Amici belli, il gruppo biblico che si riunisce a casa mia con il nome di “Pizza e Vangelo” lunedì 9 aprile, cioè dopodomani, affronterà un brano degli Atti nel quale Paolo – parlando ai cristiani di Cesarea – si dice pronto a morire per portare a compimento la sua missione di apostolo di Cristo. Rumineremo parole che dovrebbero farci ardere a pronunciarle. Nei commenti la scheda che ho inviato ai partecipanti e il brano del libro degli Atti che leggeremo.
A Cesarea con Paolo “pronto a morire per il Signore Gesù”
7 Comments
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.
Da Mileto a Cesarea. Tappa di trasferimento, quella che stiamo per leggere, che ci narra la fase finale del viaggio che sta portando Paolo a Gerusalemme, ma anche ci fornisce buone informazioni sulla diffusione della primissima comunità cristiana nell’area del Mediterraneo e sul ruolo che in essa avevano i “profeti” e le “profetesse”. Pur non essendo chiara la funzione di profeti e profetesse, dal testo che leggiamo in questa serata si direbbe che in quella comunità le donne avessero ruoli ministeriali più marcati rispetto a quelli di oggi. Daremo attenzione all’atteggiamento di grande decisione con cui l’apostolo Paolo affronta la sfida della “salita a Gerusalemme”, nella consapevolezza che stavolta vi sale a rischio della vita. Anche qui ignoriamo le circostanze che rendevano pericolosa quella “salita”, ma il contesto è chiarissimo nell’attestare che si trattava di circostanze drammatiche e che – volendo – Paolo avrebbe potuto evitare di mettersi a quella prova.
Paolo come il Maestro. Pur non sapendo il come e il perché di un’aspettativa tanto seria, siamo messi al corrente di una decisione dell’apostolo presa in perfetta consapevolezza della posta in gioco, decisione motivata dal soggettivo convincimento che essa fosse necessaria al compimento della propria testimonianza verso il nome di Cristo. Davanti a tanta decisione, gli amici di Paolo si arrendono con l’esclamazione: “Sia fatta la volontà del Signore”. Sono le stesse parole di Gesù nell’Orto degli Ulivi di fronte alla prospettiva della Passione ed echeggiano la seconda invocazione del Padre Nostro: “Sia fatta la tua volontà”. Poco prima il profeta Agabo aveva preannunciato a Paolo la “consegna nelle mani dei pagani”, se fosse salito a Gerusalemme; e l’aveva fatto con le parole che nel Vangelo di Luca usa Gesù per indicare la sorte che l’attende nella città santa. Il parallelo tra la passione di Paolo e quella di Cristo è proposto in pienezza.
Atti 21, 1-14. Appena ci fummo separati da loro, salpammo e per la via diretta giungemmo a Cos, il giorno seguente a Rodi e di qui a Pàtara. 2Trovata una nave che faceva la traversata per la Fenicia, vi salimmo e prendemmo il largo. 3Giunti in vista di Cipro, la lasciammo a sinistra e, navigando verso la Siria, sbarcammo a Tiro, dove la nave doveva scaricare. 4Avendo trovato i discepoli, rimanemmo là una settimana, ed essi, per impulso dello Spirito, dicevano a Paolo di non salire a Gerusalemme. 5Ma, quando furono passati quei giorni, uscimmo e ci mettemmo in viaggio, accompagnati da tutti loro, con mogli e figli, fino all’uscita della città. Inginocchiati sulla spiaggia, pregammo, 6poi ci salutammo a vicenda; noi salimmo sulla nave ed essi tornarono alle loro case. 7Terminata la navigazione, da Tiro approdammo a Tolemàide; andammo a salutare i fratelli e restammo un giorno con loro. 8Ripartiti il giorno seguente, giungemmo a Cesarèa; entrati nella casa di Filippo l’evangelista, che era uno dei Sette, restammo presso di lui. 9Egli aveva quattro figlie nubili, che avevano il dono della profezia. 10Eravamo qui da alcuni giorni, quando scese dalla Giudea un profeta di nome Àgabo. 11Egli venne da noi e, presa la cintura di Paolo, si legò i piedi e le mani e disse: “Questo dice lo Spirito Santo: l’uomo al quale appartiene questa cintura, i Giudei a Gerusalemme lo legheranno così e lo consegneranno nelle mani dei pagani”. 12All’udire queste cose, noi e quelli del luogo pregavamo Paolo di non salire a Gerusalemme. 13Allora Paolo rispose: “Perché fate così, continuando a piangere e a spezzarmi il cuore? Io sono pronto non soltanto a essere legato, ma anche a morire a Gerusalemme per il nome del Signore Gesù”. 14E poiché non si lasciava persuadere, smettemmo di insistere dicendo: “Sia fatta la volontà del Signore!”.
Segnalo nel blog i testi che affrontiamo nel nostro gruppo biblico perché chi può – tra i visitatori – mi dia una mano nella preparazione della lectio: sono un autodidatta e può essere che mi legga qualcuno che sta leggendo o ha studiato la stessa pagina degli “Atti” e può aiutarmi a entrarvi. Ma faccio questa segnalazione anche perché chi è a Roma o capita a Roma nei nostri lunedì – ci vediamo a settimane alterne, ovvero ogni quindici giorni – venga alle nostre serate. Chi volesse esserci mi mandi un’e-mail e io gli darò il benvenuto e gli dirò il dove e il come.
Caro Luigi,
Riporto in commento trovato nel sito della Famiglia della visitazione, che pur risalendo al 1999, mi sembra ancora attuale.
“ Accettare che sia fatta la volontà del Signore
– Col cap. 21 degli Atti, il viaggio di Paolo si dirige verso Gerusalemme. Il nome della Città Santa evoca il viaggio di Gesù a compimento della volontà del Padre. La Pasqua è la meta del viaggio di Gesù, dei suoi discepoli e di tutti noi. E’ essenzialmente un cammino di obbedienza ai comandamenti del Signore. Chiediamo al Signore la gioia di poter camminare sempre nei suoi comandi e chiediamo perdono per ogni nostra resistenza.
– Paolo assomiglia molto al Signore. Quando cercano di convincerlo a non andare, Paolo non accetta, sa cosa deve avvenire e vuole che avvenga perché è la volontà di Dio. Vuole che i fratelli gli stiano vicino, ma senza distoglierlo. Allontanare la croce da noi e dagli altri è sempre un nostro intimo desiderio.
– Il testo dice che è attraverso lo Spirito Santo che i fratelli dicono a Paolo di non andare. Nel caso di Gesù era Pietro, e Gesù dice che è Satana a non volere che vada. Lo Spirito fa i suoi doni, ma rimangono sottoposti al discernimento del fedele. Così qui le profezie dello Spirito rimangono affidate al discernimento di Paolo. (Lo Spirito Santo però non dice a Paolo di non andare: la prima volta dice ai discepoli di dire a Paolo di non andare, la seconda dice a Paolo che sarà consegnato ai pagani).
– vs 14: “Smettemmo di insistere” in greco è “Ci mettemmo tranquilli”; è il termine “esechia” che vuol dire una condizione cui aspirare di tranquillità, di silenzio: cioè “Signore sia fatta la tua volontà”.
– Si può concludere dicendo che nella vita cristiana il mistero profetico è molto importante. In questo brano se ne parla tre volte. Le profezie sono importanti, ma non sono tutto: non basta sapere cosa succederà. La profezia non consente di sapere la volontà di Dio su di noi. La decisione da prendere è oggetto della libertà dell’uomo. Al vs 4 dice: “I discepoli, mossi dallo Spirito, dicevano a Paolo di non andare a Gerusalemme”; sembra quasi un comando, ma più importante della profezia è la carità, che ci unisce alla Pasqua di Gesù. Paolo ci dà un bell’esempio. Sa cosa l’aspetta, ma è persuaso di dover percorrere la via di Gesù. Quindi alla fine conta accettare che sia fatta la volontà del Signore. Questa è un’illuminazione importante che ci viene dal testo di oggi. In ultima analisi, la volontà di Dio è che noi ci uniformiamo alla Pasqua di Gesù. C’è un destino tracciato, ma c’è una libertà del nostro spirito che ci porta ad acconsentire al progetto di Dio su di noi: è quello che accade nell’Annunciazione. Conta meno sapere della nostra vita presente o futura; conta più la docilità del nostro spirito che ci porta ad acconsentire alla volontà del Padre.
20-7-99? At 21, 15-26;
Mi spiace nn essere a Roma per poter partecipare ad una delle vs serate.
Un caro saluto
Ada Murkovic
Ada ti ringrazio. Grazie a questo contributo sarà come se tu fossi presente. Vedo che comprendi nel giusto senso lo spirito con cui conduco il blog e mi piacerebbe che tu ti affacciassi più spesso.
La parola “ esechia” del testo greco di Atti versetto 14 ricordata da Ada, e’ la stessa parola che si ritrova nei testi di spiritualita’ monastica, soprattutto orientale.
L’ esechia non e’ una semplice tranquillita’ o rassegnazione al destino, ma e’ la condizione in cui l’ anima distaccata dalla propria egoita’ si fa tutt’ uno con la volonta’ di Dio. La tranquillita’ e la serenita’ vengono poi all’ anima come conseguenza dell’ esechia: chi e’ tutt’ uno con la volonta’ divina non soffre piu’ angosce e paure, non perche’ sia indifferente agli eventi, ma perche’ li vive in modo nuovo. Come cita Ada :
Conta meno sapere della nostra vita presente e futura, conta piu’ la docilita’ del nostro spirito che ci porta ad acconsentire alla volonta’ del Padre.
Anche’ Gesu’ nell’ Orto del Gethsemani dopo aver sudato sangue per l’ angoscia e la paura di cio’ che Lo attendeva dice Non la mia ma la tua volonta’ sia fatta ed entra in una condizione di “ esechia” di tranquillita’ d’ animo con cui puo’ affrontare la Passione.
Cosi’ nelle testimonianze dei primi martiri cristiani che furono dati in pasto alle belve nel Colosseo, quello che stupiva i pagani che si aspettavano scene di terrore e di angoscia, era invece la tranquillita’ , la serenita’ con cui andavano incontro alla morte
La Santa “ esechia” che porto’ anche discepoli degli Atti a “ smettere di insistere” e a dire sia fatta la volonta’ del Signore”