“Li ho perdonati. Mi sono detta: il Signore ti ha sempre perdonata. Ho pensato a mio marito e ai miei bambini: ho ricevuto tanto, devo dare tanto. Potevo morire con mia sorella a dieci anni. Potevo finire bruciata in un incendio a Goma e invece sono ancora qui, con le mani, i piedi e le braccia coperti di ustioni ma viva. Che abbiano ucciso per odio o che abbiano ucciso per soldi, anche loro non sono tranquilli. Vorrei parlarci insieme solo per questo, perché so che sarebbe l’unico modo di restituirgli un po’ di pace. Alzando la mia mano contro di loro, che otterrei? Sangue chiama sangue”: parole di Noella Castiglioni, uscita viva – ma costretta alla sedia a rotelle – dall’agguato che il 6 agosto 1995 nel parco di Virunga, Zaire, costò la vita a sei italiani, tra i quali il marito e due figli di undici e cinque anni.
Noella è zairese di nascita, essendo nata laggiù nel 1962 ma ha la cittadinanza italiana da quando, ventunenne, sposò Adelio Castiglioni, molto attivo nel volontariato internazionale, che la portò con sè a Locate Varesino dove oggi vive con la figlia Raffaella. La sua storia è narrata da Stefano Lorenzetto con un’intervista della serie “Tipi italiani” pubblicata da Il Giornale del 21 dicembre 2003 a p. 17. Gli altri “volontari” che morirono con il marito e i due bambini di Noella sono Tarcisio Cattaneo, Luigi Cazzaniga, Michelangiolo Lamberti, appartenenti – come i Castiglioni – all’associazione “Mondo giusto” di Lecco che manda volontari in Africa dal 1972. Me ne sono occupato nel volume Nuovi Martiri, San Paolo 2000, nel capitolo Martiri della carità.
[Luglio 2010]