Chi le parla è figlio di Emanuele Pacifici e nipote del Rabbino Capo di Genova Riccardo Pacifici, morto ad Auschwitz insieme alla moglie Wanda. Se sono qui a parlare da questo luogo sacro, è perché mio padre e mio zio Raffaele trovarono rifugio nel Convento delle Suore di Santa Marta a Firenze. Il debito di riconoscenza nei confronti di quell’Istituto religioso è immenso e il rapporto continua con le suore della nostra generazione: qui oggi è presente suor Vittoria in rappresentanza delle consorelle. Lo Stato d’Israele ha conferito al Convento la Medaglia dei Giusti fra le Nazioni. Questo non fu un caso isolato né in Italia né in altre parti d’Europa. Numerosi religiosi si adoperarono, a rischio della loro vita, per salvare dalla morte certa migliaia di ebrei, senza chiedere nulla in cambio. – Così ha parlato domenica 17 gennaio nella sinagoga di Roma il presidente della Comunità ebraica romana Riccardo Pacifici, salutando il papa.
Scatenata dopo l’8 settembre 1943 la caccia all’ebreo, Emanuele e Raffaele Pacifici, 12 e 5 anni, figli del rabbino di Genova Riccardo Pacifici, arrivano fuggiaschi a Firenze – insieme alla mamma Wanda – il 19 novembre 1943 e trovano un primo rifugio dalle suore Missionarie di Maria, in piazza del Carmine. Vengono accolti – su presentazione di don Leto Casini – dalla superiora madre Sandra Busnelli e dalla sua assistente suor Benedetta Vespignani. Ma vi passano una sola notte: in quella casa resta la mamma, che deve separarsi dai figli perché la stretta clausura impedisce che venga data ospitalità ai due figli maschi.
Emanuele e Raffaele già la mattina del 20 vengono trasferiti a un collegio maschile retto dalle suore dell’Istituto di Santa Marta, a Settignano, vicino Firenze, dove vengono presi in consegna da madre Marta Folcia e dove rimangono fino alla liberazione di Firenze. Il 26 novembre dal convento di piazza del Carmine la mamma telefona ai ragazzi informandoli che andrà a trovarli la domenica seguente: ma non la rivedranno più, perché verrà arrestata quella stessa notte e deportata ad Auschwitz dove già è stato internato il marito Riccardo. Poliziotti tedeschi accompagnati da italiani irrompono nel convento e catturano tutte le donne che vi sono rifugiate, tranne una che riesce a nascondersi e altre che si fanno passare per cittadine ungheresi.
Ai due ragazzi le suore danno un falso cognome: Pallini. Suor Cornelia Cordini – che si occupa di loro – li protegge dalla curiosità degli altri ragazzi facendo loro recitare di nascosto le preghiere in ebraico e dando anche a loro il crocifisso da baciare, la sera, per evitare che gli altri si accorgano che loro due non sono cristiani, ma con uno stratagemma che rende innocuo il gesto: mette le dita sul crocifisso e dice a Emanuele e Raffaele di far finta di baciare il Cristo, poggiando le labbra sulle sue dita.
Nell’aprile del 1944 soldati tedeschi entrano nella scuola delle suore di Settignano occupandone un’ala per un mese, ma senza accorgersi della presenza dei ragazzi ebrei. In giugno, con la liberazione di Firenze, arriva anche a Settignano la Brigata Ebraica ed Emanuele riconoscendo le mostrine ebraiche si fa riconoscere per ebreo e chiede di essere condotto – insieme al fratello – da loro parenti romani. La vicenda del salvataggio operato dalle suore è narrata nel volume autobiografico di Emanuele Pacifici pubblicato dall’editrice Giuntina di Firenze nel 1993 con il titolo Non ti voltare, che porta questa bella dedica che menziona anche le suore fiorentine:
Ai sei milioni di ebrei morti nei campi di sterminio, vittime innocenti del razzismo nazista. A tutti quelli che sono caduti in guerra innocentemente senza sapere perché. A mia moglie Gioia, ai miei figli Miriam e Riccardo. Alla memoria del mio caro fratello Raffaele e a Titti, Wanda e Daniel. Alla memoria dei miei cari zii Fernanda, Giuditta, Enrico e Carlo. A tutte le mie care Suore di Santa Marta.
Il “mio caro fratello Raffaele” è il fratello minore che fu con Emanuele ospite delle suore. Il figlio Riccardo è l’attuale presidente della Comunità ebraica romana che ha salutato il papa in sinagoga.
Le notizie sui ragazzi Pacifici salvati dalle suore di Settignano le ho prese dal volume I Giusti d’Italia, Mondadori 2004, alle pagine 77-79; dal volume di Emanuele Pacifici, Non ti voltare, Giuntina, Firenze 1993; da un articolo di Fabrizio Caccia pubblicato dal Corriere della Sera del 18 gennaio 2010.
[Gennaio 2010]