“La nostra coscienza è improntata sul perdono e sulla fede, anche se il perdono più importante è quello del Signore. Questa decisione nasce dall’unità familiare, dalla fede e dalla forza che la nostra famiglia ha ritrovato in questo difficile momento”: parla così al funerale dell’orefice Oreste Silingardi, il 4 luglio 2000 a Modena,il nipote Luca Errico prendendo la parola a nome della vedova e dei figli dell’ucciso, Edda, Fabrizio e Cristina. Parole in forte contrasto con le grida invocanti la pena di morte che poco prima si erano sentite fuori della chiesa, lanciate dai colleghi della vittima. L’orefice, 72 anni, era stato ucciso da un rapinatore.
Ho preso le parole di Luca dalla cronaca del collega Quinto Cappelli pubblicata da Avvenire il 5 luglio 2000 a p. 9 con il titolo La famiglia perdona il killer. Qui la cronaca del Corriere della Sera con il titolo I familiari del tabaccaio: “Perdoniamo l’assassino”.
[Giugno 2010]