Trovo esagerate le accuse a Viganò: non ammette le sue responsabilità, deve chiedere scusa. Stravaganti mi appaiono poi – anzi prima – le rimostranze verso Benedetto: dovrebbe restare in silenzio, si sfoga con chi lo contraddì. Nei commenti do conto di queste nobili affermazioni.
Accuse esagerate a Viganò e stravaganti a Benedetto
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Intervista a formiche.net. Sulle accuse a Viganò e sul futuro della riforma che stava conducendo sono stato intervistato da formiche.net e a quell’intervista rimando: le dimissioni sono oggettivamente un’ammissione di responsabilità e una richiesta di scuse; ritengo anzi un pregio della sua lettera a Francesco che non contenga retoriche meaculpiste che potevano prestarsi a montare ad eccesso la confusione; immagino che la riforma che stava conducendo efficacemente andrà avanti. Su Benedetto dico qui, al commento che segue.
Se Benedetto debba tacere. Sulla compresenza dei due Papi nessuno ha chiavi e commi sperimentati trattandosi di novità storica: converrà dunque trattenere le saccenterie e imparare da quello che avviene, avendo fiducia nei due santi uomini che quella novità si trovano a gestire. Io sono contento che Francesco abbia incoraggiato Benedetto a uscire e parlare, e sono felice che Benedetto lo faccia. Fino a ieri ne abbiamo guadagnato. Stavolta non era sua l’iniziativa e il malefico accavallamento delle intenzioni e degli errori ha portato in pubblico quel suo paragrafo risentito: e che sarà mai? Io anzi ne tiro la consolante conclusione che l’uomo è in forma, con la testa e l’umore che sappiamo. Gli mando un bacio gratulatorio.
In questo caso le accuse a Ratzinger sono ridicole, però la postfazione al libro del card. Sarah “la forza del silenzio” è stata, a mio parere, quantomeno poco prudente.
Ben detto, Luigi.
Troppe cose si son dette su questa vicenda. Poi è successo che si è tirata la fune da una parte per dare capocciate a papa Francesco e al suo entourage, in primis il colpevolissimo Viganò, e dall’altra per ristabilire un qualche equilibrio cercando di vedere le responsabilità effettive in questa faccenda di poca sostanza.
Ne è venuto fuori un polverone mediatico in cui i due papi, poveretti, si sono trovati in mezzo loro malgrado.
Francesco Macinanti benvenuto nel blog. Ci dici qualcosa di te?
E se tra qualche anno si dimettesse anche papa Francesco, con papa Benedetto ancora in vita?
Non vi saranno interferenze né triangolazione. Francesco da emerito andrà a vivere nella casa per preti anziani di Buenos Aires dove aveva prenotato una camera al compimento dei 75.
Ho 27 anni, sono di Roma. Lavoro in una libreria cattolica. Sono laureato e specializzato in Storia medievale, sto studiando per una seconda specializzazione in storia del cristianesimo presso La Sapienza di Roma. Ho scoperto da poco il blog e lo seguo con vivo interesse!
Grazie Francesco. Davvero benvenuto. Io mi sono laureato in Storia del Cristianesimo alla Sapienza – Facoltà di Scienze umanistiche – quand’ero da 31 anni fuori corso, avendo avuto da giovane come docente Maria Grazia Mara e discutendo la tesi con Giancarlo Pani e Francesca Cocchini. Li conosci?
Qui trovi un racconto forse divertente della laurea tardiva:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/collaborazione-a-riviste/elogio-della-leggerezza-e-di-chi-sa-combattere-ridendo/
Dice Luigi: «le dimissioni sono oggettivamente un’ammissione di responsabilità e una richiesta di scuse». Se viene detto in generale, è falso. Ci si può dimettere per tanti motivi e in tanti modi diversi, senza alcuna ammissione di responsabilità. Se si intende «queste dimissioni», è ugualmente falso, perché il testo della lettera lo esclude, così come non vi è traccia di una richiesta di scuse (a Benedetto, evidentemente, visto che è lui la prima vittima dell’azione scorretta compiuta da Viganò.
Prosegue : «ritengo anzi un pregio della sua lettera a Francesco che non contenga retoriche meaculpiste». Pensa invece che sia un pregio la retorica della vittima innocente o del giusto sofferente che invece vi è ben presente? («Credo che il “farmi in disparte” sia per me occasione feconda di rinnovamento o, ricordando l’incontro di Gesù con Nicodemo (Gv 31,1) [sic!], il tempo nel quale imparare a “rinascere dall’alto”. Del resto non è la Chiesa dei ruoli che Lei ci ha insegnato ad amare e a vivere, ma quella del servizio, stile che da sempre ho cercato di vivere»).
Trovo invece colpevolmente ingeneroso che Luigi qualifichi come manifestazione di risentimento (quindi una colpa, sia pure veniale) l’osservazione, fatta da Ratzinger in un biglietto privato e riservato al solo destinatario, che l’inclusione di un radicale oppositore dei due papi precedenti in una pubblicazione vaticana destinata a celebrare il magistero del papa attuale destava in lui sorpresa. Perché questo si è limitato a dire.
Quanto alla stanza nel pensionato dei preti anziani di Buenos Aires, sarà anche prenotata, ma penso che resterà vuota. Le dimissioni di Francesco mi sembrano quanto mai improbabili.
Posso chiederti Francesco Macinanti perche’giudichi imprudente la postfazione di Ratzinger al libro del card. Sarah “La forza del.silenzio”? Tu hai letto il libro del card. Sarah?
Chiedere scusa personalmente al papa emerito per l’offesa e la sofferenza recatigli sarebbe stata una azione della piu’ umana cortesia ancor prima che di umilta’cristian a da parte di Mons. Vigano’.
Ma se uno cortesia e umilta’non ce l’ha non puo’darseli.come per il.coraggio.
Ho ben capito che qui c’ è qualcuno che non vuol capire. Si parla ancora di azione gravemente scorretta e si va a parare sul “servo sofferente”.
Sofferente de che?
Finiamola, per favore, con questo drammone che sta diventando commedia.
Il Papa emerito ha mai chiesto scusa per aver scambiato la divergenza teologica con il dissenso ecclesiale? Per aver ucciso la ricerca teologica?
Cristina Vicquery
Autoreferenzialità, no grazie
Mi pare un buon articolo. Oltre che a Viganò ha forse qualcosa da insegnare anche a noi
http://www.vinonuovo.it/index.php?l=it&art=2959
Una domanda a Luigi: sei riuscito ad avere gli undici volumetti sulla teologia di papa Francesco?
Victoria ancora non li ho ma li avrò tra poco. Martedì all’incontro nel quale ero relatore alla Radio Vaticana li ho chiesti e me li hanno promessi. Non so quando arriveranno ma siccome oggi pomeriggio ho un incontro formativo con gli operatori di “Paoline Multimedia” di via del Mascherino, li ho chiesto anche a loro e suor Rita mi ha detto che me li darà a compenso della conversazione che terrò sul tema “Tutti siamo discepoli missionari” (La Gioia del Vangelo 119-121). Come rispondere alla chiamata del Signore nella vita quotidiana”. Di sicuro li leggerò e magari ne parlerò qui nel blog.
Picchio
Ahhhh, ti sei tradita, ora salta fuori che secondo te papa Benedetto non e’ per nulla in ” continuita’ col papà attuale, che papa Benedetto dovrebbe chiedere scusa ai vari teologi ribelli degli anni 70 e 80 , dovrebbe chieder scusa agli eretici .
ora escono fuori tutti quelli che non solo non vedono alcuna ” continuita’” fra Ratzinger e il papa attuale ma che continuano a deprecare il papato di Ratzinger PERCHE’ SI E’ OPPOSTO strenuamente all’ eresia.
Ma allora perché’ continuare a raccontare ai fedeli trattati come ” beoti” la storiella ipocrita della continuita’ fra i due papi?
Cara Picchio non siamo beoti, sappiamo benissimo che Ratzinger e’ visto come fumo negli occhi da tutti i progressisti, solo perche’ e’ stato un coraggioso difensore della dottrina della Chiesa.
Per favore non prendeteci per scemi: che la panzana dell’ armonia, della continuita’ fra i due papi e’ falsa lontana un miglio!
Basta ipocrisia, basta per favore falsita’ . Abbiamo almeno il coraggio delle nostre opinioni.
Dal dopo Concilio Vaticano II ad oggi la Chiesa si e’ scissa in due parti: da una parte teologi, movimenti ecclesiali, preti , laici che chiedono ancor più’ rimodernamento, ancor più’ rivoluzione, ancor più’ cambiamento , e fra questo il teologo Hunermann che ha firmato CONTROla Veritatis Splendor, chiedendo in pratica di rivedere la dottrina della Chiesa su divorzio, contraccezione, celibato ecclesiastico, ordinazione al sacerdozio delle donne, e dall’ altra chi invece vuole rimanere fedele alla dottrina della Chiesa, lunga duemila anni, NONOSTANTEil Concilio Vaticano II.
IL TEOLOGO Ratzinger con intelligenza sottile ha cercato di ricomporre L’ unita’ parlando di ermeneutica della continuita’ : secondo la sua interpretazione il Concilio Vaticano II va letto ed interpretato in continuita’ con tutti i Concili precedenti e con tutta la dottrina della Chiesa precedente. Questa sua posizione gli ha attirato gli strali degli estremisti. Di quelli per cui il Concilio Vaticano II E’ stato una ” rottura” Fra questi ci sono sia da una parte i teologi iper progressisti come Hans Kung ,o storici come Melloni e la scuola di Bologna, sia dall’ altra parte tradizionalisti che rifiutano il CVII come Mons. Levfreve. Sia da una parte che dall’altra altra si attacca Ratzinger: lui e la sua ermeneutica della continuita’ .
La continuita’ deve essere una fissa di Ratzinger che ancora nella sua lettera parla di ” continuita’ interiore” fra lui e Bergoglio.
Ma siamo sinceri quanto e’ c’era questa ” continuita’ ” e quanto e’ una pia illusione?
La nostra Picchio ha sinceramente detto cosa pensa di Ratzinger: che e’ lui a dover chiedere scusa! Magari a Mons,. Vigano’ ?
Per cui la morale della storia e’ questa: inutile cercare di ” accomodare” di forzare la realta’ : i contrasti esistono, netti crudi veri. La scissione c’ e’ . Metter la testa sotto la sabbia come gli struzzi non serve. La grande lotta delle due parti a conflitto puo’ essere rimandata e minimizzata ma non all’ infinito.
Benedetto Xvi con la sue ermeneutica dela continuità ha cercato di salvaguardare l’unità come bene primario. L’ermeneutica della rottura è per sua nature “disiva”. Potrà, forse, ottenere l’unità con i pochi cristiani riformati che si riconoscono tali ma a scapito di quei cattolici che non condividono la rottura con la tradizione.
Mcv
Io mi sono tradita? Io ho sempre detto da anni quello che penso di Benedetto … Della continuità ne parla sempre il Papa emerito, per me se c’è continuità c’e tra Francesco e il concilio , mentre la discontinuità con questo c’è stata con Ratzinger che ha flirtato un po’ troppo con i tradizionalisti cercando di rimandare indietro la Chiese..
L’unica continuità tra Francesco e l’emerito riguarda la dottrina, nessuno ha cambiato niente in questo campo.
Io ho detto che Ratzinger dovrebbe chiedere scusa ai teologi che facevano quello che dovrebbe fare un buon teologo e non ha Viganò, che tagliando la lettera aveva fatto un’opera buona :aveva evitato che fosse evidente che a 91 anni l’emerito si comporta come un bambino rancoroso che se la prende per dissapori avvenuti venti anni prima .
Cristina Vicquery
Comunque sto bla bla per la lettera non lo capisco.Per me la cosa più grave che ha fatto Benedetto finora è la postfazione del libro di Sarah che spinge per una liturgia lontana anni luce da quella di Francesco che lo deve mettere in riga ogni due per tre. Quella postfazione è stata una grave ingerenza subitoinfatti applaudita dalle truppe cammellate del Papa emerito.
Di quello si sarebbe dovuto riempire un blog non di sta lettera.
Cristina vicquery
Cara gente fortemente attaccata alla Tradizione, voi non avete capito una cosa molto importante, e scusate se insisto su un concetto già espresso qui e non recepito, ovviamente ( neanche lo speravo), da chi pecca di sordità precostituita.
Essere “progressisti” non significa affatto ripudiare la Tradizione. Significa, contrariamente a quel che pensate senza però pensare, che Dio non è incapsulato in certe formule dottrinali e teologiche elaborate una volta per sempre diversi secoli fa. Non è manco per niente così.
Forse avete dimenticato che nel trascorrere del tempo è presente un volto di Dio che si chiama SPIRITO SANTO, abbastanza sconosciuto qui in occidente. Questo governa il tempo e la storia, ed è presente nella vita della Chiesa e nella coscienza di chi viene illuminato particolarmente da Dio a patto che si voglia stare attenti alla sua voce. Lo Spirito di Dio fa maturare riflessioni e visioni nuove, che magari possono far cambiare certe credenze di una volta e apportano nuova vitalità in una Chiesa prossima a morire.
Ed è inutile opporsi alla forza dello Spirito.
Queste cose le sa chi non si ferma ad una fede ripetitiva e infantile fondata stoltamente solo su formule catechistiche antiche e su pagine di antichi teologi che erano tutte valide per stagioni antiche, appunto. Ma oggi reclamano a gran voce opportuni aggiornamenti di visuale.
Bisogna cercare di ascoltare la parola di Dio alla luce di una maturazione imposta necessariamente dallo Spirito di questo tempo.
Voi forse credete che Ratzinger non sappia tutto ciò?
Certo che lo sa intelligente com’è. Per questo lui ha parlato di “continuità interiore” col papato di Francesco, pur nella diversità degli stili. E molti si sono ribellati davanti a questa espressione non capita.
Forse pensate che uno come lui sia rimasto fermo alla fede immatura di quando era bambino e anche giovane? Non lo credo proprio.
Il tempo è passato anche per lui e di certo gli ha fatto maturare riflessioni nuove su tutto il suo sapere evangelico e teologico.
Chi lo vuol prendere come bandiera del tradizionalismo, e piange con alti lamenti per la questione della lettera, non ha capito nulla.
Permettetemi di dirlo.
“L’ermeneutica della rottura è per sua nature “disiva”.”
Perché, scusi, Ratzinger ha parlato di “ermeneutica della rottura”? Non mi risulta.
Lei lo pensa; lei e certi cattolici del suo stampo, che vogliono star seduti.
È vero. Il termine “ermeneutica della rottura” non è il termine esatto. Quello usato da Benedetto è “ermeneutica della discontinuità” termine asolutamente meno “urticante”.
Tra “rottura” e “discontinuità” c’è la stessa differenza che c’è tra “zuppa” e “pan bagnato”. Una discontinuità è una interruzione ( rottura ) della continuità.
I documenti del Concilio, così come sono risultati, hanno rappresentato il risultato delle decisioni della asemblea dei vescovi. Un compromesso tra istanze diverse? Forse. Ma non è lo Spirito Santo a guidare la Chiesa, nel suo complesso? O forse lo Spirito Santo è possedimento personale solo di alcuni i quali si autodefiniscono i corretti interpreti dello “Spirito del Concilio” ?
Io, personalmente (e anche fisicamente) non sono stato affatto “seduto” nel corso della mia vita ma la ho spesa in larga misura per annunciare “la conversione e il perdono dei peccati” , misericordia E CONVERSIONE. RItengo che piuttosto che muoversi per annunziare la misericordia SENZA parlare allo stesso tempo della necessità della conversione, sia meglio restare “seduti” !
Se io che sono un laico ho speso tanta parte della mia vita ad annunciare la conversione e il perdono dei peccati lo devo al Concilio, che ha messo in grande evidenza il fatto che è il Battesimo che abbiamo ricevuto che ci da’ non solo il diritto ma anche il dovere di essere annunciatori ( cosa che anche papa Francesco ripete ). Tutto questo è frutto del Concilio. La conversione è a vivere di Amore, per Amore e con Amore. Ma la condizione “minima” dell’amore è rappresentata dalle dieci Parole. Fuori dalle Dieci Parole, interpretate dal Figlio di Dio, nel Discorso della Montagna l’amore è inquinato fino a poter essere anche negato. Per procedere nella strada dell’Amore è INDISPENSABILE seguire quello che la Chiesa, madre e maestra, ha elaborato nel corso dei secoli e propone e servirsi di tutti quegli aiuti che mette a disposizione dei suoi fedeli. Dare il primo posto a quello che uno pensa “in coscienza” senza una adeguata formazione della coscienza stessa è porre una grave trappola alle persone. TUTTI i peccati, fatti in buona fede o meno, hanno conseguenze negative – a prescindere dalla maggiore o minore colpevolezza.
( questo è un discorso sul quale ci siamo già scontrati n volte )
Tutto questo ha poco a che vedere con il discorso della lettera di Vigano’ ma vuole rispondere al suo giudizio circa il mio stare “seduto” e attaccato al “tradizionalismo”.
Ci mancherebbe pure che si rimanesse seduti.
E ci mancherebbe pure che dipendesse dalla capocchia nostra decidere a quali condizioni muoversi.
Sono assolutamente d’accordo con Cristina Vicquery. Dopo la stagnazione di GPII e gli arretramenti di BXVI Francesco ha ripreso il filo interrotto del Concilio.
Quanto a Sarah, egli è assolutamente inadeguato al ruolo che ricopre e più volte Francesco ha dovuto smentire le sue imprudenti e infondate affermazioni:
1) sulla consacrazione officiata dal presbitero con le spalle rivolte all’assemblea liturgica;
2) sull’interpretazione data da Sarah del Motu proprio Magnum Principium, maldestro tentativo, questo sì da censurare, di manipolare secondo le proprie convinzioni quanto scritto dal Papa;
3) sulla liceità della comunione ricevuta in mano.
E’ un personaggio di un’arretratezza teologica imbarazzante, del tutto inadatto al ruolo che ricopre. Di conseguenza la posfazione di Ratzinger al suo libro è stata un atto del tutto imprudente, se non sbagliato
Alberto Farina
Star seduti, Beppe Zezza, vuol dire star fermi in una narrazione tradizionalista. Che poi è quella che oggi non fa “convertire” proprio nessuno. Lei forse crede che basti dire: convertiti, per convincere qualcuno alla fede? Quel genere di conversione è fasullo, caro sig. Zezza. Ci vuol ben altro per indirizzare a Dio.
Ci vuole la comprensione che noi dobbiamo amare come Dio ci ama; come Dio ama tutti i suoi figli, al di là delle religioni. E che questo Amore si è manifestato nella passione e morte di Gesù per il riscatto dell’ uomo di tutti i tempi e di tutti i luoghi.
Il Vaticano II fu proprio evocato dallo Spirito Santo per un rinnovamento della Chiesa, ed oggi quelle istanze sono state riprese con vigore dall’ attuale pontefice. Che a lei piaccia o no.
Il suo modo di catechizzare lo conosco ed è, a mio avviso, sbagliato, perché percorre metodi vecchi che non lasciano tracce profonde che portino al Dio di Gesù. Lo dico per esperienza.
Certi catechisti dovrebbero essere catechizzati
Lei, Zezza, si offende quando io la definisco “tradizionalista”.
Il fatto è che lei lo dimostra ad ogni passo, e forse non se ne accorge.
Lei fa un passo avanti e subito dopo un passo indietro.
Lei afferma: “Ma la condizione “minima” dell’amore è rappresentata dalle dieci Parole. Fuori dalle Dieci Parole, interpretate dal Figlio di Dio, nel Discorso della Montagna l’amore è inquinato fino a poter essere anche negato.”
Mi dispiace, ma non è così. L’Amore di Dio c’è e ci sarà sempre ANCHE per i peccatori.
Ma poi che vuol dire, scusi, questa sua proposizione: ” Fuori dalle Dieci Parole, interpretate dal Figlio di Dio, nel Discorso della Montagna l’amore è inquinato fino a poter essere anche negato.”? Che vuol dire? Mica l’ho capito.
Certo che i comandamenti devono essere seguiti, mai negata questa verità. Solo che, al di là dello specifico, tutti si riassumono nell’unica legge dell’AMORE, del “non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te”. E questo Amore è anche Amore per Dio.
Inoltre, lei sembra dimenticare che Gesù ha lasciato un comandamento nuovo ai suoi discepoli: ” Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato”.
Poi lei dice, tanto per cambiare: “TUTTI i peccati, fatti in buona fede o meno, hanno conseguenze negative – a prescindere dalla maggiore o minore colpevolezza.” Intanto, bisognerebbe capire quali sono i peccati che ci allontanano davvero da Dio. Se lei li vede in quelli indicati dalla Chiesa di un tempo, sbaglia di grosso. Non so se si sia reso conto che certi peccati mostrati come sicuri ieri( tanto per dire) e avant’ieri, oggi non lo sono più. Deve essere stata opera dello Spirito a non farli apparire più così.
Detto questo, lei è forse convinto che “extra Ecclesiam nulla salus”?
Lei lo pensi pure, io certamente no.
a Victoria Boe rif 19.58 21.06
“Star seduti, Beppe Zezza, vuol dire star fermi in una narrazione tradizionalista” Cosa le fa pensare che io sia fermo in una “narrazione tradizionalista”? Cosa è, secondo lei, una “narrazione tradizionalista”?
“Lei forse crede che basti dire: convertiti, per convincere qualcuno alla fede?” Io, credo che la fede sia un dono che Dio fa aprendo il cuore a credere all’annuncio del Suo Amore manifestato nella passione e morte di Ns Signore Gesù Cristo, Amore che è la unica verità della vita. Riconoscere questo richiede necessariamente la conversione, cioè il cambiamento innanzitutto di mentalità e conseguentemente di vita vissuta. Non si tratta di “convincere” nessuno. (Non si può “convincere” nessuno ad avere Fede) Ma non si può annunciare l’Amore di Dio senza fare presente che questo significa anche cambiare vita perché la nostra vita come è non è in nulla o assai poco immagine dell’Amore di Dio.
“Il suo modo di catechizzare lo conosco”. Di grazia, come fa a saperlo? Mi ha mai inteso catechizzare?
“Certi catechisti dovrebbero essere catechizzati”. Questo lo penso anche io. Purtroppo.
“Ma poi che vuol dire, scusi, questa sua proposizione: ” Fuori dalle Dieci Parole, interpretate dal Figlio di Dio, nel Discorso della Montagna l’amore è inquinato fino a poter essere anche negato.”? Che vuol dire? Mica l’ho capito.”
Evidentemente non sono stato chiaro. Voglio dire che “parlare” di Amore è facile facile,ma “vivere” l’Amore no. E come posso essere certo di stare “vivendo” l’Amore e che non sto invece ingannando me stesso, credendo quello che non è? Confrontandomi con le Dieci Parole nella interpretazione che Nostro Signore Gesù Cristo ne ha dato nel Discorso della Montagna e nella Sua vita. Non puoi dire di “essere in Dio” se non vivi secondo quello che Lui ci ha detto e mostrato. Che Dio mi ami lo stesso, anche se io non rispetto quello Lui ci ha detto e mostrato, è verissimo, altrochè. Non è Lui che non ama, sono io che non amo!
““TUTTI i peccati, fatti in buona fede o meno, hanno conseguenze negative – a prescindere dalla maggiore o minore colpevolezza.” Tutti i peccati sono, in misura maggiore o minore, una lesione dell’Amore, quando li facciamo in misura maggiore o minore ci “allontanano da Dio”. (Non “allontanano Dio da noi” ma “allontanano noi da Dio”. Le due proposizioni non sono equivalenti) Tutti i “peccati” si risolvono in un danno che noi facciamo a noi stessi, che ne siamo consapevoli o meno. Esempio: la maldicenza (= parlare male dell’altro) Peccato comunissimo (del quale facciamo tutti larga esperienza nel nostro blog) commesso senza “piena avvertenza e deliberato consenso” ( e quindi non “mortale” secondo le vecchie definizioni del Catechismo ) ma che fa comunque un danno – rompe l’armonia che secondo quello che dice il Signore dovrebbe sussistere tra i suoi discepoli (Amatevi come io vi amati da questo riconosceranno che site miei discepoli). (Se non vado errato qualche “non credente” che segue il blog lo ha anche segnalato)
“Non so se si sia reso conto che certi peccati mostrati come sicuri ieri( tanto per dire) e avant’ieri, oggi non lo sono più.”. Per favore me li elenchi perché non ne ho consapevolezza.
Buona Domenica delle Palme
Se lei, Zezza, riuscisse qualche volta ad andare oltre il significato letterale di una frase, forse capirebbe di più di quel che io dico.
Se lei catechizza nel modo in cui lo fa qui nel blog almeno parlando con me, di certo non è il modo migliore, per quel che io posso capire e per il mio modo di vedere le cose.
Le Dieci parole:“Io sono il Signore tuo Dio: Non avrai altro Dio fuori di me. Non nominare il nome di Dio invano.Ricordati di santificare le feste. Onora tuo padre e tua madre.Non uccidere.Non commettere atti impuri( non commettere adulterio).Non rubare.Non dire falsa testimonianza. Non desiderare la donna d’altri ( neppure col pensiero). Non desiderare la roba d’altri”.
Il discorso della Montagna:
“Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli! Beati quelli che piangono, perché saranno consolati; Beati i miti, perché erediteranno la terra! Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati! Beati i misericordiosi, perché otterranno misericordia!…. “.
Mi spieghi cortesemente, Zezza, dove vede l’interpretazione delle Dieci Parole da parte di Gesù, perché io sinceramente non riesco a vederla. Sarei felice se lei me lo facesse capire. Non è mai troppo tardi per imparare.
Quel che Gesù ha detto nel Discorso della Montagna è altra cosa, per la verità, e non sto qui a spiegare ciò che anche lei dovrebbe capire.
E comunque, interrogato dai discepoli, Gesù ebbe a dire che il comandamento più grande di tutti è quello di amare Dio con tutto il cuore e con tutte le forze, e di amare il prossimo come sé stessi.
Gesù, ovvero la Parola di Dio, è venuto fra noi per indicare l’unica Legge che è la chiave giusta per entrare nell’Amore di Dio. Ed è quella di amare il prossimo, che vuol dire, caro Zezza, FARSI PROSSIMO agli altri.
Gesù Cristo si è fatto talmente prossimo a noi uomini, da offrire la sua vita per noi. Così come, in un certo senso, ha fatto quel Arnauld Beltrame che ha dato la propria vita per salvarne un’altra. E magari quel colonnello non era neppure un fervente cristiano, per dire.
Su questo Amore, dunque, non ci sono dubbi.
E il prossimo–ci tengo a sottolinearlo– è qualunque prossimo, tanto per chiarire. Non è solo il prossimo a me vicino per legami di sangue o di amicizia o chissà che altro. Il prossimo è da identificare con sé stessi al di là degli affetti, come insegna molto bene la parabola del samaritano.
Il prossimo è anche quel nero che arriva da noi perché non può più vivere nel suo Paese. E invece molti sedicenti cristiani vorrebbero respingerlo attaccandosi a dei pretesti labilissimi.
Il prossimo è anche quello che chiede lo ius soli per i figli che nascono in Italia e che di certo non ci tolgono l’aria.
Certo che questo Amore non è facile per niente,e io infatti non ho mai detto che sia facile; ma è il solo che porta ad amare Dio, sicché i due comandamenti detti da Gesù si uniscono in uno solo: l’amore del prossimo. Perché solo amando il prossimo che si vede, si può amare Dio che non si vede. Per noi cristiani DEVE ESSERE così. Qualcuno ha perfino detto che se ama Dio lo deve al fatto che è innamorato di Gesù per quel che ha detto e fatto, e non il contrario. Lui infatti ci ha mostrato il volto del Padre.
Lei, Zezza, invece arriva a parlare dell’Amore passando attraverso il legalismo; dicendo in pratica che non facendo né questo né quello si arriva ad Amare Dio. Il suo percorso, quindi, è diverso dal mio.
A parte il fatto che ciò che lei vede come peccato, per me potrebbe non esserlo.
Per esemplificare: se un poveretto affamato ruba qualcosa in un supermarmarket per reprimere la fame, per lei sarebbe sicuramente peccato perché ha infranto la legge, per me proprio no.
Eppure, anche io so che non si deve rubare.
Peccato sono le enormi ruberie di quelli, anche cristianissimi, che esportano i loro capitali per non pagare le tasse qui da noi, impipandosene altamente del fatto che così facendo inducono lo Stato ad aumentare le tasse a chi sempre le paga.
Peccato grave è l’ingiustizia sociale, per esempio.
Lei, Zezza, che ne pensa di tutti questi peccati commessi anche dai cristiani?
“Se lei catechizza nel modo in cui lo fa qui nel blog” il blog non è luogo di “catechesi” ma di confronto. Altro è “catechizzare” qualcuno che dichiaratamente non conosce Cristo, altro è argomentare con qualcuno che presume di sapere.
“Mi spieghi cortesemente, Zezza, dove vede l’interpretazione delle Dieci Parole da parte di Gesù, perché io sinceramente non riesco a vederla” . Il discorso della Montagna non sono solo i primi versetti (le Beatitudini) che lei cita ma i cap 5-6-7 del Vangelo di Matteo. Esempio di quello che ho scritto: “Non uccidere” (Es 20,13) Mt 5“21 Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. 22 Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio.” ; “ non commettere adulterio” (Es 20:14) 27 Avete inteso che fu detto: Non commettere adulterio; 28 ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore..
“Gesù ebbe a dire che il comandamento più grande di tutti è quello di amare Dio con tutto il cuore e con tutte le forze, e di amare il prossimo come sé stessi.” Ma ha anche aggiunto: questo è tutta la Legge e i profeti. Cioè è il “riassunto” della Legge. il riassunto sintetizza quanto detto in forma estesa.
“Il prossimo è anche quel nero che arriva da noi perché non può più vivere nel suo Paese. E invece molti sedicenti cristiani vorrebbero respingerlo attaccandosi a dei pretesti labilissimi.” E’ assai facile dire : “il cristiano deve accogliere l’immigrato perché è suo prossimo e così ci insegna il Signore”, e indignarsi nei confronti di coloro che si attaccano a “pretesti labilissimi” assai più difficile è “accogliere il migrante nella propria casa o perfino accettare che abiti nell’appartamento del nostro pianerottolo e cucini cibi etnici che riempiono le scale di effluvi che ci sono estranei.
“ se un poveretto affamato ruba qualcosa in un supermarmarket per reprimere la fame, per lei sarebbe sicuramente peccato perché ha infranto la legge, per me proprio no.” Così dicendo lei commette “peccato” perché va contro il dettato di Gesù : “non giudicare”! Il giudizio sulla colpevolezza o meno del poveretto è di stretta competenza di Dio. Per noi, comuni mortali che non conosciamo le motivazioni profonde dell’uomo, valgono insieme le due leggi “ non rubare” e “non giudicare” : Non siamo autorizzati a usare la legge per giudicare gli altri
“Certo che questo Amore non è facile per niente, e io infatti non ho mai detto che sia facile; ma è il solo che porta ad amare Dio” Penso che proprio in questa affermazione stia la maggiore distanza tra il mio e il suo pensiero. Io “amo Dio” perché Lui mi ha amato per primo e desidero rassomigliare a Lui. Lui ama tutti e se voglio rassomigliare a Lui sono chiamato ad amare tutti anche io. Ma “tutti” chi sono? Nel concreto della mia vita sono le persone con le quali vengo a contatto ( i miei parenti, i miei vicini di casa, i miei colleghi di lavoro, le persone che incontro sulla mia strada). E’ troppo facile dire che io amo una persona che non ho mai visto e della quale non conosco tutte le asperità e i difetti dei quali , per amore, mi devo caricare.
“Lei, Zezza, che ne pensa di tutti questi peccati commessi anche dai cristiani?” Che non mi meraviglio che tanti abbandonino il cristianesimo. E’ anche colpa nostra (ognuno per la sua parte, piccola o grande) se lo fanno. Se tutti quelli (compresi noi) che si dicono “cristiani” lo fossero veramente le cose non andrebbero come stanno andando.
P.s. Non mi elencato i peccato che lo Spirito Santo ha dichiarato non essere più tali
Caro Beppe Zezza, inutile discutere con persone come Victoria Boe.
Esse partono da un presupposto, anzi da un pre-giudizio non dimostrato ma radicato nella loro mente: che cioè, tutta la Tradizione della Chiesa, tutti dogmi, tutta la dottrina morale della Chiesa, e i Dieci Comandamenti Sia abrogata e che solo col Concilio Vaticano II sia iniziata la vera Chiesa cattolica. Inutile dire che il Concilio Vaticano II stesso non solo non ha mai ABROGATO la Tradizione, i dogmi, i dieci comandamenti, il Catechismo, ma neppure ha mai preteso di proclamare l,’inizio di una “ nuova chiesa” in contrapposizione con la vecchia.
Il continuo rifarsi poi al solo Comandamento di amare il prossimo, presuppone che Victoria Boe pensi che si possa amare il prossimo trasgredendo ai dieci comandamenti e non si rende conto che si ama il prossimo proprio seguendo i dieci comandamenti: perché, onorare il padre e la madre, non rubare, non uccidere, non desiderare la roba d, altri, non commettere adulterio , sono proprio le azioni pratiche che dimostrano che si ama il prossimo.
Invece per Victoria Boe e per quelli che la pensano come lei l’ Amore del prossimo” e, solo un sentimento, una disposizione benevola. Resta da spiegare come questo “ sentimento” possa incarnarsi in azion concrete se si trasgredisce ai dieci comandamenti cioè se , si mente, si uccide, si tradisce il coniuge e non si onorano i genitori ecc.
La fede ridotta a un vago sentimentalismo e’ una forma di quella fede astratta e disincarnata tipo gnosticismo : e’ quello che denuncia come eresia la “ Placuit Deo” documento appena uscito dalla Dottrina della fede .
I Dieci Comandamenti se obbediti per amore di Dio ci portano ad azioni concrete di amore del prossimo.
E la fede cattolica e’ una fede non di vaghi sentimenti ed emozioni ma di azioni concrete. Azioni che vi sono ßempre state, amore del prossimo che vi e’ sempre stato, in tutta la storia della Chiesa, e che non e’ certo stato scoperto per la prima volta dal Concilio Vaticano II.
Basti pensare alle tante opere di carita’ E di misericordia che seguirono la Controriforma e il Concilio di Trento, tutto il fiorire di carita’ che si ebbe nel XVI e XVII secolo.
La continua insopportabile contrapposizione della Chiesa post-conciliare, vistà come portatrice di ogni bonta’ e misericordia , apertura, tolleranza, contro la Chiesa pre-conciliare,vista come cattiva, retriva, intollerante, senza misericordia, e’ fra l’ altro dimostrata FALSA dalla storia e dalla realta’. Nella Chiesa pre-conciliari fiorirono Santi, si mostrarono al mondo intero mirabili opere di carita’ , missionari portarono la Fede nei piu’ sperduti confini, artisti e musicisti crearono opere d’ arte immortali. Questi i frutti, che stanno sotto gli occhi di tutti della Chiesa pre-conciliare , della Tradizione cattolica.
Aspettiamo ancora di vedere il fiorire e i frutti della grande rivoluzione modernista .
La grande rivoluzione modernista sta nella testa dei fissati, non nella storia.
I santi continuano ad esserci, né più né meno di prima.
Pure i fanatici , i contastorie e i calunniatori, però.
Invito la signora Venturi a non intromettersi in questa discussione fra Beppe Zezza e me. Soprattutto la invito a non dire stupidaggini quale quella magagalattica attribuitami con una sfrontatezza senza pari, secondo cui io, e tantissimi altri che hanno il mio pensiero, vorrei abrogata la Chiesa tradizionalista.
Dimostri un po’ di intelligenza, signora, se ce l’ha. Cosa che, ad essere sincera, a me risulta difficile vedere. Prima di dire scemenze grandi come il mondo, legga con attenzione i miei post, nei quali mai appare tutta quella mistificazione obbrobriosa che lei ha esposto con una disinvoltura pari alla sua sfrontatezza.
Una cosa è certa: la Chiesa preconciliare era rigida e colpevolizzante.
Quella postconciliare è abbracciante e ben più aperta alla comprensione del messaggio cristologico.
La invito a non provocarmi, per favore, e non chiedo troppo, mi sembra.
Mi rivolgo al sig. Zezza, al quale dico innanzi tutto che, come spesso accade, si arrampica sugli specchi. Lei, Zezza, parla di “interpretazone” dei comandamenti, da parte di Gesù, nel Discorso della Montagna [e della Pianura, secondo Luca].
Sappiamo tutti che in quel Discorso siamo abituati a riconoscere primariamente le BEATITUDINI.
Ma se poi allarghiamo la vista, niente altro vediamo se non una rilettura AMPLIATA dei comandamenti lapidari (destinati al popolo di Israele) tutti riconducibili ad un solo comandamento: quello dell’Amore verso gli altri. E si tratta, se mi permette, di un Amore universalmente inteso.
Gesù, in altre parole, amplia di molto il raggio d’azione delle Dieci Parole. Ma il nucleo centrale è sempre lo stesso, cioè l’Amore (correttamente inteso). Inoltre, Gesù comanda con autorità e dona come regola permanente del Regno: amate il prossimo e i nemici di qualunque specie, senza considerare né razza né nazionalità, stimandoli, rispettandoli, beneficandoli.
” Quanto desiderate che gli uomini vi facciano, fatelo anche voi ad essi. Questa è infatti la LEGGE E I PROFETI”.
Lei, Zezza, dice:”Ma “tutti” chi sono? Nel concreto della mia vita sono le persone con le quali vengo a contatto ( i miei parenti, i miei vicini di casa, i miei colleghi di lavoro, le persone che incontro sulla mia strada). E’ troppo facile dire che io amo una persona che non ho mai visto e della quale non conosco tutte le asperità e i difetti dei quali , per amore, mi devo caricare.”
Questo è il suo errore MADORNALE E FUORVIANTE. Lei evidentemente pensa ad un amore di tipo vagamente sentimentale.
Pensi alla parabola del samaritano. Forse che quel samaritano conosceva il poveretto trovato mezzo morto sulla strada?
Non è così. Lo vide bisognoso di aiuto e senza sapere nulla di lui, neanche se fosse un delinquente, lo soccorse, lo portò in una locanda, lo affidò al padrone della locanda dandogli dei soldi per le cure del caso e promettendogli che al suo ritorno gi avrebbe dato il resto, se necessario.
L’amore di cui parla Gesù è questo, sig. Zezza. Ovvero, tutti abbiamo il DOVERE di aiutare chi sta nei guai. Bisogna rischiare di andare incontro a delle delusioni, altrimenti è troppo facile aiutare solo i parenti e gli amici e i conoscenti, cioè il prossimo vicino.
Ci si deve mettere in testa che siamo tutti fratelli, figli dell’unico Padre. Questo non riusciamo a capirlo né ad accettarlo. Ma perché, di grazia?
Certo che si deve stare attenti e si deve usare il DISCERNIMENTO anche in questi casi.
Ma le parole di Gesù sono in buona parte di rottura con la religione ebraica. Altrimenti quale sarebbe il senso della religione cristiana derivata da quella ebraica?
a Victoria Boe 18.46 e seguenti
“Sappiamo tutti che in quel Discorso siamo abituati a riconoscere primariamente le BEATITUDINI” .
“Siamo”, chi? Forse persone non abituate a nutrirsi della Sacra Scrittura. Le Beatitudini sono il Proemio del Discorso della Montagna – che è molto ampio (cap 5-6-7).
I due comandamenti Ama Dio e ama il prossimo – il primo e il secondo comandamento sono la sintesi di tutta la Legge e i Profeti. Ma le sintesi sono molto ristrette ed è necessario avere chiarimenti circa le situazioni concrete della vita. Anticamente – ma lo si fa ancora oggi – prima di confessarsi si faceva lo “esame di coscienza” nel quale questi due comandamenti venivano “sbriciolati” nelle piccole o grandi azioni quotidiane perché si potesse comprendere cosa , nel concreto, significhi “amare Dio e amare il prossimo”
“Lei, Zezza, dice:”Ma “tutti” chi sono? Nel concreto della mia vita sono le persone con le quali vengo a contatto ( i miei parenti, i miei vicini di casa, i miei colleghi di lavoro, le persone che incontro sulla mia strada). E’ troppo facile dire che io amo una persona che non ho mai visto e della quale non conosco tutte le asperità e i difetti dei quali , per amore, mi devo caricare.”
Questo è il suo errore MADORNALE E FUORVIANTE. Lei evidentemente pensa ad un amore di tipo vagamente sentimentale”
In verità ho parlato di “asperità e difetti dei quali per amore mi devo caricare” – cosa tutt’ altro che sentimentale. Caricarsi dei difetti di un altro comporta sofferenza, rinuncia a sé stesso ecc!
“Pensi alla parabola del samaritano. Forse che quel samaritano conosceva il poveretto trovato mezzo morto sulla strada?”
In verità tra i “tutti” ho indicato esplicitamente anche “le persone che incontro sulla mia strada”. Il samaritano , quel tale incappato nei briganti, lo ha incontrato “sulla sua strada”. E’ stato, se vuole, un incontro “fortuito”.
Allargando il discorso e parlando in modo omnicomprensivo : abbiamo il dovere di accogliere i migranti ecce cc -trasformiamo il dettato di Gesù in una “ideologia”.
“le parole di Gesù sono in buona parte di rottura con la religione ebraica. Altrimenti quale sarebbe il senso della religione cristiana derivata da quella ebraica”
Gesù rompe con la dottrina che dice che la salvezza si conquista con l’osservanza della Legge. Gesù afferma ” Io sono la salvezza (Via, verità e vita). Chi è UNO con me, osserverà la Legge ( la quale non cambia neanche di una virgola) ma anzi farà cose ancora più grandi. La via dunque è cercare di essere UNO con Cristo e, come conseguenza, amare come Lui ha amato.
Conseguenza, non premessa.
Forse non si rende conto, gentile Signore Boe, che in alcuni particolari di quello che dice, lei sembra ancorata allo stesso schema degli Ebrei. Lei scrive “Gesù, ovvero la Parola di Dio, è venuto fra noi per indicare l’unica Legge che è la chiave giusta per entrare nell’Amore di Dio” – con questo sta dicendo che “per ENTRARE nell’Amore di Dio” DOBBIAMO obbedire alla legge dell’Amore e che Gesù è venuto per “INDICARCELA”. Ma questo è proprio quello che dicono gli Ebrei: per entrare nel Regno bisogna obbedire ai comandamenti ed è quello che i profeti, prima di Gesù, hanno detto e ripetuto! (solo che quelli di Gesù sono più difficili).
Per favore non mi accusi di “attaccarmi alle parole” . Gesù dice che la bocca parla dalla pienezza del cuore
Certo che l’Amore del quale parla Gesù è un amore a tutti, perfino ai nemici, senza riguardi di lingua, popolo, condizione sociale ecc. Su questo siamo perfettamente d’accordo.
1)“Siamo”, chi? Forse persone non abituate a nutrirsi della Sacra Scrittura. Le Beatitudini sono il Proemio del Discorso della Montagna – che è molto ampio (cap 5-6-7).
Rallegramenti, sig. Zezza, perché, a quanto pare, solo lei e pochi altri si nutrono della Sacra Scrittura; gli altri, compresa me, tutti ignorantoni.
2)” Ma le sintesi sono molto ristrette ed è necessario avere chiarimenti circa le situazioni concrete della vita.”
Sant’Agostino non doveva avere chiaro questo assunto quando disse: “ama e fai ciò che vuoi”. Chissà di quale amore parlava. Se può raggiungerlo in sogno o in altro modo, glielo dica bene, mi raccomando. Così veniamo a capire bene la sua espressione.
3)”Allargando il discorso e parlando in modo omnicomprensivo : abbiamo il dovere di accogliere i migranti ecce cc -trasformiamo il dettato di Gesù in una “ideologia”.”
Giusto. Infatti conosco fior di preti NON ideologici che spesso si riferiscono a questa situazione concretissima nella nostra epoca. Non solo: Gesù ha detto anche con chiarezza: chi accoglie lo straniero, accoglie me.
Ma Gesù era–lo sappiamo–ideologico. Vero?
E in ogni caso è chiarissimo che lei vuol piegare il discorso evangelico del Cristo al suo pensiero per niente evangelico ed anzi opportunistico ed escludente. Ed è fuori strada.
4) “Chi è UNO con me, osserverà la Legge ( la quale non cambia neanche di una virgola) ma anzi farà cose ancora più grandi. La via dunque è cercare di essere UNO con Cristo e, come conseguenza, amare come Lui ha amato.”
Il percorso è inverso, caro Zezza. Essere UNO con Cristo vuol dire A-MA-RE come lui. E solo in secondo piano si pone la legge, perché, come si suol dire, la Legge senza l’Amore non salva; mentre l’Amore salva anche senza la Legge.
Qualcuno ha detto giustamente: L’Amore supera la Legge.
Ed è giusto che sia così, altrimenti pochi si salverebbero.
Lei, Zezza, spacca il capello in quattro nel tentativo inutile di far quadrare il cerchio dei suoi atavici convincimenti, ma i suoi sforzi sono vani.
La sua religiosità è legalista, che lei accetti questa definizione oppure no.
Io ne sono fuori, invece, e sono in perfetta linea col C.V.II.
Lei no.
A Victoria Boe
1) solo allr persone che hanno poca dimestichezza con la Sacra Scrittura può venire in mente di identica te Discorso della Montagna e Beatitudini. Per fortuna questi “ignorantoni” non sono ” tutti ” ma, certo, qualcuno c’e
2) certo con quella frase s Agostino non ha certamente inteso dire che si potesse andare contro le 10 Parole ( per la contradiz ione che molti consente ). Certamente in ogni tempo c’è chi intende in modo prescritti stivo le 10 Parole , è contro questo atteggiamento che si esprime Agostino.
3) come segnala Gesù ha detto ” chi accoglie lo straniero accoglie me ‘ cosa ben diversa da ” dovete accogliere gli stranieri “. Il Vangelo non è una legge , (non è quello che sostiene anche lei?) né n progetto politico.
4) Se uno ama come Cristo rispetta le 10 Parole ( ad abndantiam le rispetta )
Che che lei ne possa pensare Non credo affatto ad una interpretazione precettistica della legge credo che la legge sia una espressione dell’amore per cui chi ama la rispetta. Guardo invece con molto sospetto coloro che dicono che la legge non conta di fronte alla sollecitazione della propria coscienza. Troppe volte Infatti si scambia il proprio convincimento dovuto ai condizionamenti esterni con la voce di Dio che parla nell’intimo della coscienza.
Errori di battitura
Molti = nol citazione di Dante
Identica te = identificare
Prescritti stivo = prescrittivo
https://www.ilfoglio.it/chiesa/2018/03/27/news/benedetto-xvi-teologi-critiche-186428/
Attraverso un comunicato firmato dalla presidente, la signora Marie-Jo Thiel, il Papa emerito è stato rimproverato per aver scritto quella lettera contenente “la critica rivolta a uno degli autori della raccolta di libri che ha dato origine alla lettera, vale a dire il professor Peter Hünermann, che è fondatore, primo presidente e ora presidente onorario della nostra società”. I teologi europei fanno sapere che Hünermann ha sempre mostrato “zelo per una fedeltà genuinamente ecclesiale che allo stesso tempo riconosce e facilita una pluralità di validi approcci teologici cattolici che hanno portato alla creazione della Società europea di teologia cattolica”. Non una riga, però, viene stesa per commentare l’accusa specifica mossa da Benedetto XVI al teologo tedesco, e cioè di aver sostanzialmente minato Veritatis splendor, l’enciclica morale di Karol Wojtyla che Joseph Ratzinger, anche da emerito, ha giudicato una delle pietre miliari da riscoprire.
Il teologo anticattolico don Peter Hünermann, che Benedetto XVI ha criticato in una recente lettera, diventò dottore Honoris Causa della Pontificia Universidad Católica Argentina nel 2004, quando il cardinale Jorge Mario Bergoglio era Gran Cancelliere.
Il rettore dell’università all’epoca era don Alfredo Zecca, il cui supervisore di dottorato fu Hünermann. Successivamente, Zecca divenne arcivescovo di Tucumán, fino ad essere cacciato da papa Francesco nel giugno 2017.
Hünermann era solito insegnare in Argentina in un programma che puntava a diffondere la teologia spazzatura tedesca in Sudamerica.
Quando insegnava a Buenos Aires, era solito risiedere nel seminario gesuita in cui Bergoglio era maestro dei novizi. Quindi, i due si sono incontrati regolarmente per anni.
© wikicommons, CC BY-SA, #newsYczzlsvjbk
https://www.panorama.it/news/cronaca/perche-papa-francesco-preferisco-ratzinger/
http://www.lanuovabq.it/it/attacco-a-benedetto-xvi
“Se c’è qualcosa di positivo nella vicenda che ha avuto per protagonista monsignor Dario Edoardo Viganò è che ha fatto emergere con chiarezza ciò che si è sempre voluto nascondere dietro dichiarazioni formali. Gli esegeti e i sostenitori più accesi di questo pontificato si pongono in chiara discontinuità non solo con i Papi precedenti, ma con tutta la Tradizione. Per questo l’obiettivo è diventato cancellare Benedetto XVI. Per quanto viva ritirato, la sua è una presenza ingombrante; fallito il tentativo meschino di arruolarlo tra gli ammiratori della teologia di Francesco (vedi al proposito la ricostruzione di Sandro Magister), è cominciato il tiro al bersaglio nei suoi confronti per quel giudizio negativo riguardo al teologo tedesco Peter Hünermann, uno degli autori degli undici volumetti in questione.
Che Hunermann sia anticattolico è un suo personale giudizio. Con questo metro di misura anche Benedetto XVI potrebbe essere qualificato allo stesso modo. Finché la discussione non entra nelle questioni di merito e resta a livello di tifoseria per l’uno o per l’altro non penso che si farà molta strada. Il tema vero è quello di che cosa significhi per la Chiesa la dinamica dell’incarnazione e come alla luce di questa dinamica vada gestito il confronto con la modernità del pensiero e la centralità della coscienza individuale. Se si dice che non vi deve essere confronto con questi due elementi, la Chiesa cattolica si autoesilia dal mondo per vivere una separatezza sicuramente rassicurante, ma alla fine dei conti assolutamente sterile.
Alberto Farina
Se poi dobbiamo farci dettare la linea dall’ateo devoto Giuliano Ferrara, allora siamo proprio alle comiche finali…
Alberto Farina
Concordo con alphiton che sottolinea come il problema vitale sia il rapporto tra Verità rivelata, insegnata dalla Chiesa , e coscienza individuale.
Affermare che il bene, che deve essere il fine dell’agire, è percepito in modo infallibile dalla coscienza individuale, equivale ad affermare che la morale è questione strettamente personale, che nessuno può sindacare.
Non sono al corrente degli studi sull’argomento, ma a me pare che nel pensiero comune ci sia una gran confusione su quello che è la “coscienza”.
Per quanto ne so io , secondo il pensiero cattolico la coscienza è il “sacrario” individuale dove Dio parla alla singola persona. A me pare che nel pensiero laico comune la cosciemza sia da identificarsi con il “convincimento” personale ; convincimento che può essere variamente influenzato dal mondo circostante e che poco ha a che fare con la voce di Dio.
“Ascoltare” la voce della coscienza – cristianamente intesa è cosa tutt’altro che facile, la voce di Dio è un “sussurro” ed è necessario avere l’orecchio esercitato per poterlo percepire. Il rischio di prendere fischi per fiaschi è molto elevato, per questo nelle questioni “di coscienza” prendere orientamenti diversi da quelli che la Chiesa ha maturato attraverso i secoli dovrebbe essere fatto con molto “timore e tremore”
La Chiesa cattolica si era già autoesiliata dal mondo.
Col Concilio V.II che l’ ha fatta rientrare nel mondo, e soprattutto con questo Papa tanto osteggiato, la Chiesa ha ripreso il suo vero ruolo. Ma se qualcuno ingigantisce questo ruolo mettendo sotto tappeto la voce di Dio nella coscienza dell’ uomo, sbaglia.
Lo Spirito divino si fa sentire innanzitutto nella coscienza individuale di una persona moralmente formata, e non necessariamente formata dalla Chiesa. Esistono uomini e donne non di fede che vengono additati come modelli di onestà morale e intellettuale. Questa è una realtà che non può essere ignorata o trascurata.
Ci sono certi cattolici-bacchettoni che danno ai princìpi morali del cattolicesimo valore assoluto.
Questo è fanatismo. Lo spirito del cristianesimo è, grazie a Dio, improntato ad una mediazione fra le prescrizioni evangeliche e la concretezza della situazione della persona reale, perché a Gesù Cristo importava la singola persona reale davanti a Lui. E in questo soccorre la saggezza dell’esperienza che fa esaminare la molteplicità delle circostanze.
I clericali bigotti invece pretendono stoltamente di incorniciare i princìpi dottrinali e di adattare ad essi ogni situazione della vita concreta.
Sono assai lontana da queste posizioni e in tal senso non mi interessa fare interpretazioni di dettami entrati in una o in un’altra dottrina.
In merito alla vicenda della lettera del papa emerito Benedetto XVI all’allora Prefetto della Segreteria Vaticana per le comunicazioni, Dario Edoardo Viganò, si registra la presa di posizione di Sigrid Müller (decano della facoltà teologica di Vienna) e di Martin M. Lintner (Bressanone/Brixen), in qualità di ex presidenti dell’Associazione europea di teologia cattolica (AETC, ora guidata dalla collega francese Marie-Jo Thiel)….
http://www.settimananews.it/teologia/teologi-aetc-la-lettera-ratzinger/
Quanto affermato dai teologi conferma che definire “anticattolico” Don Peter Hünermann è assolutamente irrispettoso del valore di questo studioso. Il pluralismo teologico è una ricchezza; avere tentato di normalizzare la teologia è stato uno dei più grandi errori di Ratzinger – Benedetto XVI.
Alberto Farina
Va bene Alphiton, allora definisci pure anticattolico e scomunica papà Benedetto XVI e papà Giovanni Paolo II !!,
Non so se hai capito, ma il teologo aHabermann era contro questi due papi ! Non semplicemente contro ma ANTITETICO!
Tu da che parte stai.? Dalla parte di un teologo contRario a due Papi?
E dove e’ allora la continuita’ della Chiesa cattolica?
Siamo alla follia: si offende e denigra un Papa emerito per celebrare un teologo eretico.
La follia si e’ impadronita della Chiesa. Ma forse non e’ semplice follia forse ci vorrebbe un ESORCISMO.
Quel che non si vuol capire è che la libertà di opinione rispetto alle parole di questo o di quel papa viene considerato, erroneamente, da chi parteggia per un certo papa, come un peccato di lesa maestà. Talché deve essere considerato tutto perfetto il dire di quel papa e tutto sbagliato ciò che proviene da un’ altra parte.
Ciò vuol dire abdicare alla propria libertà di pensiero per non urtare la suscettibilità altrui. Ed è sbagliato.
La dialettica fra diverse teologie è più che legittima e non deve essere presa come “antitetica” ad uno o due papi.
Scusa Venturi, ma TU, da che parte stai?
Visto che ogni giorno sei contraria ad almeno due/tre Papi?
Contraria ed antitetica?
È cattolico.
Non è cattolico.
Diatriba senza fine se si dà al termine “cattolico” un diverso significato.
Questo, a mio parere, il dramma di oggi : parlando usiamo gli stessi termini ma diamo loro significati profondamente diversi, a seconda del nostro substrato culturale.
Libertà di pensiero evocata quando si è minoritari e di fatto accantonata quando si è maggioritari.
Heinemann aveva a suo tempo tutti i diritti di contrastare Ratzinger, Maria Cristina Venturi commette reato di lesa maestà quando oggi contrasta Bergoglio ( solo per fare un esempio preso da questo blog )
A parte il fatto che qua si parla di teologi, la Venturi, che di teologia non sa nulla di nulla , non contrasta Borgoglio. Lei lo insulta, ed è cosa ben diversa.
Le potrei fare un florilegio di insulti della signora, se solo avessi il tempo.
E intanto lei, Zezza ,non si smentisce: la difende sempre.
Zezza, torniamo punto e a capo?
Dire che Bergoglio, nella fretta papa , è comunista, massone, eretico e una serie di videate assortite di epiteti che basta cercare per trovare negli archivi blog con disarmante evidenza NON E’ ” contrastare” Bergoglio , ma è tutt’un’altra roba.
Tanto per chiarire in via definitiva.
Ha detto anche ben di peggio, a dire il vero.
La nostra cattolicona verace, in un impeto di sommo zelo lo ha perfino definito “clown”… Non so se mi spiego.
Ma c’ è chi ancora la difende.
Caro Zezza,
la coscienza dell’uomo moderno si percepisce come autonoma e tale vuole essere. Questo non spegne del tutto, però, la voce di Dio che, comunque, come lei dice, attraverso di essa si manifesta. Proprio per questo, poiché tale voce è flebile, l’uomo contemporaneo deve essere aiutato a riconoscerla e valorizzarla. Di conseguenza mi pare chel’impostazione di Papa Francesco, che punta su un annuncio kerigmatico e non alla proposizione di tutto il complesso dottrinale, mi pare particolarmente confacente alla situazione attuale. Attraverso il kerygma, infatti, si innesta quel processo di conversione che porta la coscienza ad una lenta e tortuosa, ma progressiva, apertura al mistero del Dio d’Amore che si è rivelato in Gesù Cristo. Le conseguenze morali sono un passaggio successivo, una risposta che ha bisogno di tempo per configurarsi in modo mai definitivo. Per questo oggi più che mai c’è bisogno di annuncio a cui segua un accompagnamento delicato e paziente, che sappia accettare le fatiche e le lentezze di chi si è messo sulla via del Signore.
Aggiungo però che la coscienza laica ha anch’essa molto da dare ai credenti. Nella mia esperienza personale ho avuto grandi doni da persone non credenti, che, attraverso la loro buona volontà e dedizione, si sono poste in un’ottica costruttiva rispetto al contesto in cui operano. La diversità cristiana non deve portarci a misconoscere le grandi virtù umane che risplendono in tante persone e che sono strumento per l’edificazione di una società un po’ più umana.
Buon Triduo Pasquale a tutti.
Alberto Farina