Da Ravenna a Pomposa passando per le Valli di Comacchio e per la cittadina di Comacchio, che mi attirava con il caratteristico edificio detto Trepponti, adattissimo per le foto dei gitanti. Qui ho avuto la sorpresa della “nave romana” che non c’era al tempo del mio primo passaggio, nel 1977: fu infatti scoperta nel 1980 in un canale interrato dov’era naufragata nel primo secolo avanti Cristo ed è oggi offerta alla conoscenza dei visitatori in un esemplare museo didattico. Che tenerezza le infradito di cuoio per donna o per ragazzo del tutto simili a quelle che calzavano stamane mia moglie e mia figlia e quasi incredibili quelle borse di pelle, con nastrino e tracolla: la tracolla allargata nel punto in cui poggia sulla spalla esattamente come quella del mio portatile. Una nave di mercanti che trasportava in stiva piombo proveniente dalla Spagna, vino greco e olio della Puglia. Forse veniva da Ravenna, forse andava verso Aquileia: l’Unione europea avanti lettera!
Metti una nave romana a Comacchio
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Pomposa! La patria del grande Guido, impropriamente detto d’Arezzo, il più importante teorico musicale del Medioevo. Gloria a questo formidabile monaco (nato nel 995), cui siamo tuttora debitori dei nomi delle note musicali.
Il tutto è largamente noto, ma una rinfrescatina potrebbe giovare a qualcuno degli amici del pianerottolo: chi è già informato mi perdoni e salti pure il resto dell’intervento.
Nell’”Epistola ad Michaelem de ignotu cantu” Guido trovò un modo per denominare le note, facendo riferimento alla prima strofa di un inno liturgico dedicato a San Giovanni Battista. Partendo dalle prime sillabe di ciascun emistichio costruì un esacordo in cui tali sillabe davano il nome alle note stesse. Eccone il testo:
Ut quaeant laxis Resonare fibris
Mira gestorum Famuli tuorum,
Solve polluti Labii reatum,
Sancte Iohannes.
L’introduzione del Si (Sancte Iohannes) non è però da attribuire a Guido, ma a Bartolomeo Ramis de Pareja nel 1482.
Invece il passaggio (in Italia) da Ut a Do si dice sia opera di Giovanni Battista Doni, che avrebbe utilizzato la prima sillaba del suo cognome.
“Il Pontefice, avendo sentito del successo della mia scuola e come per mezzo del mio Antifonario i fanciulli potevano intonare anche canti mai uditi, mi mandò a chiamare ed io mi recai a Roma. Il Pontefice ammirato si congratulò per il mio esperimento e, sfogliando l’Antifonario come qualcosa di prodigioso e cercando di indovinare le regole, non desisté finché non intonò anche lui un versetto mai udito” (Guido, 1026; la traduzione italiana dall’originale latino è di Cosma Passalacqua. Il papa citato è Giovanni XIX).
“Forse veniva da Ravenna, forse andava verso Aquileia: l’Unione europea avanti lettera! ”
Approposito: saluti al volo da un internet point del quartiere ‘africano’ di Bruxelles 🙂
LA GRANDE STORIA
RAI TRE
Venerdi’ 22 agosto 2008, ore 21:00
“La croce e la svastica”
Cristiani contro il nazismo
Dal Card. Von Galen a Dietrich Bonhoeffer.
Devo trovare qualcuno che me lo registrerà.
E’ da non perdere assolutamente.
“La grande storia” si è resa protagonista di ottime biografie su Madre Teresa, su Giovanni paolo I, su Paolo VI, su Giovanni Paolo II, su Pio XII. Ottimi documenti su cui si puo’ anche discutere, ma ottimi.
Sump, converrai – a proposito di musica – che “Guido da Pomposa” suona proprio male 🙂
Da Antonio Feletti Virgili ricevo questo messaggio:
La nave Romana da Lei visitata non è altro che una “bettolina logistica” di stazza presso il “cantiere” che procurò ben 100 navi ad Augusto , per dare poi battaglia ad Antonio e Cleopatra!
Il piombo ritrovato, serviva per rivestire le chiglie delle navi da guerra così pure altro materiale che non stò qui ad elencarLe. Non essendoci banchine “naturali” le navi militari venivano “parcheggiate” al largo della baia che si chiamava Ignis in Baia, letteralmente legate a pali infissi nel fango, queste erono essendo militari, provviste di equipaggi pronti ad ogni evenienza, quindi dovevono essere approvigionati di cibo acqua e….donnine!
Queste bettoline erono provviste anche di materiale per la manutenzione delle navi stesse,tronchi di legno piale, asce, etc etc. Quando venne impartito l’ordine di partire, per la battaglia,le bettoline,lente e ingombranti furono lasciate , in attesa del recupero, ancorate presso a dei dossi.
La sorte ha voluto che dopo la partenza per la battaglia vittoriosa ,nella zona di ancoraggio ci fù un enorme alluvione e le bettoline con il loro contenuto,in breve furono “seppellite” da metri di sabbia e le violente onde ne asportarono l’alzato! L’alluvione è documentabile, dalla distruzione, delle varie ville repubblicane, nella zona Comacchiese.
Io sono Antonio Feletti Virgili, e sono quello che ne ha denunciato la scoperta! Non troverà il mio nome da nessuna parte tranne in qualche “nota” in qualche pubblicazione! Bella soddisfazzione! Ho detto alla Soprintendenza che le prossime navi se le vadano a trovare loro!!!!! Cordiali Saluti b.feletti@libero.it