“La natura sarà arrabbiata con noi. Dio è con noi anche nel dolore, ma noi non possiamo capirlo. Noi non abbiamo gli strumenti per capire la volontà di Dio”: così Alda Merini parla stasera del terremoto al “Chiambretti Night” di Italia 1, dicendosi “abbastanza” credente. “Anch’io sono stata ‘terremotata’ da un manicomio all’altro. Ognuno di noi ha avuto le sue scosse, però è nel momento del dolore che bisogna stringere i denti. Noi adesso partecipiamo a questa tragedia italiana, però non fermiamoci al dolore. Stringiamo i denti e andiamo avanti. Dio guarda tutti, ci vede, guarda i terremotati, vede gli infelici e non abbandona il mondo. Io sono sicura. E uno dei mezzi perchè Dio ci ascolti è proprio la poesia, la preghiera, il canto. Anche nel dolore bisogna saper vincere. In questi momenti di tragedia la forza del poeta può aiutare: lui che ha subito, che ha saputo magnificare il dolore credo che serva da esempio per chi è colpito. La mia ignoranza di poeta e di donna non capisce il male. Mi rifiuto. Il silenzio non deve essere un silenzio mortale, ma di rinascita; un silenzio di compassione, ma non di sconvolgimento totale. Guai se si perde la speranza nella nostra forza”. Brava Alda!
Alda Merini: “Dio ci guarda ma noi non lo capiamo”
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uno dei mezzi perchè Dio ci ascolti è proprio la poesia, la preghiera, il canto
la forza del poeta può aiutare: lui che ha subito, che ha saputo magnificare il dolore
Il silenzio non deve essere un silenzio mortale, ma di rinascita; un silenzio di compassione, ma non di sconvolgimento totale
Alda è davvero un segno potente!
“…che il pianto dei poeti
è solo canto”
(Alda Merini)
Importantissima riflessione di Alda Merini.
Grazie Luigi.
Stiamo per entrare nel Venerdì Santo: “Ecco il legno della Croce, al quale fu appeso il Cristo, Salvatore del mondo.
Venite adoriamo.”
Vexilla regis prodeunt
fulget crucis mysterium
…..
Arbor decora et fulgida,
ornata regis purpura
…..
Fundis aroma cortice
vincis sapore nectare
….
Salve ara, salve victima
de passionis gloria
…..
(Venanzio Fortunato, Inno in onore della santa croce)
“accanto a queste bare come accanto alla croce di Gesù”, ha detto il cardinale all’omelia
Ho trascorso giorni d’ansia e pena perchè a L’Aquila vive e lavora uno tra i miei più cari amici e colleghi; dopo che un paio di miei tentativi di contattarlo non avevano sortito esito ed un’indefinibile, ingovernabile angoscia mi si stava impadronendo, l’altra mattina ho visto il suo numero chiamare il mio “cellulare”, e, dopo aver risposto, ho sentito – Dio sia lodato ! – la sua voce dall’altra parte della linea: sentendolo parlare del terrore da cui è riuscito a sopravvivere mi sono commosso, ci siamo commossi insieme, ed è stato come se – nonostante la distanza – ci fossimo abbracciati fortissimo.
Che Nostro Signore Risorto sostenga la forza di quelle genti !
Roberto 55
Papi e Dottori sulla Resistenza al Papa
Papa Innocenzo III: “Soltanto per il peccato che commettessi in materia di fede, io potrei essere giudicato dalla Chiesa” (Sermo IV in cons. Pont.. P.L. 217.670)
Papa Felice III: “Non resistere all’errore è approvarlo, non difendere la verità è ucciderla. Chiunque manca di opporsi ad una prevaricazione manifesta può essere considerato un complice occulto” (citato da Leone XIII nella sua lettera ai Vescovi italiani 08/12/1892)
Papa San Leone: “Anatematizziamo Onorio (Papa), che non ha istruito questa Chiesa apostolica con la dottrina della Tradizione apostolica ma ha permesso con un sacrilego tradimento che fosse macchiata la fede immacolata e non ha estinto, come competeva alla sua autorità apostolica, la fiamma incipiente dell’eresia, ma l’ha fomentata con la sua negligenza” (Denz.Sch. 563 e 561).
Papa Adriano II: “Onorio è stato anatematizzato dagli Orientali: però si deve ricordare che egli è stato accusato di eresia, unico crimine che rende legittima la resistenza degli inferiori ai superiori, come anche il rifiuto delle loro dottrine perniciose” (Alloc. Ili lect. in Conc. XIII, act.VII – citato da Billot. Traci, de Eccles. Christi”, tom. I, p.619).
Papa Leone XIII: “Allorché manca il diritto di comandare o il comandamento è contrario alla ragione, alla legge eterna, all’autorità di Dio, allora è lecito disobbedire agli uomini per obbedire a Dio” (Enc. “Libertas Praestantissimum n.15)
Guido da Vienne (futuro Callisto II), S.Godofredo da Amiens, S.Ugo de Grenoble e altri vescovi, riuniti nel Sinodo di Vienna (1112), inviarono al Papa Pasquale II le decisioni da loro adottate (per salvaguardare la fede n.d.r.), scrivendogli anche: “Se, come assolutamente non crediamo, sceglierete un’altra via , e vi rifiuterete di confermare le decisioni di nostra paternità, che Dio ci aiuti, poiché così ci allontanereste dalla vostra ubbidienza” (citato da Bouix. Tract. de Papa”, tornii, p.650)
“Decretimi” de Graziano: “II Papa da nessuno dev’essere giudicato, a meno che si allontani dalla fede” (Pars: I, dist.40, cap.IV, Canon “Si Papa”).
San Tommaso d’Aquino, studiando l’episodio in cui S. Paolo ha biasimato S. Pietro (cfr. Gal.II, 11-14), scrive : “Ai prelati è stato dato l’esempio di umiltà, affinché non rifiutino d’accettare rimproveri da parte dei loro inferiori e sudditi: e ai sudditi (fu dato) esempio di zelo e libertà, affinché non temano di correggere i loro prelati, soprattutto quando il crimine fosse pubblico e risultasse di pericolo per molti (…). La riprensione è stata giusta e utile e il suo motivo non era lieve: si trattava di pericolo per la preservazione della verità evangelica (…). Il modo in cui avvenne la riprensione è stato conveniente, poiché fu pubblico e manifesto. Per questo S. Paolo scrive: “Ho parlato a Cefas” cioè a Pietro, “davanti a tutti”, poiché la simulazione praticata da S. Pietro portava pericolo a tutti” (ad. Gai. II, 11-14; lect. Ili; nn. 77; 83-84).
San Tommaso d’Aquino: “Essendoci pericolo prossimo per la fede, i prelati devono essere ripresi, anche pubblicamente dai sudditi” (Sum. Teol. II-11, a XXXIII. IV, ad 2)
San Roberto Bellarmino: “Così come è lecito resistere al Pontefice che aggredisce il corpo, così è anche lecito resistere a quello che aggredisce l’anima o che perturba l’ordine civile, o, soprattutto, a quello che tentasse di distruggere la Chiesa. Dico che è lecito resistergli non facendo quello che ordina e impedendo l’esecuzione della sua volontà” (”De Rom. Pont.” Lib.II. c.29).
Il medesimo santo approvò la 15ª proposizione dei teologi di Venezia i quali dicevano che “quando il Sommo Pontefice fulmina una sentenza di scomunica ingiusta o nulla, non la si deve accettare”
Dom Guéranger: “Quando il pastore si trasforma in lupo, è al gregge che in primo luogo tocca difendersi. Senz’altro normalmente la dottrina scende dai Vescovi al popolo fedele e i sudditi, nel dominio della Fede, non devono giudicare i loro capi. Ci sono, però, nel tesoro della Rivelazione punti essenziali, che ogni cristiano, in considerazione del suo stesso titolo di cristiano, necessariamente conosce e obbligatoriamente deve difendere” (L’Année Liturgique, festa di S.Cirillo di Alessandria, pp.340-341).
Suarez: “E in questo secondo modo il Papa potrebbe essere scismatico nel caso non volesse avere con tutto il corpo della Chiesa l’unione e la congiunzione dovuta, come lo sarebbe (…) se volesse sovvertire tutte le cerimonie ecclesiastiche fondate sulla tradizione apostolica” (”De Cantate”, disp. XII, sect. I, n.2, pp.733-734).
“Se (il Papa) emanasse un ordine contrario ai buoni costumi, non gli si deve ubbidire; se provasse a fare qualcosa manifestamente opposto alla giustizia e al bene comune, sarà lecito resistergli ” (”De fide”, disp. X, sect. VI, n.16)
Cardinale Journet: “Quanto all’assioma “Dove è il Papa lì è la Chiesa” vale quando il Papa si comporta come Papa e capo della Chiesa; nel caso contrario, né la Chiesa è in lui, né lui nella Chiesa (Caietano, II, II, 39.1 “L’Eglise du Verbe Incarné”, voi. II, pp. 839-840).
La Chiesa nelle Litanie dei Santi domanda a Dio: “Affinché vi degnate di conservare nella Santa Religione il Sommo Pontefice e tutta la Gerarchia, vi preghiamo, Signore, ascoltaci!”. Ne consegue che è possibile che il Papa si allontani dalla Santa Religione.
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