Semo pieni de’ buffi / a noi la crisi ce fa ‘n baffo: scritto su un cartello vistoso esposto alle spalle del barista, nel “Bar Tabacchi Ricevitoria Lotto Aurelia”, via Aurelia 85, Santa Marinella. “Buffi” sta per debiti, non sovrani ma personali. E’ voce dialettale romana e credo abbia solo il plurale, come a segnalare che è proprio dei “buffi” essere in tanti. “Fare un baffo” è locuzione figurata che il Battaglia svolge come “minacciare inutilmente senza neanche intimidire”.
A noi la crisi ce fa ‘n baffo
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Tipico atteggiamento come si dice “sbruffone” , un po’ come quello di Formigoni che tradotto dal milanese al romano:
“semo pieni di avvisi di garanzia/ a noi la magistratura ce fa ‘n baffo”
Questo è un modo per sopravvivere, per esorcizzare lo sconforto. Vorrei fare qualche considerazione in più sulla crisi: uno dei suoi effetti è quello di distruggere memorie e cultura. Eliminare ciò che è inutile o superfluo: la mia esperienza personale dice che nulla è più superfluo della cultura, nel modo di sentire corrente. Scusate lo sfogo, ma per più di venti anni ho lavorato in un IRRSAE (Istituto Regionale di Riserca Sperimentazione e Aggiornamento Educativi). Ora il mio ente è definitivamente soppresso, e la mia impressione è che tutto, anche le memorie, verranno disperse o sepolte in qualche sottoscala. Da pensionata che ha amato il suo laboro, mi sento molto sconsolata. No, non me ne faccio un baffo: che dispiacere!
Non mi resta che segnalare la pagina web del mio ente (che ancora sarà visibile per qualche giorno) con testi scannerizzati di pubblicazioni e cataloghi. In memoriam.
http://www.irre.umbria.it/pubblicazioni.htm
State tutti a parla’ sempre e solo de Formigoni, silenzio tombale su Errani e Vendola, invece, per i quali è stato già chiesto il rinvio a giudizio.
Il secondo lunedì sera è stato intervistato a lungo al TG3 delle 19 dalla bellissima Bianca Berlinguer: sei domande lunghe di politica, zero sui problemi giudizionari. Hai capito che servizio pubblico!
Cara Antonella,
prima che tutto si perda, se io fossi il responsabile di questa piccola e ben solida struttura al servizio della comunità locale dell’Umbria e del mondo WEB,
tenterei di salvarla chiedendo in giro a sponsor e-o benefattori come le Fondazioni bancarie ( le Cassa di Risparmio umbre ed altre ) di poter mantenere questo progetto magari integrato con piccoli contributi delle istituzioni locali ( Comune, Provincia, Comune ) ed anche da privati cittadini con piccole quote del tipo abbonamento annuo a nuovi servizi innovativi su Web che l’IRRE potrebbe nel frattempo creare on demand di supporto alla scuola e/o alle itituzioni culturali in genere.
Caro NIno, ringrazio dell’interessamento veramente tanto gradito. La fase in cui era possibile chiedere l’aiuto degli sponsor è già superata, e l’IRRE Umbria (come molti altri) è definitivamente soppresso. Prima ce ne era uno per regione, ora ne rimarranno solo tre in tutta Italia, che, insieme all’INDIRE e all’INVALSI, continueranno il lavoro nel campo della ricerca educativa. Vi sarà dunque una qualche continuità, ma la crisi rende difficile anche questo accorpamento, perché per trasferire archivi e documenti ci vogliono fondi. Il mio unico obiettivo adesso è quello di non lasciar marcire in qualche scantinato la biblioteca e l’emeroteca dell’ente; un obiettivo quasi irraggiungibile per una pensionata!
http://it.wikipedia.org/wiki/IRRE
Ti capisco cara Antonella, ci sono passata, altro che! L’istituto d’Arte dove insegnai venne definito inagibile e in seguito definitivamente chiuso, buttando in mezzo alla strada un bel po’ di gente, dagli impiegati ai bidelli agli insegnanti. La didattica smembrata, gli allievi accorpati a istituti professionali della regione, ben presto dell’Istituto Statale D’Arte Silvio D’Amico non rimase traccia alcuna. Eppure, non si era alle strette con la spending review di oggi, ma con qualcosa di forse peggio che segnò la fine della prima repubblica. Erano gli anni di “mani pulite”, e già a quel tempo il sistema scolastico si palesò scricchiolante, non poche furono le crepe nel settore della cultura. Molti furono i tagli, risicando i fondi destinati alla ricerca e alla scuola di ogni ordine e grado con l’abolizione di materie quali l’educazione civica, il latino, la religione ecc…
La cultura -come pure l’intero patrimonio culturale-nel nostro paese ha sempre patito le pene dell’inferno! Non più fonte e linfa vitale di un popolo che si vuol definire civile, oggi la cultura viene definita addirittura inutile orpello!!! Cioè, ci stiamo rendendo conto o cosa?? La cultura è definita inutile, il che vuol dire che dell’intero patrimonio tramandato da secoli imperituri, tutta la memoria storica senza la quale non sappiamo neppure chi siamo e donde…la possiamo mettere tranquillamente nel WC e tirare lo sciacquone.
Questo è quanto!
Ti abbraccio Antonella, ci vuole coraggio..è insopportabile…lo so, ma questo è…!
La crisi economica non ha nulla di bello: la povertà economica, pure se assai relativa se paragonata a quella in cui vive la piu’ parte del globo, non è mai una cosa buona, nonostante tutto il malinteso pauperismo.
Da cristiano però dico che qui da noi, in occidente, potrebbe avere l’effetto salutare di una doccia gelata. A me, comodo cristiano occidentale del 2000, borghesuccio e ipergarantito, con un occhio al Conto In Banca, e ai Risparmi Di Una Vita, e l’altro alla Pensione, che ho detto seriosamente che non ci si sposa e non si fanno figli perché ” mancano le adeguate risorse e aiuti dallo stato” ( e le generazioni che per 2000 anni hanno procreato con un centesimo delle opportunità nostre, tutti coglioni?), a me abituato a essere garantito dalla culla alla tomba, che effetto potrà mai fare oggi l’invito di Cristo ( Non preoccupatevi di quello che mangerete e che berrete ecc ecc.)?! Quindi mi verrebbe da dire: la crisi come una provocazione forte a riscoprire la Provvidenza.
Poi però penso a quegli imprenditori, disoccupati, pensionati , tanti, che si sono ammazzati per questa tempesta finanziaria. Agli occhi pieni di lacrime che ho incrociato l’altro giorno. Lacrime incazzate di un mio coetaneo baffuto affacciato al finestrino del “tram degli esodati”, che circolava per Torino tristemente imbandierato… e mi sento un perfetto pirla che sdottora e sbanfa fuori luogo.
Ce sta chi la crisi nun je fa ‘n baffo, e chi ce rimette la capoccia.
Grazie, Clodine, sempre molto sensibile e profonda. Grazie anche a Lorenzo, che ci richiama a qualcosa di assai più importante di fogli dispersi, per quanto dottamente compilati. Eppure questo rischio è tangibile in ogni campo: per ridurre le spese si butta via quello che c’era, dai piccoli ospedali alle biblioteche. E’ veramente un risparmio o un ennesimo spreco? Il momento che stiamo vivendo ci richiama alla sobrietà, e questo va bene; molti sono costretti a sacrifici insopportabili, e questo naturalmente non va bene. In più ho una specie di incubo, che è quello ben rappresentato nel film “Agorà”, che racconta la fine di Ipazia, donna pagana e dedita alla filosofia, vissuta tra il IV e il V secolo. Nel film si vede una delle biblioteche di Alessandria data alle fiamme, coi “rotoli” dei sapienti antichi che cadono dagli scaffali e finiscono nel rogo. Ipazia, se non erro, salvò alcuni di questi rotoli, e continuava a fare lezione ispirandosi a questi, soprattutto ai trattati di astronomia. Anch’io, come un’Ipazia moderna, cerco di conservare alcuni fogli dei miei lavori per l’ente … fortuna che c’è Internet, Clodine! I files con gli interventi dei professori universitari e i risultati delle ricerche più importanti li ho messi nella zattera del mio computer.
Cara Antonella Ipazia, benedetta e provvidenziale Internet! E in tempi di vacche culturalmente magrissime, e per le quali si prospetta una dieta assai lunga, sarà sempre piu’ benedetta e provvidenziale. Se pensi che per salvare i rotoli del Mar Morto ci sono volute le anfore e duemila anni di oblio prima di recuperarli, la zattera del tuo computer appare come una specie di Arca di Noè in versione digitale:)
Scherzi a parte capisco il dispiacere e la frustrazione e solidarizzo.
Quali che siano le crisi, la cultura riceve sempre i primi colpi di forbice.
Cara Antonella, non sono completamente d’accordo che la crisi distrugga memorie e cultura, ovviamente dipende anche dalle diverse esperienze di lavoro.
La mia si è conclusa con tangentopoli 1, circa 20 anni fa, quando ho dovuto suggerire alla nostra casa madre USA di cedere la piccola azienda italiana, perché se non ci facevamo “sostenitori” di certi partiti non avremmo preso più commesse, cosa avveratasi.
Poi le cose non sono andate bene, l’ acquirente della nostra aziendina ha avuto anche lui i suoi problemi, anche se di natura diversa o opposta: forse si fidava troppo delle “contribuzioni”, anche lì c’era molta concorrenza. E tutti hanno dovuto cercarsi un altro lavoro. Ma io, per fortuna, avevo già lasciato, non mi sentivo bravo a gestire i contributi.
Figurati quanto sono … imbufalito, per usare un altro termine locale, anche se – per decenza – non il più appropriato.
Questa crisi è molto più grave, di fatto ci costringe a molti sacrifici, per lo più derivati da passati comportamenti ben condivisi tra elettori ed eletti (pappa e ciccia, si dice a Roma), il che sarebbe, in verità, la regola della democrazia: a combinare guai bisogna viene meglio in due.
Nel ’90 questo elemento non era ancora completamente apprezzato.
La cultura: per me è ancora da capire cosa si intende con questo termine.
Se lo allarghiamo a comprendere la conoscenza e comprensione di tutto quanto serve a vivere decentemente, nelle varie fasi dell’evoluzione della società, allora debbo concludere che la cultura è sinora stata piuttosto deficitaria, visto come sono andate le cose.
Se per cultura si intende invece il sapere quanto di bello e di buono c’è stato, esempio: arti in tutte le loro forme, pensiero astratto, sentimenti o sensazioni, senza andare molto oltre, trascurando tante altri elementi che sono fondamentali per i risultati finali, allora … si sono visti i risultati.
Purtroppo, sentimenti e sensazione spesso prevalgono anche nelle religioni, oscurano il senso vero di cosa occorre fare.
Ma mi pare che qualcosa di buono stia venendo fuori, se non altro la comprensione che qualcosa è mancato, nei nostri eletti al potere, se non altro credo si sia capito che l’elezione non dà (e come potrebbe?) le conoscenze, le capacità di fare la vera politica, che di fatto è il buon governo della cosa pubblica e nell’interesse comune.
Anche la controparte, quella collusa, si spera abbia capito qualcosa
Chiaro, non si può cambiare da mattina a sera, ma la tendenza è un elemento che dà speranza.
Studiamola tutta, la tradizione, non solo le molte cose giuste e belle che ci insegna, in modo da non ricaderci più, nelle altre, quelle trascurate.
opèfzgbh
Non c’è nulla di superfluo nella tradizione, purché sia conosciuta in tutti i campi.
Sono sempre ottimista, per fortuna, e talvolta penso al boia chi molla, anche se richiama momenti brutti.
Da un amico curioso delle parole e desideroso di restare coperto ricevo questo messaggio:
Per molti anni ho frequentato e ammirato (ci ha lasciati serenamente qualche anno fa) un cognato romanoderoma, cresciuto ar Trionfale, zona Piazzale degli Eroi. Lui adoperava abitualmente “i buffi” anche al singolare, ma con uno scivolamento di significato che giungeva fino all’antinomia. Esempio: a un amico che insisteva per pagare il conto, o che mostrava il portafogli gonfio, o che raccontava di aver vinto una somma al totocalcio, lui scherzosamente era solito dire: “Anvedi quanti sòrdi ciài! Me fai un buffo?”. Singolare destino delle parole: “buffi” al plurale uguale “debiti”; “buffo” al singolare uguale “credito”?
Forse l’avete già visto, ma ve lo segnalo:
http://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/domande_e_risposte/lessico/lessico_251.html
AH AH AH AH AH….eh..i buffi…non te fanno dormì sonni sereni…li buffi…
Brutta faccenda, li buffi….mio papà li odiava, mia mamma invece no! Una gran buffarola: li aveva dapperutto -tutto aum aum, guai a dirlo in giro e straguai se la cosa andava nell’orecchio del babbo: top secret. Alla fine, non so come facesse ma, pagava tutti: la coperta , sempre cortissima, le faceva scoprire un buco e coprire un altro e così, nizziccando nizzicando pagava i creditori eppoi, candida come colomba -quando la sgridavamo- se ne tirava fuori dicendo :” vorrei vedere, come avrei fatto a sposare 6 figlie? Eh…” e se la cavava d’impiccio! Trasteverina mamma, ce l’aveva nel sangue, non ne poteva proprio fare a meno. Credo che i buffi le rendessero la vita friccicarella, senza i quali sarebbe stata una grande noia…
“Semo pieni de’ buffi / a noi la crisi ce fa ‘n baffo:”
Infatti ha ragione lui. Sono stato in Arizona dove la casa più piccola è di 600 mq. Con televisori al plasma minimo da 50 pollici e impianto stereo in tutte le camere, con impianto elettronico che controlla l’apertura delle porte, le luci di tutte le camere o il condizionamento o la lavatrice anche se sei all’estero via internet. E ce ne sono tante, tutte in tinta con l’ambiente e non te ne accorgi perchè sono nascoste fra i cactus, che sono piante protette, e da una montagna di cespugli fioriti. Le alte montagne granitiche d’un fascino che non sto a dire. Le strade hanno 6 corsie e la benza costa 3,30$ a gall. (4 litri) I campi da golf prosperano e li trovi dappertutto. Ogni condominio ha il suo, e la sua piscina, almeno 2 ristoranti e 4 o 5 campi da tennis, sala fitness con 5 -6 televisori e sala lettura, sala giochi per i condomini che non sono quelli di un palazzo, ma i proprietari di un area di almeno 6-7 kmq. Questi si che sono condomini. Facile incontrare simpatici coniglietti a cui nessuno gli va di tirare le orecchie, scorpioni e serpenti a volontà ma non hanno il saio né mitra, né tonaca. La macchina più vecchia che ho visto è del 2010, e al ristorante più caro ed elegante dove abbiamo cenato in 6 e pagato 80$. Non sto a dire gli aerei puntuali come orologi svizzeri, l’erba dei prati tagliata come la testa di un marines, mai vista una cicca buttata per terra, e dove tutti si salutano pacatamente e col sorriso. Naturalmente avendo guidato per circa 800 miglia non ho mai incontrato una buca per strada o un pezzo di asfalto divelto. Centri commerciali super pur non essendoci l’affollamento italico, in un ambiente dove se parli in giro del papa ti chiedono chi è e se qualcuno lo sa, non gliene frega niente. Ma quasi tutti conoscono la Bibbia e ne applicano i principi.
Ho incontrato il paradiso, eppure mi avevano detto che era in un altro pianeta. Evidentemente si sono sbagliati. Per questo “la crisi ce fa un baffo ” come dice il titolo, perché in realtà non esiste. Quel cartello stava parlando dell’Arizona, mica della tabaccheria. La Crisi ? E’ solo un modo di pensare, basta cambiare le prospettiva ti accorgi che qualcuno ti sta ancora fregando, infatti i parlamentari continuano con i loro ricchi emolumenti, l’amico Napolitano continua con la sua determinazione che gli fa credere di essere un capo e non si è accorto di essere il capo di una banda di ladri e lui è Alì Babà, dove la giustizia non funziona neanche a calci, i vari Benetton e Co. Parlano sempre di miliardi e le strade non le rifanno neanche se sprofondano. “Ce fa un baffo” perché pensi che se sopporti tutto questo ti sarai meritato il paradiso che non è lì, ma non è neanche tanto lontano. Devi volare ma non con le ali, basta l’aereo.
“fare puf ‘andarsene di soppiatto senza pagare’ è attestata dalla metà dell’Ottocento e ricalca la locuzione francese faire pouf ‘scroccare denaro, non pagare’.È probabilmente da qui che bisogna partire per comprendere l’evoluzione semantica e formale che ha portato, in tempi più recenti, a fare puffi (o buffi) negli usi colloquiali della lingua”
fantastico Antonella,credo sia proprio così,non c’avevo mai pensato, e forse il termine “sòla” sempre romano deve avere un qualche collegamento con il buffo.
Mia mamma, ad esempio “saggiava” il prodotto -preso a buffo- e se malauguratamente la merce dell’incauto venditore non corrispondeva, non lo pagava mica!! E forse Ecco la sòla. Ricordo, smise di pagare un tizio che vendeva la biancheria perchè, diceva ,le aveva rifilato roba scadente. ” Ao, e tu m’hai dato a monnezza e mo’ voi i quattrini!? Ma n’te’ do’ proprio na’ lira,. Tiè : aripiate li stracci che m’hai dato. Mica i quattrini mia sono finti sa’…anvedi!!”. E non c’era nulla che la facesse persuasa, niente da fare…io me ne vergognavo da morire!
@ Lorenzo
“che ho detto seriosamente che non ci si sposa e non si fanno figli perché ” mancano le adeguate risorse e aiuti dallo stato”
Non per spirito polemico, ma dal mio punto di vista, Kennedy una volta disse “non pensare a ciò che lo Stato può fare per te,ma ciò che Tu puoi fare per lo Stato” Lo Stato è grande quando tutti contribuiscono a farlo grande, ma se tutti continuano a spolparlo. È evidente che ciò che manca non si può contare ( Eccl 1.15) perché se lo sono già papato tutto tra preti e politici. E’ questa la ragione della Crisi.
Ognuno ha i capi che si merita. Se li è scelti….
“Quando i giusti divengono molti il popolo si rallegra; ma quando governa un malvagio, il popolo sospira.” ( Prov 29.2)
Ma lo Stato non è un’entità astratta.
Lo Stato siamo tutti noi, non solo chi ci rappresenta e chi ci governa.
Se siedono sugli alti scranni, lo devono a noi cittadini, che ce li abbiamo mandati. Il fatto è che loro lo dimenticano e reggono la “res publica” senza pensare troppo alle reali esigenze del popolo intero.
Pensano di più alle ragioni di partito, cercando di ostacolarsi il più possibile.
La politica oggi ha assunto, prevalentemente, questo significato.
Lorenzo, hai scritto :”e le generazioni che per 2000 anni hanno procreato con un centesimo delle opportunità nostre, tutti coglioni?”
Ti chiedo:ma sei davvero così ingenuo? Se sì, mi meraviglio.
“Buffi” debiti, i soldi, fare puf, lo stato , la banca le finanziarie.
Tutta roba di “quà”… ma (al)di-là i “buffi”, i debiti, ce li abbiamo?
Meglio pensare a togliersi i “buffi” che abbiamo col cielo…
Puo’ darsi benissimo che sia ingenuo, Marilisa.
Ma per che cosa?!
Lorenzo, dovrei dirti che le generazioni precedenti hanno vissuto in epoche in cui non si andava tanto per il sottile quando ci si sposava tenendo sempre presente che la Chiesa prescriveva la procreazione come condizione “indispensabile” per la validità di un matrimonio?
Anche oggi è così, ma i fedeli anche cristianissimi se ne infischiano un po’ dei dettami della Chiesa, e ci vanno cauti–anche troppo– nel mettere al mondo dei figli.
Nelle generazioni precedenti, lo permettessero o no le condizioni economiche, i figli si dovevano fare perché “a ogni bambino il suo cestino” si diceva.
Che il “cestino” fosse mezzo, o quasi del tutto, vuoto non doveva importare.
E c’è stato un dittatore che incoraggiava a mettere al mondo figli, che poi sarebbero stati dei valorosi soldati in difesa della patria.
E non pochi si sono bevuti quelle parole di m…
Che il “cestino” fosse mezzo vuoto non doveva importare.
Ti dovrei dire che, a prescindere da tutto questo, molti sprovveduti ( non “coglioni”) si univano sessualmente solo per il proprio piacere personale? E che le donne dovevano acconsentire ai bisogni impellenti dei mariti anche malvolentieri, con il beneplacito della Chiesa, che altrimenti le considerava “peccatrici”?
Sì, caro Lorenzo, la Chiesa allora avallava– senza dirlo naturalmente– il fatto che la donna fosse uno strumento di piacere per il proprio marito, figli o non figli.
Poi ha fatto qualche progresso raccomandando, nel caso non si fossero voluti figli, i cosiddetti metodi naturali. Niente di più, per carità!
Di qui famiglie numerosissime e spesso poverissime. In tutto simili a quelle del terzo mondo, da dove ci giungono immagini spaventose di bambini scheletrici e malati per i quali ci provengono in continuazione( ne ho sempre la cassetta postale piena) richieste di aiuto.
Davvero, Lorenzo, ignori tutto questo?
Un abbraccio alla prof. Antonella.
E’ sempre una tristezza quando “chiude la cultura”.
No, non ignoro tutto questo.
D’altra parte non vedo cosa c’entri col fatto che per il nostro egoismo
dilagante, oggi di figli non ne facciamo piu’.
E, cosa nauseante, invece di riconoscerlo apertamente come tanti non credenti, che lo rivendicano come scelta libera, ci contorciamo come anguille per non ammettere quella stessa verità: nun ce fanno comodo….
Tra il bimbo scheletrico e il salotto rigonfio di tappeti persiani come una tomba di un faraone e privo di vite nuove, ci sono delle vie di mezzo.
Noi , oggi, pensiamo sostanzialmente a noi. Figli non ne facciamo.
Vecchi, malati e morenti, per cortesia fuori dalle palle.
Naturalmente, senza dirlo apertamente, siamo cristiani!
Mai stati così ricchi, e mai stati così schifosi.
Pensiero personale, ovviamente.
…e , per agganciarsi all’immagine suggerita da Mr.Ubi, bambini , vecchi, malati e morenti sono tutti prossimo nostro. Se ci crediamo, dovremo rispondere sicuramente al nostro Amico del nostro indifferente menefreghismo e dei patetici tentativi di mascherarlo anche a noi stessi.
E questi credo sarannno dei bei buffi che ci trascineremo Oltre….
No, carissimo Lorenzo, non penso sia così, come descrivi tu alle 22.01.
Oggi la filiazione è diminuita perchè vi è paura, paura di non farcela (è bruttissimo dirlo, ma intendo ciò in senso strettamente economico)
Tra i miei amici e conoscenti, solo “i più benestanti” (la minoranza) concepiscono…
Gli altri, meno benestanti,(la maggioranza) non concepiscono o si fermano al figlio unico.
Lo so, è brutto parlare della filiazione in relazione all’economia e alla pecunia, ma, non possiamo neanche nascondere la testa sotto la sabbia.
Un caro saluto,
F.
P.S. Non possiamo poi dimenticare il purtroppo tristissimo aumento dell’infertilità nella coppia.
la “cultura ” vera non chiude mai, neppure col crac dello Stato.
perchè la cultura vera non è quella di Stato ma quello del singolo individuo, che anche nelle peggiori condizioni economiche, se vuole, può leggere ( non costa nulla), può scrivere, dipingere , scolpire , suonare uno strumento..
nella RUSSIA DI STALIN, per dirne una, la cultura ha prosperato e non la cultura “ufficiale” , quella sponsorizzata dallo stato e dal partito, ma la cultura individuale: poeti, musicisti, registi, storici, pittori..
Anche in Italia non piangiamoci addosso! se pure tagliassero tutti i fondi, ci sarà sempre il ragazzino che legge a letto la sera, il musicista che si esercita in casa sul vecchio piano scordato, il poeta che medita rime mentre passeggia nella periferia squallida di una grande città.
la cultura vera non è mai di “Stato” non ha mai bisogno di sovvenzioni, non è mai inquadrata. In tempi di crisi la cultura ( vera) esulta: i veri artisti, i veri pensatori, i veri musicisti,i veri poeti satano fuori quando la mediocrità sovvenzionata dallo Stato viene fatta fuori dalla crisi.
Eppure, caro Fabricianus, non siamo mai stati così benestanti nella nostra storia….:)
Per Fabricianus: a Milano è ufficiale, ci sono più cani che bambini.
No, non è una boutade ma la realtà nella quale viviamo.
i cani, rispetto ai bambini hanno enormi vantaggi: intanto li possono aver anche coppie gay o infertili, secondo non cambiano e quindi rimangono sempre i cari e gratificanti cuccioletti e non diventano i pericolosi e difficili adolescenti ribelli, terzo costano meno .
meno problemi, meno costi, più gratificazione , e allora come stupirsi se a Milano i cani sono più dei bambini??
Milano è una città pragmatica , i cattolici dovrebbero , per recuperare terreno, dimostrare che “CONVIENE” fare bambini. La vedo dura.
fare bambini o è una semplice ed istintiva ed ignorante e superficiale
conseguenza di comportamenti umani o è una scelta: una scelta ormai ultra -cattolica, ultra raffinata, ultra-snob. Insomma o una scelta controcorrente oppure la conseguenza (a cui non si pensa )di spensieratezze sessuali.
Sono contenta che le mie nipoti siano così antiquate: sta già arrivando, in un paio di anni, il terzo pronipotino. E sono anche molto felici, e per niente sprovvedute. Sono anche moderatamente cattoliche, ma non dei movimenti più impegnati. I mariti sono dei bei ragazzi, e anche questo non guasta. Insomma, ancora ci sono persone normali.
In quanto alla cultura, c’è chi la crea e chi la conserva. Ci sono archivi più o meno informatizzati e biblioteche più o meno digitalizzate. Mi piace il fatto che pochi mesi fa siano state ritrovate le omelie di Origene, II secolo. Cerco di immaginarmi l’amanuense che le ha copiate (in un greco più o meno noioso) e i molti bibliotecari che le hanno conservate, senza nemmeno capire cosa fossero, altrimenti forse le avrebbero distrutte. Anche loro facevano cultura.
Questo per dire che l’uomo medio, il buon borghese, quello che non è ne’ spensierato e bohemienne, ne’ ricco e snob, si guarda bene dal fare più di un bambino. al massimo due.
La ragionevolezza, il buonsenso, la tirchieria , la prudenza , il pessimismo, l’amore del proprio comodo, ecc, tutte queste doti o questi difetti piccolo-borghesi sono contro i bambini..
Aver tanti bambini è ormai la sorte o di poveracci imprudenti e storditamente generosi, o l’orgoglio di casta degli alto-borghesi discendenti dai Borromeo e di Visconti. A Milano è così.
cara Antonella, certo la cultura c’è chi la crea e chi la conserva. Ma la caratteristica della cultura è di essere un bene non materiale ma intellettuale , quindi non ha nulla a che vedere coi soldi o la ricchezza e soprattutto non deve aver nulla a che vedere colla burocrazia statale.
. Si può fare cultura senza piangere continuamente miseria e aspettar sempre i sussidi dallo Stato. un cultura di Stato , cioè pagata, finanziata, foraggiata dallo Stato , è veramente cultura???
Per esempio a Milano il Teatro La Scala, finchè è stato indipendente è stato ottimo, da quando ci è entrata la sovvenzione di Stato, la politica, non ne hanno imbroccato più una,piena di debiti, in bancarotta, ma non solo anche con pessimi risultati artistici. Tanto, se paga comunque lo Stato , sia che uno spettacolo abbia successo o no, perchè sforzarsi , no?
In effetti, la burocrazia statale pare fatta apposta per distruggere la cultura, più che per crearla. Quel poco che si crea è un peso che è meglio eliminare per contenere i costi. Questo è vero, ma poi le scuole sono statali e pubbliche, le biblioteche sono statali e pubbliche. E’ a questo punto che ci si lamenta della sottrazione di fondi striminziti con la scusa che bisogna risparmiare. E se privatizzassimo la cultura? Forse andrebbe anche peggio, “carmina non dant panem”.
Per favore, Lorenzo, non generalizzare anche tu il discorso dell’ “egoismo dilagante”. E non abbandonarti ai luoghi comuni.
Ci sono gli egoisti, non lo si nega, ma esistono anche, e sono tanti e poi tanti, quelli che non lo sono.
E non mettono al mondo figli per senso di responsabilità, che mi risulta sia proprio il contrario dell’egoismo.
Non vogliono affidare i propri eventuali figli ad una esistenza di grande precarietà, dati i tempi che corrono. Hai capito?
Io ci vedo un senso di responsabilità che preferisco di gran lunga all’irresponsabilità e alla faciloneria con cui in passato si facevano figli come conigli, a fronte di situazioni economiche disastrose.
E poi non esageriamo con il “Vecchi, malati e morenti, per cortesia fuori dalle palle” e con “Mai stati così ricchi, e mai stati così schifosi.”
Ma tu dove vivi? Quali sono le tue fonti di informazione?
Io, al contrario, ti dico : mai vista tanta miseria e tante situazioni di precarietà come quelle di oggi. Mai visti tanti disoccupati e sottoccupati, molti dei quali neanche possono sposarsi. Figurati se possono mettersi in testa di fare figli.
E non mettiamo in campo sempre la religione cristiana.
Nessuno, neanche Gesù Cristo, ci ha detto che dobbiamo aspettarci la manna dal cielo.
Noi dobbiamo fare la nostra parte– indispensabile– per disegnare il nostro destino.
@ Marilisa
“E non mettono al mondo figli per senso di responsabilità, che mi risulta sia proprio il contrario dell’egoismo. Non vogliono affidare i propri eventuali figli ad una esistenza di grande precarietà, dati i tempi che corrono. Hai capito?”
Questo discorso può essere passabile da un punto di vista laico, ateo, o non credente, ma se pensi che la Parola di Dio dice “crescete e moltiplicatevi” non vorrà insinuare che Dio si è sbagliato o che debba rivedere i suoi dettami. Quindi si ritorna da capo o la Parola è eterna immutabile e và rispettata o la buttiamo a mare. Basta scegliere…… Anche Maria pur essendo la moglie di un falegname ha avuto 5 maschi e qualche femmina…. Dimostrando di essere in linea con il comando. Magari qualcuno non ci crede ma perché non avrebbe dovuto ?
Non mettiamo sempre in campo la religione cistiana?
E dove dobbiamo metterla in campo? Nel buio delle chiese, al riparo dei campanili, nelle devozioni delle nostre preghiere? Se la lasciamo lì, meglio abbandonarla: lo dico molto francamente. Specie noi laici, che FUORI dalle chiese, nella vita di tutti i giorni, dobbiamo dimostrare la bellezza e la novità del Vangelo.Con tutto il rispetto e l’affetto per i preti, le gerarchie e il magistero, ma su temi come il matrimonio, e la procreazione siamo noi piu’ delle omelie, degli articoli del catechismo e delle omelie papali, a dare una testimonianza concreta. Chi non crede( e pure chi crede, per la verità) guarda come viviamo noi, non ascolta ispirate parole teoriche.
Dunque la metto in campo sì la religione cristiana.
Uno, o è cristiano o non lo è.
Nei fatti. Punto.
E’ un luogo comune? Pazienza, me ne fotto.
Il “senso di responsabilità” di cui parli tu è rispettabilissimo, ma non ha nulla a che fare con il vangelo. E’ buon senso borghese e peloso. Mi sposo e faccio un figlio se ci sono le condizioni.E chi le decide le condizioni? Io, naturalmente. Il ” senso di responsabilita’” dei genitori oggi è francamente ridicolo: io lo chiamerei ” chi me lo fa fare?”. E siccome la nostra responsanbilissima classe di genitori è quella che non solo mette al modo il numero minore di figli dell’intero globo, ma poi, molto responsabilmente, se ne strafotte abbastanza sfasciando matrimoni e convivenze come se starnutisse, e ricorre con entusiasmo al nuovo sport nazionale dello scaricoilnonnoallabadante, capirai che non condivido affatto la tua visione di una genitorialità matura ed assennata. Abbiamo il coraggio di chiamarla come la chiamano i non credenti: una questione di priorità.
Sposarsi e fare figli, che poi sarebbe la traduzione quotidiana e normalissima del pomposo ” dare la vita”, non è una priorità dei cristiani italiani oggi. Il che, se mi permetti, rende di botto poco credibili tutta una serie di indignazioni e di battaglie di principio con cui ci sciacquiamo volentieri la bocca: la difesa della vita dal concepimento alla fine naturale, ad esempio, resta uno slogan per i tromboni( pardon) della Cei , se noi poi la vita la lesiniamo e la mettiamo sullo steso piano del mutuo e della carriera, e sciogliamo peana alla fine naturale della stessa, salvo condannare una buona fetta dei nostri vecchi a decadi intere passate nella solitudine e nelle mani di professionisti prezzolati a essere portati in giro per i giardinetti, chiamati nonnino e nonnina, con l’incubo perenne della famiglia di essere mollata all’avvicinarsi delle Sacre Ferie.
C’è qualcosa di male in questo?
No. Questione di scelte.
Ma se le nostre scelte sono le stesse di chi non crede, se le motivazioni nostre sono le stesse di chi non crede, le domande sono due.
A) Ma cosa siamo cristiani a fare?
B) Perché ci stupiamo della ” scristianizzazione” della società? Se i primi scristianizzati siamo noi!
Un’ultima cosa. Gesù certo non ci ha mai detto di aspettarci la manna dal cielo, ma ci ha detto di rimboccarci le maniche e di andare per il mondo senza il minimo paracadute. Di piu’: ce lo fa capire continuamente.Con la vita sua, di sua madre e suo padre, degli apostoli prima, e di tutti i santi di tutti tempi poi. Parliamoci molto chiaro: se tutti questi avessereo avuto la nostra fede assennata e matura(?) e il nostro senso di responsabilità(?) non ci sarebbero stati né cristianesimo, né cristiani, né Cristo stesso.
Figurati un po’ Maria e Giuseppe , quale agiatezza e sicurezza potevano assicurare al figlio di Dio! Se avessero ragionato per Senso di Responsabilità
Gabriele se ne sarebbe ritornato da dov’era venuto con una sonora pernacchia.
Se i cristiani si mettono a vivere sulla base del buon senso e della razionalità, addio cristianesimo. Ci vuole il coraggio, la provocazione e la pazzia, sì lo dico fregandomene della retorica, la pazzia della fede in Cristo.
Se no, rientriamo nelle nostre bustine di lievito non utilizzato e di sale non impiegato, chiudiamoci nei cassetti tranquilletti e sicuretti delle nostre esistenze, e lasciamo Gesù Cristo al suo destino.
Noi siamo impegnati a fare i Responsabili. Potremo sempre dirgli questo, se avremo il colpo di fortuna di incontrarlo un giorno:di fronte alle nostre situazaioni economiche disastrose , abbiamo agito con responsabilità.
Peccato che sarà circondato da alcuni miliardi di anime che hanno vissuto la loro vita in condizioni tali che le nostre ” disastrose” paragonate alle loro ci diranno la nuda verità….
Caro Lorenzo, rispetto le tue opinioni ma le condivido solo in parte.
E non vorrei essere fraintesa. Per piacere, Lorenzo, niente fraintendimenti. Chiaro?
Anche io mi appello alla religione cristiana, ma farne un paravento sempre e comunque mi sembra sbagliato. Anzi, sbagliatissimo.
E sbagliato mi sembra considerare il cristianesimo come una religione che manda a combattere i fedeli quasi fossero tanti don Chisciotte contro i mitici mulini a vento.
Lo trovo retorico, e a me la retorica non piace per niente. Credo di averlo detto già tante volte.
Dio–tanto per capirci– ci chiama ad essere “corresponsabili” di ciò che accade su questa terra, e la corresponsabilità richiede “maturità” ( quella che tu sembri didegnare) oggi più che mai, per il semplice fatto che l’uomo di oggi ha maggiore esperienza rispetto a quello di ieri. E non a caso.
È nell’ordine delle cose. Altrimenti saremmo rimasti all’uomo dei primi tempi della storia e non avremmo imparato niente.
Chi ti ha detto, Lorenzo, che il cristianesimo e i cristiani si debbano affidare al caso, considerato assurdamente come “volontà di Dio”?
Andiamoci piano.
Hai mai sentito dire “aiutati ché Dio ti aiuta” ? È un modo di dire che ha la sua verità; ha la saggezza ( quella che tu sembri disapprovare) maturata dal popolo in anni e anni di esperienza.
Il cristianesimo che tu ami –coraggio, provocazione e pazzia– può sembrare molto attraente e suggestivo e folle, ed è proprio di chi lo vuole leggere in termini strettamente paradossali, ma, a starci un po’ attenti, Gesù è folle solo in parte.
La Sua follia provoca, certo, ma solo nel senso che vuole fare emergere il MEGLIO dell’uomo.
A me sinceramente non sembra che mettere al mondo tanti figli quando non si riesce a mantenerli per situazioni di miseria talora insopportabile, sia “il meglio”.
Tanto è vero che la Chiesa che prima vedeva il matrimonio solo in funzione della procreazione a tutti i costi ( come ho già detto), in seguito ha indicato una limitazione delle nascite ma solo col ricorso ai metodi naturali.
Segno evidente che ad un certo momento ha preso coscienza del fatto che il troppo stroppia.
Segno evidente che gli uomini devono fare ricorso a quella razionalità che tu, Lorenzo, critichi con eccessiva facilità.
Che poi ci siano quelli che nascondono l’egoismo–qualsiasi tipo di egoismo– dietro un alibi o un altro, questo lo sappiamo tutti e non ci vuole molto per capirlo. Si renderà conto alla propria coscienza o a Dio.
Che poi oggi esista il problema, in Italia più che altrove, di una scarsissima natalità, anche questa è una realtà grave indiscutibile.
Se si continua così, fra una ventina d’anni la nostra sarà una società di soli vecchi. E ne deriveranno altri problemi.
Ma parlare genericamente di “egoismo” o di “buon senso borghese e peloso” mi sembra molto semplicistico.
Altrettanto semplicistico, però, mi sembra dire, da buoni cristiani (?), che Gesù ci ha detto di “andare per il mondo senza il minimo paracadute.”
Cara Marilisa, i ” buoni cristiani ” non esistono, fai bene a metterci il punto interrogativo tra parentesi.
Esistono i cristiani, e quelli che non lo sono. Punto.
Sarà semplicistico parlare genericamente di egoismo o di buon senso borghese, ma suggeriscimi tu termini piu’ complessi per definire l’egoismo e il buon senso borghese.
Personalmente credo che quello che noi cerchiamo di fare oggi del cristianesimo,in ottima fede magari, dandone una visione riveduta e corretta , smussata, addomesticata, tanto smussata e addomesticata che se non ci mettiamo un distintivo sulla giacca nessuno capisce manco lontanamente che siamo cristiani, sia un’operazione sociale, culturale antropologica e anche religiosa molto interessante… ma che non c’entra un cavolo con il Vangelo di Cristo.
Se si toglie al cristiano la radicalità, otteniamo una caricatura del cristiano.
Ma questo è ovviamente un mio parere personale e che non desidera convincere nessuno.
E io lo rispetto il tuo parere personale, caro Lorenzo.
Un abbraccio.
@discepolo
Milano è una città pragmatica , i cattolici dovrebbero , per recuperare terreno, dimostrare che “CONVIENE” fare bambini.
Certo che “CONVIENE” fare i bambini, ma, in questo momento storico-economico, con la precarietà e la disoccupazione dilagante forse è un pò più complicato, carissima/o discepolo.
Ti assicuro comunque che io sono dispiaciutissimo del calo demografico del nostro Paese.
La vedo dura fare bambini o è una semplice ed istintiva ed ignorante e superficiale
conseguenza di comportamenti umani o è una scelta: una scelta ormai ultra -cattolica, ultra raffinata, ultra-snob. Insomma o una scelta controcorrente oppure la conseguenza (a cui non si pensa )di spensieratezze sessuali.
Su questo dissento, buon discepolo: concepire bambini dovrebbe essere frutto d’amore….Ma, forse il mio è puro idealismo irenistico.
Ciao!
Ciao a tutti!
Però, che si adottino più cani che bambini, e che si preferisce pulire la popò del carlino che quella di un neonato…è vero…e, a me personalmente…disturba parecchio! In questo discepolo ha ragione, dai…
Carissima Clo,
disturba anche a me, la statistica sui cani presentata da discepolo, ma, io penso (sempre basandomi sulla mia esperienza, quindi parlo in maniera soggettiva) che, in Milano, chi possiede i cani, ha anche diversi figli o figlie.
Oppure ci sono piu` cani, poiché vi é gente piu` sola e bisognosa di compagnia e, questo é molto triste per le nostre grandi citta`.
Un abbraccio, carissima Clo.
Che poi, hai visto quella Brambilla li…quella deputata berluschina che si bacia i cani e si è fatta suffragetta degli amici a quattro zampe tanto da portare in parlamento la causa canina!? [con un paese che affossa nelle sabbie mobili, i cani, con tutto il rispetto, doveva essere l’ultimo dei pensieri di un deputato] dicevo, sai che cosa si è scoperto?
Che è era solo propaganda,e alla fine tutto questo amore bau bau non era che un bluff per farsi voltare dai cinofili nostrani. Tant’è, che la cosa non è sfuggita agli improvvisati “Charles Holmes” che t’hanno scovato un lagher la cui titolare era proprio la rossa Brambilla,in cui le povere bestie, affamate, languivano in squallide gabbie sudice…
Ti abbraccio anch’io carissimo Fabricianus.
Ciao Clo!!!
Sulla deputata Brambilla hai pienamente ragione…Solo propaganda…
Ciao!!
@ Lorenzo
“Noi siamo impegnati a fare i Responsabili. Potremo sempre dirgli questo, se avremo il colpo di fortuna di incontrarlo un giorno:di fronte alle nostre situazioni economiche disastrose , abbiamo agito con responsabilità.”
Che bel commento ha scritto sig.Lorenzo. Davvero pregevole ! Mi ci identifico completamente, con responsabilità.