Nicola Lamanna, falegname, via Urbana 31: gli abbiamo dato l’ultimo saluto stamattina nella chiesa di San Lorenzo in Fonte, a 50 metri dalla sua bottega: incredibile bottega, quasi un antro delle favole, dove mangiava con gli amici sul bancone, scansando i trucioli e le pialle, e dove dava da bere a tutti. E’ morto il 5 giugno: era andato al mare e si è preso un infarto sulla sabbia. Gli amici lo chiamavano al cellulare e hanno risposto i carabinieri. Qui un video del Corriere TV che l’ha tra i personaggi: è il terzo dei falegnami della via a entrare in scena, baffoni da tricheco, occhiali, vaga somiglianza a Lino Banfi. Nei commenti altri ricordi di un uomo buono che diceva “io vado d’accordo con tutti”. Parola di uno che aveva simpatia per l’universo.
A Nicola che diceva “io vado d’accordo con tutti”
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Un giorno il parroco don Francesco gli aveva portato un crocifisso da ripulire, tutto in legno e Nicola, che amava il legno: “Gesù Cristo lo dovevano conficcare a un legno. C’è un significato”.
In altra occasione il parroco gli faceva aggiustare la portantina sulla quale doveva essere alzata l’icona della “Madonna dei Monti” per portarla in processione e gli raccomandava di fare un buon lavoro perché il quadro non avesse a cadere e lui: “Ma don Francesco lei c’ha poca fede: la Madonna mica può cadere!”
Riguardo al mangiare sul bancone, con tutti quelli che passavano e accettavano di “favorire”, immagine che mi è sempre parsa straordinaria, d’artigiano antico e rionale, una volta m’ha detto: “Magari i piatti andiamo a prenderli in trattoria, ma magnamo qui perché stiamo più comodi”. Ricordo tavolate simili, nelle mie Marche contadine, quando c’erano i vicini venuti a dare una mano e il bancone nella “capanna” era il luogo più “comodo” dove apparecchiare.
Anche il fiasco di vino rosso era un suo segno. Salutava tutti, offriva a tutti. Tutti gli volevamo bene. Non aveva famiglia ed era come se la sua famiglia fosse il rione. Gli amici in questi giorni hanno continuato ad aprire loro la sua bottega, mettendo fuori le sedie come faceva lui, e come se invece di una falegnameria fosse una fiaschetteria. Hanno messo sulla porta le sue foto, tanti hanno lasciato un foglio con un ricordo. Accanto al registro delle condoglianze, avevano appoggiato un bicchiere con il suo vino.
Andava in giro in vespa. Con il casco sembrava uno gnomo dei boschi. La sua passione era la processione di San Giuseppe, patrono dei falegnami, di cui era il principale organizzatore. Andava di qua e di là per controllarla tutta indossando, come gli altri falegnami, il “fratino” con la scritta “Viva San Giuseppe”. Dopo la messa in chiesa, l’hanno portato alla bottega e gli hanno cantato uno degli stornelli che intonava con chi c’era quando si metteva a tavola.
Il parroco nel salutarlo ha detto “questa Eucarestia sia anche occasione per riflettere sull’uso che facciamo del tempo, noi che andiamo sempre di corsa e dimentichiamo che potremmo anche essere un poco più sereni e disinteressati, com’era Nicola. Ci ha voluto bene, gli abbiamo voluto bene. Se continueremo a volerci bene lo ritroveremo secondo la promessa di Nostro Signore”.
Un bacio Luigi,siete stati fortunati ad incontrarlo e lui ad incontrare voi che lo state salutando come un familiare.
Rapporti così diventano sempre più rari.
Dio accolga e benedica Nicola nel posto che ha preparato per lui.
Fabrizio, nella luce del Signore entrano quelli che, come Nicola, riescono ad andare d’ accordo con tutti, magari anche bevendo un bicchiere di vino insieme.
Gente semplice e forse senza tanti problemi. E tutti gli vogliono bene.