“Jacqueline te quieres casar conmigo? Jimmy” [Jacqueline vuoi sposarti con me? Jimmy]: scritto a grandi lettere bianche sull’asfalto di via dell’Olmata in Roma, leggibile dal marciapiede di destra per chi vada verso via dei Quattro cantoni. Immagino che Jacqueline abiti lì sopra e abbia letto la compita dichiarazione affacciandosi alla finestra la mattina.
A grandi lettere: “Te quieres casar conmigo?”
23 Comments
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Che bella dichiarazione d’amore!
Quando l’amore è vero, puro, sincero, non si ha mai problema a divulgarlo ai quattro venti, anzi … lo si vuole proprio gridare al mondo intero 🙂
Si sente il cuore scoppiare di gioia …
Caro Luigi, anch’io oggi ho inserito la foto di una scritta murale nel mio post ma forse questa la conoscevi già.
(mi piacerebbe tanto sapere la tua opinione su quello che ho scritto) Grazie.
Quella scritta l’avevo riportata in un post del 13 febbraio 2009: NON LASCIATECI SOLI CON GLI ITALIANI. Condivido il tuo commento: in effetti è il rapporto alla apri con l’immigrato che non sappiamo affrontare.
Grazie. 🙂 🙂 🙂
Ecco i pasticci del mondo di oggi: Jacqueline dovrebbe essere francofona e Jimmy anglofono, e vivono in Italia. Perché dunque si parlano in spagnolo? Si aprono tante possibilità, nessuna delle quali confortante: J. e J. potrebbero essere italiani, a cui degli sciagurati genitori hanno imposto quei nomi allotrii, ed essendo perciò venuti su male, per parlarsi d’amore ripudiano la lingua materna e lo fanno in spagnolo considerandolo “più fino” (o figo, fate voi). Oppure: J. e J. sono ispanofoni (o uno dei due lo è), hanno dei genitori come sopra, ma almeno hanno il buonsenso di parlarsi nella loro lingua. Oppure, J. e J. sono lei francofona e lui anglofono, ma non parlano le l’uno la lingua dell’altro, sono da poco in Italia, però conoscono entrambi lo spagnolo e in quella lingua si parlano. Oppure … che confusione!
Sì Leonardo, sono qua in Erasmus. Lei è anglofona (ricordi Jacqueline Kennedy?) ma poliglotta mentre lui è semplicemente spagnolo e ha difficoltà con le lingue. Si chiama Jacopo e Jimmy è il nomignolo che le ha dato lei da quando si parlano.
Chiusi con successo gli accordi per vendere casa la settimana scorsa; chiusi con successo gli accordi per comprare la nuova ieri sera, nel prossimo mese concludiamo tutto, con due compromessi e due rogiti. E dire che appena lunedì ho cambiato lavoro, dopo il concorso vinto a settembre; e ho praticamente finito di scrivere la tesi di dottorato, che consegnerò formalmente entro il 15 dicembre, una settimana prima dell’ultimo giorno utile. Non c’è male come bottino di questo mese !!! Grazie a tutti quelli che mi sono stati vicini! E anche a quelli che non si sono ricordati! Quanto sono belli i cambiamenti !!!!
:-)))))
Be’ auguri a mattlar, di cuore.
Quanto a Jimmy e Jacqueline, non so perché ma alla domanda così discretamente sciorinata in pubblico ci vedo seguire un altrettanto chiara risposta scritta in grande: NO.
Qua se sbagli qualcosa ti fucilano: un’altrettanto.
“In Italia non si può sbagliare mai mai!” disse Papa Wojtyla in risposta ai rumori della folla nella piazza della cattedrale di Reggio Calabria, avendo egli detto per errore “Reggio Emilia”. Era l’ottobre del 1984.
mattlar
auguri di cuore.
In bocca al lupo @mattlar!!!
Non lo sapevo e l’ho scoperto solo ora.
su http://www.landino.it i documentali dello scontro tra alcuni parlamentari cattolici spagnoli e i vescovi in materia di aborto: non c’è il rischio di una deriva settaria?
Mattlar: “Quanto sono belli i cambiamenti”… se ti leggono quelli del “semper idem”…
Bravo Mattlar!
A Papa Wojtyla non avevano detto che un quartiere di Reggio, durante la rivolta del 1970, si era proclamato Repubblica? Ahi ahi ahi… ma lui, nella sua bontà, ha saputo cavarsela con una battuta.
Grazie, Luigi. Chi sono quelli del semper idem? Non li conosco. Bella la frase di Wojtyla!!!!
Mattlar, auguri di cuore per tutto cio’ che accade nella tua vita. Che il Signore ti riservi sempre molta gioia e soddisfazioni e pochissimo dolore…
Mattlar scherzavo. “Semper eadem” (sempre la stessa) e “Semper idem” (sempre lo stesso) sono motti di varie famiglie nobili italiane, a indicare permanenza e fedeltà. Semper eadem l’ebbe anche Elisabetta d’Inghilterra (1533-1603). Ultimamente Semper idem è stato il motto del cardinale Ottaviani.
Grazie, Luigi. Ho anche imparato una cosa nuova. Non saprei dire cosa sia meglio, se essere sempre fedeli a se stessi (bellissimo) o potersi sempre rinnovare!
I motti dei nobili così come quelli cardinalizi sono sempre interessantissimi. Anzi, forse credo che sarebbe il caso di darsi un motto per famiglia. E’ importantissimo, quasi una regola di vita. Tu, per caso, Luigi ci hai pensato? Non ricordo esattamente se dici qualcosa del genere nel tuo “Non mi vergogno del vangelo” oppure “Dimmi la tua regola di vita”. Di fondo, penso che la religiosità dei laici deve e può dialogare anche con le forme della religiosità dei religiosi: se i cardinali hanno un motto, perché non lo dovrebbero avere le famiglie?
Che bravo che era il cardinale Ottaviani. Ce ne fossero!
Auguri, di nuovo, a Mattlar !
Risposta “volante” al Senatore Stefano Ceccanti: sì.
A domani, amici del “pianerottolo” !
Roberto 55
A Mattlar
Dà gioia sapere di questo tuo momento straordinario. E, dunque, “Semper Idem”, Mattlar!
“Semper Fidem”, anche.
Mattlar certo che uno può darsi un motto e tenerlo nel cuore e anche scriverlo dove gli capita. Hai indovinato il mio: “Io non mi vergogno del Vangelo” (Romani 1).
[…] dei radicali ai quali, a dispetto del loro fiero anticlericalismo, ben si addice il motto “semper idem” che il cardinale Ottaviani scelse per il proprio […]