Romolo Rampini è studente all’Università di Roma quando – il 29 marzo 1984 – viene avvisato che è “successo qualcosa” alla famiglia, a San Giovanni Incarico, Frosinone. Torna al paese e trova che un maniaco ha ucciso il padre, la madre, la sorella. Interrogato dai giornalisti dice: “Malgrado abbia distrutto la mia famiglia non posso far altro che perdonarlo e pregare per lui”. Più tardi conferma questo atteggiamento: “Io l’ho già perdonato. Spero che uguale perdono abbia da Dio”. Queste espressioni del giovane Romolo vengono riportate dal quotidiano Il Tempo di Roma, nella pagina della cronaca di Frosinone, il 31 marzo 1984.
Avevo con me un appunto di questo fatto dal 1995 quando mi era stato fornito dal padre Adolfo Bachelet. Ma il padre non si era appuntato altro di quella storia lontana e io non trovavo riscontri. Lasciai dunque cadere quella pista quando misi in piedi la mia prima raccolta di “fatti di Vangelo”. Per questa seconda raccolta sono stato soccorso da Google, che mi ha fornito nella primavera del 2010 un recapito professionale digitando io il nome Romolo Rampini: gli ho mandato un’e-mail, chiedendogli se rispondeva a verità quanto mi aveva riferito il padre Bachelet e se poteva darmi un aggiornamento – sul proprio atteggiamento – rispetto a quanto avvenuto 26 anni prima. Questa è stata la risposta:
Ho sempre riflettuto sul mio comportamento di allora e l’ho sempre condiviso, l’ho sempre ritenuto come effettivamente voluto. Per me è stato difficile vivere, perché è difficile ricominciare dal niente, soprattutto quando il clamore della tragedia finisce e si resta con i problemi che ti piombano addosso e bisogna guadagnarsi da vivere. Ma non mi sono mai sentito solo. Lorenzo Chiarinelli, allora vescovo di Sora e ora di Viterbo, ha avuto modo di raccogliere piccoli spunti del mio comportamento. Lui, a distanza di anni, dice che sono stato grande ma io dico che è stato lui a fare qualcosa di grande avendo pazienza di me, come qualche altra persona che mi è stata vicina. Non ho avuto pentimenti sul piano personale, ma rispetto e ossequio della legge sì. Riguardo a Vittorio Bachelet, ricordo che mia madre un giorno mi raccontò di come grande era stato il figlio Giovanni che aveva perdonato e ricordo che io non condividevo quel perdono. Qualche anno dopo è toccato a me: ho capito che mi sbagliavo, che non si può essere superficiali. Oggi posso solo dire che non mi è semplice parlarne, come non mi è possibile sintetizzare, perché la ricerca interiore delle mie scelte è stata lunga e continua. Vorrei raccontare la mia storia, della grande famiglia che ho perso, di me e della mia vera speranza, in un testo che vorrei pubblicare appena completato. La mia vita è cambiata profondamente da quel giorno; è come se avessi vissuto due vite; l’una ormai di ricordi, l’altra della mia attuale famiglia. Vivo sempre nel mio piccolo paesino di San Giovanni Incarico. Ho tre ragazzi, 10, 15 e 18 anni. Spero che Dio mi accompagni, che accompagni soprattutto i miei figli, i giovani, affinché abbiano sempre speranza e non abbiano paura di ricercare e vivere il grande dono della vita. Prego Dio per tutto quello che mi ha dato e spero di essere un buon padre per i miei ragazzi. Romolo Rampini
Avendo io chiesto a Romolo di fornirmi – se gli fosse possibile – in aggiunta a questa “conferma” del perdono le parole con cui l’aveva espresso in occasione della messa di addio per i suoi familiari, mi rispose che le “parole esatte” le aveva conservate il vescovo Chiarinelli che aveva presieduto quella celebrazione. Il 29 luglio 2010 ho fatto visita a Chiarinelli a Viterbo e ho avuto dal suo archivio personale una fotocopia del foglio di un’agenda in cui il giovane Romolo aveva scritto le sette “intenzioni” per la preghiera dei fedeli che poi lesse durante la celebrazione e che qui riporto come un documento della fede cristiana ai nostri giorni e come un attestato della fecondità evangelica della riforma liturgica del Vaticano II che ha reso possibili tali testimonianze nel rito della Messa:
Per tutti quelli che soffrono, perché attraverso la solitudine possano trovare la fiducia e l’amore negli altri – preghiamo
Per tutte le vittime della violenza, perché il loro sacrificio sia il mezzo più efficace per il raggiungimento della pace del mondo – preghiamo
Per tutti gli orfani del mondo, perché attraverso la fede possano trovare la fiducia e l’amore nella Mamma e nel Padre celeste – preghiamo
Per il vescovo monsignor Chiarinelli, per don Amerigo, per padre Mollica, per don Antonio Valente, per don Antonio Di Lorenzo, per Giandomenico, per i miei parenti e tutti gli amici della mia famiglia, perché la loro solidarietà sia benedetta da Dio – preghiamo
Per i familiari di colui che ha ucciso i miei cari, perché possano trovare l’amore e la solidarietà del Signore e di tutti noi – preghiamo
Per Mario Padrone e per tutti quelli che hanno commesso atti delittuosi, perché la loro violenza li aiuti a trovare l’amore verso gli altri – preghiamo
Per papà, per mamma, per Angiola, perchè la loro vita, tesa al rispetto degli altri e fondata sull’onestà, sulla sincerità, sulla semplicità, così tragicamente sacrificata, possa costituire per tutti noi un valido esempio per la conquista della pace di tutti gli uomini del mondo – preghiamo
[Luglio 2010]