L’abbazia di Pomposa è una festa per gli occhi: le storie dell’Antico Testamento in alto, quelle del Nuovo al centro e l’Apocalisse sotto, tutto così bene squadernato, colorito, amabile e leggibile in ogni particolare. L’incanto della donna incinta appostata dal dragone dalle tante teste che abbiamo letto il giorno dell’Assunta. Il bianco vecchio della stessa Apocalisse (1, 14-16) dalla cui bocca “usciva una spada affilata a doppio taglio”. I covoni sparsi per il campo nel sogno di Giuseppe, la padella e il clistere sotto il letto della figlia del Sinagogo… e infine l’aureola scura di Giuda nell’Ultima Cena. Povero Giuda: è lì come tutti, non sta scappando come in altre raffigurazioni, anche se già morde il boccone, unico dei dodici ad averlo alla bocca come se abbia fretta. Mi colpisce che abbia l’aureola come gli altri, che l’abbia ancora, benchè meno lucente, diciamo grigio-scura.
A Pomposa anche Giuda ha l’aureola
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Parla il Superiore del Centro Interprovinciale dei Carmelitani Scalzi di Roma
di Miriam Díez i Bosch
ROMA, martedì, 19 agosto 2008 (ZENIT.org).- La Parola di Dio non è ridotta alla Bibbia ed è una Parola “viva” perché non è un testo.
A spiegarlo è padre Roberto Fornara, ocd, Superiore del Centro Interprovinciale dei Carmelitani Scalzi di Roma (www.ocd.it), docente di Sacra Scrittura presso la Pontificia Facoltà Teologica “Teresianum” e la Pontificia Università Gregoriana nonché Direttore della “Rivista di Vita Spirituale”.
Il Sinodo vorrebbe favorire la riscoperta piena di stupore della Parola di Dio che è viva, tagliente ed efficace. Cosa si intende?
P. Fornara: La triplice annotazione prende spunto da Eb 4,12. La Parola è «viva», anzi «vivente» (zôn), perché non è un testo (il cristianesimo non è “religione del Libro”!), ma la persona viva del Verbo, per cui l’ascolto della Parola non si concepisce al di fuori di un’esperienza orante di relazione con Cristo.
Si parla poi della Parola «efficace» (energès, piena di «energia», di «forza viva»). Noi occidentali, tendenti a considerare la parola come flatus vocis, dobbiamo ricuperare il concetto ebraico di dabar, parola e atto, che presiede alla logica della creazione del mondo: «Dio disse…» e tutte le cose furono fatte.
La stessa efficacia creatrice, la Parola la esercita penetrando nel cuore dell’uomo, «più tagliente» (tomóteros) di ogni spada a doppio taglio. Supera le barriere dell’esteriorità e dell’apparenza, fa la verità in noi, penetra nell’intimo, è «lama di luce» (come si esprimevano i medievali), perché illumina il cammino e perché ci illumina, mettendo a nudo ciò che in noi appartiene allo Spirito e ciò che, appartenendo alla carne, ha bisogno di conversione.
In questo «taglio», la spada della Parola ci “fa male”: il Signore ferisce e risana. Maria stessa – nella profezia di Simeone – comprese che la sua vita sarebbe stata attraversata dalla spada della Parola: ferita e gioia, ferita orientata alla gioia piena.
Qual è il legame tra Bibbia e spiritualità?
P. Fornara: La Parola di Dio (non la Bibbia) è sorgente della vita spirituale, vita secondo lo Spirito e vita dello Spirito in noi.
Dei Verbum 12 cita un’espressione di san Girolamo secondo cui la Scrittura dev’essere letta e interpretata con lo stesso Spirito con cui fu scritta: lo Spirito all’origine dell’ispirazione biblica è lo stesso Spirito che ne opera l’interpretazione e la “vivificazione”.
Nella Bibbia sono spesso accomunati il «soffio» e la «parola» divini; lo Spirito continua a soffiare perché la Parola diventi carne nel credente: è questa la vita spirituale. È l’itinerario della lectio divina, dalla lectio (studio, lettura attenta della Bibbia, da cui attingere la Parola) alla contemplatio (divento io stesso quel templum, quel tabernacolo che contiene la Parola e la comunica, talmente ne sono impregnato: non sono più io che vivo, ma Cristo – Parola del Padre – vive in me nella forza dello Spirito; cf Gal 2,20).
Il legame tra Parola e spiritualità, di cui siamo oggi più coscienti e convinti, è indispensabile per evitare derive razionalistiche nell’interpretazione biblica o sentimentalistiche e devozionistiche nel modo di concepire e vivere la vita spirituale.
Quali frutti ha portato il documento conciliare Dei Verbum nelle comunità cattoliche?
P. Fornara: È evidente la maggiore importanza della Parola di Dio nella vita delle comunità; penso al diverso respiro biblico della riflessione teologica, della predicazione e della catechesi, come pure alla maggiore formazione biblica del clero, dei religiosi e dei laici, o alla crescente importanza della lectio divina, sia personale che comunitaria.
Rispetto al 1965, possiamo usufruire di un numero molto più grande di traduzioni e di strumenti per la lettura della Bibbia. L’eredità della Dei Verbum ci ha permesso di ricuperare molto terreno nei confronti delle comunità riformate, da sempre molto più centrate sulla Parola.
Tuttavia, molto resta ancora da fare, sia nel lavoro formativo, sia nella dimensione orante e spirituale, sia sotto l’aspetto più missionario di evangelizzazione. Alla presentazione dell’Instrumentum laboris, mons. Eterovic, segretario generale del Sinodo, ricordava i dati di una recente indagine: solo il 38 % degli italiani praticanti (27 % se si considerano gli italiani adulti) avrebbe letto un brano biblico negli ultimi 12 mesi. Oltre il 50 % considera la Scrittura difficile da comprendere. La gente ha bisogno di essere introdotta e guidata ad un’intelligenza ecclesiale della Bibbia.
Concretamente, qual è stato il contributo dei santi carmelitani alle Sacre Scritture?
P. Fornara: I santi del Carmelo riformato (soprattutto i tre dottori della Chiesa) vivono nel periodo che va dal Concilio di Trento al Vaticano II, definito «esilio della Parola» dalla vita del popolo di Dio. Eppure tutti provano una sete grandissima di abbeverarsi alle sorgenti della Parola. Vivono, in modi diversi, un cammino di lectio, fedeli alla Regola del Carmelo.
Teresa d’Avila si nutre di una sola parola delle Scritture più che di mille letture spirituali, e capisce che questo la preserva da «devozioni alla balorda». Giovanni della Croce dà importanza sia allo studio esegetico, sia all’accoglienza del linguaggio simbolico della Scrittura. Teresa di Gesù Bambino è maestra di un’ermeneutica spirituale della Bibbia, alla ricerca del volto di Cristo. Elisabetta della Trinità è forse la più contemplativa, non ascoltando la Parola per “fare” quello che le viene chiesto, ma per gustare, contemplare e adorare la Bellezza divina.
Tutti vivono il contatto con la Parola in una dimensione orante e con una tonalità affettiva. Si respira in tutti una certa “passività” verso una Parola da non usare o comprendere, ma da ascoltare, accogliere, servire e lasciar operare. Io spero che dal Sinodo emerga una nuova coscienza “passiva”, una consegna, un abbandono totale alla Parola di Dio, una fede grande nella potenza della Parola che opera ciò che significa. “Stupore”, insieme alla docilità dell’ascolto obbediente, è forse l’atteggiamento di cui abbiamo maggiore necessità
Mi scusi, Iginio, se mi permetto, ma cosa c’entra il suo intervento – per quanto interessante – con il post di Luigi? Se lei ha voglia di imporre gli argomenti di dibattito, ha mai pensato a fondare un blog tutto suo? Ho notato che da altre parti questa e’ prassi comune, NON qui da noi dove, se abbiamo un O.T. da proporre 1) non accade sempre 2) ci scusiamo prima di scriverlo.
Non sto certamente imponendo alcuna regola e ne’ mi sto sostituendo al padrone di casa, pero’ credo di interpretare il sentimento di tutti se dico cio’ che penso al riguardo, anche perche’ sembra che a lei non interessino le nostre conversazioni ma soltanto la maniera per parlare di cio’ che vuole lei.
Mi scusi ancora e buona serata
Un saluto a tutti da una Florida prossima ad annegare nella pioggia!!
Bellissima conversazione nata dai miei dubbi e dalle proposizioni di Roberto.L’ho seguita attentamente, anche ritornando su alcuni commenti perche’ , a volte, ci mettete proprio tutto l’impegno per perdermi. Comunque non mollo!… grazie al moralista per l’accoglienza…
Se siete interessati anche alla Storia (come accade a me) mi permetto consigliarvi un sito bellissimo (anzi un blog!) che tratta di Storia in maniera interessante con taglio giornalistico e con grande ricerca e competenza,scegliendo anche argomenti di cui non si parla spesso: http://www.passatopresente.blog.rai.it
Un bravissimo a Roberto Olla per il suo lavoro!
Un abbraccio affettuoso a Luigi e un grazie di cuore per saper mostrare sempre particolari interessantissimi di un viaggio italiano che pone l’accento sulla grandezza di Dio indicandone la presenza in ogni piccolo aspetto visto, ascoltato,ammirato.
passatopresente.blog.rai.it/
oppure attraverso il sito del tg1: http://www.tg1.rai.it
Scusate per l’errore
Principessa, hallelujah !
Anch’io, come Sump, continuando, con il passare delle ore, a non leggerti e, peraltro, ad ascoltare le contraddittorie e tutt’altro che tranquillizzanti notizie su Fay, stavo cominciando ad inquietarmi: finalmente, sei ri-apparsa sul “pianerottolo” ! Che bello: sono contento.
……………… e, a proposito, Principessa: complimenti per l’impagabile citazione, di alcuni giorni or sono, della poesia di Totò “‘A livella” !
Dunque: io davvero non immaginavo che, subito dopo aver bofonchiato, sull'”imput” iniziale di Matteo e nella scia delle domande di Principessa, qualche mio pensiero “alla buona” sui rapporti tra cristiani ed ebraismo, ne potesse divampare una così bella e profonda discussione e spero mi permetterete di esprimermi la mia soddisfazione; dal mio “ultimo banco”, non tutto m’è stato comprensibile ma leggervi ed apprendere le vostre riflessioni è stato, comunque, un piacere unico.
Per inciso, Principessa: credo che Dio, in quanto tale, non abbia radici, poichè Egli è il principio di ogni cosa; tutt’al più, e con un sofisma, potrei dire che Egli è la radice di sè stesso (Sump, Matteo, Clodine e gli altri: sto sbagliando ?).
Matteo: grazie per la bella “storiella” del prete e del rabbino e grazie, soprattutto, per la “dritta” su “La Grande Storia” di domani sera; la guarerò senz’altro perchè è un bel programma (uno dei pochi, ormai) e l’argomento è stimolantissimo (spero si parli con il giusto svolgimento anche dell’Enciclica del 1934 “Mit Brennender Sorge” di Papa Pio XI°, una, a mio avviso, delle meno ricordate Encicliche Pontificie del secolo scorso).
Ultima cosa: Luigi, è una delizia leggerti (e che bei posti ti sei scelto ! Ma la basilica di Sant’Apollinare in Classe, per me, è come la mia” Inter di questi ultimi anni: batte tutti !).
Buona notte !
Roberto 55
Uffa: quanti errori di ortografia ! Va bè: spero che, data l’ora (e la stanchezza), mi scuserete egualmente.
Un’ultimissima cosa: personalmente, dedicherò il “Pater Noster” di domattina – ore 12 alle anime delle oltre 150 vittime della sciagura all’Aeroporto di Madrid – Barajas.
Ancora buona notte a tutto il “pianerottolo” !
Roberto 55
Roberto55, anche per me sant’Apollinare in classe batte tutti…riguardo ai refusi, se la cosa ti può consolare, ne faccio molti più di te, nessuno riuscirà a togliermi lo scettro! ; ))
Principessa cara, seguo il percorso di questo uragano che sembra abbia le ore contate…a Roma continua a fare molto caldo, oggi davvero insopportabile.
Riguardo a Iginio, anch’io come te Pri’ ricevo la sensazione che vada spesso in O.T. probabilmente possiede una capacità di ampliare i concetti, dilatandoli talvolta oltre misura ma questo può accadere quando si ha molto da dire.
Certo che, passare dagli affreschi dell’Abbazia così ben illustrati da Luigi, all’estasi mistica di Teresa d’Avila e di Giovanni della Croce, per poi saltare a piè pari sulla Parola di Dio quale sorgente della vita spirituale, vita secondo lo Spirito e vita dello Spirito in noi…però (udite udite!) da apprendere fuori dalla scrittura -come se potesse esistere una Parola di Dio slegata, lontana dalla Bibbia, francamente…non solo si sta passando di palo in frasca ma trovo non ci sia alcuna ragionevole connessione
Intanto perché la parola di Dio E’ nella Bibbia, è la Bibbia il testo sacro che catalizza la parola di Dio, la coodifica e la contiene…il suo discorso Iginio è lacunoso oltre che farneticante..anzi..delirante…Pregherei iginio di essere un tantino più chiaro…in modo tale da poter dialogare, se lo desidera ovviamente; attualmente, alla luce del suo intervento mancano totalmente i presupposti…
buonanotte!
un saluto a tutti,
mi fa piacere di essere in un altro post,
dove si possono seguire gli itinerari di Luigi,
anche se questo non significa interagire tra di noi nel momento che maturano in modo non impositivo altre argomentazioni.
Nel precedente post, un argomento diversificato è stato ripreso un po da tutti partendo da uno scambio tra me e Roberto55.
Certo non è stato un argomento imposto ai coinquilini del pianerottolo, e spero di non farlo mai finche’ la testa mi assiste.
Oggi è un giorno nuovo,
sono compiaciuto che stiamo rientrando un po tutti (tranne Luigi!!!)
spero di riuscire ad avere un po di buon senso nel rapportarmi a voi,
ammetto il mio passionalismo,
faccio quello che posso,
ma sono anni che ho dovuto imparare anche a conviverci.
Per il resto, cerco di seguire un discorso logico,
ma nella libertà che ci insegna Luigi, in questo spazio,
ciascuno da’ il proprio apporto anche secondo la propria sensibilità,
e anche secondo quanto ciascuno percepisce dalla propria lettura della Scrittura, della propria comprensione del Magistero e di tutta la Tradizione dai Padri ad oggi.
Vorrei ricordare a qualcuno…… che la religione cristiano-cattolica, è fede in una Persona, non è la religione del libro, come lo potrebbe essere per gli Ebrei (ma non è proprio così) e come lo è certametne per gli islamici.
Per il resto non capisco perchè imporre un argomento sul post del nostro padrone di casa.
Mi sembra già abbastanza fantastico bearci delle comunicazioni di Luigi sul suo bellissimo peregrinare.
Piccola O.T sul particolare dell’affresco circa “l’aureola opaca di Giuda” ..quasi a significare quel famoso “atomo opaco di male” di pascoliana memoria.
Dott. Luigi, quel riferimento all’aureola opaca sta ad indicare il contornio del corpo fisico di Giuda deformato nella sua luce animica, ma non scomparso…
Ovviamente il tradimento verso un amico, in questo caso quello di Giuda nei confronti di Cristo, ma anche il tradimento in senso lato è un atto talmente grave che danneggia l’energia vitale che comune ad ogni individuo. L’energia poi, entra in comunione, attraverso l’ambiente, con quella dei suoi simili…per questo chi vive in armonia giova agli altri, mentre chi vive nel male li danneggia, da qui la responsabilità che abbiamo gli uni nei confronti degli altri. Il male che emana la creatura che vive nel peccato contamina.. Tutto il creato è in contatto con la nostra essenza interiore, perfino la vegetazione viene danneggiata dal ritmo caotico di questa emanazione, quando non è in sintonia con il Creatore…
E’ per questo, cara Clodine, che ogni cristiano è chiamato a ‘emanare’ il buon profumo di Cristo; il che richiama la fede in una Persona e non la religione del libro, ricordata da Matteo. Abbiamo questa grande, meravigliosa Grazia, preparata dal Padre prima di tutti i secoli e ‘venuta’ nella pienezza dei tempi, “per coloro che Lo hanno accolto”…
Buona giornata a tutti
Cara Clodine,
forse padre Roberto Fornara, nella bella intervista propostaci da Iginio, intendeva dire che la Parola di Dio è anche (se vuoi, soprattutto) nella Bibbia, ma non solo in essa. La trasmissione della Parola di Dio e del Depositum Fidei ha per noi due strumenti, egualmente importanti e di pari dignità: la Scrittura e la Tradizione. Lo stesso testo evangelico afferma con chiarezza che non tutto quello che Gesù ha fatto e detto ha potuto trovare posto nei Vangeli e nei libri del canone. La Chiesa fondata da Cristo sulla roccia (Pietro e i suoi successori), con l’assistenza indefettibile dello Spirito Santo, ci trasmette la Parola di Dio ed è in grado di interpretarla per noi.
Se così non fosse sarebbe difficile spiegare – solo per fare un esempio – un dogma come l’Immacolata Concezione o, ancor più, l’Assunzione, di cui il testo della Scrittura non sembra fare cenno diretto e indiscutibile, ma che per noi sono verità di fede di prim’ordine.
Matteo, io credo di aver capito a cosa alludesse iginio quando parla di “spiritualità” al fuori della parola. Ovviamente, sai meglio di me, che la Parola di Dio risiede nelle scritture, giunte a noi, attraverso i millenni dalla “fonte” fin dal primissimo intervento di Dio nella storia dell’uomo così come ce lo ha voluto rivelare! Ora, è chiaro che il Risorto comunica con gli uomini in modo sovrasensibile, poiché Lui è il verbo, il Logos la cui Parola che possiamo definire “cosmica” non ha mai smesso di echeggiare nella storia attraverso gli uomini di tutti i tempi…( la mistica ad esempio è una espressione di questa chiamiamola “locuzione” spirituale attraverso cui il logos parla e si manifesta) . La questione, anzi il problema, si pone nel momento i cui si deve operare un discernimento e capire dove e quando esiste questa attività straordinaria dello spirito…
a me hanno insegnato che il discernimento (che per modalità e forma è un tratto della spiritualità di ciascuno) vivono del continuo confronto tra Parola e Vita, in cui ciascuna dimensione illumina e arricchisce l’altra. Ovviamente, dentro la Tradizione della Chiesa e nel continuo confronto con i vescovi e con la Comunità.
Ho semplificato troppo?
è quello che mi che so anche io…..
un saluto
Caro Sump, tu giustamente ricordi le due ‘ali’ portanti della Chiesa cattolica: Scrittura e Tradizione. Anch’io avevo colto tra gli altri questo richiamo dalle parole di Fornara, che dice anche altre cose nolto belle e nutrienti.
Il nuovo Sinodo ci darà il polso sulla protestantizzazione della nostra Chiesa, proprio con l’enfasi tutta Luterana data alla Scrittura, che in alcuni contesti viene ‘trattata’ con tutti gli onori dovuti alle Sacre Specie: noterai che sono stati trasformati gli amboni di molte chiese nel post concilio… non sono elementi casuali ma rispecchiano la temperie attuale.
Staremo a vedere se il processo di re-staurazione, pur nella giusta innovazione, avviato dal nostro Papa, riuscirà a ‘tenere’ o meno
.. rispondo al Moralista dicendo che il confronto con la comunità è cosa buona e giusta, se questo non elimina la Tradizione e non dà alla Scrittura interpretazioni autoreferenziali
Sump e Lea. vi leggo solo ora perchè avevo lasciato il computer acceso sull’ultimo intervento..
Certamente e ovviamente la tradizione e il deposito della fede sono affidate poi al magistero della Chiesa il quale, attraverso i dogmi e non solo, interpreta autenticamente la Parola di Dio. Parola sia scritta che trasmessa oralmente…su questo non ci piove..ma..in ultima istanza parliamo comunque di Parola e di testimonianza la quale, per la sua trasposizione ha comunque la caratteristica di una parola scritta in senso letterale del termine…
Invece intendevo dilatare il discorso forzando ancora un po’ la serratura -tentando un’esposizione alquanto astrusa a dire il vero- ed andare aldilà del dato scritturistico. Volevo infatti porre l’accento a quel particolare carisma definito “mistica” intesa come capacità di colui o colei che vive all’interno della sua umanità una realtà sovraterrestre. Realtà che ognuno di noi possiede in embrione, essendo essa parte di quel dono primigenio donatoci dal Creatore all’inizio del mondo e mai completamente offuscato: una forma di chiaroveggenza atavica per così dire..di intuito che ciascuno possiede..Un contatto col divino che l’uomo ha finito col rendere umbratile, diventando spiritualmente povero.
Forse è in questo contesto che Cristo afferma la “povertà dello spirito” in un senso paradossale di “beatitudine”.
In questo contesto l’essere “mendicanti”(testualmente dal greco viene tradotto: beati i mendicanti dello spirito -Makairoi hoi ptochoi to pneumati) e”poveri” non è che una premessa a quella libertà che ricerca, che mendica di essere la presenza, l’illuminazione dello spirito Santo. Infatti quali sono le caratteristiche del mendicante? la prima non avere nulla, prende coscienza e desidera superare la sua povertà, la sua miserabile condizione..
Non so se mi sono spiegata, se così non fosse, vi chiedo scusa.
errata corrige
Ripeto il concetto: essere povero, mendicante, ed avere coscienza di questa dimensione di nullità, svota l’essere umano del suo ego, rendendolo libero. Libero di accogliere la luce e la presenza dello Spirito Santo.Da qui la Beatitudini Evangelica sulla povertà spirituale….
“svuota”
Concordo con te, Clodine, e certamente gli ptochoi to mpneumati, sono poveri in spirito nel senso proprio del termine “coloro che riconoscono di aver bisogno di aiuto e lo chiedono” e che tu giustamente chiami anche “mendicanti”, anche perché davvero davanti al Signore non possiamo che porci in questa attitudine, anche se però ci soccorre la consapevolezza di essere ‘chiamati’ ad essere ‘figli nel Figlio’ e creature preziose a amate e per questo chiamatae alla vita ed alla relazione con Lui…
Premesso questo mi piace molto il tuo richiamo alla ‘mistica’, ma riconoscerai anche tu che diventa un terreno minato perché, pur vivendo ognuno di noi questa dimensione e attitudine nella preghiera profonda, non necessariamente ne possiamo condividere frutti eclatanti (locuzioni, visioni, isperazioni o altro) prima di tutto perché sono doni straordinari e nemmeno da cercare e, quando ci fossero, occorre molta guida e discernimento e non sono gestibili se non nella Chiesa e con guide sicure.
io mi contento dell’apertura del cuore e del desiderio grande e anche dello sforzo concreto di ri-conoscere e ‘fare’ la volontà del Padre, in Cristo…
scusate i refusi, ho poco tempo per scrivere
Certo Lea, intendevo appunto dire ciò che tu hai detto…anche perché di queste locuzioni, sinceramente, ce ne sono fin troppe ed ho pochissima fiducia.Era questo il richiamo al discernimento di cui sopra…
Grazie per avermi compresa.
Ti abbraccio, ciao!
Oggi, la Comunità (= Chiesa, in cui crediamo sia presente Dio, o meglio Lui in quanto Spirito Santo) che legge la Parola alla luce della realtà che vive è la mamma della Tradizione di domani… o “LA TRADIZIONE” nasce come per magilla dalla capoccia di questo o quell’alto prelato?
Il magistero (perfino quello infallibile) è necessariamente espressione del “senso della fede” della comunità cristiana tutta (Chiesa), e di nient’altro. E’ come tale che ad esso dobbiamo il dovuto ossequio.
Qualche “piccola” perplessità.
Luca, il magistero è espressione del senso della fede della comunità cristiana tutta e di nient’altro? Facciamo un referendum fra i credenti e vince la maggioranza?
Ho il sospetto che se i rapporti dei cristiani con le tradizioni ebraiche fossero stati messi ai voti, ai tempi del Concilio di Gerusalemme, i risultati sarebbero stati diversi da quelli che con una forzatura netta, “anti-democratica”, lo Spirito Santo impose (li impose allo stesso Pietro, a quanto si capisce dall’episodio del centurione Cornelio).
Altra piccola perplessità. Su argomenti come la natura di Cristo e la Trinità ognuno dei teologi disse la sua, e metter d’accordo tante sentenze era tutt’altro che semplice. Poi arrivò qualcuno, il vescovo di Roma successore di Pietro, e stabilì che Carpocrate era abominevole e Agostino un santo Padre della Chiesa, Ario eretico e Atanasio santo ed eroico combattente dell’ortodossia. Lo stabilì dopo un accurato scrutinio delle schede elettorali?
Moralista, la Tradizione non nasce per magia nella capoccia dei prelati, nasce dall’intervento esplicito dello Spirito Santo che ispira i pastori della Chiesa cattolica apostolica romana: li ispira e stabilisce, loro tramite, qual è la verità e quale l’eresia.
Io l’avevo capita così.
“Luca, il magistero è espressione del senso della fede della comunità cristiana tutta e di nient’altro? Facciamo un referendum fra i credenti e vince la maggioranza?”
Il magistero è espressione del senso della fede della comunità cristiana (della Chiesa, certo!), e di nient’altro. Ma le forme in cui si esercita non sono “il referendum” e “la maggioranza”: sono quelle stabilite dalla Chiesa, la cui responsabilità è in capo al papa e ai vescovi, assistiti dallo Spirito Santo.
Non intendevo sostenere alcun “democraticismo” (anche se non escludo in linea di principio che la Chiesa possa utilizzare anche forme di consultazione di tipo “democratico”: ma sarà comunque cosa che, eventualmente, spetterà al papa e ai vescovi stabilire!), ma solo affermare con chiarezza che il magistero è espressione autorevole del “sensus fidei” della Chiesa. Se iniziassimo a far dipendere il magistero da qualcos’altro ne traviseremmo gravemente la natura. Se ritenessimo che il “sensus fidei”, per essere espresso legittimamente, deve necessariamente sottostare a procedure “democratiche”, ne traviseremmo gravemente la natura.
sottoscrivo Luca.
Aggiungo solo che continuiamo a sentire un senso di sudditanza (che è diverso dall’obbedienza e del riconoscimento del ruolo) nei confronti della “funzione” del clero nella Chiesa. Che fa male anche al clero stesso, che ha bisogno di laici “che osano”.
Peraltro prima che giustamente i vescovi e il Papa si facciano illuminare dallo Spirito su quale sia l’eretico tra Ario e Atanasio, entrambi avevano maturato le loro convinzioni vivendo una vita di chiesa specifica e concreta che certo ha influito sulle loro “teorie”.
E qui, volendo, si ritorna anche sul fatto che Parola e Vita vanno assieme per “decriptare” la realtà di oggi alla luce del Vangelo e delle Scritture.
finalmente ci siamo un po tutti,
e la ricerca della chiarezza diventa un discorso corale bilanciato ed equilibrato.
Comunque sia,
siamo tutti chiamati a confrontarci con espressioni serie della fede in linea con il Magistero, la Scrittura e la Traditio, all’interno di un serio discernimento fatto nel sensus fidei di tutta la comunità cristiana in unità con Pietro, come è sempre avvenuto nella storia.
Si dovrà, soffrire,
ma è quello che avvenne nella comunità Apostolica e in tutti i tempi nella Cattolicità, in cui lo Spirito Santo ha sempre alitato sulla Chiesa perchè le forme della espressione della fede fossero comprensibili ed incarnate in ogni generazione altresì rispondesse alle diverse esigenze storiche della vita del mondo Cattolico, come dimostra tutta la storia/evoluzione del ministero Petrino, per esempio,
mentre la sostanza fondamentale e la dottrinale legata alla persona di Gesù il Cristo è rimasta nei secoli immutata, sotto la vigilanza di Pietro.
Caro Moralista, c’è teoria e teoria, non puoi mettere sullo stesso piano Ario e Atanasio, basandoti solo sulle loro dottrine come frutto di esperienze soggettive, perché in ogni esperienza soggettiva entrano in campo dinamismi e forze spirituali… ora Atanasio parlava di Cristo vero Dio e vero uomo e quindi della Verità che lui viveva anche spiritualmente… Ario aveva un’esperienza diversa, OK, ma non trovi castrante qualcosa che sminuisca la divinità di Cristo nel proprio orizzonte di pensiero e, quindi, anche esperienziale che dalla mente e dallo spirito, si traduce in vita?
Anche la Chiesa di oggi sembra presentare sintesi ed esperienze diverse… è per questo che occorre rifarsi alla Tradizione Apostolica e accogliere cum grano salis le innovazioni, per quanto ammalianti e convincenti possano apparire… mettendo l’accento sull’esperienza, che non va sottovalutata ma non va neppure assolutizzata
Poi mi sembra riduttivo ridurre a ‘teorie’ le determinazioni dei papi e della Chiesa, perché non si tratta di semplici ‘teorie’, ma di Fede Vissuta e Realtà Vivente incarnata e trasmessa anche nel credente, a partire dal Papa che è ‘colui che conferma la Fede’
Caro Luca (e cari tutti),
prima di proclamare solennemente il dogma dell’Assunzione di Maria Vergine al Cielo, mi risulta che Pio XII abbia consultato i Vescovi della Chiesa: non so quale esito abbia dato tale consultazione, ma a quanto ho letto da qualche parte si trattò di un risultato contrastato.
Ipotizziamo che fosse prevalso un parere negativo e che il Papa decidesse comunque di procedere ex cathedra alla proclamazione. Sarebbero state comunque evidenti tutte le condizioni dell’infallibilità, no?
(In sintesi: le nostre posizioni non sono – di fatto – molto distanti: è quel “e di nient’altro” che non mi suona. Per il resto, so anch’io che la maggiore o minore “democraticità” dipende da molti fattori: un tempo lo stesso vescovo di Roma veniva eletto dal clero, dai nobili e dal popolo dell’Urbe).
@ Lea che scrive di
PROTENSTANTIZZAZIONE?
Il 15 aogosto 2008, il Card. Kasper all’Osservatore Romano la presente intervista:
“Roger Schutz, nato in una famiglia riformata, aveva fatto degli studi di teologia ed era diventato pastore in quella stessa tradizione. Quando parlava della “fede delle sue origini”, egli si riferiva a quel bell’insieme di catechesi, devozione, formazione teologica e testimonianza cristiana ricevuto nella tradizione riformata.
Egli condivideva quel patrimonio con tutti i suoi fratelli e sorelle d’appartenenza protestante, con i quali si è sempre sentito profondamente legato.
Tuttavia, sin dagli anni in cui era un giovane pastore, Roger ha pure cercato di nutrire la sua fede e la sua vita spirituale alle fonti di altre tradizioni cristiane, oltrepassando in questo modo certi limiti confessionali.
Il suo desiderio di seguire una vocazione monastica e con questa intenzione di fondare una nuova comunità con cristiani riformati la diceva già lunga su questa ricerca.
Lungo gli anni, la fede del priore di Taizé si è progressivamente arricchita del patrimonio di fede della Chiesa cattolica. Secondo la sua stessa testimonianza, è proprio riferendosi al mistero della fede cattolica che egli comprendeva certi dati della fede, come il ruolo della Vergine Maria nella storia della salvezza, la presenza reale di Cristo nei doni eucaristici e il ministero apostolico nella Chiesa, compreso anche il ministero d’unità esercitato dal vescovo di Roma. In risposta, la Chiesa cattolica aveva accettato che egli comunicasse all’eucaristia, come faceva ogni mattina nella grande chiesa di Taizé. Fratel Roger ha pure ricevuto la comunione a più riprese dalle mani di Papa
Il priore di Taizé descrisse il proprio cammino e la sua identità di cristiano con queste parole: “Ho trovato la mia identità di cristiano riconciliando in me stesso la fede delle mie origini con il mistero della fede cattolica,
senza rottura di comunione con chicchessia”.
In effetti, fratel Roger non aveva mai voluto rompere “con chicchessia”, per dei motivi che erano essenzialmente legati al suo desiderio di unione e alla vocazione ecumenica della comunità di Taizé.
Per questa ragione, egli preferiva non impiegare certi termini come “conversione” o adesione “formale” per qualificare la sua comunione con la Chiesa cattolica. Nella sua coscienza, egli era entrato nel mistero della fede cattolica come qualcuno che cresce, senza dover “abbandonare” o “rompere” con quanto aveva ricevuto e vissuto prima.
Si potrebbe discutere a lungo sul senso di certi termini teologici o canonici.
Per rispetto del cammino nella fede del priore di Taizé, tuttavia, sarebbe preferibile non applicare nei suoi riguardi delle categorie che egli stesso giudicava inappropriate alla sua esperienza e che del resto la Chiesa cattolica non ha mai voluto imporgli.
Lì ancora, le parole di fratel Roger stesso dovrebbero bastarci.”
integrale:
http://www.vatican.va/news_services/or/or_quo/interviste/2008/191q07a1.html
Contributo al discorso su QUALE PROTENSTATIZZAZIONE NELLA CHIESA CATTOLICA?
la “democraticità” non mi sembra un criterio da fare entrare in campo nei momenti decisionali del governo della Chiesa, altrimenti il principio di Autorità va a farsi benedire a tutto decremento della ‘garanzia’ della Verità cha ha la Funzione che il Papa esercita per mandato Divino credo che questo non possa essere espunto dalla discussione, altrimenti partiamo da presupposti diversi
Come sottolinea Sump, la “democraticità” si applica nel momento ‘consultivo’, ma la Chiesa è governata da uno solo non dal Collegio, nonostante un certo art. 22 della Lumen Gentium, che forse qualche confusione la crea…
lo dimostra quello che dice e fa in giro per il mondo il card. Kasper a briglia sciolta… Se non sbaglio fu lui a suo tempo a dire a frère Roger, che voleva aderire al cattolicesimo, che non ce n’era bisogno, così come non hanno bisogno di Cristo gli ebrei perchè spno già eredi delle promesse. Ma loro la Promessa che è Cristo non l’hanno accettata, o sbaglio? Il che non giustifica nessuna forma di antisemitismo, ma è solo una presa d’atto della realtà…
Contributo al discorso sulla protestantizzazione della Chiesa cattolica? Io credo di no, Matteo: al contrario (anche se il card. Kasper potrebbe ricordarsi, qualche volta, che è bene che il linguaggio di un cristiano sia sì sì no no).
Proviamo a semplificare: uno degli argomenti che dividono le confessioni riformate dalla Chiesa cattolica è il reale cambiamento di sostanza del pane e del vino nel momento in cui il sacerdote pronuncia le parole della Consacrazione. Se la Chiesa cattolica (mai sia!) dovesse cominciare a parlare di “presenza simbolica” di Gesù nell’ostia, o dovesse parlare di presenza di Gesù legata non alla Consacrazione ma alla promessa che “dove si riuniranno due o tre di voi in nome mio, io sarò presente”, ebbene: questo sarebbe un lampante esempio di protestantizzazione della Chiesa. Se invece una comunità riformata seguisse le orme di fratel Roger, si tratterebbe del processo inverso.
Scrive il cardinal Kasper: “Secondo la sua stessa testimonianza, è proprio riferendosi al mistero della fede cattolica che egli comprendeva certi dati della fede, come il ruolo della Vergine Maria nella storia della salvezza, la presenza reale di Cristo nei doni eucaristici e il ministero apostolico nella Chiesa, compreso anche il ministero d’unità esercitato dal vescovo di Roma”. Be’, magari questo processo si allargasse! Che Dio lo voglia! I nomi da adoperare li troveremo: ma certo non si tratta di protestantizzazione!
@ Lea scrive, – 22 Agosto 2008 @ 13:23
[ma la Chiesa è governata da uno solo non dal Collegio, nonostante un certo art. 22 della Lumen Gentium, che forse qualche confusione la crea…]
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ma dapprincipio non fu così,
era l’insieme degli Aapostoli con Cefa che decidevano (Atti), DIMENTICATO?
Lo Spirito ha evoluto la capacità della Chiesa di rispondere alla storia nel corso dei tempi, questo non elimina sorprese nei secoli a venire.
ciao
Fino a prova contraria anche le affermazione del Card. Kasper rientrano nel Magistero della Chiesa,
che succede?
scegliamo solo i vescovi che confermano le personali idee?
QUESTO è SOGGETTIVISMO E RELATIVISMO ALLO STATO PURO tra i cattolici !!!!
non è carino.
ciao
Matteo, le affermazioni di un cardinale non rientrano affatto nel Magistero infallibile della Chiesa: e se è per questo, neanche le opinioni di un papa. Tranquillo, critica pure, l’infallibilità è una cosa seria e non scatta a ogni opinione volante, per quanto autorevole…
Tornerei un momento a Kasper e fratel Roger.
Che per motivi di opportunità, per non guastare l’avvio di un dibattito che coinvolge un’intera comunità, si preferisca non parlare tout court di “conversione”, d’accordo. Soprattutto se si tratta di un processo non ancora concluso.
(Ho letto da qualche parte che il Gran Rabbino Israel Zolli attese il 1945 per annunciare la sua conversione al Cattolicesimo – al battesimo volle assumere il nome di Eugenio, in segno di gratitudine nei confronti di papa Pio XII – perché non riteneva opportuno abbandonare i fratelli di fede in un momento così drammatico, prima della sconfitta del mostro nazista. A me questo rinvio pare estremamente opportuno.)
se a qualcuno interessasse:
stasera alle ore 21:00
LA GRANDE STORIA
RAI TRE
“La croce e la svastica”
Cristiani contro il nazismo
Dal Card. Von Galen a Dietrich Bonhoeffer.
L’ho visto. Grazie Matteo della segnalazione.
Quanto è vero ciò che ha affermato Giovanni Paolo II: “l’ecumenismo dei santi, dei martiri, è forse il più convincente. La communio sanctorum parla con voce più alta dei fattori di divisione” (Tertio Millennio Adveniente, 37).
Adriano
E’ stato una ottima documentazione,
molto utile per cercare una sottile linea che unisce quel paganesimo…
con l’indifferenza che alberga in molte coscienze oggi, permettendo nuove e estremamente più sottili dittature sulle coscienze degli uomini,
Un documento video, che dovrebbe far il giro di tutte le scuole italiane, per capire l’appoprto dei cristiani pronti a dare la vita nei momenti più duri dell’umanità e per formare le coscienze oggi troppo portate all’assopimento.
Difficile non pensare al parallelo con quel che viene veicolato dalle televisioni di potere, in cui il corpo della persona ha un senso solo nella sua bellezza e nella sua salute. terribile, annuncio di catastrofe.
Condivido con te l’ammirazione per quella communio sanctorum, più di tutti i distinguo su cui tante persone si divertono a discettare.
Confesso il mio essere profondamente scosso.
Ho finito or ora di vedere la video-cassetta su cui ho registrato (il venerdì sera, dalle 20.30, sono normalmente impegnato nella “riunioncina” della parrocchia del mio paese) la trasmissione “La croce e la svastica” de “La Grand Storia”, su Rai3: è stata molto interesssante (grazie, Matteo, per la segnalazione).
Confesso che, a parte la storia del Vescovo Von Galen (di cui avevo sentito parlare), altri personaggi (il sacerdote “ordinato” a Dachau, Dietrich Bonhoeffer) non li conoscevo, e, quindi, sono stato ancor più attratto da questi brani del programma: ho anche riflettuto – e chiedo a Matteo un’opinione in proposito – sull’estrema lucidità d’analisi (e, dunque, sulla sua estrema attualità) contenuta nel pensiero di Papa Pio XI° che, nell’Enciclica “Mit Brennender Sorge”, individuava, già nel 1937, il carattere pagano ed anti-cristiano del totalitarismo nazionalsocialista.
Forse, la parte della trasmissione dedicata, invece, alla “Rosa Bianca” (per quanto pure interessante: ma era una storia che conoscevo, anche grazie al recente, omonimo film) ed all’attentato di Rastenburg era un pò, come dire ?, “fuori tema”: ma va bene comunque.
Buona notte a tutti !
Roberto 55
io chiedo scusa per i miei precedenti interventi in cui ho inapropriatamente scritto Benedetto XI invece di Pio XI.
@ Roberto,
La tematica de “La rosa bianca”, come movimento politico in italia è stata ripresa da Tommaso Giuntella negli anni 70 e viene portata avanti a tuttoggi, ed è di particolare interesse,
attraverso internet, puoi trovare il link giusto.
“La rosa bianca” è stata una delle risposte di cattolici e luterani nei confronti del nazismo”, e la germania ne ha fatto una memoria da non dimenticare, e in questo senso è utile leggere Romano Guardini (sacerdote e teologo tedesco) in proposito.
Purtroppo ho il video registratore guasto, perchè avrei desiderato registrare per rivedere con più calma.
Conoscevo la figura di Von Galen per essermi documentato direttamente nel mio soggiorno a Munster,
ma mi lascia perplesso, la sola focalizzazione sulla sua figura e appena qualche compartecipe nell’episcopato tedesco (come risulta anche a me).
En passant viene ricordato, come l’anticomunismo, ha fatto indulgere verso il nazismo, e non ha permesso di approfondire una analisi, di cui Pio XI aveva intuito il nefasto progetto, sino a quando toccati gli ebrei, disse che noi cristiani siamo spiritualmente ebrei. (sono da ritrovare le parole precise).
L’impressione personale (al di la di Von Galen, vale la pena leggere le sue omelie, e di alcuni altri vescovi), è che l’intero episcopato tedesco, e i vertici della Chiesa luterana temettero di esporsi se non si trovarono in qualche caso a collaborare, e lo chiarisce il responsabile del duomo di Berlino, “se non facciamo qualcosa noi sacerdoti, il popolo perde la bussola”.
Qualcosa di diabolico accadde nel popolo tedesco.
Non può non far riflettere che Hitler inventa una ritualità pagana che mutua quasi per intero dalla religione cattolica o cristiana, coinvolgendo persino Ignazio di Loyola, e questo indica le sue radici…. anche se molto perverse,
e fa pensare come tanta parte del popolo fondamentalmente cristiano,
si sia lasciato sedurre dalla sirena “Hitler”.
Pio XII?
Un momento particolarmente duro per chi doveva quidare l’orbe cattolico, contro cui si era scagliato Hitler.
Fare meno passi, per avere meno danni contro i cattolici?
Probabile vista la follia di Hitler.
A tutt’oggi, nessuno pu’ interpretare i pensieri del cuore di quel Pastore di formazione nobiliare, che si trovava a confrontarsi con un mondo in cui le potenze del male stavano mettendo in atto quanto di più terribile fossero capaci.
Più di questo non credo che mi dilunghi in quanto abbiamo già affrontato in precedenti interventi, mostrando differenziate visioni tra noi del pianerottolo.
sei fortunato ad averlo registrato, a freddo si può riflettere meglio.
ciao
Da questo link si può accedere a tre scritti importanti di Guardini sulla Rosa Bianca: è riuscito a dire cose sublimi…
http://www.nostreradici.it/storie_importanti.htm
Ringrazio Matteo per la segnalazione, la trasmissione è stata davvero importante e da non perdere. L’impatto è stato forte e sto eleborando … ne parlerò appena ho un po’ più di tempo
Grazie Lea: i testi di Guardini sulla Rosa Bianca sono bellissimi.
Aggiungo una notiziola, che mi ha felicemente sorpreso quando l’ho imparata, e che precisa ulteriormente l’ispirazione cristiana di quel movimento: il nome “Rosa Bianca” allude a quella che in italiano faremmo meglio a chiamare la “Candida rosa” , sì, proprio la suprema visione dantesca della “milizia santa / che nel suo sangue Cristo fece sposa” (Paradiso XXXI). L’ha detto un “ragazzo” della stessa “Rosa bianca”, che a suo tempo la scampò con la prigione, e che venne a parlarne due anni fa (circa) a Trento. C’era un articolo su Avvenire.
Adriano
allora…
1) Lea, hai deciso (e ci siamo appena sfiorati) che sono un soggetto da rieducare e continui a non cogliere il senso dei miei commenti (esempi: se scrivo la parola “teorie” tra virgolette è chiaro che la parola è inadeguata a definire l’oggetto ma la uso come modo di dire… senza contare che riprendevo l’esempio di Ario e Atanasio solo per dire che essere vengono da un’esperienza di Chiesa viva – più o meno ortodossa e ammissibile – poi interpretata e “valutata” dai vescovi poi dal Papa). Non intendevo fare un trattato teologico, per il quale non ho gli strumenti.
2) il documentario era molto bello.
Insieme alla gratitudine per questi fratelli, mi ha lasciato la “solita” amarezza … Credo che molte di quelle persone (e tralascio il capitolo Bonhoeffer) siano state spesso oggetto di emarginazione e calunnie all’interno della Chiesa (se ne accenna lì solo quando si fa riferimento all’incontro del Papa con i vescovi tedeschi per decidere il da farsi). Credo che sia un insegnamento che dobbiamo conservare, a proposito del valore profetico di certe vite di cristiani “minimi” anche oggi.
Bravo Moralista (per il ). Anche Bonhoeffer se la passò male, persino con la “Chiesa confessante” di cui era uno degli elementi di spicco. Gli capitò addirittura di trovarsi nel mirino di Barth, che dalla Svizzera lo additava come traditore. Per fortuna poterono incontrarsi, e Barth gli credette.
Tra i “cristiani minimi”, che hanno pagato con la vita il proprio no al nazismo, mi ha sempre colpito la testimonianza del “nostro” (in quanto obiettori di coscienza…) Franz Jägerstätter. Questo contadino/boscaiolo/minatore dovette disobbedire anche al parroco ed al vescovo che, visitandolo in carcere, lo avevano invitato a recedere dal rifiuto di arruolarsi nella Wehrmacht. Con l’argomento che un povero boscaiolo, un cristiano semplice, non può ergersi a giudice di eventi che lo superano infinitamente… L’unica a sostenerlo fino in fondo fu la moglie Franziska.
Poi il 26 ottobre 2007 è stato proclamato beato .
Ops. Nella prima parentesi è saltato il perché del “bravo” a Moralista: per il “valore profetico di certe vite di cristiani “minimi” !
Scusate
Adriano
…i cristiani minimi non vanno molto di moda.
Alcuni dicono anche che non sono cristiani, o almeno che minano il morale delle sante truppe cammellate della redenzione (r minuscola), non sono dei “veri cattolici”
Come “non vanno di moda”? Che fate, ve la cantate e ve la suonate da soli? Non vi basta che il numero uno, superiore a tutte le mode, abbia detto con tutta chiarezza: “Chiunque diventerà piccolo come questo bambino sarà il più grande nel regno dei cieli”?
… no, no, a me basta…