Articolo pubblicato da LIBERAL il 14 marzo alle pp. 14s con il titolo
L’unione imperfetta. L’incontro a Roma tra il Primate della Comunione anglicana e Benedetto XVI non riduce la divergenza tra le due Chiese
C’era qualcosa di drammatico nella scena – che pure di suo era festosa – della celebrazione ecumenica dei Vespri che si è tenuta sabato pomeriggio nella Basilica di San Gregorio al Celio sotto la presidenza dell’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams e di Benedetto XVI: il Primate della Comunione anglicana e il Papa di Roma, ambedue uomini pensosi e colti, intesi a realizzare il migliore rapporto tra le due famiglie confessionali – le più importanti per numero di tutta l’ecumene cristiana – rievocavano la “comunione antica nell’unica Chiesa indivisa” e riaffermavano l’impegno a ristabilire quell’unità ben sapendo ambedue che le loro comunità sono coinvolte in un moto di reciproco allontanamento che nel tempo breve appare inarrestabile.
Williams ha incontrato il Papa il mattino in Vaticano e il pomeriggio si sono ritrovati a San Gregorio al Celio, dal cui monastero 1400 anni fa Papa Gregorio Magno aveva inviato in Gran Bretagna 40 monaci che ne furono i primi evangelizzatori. Oggi in quel monastero ci sono i Camaldolesi, che quest’anno festeggiano il millennio della nascita della loro famiglia monastica che avvenne con la fondazione di un “cenobio” (monastero) nella foresta di Camaldoli da parte di San Romualdo.
E’ per queste due ricorrenze millenarie (1400 anni dell’inizio dell’evangelizzazione della Gran Bretagna e mille anni di Camaldoli) che il Primate – uomo di straordinaria buona volontà – è venuto a Roma, nonostante i carboni ardenti che la crisi interna alla Comunione anglicana sta accumulando sulla sua testa. Del resto i suoi rapporti personali con Benedetto sono ottimi e i contatti continui: nel settembre del 2010 con splendida ospitalità egli accolse a Canterbury il Papa che era in visita in Gran Bretagna, l’ottobre scorso era presente alla giornata di Assisi per la pace, il prossimo ottobre sarà di nuovo a Roma per il Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione.
Generosità del Papa a volerlo al Sinodo, magnanimità sua nell’accettare l’invito. Ma i problemi tra le due Chiese vanno aumentando e stanno facendosi enormi: in febbraio il Sinodo della “Chiesa di Inghilterra” (la più importante tra le Chiese anglicane di tutto il mondo, che insieme contano 80 milioni di battezzati) ha discusso dell’ordinazione delle donne all’episcopato, esprimendo una maggioranza favorevole a questa “innovazione” e il voto finale – su tale questione dirompente – è in calendario per il prossimo luglio. Si prevede che quel voto, di sicuro favorevole alle mitrie femminili, velocizzerà la crisi interna all’anglicanesimo che sta portando molti gruppi verso la Chiesa Cattolica: sono già due gli “Ordinariati personali” – simili alle “prelature personali” – istituiti dal Papa per accoglierli.
Ma parrebbe che il Papa e il Primate di questa massima questione non abbiano trattato nell’incontro di sabato mattina, stando almeno a quanto Williams ha narrato del colloquio ai microfoni della Radio Vaticana: avrebbero parlato del “comune sentimento di profonda ansia, frustrazione e incertezza” di fronte agli eventi della “primavera araba”, nonché del Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione e di quello che potrebbero fare le Chiese in materia di diritti umani e della loro fondazione nel pensiero cristiano.
Possiamo supporre che non abbiano parlato delle donne vescovo per una scelta di rispetto reciproco, stante il fatto che in materia tutto ormai è stato detto: per il Papa quel passo è “inaccettabile” in quanto contraddice la tradizione unanime di tutte le Chiese cristiane nei secoli, il Primate “comprende” questa valutazione ma ritiene che la Comunione anglicana abbia il diritto di decidere in autonomia.
C’era dunque un qualcosa di patetico – se non di drammatico – nelle parole pronunciate dal Primate durante la celebrazione dei Vespri, quando ha affermato che la Comunione Anglicana e la Chiesa Cattolica sono “entrambe impegnate” nel dialogo ecumenico con “la prospettiva della restaurazione della piena comunione sacramentale, di una vita eucaristica che sia pienamente visibile, e perciò di una testimonianza che sia pienamente credibile”. Nella sua omelia Williams ha ricordato gli incontri del suo predecessore Robert Runcie con Giovanni Paolo II (nel 1982 e nel 1989) sottolineando come tutti e due avessero definito l’attuale comunione tra anglicani e cattolici “certa ma imperfetta, a motivo dell’insufficienza della nostra visione, della nostra speranza e della nostra pazienza”.
Alla fine della cerimonia il Papa e il Primate hanno acceso una lampada davanti all’altare detto di San Gregorio e, nella cappella a lui dedicata, hanno assistito alla collocazione di una croce celtica proveniente da Canterbury e di un’icona. Con riferimento al «segno» della lampada posta «davanti al santo altare dove Papa Gregorio celebrava il Sacrificio Eucaristico», Benedetto XVI ha detto: «Ci auguriamo che resti non soltanto come ricordo del nostro incontro fraterno, ma anche come stimolo per tutti i fedeli, cattolici e anglicani, affinché, visitando a Roma i sepolcri gloriosi dei santi apostoli e martiri, rinnovino anche l’impegno di pregare costantemente e di operare per l’unità, per vivere pienamente secondo quell’invocazione ‘ut unum sint’ (perché siano una cosa sola, ndr) che Gesù ha rivolto al Padre». Le parole del Papa avevano lo stesso suono “contra spem” di quelle del Primate.
Quanto ai passaggi di gruppi di anglicani alla Chiesa Cattolica, va ricordato che il primo ordinariato personale è stato istituito da Papa Benedetto nel gennaio 2011, dando attuazione a quanto stabilito dalla Costituzione Apostolica Anglicanorum coetibus (Gruppi di anglicani, 2009). Si chiama Ordinariato personale di Our Lady of Walsingham (di Nostra Signora di Walsingham) e raccoglie adesioni nel territorio della Conferenza episcopale dell’Inghilterra e del Galles. A capo di quell’Ordinariato – con funzioni paragonabili a quelle di un vescovo diocesano – il Papa ha posto il reverendo Keith Newton, che è sposato e ha tre figli. Newton è venuto ultimamente a Roma in pellegrinaggio con un centinaio di aderenti all’Ordinariato e ha avuto un breve incontro con il Papa “ma purtroppo – ha detto in un’intervista – mia moglie non era presente: lei è un’insegnante, quindi non poteva restare tutta la settimana a Roma”.
Il secondo Ordinariato personale è stato eretto negli USA nel gennaio di quest’anno: si chiama The Chair of Saint Peter (La Cattedra di San Pietro) e a suo ordinario è stato chiamato il reverendo Jeffrey Steenson che ha 59 anni, anche lui è sposato e anche lui ha tre figli. Al primo di questi Ordinariati hanno aderito – fino a oggi – 57 preti e tre diaconi, mentre i fedeli laici sono un migliaio. Previsioni più generose si fanno per il secondo Ordinariato, quello statunitense: a esso dovrebbero aderire un centinaio di preti e forse duemila laici. Altri Ordinariati sono allo studio per l’Australia e per il Canada.
I motivi del conflitto interno alla Comunione anglicana e del passaggio di alcuni gruppi alla Chiesa Cattolica sono molti e tutti ruotano intorno alle “innovazioni” rispetto alla tradizione che sono state introdotte negli ultimi decenni in casa anglicana: l’ordinazione sacerdotale ed episcopale delle donne, l’ammissione al sacerdozio e all’episcopato di omosessuali dichiarati e viventi in coppia omosessuale, la “benedizione” del matrimonio omosessuale. Le donne vescovo che dovrebbero arrivare dopo il voto di luglio nella Chiesa d’Inghilterra ci sono già in diverse comunità anglicane di altri paesi.
Luigi Accattoli
www.luigiaccattoli.it