, per la prima volta nella mia vita di prete ho celebrato il funerale di una bambina di 5 anni, morta dopo lunghe sofferenze per un tumore alla testa. La bambina era marchigiana e la famiglia negli ultimi mesi si era trasferita qui a Genova per permetterle le cure dell’Ospedale Gaslini. Erà già stata qui per un lungo periodo anche lo scorso anno. In questo frangente abbiamo accolto nella nostra scuola la sorellina più grande. Purtroppo tutte le cure si sono rivelate fallaci e già prima di Natale sapevamo che era questione di giorni. Giorgia è morta il 1 gennaio pomeriggio.
I genitori hanno chiesto a noi di celebrare il funerale, anzi avrebbero voluto portare subito da noi la salma, evitandole la camera mortuaria, ma su questo purtroppo ci sono regole rigide. La mamma ha chiesto che non celebrassimo la messa: celebrare l’eucaristia in questo frangente, per lei credente straziata dal dolore e arrabbiata con Dio, non era possibile. Da parte mia ho scelto di non dire nessuna parola, lasciando alla liturgia – nella sua essenzialità – le parole di pietà e la richiesta a Dio di consolazione. Soltanto, all’inizio del breve rito, ho ricordato proprio le parole di Benedetto, che da sempre porto nel cuore: non sappiamo perché una bambina debba soffrire così, sappiamo però che Gesù è stato anche lui un innocente e sta dalla parte del dolore innocente.
Durante il rito la mamma è stata tutto il tempo in ginocchio, abbracciando la piccola bara bianca.
Ho apprezzato tanto la Liturgia: non dà risposte, ma accompagna il dolore. Con le sue scarne parole, i silenzi, i gesti: l’acqua, l’incenso, è un balsamo che misteriosamente penetra nel cuore. Anche martedì è stato così. E forse un giorno potremo celebrare l’eucaristia per Giorgia. Ma ora ogni parola era di troppo.
Ti scrivo questo perché penso con un certo orrore a certe argomentazioni facili sul dolore innocente che passano sopra la vita delle persone che soffrono veramente e che meritano rispetto assoluto. Non se ne fanno niente delle nostre risposte di veri cattolici (più cattolici dei papi). Possiamo solo accostarci a loro. Tra l’altro la domanda sul dolore innocente rimane ancora la più grande e terribile accusa a “Dio è Amore”.
Buon anno a te con affetto e gratitudine. Andrea
Intervengo solo per dire che questa è una delle più belle pagine del blog, come da tempo non mi capitava di leggere: grazie, in particolare, a Luigi, e grazie all’amico Fabrizio (e benvenuta, Elisa !); alle vostre bellissime testimonianze preferisco non aggiungere nulla.
Buona serata a tutti !
Roberto Caligaris
P.s.: Su AMV, Cinzia, non mi sento, questa volta di darti torto.
Grazie a te, Roberto
Da Victoria Boe ricevo questo messaggio:
Tenera è la testimonianza di A.M.Valli sulla sofferenza personale patita quando il suo bimbo, in ospedale, stava per soccombere alla grave malattia. Ammirevole una fede così grande.
Eppure, non è convincente. Le risposte alle sofferenze di cui è intrisa la vita intera del mondo non ci sono mai, e neppure la fede cristiana le ha. La sofferenza fa parte del MISTERO della vita, e per quanto si cerchi una spiegazione alla luce di una qualsiasi fede religiosa, in primis quella cristiana che infatti ha il Cristo in Croce come suo simbolo specifico, rimane imponderabile e irrisolta. La fede inoltre ha molte sfaccettature, non una sola.
La fede grande di A.M.Valli è tipicamente DOLORISTICA; lo dice quel suo “ringraziare” per la sofferenza. Questo sì scandalizza. Non si ringrazia Dio per le sofferenze. Per il semplice fatto che Dio è il Dio della vita e della gioia, e non ha creato l’uomo e gli altri esseri viventi per il dolore. La vita è (dovrebbe essere) una festa, e le sofferenze la turbano e fanno soffrire Dio stesso con noi. Una fede come quella di A.M. Valli rimanda ad una religiosità antica (e superata), quella che vedeva un valore nella sofferenza.
Nessun valore nella sofferenza; tanto è vero che molti, quando c’è la sofferenza, la perdono la fede; talora la perdono anche quelli che si sono offerti a Dio nel servizio integrale della loro vita. In questi casi è forse ravvisabile un senso della sofferenza?
Pregare per ottenere la guarigione delle persone care è naturale e bello. È come cercare un’àncora di salvataggio in un mare in tempesta. Fa bene a chi è nelle pene, apre alla speranza, calma le ansie; ma non è detto che le guarigioni avvengano. A volte sì, avvengono e allora si grida al miracolo o alla risposta alle nostre preghiere. Ma non è così. C’ è l’imponderabile anche in questi casi.
Perché, infatti, il più delle volte le nostre speranze non si avverano? Davanti a Dio ci sarebbero forse figli e figliastri? Certo che no.
È vero, poi, che nelle circostanze dolorose o luttuose la vita di una famiglia si rinsalda, ma ciò è nella norma e non ha niente a che vedere con la fede, cristiana o non cristiana. Ciò accade anche in una famiglia di atei.
Quando il giornalista Valli afferma categoricamente che la Chiesa cristiana non dice più in che cosa crede, fa un’asserzione ingenerosa, anzi scorretta.
La Chiesa infatti crede fermamente in Gesù Cristo e nel Vangelo, e il cuore del Vangelo è la misericordia concreta e vissuta, che si sostanzia in primo luogo nella vicinanza ai fratelli più emarginati, appunto alla loro sofferenza.
Di quale “compiacimento”, dunque, parla A.M.Valli?
Nel Vangelo non c’è scritto che la sofferenza ha un senso, non lo si legge da nessuna parte.
Anche se Gesù Cristo in croce si è assunto tutte le croci del mondo, di fronte alla SOFFERENZA del mondo non resta altro che chinare la testa in silenzio senza far calare prediche dal pulpito.
A chi ha fede, piccola o grande che sia, basta sapere che Dio è sempre presente, vicinissimo, sia nel dolore che nella gioia.
Chi invece la fede non ce l’ha, continuerà a non averla anche se un papa dovesse fargli un dotto discorso teologico per dimostrare che la sofferenza ha un senso.
Vita e Teologia non collimano, sono due cose completamente diverse.
Ho pudore a parlare del dolore, pudore a giustificarlo razionalmente.
Trovo che la sofferenza di innocenti sia una profonda ingiustizia.
E basta.
A Luigi Mortari, con tutto il rispetto per quello che ha scritto.
Victoria Boe, nel bellissimo messaggio riportato più sopra da Luigi, ha appena affermato che la “spiegazione (della sofferenza) alla luce di una qualsiasi fede religiosa, in primis quella cristiana che infatti ha il Cristo in Croce come suo simbolo specifico, rimane imponderabile e irrisolta”. E’, questa, una giustificazione razionale di essa? Mmah!…
E, ancora, gli innocenti con chi se la devono prendere per la loro sofferenza?…
Sicuramente non con Dio, tanto che Gesù si premurò di dire ai suoi discepoli: “Andate, curate i malati…”, senza distinguere tra colpevoli e innocenti…
Basta? 🙂
Perdonatemi tutti, amici del “pianerottolo”, ma chiedo a Luigi se ha notizie sul grave fatto accaduto oggi pomeriggio nella Chiesa di Santa Maria Maggiore.
Grazie.
‘Notte !
Roberto Caligaris
No, non ho notizie – avevo visto questo in internet poco prima di leggere il tuo commento:
http://www.ilmessaggero.it/roma/cronaca/roma_entra_nella_basilica_santa_maria_maggiore_e_sfregia_al_volto_2_sacerdoti-2181536.html
Ero stato ieri in Basilica con mia moglie e uscendo dopo la messa delle 18.00 avevo salutato il padre Angelo, caro amico, il più grave dei due feriti.
Victoria Boe nel suo messaggio scrive:”La Chiesa crede fermamente in Gesu’ Cristo e il Vangelo e il cuore del Vangelo e’la misericordia concreta e vissuta”
Veramente,almeno a me ,hanno insegnato che il cuore del Vangelo e’l’annuncio della Resurrezione di Cristo e cioe’ che Gesu’di Nazareth e’ Dio. L’annuncio fondamentale la “buona novella”e’che Cristo e’risorto dai morti ,,ha sconfitto la sofferenza e la morte ed e’ la “primizia”di coloro che sono morti. Che cioe’ha fatto irruzione nella storia umana e del mondo un fatto inaudito e inconcepibile.Dio si e’fatto uomo e’stato crocifisso ed e’risorto “per la nostra salvezza”
Lamisericordia concreta intesa come opere di misericordia materiale e’si’importante, importantissima ,ma non se ne puo fare il cuore del Vangelo,altrimentiil Vangelo non sarebbe che un insegnamento morale,sii misericordioso. Questo isegnamento morale c’e’ sicuramente ma ilcuore il nocciolo del Vangelo e’l’annunzio e la fede in Cristo risorto. Mettere l’accento solo sull’insegnamento morale della misericordia “concreta e vissuta” vuol dire un cambio di paradigma.
Vari uomini hanno dato la vita e sofferto per gli altriin uno slancio di altruismo in tutta la storia dell’umanita’.MA Gesu’non e’stato solo un uomo molto altruista e misericordioso che e’morto in Croce per amore dell’umanita’,Gesu’ha mostrato la sua potenza divina risorgendo da morte. Non si parla piu’oggi di Cristo Signore dell’Universo,non si da’piu’nessuna importanza alla regalita’e divinita’di Gesu’.Quando dico che persino il papa parla poco di questo Luigi mi rimprovera. Ma quante volte il papa parla di “misericordia” intesa come opere concrete di misericordia materiale equante volte in proprorzione parla di resurrezione,della GLORIA divina , della regalita’di Cristo Signore dell’Universo, del Giudizio e della vita eterna?
Per molti sembra che tutto questo appartenga ad una religiosita’del passato, ormai superata. OGGi la regalita’di Cristo la sua potenza sulla morte la sua gloria vengono taciute o ignorate perche’ci siamo fatti una idea del tutto antropomorfa e sociologica di Dio e Cristo. Abbiamo appiattito tutto in una unica dimensionequella morale sociale.ma CRISTO nel Vangelo ha detto ” Coloro che credono in me non morranno in eterno” . San Paolo ha detto Se Cristo non fosse risorto la nostra fede sarebbe vana .
La misericordia ,qualunque vosa voglia dire visto che la si cita senza mai definirla veramente, e’ un attributo fra gli altri di Dio (Dio e’misericordioso ma e’anche giusto onnipotente eterno creatore di tutto e infiniti altri attributii) viene oggi posta al centro di tutto e si cade in una “religione della misericordia” ,sbilanciata solo sulla misericordia, che non ha risposte alla sofferenza e non adora piu’la Maesta di Dio ma adora la fragilita’dell’uomo. IN ultima analisi una religineione dela Croce senza Resurrezione.
SIparla della Croce come fosse l’ultima realta’ da contemplare in silenzio,quasi che dopo la Croce non ci siano piu’parole d a dire. Non si dice che la Croce non e’l’ultima realta’non si aggiunge che dopo la Croce c’e’la resurrezione.
Ma di chi sta parlando, Sig. ra Venturi? Quale papa? Quello che lei ha costruito nella sua mente con le sue continue chiavi interpretative viziate dal pregiudizio, per cui vede solo quello che più o meno consciamente vuole?
Guarda, amico Andrea, credo che non lo sappia neppure lei di chi e di cosa parla e scrive …….
Piuttosto, Luigi, e tornando al fatto di sangue di Santa Maria Maggiore, ho letto stamane che il tuo collega Giacomo Galeazzi pare ipotizzare (se ho ben inteso il suo “post” su FB) un collegamento tra l’aggressione ed un’indagine giudiziaria pendente presso la Procura di Avellino: “relata refero”.
Buona domenica.
Roberto Caligaris
Buona domenica a tutti.
La dott.ssa Venturi non solo non risponde a Luigi, ma nemmeno lo legge, perché altrimenti si sarebbe resa conto di quante volte Papa Francesco ha parlato di Resurrezione. E sono sicuro che i testi riportati per lei da Luigi sono solo degli esempi. Ma evidentemente la dott.ssa usa il blog di Luigi solo per dire la sua. Sembra che qui lei scriva “ex cathedra”. Dopo di che “Venturi locuta est, causa finita est”… Non per nulla “ipsa dixit!”
Comunque buona e riflessiva domenica anche a lei…
Per quello che mi riguarda, una risposta al dolore che abbia come unico presupposto la fede e che non valga per tutti gli uomini, non è una risposta.
Questo papa parla a tutti gli uomini, non solo ai credenti. Che vi piaccia o no.
Ho letto Venturi, e devo dire, contrariamente a chi la contesta in questo come in altri frangenti, che condivido la sua riflessione e ne spiego il motivo: intanto partiamo dal presupposto che la misericordia di Dio, con tutto il rispetto per la scrivente signora Boe Victoria, è un sacramento offerto ai cristiani in Cristo, solo e unicamente in Cristo, mai fuori di Lui,ed è uno dei frutti dello Spirito, un carisma, una fiammella posta sul capo dei discepoli nel Cenacolo – ma una fiammella- perciò ciascun battezzato utilizzerà la sua “fiammella” (perché solo di Cristo che sta alla destra di Dio Padre è l’intero fuoco) per l’utilità di tutto il corpo e questa è la misericordia : una cosa che non si spiega come non si spiegano le cose che vengono da Dio.La misericordia si mostra,si dona, si regala perchè è vita in Cristo e perciò è vita nostra, ma non si spiega a parole.
Tutto questo e mille altre cose ancora è la misericordia, ma non il cuore del Vangelo.
Gesù non spiegò alla madre che stava seppellendo il figlio cosa sia la misericordia. Si accostò alla bara,toccò il fanciullo, lo resuscitò, glielo diede, semplicemente.
Il cuore del Vangelo è molto più che la misericordia, è l’Annuncio del Regno di Dio glorificato nel tempo dentro al tempo, un tempo tra la Resurrezione e la fine del tempo -sembra una sciarada ma non lo è- un tempo, commenta San Paolo, che comprende la totale certezza che Cristo alla fine rimetterà a Dio Padre, dopo che avrà annientato ogni principato dominazione e potenza, poichè deve regnare finchè non abbia messo sotto i suoi piedi tutti i nemici e da ultimo la morte. Lo dice in Corinzi 15,24-20, in Col1,13, in Ef 55, in Tim seconda 41,18 eppoi nella lettera agli ebrei in Pietro 1,11.
Sono molti i passi del Vangelo che lo attestano e in questo contesto a mio sommesso avviso sono contenute anche le risposte che la scrittura fornisce rispetto al tema del dolore e della morte fin qui dibattutto. Risposte concret, dunque, che trovano un senso nella misura in cui alla ragione si oppone la fede nella Resurrezione. Se credo nella resurrezione allora ho anche la certezza che Dio esiste, e posso dire perché credo in questo: credo in questo perchè Dio non ha lasciato Gesù di Nazareth nella morte, in Lui giustifica anche per me la stessa fiducia che non morirò e mentre la morte è affare mio, la Resurrezione e la vita può essre soltanto affare di Dio.
Ma qui , senza fede , le chiacchiere resteranno sempre a zero!
pertanto, che il papa parli anche ai non credenti –poiché parliamo di realtà ultime relative a Colui che chiama all’ esistenza ciò che ancora all’esistenza non è, e poiché Dio mi accoglie,anzi, ci accoglie in sé quale realtà prime e ultime incomprensibe e onnicomprensiva, ci accetta e ci salva in maniera definitiva dalla morte come da un evento “particolare “: un atto creativo straordinario e inimmaginbile — la cosa senza una profonda conversione del cuore resta del tutto ininfluente…
E aggiungo – dopo di che mi fermo- che proprio perché si tratta di un evento diretto di Dio, una nuova creazione, che “scompiglia” , sorprende la morte quale nemico portatore di dolore e limite ultimo che sconvolge l’orizzonte nostro: mondano, immanente e pure mentale. Tanto è stratosferica e cosmica questa irruzione della dimensione trascendente, così aliena da noi uomini e donne unidimensionali che, quanto più profonda è la verità, tanto più è facile porla in dubbio!
P.S
neppure la Resurrezione di Gesù è dimostrabile con argomenti storici, ma solo in fede: fede in una tomba vuota!
E infine, sulla sofferenza : c’è un profondissimo mistero salvifico sulla sofferenza, tutta’altro che secondario e sembra appartenere alla trascendenza dell’uomo: è uno di quei punti, la sofferenza, nei quali l’uomo viene in un certo senso « destinato » a superare se stesso, e viene a ciò chiamato in modo misterioso, se Redenzione c’è stata non fu priva di tormento, ed anche la stessa Chiesa nasce da rivoli di sangue sgorgato da un costato aperto…
proviamo un attiminino ad esaminare le nostre coscienze, a scoprire le nostre resistenze perché, che ci piaccia o no, caro Leopoldo, le croci, tutte le croci, infinite croci, sono tutte prodotte dal peccato personale e collettivo…
Aborto, adulteri, pornografia, pedofilia, eutanasia, nefandezze, abomini, barbarie, guerre, Eucaristie consumate in modo sacrilego…purtroppo, la croce del peccato ce la portiamo sulle spalle in tutte le sue conseguenze, caro Leopoldo!
Ho scritto a Aldo Maria Valli:
Caro Aldo, innanzitutto mi scuso per il ritardo con cui intervengo, ma sono stati giorni impegnativi sul versante familiare.
Grazie per le tue considerazioni sul dolore innocente, che rispetto e condivido (per quanto è possibile). Non condivido invece le tue considerazioni sulla Chiesa, perché non è vero che si tratta di una “Chiesa che non dice più in che cosa crede ma si compiace di generici richiami alla misericordia e alle periferie”. La scelta della misericordia e delle periferie sono secondo me scelte strategiche, così come è strategica la scelta della “non violenza” dopo essersi attestati (e mi sembrava già un grosso passo avanti) sulla “ingerenza umanitaria” di Papa Wojtyla. Insegnare alle nuove generazioni la non violenza, basare su questo la catechesi contribuirà a costruire il nuovo mondo. E avvicinerà la Chiesa alle Beatitudini e al Vangelo tutto intero. La dottrina e le certezze? Dovranno adeguarsi, perché la venuta del Signore è vicina.
Un abbraccio.
A Clodine:
Qui la questione non è nei termini che tu la poni. Qui la accusa direi quasi ossessiva della Venturi è che il papa non parli di Resurrezione, ma solo di Croce. Palla colossale. In senso cristiano non si può capire la Resurrezione senza la Croce e non si può capire la Croce senza Resurrezione. Ma quando mai il papa lo ha negato? Anche i farisei credevano nella resurrezione (vi ricordate la disputa con i sadducei in cui viene coinvolto Gesù?, e poi abbiamo visto come è finita tra i farisei e Gesù). Noi non abbiamo bisogno di altro che di Gesù: è Lui che ci ha redenti una volta per tutte. Non abbiamo bisogno di cercare o chiedere altri dolori per redimerci, ma di seguirlo, costi quel che costi. Quanto poi alla malattia, dal punto di vista teologico, considerarla una conseguenza di aborti, ingiustizie umane, guerre, etc. è un esercizio funambolico…
Certo che non li cerchiamo i dolori, ci mancherebbe,volentieri ne faremmo a meno, vorrei vedere! Ne avrebbe fatto volentieri a meno anche San Padre Pio, ma accettò di essere inchiodato mani e piedi, e così fu per San Francesco d’Assisi, Santa Teresa d’Avila, Santa Rita da Cascia e altri santi e sante che portarono le stimmate sulla loro carne viva. Tutti siamo chiamati a portare a compimento ciò che manca ai suoi patimenti o, come direbbe l’Apostolo nella sua lettera ai Colossei “completare quello che manca nella mia carne alle tribolazioni di Cristo”, ma si potrebbe anche tradurre: “quello che manca alle tribolazioni di Cristo nella mia carne”.
Alla passione di Cristo non manca niente, ovviamente, è sufficiente per salvare il mondo intero; però la passione di Cristo deve essere applicata alla vita di ciascun credente e questo comporta una certa dose di tribolazioni: “Dobbiamo soffrire con lui”dice altrove san Paolo “per poter essere glorificati con lui”. Ogni vocazione cristiana comprende quindi una parte di tribolazioni, che deve essere attuata, che ti piaccia oppure no, Salvi.
Ricordati Salvi, che tutto il dolore, le malattie, gli orrori, i mali di questo mondo demoniaco sono diretta conseguenza dei peccati personali e collettivi fin dalla fondazione del mondo, da Caino e che Gesù -vittima immolata- ci abbia redenti dalla dannazione eterna non esclude che tutte le vittime innocenti che in ogni tempo e luogo sotto il cielo fino ad oggi non lo siano, anzi, lo sono: paga sempre il giusto per il peccatore.
La nostra croce ha sempre due comandamenti : rinnegare se stessi, prendere la nostra croce e seguirlo.
Paura della croce? Certo che si, terrore della croce.La nostra preghiera è sempre finalizzata alla liberazione dalla croce tanto che per liberarsene c’è gente che ricorre agli idoli diventa idolatra, omocida, calunniatrice perfino. Tutti, anche Gesù ebbe paura della croce , e pregò, prima di salire di essere torturato.
La vera preghiera che tutti dovremmo fare è quella della liberazione dai peccati piccoli e grandi perché ognuno di questi non fa che ingigantire il peso delle croci personali e collettive…
Non sono un esegeta, ma se si va a leggere bene il contesto di Colossesi 1, 24 si vede che Paolo sta parlando delle sofferenze che patisce nella sua sequela di Gesù al fine di evangelizzare i pagani, tanto è vero che i versetti successivi sono chiari in questo senso…non vi è perciò qui nessuna giustificazione teologica al dolorismo…contrariamente a quanto viene comunemente fatto…
Le cose non stanno esattamente così, Salvi, sai che ti stimo. Egli dice : ““Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col 1,24)
“A favore del suo corpo che è la Chiesa “, dunque. Ma ci sono altri passi illuminanti ; penso alla lettera ai Filippesi : “perché a voi è stata concessa la grazia non solo di credere in Gesù Cristo, ma anche di soffrire per lui, sostenendo la stessa lotta che mi avete veduto sostenere e che ora sentite dire che io sostengo» E nella II ai Corinzi 12,10 aggiunge : «Perciò mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole è allora che sono forte”
E allora, non è forse a favore del Suo corpo,cioè la Chiesa, che l’apostolo sopporta i patimenti, e unitamente a lui ciascuno dei sofferenti, dei derelitti, dei mortificati in Cristo, ciascuna croce piccola e grande che ci opprime il corpo, lo spirito, i sentimenti, la mente, tutto quanto è sofferenza non, forse, è un patire con Cristo, in Cristo, per Cristo? C’è una spiegazione teologica precisa a queste affermazione ed è la seguente : Gesù è il capo e noi le sue membra.Che cosa manca dunque? Manca questo: che la passione, che per ora si è compiuta nel corpo fisico di Gesù, si prolunghi anche nelle sue membra, ovvero, nella Chiesa, in noi…in definitiva.
Caro Andrea Salvi i farisei non c’entrano proprio nulla con la fede nella Resurrezione di Gesu’ a cui in maggioranza non credettero. Credevano di una resurrezione dei morti nell’ultimo giorno mama non credettero a quella dopp tre giorni del Nazareno
Comunque ho capito che il tema della Ressurrezione vi dia sui nervi e che trattiate da ossessivo chi ne parla. D’ora in poi non ne parlero’piu’scusate,crefevo di essere in un blog cattolico, non pensavo di offendervi.
Non voglio e non posso per limiti di approfondimento miei estendere la discussione ad altri passi, ma nella traduzione CEI il sottocapitolo e ‘ intitolato “Fatiche di Paolo al servizio dei pagani”. E ricordo che molti ritengono che Paolo abbia scritto questa lettera mentre era in carcere a Roma. E in carcere era a motivo della predicazione, dell’opera di evangelizzazione. Quindi ritengo che il versetto 24 si debba leggere in questo modo: “sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi ” cioè la prigione e le sue conseguenze. Nessun dolorismo, ma la letizia per essere alla sequela
A Maria Cristina Venturi. Scusa ma non hai compreso nulla di quello che ho detto. Nulla. La Resurrezione e’ il fondament6 della nostra fede. Ma non si può comprendere senza la Croce. Tutto qui.
“Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col 1,24) Questa è la pericope, e non ci piove malgrado le varianti interpretative, soggettive.
Qui la Chiesa è chiamata “corpo di Cristo”, il tema è ecclesiologico non cosmico, pertanto riguarda i membri , tutti i membri di questo Corpo fatti di carne, ossa, sangue, anima e spirito i quali hanno con Cristo un’unione vitale, inscindibile proprio come il copro sta alla testa a partire dal Papa fino all’ultimo neonato della terra e -dice ancora Paolo stavolta ai Romani (8,17) ” ancora peregrinanti in terra, mentre seguiamo le orme nella sua tribolazione e nella persecuzione come il corpo al capo veniamo associati alle sue sofferenze e soffriamo con lui per essere con lui glorificati”.
il dolorismo cui alcuni fanno riferimento non ha nulla a che vedere con la partecipazione ai patimenti di Cristo . Si capisce così quella bella frase di Pascal che piaceva tanto citare a SanGiovanni Paolo II: “Il Cristo sarà un agonia fino alla fine del mondo”Dove? Nelle sue membra. Ma non in tutti allo stesso modo, bensì in
ciascuno “secondo la misura del dono di Dio” (Ef 4,7.13)
Riguardo all’osservazione della Venturi, inoltre, diciamoci la verità : quanti dogmi sono stati svuotati se non addirittura negati da teologi tipo Mancuso e non solo. Penso allo smantellamento del peccato originale, della risurrezione di Cristo, dell’eternità dell’inferno, della salvezza che viene da Dio. Ma ciò che, a me personalmente, sconcertò non solo fu l’atteggiamento della Chiesa rimasta neutrale dinnanzi a certe eresie, ma la simpatia che il defunto Card. Martini manifestò raccomandandone l’approfondimento come materia di dibattito…..
Nella traduzione della CEI al versetto Romani 8, 17 si rimanda a Pietro 4, 13 ” ma nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi….” Nei versetti successivi si spiega il significato del versetto 13..”Beati voi se venite insultati per il nome di Cristo….” e al versetto 15″ nessuno di voi abbia a soffrire come omicida…Ma se uno soffre come cristiano, non ne arrossisca; glorifica anzi Dio per questo nome”
Insomma di sofferenza si parla spesso, ma in genere di quella derivante da persecuzioni o impegno per seguire Cristo. Si parla poco di malattie che ti piovono addosso per motivi diversi dalle debolezze dovute all’ impegno per la predicazione
Di malattie, ma me lo insegni tu si parla spesso invece nei Vangeli: erano oggetto di guarigione da parte di Gesù e di invito ai discepoli a fare altrettanto.
Ho letto la risposta al dolore innocente di Aldo Maria Valli. Non vi è dubbio che ha dato una risposta ebraico – cristiana: “23 Sì, Dio ha creato l’uomo per l’immortalità;
lo fece ad immagine della propria natura. 24 Ma la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo; e ne fanno esperienza coloro che gli appartengono” Sapienza 23 – 24. Bisogna non solo dar ragione a Valli, ma elogiarlo e benedirlo. Perché? Per quello che dice la Sacra Scrittura: “ne fanno esperienza coloro che gli (a Satana) appartengono”. Finché ci saranno cristiani meravigliosi come Valli a denunciare l’opera del maligno, la terra non soccomberà al suo potere e vi saranno oasi di Pace ed Amore, laddove i cristiani portano Gesù. Dire che tutto è un mistero ci fa passivi collaboratori, se non addirittura complici, volontari od involontari, coscienti od incoscienti della continua ed instancabile opera del demonio di portare morte e distruzione alla umanità. Quanto alle domande che uno, umanamente si pone, vale sempre la risposta data dalla Santa Vergine a Medjugorie, nel messaggio del 2 gennaio 2017: “Figli miei non perdete tempo a fare domande a cui non ricevete mai risposta: al termine del vostro percorso terreno il Padre Celeste ve le darà. Sappiate sempre che Dio sa tutto, Dio vede, Dio ama”. La vera domanda è perché Dio ha creato l’angelo, che si è poi pervertito in Satana. Anche qui la risposta è analoga: Dio ha creato il libero arbitrio e l’angelo. Non ha creato ne’ Satana ne’ l’inferno. L’accusa che continuamente Satana ed i suoi servi muovono a Dio è che Dio ci vuole schiavi, servi obbedienti ai Dieci Comandamenti (vedi Genesi 3). Gli uomini non accusano Dio di avere creato la sofferenza, ma di volerli privare della libertà e noi Cristiani dobbiamo ripetere continuamente la falsità di questa accusa, che Dio permette il Male, per rispetto della nostra libertà. Siamo liberi, voluti liberi da Dio, che ha pagato la nostra libertà con la sua passione e morte, che Egli stesso ha volontariamente accettato. Se dunque Dio ci ha creati liberi ed ha posto dinnanzi a noi la strada del bene e del male, non domandiamoci perché soffriamo, ma se vogliamo percorrere la strada del bene, che conduce alla Vita Eterna.
Claudia, tu scrivi
‘Certo che non li cerchiamo i dolori, ci mancherebbe,volentieri ne faremmo a meno, vorrei vedere! Ne avrebbe fatto volentieri a meno anche San Padre Pio, ma accettò di essere inchiodato mani e piedi, e così fu per San Francesco d’Assisi, Santa Teresa d’Avila, Santa Rita da Cascia e altri santi e sante’
Ho fatto una veloce ricerca che ha confermato quello che mi pareva di ricordare: S.Rita ricevette la spina perché chiese a Gesù di condividere la sua passione.
La beata Madre Speranza, fondatrice del Santuario di Collevalenza, chiese al Signore di non darle una perfetta salute (non ricordo le parole precise, non ho sottomano il suo libro) e infatti è morta anziana dopo decenni di malattie dolorose.
Esiste quindi un dolore cercato, ma non per masochismo, bensì per amore del Signore e desiderio di condividerne le sofferenze. E Gesù sembra apprezzare queste richieste, visto che le persone a lui più vicine vengono accontentate.
Ma il dolore degli ‘innocenti’ è un’altra cosa. L’articolo di AMV non mi convince, non spiega perché a quella famiglia sì e a quell’altra no. Dice: per la conversione. Un mio amico è morto per un tumore dopo un anno di calvario e lasciando 3 figlie molto piccole. Per la conversione sua e della sua famiglia? Certo, tutti abbiamo bisogno di convertirci, ma lui era unanimemente conosciuto come una delle persone migliori della zona, allora chiedo ad AMV: perché proprio a lui? Mi può indicare la pagina del Vangelo dove sono indicate le caratteristiche delle persone che verranno colpite da un dolore ‘ingiusto’?
Inutile dire che condivido in tutto quanto scritto da don Marongiu sul recente episodio capitatogli e ringrazio Luigi per averlo condiviso con noi.
Michele Fiore,
grazie per aver portato anche la Madonna a sostegno di quanto dicono Francesco e Benedetto:
‘Figli miei non perdete tempo a fare domande a cui non ricevete mai risposta: al termine del vostro percorso terreno il Padre Celeste ve le darà’
Caro Enrico Usvelli, e allora Tommaso D’Aquino e tanti altri, il card. newman ecc, che hanno pensato a fa’? Secondo te il fedele soprattutto non deve PEnsare?
accontentiamoci di quello che dice papa Francesco anche se assurdo, non dobbiamo pensare…stai buono e mansueto e di poi, nell’aldilà ti sarà data spiegazione..
la vera fede caro Usvelli non è supida e bieca superstizione , che chiedete a fa’ 0 che volete? accontentateve di quello che vi insegnano li preti!
Maria Cristina Venturi,
‘accontentiamoci di quello che dice papa Francesco anche se assurdo,’
francamente qua di assurdo c’è solo il tuo modo di travisare le cose.
Incontro del Papa con la Comunità dell’Ospedale Pediatrico del Bambino Gesù – 15 dicembre 2016 – risposta di Francesco a Valentina, infermiera di Pediatria generale specialistica, che l’aveva interrogato sul dolore innocente.
Valentina, la tua domanda sui bambini che soffrono è grande e difficile: io non ho risposta e credo che sia bene che questa domanda rimanga aperta. Nemmeno Gesù ha dato risposte a queste parole. Di fronte ad alcuni casi, capitati allora, di innocenti che avevano sofferto in circostanze tragiche, Gesù non fece una predica, un discorso teorico. Si può certamente fare, ma lui non lo ha fatto. Gesù, invece, ci ha mostrato la via per dare senso anche a questa esperienza umana: non ha spiegato perché si soffre, ma sopportando con amore la sofferenza ci ha mostrato per chi si offre. Non perché, ma per chi. Anche questo è teorico, eh! Perché i bambini soffrono? Non c’è risposta a questo. Soltanto guardare il Crocifisso, lasciare che sia lui a darci la risposta. Tu potrai dirmi: “Ma padre, lei non ha studiato teologia?” – Sì. “Non ha letto libri su questo?” – Sì, ma la risposta non c’è. Guarda il Crocifisso: soffre, piange, questa è la nostra vita. Non voglio vendere ricette che non servono, questa è la realtà. Il pianto, il dolore, come Gesù in croce. Accompagnare un bambino che soffre è tanto difficile, eh! Soltanto la tenerezza, le carezze, la vicinanza, il pianto. Piangere con lui, con lei, soltanto questo. Perché soffrono i bambini? Una delle domande aperte della nostra esistenza. Non sappiamo. “Dio è ingiusto?” – Sì, è stato ingiusto con suo figlio, l’ha mandato in croce: se seguiamo questa logica dobbiamo dire questo. Ma è la nostra esistenza umana, è la nostra carne che soffre in quel bambino, e quando si soffre non si parla: si piange e si prega in silenzio.