Ringrazio Papa Wojtyla con sei parole

Giovanni Paolo II è l’unico Papa dell’epoca moderna che sia stato fatto santo a meno di dieci anni dalla morte. Il riconoscimento canonico della sua “esemplarità cristiana” era stato preceduto e quasi imposto dal riconoscimento popolare fin dai giorni della morte. Il segreto della rapida proclamazione sta forse nel fatto che egli ha saputo porsi pienamente come uomo del suo tempo e – insieme – come uomo di Dio. In segno di riconoscenza nei primi commenti ricordo sei suoi motti che lo segnalano come grande dono dello Spirito alla Chiesa del nostro tempo. Qui e qui si possono leggere miei testi di varia data sulla sua santità.

41 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Aprite le porte. Il 22 ottobre del 1978: «Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo!». Questo motto connota la fase nascente del Pontificato, la sua felice proiezione missionaria in ogni continente, l’uso creativo dei media, il primo scontro con le «potenze mondane» fino al dramma dell’attentato e alla lunga sfida con il sistema comunista e l’impero sovietico.

    25 Aprile, 2014 - 16:30
  2. Luigi Accattoli

    Andare al largo. Il secondo motto del Pontificato è consegnato all’enciclica “Dominum et vivificantem” (È Signore e dà la vita: maggio 1986): «Guardare più ampiamente e andare al largo». Caratterizza una stagione di rilancio della missione alle genti che supera ogni limitazione tradizionale: chiama gli ebrei «nostri fratelli maggiori», va a incontrare folle islamiche, convoca assemblee interreligiose.

    25 Aprile, 2014 - 16:31
  3. Luigi Accattoli

    Chiedo perdono. Il terzo motto, «A nome della Chiesa io chiedo perdono» (parole dette la prima volte Olomouc, Repubblica Ceca, nel maggio del 1995), mette a tema del Grande Giubileo il cammino penitenziale per «gli errori, le infedeltà, le incoerenze e i ritardi» di cui si sono resi responsabili i «figli della Chiesa» nel millennio che si stava chiudendo.

    25 Aprile, 2014 - 16:31
  4. Luigi Accattoli

    Avvocato della vita. Il quarto motto: “Forse la Provvidenza mi ha affidato la cattedra di Pietro per essere un appassionato avvocato della vita. Io infatti ho dovuto sperimentare fin da giovane come, durante un capitolo particolarmente oscuro della storia di questo secolo tormentato, la vita umana sia stata calpestata e sistematicamente annientata non molto lontano dalla mia cittadina nativa di Wadowice” (18 novembre 1999).

    25 Aprile, 2014 - 16:32
  5. Luigi Accattoli

    Griderò pace. “Fino a quando avrò fiato io griderò: ‘Pace, nel nome di Dio!’ Se parola si unirà a parola, nascerà un coro, una sinfonia, che contagerà gli animi, estinguerà l’odio, disarmerà i cuori” (così parla da Baku, nell’Azerbaijan, il 22 maggio 2002).

    25 Aprile, 2014 - 16:33
  6. Luigi Accattoli

    Offro le sofferenze. Il sesto motto arriva con la pena estrema della mancanza di movimento e di parola, per un uomo che tanto si era mosso e tanto aveva parlato: “Offro le mie sofferenze perché il disegno di Dio si compia e la sua parola cammini fra le genti” (25 marzo 2005).

    25 Aprile, 2014 - 16:34
  7. Dovrebbe far parte del ringraziamento dei “testi di varia data sulla sua santità” (cosi con sette è un bel simbolismo) anche, cito testualmente, parole sue dottor Accattoli: “Quell’articolo [che] non mi è stato chiesto, l’ho proposto io e quando l’ho letto mi è piaciuto moltissimo…”

    http://www.luigiaccattoli.it/blog/articoli-del-corriere-della-sera/martin-i-su-wojtyla-era-un-uomo-di-dio-ma-non-e-necessario-farlo-santo/

    Cosi è un poco più realistico l’insieme altrimenti troppo sdolcinato.
    (Cmq nessuno dei romani offre ospitalità per la giornata di domenica? Giusto per la tanto declamata carità cristiana)

    25 Aprile, 2014 - 18:47
  8. Nino

    OT
    Visto che è passata sotto gamba la canonizzazione del gesuita José de Anchieta
    Ecco un breve sulla sua figura e l’importanza della sua opera in america latina, soprattutto in Brasile.

    http://w2.vatican.va/content/francesco/it/homilies/2014/documents/papa-francesco_20140424_omelia-san-jose-de-anchieta.html
    CELEBRAZIONE DI RINGRAZIAMENTO PER LA CANONIZZAZIONE DI SAN JOSÉ DE ANCHIETA, SACERDOTE PROFESSO DELLA COMPAGNIA DI GESÙ
    OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO
    Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola in Campo Marzio – Roma
    Giovedì 24 aprile 2014

    José de Anchieta
    http://it.wikipedia.org/wiki/Jos%C3%A9_de_Anchieta

    26 Aprile, 2014 - 11:01
  9. lorenzo

    Interessante questo passaggio dell’omelia:

    “È come se “distillassimo” la realtà dell’incontro con Gesù Cristo nell’alambicco della paura, nell’alambicco dell’eccessiva sicurezza, del voler controllare noi stessi l’incontro. I discepoli avevano paura della gioia… e anche noi.”

    Il totem della sicurezza e la paura di essere messi in crisi, perdendola, sta alla base di tutte le nostre fughe e di tutte le nostre chiusure. Preferiamo costantemente il pacchettino sicuretto e confezionato che noi stessi ci siamo fatti di Gesù, della realtà del vangelo ( e di tutti quelli che la ricordano!) che lo spacchetta e lo disfa di continuo.
    Ancora Fr.:
    ” Assumere la gioia e l’allegria in quel momento ci sembra rischioso e sentiamo la tentazione di rifugiarci nello scetticismo, nel “non esagerare”. E’ più facile credere in un fantasma che in Cristo vivo! ”

    Appunto.

    26 Aprile, 2014 - 11:20
  10. lorenzo

    ….il che rilancia il ” NON ABBIATE PAURA ” di Woityliana memoria, e così tutto si tiene insieme sempre.

    26 Aprile, 2014 - 11:23
  11. lorenzo

    Tornando ai 6 motti ricordati da Luigi per dare in 6 istantanee il senso della santità di GPII, salta fuori molto bene come abbia sempre camminato su due “gambe”: profezia e martirio. Anche quando non ha camminato piu’ per niente, anzi: soprattutto allora.
    Visto che i santi sono ” da vivere”, e non da contemplare, che stanno lì a dirmi: se ce l’ho fatta io, con tutti i miei limiti, perché cappero non dovresti farcela anche tu?, sulle stesse gambe sono chiamato a marciare pure io.
    Profezia e martirio.
    Spaventano i termini? Allora diciamo : essere segno di Gesù, e testimoniarlo con la sola vita.
    Noi tutti, siamo stati scelti solo per questo.
    Invece, patafi e budanfi, tendiamo ad adagiarci nel ruolo come in una posizione acquisita, non si sa a che fare. Bella l’espressione usata ieri da Galatino: spiriti sazi. “… e gli spiriti sazi possono stare anche tra i vescovi, tra i sacerdoti e tra i laici. Gente, cioè, che pensa ad acquisire o ad avere acquisito delle posizioni e a campare di rendita”.
    Bisogna avere gli occhi sotto le piante dei piedi, per pensare , vangelo alla mano, di poter campare di rendita cristiana con Gesù Cristo.

    26 Aprile, 2014 - 11:37
  12. Sara1

    Va bene non dover essere continuamente rassicurati, nemmeno bisogna andare raminghi per il mondo a farsi martirizzare di continuo, si finisce in un nuovo perfezionismo di stampo diverso ma sempre esagerato.
    I fratelli nella fede che sono fragili hanno tutto il diritto di essere rassicurati.

    26 Aprile, 2014 - 11:41
  13. lorenzo

    Parere personale:
    “Farsi martirizzare” è una contraddizione in termini che presuppone un po’ di distorto egocentrismo ( assentissimo in GPII e nei martiri tutti).
    “Andare raminghi” , almeno psicologicamente, la trovo condizione esistenziale richiesta e benedetta.
    I fratelli nella fede che sono fragili siamo tutti quanti. La fragilità, la considero personalmente un elemento di forza. Quando sono piu’ fragile nelle certezze della fede ( mie, già lì qualcosa non quadra) sono piu’ “ricettivo e acuto” sulla novità del Vangelo che non quando ho la biada della fede granitica che mi buca le budella.

    26 Aprile, 2014 - 11:50
  14. lorenzo

    “Il Papa Emerito Benedetto XVI ha accettato l’invito per la celebrazione di domani in piazza San Pietro per le canonizzazioni di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, e ha comunicato a Papa Francesco che sarà presente e concelebrerà”.
    Lo ha reso noto il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi.

    E quindi li avremo per davvero, domani, i quattro papi presenti e diversamente operanti in piazza San Pietro.

    ” GAUDET MATER ECCLESIA ….” potrebbe ripetere Giovanni, nel suo bel latino dall’accento italiano e colloquiale con cui aprì il Concilio.
    Quanto è bella la Chiesa, pur con tutte le sue magagne.

    26 Aprile, 2014 - 12:07
  15. Sara1

    Ci sono tantissime persone in condizioni esistenziali e di vita tali da aver bisogno solo di una parola gentile non di vedersi gettare in una precarietà ancora maggiore perché anche quella e’ carità.
    In ogni caso molti tradizionalisti più che deboli e in crisi hanno l’arroganza di voler dare i voti al Papà che è cosa un po’ diversa.

    26 Aprile, 2014 - 12:35
  16. lorenzo

    Dipende dal tipo di precarietà di cui stiamo parlando. Ci sono anche casi in cui dire cicì cicì e fare ganascino bello è una comodità mia, non carità.
    L’arroganza di chi rifiuta e giudica è l’altra strada che ti si para davanti nel momento della fragilità: pur di non riconoscerla, uno se la da a gambe, e alza la voce per darsi un po’ di coraggio. Ma è tutta scena .

    26 Aprile, 2014 - 13:11
  17. Sara1

    Secondo me lei non ha diritto di accusare gli altri di fare cici e ganascino nemmeno le conosce queste persone che ne sa?
    C’è una precarietà buona e una precarietà di sofferenza, insostenibile che chiede di essere consolata.

    26 Aprile, 2014 - 13:56
  18. lorenzo

    Ma di che persone sta parlando, scusi, Sara?
    Ho parlato di comodità mia, quindi se faccio cici e ganascino io.
    Quali accuse a chi?
    Piuttosto, di che precarietà buona e di sofferenza stiamo parlando?
    Una precarietà di fede? Una precarietà di condizioni di vita? Una precarietà psicologica?
    Eravamo partiti parlando di fede. Tanto per capirci, se no lei mi dice roma e io capisco toma.

    26 Aprile, 2014 - 14:01
  19. discepolo

    Meno male che qualcuno, un po’ più intelligente , comincia ad accorgersene di di come stanno veramente stanno le cose , al dila’ del coro adulatorio: è l’ULTIMO PAPA RE:

    http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350776

    “Con Francesco il papato è finito in un cono d’ombra. la luce è tutta per lui il Papa. Non l’istitizione ma la persona””
    sono le amare ma sagge parole di Magister, non certo di un tradizionalista

    26 Aprile, 2014 - 14:10
  20. Sara1

    Appunto non si parlava di lei poi fa niente.

    26 Aprile, 2014 - 14:13
  21. lorenzo

    Bene.

    26 Aprile, 2014 - 14:16
  22. Sara1

    Voglio dire per lei farsi confermare nella fede è cosa da donnette e pusillanimi magari si riferisce a lei ma se lo dice ad alta voce offende quelli che magari hanno anche voglia di farsi confermare nella fede e non andare raminghi senza una certezza perchè altrimenti ascolteremmo Vasco Rossi e non il Papa che si chiami Francesco o Pincopalla no?
    Punto.

    Confermati nella fede non significa confermati nelle nostre debolezze o nei nostri egoismi perchè la fede stessa se aiutata a fortificare già porta a superare debolezze ed egoismi.

    26 Aprile, 2014 - 14:26
  23. lorenzo

    “Farsi confermare nella fede è una cosa da donnette” lo penserà eventualmente lei, non certo io.Non so se tutti abbiamo ” voglia” di farci confermare: certo tutti ne abbiamo assoluto bisogno.
    Ma farsi confermare nella fede non vuol dire trovare qualcuno che ti liscia il pelo e ti dice: hai ragione tu, come la pensi tu su Gesù Cristo e sulla Chiesa è giusto.Puo’ essere così, ma molte volte è vero il contrario: è provvidenza che ci sia qualcuno, dal Vangelo ( che lo fa sempre ) al papa in giù, che ti dia una mossa e ti dica: sei sicuro che sia così come la pensi tu? Magari non è così per niente magari è diverso, magari è l’opposto.Instillkare dei dubbi nella t”ua fede”, se la fede è più tua che fede ( tu generico) è il primo passo della confermazione.
    Questo non significa che il Papa o chi cappero la faccia per lui è derubricato a un Vasco Rossi, cosa che invece, a seconda degli orientamenti, si fa con una buona nonchalance.

    26 Aprile, 2014 - 14:36
  24. Sara1

    Dipende dalla mossa, se è troppo brusca rischi l’effetto contrario, perchè altrimenti hanno ragione quelli per cui il Papa dovrebbe parlare solo di inferno e dannazione per convertire le persone.

    I dubbi vanno anche bene ma dipende dal momento e serve rispetto per i piccoli e per le fedi dubbiose già di suo non è che se uno è in dubbio e in difficoltà e gli carichi altri dubbi sulle spalle fai la cosa giusta.
    Dipende dai casi anche questa è banalissima pastorale.

    26 Aprile, 2014 - 14:39
  25. Scorrendo i commenti di questi giorni,
    ho trovato l’augurio pasquale di Sumpontcura .

    Gli sono molto grato,
    e gliene ricambio per la festa che non finisce.

    ________________

    Leggo che qualcuno afferma che Magister non è tradizionalista.

    Magister
    è
    tradizionalista.

    E’ entrato tra quelle file,
    da anni,
    e
    si sta sempre più affermando come profeta di sventure,
    per
    la gioia di tutti i tradizionalisti,
    che hanno in uso il ratzingerismo ad arbitraria ideologia,

    in compagnia
    delle vedove inconsolabili,
    dalla Maria G. alla Raffaella
    e congregazione varia e figli vari….

    Magister scambia le proprie evanescenze mentali,
    per verità di fede,

    mi ricorda il vecchio Pannella,
    che spesso mi ritrovo con le sue paranoie,
    quando mi ascolto radio radicale,
    ma,
    proprio in questi giorni,
    il mio vescovo mi ha fatto far caso,
    che anche vecchi paranoici e non sempre lucidi,
    sono comunque oggetto di consolazione e conforto.

    Ma conforto e consolazione,
    non sono approvazione dell’opera omnia di una persona,

    non vale per l’opera omnia di Pannella,
    come
    non vale per l’opera omnia di Palmaro.

    Così,
    come per il “riconoscimento di santità”
    di Giovanni Paolo II,
    non è approvazione del suo governo della chiesa istituzionale.

    Quando si riconosce la santità dell’apostolo Pietro,
    non si dà per buono il suo tradimento,
    e altre scelte di paura che ha fatto
    prima della morte di Gesù,
    e dopo la resurrezione di Gesù.

    Intanto mi godo questa Roma primaverile,
    in cui ancora non vedo tutti questi milioni di persone
    a sciamare per le strade….

    Ho l’impressione che i TG stiano creando
    la solita realtà virtuale….

    che sta avendo solo efficacia terroristica….

    Se non ricordo male,
    detto lo scorso anno da padre Lombardi,
    durante l’enorme afflusso di gente per il nuovo papa,

    tra piazza s. Pietro e via della Conciliazione,
    ci entrano 200.000 persone.

    C’è troppa irresponsabile fantasia
    che deborda dai TG
    e servizi televisivi vari….

    26 Aprile, 2014 - 15:03
  26. elsa.F

    E se Magister fosse semplicemente Magister e non tradizionalista o altro?
    E se Discepolo fosse soltanto Discepolo e non una vedova inconsolabile?
    E se lasciassimo riposare in pace Palmaro senza evocarne lo spirito?
    E se lascissimo da parte i distinguo e ci limitassimo a riconoscere la statura di Giovanni Paolo II, come quella di Pietro, ringraziando Dio di averceli dati.
    E, infine, se nei nostri commenti lasciassimo da parte una volta per tutti gli aggettivi acidi, gli attributi ironici, le esibizioni del nostro io, per fare spazio ad un minimo sindacale di amore reciproco?

    26 Aprile, 2014 - 17:20
  27. roberto 55

    Vero, Elsa: Magister è Magister, e con ciò s’è detto tutto.
    Buon sabato sera al “pianerottolo”.

    Roberto 55

    26 Aprile, 2014 - 18:04
  28. lorenzo

    Su quanto detto da Sara nel suo ultimo intervento concordo pienamente.
    Però bisogna avere anche la franchezza di dire che piccoli, nella fede, lo siamo tutti: dubbi ne abbiamo tutti ( anche se magari di natura differente). Credo sarebbe un guaio vero se non ne avessimo nessuno.
    Ma questo , la fede debole e fragilissima, non ci esenta, a mio parere, dal compito ( sarebbe meglio dire dalla missione? Forse sì, giacchè siamo tutti dei mandati, non degli stanti) ” della profezia e del martirio”.
    Insomma, se aspetto di avere una fede granitica ed eroica per essere segno di Cristo nel mio posto e per testimoniarlo con la mia vita, campa cavallo. Anzi: chi caspita mai ci riuscirebbe a farlo?
    I santi stessi sono un festival di fragilità e di debolezze, se non ci si ferma alla superficie aureolata del santino.E loro, difatti, sono i primissimi a saperlo.
    Di ritorno dalla giornata di Girotti, mi sono portato dietro questo intervento del vescovo di Alba sulla sua figura, dove a un certo punto sta scritto:

    ” Il “martirio” di padre Girotti non è stato un frutto spontaneo, ma il risultato di una maturazione spirituale che ha bruciato le tappe SENZA NEGARSI TORTUOSITA’ E DUBBI, ma rinvenendo presto, nelle Beatitudini prese sul serio, la “strada stretta” da cui non deflettere. Per questo la sua figura, che manifesta una forte carica di “modernità”, testimonia la capacità della fede di FARE FIORIRE ANCHE NEI TERRENI PIU’ OSTICI il fiore della carità e la palma del martirio, “specie botaniche” di cui i nostri tempi hanno un bisogno estremo. ”

    Torno a dire: c’è riuscito lui, ed infiniti altri, perché non io?

    Senza nulla togliere al rispetto per i piccoli, per me che sono piccolo, alle fedi dubbiose e alla mia quando si fa dubbiosa, non devo però lasciarmi paralizzare dalla fragilità e dalla debolezza. Nè mie, né altrui.
    I filmati insistenti in questi giorni ripetono quella frase di GPII: ” L’uomo…È invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione. Permèttete, quindi – vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permèttete a Cristo di parlare all’uomo. Solo lui ha parole di vita, sì! di vita eterna.”

    26 Aprile, 2014 - 20:25
  29. Sara1

    Caro Lorenzo ovviamente sono d’accordo, volevo solo dire che è giusto avere rispetto anche per chi rimane indietro nel cammino della fede.

    26 Aprile, 2014 - 21:10
  30. Nino

    “le esibizioni del nostro io, per fare spazio ad un minimo sindacale di amore reciproco?”

    ——
    Ma allora i sindacati servono.

    26 Aprile, 2014 - 21:43
  31. elsa.F

    è giusto avere rispetto anche per chi rimane indietro nel cammino della fede

    e anche per chi, come me, fa un passo di formica e … tre di gambero.

    27 Aprile, 2014 - 10:15
  32. lorenzo

    tutti abbiamo una fede così, Elsa, pure i santi hanno avuto i loro bravi passi da formica e i loro bravi salti indietro tipo gambero.
    La differenza è che loro, stanti così le cose, non se ne lasciano imbrigliare e prendono sul serio Gesù Cristo che li ha scelti così come sono_ non campioni di fede , non angeli, normalissimi- per mandarli agli altri.
    e’ giusto avere anche rispetto per chi non ha avuto la botta di fortuna di avere una fede come la mia, da formica gamberosa, che io mi sono ritrovata addosso senza nessun merito. è giusto avere rispetto anche di Gesù che sapendomi per quel che sono, gamberone formicato, mi ha piazzato gli occhi addosso e mi ha spedito…
    Non c’è sempre il rischio di ingigantire un po’ il lato ” mio” del rapporto di fede, tralasciando il dato di fatto che Gesù ha scelto me, proprio così come sono fatto?

    27 Aprile, 2014 - 12:06
  33. Clodine

    Il fatto è, che per diventare santi non si può rimanere così “come si è”… sarebbe troppo facile, e comodo. Sia che si faccia un passo da formica oppure due da gambero ciò che conta è la capacità di esaminare se stessi, e, in silenzio, capire che quando essere “così, come si è” fa schifo ,bisogna invertire la marcia e fare un altro percorso. La fede non è affatto facile: è un lunghissimo e difficile cammino irto di spine e pietre! Tutto questo clamore, questi riflettori accesi, questo bailame di telecamere che sembrano rifleettere un popolo che all’improvviso sembra accendersi d’ ardente e devozione, francamente, non mi convince neppure un po’! Non ci illudiamo: se non ci sono riusciti i dieci apostoli, testimoni del Risorto, a convincere l’undicesimo -Tommaso- che pure conosceva bene il Signore, ed ha dovuto mettere le mani nelle piaghe. Dovrebbe scendere il Padre Eterno in persona, e neppure servirebbe.

    27 Aprile, 2014 - 12:46
  34. Sara1

    “Questo è stato il suo grande servizio alla Chiesa; è stato il Papa della docilità allo Spirito. ” oggi Francesco.
    Credo che non ci si svegli la mattina dicendo: voglio diventare santo, la santità viene da qui.

    27 Aprile, 2014 - 13:38
  35. lorenzo

    E’ esattamente lì, Sara, la chiave: quella della docilità allo Spirito.
    Se manca quella, io posso esaminarmi da mane a sera e da sera a mane, prendere tutte le decisioni alte e giuste del mondo, impegnarmi allo spasimo nello sforzo di raggiungerle e fare, di tutto questo, un gigantesco flop cristiano, una prova titanica ed egocentrica destinata ab origine a un nulla di fatto. Questo non per pessimismo esistenzaile, ma per realismo evangelico, quello basato sul : senza di me voi non potete NULLA”.
    La consapevolezza dei miei limiti ( che molto spesso sono diversi e ben piu’ gravi di quelli che noi consideriamo tali) se mi porta alla volontà di cambiare vita e basta, è una strada cieca. Per giunta pericolosa:prosciuga energie, espone a frustrazioni, tiene comuqnue ME al centro di me stesso, bell’affare.
    Invece i santi uniscono questa consapevolezza a una fiducia sconfinata in Gesù Cristo: Io sono niente, ma tu mi vuoi, hai bisogno di me, mi chiami, e io di Te mi fido, con la mia vita tutta intera.Mi metto nelle tue mani, e NON LASCERO’ CHE NESSUN MIO MALE, NESSUN MIO ERRORE, NESSUNA MIA COLPA, NULLA me ne separi: Tu mi dai i mezzi per poterlo fare.Abbonda il peccato? Sovrabbonda la grazia. Con Te, sempre.
    E questo possiamo farlo tutti, ma tutti quanti, nessuno escluso.
    Questa è la bellezza della strada che ci viene indicata dai santi.
    Facile? Per niente. Che c’è mai di facile nel seguire Gesù Cristo. C?è tutto di bellissimo, però.

    27 Aprile, 2014 - 14:59
  36. Clodine

    La Santità è un percorso a due: se è vero che senza di Lui non possiamo fare nulla a maggior ragione è vero il contrario: “senza di noi, Lui, non può fare nulla” .Peccato che nessuno si salva senza merito! Nessuno, ma proprio nessuno…anzi: la presunzione di salvarsi senza merito è uno tra i più gravi peccato contro lo Spirito Santo.

    27 Aprile, 2014 - 16:07
  37. Clodine

    bestemmia imperdonabile contro lo Spirito Santo è la fiducia disordinata in sé stessi, nelle proprie convinzioni, considerando Dio un bonaccione da poco che si accontenta senza chiedere il resoconto e il raddoppio di quanto ci ha dato [parabola dei talenti ad esempio]. Certo, Dio è buono. Lento a l’Ira e grande nell’amore, ci mancherebbe; non ha bisogno di prendere in prestito ipotesi e umane congetture e infine ” siamo stati riscattati a caro prezzo”.
    Ma ciascuno è chiamato a fare la sua parte e ad attuare la Volontà di Dio, e mi consta che per il 99% delle volte questa Volontà indica una via tutt’altro che rose. A volte per una intera vita ci fa sentire soli, abbandonati, e ci chiede di fare come quegli agricoltori che con arte arano i loro campi e preparano con cura i semi da gettare nei solchi. E poi attendono con pazienza e fiducia le piogge di autunno e di primavera, per poter quindi tornare, a suo tempo, gioiosi alle loro case con un carico abbondante di spighe dorate.

    27 Aprile, 2014 - 16:35
  38. lorenzo

    Meno male che c’è la Chiesa, quella vera, quella con cui abbiamo potuto fare festa e pregare e gioire questa mattina, insieme a Benedetto e al Papa, e ai loro due predecessori proclamati santi, in perfetta continuità e unione di magistero.
    A questa Chiesa ci si rimette per scoprire il volto vero di Gesù Cristo, che è quello della comprensione, del perdono e della misericordia scandalosa. Quella di cui ha parlato il Papa stamattina nella suo omelia. Quella di cui non si sono scandalizzati questi due santi, quella di cui non hanno paura i santi.
    E i santi sono quelli su cui la chiesa va avanti. Quelli che sono lì per essere seguiti. Quelli che sono lì per noi.Quelli sono lì per me.
    La strada ce l’ho tracciata nel vangelo, e ogni santo me ne da una sua esemplificazione.
    Ho la bussola, e ho la carta stradale.
    Ho anche la certezza che finirò n volte nel fosso.
    E allora? Se ci finirò- certo – ho chi mi tirerà fuori.
    Perchè non dovrei fidarmi della scelta che Cristo fa su di noi?
    Perché dovrei restare preda della mania egocentrica di fare una tragedia di ogni colpa e un epos di ogni atto di bene, come se ci fossi IO al mondo, e basta?
    Faccio il male ? Certo. Ho una volontà disordinata? Capirai che scoperta.
    Viviamo nel libro delle fiabe? e allora!
    Con tutto questo, Gesù mi piazza gli occhi addosso, mi sceglie, mi chiama e mi manda. Dietro a Lui. A rifare la sua strada. Là dove so benissimo.
    E io, davanti a questo, posso stare lì a dirgli: guarda, non posso, non sono all’altezza, sono disordinato e debole, e poi ho già del lavoro a migliorare me stesso …
    No.
    Io non posso, non sono all’altezza, sono piu’ che disordinato e di una debolezza patologica, ho un lavoro impossibile e infinito a cercare di migliorare anche solo un po’ me stesso.
    Ma tu mio hai chiamato, e io, ci sto.
    Questo rispondono i santi. E soprattutto, LO VIVONO.
    La valutazione che noi diamo di noi stessi ( men che meno quella che diamo degli altri) conta niente.
    Diamogli la vita tutta intera, e portiamogli le colpe. I meriti sono un discorso che eventualmente valuterà lui.

    27 Aprile, 2014 - 17:16
  39. Qualcuno nei suoi discorsi, non si accorge che, forse inavvertitamente, parla come se il tutto si riducesse a “sola Grazia” o a “predestinazione”, quasi un “fai e non preoccuparti”. Non è cosi.
    Ci vuole anche la partecipazione attiva nostra, e la consapevolezza che bisogna preoccuparsi pe “ciò che si fa”.
    Buona domenica della Divina Misericordia.

    27 Aprile, 2014 - 17:42
  40. Sara1

    A me sembra il contrario sinceramente però mi si sta confondendo tutto.

    27 Aprile, 2014 - 17:50
  41. lorenzo

    Questa la parte della omelia di stamane cui facevo riferimento.

    “Le piaghe di Gesu’ sono scandalo per la fede.
    Ma sono anche la verifica della fede. Per questo nel corpo di Cristo risorto le piaghe non scompaiono, rimangono, perche’ quelle piaghe sono il segno permanente dell’amore di Dio per noi, e sono indispensabili per credere in Dio. Non per credere che Dio esiste,
    ma per credere che Dio e’ amore, misericordia, fedelta’.
    Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II hanno avuto il coraggio di guardare le ferite di Gesu’, di toccare le sue mani piagate e il suo costato trafitto. Non hanno avuto vergogna della carne di Cristo, non si sono scandalizzati di Lui, della sua croce; non hanno avuto vergogna della carne del fratello (cfr Is 58,7), perche’ in ogni persona sofferente vedevano Gesu’.
    Sono stati due uomini coraggiosi, pieni della parresia dello Spirito Santo, e hanno dato testimonianza alla Chiesa e al mondo della bonta’ di Dio, della sua misericordia.”

    27 Aprile, 2014 - 19:22

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