“Durante il sequestro, in un frangente duro, con Mary Jean Lacaba e Andreas Notter, ci siamo trovati a pregare. Abbiamo detto il Padre nostro, ciascuno nella nostra lingua. Da quel momento ho ritrovato il conforto della fede. E adesso posso dire che dentro di me qualcosa è cambiato”: così Eugenio Vagni – 63 anni, tecnico della Croce Rossa Internazionale – parla a un anno esatto da quando i guerriglieri islamici del gruppo di Abu Aayyaf l’avevano rapito nell’isola di Jolo, nel Sud delle Filippine, dove era impegnato in un progetto umanitario di riscatto dei carcerati.
Dall’intervista raccolta dal collega Giacomo Gambassi e pubblicata dall’Avvenire del 16 gennaio 2010 a p. 17. I due compagni di prigionia che pregavano con Eugenio erano anche loro operatori della Croce Rossa: una filippina e l’altro svizzero. Nella stessa intervista Vagni afferma: “Tornerò in missione. Non posso darla vinta a chi mi ha sequestrato. Riprenderò a dare una mano alle popolazioni provate dalla miseria e dalla guerra”.
[Giugno 2010]