Mando un bacio a Nadia, a Diego, ai genitori. Leggo le parole “forza Diego corri” con l’emozione con cui ogni volta ascolto il comando evangelico “alzati e cammina”. E’ la conclusione ad effetto di un mio bicchiere di Vino Nuovo che dedico a Nadia Ghigliotto, infermiera sulle ambulanze e cantautrice, per la canzone FORZA DIEGO CORRI che lei ha scritto e canta per il bimbo Diego colpito da atrofia muscolare spinale.
A Nadia che canta: “Forza Diego corri”
25 Comments
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Namangolwa, è cresciuta in una famiglia cristiana nella Zambia. A due anni divenne disabile. “Mi sentivo costantemente in imbarazzo”, dice, “pensavo che gli altri avrebbero trovato ripugnante il mio aspetto.
Namangolwa ha una sedia a rotelle, ma sulle strade sabbiose è spesso costretta a trascinarsi sulle mani e sulle ginocchia. Una signora si mise a piangere quando Namangolwa le diede testimonianza. La fede e il coraggio della ragazza l’avevano profondamente commossa. “Spesso le gambe mi fanno un male terribile”, dice, “ma non mi lascio scoraggiare”.
Questa ragazza non è che uno dei tanti esempi di tutto il mondo che, sebbene deboli nel fisico sono potenti nello spirito. E’ lei stessa che ricorda ciò che l’apostolo Paolo scrisse : “ ‘Quando sono debole, allora sono potente’”. (2Corinti 12-19)
Forse è la sua condizione che aiuta ad avere una più chiara visione della vita e a capire cosa è veramente importante”. ricordando: — “In quel tempo si dovranno anche dividere spoglie in abbondanza; gli stessi zoppi prenderanno in effetti grossa preda. E nessun residente dirà: “Sono malato”. Il popolo che dimora [nel paese] sarà quello perdonato del suo errore” ( Isaia 33.23-24)
L’Associazione Famiglie SMA
ha saputo lavorare per colpire la gente,
e Nadia Ghigliotto in questo momento è la voce più rappresentativa
per essere stata capace in virtù del suo amare
di creare una bellissima canzone e trovare le persone giuste che l’aiutassero nel piano di lancio.
Amare
(senza parlare di Dio)
è rendere presente Dio.
Il 13 gennaio
ne hanno scritto:
Il Corriere della sera,
Vanity fair,
Il Secolo XIX,
per quello che ho approfondito.
Grazie Luigi della notizia d’amore,
che mi hai fatto approfondire.
@matteo
“Amare
(senza parlare di Dio)
è rendere presente Dio.”
Infatti, ogni parola su Dio rischia di essere una bestemmia.
Amare è la sola “parola” a lui gradita.
Come scrive elsa.F
La vera questione sulla sola “parola” a Lui gradita è sapere come si fa !
(Ezechiele 9.3-7) : – “E riguardo alla gloria dell’Iddio d’Israele, si alzò da sopra i cherubini sui quali era verso la soglia della casa, ed egli chiamava l’uomo che era vestito di lino, ai cui fianchi era il calamaio da segretario. E Geova gli diceva: “Passa in mezzo alla città, in mezzo a Gerusalemme, e devi apporre un segno sulla fronte degli uomini che sospirano e gemono per tutte le cose detestabili che si fanno in mezzo ad essa”. E a quegli [altri] disse ai miei orecchi: “Passate per la città dopo di lui e colpite. Il vostro occhio non commiseri, e non provate nessuna compassione. Dovete uccidere vecchio, giovane e vergine e fanciulletto e donne, fino alla rovina. Ma non vi accostate ad alcun uomo sul quale è il segno, e dovete cominciare dal mio santuario”.
Può essere anche così ?
Tornando alla questione “alzati e cammina”, mi sono chiesto se Gesù sarebbe in grado di ripetere la stessa meravigliosa esperienza. E ho concluso che non potrebbe, né che sia stato in grado di farlo da sé anche la prima volta.
Sembrerebbe una stravaganza voler sminuire un ruolo così importante, a cui tutti dobbiamo riverenza e riconoscenza ma la verità è che dopo aver pronunciato quelle parole, Gesù non avrebbe potuto veder realizzato il suo ordine “Alzati e Cammina” – Perché ?
Perché Lui stesso lo dice: “ Padre ti ringrazio di avermi ascoltato” evidentemente è stata una dimostrazione di potenza del Padre a dimostrazione della fattibilità della richiesta dell’ebreo Gesù di Nazareth quale piccolo esempio di ciò che farà più in grande e dell’autorità da Lui concessa a Gesù di poter dimostrare ancora una volta di essere Colui che era stato promesso per pagare il debito in favore di molti. ( Giovanni 11.41)
E se le parole di Giobbe confermano che non c’è nulla che non sia realizzabile: – “Ho saputo che tu puoi fare ogni cosa,E non c’è idea che sia per te irrealizzabile.” (42.2-3). Si può anche essere certi che “Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi, e la morte non ci sarà più, né ci sarà più cordoglio né grido né dolore. Le cose precedenti sono passate” ( Rivelazione 21.4). Ma se la morte non ci sarà più, si continuerà ad andare in paradiso ?
Cara Elsa,
beata te.
Io non riesco ad essere così esclusivo
su quale parola sia gradita a Dio.
Personalmente gli riconosco la Sua libertà.
Di Dio in fondo non so nulla.
Quel poco che mi provoca, mi viene esclusivamente dal Gesù dei Vangeli
e dalle testimonianze che lo rendono attuale.
Che modo fantastico di essere Buona Novella! Complimenti.
La vita e’ una scuola di meraviglie.
Matteo mi fregato sullo sprint.
Di fronte a tanta capacità di sapere cosa sia gradito a Dio di alcuni amici bloggers, mi sento un verme.
Io non lo so, ma non per questo mi sento escluso dal suo amore.
A Elsa, Matteo e Nino che mi pare dicano la stessa cosa con parole diverse. “Il cristiano sa quando è tempo di parlare di Dio e quando è giusto tacere di Lui e lasciar parlare solamente l’amore. Egli sa che Dio è amore (cfr 1 Gv 4,8) e si rende presente proprio nei momenti in cui nient’altro viene fatto fuorché amare“: Benedetto XVI, Deus Caritas est, 31.
Grazie, Luigi.
Sì, abbiamo detto assolutamente la stessa identica cosa!
@Matteo , @Nino
Scusatemi se vi sono parsa presuntuosa.
Mia intenzione era solo sottolineare il pensiero di Matteo; probabilmente ho usato l’evidenziatore sbagliato 😉
Caro Luigi, mi dicono che tra un po’ sarai a Bologna in duo con Bettazzi. Cosa mi devo aspettare io che ho l’età del concilio e quindi già un po’ di capelli bianchi? Nostalgia a go-go?
Fammi sapere….
@ Elsa
Gli scambi in questo spazio virtuale non sono i vecchi spazi epistolari con carta e penna di una volta…..
quando c’era la lettera in “brutta” e lettera in “bella” copia.
nella “brutta copia”, si aveva il tempo di scrivere e cancellare le riflessioni,
di affinare il proprio pensiero…..
Soprattutto se ne aveva il tempo,
e non vi era nessun motivo di dare una risposta immediata,
ma una risposta riflettuta, che faceva appello alla profondità del proprio animo,
della propria sensibilità.
Non sempre quello che scrivo all’immediato corrisponde al verso sentire del profondo ego, perchè magari non mi sono dato il tempo di andare a prendere acqua al profondo pozzo del mio cuore.
(un dato che già Luigi aveva iniziato ad elaborare in un numero de Il Regno se non erro.)
Scusami Elsa se non ti ho capito.
Alessandro Canelli perchè prevedi nostalgia? L’incontro è intitolato ATTUALITA’ DI UN SEME RIFORMATORE: non è un titolo nostalgico. E io non sono nostalgico, nè Bettazzi lo è.
Non sarà un titolo nostalgico, però è di una bruttezza impressionante. Il «seme riformatore» è una metafora sbilenca, atta ad evocare al massimo inquietanti mutazioni genetiche
Caro Luigi,
Su te ci conto, su Bettazzi un po’ meno.
L’ho sentito all’incontro degli ex-fucini bolognesi.
Una cosa mi è rimasta impressa di quell’incontro, ed è una impressione che mi perseguita da tempo.
Bettazzi ha raccontato di come i suoi genitori si fossero incontrati a Bologna per via del trasferimento del comando militare dopo Caporetto, essendo suo padre ufficiale. Anche mio bisnonno stava al comando, a Milano, ma faceva l’attendente, essendo mezzadro marchigiano. E a mia nonna Caporetto è passato sopra e ha tolto due fratelli piccoli.
Quello che sentivo serpeggiare in quell’incontro era un sentore di allegro paternalismo di una ex classe dirigente. Ma quanto capisce quella classe di me, classe ’65? Molto poco credo, e non so quanto capisca del mondo e di quello che succede.
E quanto di paternalistico c’è stato nel come è stato vissuto il Concilio?
… spiego: ovvero quanto di calato dall’alto con le migliori buone intenzioni, ma senza ascoltare il “basso”, nè considerarlo?
Un altro esempio di una situazione analoga quando sentii raccontare, in altra occasione, da un altro esponente di quella generazione/gruppo, di come si fosse sorpreso che gli sforzi fatti per migliorare le condizioni di vita nella montagna bolognese, con luce elettrica e strade, avessero portato solo alla discesa in città più rapida di coloro che vi abitavano.
Splendido esempio di paternalismo che però non aveva capito chi voleva aiutare con grande amore.
Alessandro caro fare concili o portare l’elettricità sulla montagna sono operazioni complesse e possono venirne delusioni o risentimenti d’ogni specie – ma se non lo travia l’uditorio Bettazzi, a mia conoscenza, non è un nostalgico nè un paternalista. E’ piuttosto un combattivo e magari un semplificatore – ma non voltato all’indietro nè guarda dall’alto in basso – può essere però che tu ne abbia maggiore conoscenza – chissà che in occasione di questa mia venuta non possiamo vederci, tu ed io, davanti a un buon piatto bolognese?
Maggiore conoscenza, no certo. Piatto bolognese…. adesso ci lavoro!
Un recente titolo di mons. Bettazzi (chi crede-in Cristo-si salva), non so se faccia concorrenza estetica al titolo dell’incontro, ma certo sa di sibilla cumana (ibis-redibis-non-morieris-in bello).
…terribile terribile Leonardo…!
E’ piu facile -e piu’ chiaro- che tu dica che ti sta sulle scatole Bettazzi and…that’s it! Senza filosofarci su.
Luigi Bettazzi, Chi crede, in Cristo sarà salvo, Cittadella Editrice, Assisi 2007.
Il volumetto svolge una riflessione sulla “responsabilità” dell’essere cristiano partendo da Giovanni 3 e Romani 10. Lycopodium dovendo incontrare Bettazzi cerco di capire che cosa hai voluto dire.
A parte le responsabilità tutto dipende da cosa significa “sarà salvo”:
Beneficerà di un sacco di miracoli, di benedizioni o di medicine ?
No no, non ho niente in particolare contro Bettazzi, che non conosco (e che comunque è una persona così anziana che meriterebbe rispetto sol per quello), è proprio “il seme riformatore” che fa schifo.
Risposta al padrone di casa.
Devo un chiarimento.
Non ricordavo la virgola nel titolo, ma la ipotizzavo… con tutto il corteo interpretativo di generiche credenze, senza meoria e senza appartenenza, che contraddistingue il comune parlare del cristiano aggiornato.
Non so se il libro sposi o solletichi questo parlare.
Intravedo comunque un possibile riscatto di quel titolo: confessione dell’insufficienza del mio/suo/nostro credere, che la salvezza che è Cristo risana e trasfigura…
E, visto che ci sarà un incontro e/o un’intervista, chissà se queste mie impertinenze potranno farsi udire, in mezzo agli applausi dei laudatores (e quante altre domande, dal 1973 in poi).