“Da noi, le figlie non sono le benvenute. Io, diciannovesima di ventitré fratelli, fui abbandonata da mia madre sotto il sole cocente dell’Afghanistan affinché morissi. Malgrado le numerose bruciature sono sopravvissuta, diventando la sua figlia preferita“: Fawzia Koofi, 38 anni, è la mia candidata alle presidenziali dell’Afghanistan 2014. Ho letto con diletto il suo libro Lettere alle mie figlie [Sperling & Kupfer 2011, pp. 313, euro 18.00] che suggerisco per le scuole ai visitatori che insegnano. Nel primo commento un’immagine dell’infanzia vissuta da Fawzia tra le sette mogli di suo padre e i 22 tra fratelli e sorelle.
Al sole dell’Afghanistan
12 Comments
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Dalla pagina 31 di Lettere alle mie figlie: “Con la moglie numero tre la mamma [che era la numero due] non riuscì mai ad andare d’accordo. Un giorno in cui le donne erano sedute sul pavimento a mangiare naan per colazione, loro due iniziarono a litigare. Sebbene io avessi solo 18 mesi, in qualche modo percepii l’ostilità nell’aria; trotterellai da Niaz bibi e le strappai di mano il piatto. Lei sussultò, sorpresa, e si mise a ridere, stringendomi tra le braccia. Lei e mia madre dimenticarono la lite e scoppiarono in una sonora risata: ‘Questa bimba è davvero intelligente, Bibi jan, proprio come sua madre’ disse alla sua nemica, coprendomi il viso di baci“. Sembra di stare nelle storie dei patriarchi, o nella vita di Maometto. Mando un bacio a Fawzia Koofi.
Altro brano invogliante a camminare sui monti: “Ogni anno, durante i mesi estivi, mia madre e una schiera di servitori partivano per portare al pascolo il bestiame sui picchi di montagna più alti. Secondo un nostro detto, quanto più una donna è potente e focosa, tanto più è bella a cavallo nel suo burka. Si diceva anche che nessuna fosse più bella di mia madre a cavallo, per il suo modo di sostenersi, di tenere la schiena diritta, e per la dignità che emanava” (pagina 7s).
Chiaramente è la tua candidata nel senso di votum tuum.
🙂
In Belgio sta per essere approvata la legge sull’eutanasia dei bambini.
In Africa ( e in Afghanistan penso da quello che dice Fawzia koof:i.: fui abbandonada sotto il sole cocente affinchè morissi) c’è un eutanasia pratica non sancita dalla legge dello stato ma sancita dalla legge del più forte di darwiniana convinzione: i più deboli sono lasciati soccombere, se sopravvivono ad un ambiente ostile è solo grazie alle loro forze, e dunque sono degni di vivere, se soccombono.. non sono degni o abbastanza forti per vivere.
Se Il sole cocente dell’Afghanistan avesse ammazzato Fawzia , essa non sarebbe qui per raccontarci la sua storia.. così in Africa tanti bambini, deboli , magari handicappati vengono tacitamente lasciati al loro destino, cioè lasciati morire..
Eppure questa che a noi occidentali potrebbe sembrare crudeltà mi pare meno agghiacciante rispetto alla legge per l’eutanasia di bambini del Belgio.. Tale legge infatti vuole ammantarsi dei crismi della legalità e del diritto e vuole come sua giustificazione l’umanità e la misericordia.
L’applicazione poi della legge è quanto mai scrupoloso e burocratizzata, e presuppone che una equipe di psicologi interroghino il bambino candidato all’eutanasia per sapere quale è davvero la sua volontà.. penso con raccappriccio alle domande che porranno tali psicologici al povero bambino… “ma tu vuoi veramente morire?”
Meglio cento volte meglio , più umano , meno schifosamente ipocrita lasciare che un bimbo muoia “sotto il sole cocente ” dell’Afghanistan o dell’Africa , piuttosto che la” legge ” umanissima e corretta dei civilissimi Belgi…con tanto di psicologi a spiegarci che è la “soluzione migliore”.
http://www.repubblica.it/esteri/2013/11/27/news/eutanasia_in_belgio_estensione_ai_minori-72083327/?ref=HREC1-19
Da la Nuova Bussola Quotidiana:
Il cardinale Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Accademia per la Vita, intervistato da Radio Vaticana ha così commentato l’approvazione del testo da parte delle commissioni parlamentari: «È un salto. Un salto abissale, sotto il livello di civiltà, di umanità. […] Se si giustifica un intervento umanitario, anche armato, per fermare la lesione dei diritti umani, qui c’è da mobilitare se non altro le coscienze». E in merito alla verifica da parte di uno psicologo che il bambino sia cosciente di quello che sta chiedendo, il cardinale puntualizza che «chiunque sia a certificarlo, non può certificare il diritto alla vita. Io non ho visto mai che ad una persona che sta per suicidarsi buttandosi da un ponte, gli si vada a chiamare lo psicologo».
È comprensibile che lo sconcerto, non solo in casa cattolica, sia grande, ma in fondo non stupisce più di tanto questa mossa del Belgio, in un certo qual modo anticipata dall’Olanda dove è possibile sopprimere i bambini fino al 12° anno di età. Non stupisce perché laddove si pone come unico criterio quello della qualità della vita e non quello dell’intrinseca preziosità della persona umana allora, per logica, il criterio dell’età appare meramente accessorio. Se le porte dell’eutanasia per gli adulti si possono aprire allorquando la propria esistenza è percepita come un peso perché non estendere questo criterio anche ai bambini? Forse che questi non soffrono come soffrono gli adulti, anzi in modo ancor più acuto? Se il dolore promette ad una piccola creatura di accompagnarlo per tutta la sua vita, non è meglio intervenire il prima possibile per togliergli questa molesta compagnia?
http://www.vinonuovo.it/index.php?l=it&page=3
Naturalmente , e questo articolo lo dimostra , c’è anche la nuova cultura del “chi sono io per giudicare”. secondo questa cultura appunto chi sono io per giudicare sbagliata l’eutanasia dei fanciulli? la cultura del “chi sono io per giudicare ” si può applicare a tutto e dunque non si dovrebbe giudicare più nulla.
se uno si vuol suicidare , chi sono io per giudicare? se vuole farla finita con la vita di un suo parente ammalato, chi sono io per giudicare? se poi un medico sedicente “pietoso” fa l’iniezione fatale , chi sono io per giudicare?
e se una mamma afgana o africana fa morire suo figlio o sua figlia chi sono io per giudicare? non parliamo poi degli atti fatti per necessità! per carità, chi sono io per giudicare l’infanticidio di una donna che ha già 18 figli e vuole sopprimere il 19?
a dire la verità chi siamo noi per volere giuficare QUALSIASI COSA?
il giudizio è solo di Dio. dunque l’eutanasia dei minorei ed altre leggi
che ben presto saranno approvate anche in Italia , saranno difese da questa nuova cultura il cui dogma è: . io non lo farò mai perchè per me è una azione sbagliata, ma chi sono io per giudicare chi lo fa? Se per loro è giusto devono essere LIBERI di farlo..
Le riflessioni di Discepolo sono assolutamente condivisibili e la sola idea che a qualcuno possa venire in mente una cosa del genere fa venire i brividi.
Come è possibile che un Paese e un popolo cattolico come quello belga possa arrivare a questo? Quali sono state le tappe e come possiamo evitare di percorrere anche noi la stessa strada?
Mi preoccupano molto le afasie e i silenzi di quanti si dicono cattolici e poi rimangono indifferenti o “neutrali” di fronte a queste aberrazioni.
Destiamoci, reagiamo o almeno tiriamo fuori il coraggio di dire la nostra, di contrapporre una visione e una testimonianza diversa.
Il peccatore non si dovrebbe giudicare, ma il peccato invece sì, anzi è doveroso farlo.
Torniamo al discorso di sempre: dov’era la Chiesa, la gerarchia, quando l’Europa si scristianizzava!? Apprezzo gli sforzi di Papa Francesco, ma la stalla andava chiusa prima che i buoi scappassero…cosa vogliamo rianimare ora ? Alla luce di quest’ultima aberrante “novità” mi sembra ovvio che l’Europa – un tempo “umbilicus Ecclesia” – versa nel più infimo ipogeo.
Che la Chiesa potesse mutare, col tempo, anche il suo aspetto esterno, specie dopo le novità introdotte dal CVII era fuor di dubbio; ma che dovesse restare immutato lo scopo essenziale per il quale venne istituita mi sembrava dovesse rappresentare l’ovvietà. Invece abbiamo assistito ad una vera e propria “cristianofobia”, con abbandono in massa della messa domenicale, l’indifferanza e in alcuni casi l’ostilità nei confronti della Chiesa, fino alla persecuzione…
No no, scusate, chiamiamo le cose e i fatti col loro nome.
Tanto per cominciare in Es 20 sta scritto “non uccidere” e, per noi cristiani, detto comandamento comincia ad essere valido dal momento in cui l’ovulo è stato fecondato (perché l’ovulo sia fecondato occore l’intervento dell'”alito-Spirito di Dio”) e finisce con la morte naturale della persona. Ma non solo.
Se io cristiano assisto ad un omicidio non c’è cultura che tenga e che mi autorizzi a girarmi dall’altra parte facendo finta che non stia succedendo nulla o che la cosa non mi riguardi: devo dire che si ta commettendo un omicidio e che non si deve fare. Se non lo faccio commetto “peccato di omissione” del quale mi devo confessare.
Certo che non possiamo andare a bombardare l’Afghanistan per impedire che uccidano i bambini, però dobbiamo dire al mondo che noi crediamo alla validità dei 10 Comandamenti, fra i quali ce n’è uno che impone, appunto, di “non uccidere”. Sempre ricordando che ce ne sono altri 9 di Comandamenti da osservare, tutti parimenti importanti.
Era solo un pour parler…