Mando un bacio ad Andrea Zanzotto – che è appena partito per l’Ovesturia dopo novant’anni di attesa – dedicando ai visitatori alcune sue domande tra le quali viene attuale oggi e provocante sette volte quella che suona proprio come rivolta ora a noi, da lui, da là:
Ma che sarà di noi?
Che sarà della neve, del giardino,
che sarà del libero arbitrio e del destino
e di chi ha perso nella neve il cammino
(e la neve saliva saliva – e lei moriva)?
E che si dice là nella vita?
E che messaggi ha la fonte di messaggi?
Andrea Zanzotto aveva compiuto i 90 il 10 ottobre. I sette versi che ho riportato nel post sono del componimento Sì, ancora la neve, che fa parte della raccolta Beltà (1968).
«La poesia? È come una preghiera. Per dire grazie». Grazie di che cosa? «Di essere arrivato a novant’anni con lo stesso desiderio di quando ne avevo sette: quello di scrivere». Così Zanzotto si era confidato con il collega Francesco dal Mas sull’Avvenire del 15 febbraio scorso.
“Ma che sarà di noi?”
Di noi sara’ cio’ che scegliamo di essere. Come Padre Fausto Tentorio, PIME, fatto speranza piccina piccina e assassinato ieri.
“Ama le cose che ancora non sono e saranno”, la speranza.
“Nel futuro del tempo e dell’eternita’.
Sulla strada in salita, sabbiosa,.
Sulla strada in salita faticosa…
la piccola speranza cammina” (Peguy)
Di noi sara’ cio’ che scegliamo di essere.
E, alla fine, il come e’ secondario….
«Spero che questo accordo possa aiutare il processo di pace tra israeliani e palestinesi»
Gilad Shalit, oggi, appena liberato, dopo 5 anni di prigionia.
[Ancora Zanzotto nell’intervista ad Avvenire citata nel commento n.2]
Per ricordare i suoi novant’anni gli amici le hanno ‘confezionato’ un pomeriggio di poesie d’amore. Non è un po’ singolare?
«Io non lo trovo singolare, perché considero la poesia d’amore quella più vicina a Dio. Anzi, è quella che avvicina a Dio».
Che lo dica lei, che si è sempre considerato un laico…
«Non lo sono più tanto. Anzi, non lo sono affatto. Da tempo sono alla ricerca. Di Dio, nel mio caso. D’altra parte, tutti gli uomini cercano il motivo della loro esistenza».
Ritiene di averlo trovato?
«Non completamente, perché Dio non è mai raggiungibile. Questa ‘fortuna’ tocca ai santi, ma io santo non sono. Attenzione, però: la mia non è una ricerca forzata. È naturale, come lo è il respiro. Ci sono persone che perdono per la strada questo soffio. Io lo sto recuperando».
[Sempre Zanzotto nell’intervista ad Avvenire citata nel commento n.2]
Dopo aver composto versi per più di ottant’anni, che cosa le resta da dire, anzi da scrivere?
«La poesia è sempre più di attualità perché rappresenta il massimo della speranza, dell’anelito dell’uomo verso il mondo superiore. Per cui mi dico spesso: per fortuna che a novant’anni scrivi ancora poesia, in particolare quella che coinvolge il sacro. Così, appunto, vivo».
[Dello stesso, dallo stesso luogo]
E l’ispirazione a novant’anni da che cosa origina?
«L’ispirazione, a questa età, non può che arrivare da un senso di gratitudine. Sinceramente non ho mai sperato di arrivare a novant’anni e di poter ancora scrivere di tutti gli argomenti. Ribadisco comunque la mia convinzione, e cioè che la poesia è un continuo lavoro di reinvenzione e quasi sempre ha come oggetto la lode del divino».
“Ribadisco comunque la mia convinzione, e cioè che la poesia è un continuo lavoro di reinvenzione e quasi sempre ha come oggetto la lode del divino».”
Pensiero e parole commoventi. Questo era Zanzotto.
Non avevo letto questa intervista.
Grazie Luigi.
Beccatevi questo, Luigi & Nino:
http://www.youtube.com/watch?v=J-DqfNePGVw&feature=player_embedded
Ne parla anche Piero (e sottolineo Piero) Ricca nel suo blog. Sì, proprio quello che ha urlato in faccia Puffone/Buffone al Maiale.
Marco,
grazie per la segnalazione.
Chi fosse interessato può scaricare da radio 3:
•Omaggio ad Andrea Zanzotto per i suoi 90 anni – prima parte
con Guido Zaccagnini, Claudio Ambrosini, Piero Gibellini
•Omaggio ad Andrea Zanzotto per i suoi 90 anni – seconda parte
con Guido Barbieri, Andrea Cortellessa, Carlo Ossola, Jacqueline Risset, Giorgio Agamben
http://www.radio3.rai.it/dl/radio3/programmi/PublishingBlock-75f01c8d-9c4a-4ef4-ba21-a99e56c9c3c7-podcast.html
Molto bello Marco, grazie.
E una preghiera per il poeta che scriveva versi per “restaurare il vuoto che c’è nel mondo”
Ma è stato un anche un poeta di grande impatto sotto il profilo squisatamente letterario, e ardito per certi aspetti nell’affrontare il tema della “beltà” intesa non come bellezza tout court, ma “passione amorosa” erotismo vero e proprio, travolgimento dei sensi. Credo sia stato l’unico, nel suo genere, a parodiare il Petrarca e Leopardi ripercorrendone in una iperbole – attualizzandola e ricoprendola di ambiguità un tantino “baudleriana”- la lirica, lo stile…Nelle sue poesie c’è sempre questa nostalgia dell'” altra metà del cielo” che è la donna: compagna, “sacro femminino””, principio arcano della figura materna come immagine primigenia, eros redento perchè attraversato da” quella” passione intesa come “scintilla divina”.
Ecco,credo che in questo momento storico in cui ,per alcune, la bellezza è un qualcosa di fruibile, tanto che la si coniuga con l’erotismo. Lungi dall’essere un bene aggiunto, un dono di Dio, diviene merce di scambio…un mezzuccio squallido attraverso il quale raggiungere posizioni di prestigio, ricchezza,potere, riscoprire la natura divina dell’eros attraverso le liriche di Zanzotto, credo sia un tema estremamente attuale e illuminante.
http://www.ilfoglio.it/preghiera/567
epigramma di A .Zanzotto
“In questo progresso scorsoio
non so se vengo ingoiato
o se ingoio”